DONNE DIETRO LE QUINTE Direttore Milagro M C Università di Salamanca Comitato scientifico Mercedes A F Università di Siviglia Salvatore B U.N.E.D. Cerstin B–F Università di Munster Lourdes B Austin College Biagio D’ Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul Mariano D P M Università di Murcia Diana D P S Università di Murcia Loreta D S Università del País Vasco Fausto D P Università di Oviedo Concha F S Università di Almería Rossana F Università di Kansas State Helen F–P College of the Holy Cross Carmen G C Università di Salamanca Emmanuelle G Università di Tolosa Vicente G M Università di Salamanca Francisco G C U.N.E.D. Ivonne Lucilla Simonetta G Università di Bologna Iride L Pace University Candyce L Wake Forest University Aurora L L Università di Granada Elena E. M Università di Castilla-La Mancha Patricia W. O’ Università di Cincinnati Joanna P Università di Varsavia Andrés P P Università di Granada Gianni P Critico e saggista teatrale José Nicolás R C U.N.E.D. Virtudes S Università di Murcia Giuliano S Università di Roma Tre Roberto T Università di Genova Sarah Z M Università di Catania Enzo Z Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano Zozi Z Università di Salonicco Comitato redazionale Lucia B Università del País Vasco María C Università Pablo de Olavide Michaela C Università di Siviglia Andrea C Università di Siviglia Daniele C Università di Siviglia Silvio C Università della Sapienza Sofia O D Università di Salamanca Federica P Università di Siviglia María R Università di Murcia Maria Valeria S Università di Catania DONNE DIETRO LE QUINTE Da tempo immemorabile il teatro si è interessato alle donne, ponendole al centro della scena come protagoniste, vittime o assassine. Tuttavia la loro presenza era inevitabilmente legata a penne maschili che riportavano sul palcoscenico i drammi secondo l’ottica prevalente del periodo in cui le singole opere vedevano la luce, con un taglio spesso fortemente misogino. A partire dal Rinascimento le donne compaiono come scrittrici e ben presto nasce in loro il desiderio di rappresentarsi in maniera differente rispetto allo sguardo maschile, dando voce alla propria sensibilità e ad una divergente visione del mondo. Alcune riescono a scrivere con discreto successo, altre rimangono pressoché sconosciute. La collana “Donne dietro le quinte” si propone di dare spazio alle donne che hanno scritto per il teatro, riportando alla luce opere di scarsa fruizione, testi inediti, drammi poco noti al grande pubblico, scritti di giovani autrici allo scopo di far comprendere come le donne abbiano tentato di avventurarsi in un ambito maschile, a volte con risultati di notevole spessore e qualità. Nel contempo, la collana intende ospitare anche riletture critiche, coniugando in tal modo creatività e ricerca scientifica, con l’evidente finalità di contribuire sia alla conoscenza e alla divulgazione di produzioni artistiche femminili, sia per approfondire stili e temi che emergono da queste opere. Ogni volume della collana è sottoposto alla valutazione di due blind referees. Franca, pensaci tu Studi critici su Franca Rame a cura di Daniele Cerrato Premessa di Dario Fo Contributi di Fabio Contu Concetta D’Angeli Luciana D’Arcangeli Loreta De Stasio Milagro Martín Clavijo Margherita Rubino Aracne editrice www.aracneeditrice.it [email protected] Copyright © MMXVI Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale www.gioacchinoonoratieditore.it [email protected] via Sotto le mura, Canterano (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: novembre Indice 9 Premessa Dario Fo 11 Introduzione Daniele Cerrato 17 Franca Rame. L’ombra Concetta D’Angeli 31 Abbiamo tutte la stessa storia: Franca Rame e la violenza sulle donne Luciana d’Arcangeli 51 Il femminismo di Franca Rame nel contesto dei movimenti femministi Fabio Contu 73 Il teatro politico di Franca Rame Loreta De Stasio 85 La Medea e Lisistrata romana Margherita Rubino 93 Franca Rame e la revisione del mito di Medea Milagro Martín Clavijo 111 Conversazione con Franca Rame sui personaggi femminili, la scrittura e la regia nel teatro Fo-Rame (12/6/99) Luciana d’Arcangeli ! ! 7 ! ! ! Franca, pensaci tu !ISBN 978-88-548-9854-7 DOI 10.4399/97888548985471 pag. 9–10 (novembre 2016) Premessa DARIO FO I testi scritti ed interpretati con Franca conservano una notevole attualità. Molti di questi sono nati più di vent’anni fa, ma sono più precisi riguardo a quello che succede oggi nel mondo, anche rispetto a quando sono stati scritti e poi recitati. Si tratta di un fatto che capita spesso, tante volte raccontiamo qualcosa e pensiamo che sia assurdo ed impossibile, poi ci accorgiamo che avviene nella realtà, insomma, è stata la storia a copiarci, e…senza neanche pagarci i diritti di autore. La magia di molti di questi testi è la loro capacità di riuscire a prevenire e soprattutto anticipare la verità e lo svolgersi del tempo, qualcosa che sorprende anche noi che li abbiamo scritti. È un po’ il tormentone di tutta la storia dell’uomo: l’uomo continua a vivere una situazione che è già avvenuta altre volte e solo se ne prende atto e soprattutto se ne ricava un esempio profondo, allora diventa conoscenza, diventa cultura, diventa il sapere che distacca in modo formidabile i popoli civili, che si distinguono attraverso l’arte della conoscenza rispetto agli altri che non hanno il mito della conoscenza. Continuare a studiare la figura di Franca Rame e i suoi testi è un piccolo dono che si fa alla società italiana che ha bisogno ogni tanto di essere scorrazzata e resa attiva. Ultimamente vi sono state delle iniziative importanti che hanno reso omaggio a Franca. Mi piace ricordarne una in particolare. Alle basi delle Alpi, sulle montagne del Veneto, c’è un grande bosco, una vera e propria foresta, e all’inizio di questa foresta c’è un albero enorme, gigantesco che quattro uomini non riescono ad abbracciarne la base. Questo albero che ha trecento anni è stato dedicato a Franca. Una quercia per Franca. Una quercia che si chiama Franca. La chiave che merita di essere adoperata e che Franca usa molte volte è l’ironia, il sarcasmo, il senso del gioco scenico ! 9 10 Premessa portato a riflettere sull’eccesso di commiserazione che le donne tendono ad avere verso loro stesse. Molti di questi testi hanno un legame profondo con la realtà e con la nostra cronaca, persino dei nostri dialoghi della quotidianità che Franca ha portato sulla scena e che sembrano una cosa paradossale ma non lo sono, sono la verità assoluta del nostro modo di dialogare. Ce ne è uno stupendo che dice: “ma io non voglio vivere con te, voglio essere parte di te”. ! ! pensaci tu !Franca, ISBN 978-88-548-9854-7 DOI 10.4399/97888548985472 pag. 11–15 (novembre 2016) Introduzione DANIELE CERRATO Il presente volume raccoglie alcuni degli interventi che vennero presentati durante il congresso “Estupro: mitos antiguos y violencia moderna. Homenaje a Franca Rame” organizzato a Siviglia dal 22 al 24 di maggio 2014 dal gruppo di ricerca Escritoras y Escrituras diretto da Mercedes Arriaga Flórez, Ordinaria di Filologia Italiana della Facoltà di Filologia. Il congresso vide la partecipazione di studiose e studiosi provenienti da varie Università europee ed extraeuropee e fu un’occasione per riflettere intorno alla violenza contro le donne da diversi ambiti di ricerca. L’incontro permise, inoltre, di approfondire, a circa un anno dalla sua morte, l’attività e l’opera di Franca Rame che per tutta la vita si era occupata di queste tematiche e si era battuta per denunciare le diverse forme di violenza presenti nella società e nella cultura. La pubblicazione della monografia “Franca, pensaci tu” rappresenta il naturale proseguimento delle conversazioni e delle riflessioni di quelle giornate e vuole mantenere vivo il dialogo tra chi in varie occasioni si è occupato e continua ad occuparsi di Franca Rame e dei suoi testi. Contemporaneamente, il volume si propone di riportare su Franca Rame quell’attenzione che, in vita non sempre ha ricevuto, e stabilire un punto di partenza per nuovi studi e approfondimenti dedicati alla sua figura e ai suoi scritti. Il titolo “Franca, pensaci tu…”, riprende una frase che Dario Fo era solito ripetere alla moglie quando si trattava di ‘sistemare’ qualche testo o di trovare una soluzione ad una situazione complicata. È la stessa Franca Rame a ricordarlo con ironia nel libro intervista di Joseph Farrell, Non è tempo di nostalgia: «Tutto quello che mi dice è ‘Pensaci tu’. Ogni volta che c’è un problema nella scrittura di un testo da pubblicare: ‘Fai tu’. ! 11 12 Introduzione ‘Fai tu, fai tu…va a finire che lo firmo io!’ gli dico sempre ridendo. Sulla mia tomba voglio che ci sia sritto: ‘Qui giace Pensaci tu»1. In questi periodi così bui per la politica e cultura italiana, “Franca, pensaci tu” vuole però essere anche una sorta di invocazione, una preghiera, un grido di speranza rivolto a una figura che ha dedicato la sua vita a combattere infinite battaglie per denunciare ingiustizie sociali e rivendicare diritti, non solo attraverso la sua opera di autrice ed attrice, ma anche durante la sua esperienza come senatrice della Repubblica italiana. Leggere e studiare oggi i testi di Franca Rame non è solo un atto di riconoscenza nei confronti di una delle figure più rappresentative della cultura del ‘900 ma un passaggio obbligato per analizzare e comprendere la storia dell’Italia dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Il primo saggio che apre il volume è quello di Concetta D’Angeli intitolato “Franca Rame, l’ombra”, e credo possa rappresentare la cornice ideale per inquadrare e definire gli obiettivi della monografía. La studiosa analizza come nel corso di tutta la sua esistenza, la figura di Franca Rame e di conseguenza la sua opera, non siano mai state valutate in maniera autonoma ed indipendente rispetto al marito Dario Fo e rivendica perciò quel riconoscimento nell’ambito culturale ed artistico italiano che come autrice non ha mai ottenuto. L’indagine di Concetta D’Angeli si sposta, quindi, sull’autorialità dei testi della coppia, cercando di ri-costruire, anche in base alle dichiarazioni e alle interviste da loro rilasciate in tutti questi anni, il ruolo svolto da Franca Rame, restituendole ‘la maternità’ di opere che in un certo senso le sono state sottratte. Il secondo articolo “Abbiamo tutte la stessa storia: Franca Rame e la violenza sulle donne” a cura di Luciana d’Arcangeli si centra su uno dei temi principali che hanno caratterizzato la produzione e l’azione sociale e politica di Franca Rame. ! 93. ! 1 J. FARRELL, Franca Rame. Non è tempo di nostalgia, Dellaporta Editori, Pisa, p. Introduzione 13 Luciana d’Arcangeli ricostruisce le tappe di avvicinamento alle tematiche di genere da parte della coppia Dario Fo e Franca Rame, che culmina con il monologo “Abbiamo tutte la stessa storia”, inserito nello spettacolo “Tutta casa letto e chiesa”. L’articolo prosegue analizzando il processo di autocoscienza che caratterizza i vari monologhi interpretati e/o scritti da Franca Rame, in particolare il monologo Lo stupro. Si tratta di un testo che venne portato in scena in un momento in cui in Italia il dibattito intorno alla violenza sessuale era quanto mai attuale, anche in seguito al cosiddetto Massacro del Circeo. A questo monologo che Franca Rame ha continuato a rappresentare nel corso degli anni si è affiancato a partire dal 2001 il monologo Maria che racconta la violenza sessuale subita da una donna cinquantottenne, testo che nel 2012 pubblicò anche nel suo blog su Il fatto quotidiano. Fabio Contu ne “Il femminismo di Franca Rame nel contesto dei movimenti femministi” analizza le differenti correnti del movimento femminista in Italia ed in Europa ed illustra il contesto in cui si sviluppa e si forma la coscienza femminile e politica di Franca Rame. Tutta la sua opera, dagli spettacoli teatrali fino alla testimonianza dell’esperienza parlamentare di In fuga dal Senato e tutta la sua attività sono, infatti, continuamente intrecciate alla sua azione politica. Vengono quindi esaminati i rapporti di Franca Rame con le femministe italiane degli anni Settanta, dall’appoggio ricevuto dal Gruppo di Lotta Femminista, alle tematiche comuni riguardanti il lavoro domestico e nelle fabbriche, la maternità e la sessualità, sia per quanto riguarda l’approccio e il particolare punto di vista che emerge in altri testi come quelli riguardanti la Resistenza e i monologhi femminili sul terrorismo. L’articolo di Loreta de Stasio “Il teatro politico di Franca Rame” si rifà al noto titolo “Il teatro politico di Dario Fo” e prende in esame il teatro dell’autrice/attrice, sottolineando come tutta la sua attività sia guidata da una chiara volontà ideologica e politica. I suoi testi e i suoi personaggi si caratterizzano per la costante denuncia dell’oppressione femminile e costituiscono un importante contribuito all’emancipazione delle donne. ! 14 Introduzione Inoltre, il carattere politico del teatro di Franca Rame emerge dalla scelta dei luoghi dove si realizzano le rappresentazioni (piazze, fabbriche, case del popolo), dall’attività di ricerca ed approfondimento che contraddistingue ogni opera. L’articolo di Margherita Rubino “La Medea e Lisistrata romana. I trattamenti per i Venticinque monologhi per una donna” prende in esame la riscrittura da parte della coppia FoRame di due più importanti personaggi femminili della tragedia e della commedia greca. Si analizzano le varie fasi di elaborazione dei due testi e le trasformazioni rispetto ai due modelli classici, dal cambio di ambientazione ai riferimenti alla politica contemporanea, fino alla caratterizzazione dei personaggi e all’accoglienza che le due rappresentazioni hanno ricevuto in teatro. Soprattutto nel caso di Medea che formerà parte dei monologhi di “Tutta casa, letto e chiesa” si tratta di un’opera che a distanza di quarant’anni dalla sua elaborazione continua a raccogliere i favori del pubblico e a mantenere intatta tutta la sua forza rivoluzionaria. Un ulteriore approfondimento al mito di Medea e del monologo portato in scena da Franca Rame, si trova nell’articolo di Milagro Martín Clavijo, “Franca Rame e la revisione del mito di Medea”. In questo caso l’opera viene analizzata alla luce del dibattito della società italiana di quegli anni riguardo all’identità femminile e ai diritti delle donne, che nel 1978 porterà alla legge sull’aborto. Prendendo in considerazione anche le rivendicazioni femministe degli anni ’70, soprattutto per quanto riguarda la maternità, si analizzano le scelte teatrali e stilistiche che contraddistinguono questa revisione del mito greco. La figura di Medea diventa dunque l’occasione per rappresentare una donna nuova che è consapevole della realtà che la circonda e decisa a far valere i propri diritti. La monografia si chiude con un’intervista inedita a Franca Rame intitolata “Conversazione con Franca Rame sui personaggi femminili, la scrittura e la regia nel teatro FoRame”, realizzata il 12 giugno 1999 da Luciana d’Arcangeli a cui va un ringraziamento sincero per aver scelto di includerla ! Introduzione 15 nel volume. Si tratta di un documento estremamente interessante dove si affrontano svariati argomenti, dall’evoluzione e la comicità dei suoi personaggi femminili, alla scrittura ed interpretazione, dal premio Nobel ricevuto da Dario Fo, fino alla politica. Nell’intervista Franca Rame racconta, inoltre, vari aneddoti e dettagli su alcune rappresentazioni teatrali o sulla genesi di alcuni spettacoli, che oltre a svelare un dietro alle quinte difficilmente immaginabile, permettono di fare luce sul suo ruolo di autrice e donna. Un ringraziamento speciale va a Dario Fo che già aveva preso parte al congresso di Siviglia intervenendo via Skype, e che ha firmato la premessa del volume ed è l’autore del quadro intitolato “Franca sotto il melograno”, utilizzato per l’immagine di copertina. Grazie anche a Milagro Martín Clavijo direttrice della collana “Donne dietro le quinte” all’interno della quale verrà inserito il volume, che fin dall’inizio ha seguito e sostenuto questa pubblicazione. ! Franca, pensaci tu ISBN 978-88-548-9854-7 DOI 10.4399/97888548985473 pag. 17–30 (novembre 2016) Franca Rame: l’ombra CONCETTA D’ANGELI Il titolo che ho dato al mio intervento, ambiguo per scelta, ha bisogno di qualche spiegazione. Ho voluto, innanzi tutto, riferirmi al fatto ben noto che, per la sua intera esistenza, Franca Rame è stata l’ombra di Dario Fo nel senso positivo ed elogiativo di figura protettiva o, se preferiamo, mediatrice tra un marito geniale ma incapace di cavarsela nei problemi d’ogni giorno, e una quotidianità, in questo caso non semplicissima, fatta di questioni economiche, rapporti con le case editrici, gestione delle opere teatrali. In secondo luogo mi riferisco al lato in ombra di Franca Rame, agli aspetti meno solari della sua personalità e del suo comportamento, alle sue contraddizioni, alle quali lei ha dato spazio ed espressione di rado e in forme coperte, e per lo più nelle interviste e nelle dichiarazioni degli ultimi anni. Che non voglio sopravvalutare però nemmeno censurare; né voglio cadere nel tranello, consueto e a buon mercato, di costruire intorno ai morti dei ritrattini oleografici, inevitabilmente falsi. Vorrei invece che si compisse anche per Franca Rame l’operazione che spetta a chiunque meriti un posto di rilievo nel mondo dell’arte, dove l’indipendenza e la libertà sono valori ma non vanno confuse con l’atomismo, che è una debolezza e si paga con la dimenticanza; e inoltre è una bugia. Il riconoscimento circoscritto al singolo artista equivale all’ostracismo ateniese, pena severa per il mondo antico dove il senso dell’individuo traeva alimento essenziale dal rapporto col γενος; e rischio pericoloso per chi, come me, crede che la cultura sia un fatto collettivo e condiviso, un patrimonio tramandato col quale ogni singolo interagisce. Perciò quando la critica vuole valorizzare un talento e compiere un vero atto d’accoglimento, lo aggancia al contesto cui appartiene, ne rintraccia il rapporto col passato e il lascito verso il futuro, lo ! 17 18 Concetta D’Angeli colloca insomma nel continuum della tradizione culturale. E prima di tutto ne definisce l’identità. Mi preme dunque stabilire il posto di Franca Rame nel mondo dell’arte, non in quanto moglie di Dario Fo, ma nella sua autonomia: un’operazione alla quale si contrappongono però ostacoli di non poco conto. Il primo è l’ “ipoteca sessista” che Rame lamentava in un intervento del 1977: In questi anni io ho capito fino in fondo cosa significa la condizione della donna e della moglie. D’accordo: Dario è quello che è: un monumento, stupendo, bravo, meraviglioso, tutto bellissimo! Ma, casualmente, faccio l’attrice anch’io; casualmente, sono in questi testi; casualmente, Canzonissima l’abbiamo fatta e lasciata insieme; casualmente le scelte più grosse della nostra vita, non sempre pensate solo da Dario, le abbiamo decise insieme. Ma mai che a nessuno venga in mente di dire “hanno lasciato la televisione”, no, è Dario Fo che “ha abbandonato”, perché è lui la testa1. La critica non ha certo negato le capacità amministrative di Franca Rame, la sua abilità a tenere i rapporti con la stampa e l’editoria, il suo ruolo di preziosa e intelligente collaboratrice anche in scena. È sul piano artistico che le sue qualità specifiche sono state minimizzate e non le è stata riconosciuta autonomia. Bisogna dire con chiarezza che a questa sottrazione Franca Rame ha attivamente collaborato; è lei stessa che s’è messa in disparte e ha offerto all’esterno una rappresentazione non indipendente della sua identità d’artista, come attrice e come scrittrice. Non sono la prima a notarlo, s’intende; già ne hanno parlato, quantomeno, Luciana D’Arcangeli e Joseph Farrell. Io mi spingerei oltre: sostengo che la resistenza a riconoscere o piuttosto la negazione del corretto riconoscimento di un’artista meritevole è una delle tante forme della violenza contro le donne, tema dei nostri incontri. Come tutti sappiamo, Franca Rame ha subito uno stupro di gruppo, e lo si ricorderà ampiamente, come ho letto dal programma del convegno e ! ! 1 D. FO, Il teatro politico di Dario Fo, Mazzotta, Milano 1977, p. 141.