Geologia STUDIO Applicata ASSOCIATO LA STORIA DEL PAESAGGIO DOLOMITICO Dall’origine delle rocce alla formazione di uno dei paesaggi più belli della Terra Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Photo by Alessandro Gruzza a cura del Geologo Claudio Valle con il patrocinio di Funivie Seggiovie Tognola San Martino S.p.A. LIMITI GEOGRAFICI DELLE DOLOMITI La regione che racchiude le Dolomiti è contenuta nei seguenti limiti geografici: a nord la val Pusteria, fino a S.Candido; a ovest le valli dell’Isarco e dell’Adige, da Bressanone a Trento; Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola a est la val di Sesto e la val Padola fino a S.Stefano di Cadore e poi la valle del Piave fino a Ponte nelle Alpi; a sud la Valsugana e il vallone Bellunese fino a Ponte nelle Alpi. ….ma perchè le Dolomiti sono così importanti tanto da essere elette Patrimonio dell'Umanità ? ….......perchè la meraviglia delle Dolomiti sta nella possibilità di percorrere le antiche piane desertiche una volta infuocate dalle colate laviche, piuttosto che le spiagge sabbiose confrontando le proprie orme con quelle dei grandi rettili o inabissarsi a visitare il margine del reef, osservare i coralli e le spugne dove si frangevano le onde, scendere lungo la scarpata corallina per raggiungere il fondo del mare, osservare i prodotti lavici che scaturivano dalle fenditure dell'oceano....e tutto questo mondo durato 280 Ma è prodigiosamente condensato in un'area di soli 142,000 ettari ........ Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola …...ma tutto questo come si è formato? Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Per comprendere la formazione delle montagne bisogna necessariamente apprezzare l’esistenza di tre momenti diversi che si susseguono tutte le volte che nasce una catena montuosa: 1. La formazione delle rocce che la costituiscono (litogenesi): queste rocce, come vedremo più avanti, si sono formate centinaia di milioni di anni fa, spesso accumulandosi sotto forma di sabbie, di limi e fanghiglie sul fondo di mari ora scomparsi che accupavano bacini in lento e continuo abbassamento; ce lo dicono la regolare sovrapposizione degli strati, ma soprattutto la loro natura chimico-mineralogica e la presenza dei resti delle forme viventi che popolavano allora questi mari (i fossili); nel caso delle Dolomiti sappiamo dalle ricerche, che continuano ad aggiornare le conoscenze e che iniziano addirittura nei primi anni dell’800 (da DeDolomieu al Conte MarzariPencati), che il periodo di formazione di queste rocce si colloca in un periodo compreso tra 200 e 250 Mla nel periodo Triassico. 2. La formazione delle montagne, ovvero il subentro di dinamiche della crosta che favoriscono il sollevamento delle rocce (orogenesi): ora ciò che noi osserviamo non sempre si caratterizza per strati orizzontali regolarmente sovrapposti così come si presentavano al momento della formazione ma piegati, inclinati o variamente contorti. Quindi dopo la formazione delle rocce sono sopravvenuti altri fenomeni che ne hanno modificato la condizione primigenia stirando, piegando e affastellando ciò che prima aveva andamenti lineari e regolari. Un meccanismo complesso e articolato nel tempo che ha sollevato questi depositi per portarli alle quote che oggi noi osserviamo. La fase temporale nella quale si sono formate le rocce dell’area dolomitica Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Il ruolo della subsidenza Il lento e progressivo abbassamento del livello del mare consentiva l'accumulo dei sedimenti in spessori enormi Tra la fase della formazione e quella del sollevamento possono passare tempi lunghissimi e nel caso della formazione della catena alpina cui appartengono le dolomiti questo periodo dura più di 200Mla, in quanto la fase orogenetica inizia all’incirca 60Mla fa con la fase acuta compresa tra 30Mla e 10Mla. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola 3. Ciò che vediamo oggi, tuttavia, non è solo il risultato del sollevamento dei materiali situati in origine in fondo al mare e impilati l'uno sull'altro per migliaia di metri. Noi vediamo cime, torri, crode, forcelle, passi, vallate, pascoli, boschi . E' evidente dunque che il sollevamento è stato accompagnato e seguito da erosione e smantellamenti che hanno profondamente intaccato l'originaria continuità degli strati rocciosi, scolpendo ardite morfologie e formando un paesaggio vario e articolato. Anche quest'ultima fase, il processo morfogenetico (dal greco morphe = forma) è il risultato di vicissitudini assai complesse che possiamo attribuire, nel loro insieme, agli ultimi 23 milioni di anni. Le Dolomiti, come le Alpi, sono state coperte a più riprese dai ghiacciai che hanno avuto un grosso impatto nel determinare le forme del paesaggio. L'ultima di queste glaciazioni, la più importante, è iniziata circa 80.000 anni fa ed è terminata 8.000 - 10.000 anni fa. Una volta sciolti i ghiacci che occupavano tutte le vallate dolomitiche e che ne hanno per lo più abraso i fianchi, con spessori che superavano anche i 1.500 metri, ruscelli, torrenti e fiumi hanno ricominciato a scavare, approfondendono i solchi e a trasportare a valle i detriti, mentre le pareti rocciose liberate dalla morsa dei ghiacci cedevano con effetti alle scale più diverse. Nei casi più importanti sono proprio le grandi frane postglaciali che hanno determinato buona parte dei laghi alpini (es.: lago di Molveno, lago di Tovel, lago di S.ta Croce, lago di Alleghe, Lago di Braies), mentre la parte restante è dovuta ad analoghi sbarramenti creati però dall’accumulo dei depositi morenici come nel caso del lago Maggiore, d'Orta, di Como, d'Iseo e del Garda. L'incomparabile bellezza del paesaggio dolomitico è fondamentalmente il risultato dell'erosione e della degradazione prodotte dagli agenti atmosferici (acqua, vento, ghiacci) negli ultimi 10.000 anni sovrapposto alle diversità compositive e cromatiche delle rocce costituenti. Ricordiamo che le Dolomiti sono state iscritte alla WHL perché soddisfano due dei criteri fissati dal Comitato per il Patrimonio dell’Umanità per la selezione: Contenere fenomeni naturali superlativi o aree di bellezza naturale e di importanza estetica eccezionale. “Le Dolomiti sono largamente considerate tra i più attraenti paesaggi montani del mondo. La loro intrinseca bellezza deriva da una varietà di spettacolari conformazioni verticali come pinnacoli, guglie e torri che contrastano con superfici orizzontali incluse cenge, balze e plateau, e che s’innalzano bruscamente da estesi depositi di falda e colline più dolci. Una grande diversità di colorazioni è procurata dai contrasti fra le chiare superfici di roccia nuda e le foreste ed i pascoli sotto. Le montagne s’innalzano in picchi interposti a gole, rimanendo isolati in alcuni luoghi ma formando sconfinati panorami in altri. Alcune scogliere rocciose qui si ergono per più di 1.500 m e sono fra le più alte pareti calcaree che si siano trovate nel mondo. Il caratteristico scenario delle Dolomiti è divenuto l’archetipo del “paesaggio dolomitico”. I pionieri della geologia sono stati i primi ad essere catturati dalla bellezza delle montagne, ed i loro scritti e le successive opere pittoriche e fotografiche sottolineano ulteriormente il fascino estetico del bene.” (Dichiarazione di eccezionale valore universale, Comitato per il Patrimonio Mondiale, Siviglia 26 06 2009). Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Rappresentare esempi eccezionali degli stadi principali della storia della terra, compresa la presenza di vita, processi geologici significativi in atto per lo sviluppo della forma del territorio o caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative. “Dal punto di vista geomorfologico le Dolomiti sono di rilievo internazionale, come il sito classico dello sviluppo delle montagne in rocce carbonatiche. L’area mostra un’ampia gamma di morfologie connesse all’erosione, al diastrofismo e alla glaciazione. La quantità e la concentrazione di formazioni calcaree estremamente varie è straordinaria in contesto globale ed include cime, torri, pinnacoli e alcune delle pareti verticali più alte del mondo. Di importanza internazionale sono inoltre i valori geologici, specie l’evidenza delle piattaforme carbonatiche del Mesozoico, o “atolli fossili”, in modo particolare per la testimonianza che essi forniscono dell’evoluzione dei bio-costruttori dal limite fra Permiano e Triassico, e della conservazione delle relazioni fra le scogliere che hanno costruito ed i loro bacini circostanti. Le Dolomiti comprendono inoltre svariate sezioni tipo di importanza internazionale per la stratigrafia del periodo Triassico. I valori scientifici del bene sono inoltre supportati dalle prove di una lunga storia di studi e osservazioni a livello internazionale. Considerate nel loro insieme, la combinazione di valori geomorfologici e geologici, formano un bene di importanza globale.”. (Dichiarazione di eccezionale valore universale, Comitato per il Patrimonio Mondiale, Siviglia 26 06 2009) 2. 1. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola 1. Bletterbach: formazione dei depositi 2. I grandi piegamenti della zona basale delle Pale di S.Martino subiti dagli Strati a Bellerophon (P.sso Rolle) 3. P.sso Giau Lastoi di Formin: sculture naturali generate dalla erosione differenziata di rocce di diversa consistenza 3. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola A.Bosellini - 1996 La formazione della catena alpina (orogenesi) inizia all'incirca 60 Ma. Fa allorquando la chiusura di un'antico oceano chiamato Tetide per il progressivo avvicinamento di Africa ed Europa fino a scontrarsi determina l'impilamento dei depositi che via via si sono sovrapposti sul fondooceanico nel corso degli ultimi 200 Ma di vita della Terra. L’edificio dolomitico, formatosi sul fondo degli antichi mari triassici, è coinvolto in queste spinte. Gli strati rocciosi vengono sollevati, piegati e deformati fino ad emergere dalle acque. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola LA NASCITA DELLE DOLOMITI Ma facciamo un passo indietro........... Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Per comprendere le fasi di formazione e crescita delle Dolomiti dobbiamo fare necessariamente un balzo indietro nel passato geologico della Terra allorquando all’inizio dell’era permo-mesozoica 250Mla esisteva un unico grande continente detto Pangea: le due Americhe erano unite assieme all’Africa a costituire il grande subcontinente di Gondwana; ad est un grande golfo oceanico detto Paleotetide si incuneava fino a ricoprire l’Andalusia, il Marocco, la Sicilia e le Alpi . Alla fine del Triassico però, a causa di quegli imperscrutabili «ribollimenti» che si verificano nel mantello terrestre, il supercontinente Pangea cominciò a lacerarsi. Una larga fenditura lo incide profondamente e, partendo dall'area caraibica, separa l'Africa settentrionale dall’America settentrionale; la stessa frattura penetra nell'area dell'attuale Mediterraneo occidentale in corrispondenza di Gibilterra, poi si dirige verso nord fino alle Alpi e da qui scende verso sudest. La fenditura si allarga sempre più finchè nel Giurassico medio, 170180 milioni di anni fa, l'America si separa dall’Africa e nasce l‘Oceano Atlantico Centrale. Tutti i movimenti sono però interdipendenti, sicchè l'apertura delllAtlantico Centrale comporta l'apertura di un analogo oceano nell'area mediterranea. A est, l'oceano LigurePiemontese era delimitato da un blocco continentale detto Apulia (dall'antica denominazione etrusca della regione pugliese) o Adria che comprendeva quasi tutto l’attuale territorio italiano. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Nel Cretaceo medio, circa 100 milioni di anni fa, i rapporti cinematici tra le placche appartenenti al sistema Atlantico-Tetide cambiarono a causa dell'apertura dell’Atlantico meridionale. Nell'attuale area mediterranea, i movimenti di allontanamento e di espansione tipici del periodo Trias superiore - Creataceo inferiore cesseranno per sempre e vengono sostituiti da movimenti di avvicinamento e di convergenza che portarono dapprima alla eliminazione della parte settentrionale dell'oceano Ligure-Piemontese e poi all'insorgere della catena alpina; questi stessi movimenti perdurano attualmente e le manifestazioni della loro attività le avvertiamo attraverso i terremoti. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola La prima fase della nascita delle dolomiti è chiamata fase eoalpina (60 Mla) e inizia a formarsi un primo impalcato alpino con la nascita delle prime isole (emergenza delle prime piattaforme carbonatiche) i cui prodotti di erosione vanno ad accumularsi nei bacini esistenti. Oggi abbiamo la possibilità di osservare questi primi depositi ben visibili in corrispondenza degli ancestrali bordi di piattaforma. Nella zona del Gruppo di Brenta tali depositi sono particolarmente ben visibili. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Quando la placca europea entra decisamente in collisione con la placca euroasiatica inizia la fase parossistica e quindi la vera orogenesi detta mesoalpina che interessa prevalentemente i bacini in cui tutti i sedimenti erano regolarmente sovrapposti: le Dolomiti quindi non si erano ancora sollevate e le deformazioni si sviluppano ma non danno ancora luogo ai successivi importanti sollevamenti. Di questa fase oggi osserviamo però gli effetti splendidamente visibili nell’Alpe di Fanes , Piz Boè, Tofana di Dentro, Puez, Gardenaccia e Civetta, tradotti in evidenti ed anomale simmetrie che intagliano tali cime mettendo a contatto rocce tra loro apprezzabilmente diverse. Ma sarà con l’ultima fase la neoalpina (20Mla) in cui finalmente le Dolomiti emergeranno dal fondo del mare e verranno sospinte fino alle quote che oggi osserviamo dando vita ai presupposti per la successiva formazione di uno dei più bei paesaggi della Terra. Di questi paesaggi sublimi seguono alcune immagini raccolte nel corso di alcune mie escursioni. STRUTTURA GEOLOGICA DELLA CATENA ALPINA E DELLA REGIONE DOLOMITICA Sezione geologica attraverso le Alpi Meridionali e Settentrionali Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Rappresentazione schematica della sinclinale dolomitica Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Sezione sismostratigrafica e geologica Le Linee tettoniche della Valsugana a Sud e la Linea di Funes a nord delimitano il bacino (sinclinorio) entro il quale si svilupparono le Dolomiti Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Assetto litostratigrafico della regione dolomitica Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Sezioni A e B Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Assetto geologico del Cimon della Pala Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola I riflessi della tettonica che ha determinato il sollevamento della catena mostra localmente gli evidenti effetti delle tensioni orizzontali che hanno determinato una duplicazione della serie stratigrafica secondo direttrici esemplificate nella immagine seguente Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola A partire da una condizione di perfetta orizzontalità e di giustapposizione di strati a diversa comptenza meccanica, al momento del progressivo inarcamento della crosta si osserva anche il mutupo scorrimento delle porzioni a mutuo contatto. Ciò determina una sovrafratturazione degli strati proprio lungo le superfici di contatto e lì i fenomeni di aggressione esogena sviluppano maggiormente il loro potenziale demolitivo determinando le cosiddette «cengie». Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Effetti di «danno» a carico degli ammassi rocciosi durante le fasi del parossismo alpino Formazione a Bellerophon nelle zone di piede del Cimon della Pala che ha subito un grado di disturbo nettamente superiore ai calcari soprastanti proprio in virtù del diverso grado di competenza meccanica Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Questi dunque i presupposti per comprendere i fattori guida che determinano a grande scala il paesaggio dolomitico o parte di questo. Abbiamo quindi apprezzato come esista un tempo di FORMAZIONE delle rocce all’interno di grandi bacini (mare, oceano, ecc), un tempo di SOLLEVAMENTO delle serie deposizionali ed un tempo di INTAGLIO di queste serie variamente sollevate e degradate sotto l’effetto dei movimenti tettonici, prima, e successivamente sotto l’effetto degli agenti modellatori tra i quali sicuramente riconosceremo come principali attori le glaciazioni. Questi tre momenti stanno alla base della formazione delle montagne. Di seguito si riportano alcuni estratti fotografici di paesaggi tra i più belli delle Dolomiti nelle Regioni Veneto e Trentino-A.Adige. Dopo questi si propongono alcuni approfondimenti sugli ambienti deposizionali che hanno caratterizzato l’impalcato dolomitico. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Lo scopo di questa breve presentazione è stato quello di fornirVi qualche elemento conoscitivo ed interpretativo che Vi possa permettere una lettura più consapevole del paesaggio dolomitico e di averVi sollecitato qualche curiosità che Vi spinga a ritornare in Dolomiti a percorrere le ns. montagne alla scoperta di scorci ed ambienti geologici unici al mondo. Voglio solo ricordare in conclusione che nel 1891 la giovane Geologa scozzese Maria Ogilvie Gordon visitò le Dolomiti e ne subì il fascino incredibile; le sue parole sono ancora oggi decisamente toccanti: “….vidi le Dolomiti dinanzi a me per la prima volta; in vita mia non avevo mai visto niente di così meraviglioso. Fu una visione magica che segnò la mia vita seguente come un segno di Dio” Photo by Claudio Valle Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola CIMON DELLA PALA (Gruppo delle Pale) Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola SASS MAOR (Gruppo Pale San Martino) Photo by Filippo Ongaro Gruppo Pale San Martino Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Photo by Filippo Ongaro Photo by Claudio Valle Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola PELMO da Forcella Giau Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Photo by Claudio Valle LASTOI DI FORMIN e CRODA DA LAGO Photo by Claudio Valle Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola AVERAU e TOFANE da P.sso Giau Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Photo by Claudio Valle VALLE DI DURON (Val di Fassa) Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Photo by Claudio Valle MARMOLADA e COL RODELLA (Val di Fassa) Photo by Claudio Valle Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola MARMOLADA e VALLE DI CONTRIN (Val di Fassa) Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Photo by Claudio Valle CREPA NEIGRA (Val di Fassa Ciampac Buffaure) Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Photo by Claudio Valle PELMO e ANTELAO (Dolomiti Ampezzane) Photo by Claudio Valle Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola GRUPPO SASSO LUNGO e BOE’ (Val Gardena) Photo by Claudio Valle Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola GRUPPO ODLE-PUEZ (Val Gardena) APPROFONDIMENTI Gli ambienti deposizionali L'ambiente Permiano (280-250 Ma) dalle aride pietraie vulcaniche alle lagune salate e ai quieti golfi marini quando per la prima volta il mare provenendo da Est invase quelle terre ed i primi sedimenti marini andarono a ricoprire le pianure rocciose ….. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Oggi osserviamo e percorriamo la superficie di quei suoli dove andarono accumulandosi i prodotti dell'attività effusiva (trattavasi principalmente di fuoriuscite di lava e nubi ardenti da apparati fessurali e vulcani) per quasi 15Ma in spessori che raggiunsero i 2000m, e al di sopra dei quali si depositarono ad opera dei fiumi le sabbie ed i conglomerati continentali (Formazione delle Arenarie di Valgardena); l'ambiente poteva assomigliare a quello che oggi osserviamo nell'Africa orientale. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Area di P.sso San Pellegrino ….....il mare avanza ulteriormente e l'ambiente triassico incomincia a caratterizzarsi dapprima con lagune, bassi fondali e sabka (più o meno una laguna veneta ma con il clima del Kuwait!!) in cui sedimentavano dolomie, gessi e anidriti. Questi depositi “evaporitici” sovrapposti alle rosse Arenarie di Valgardena sono oggi visibili ai piedi delle Pale di S.Martino, ai piedi delle Odle, del Catinaccio, ecc. Prosegue così a determinarsi l'ossatura del basamento delle grandi piattaforme carbonatiche e poi delle scogliere che per i prossimi 100Ma avrebbero caratterizzato quel margine continentale Ripples marks Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Claria Clarai fossile guida del Werfen LE PRIME PIATTAFORME CARBONATICHE IL PAESAGGIO ANISICO (240-236 Ma) Verso la fine di questo periodo di ambiente di mare basso (circa 8Ma) nella regione si verificano dei sollevamenti (isola BadiotaGardenese) che espongono quei depositi all'azione delle acque meteoriche e quindi dell'erosione; si verificano così sovrapposizioni di depositi continentali a depositi marini e questa sovrapposizione la osserviamo nelle dolomiti occidentali ad ovest della Valle del Cordevole Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola IL PAESAGGIO LADINICO (234-227 Ma) Dopo i sollevamenti dell'Anisico superiore, dunque, la Regione Dolomitica, e con essa buona parte delle Alpi Venete e Lombarde, comincia ancora a sprofondare lentamente; il termine usato per descrivere questo fenomeno geologico è subsidenza. All'inizio del Ladinico, 234 milioni di anni fa circa, la subsidenza accelera in modo considerevole, si verifica un autentico collasso, che nel giro di 3-4 milioni di anni porterà ad un abbassamento generale di circa mille metri. Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Mano a mano che i fondali della regione si abbassano, la produzione di carbonato di calcio da parte degli organismi precedentemente citati è talmente abbondante ché le «scogliere» riescono a tenere il passo della subsidenza, sono cioè in grado di rimanere costantemente a pochi metri di profondità. E questa è una condizione necessaria per la vita dei vari organismi costruttori. Infatti,alghe e coralli, e tutto l'ecosistema ad essi associato, necessitano per il loro sviluppo ottimale, di acque pulite, ossigenate e calde, ma soprattutto di luce, tutte condizioni che si realizzano nei primi 20-30 metri, quelli superficiali, della massa d'acqua marina dopo una prima fase di subsidenza assai elevata, in cui le «scogliere» ne tenevano il passo con qualche difficoltà, successivamente quando il tasso della subsidenza cominciò a rallentare, il potenziale di crescita e di accumulo dell'ecosistema era talmente grande da superare il tasso di subsidenza stesso. Il risultato, quindi, è che le «scogliere» non solo riuscivano a tenere il passo della subsidenza, accrescendosi verticalmente, ma erano anche in grado di espandersi lateralmente. Sul fenomeno della “aggradazione” (crescita verso l'alto) prevalse più avanti quello della “progradazione” (espansione laterale). Le Formazioni carbonatiche che appartengono a questo periodo sono la Dolomia dello Sciliar ed il Calcare della Marmolada. In questa fase la stazionarietà del livello del mare promuoveva la crescita laterale delle scogliere (progradazione). . Verso la fine del Ladinico riprendono i fenomeni di abbassamento del fondo marino e si verifica un conseguente assottigliamento della crosta che preclude alle effusioni laviche di fondale marino (228 Ma.) Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola ESEMPIO DI PROGRADAZIONE DI UNA SCOGLIERA LADINICA Questi strati inclinati riconosciuti per la prima volta da M.Von Mojsisovics sono chiamati piani di clinostratificazione e rappresentano l'accumulo detritico di scogliera accumulato lungo i propri fianchi; al contrario le zone interne di laguna presentano antichi fanghi carbonatici sedimentati in ambiente marino di acqua calma secondo sequenze orizzontali Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Alla fine del Ladinico, la regione Dolomitica subì un collasso tettonico e si crearono delle grandi scarpate, dalle quali i blocchi provenienti dalle zone rialzate franarono sui fondo marino sottostante. Le fratture aperte permisero la risalita di magmi e nell’arco di 500.000 anni si formarono due coni vulcanici, uno nella zona di Predazzo e l’altro nella Val S. Niccolò-Monzoni. Oltre a questi corpi principali si generò un gran numero di filoni che attraversarono le rocce carbonatiche delle scogliere ladiniche (Latemar, Costabella, M.Mulaz). Dai vulcani fuoriuscì un’enorme quantità di lava, piroclastiti (tufi e cineriti) e altri prodotti vulcanici che franarono lungo le pendici degli apparati vulcanici risedimentarono poi sulla piana abissale sottostante. L’emissione dei detriti vulcanici ebbe l’effetto di intorbidare le acque frenando e poi fermando la crescita delle scogliere organogene, alcune delle quali vennero completa mente sepolte dai sedimenti. Un classico esempio è rappresentato dalle Pale di S. Lucano dove la scarpata sottomarina è ricoperta dalle rocce vulcanoclastiche come nel caso di Cima Pape. Il vulcano dei Monzoni fu distrutto dall’erosione mentre quello di Predazzo subì un collasso tettonico con sprofondamento della caldera. Le rocce prodotte direttamente dall’attività vulcanica sono distribuite in buona parte delle Dolomiti e sono ben distinguibili per il loro colore nero-verdastro. Affiorano in bella evidenza nella zona del Buffaure (Merins), del Col dei RossiCatena del Padon, sul Col di Lana e a Cima Pape. La storia geologica delle Dolomiti di San Martino si chiude così con il Ladinico superiore. Piattaforma carbonatica Vulcaniti Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Aspetti tettonici avvenuti durante e successivamente l’orogenesi portarono a limitare probabilmente, o a far perdere definitivamente, le tracce di un eventuale proseguimento della sedimentazione sull'altipiano della Rosetta come invece non accadde per le scogliere cassiane del Boè, del PuezGardenaccia,.........ma questa è ancora tutta un'altra lunga storia da scoprire. Photo by Claudio Valle Val San Nicolò Buffaure (Val di Fassa) - Scogliera dei Merins Di seguito un elenco cronologico degli scienziati che contribuirono alle importanti conoscenze maturate sulle Dolomiti Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola Figure e schemi tratti da: - ALFONSO BOSELLINI, 1996: Geologia delle Dolomiti - CARLO DOGLIONI ed EUGENIO CARMINATI, 2008: Stili strutturali delle Dolomiti RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI - ALFONSO BOSELLINI, 1996: Geologia delle Dolomiti - CARLO DOGLIONI ed EUGENIO CARMINATI, 2008: Stili strutturali delle Dolomiti - MARCO AVANZINI, MICHAEL WACHTLER, 1999: Dolomiti, la storia di una scoperta Geol.Claudio Valle – Funivie San Martino Tognola