UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA
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Comunicato stampa
“Globeng. International conference on Global English”. Convegno dal 14 al 16 febbraio
all’Università di Verona.
Gli effetti della globalizzazione sono molteplici. Nello stile di vita, nei comportamenti, ma,
soprattutto, nel linguaggio. La lingua globale per eccellenza è l'inglese. Se sai l'inglese puoi
comunicare ovunque e con chiunque, ma quale inglese è meglio sapere? E su cosa concentrarsi
quando lo si impara? E soprattutto esiste un "unico" inglese? Quali regole sono davvero
indispensabili per poter comunicare a livello internazionale? A questi quesiti cercherà di
rispondere il convegno che si terrà il 14, 15 e 16 febbraio al Polo Zanotto dell'Università di
Verona dall'emblematico titolo "GlobEng". I Dipartimenti di anglistica e di psicologia e
antropologia, organizzatori dell'evento, hanno invitato i massimi esperti europei nel settore.
David Crystal, per la prima volta in assoluto relatore di un convegno in Italia, aprirà i lavori
con un intervento dal titolo "The future of Englishes". La presentazione di Jennifer Jenkins
aprirà la mattinata del 15 con "Attitudes towards English as a Lingua Franca" e Barbara
Seidlhofer continuerà nel pomeriggio con "Giving voice to English as a Lingua Franca".
Quattro sessioni parallele si terranno nella stessa giornata e la mattinata del sabato sarà aperta
da Simon Sweeney sul tema "English, globalisation and the cultural dimension".
Da un recente rapporto del British Council risulta che nel giro di dieci anni due miliardi di
persone studieranno l'inglese e metà del mondo, tre miliardi di individui, lo parlerà. Chi
apprende a parlare in inglese non assorbe passivamente la lingua, ma la trasforma. Nuove
forme di inglese stanno dunque spuntando come funghi in tutto il mondo: si va dall'"Englog",
l'inglese che si parla nelle Filippine, al "Japlish" giapponese, all'"Hinglish", un mix di hindi e
inglese che spunta un po' ovunque, dalle pubblicità dei fast food ai campus universitari
dell'Asia meridionale. La globalizzazione senza precedenti dell'inglese sarà un'autentica
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rivoluzione. La febbre della Cina per l'inglese, ad esempio, arrivata a livelli inauditi grazie al
recente ingresso nell'Organizzazione mondiale del commercio e in attesa delle Olimpiadi di
quest'anno, ha persino un termine specifico in mandarino, Yingwen re. Nella sola Asia il
numero delle persone che parla inglese ha raggiunto i 350 milioni, all'incirca pari alla somma
degli abitanti degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e del Canada. Al momento ci sono più
bambini cinesi che studiano l'inglese, circa 100 milioni, di bambini britannici.
Da un punto di vista linguistico si tratta di un mondo nuovo. Coloro che parlano inglese pur
non essendo madrelingua ormai superano i madrelingua tre a uno: lo afferma proprio David
Crystal, autore di una sorta di libro-guida dell'argomento come "Inglese come lingua globale".
In futuro secondo Crystal potrebbero coesistere tre forme di inglese: quello che si parla
localmente con influenze dialettali, una varietà nazionale che si parlerà al lavoro o a scuola, e
infine l'inglese standard internazionale utile a intendersi con gli stranieri. Di fatto, l'inglese è
già oggi il comune denominatore linguistico. Di fatto un business executive coreano a
Shangai, un burocrate tedesco che sforna leggi su leggi a Bruxelles o un biochimico brasiliano
che prende parte a una conferenza in Svezia, parla inglese. E i docenti universitari di
Cambridge che persistono nel parlare il Queen's English potrebbero un giorno essere accolti
con dei risolini di derisione o con sguardi assenti.
I temi in discussione nel convegno all'Università di Verona saranno incentrati sulle differenze
culturali e sugli effetti della globalizzazione. Si parlerà di musica pop, di una serie televisiva
cult come Sex and the City, del dialogo linguistico israelo-palestinese, ma anche di wikipedia
e youtube. Il convegno è stato patrocinato anche dalla Regione Veneto e dalla Provincia di
Verona. L'inglese è la lingua franca per la comunicazione in vari ambiti, non ultimo quello
professionale. Quindi la questione dell’inglese riguarda da vicino le realtà locali. Va ricordato,
infatti, che il Veneto figura al primo posto per quanto riguarda l’immigrazione in Italia, con il
13,7%. La Regione Veneto prevede nel budget annuale corsi di lingua inglese per adulti ed
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immigrati. Senza dimenticare, infine, che Verona ha evidenti necessità linguistiche per lo
sviluppo del settore turistico.
Il programma completo del convegno è disponibile al sito
http://profs.lingue.univr.it/globeng/index.html
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