e stagioanle teatr 5.16 201 tà Teatro della Cit [email protected] info www.teatrobrancati.it 1 2 6 1 0 2 . 5 1 20 Si ricomincia...Eccoci qua, pronti per una nuova avventura insieme! Cosa dirvi dopo la splendida stagione trascorsa insieme? Grazie, grazie di cuore a tutto il nostro pubblico catanese e non, che ci ha seguito e sostenuto affollando sempre più numeroso, il nostro Teatro. Grazie, da parte di un Teatro che vive delle sue risorse e del suo pubblico. Ci auguriamo che il Brancati continui sempre ad esser un punto di riferimento culturale per la nostra Sicilia all’interno del panorama teatrale nazionale. Un impegno il nostro, sin dalla scorse stagioni, rivolto a dar voce ad autori contemporanei, con lo sguardo sempre attento a preservare il teatro di tradizione . Una formula che di certo avendo dimostrato il vostro grande gradimento, non potevamo che ripetere e migliorare anche quest’anno. Con la speranza di regalarvi ancora tante e tante emozioni. Grazie e buon Teatro. Il Direttore artistico Tuccio Musumeci 3 La Fanciulla che Campava di vento Commedia musicale in due atti di Tony Cucchiara Personaggi/Interpreti Il Barone Rafadali di Rafadali Caronzo, suo fido Ferruccio Camillo, il carbonaio Mimuzza, sua moglie Annabella, la figlia bella Dondola, la figlia brutta Dondolina, la figlia brutta Testasecca Firticchio Filomena Rosa Il Vescovo Caronzino Popolani e Pololane: Dario Castro Silvia De Nizza Claudio Licciardi Elena Mascolino Simonetta Piccione Oliver Petriglieri Giorgia Torrisi produzione 4 eatro della ittà Pippo Pattavina Camillo Mascolino Emanuele Puglia Santo Pennisi Olivia Spigarelli Marina Puglisi Margherita Mignemi Evelyn Famà Riccardo Maria Tarci Camillo Sanguedolce Claudia Sangani Laura Sfilio Giovanni Strano Giovanni Vasta dal 12 al 292015 novembre regia Giuseppe Romani scene e costumi Giuseppe Andolfo musiche Tony Cucchiara coreografie Silvana Lo Giudice Coordinamento musicale Franco Lazzaro Assistente alla regia Antonella Compagnini - Assistente alle coreografie Giorgia Torrisi Direttore di scena Claudio Cutispoto - Macchinista Franco Ursino Luci Marco Giardina - Fonico Salvo Arnò Sarte Mela Rinaldi, Rosa Rinaldi - Foto Dino Stornello Servizi organizzativi Isabella Costa - Servizi amministrativi Emanuele Condorelli Coordinamento Rossella Messina - Mediapartner Radio Zammù note “La fanciulla che campava di vento”, è senza dubbio una continuazione ideologica dell’opera di ricerca iniziata anni fa e che ha portato l’autore a creare opere che sono passate alla storia del teatro, quali “Pipino il breve”, “La baronessa di carini” e “ Caino e Abele”, oltre naturalmente ad altri spettacoli squisitamente musicali. “La fanciulla che campava di vento”, che ha come sottotitolo il “Barone di Rafadali”, è una favola popolare del 1400, in cui si racconta la storia di un paesino, appunto Rafadali, oggi Raffadali, i cui abitanti vivevano di agricoltura, di pastorizia e “soprattutto di stenti”. Protagonista della vita di questo paesino era un barone, la cui caratteristica più rinomata era l’avarizia. Il Barone passò alla storia, oltre che per la sua avarizia che aveva dell’inverosimile, anche per aver inventato una pietanza ricca di proteine, economica, di facile preparazione e digeribilità: IL MACCO. Una favola in cui, si riesce ad intravedere l’inquietante pianta dell’archetipo, di ciò che s’intuisce essere parte integrante di tutti noi, nessuno escluso. Così che, mentre ridiamo a crepapelle dei disgraziati casi dell’avaro protagonista de “La Fanciulla che campava di vento”, evitiamo di piangere amare lacrime sulle nostre miserie. Ma il Barone di Rafadali, in tal senso, e proprio per la sua estrema, totale e cosciente avarizia,acquista dimensione e spessore d’eroe, anche se negativo. Assumendo su di se l’ingombrante fardello della tirchieria ci libera del peso della nostra, che così bene riusciamo a dissimulare nel quotidiano. Ma chi di noi non ha sperato o aspettato che un conto lo pagasse qualcun altro al nostro posto o non ha levato mille lire da una mancia già lasciata sul tavolo di un ristorante? In ciò è la bellezza dell’uomo, nella capacità di essere altruista ed egoista, eroico e meschino nello stesso tempo, e di poter scegliere. Così il nostro capro espiatorio, il Barone di Rafadali, per una sera ci esonera dall’incombenza della scelta incarnando comicamente l’essenza stessa dell’avarizia, il succo primigenio della micragnosità. Eppure la favola, proprio perché condotta sulle ali leggere del gioco e dell’ironia, è ancor più crudele di una tragedia. E’ una tragedia in maschera, dai tratti grotteschi. Il ricco ed avaro barone viene punito per la sua avarizia non una, ma ben tre volte: con la perdita dei beni, con il tradimento della moglie ed infine con la perdita della sua stessa vita. La sua agonia è una sorta di tortura a fuoco lento che occupa più della metà del secondo atto, e quanto più dura più ci divertiamo. Il nostro comportamento, come si conviene ad ogni moderno spettatore, non è dissimile dal compiacimento verso certi programmi-spazzatura delle televisioni, da cui siamo morbosamente attratti, ma che pubblicamente aborriamo e deprechiamo. Ed allora lunga vita al Barone Rafadali di Rafadali, che, almeno lui, una moraletta ce la lascia in eredità: se vuoi essere avaro siilo, ma evita di sposarti o, come lui stesso sostiene, non sposarti mai con una estranea. 5 La Bisbetica Domata di William Shakespeare Personaggi/Interpreti Battista Mennula, gentiluomo di Catania Caterina, figlia maggiore di Battista Bianca, figlia minore di Battista Pitruzzo, corteggiatore di Caterina Lucio, innamorato di Bianca Geremia, ricco pretendente di Bianca Lorenzo, altro pretendente di Bianca Tonio, domestico di Lucio Bruno, domestico di Pitruzzo Natalina, serva di Pitruzzo Isabella, vedova, innamorata di Lorenzo Agostino Zumbo Guia Jelo Lucia Fossi Filippo Brazzaventre Massimo Giustolisi Angelo D’Agosta Giovanni Rizzuti Fabio Costanzo Giuseppe Bisicchia Raniela Ragonese Monia Manzo regia Turi Giordano scene e costumi Giovanna Giorgianni embre 2015 dal 10 al 20 dgic nnaio 2016 dal 14 al 17 e produzione 6 eatro della ittà note UNA MODERNA COMMEDIA DELL’ARTE Il testo de “La bisbetica domata” è caratterizzato da due parti ben distinte: la prima racconta l’inganno di un Lord ai danni dell’ubriacone Cristopher Sly e cui gli si fa credere di essere stato addormentato per anni e che poi lo si costringe ad assistere ad una rappresentazione di attori girovaghi; la seconda invece è la conseguente rappresentazione teatrale che sviluppa il tema della “bisbetica Caterina che poi viene domata dal caparbio Petruccio”. Insomma: “teatro nel teatro”. E partendo proprio da questo “disegno” shakespeariano abbiamo cercato di realizzare lo spettacolo come una moderna commedia dell’arte, dove tutto è finto (finanche la recitazione), in modo tale da riassaporare quell’arte rappresentativa all’antica italiana che tanto andava in voga all’epoca di Shakespeare. In ciò aiutati anche dall’utilizzo della lingua siciliana che conferisce immediatezza ai dialoghi ed una più ampia e variegata coloritura e brillantezza alle varie scene. L’autore inglese in questa commedia, dimostra la sua personale sensibilità critica nei confronti del ruolo della donna del suo tempo ed analizza con grande abilità la psicologia femminile, svelandoci sia i segreti della vita coniugale sia quelli del matrimonio di convenienza contrapponendo l’amore corrisposto di Lucenzio per Bianca a quello d’interesse di Petruccio per Caterina. Il contrasto tra Caterina, donna diretta, ma sincera, e Bianca, fanciulla educata, ma prepotente, alla fine mette in guardia il pubblico sulle false apparenze ed insegna che non sempre la sposa che si piega remissiva ai doveri è capace di amare veramente. Ovviamente oggi i metodi usati da Petruccio per “domare” la bisbetica sarebbero considerati degli abusi, ma all’epoca fornirono un ricco divertimento al pubblico. In questa nuova e nostrana versione la vicenda rimarrà pressochè identica, però cambierà, e di molto, lo spirito con cui viene affrontata, anche perché siamo nel XXI secolo e non più in quel 1594 anno in cui andò in scena per la prima volta la commedia scritta da William Shakespeare intitolata “The Taming of the Shrew”. 7 Piccolo Grande Varietà NUOVA EDIZIONE dal cafè-chantant al musical di Marot’s con Tuccio Musumeci Edoardo Guarnera, Cosetta Gigli e con il Maestro Nino Lombardo e la sua orchestra regia Mario Sangani scene Carmelo Miano coreografie Carmelita Mazza dal 2 gennaio 2016 produzione Un secolo di storia che rivive tra le quinte, le scene e i costumi del “Teatro”, protagonista indiscusso di Piccolo Grande Varietà, spettacolo teatrale con Tuccio Musumeci che racconta un “genere” e quei grandi artisti, come Totò, Macario, Taranto, Fabrizi, Campanini, che ne hanno vissuto i momenti più esaltanti. Si allude al Varietà o spettacolo d’arte varia, nato a cavallo tra l’ottocento e il novecento, ossia i meravigliosi anni della “Belle Epoque”, in cui una società gaia e godereccia figlia della passata rivoluzione industriale era alla continua ricerca di evasioni. Il Teatro trovò la giusta formula perché “viveurs” e frequentatori di Cafè-Chantant facessero il pieno di divertimento. Un viaggio nel tempo in un mondo attraente ed esilarante fatto di paielletes e lustrini, di canzoni e balli , popolato da comici e fantasisti, dai primi del ‘900 sino agli anni ‘60. Ad apertura di sipario un Cafè-Chantant, pullulante di ballerine e di sciantose, per poi passare agli anni ’20 tra i tavoli dei raffinatissimi Tabarin, e da qui ai teatri di varietà veri e propri. Dai Cafè-Chantant al Musical, con un continuo avvicendarsi di sketch, macchiette e canzoni. Una sala anni ’30 ricorda l’avanspettacolo, il genere di derivazione che servì da “scacciapensieri” negli anni che precedettero la 2^ guerra mondiale, arrivando sino al mondo della Rivista e del Musical, di cui il Varietà assunse i connotati sino agli anni ’50 e ’60. Sino a quando con l’avvento della televisione lo spettacolo di varietà divenne retaggio del piccolo schermo perdendo così l’immediatezza ed il calore umano, prerogative del palcoscenico e del teatro.“Piccolo Grande Varietà”, oltrechè un omaggio al vecchio spettacolo d’arte varia, vuole essere un tentativo di ripristinare il “genere” restituendolo alla sua sede naturale: il palcoscenico. Ritorna così oggi a splendere la stella del Varietà e con interpreti d’eccezione: Tuccio Musumeci, che iniziò la sua carriera teatrale proprio lavorando nel varietà e nell’avanspettacolo, il tenore Edoardo Guarnera, il soprano Cosetta Gigli e il Maestro Nino Lombardo dirigerà l’orchestra dal vivo. 8 eatro della ittà Farfalla... Farfalla di Aldo Nicolaj con Alessandra Cacialli Debora Bernardi regia Romano Bernardi scene Susanna Messina costumi Sorelle Rinaldi dal 4 febbraio 2016 produzione eatro della ittà Farfalla…Farfalla fu appositamente scritta per Paola Borboni, grande attrice storica del teatro italiano, nel suo 50° anno di palcoscenico. Un cocktail ben miscelato e saporito firmato Aldo Nicolaj , tradotto in oltre dieci lingue, che viene rappresentato sempre con grande successo in tutto il mondo, dalla Russia all’America. Questo capolavoro è un profondo studio dell’animo umano, banco di prova e cavallo di battaglia delle attrici artisticamente più mature. Edda è una donna di mezza età che ha vissuto la sua gioventù come una farfalla, svolazzando di illusione in illusione, di uomo in uomo, inseguendo sogni impossibili e che si ritrova a vivere isolata con la sua domestica Foca. Per non morire di solitudine è costretta ad inventarsi un passato meraviglioso, ma un fantasma dal doppio ruolo di vittima e di carnefice prende corpo dal suo torbido passato. 9 Pensaci Giacomino di Luigi Pirandello con Tuccio Musumeci Miko Magistro regia Giuseppe Romani scene e costumi Dora Argento 016 dal 3 marzo 2 Affascinato dalla scena sin dall’adolescenza, Luigi Pirandello vi approda da protagonista solo nel 1915, sulla soglia dei cinquant’anni, nella sua prima stagione teatrale, quella dialettale, dopo l’insuccesso di Se non così (divenuta poi La ragione degli altri). Nascevano così, una dopo l’altra, in un fervore creativo straordinario, sul crinale del primo conflitto mondiale, Pensaci, Giacuminu!, ’A birritta cu ’i ciancianeddi, Liolà, ’A giarra, tutte in dialetto e di matrice narrativa. La prosa pirandelliana, d’altronde, inesauribile serbatoio fantastico, intriso della lacerante tensione dell’umorismo, era disponibile al trasloco teatrale per la vistosa dialogicità che l’attraversava. Pensaci, Giacuminu! è la prima commedia scritta, agli inizi del 1916 appositamente per Musco, tratta dalla novella omonima che, al suo apparire sul “Corriere della Sera” del 23 febbraio 1910, suscitò le “ire” di “timorati lettori”. Con un generoso quanto compromissorio stravolgimento di ruoli, la paradossale soluzione triadica del vecchio, bonario professor Toti scardina la consuetudine maritale borghese; il suo sottile desiderio di vendetta a danno delle istituzioni rivela l’irrisarcibile amarezza di una stanca e frustrata senilità, una straniata filosofia che si traduce in caparbia rivolta quando investe la pudibondagine borghese e l’opinione comune con Platone “più oscura della conoscenza, più luminosa dell’ignoranza”. Definita “audacissima” dall’autore, Pensaci, Giacuminu! fu accolta dalla critica favorevolmente. Il mondo borghese-impiegatizio di Pensaci, Giacuminu!, ’A birritta cu ’i ciancianeddi, Ccu ’i nguanti gialli, attraverso l’uso di codici espressivi diversi (un dialetto che ora si offre alla contaminazione della lingua e ora si chiude nella gelosa custodia della propria intimità), manifesta un segreto bisogno di promozione sociale, di credibilità culturale che, venuto meno l’interno dinamismo dialettico, si smorza nella versione in lingua. 10 Quattro buffe storie di Luigi Pirandello e Anton Čechov con Glauco Mauri, Roberto Sturno, Mauro Mandolini, Laura Garofoli, Amedeo D’Amico, Lorenzo Lazzarini, Pablo Benvenuto Vezzoso rzo 2016 dal 31 ma ABC al Teatro regia Glauco Mauri costumi Luciana Sotira musiche Germano Mazzocchetti Quattro buffe storie propone la reinterpretazione di opere di Pirandello e Čechov, due autori molto differenti ma accomunati dall’essere, ognuno a suo modo, grandi poeti dell’animo umano. CECÈ L’atto unico, Cecè, in apparenza un vaudeville, fu rappresentato nel 1915 in una sala romana da caffè-concerto da una Compagnia che aveva fra gli altri attori Arturo Falconi, fratello del più celebre Armando. Ambientata in una Roma invischiata in scandali e corruzione politica, la commedia narra la storia del viveur Cecè un uomo che, degno rappresentante della società frivola e corrotta in cui vive, imbroglia la gente senza farsi il minimo scrupolo. Cecè coinvolgerà nei suoi loschi imbrogli pirma il commendatore Squatriglia una ragazza dai facili costumi. LA PATENTE Atto unico tratto dalla novella omonima del 1911, fu scritto da Pirandello nel 1917 e pubblicato nella “Rivista d’Italia” del 31 gennaio 1918. La patente, nella versione in dialetto siciliano curata dallo stesso Pirandello e intitolata A Patenti, fu messa in scena al Teatro Argentina di Roma il 19 febbraio 1919 dalla Compagnia del “Teatro Mediterraneo” fondata dallo stesso Pirandello e da Rosso di San Secondo e diretta da Nino Martoglio. Fu tradotta anche in dialetto genovese da Gilberto Govi nel 1931 e, nel 1937, in dialetto napoletano e veneziano. FA MALE IL TABACCO Litigi, scenate insensate, insulti ma in fondo a tutto questo chiasso affiora l’amaro sorriso di Cechov nel vedere come gli uomini assurdamente distruggono, anche di fronte a speranze positive, la possibilità di comprendersi. Ma, detto fra noi... Il matrimonio metterà fine a tutto questo? DOMANDA DI MATRIMONIO Lo “scherzo in un atto” Domanda di matrimonio, ebbe l’autorizzazione della censura il 10 novembre 1888, pubblicato, con alcune correzioni, nel giornale Tempo Nuovo il 3 maggio 1889, e poi ripubblicato nella raccolta delle opere teatrali di Cechov, a Pietroburgo, nel 1897. Fu rappresentato da Sceglòv in un teatro privato nel 1889, e poi con grande successo al Piccolo Teatro di Mosca. Leonid Tolstòj lo definì : “La personificazione della comicità”. 11 Donnacce di Gianni Clementi con Alessandra Costanzo Paola Tiziana Cruciani Pietro Bontempo regia Ennio Coltorti 16 dal 7 aprile 20 Tullia, detta Sofia Loren, e Tindara, detta Occhibeddi, due signore di mezza età, che hanno dedicato gran parte della loro vita alla pratica della professione più antica del mondo, convivono in un appartamento situato in un palazzo della periferia romana, dividendo l’affitto. La crisi ormai si fa sentire anche per loro e il mercato, inflazionato da rampanti ragazze dell’est, procaci sudamericane e richiestissimi trans brasiliani, ha ridimensionato di molto la loro attività; tanto è vero che hanno deciso di auto pensionarsi e di iniziare a godersi il gruzzolo messo da parte in tanti anni di lavoro rigorosamente esentasse. Le due amiche decidono di prendersi una meritata vacanza: una settimana Allinclusive a Sharm El Sheik. È tarda sera, Tullia e Tindara stanno mettendo le ultime cose in valigia, nell’attesa del taxi che le condurrà all’aeroporto, quando sul balconcino dell’appartamento piomba un uomo, seminudo e decisamente su di giri. Indossa una maschera di cuoio sadomaso e si rifiuta di toglierla. Rivela concitatamente d’essersi calato dall’appartamento sovrastante, dove svolge la sua attività Terezinha, un giovane trans brasiliano. Il misterioso personaggio promette alle due donne una grossa cifra di denaro in cambio del loro aiuto. Paura, speranza, emozione si alternano freneticamente nel piccolo appartamento, scuotendo Tullia e Tindara nel loro intimo e dando luogo ad inevitabili conflitti di personalità. Ipotesi e ardite congetture lasciano il posto a squarci teneramente intimi. Ingenui. Inaspettati in creature aprioristicamente “colpevoli”.Citazioni coltissime si scontrano con un pragmatismo rigorosamente e orgogliosamente proletario. Il taxi, che deve condurle all’aeroporto, sta per arrivare... che cosa decideranno le due “donnacce”? Ma soprattutto perché non esiste il dispregiativo “Omacci”? 12 Annata Ricca di Nino Martoglio con Tuccio Musumeci Miko Magistro regia Giuseppe Romani musiche Matteo Musumeci coreografie Silvana Lo Giudice 016 dal 5 maggio 2 29 settembre. Tempo di vendemmia. Nella notte di San Michele, la natura che viene rappresentata dalla campagna siciliana, per l’esattezza ambientata in una masseria catanese, esplode durante la raccolta dell’uva e durante la pigiatura. E’ quasi come una scansione stagionale il tempo eterno dell’amore, è soprattutto tempo di trasgressione E’ il tramonto. L’aspetto ludico della festa serotina scatena gli istinti più nascosti. Fa caldo. Il sudore del lavoro si trasforma nel sudore dell’accoppiamento. Giovani e meno giovani rimangono coinvolti dai loro furtivi desideri. Massaru Michelangilu, maturo marito di Grazia, molto più giovane di lui e padre di Pina, un’inquieta ragazza, riesce ad allontanare Marianu, smanioso di sessualità, l’incosciente amante della moglie, ma non può impedire che quest’ultimo seduca la figlia senza farsi scoprire. Un intricato giocoso racconto, come in un madonita “ballo della cordella” i cui fili si aggrovigliano e simmetricamente si sbrogliano, si sciolgono in un microcosmo di passioni che sottilmente raccontano l’uomo e le sue precarietà. La libera e spontanea coralità della festa si confonde con la coralità imposta dal lavoro. Storie di corna, di sesso, di calura, di ammiccamenti, di pesanti sberleffi impietosi e di voglie spamodiche esaltate dal forte odore di mosto. Ma anche immagini di sogno, o di incubo, e comunque fantastiche, che compongono questa innocente follia di fine estate. Una messa in scena che tende a valorizzare il gioco e l’onirico che suggerisce il testo, adottando una forte presenza musicale non solo per proporre le canzoni villerecce già presenti nel testo, ma anche e sopratutto per determinare quelle immagini di gioco e di onirismo della commedia. L’uso di movimenti coreografici, piuttosto che sottolineare il clima agreste del testo teatrale, esalterà l’interpretazione delle alterazioni del reale che concorrerà a definire la visione dell’Annata Ricca di questa edizione in una proposta più aerea e leggera del testo. 13 della ittà Via Sabotino 2/C, 95129 Catania tel. 095.530153 - 095.531018 fax 095.530044 [email protected] [email protected] [email protected] www.teatrobrancati.it Mediapartner: 14 Stampa: Arti Grafiche Le Ciminiere tel. 095.533508 Catania eatro 15 16