www.ectorino2012.it
n. 29 - maggio-agosto 2009
n. 29 - maggio-agosto 2009
Rivista quadrimestrale della FENIARCO
Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c - legge 662/96 - dci Pordenone - in caso di mancato recapito inviare al CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
readyTOsing
Great and joyful
vocal festival
Singers and choirs
from all over the world
Ateliers of
all vocal genres
Open
Singing
Famous
international
conductors
ready
sing
EDUCAZIONE E FORMAZIONE
ATTRAVERSO IL CANTO CORALE
BRUNO ZANOLINI
SENZA DIMENTICARE LA TRADIZIONE
I CORI
DI MICHELANGELO
FESTIVAL DI PRIMAVERA
LA SCUOLA
SI INCONTRA
CANTANDO
CONCORSANDO
DA MALCESINE A GORIZIA
More than
100 concerts
Italian music,
art, culture
and… food!
Meetings
& friendships
Feniarco
torino
CANTAR
CRESCENDO
DA UTRECHT A TORINO
FESTIVAL EUROPA CANTAT XVII
Associazione
Cori della
Toscana
Anno X n. 29 - maggio-agosto 2009
Rivista quadrimestrale della Fe.N.I.A.R.Co.
Federazione Nazionale Italiana
Associazioni Regionali Corali
Presidente: Sante Fornasier
Direttore responsabile: Sandro Bergamo
Comitato di redazione: Efisio Blanc,
Walter Marzilli, Giorgio Morandi,
Puccio Pucci, Mauro Zuccante
Segretario di redazione: Pier Filippo Rendina
Hanno collaborato: Roberta Paraninfo,
Cinzia Zanon, Silvana Noschese, Kaie Tanner,
Marta Benciolini, Sandro Filippi,
Andrea Mistaro, Erika Villi, Lucia Vinzi,
Mario Giorgi, Filippo Maria Bressan,
Franco Radicchia, Rossana Paliaga,
Anna Carissoni, Piero Caraba
Redazione: via Altan 39,
33078 San Vito al Tagliamento Pn
tel. 0434 876724 - fax 0434 877554
[email protected]
In copertina: Festival Europa Cantat XVII
(foto Anna van Kooij)
Foto alle pagg. 21, 36-42: Anna van Kooij
Progetto grafico e impaginazione:
Interattiva, Spilimbergo Pn
Stampa:
Areagrafica, Meduno Pn
Associato all’Uspi
Unione Stampa Periodica Italiana
Editoriale
Non vorremmo sembrare ripetitivi, ma la realtà è
che il coro, in Italia, sta davvero vivendo un
momento felice, soprattutto tra i più giovani. Nella
scuola fioriscono esperienze corali di ogni tipo, con
dimensioni quantitative, oltre che qualitative,
impensate fino a qualche tempo fa, investendo
anche la fascia delle scuole medie superiori, che si
sarebbero credute refrattarie a questa esperienza.
Ma anche al di fuori della scuola, un maestro
capace e preparato riesce a entusiasmare giovani,
ragazzi e bambini.
La nostra federazione è impegnata da tempo su
questo fronte, nell’attività formativa, nelle scelte
editoriali, nella politica di promozione del canto corale in ogni situazione, a
partire proprio dalla scuola. Anche nella nostra rivista abbiamo trattato
frequentemente l’argomento, dedicandovi più di un dossier.
Al coro di voci bianche è stato dedicato il convegno nazionale delle commissioni
artistiche, tenutosi a Bassano del Grappa nel 2008. Le relazioni di Roberta
Paraninfo, di Cinzia Zanon, di Silvana Noschese e di Kaie Tanner, segretaria
generale dell’Associazione Corale Estone, costituiscono l’ossatura del dossier di
questo ventinovesimo numero di Choraliter, cui si aggiunge il saggio di Marta
Benciolini, già comparso sul n. 8 dei Quaderni del Liceo Scientifico “Scipione
Maffei” di Verona, sulla funzione educativa della musica.
Questo numero riporta anche le cronache del Festival di Primavera, nell’edizione
più frequentata della sua storia, e della quinta edizione del concorso di
Malcesine, dal quale esce un quadro lusinghiero dei cori di voci bianche italiani,
a conforto del lavoro e dell’impegno delle nostre associazioni.
Sandro Bergamo
direttore responsabile
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Mon
16/18 aprile 2010
scuole medie
Atelier:
Musica rinascimentale con Mario Giorgi
Giro giro canto con Mario Mora
Canti etnici con Flora Anna Spreafico
Vocal pop con Denis Monte
22/25 aprile 2010
scuole superiori
Atelier:
ISSN 2035-4851
Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c
legge 662/96 dci Pordenone
Autorizzazione Tribunale di Pordenone
del 25.01.2000 n° 460 Reg. periodici
Abbonamento annuale: 25 €
5 abbonamenti: 100 €
c.c.p. 11139599 Feniarco - Via Altan 39
33078 San Vito al Tagliamento Pn
Musica medievale con Stefano Albarello
Musica rinascimentale con Lorenzo Donati
Musica romantica con Franca Floris
World music con Silvana Noschese
Vocal pop con Rogier Ijmker (Paesi Bassi)
Con il patrocinio del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Toscana
Provincia di Pistoia
Comune di Montecatini Terme
n. 29 - maggio-agosto 2009
Rivista quadrimestrale della FENIARCO
Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
DossieR
La coralità giovanile
2
crescere in coro
questione di scelta
Roberta Paraninfo
Il coro per i giovani
COME ESSERE REALTà associativa
CHE COINVOLGE, EDUCA,
ENTUSIASMA E APPASSIONA
6
Cinzia Zanon
Attività dell’Associazione
36 Europa Cantat XVII
utrecht, 17-26 luglio 2009
9cantare per conoscere e conoscersi
Lucia Vinzi
canto, dunque sono!
Silvana Noschese
13 i giovani e i cori
nei paesi nordici e baltici
Kaie Tanner
16 Comunicare la musica
Marta Benciolini
Dossier compositore
Bruno Zanolini
39 riflessioni su utrecht 2009
21 l’entusiasmo dei giovani per la coralità
intervista a bruno zanolini
Mauro Zuccante
Filippo Maria Bressan
44 la scuola si incontra cantando
considerazioni a margine
del festival di primavera 2009
Franco Radicchia
Cronaca
48 La formazione musicale del giovane corista
Mario Giorgi
43 un paziente lavoro di cucina
intervista a denis monte
Sandro Bergamo
51 58º concorso internazioale seghizzi
Rossana Paliaga
55 Memorie
27 senza dimenticare la tradizione
analisi di se mi volevi ben
Sandro Filippi
Nova et vetera
30 il coro nel novecento italiano
58
Notizie dalle regioni
Rubriche
62 Discografia
64 Scaffale
66 Mondocoro
i cori di michelangelo di luigi dallapiccola
Andrea Mistaro e Erika Villi
INDICE
dossIER
Crescere
in coro
La mia prima scelta nel tempo è stata quella di
dedicarmi a far crescere le persone nella musica.
Data la mia convinzione che sia importante partire
veramente da piccoli, non con lo studio di uno
strumento, perché allora è già troppo tardi, ma con
una vera immersione nella musica per poterne
cogliere e apprezzare ogni suo aspetto, il mio lavoro
si articola su due fronti.
Il primo è quello scolastico: da sette anni realizzo un
progetto nelle scuole primarie come esperto esterno
(Un coro per classe), in particolare nelle trenta classi
di un circolo didattico in cui la dirigente scolastica
appassionata e sensibile ha dato largo spazio a
questa attività ed è riuscita a creare veri laboratori
per ognuna delle quattro scuole del circolo. Tengo
tantissimo a questo lavoro, perché è proprio
nell’ambito del gruppo classe che si trova la più
grande possibilità di seminare i germogli della
musica. Proprio come fa il contadino, che non sceglie
il terreno, ma cerca di coltivare al meglio il terreno
che si trova davanti, così è per me il lavoro nelle
scuole: conoscere, apprezzare la musica,
appassionarsi a essa, goderne le emozioni, viverla
come una compagna della vita quotidiana, è un diritto
per tutti i bambini, non può essere solo relegato alla
lungimiranza o alla sensibilità dei genitori (in
percentuale pochissimi) che iscrivono il figlio a una
scuola di musica…
I risultati più grandi sono il vedere i bambini
sbocciare, trasformarsi, esprimersi attraverso la
musica, gioire e commuoversi.
All’interno di questo stesso circolo didattico, grazie
alla sensibilità che si è creata verso la musica,
crescere
in
questione di scelta
di Roberta Paraninfo
La musica, quando viene fatta “germogliare” nei primi anni di
vita e poi “coltivata” ed educata nel tempo, è destinata a far
parte della persona per tutta la vita.
Penso a mio padre… Era medico di professione ma musicista
per passione, per cultura e preparazione, e ha cresciuto due
figlie a pane e musica, con molta naturalezza. Ci ha trasmesso
la sua passione: mentre ci faceva ascoltare musica classica e
jazz, mimava gli strumenti, cantava ogni melodia col nome delle
note, “dirigeva” orchestre… in vinile. Nei viaggi in macchina ci
faceva indovinelli musicali e si cantava a lungo. Ancor prima di
saper leggere, ci ha insegnato a seguire una partitura con le
miniature per orchestra. È così che entrambe abbiamo
sviluppato lo stesso orecchio musicale, nonostante mia sorella
abbia poi perseguito altri studi.
Questa è stata la mia formazione più importante, che ha
preceduto i miei studi di conservatorio. Mio padre
successivamente si è ammalato del morbo di Alzheimer e ha
perso pian piano tutte le capacità; la facoltà che ha resistito di
più è stata quella della musica. Non parlava e non camminava
più, ma si accorgeva degli errori che facevo suonando il
pianoforte... Questo mi ha fatto pensare che la musica risieda in
una parte di noi che non possiamo ancora identificare. Essa è
dentro di noi e va ricercata, riscoperta. Il fatto che risieda in un
luogo recondito ci dà l’obbligo di andare a scoprirla e a
coltivarla. Da qui il titolo del tema: questione di scelta.
3
abbiamo fondato anche un coro di maestre e genitori,
il coro Good News!
L’altro fronte è questo: ho fondato da qualche anno
l’Accademia Vocale di Genova, che riunisce tutte le
formazioni corali, ovvero il coro di bambini dai 4 agli
8 anni (Les Petits), il coro di voci bianche dai 9 ai 15 (I
Piccoli Cantori dell’Accademia), il coro giovanile a voci
pari (Genova Vocal Ensemble) e da un anno a questa
parte anche il coro giovanile misto (JanuaVox), che è
la naturale conseguenza e sviluppo del coro giovanile
a voci pari. Ripercorrendo alcune tappe della storia
del Gve (Genova Vocal Ensemble), potrò spiegare
meglio in che senso opero.
Prima di essere un coro giovanile, il Gve era un
gruppetto di bambine di una scuola di musica che
avevano espresso il desiderio di poter cantare
La musica risiede in una parte
di noi che non possiamo ancora
identificare. Essa è dentro di noi
e va ricercata, riscoperta.
insieme. Queste ragazze attualmente sono il gruppo
forte del Gve. Il repertorio affrontato con loro era una
nuova esperienza anche per me. Non ero un’esperta
direttrice, lo sono diventata per esigenza del coro
stesso. Pian piano ho cercato di crescere con loro.
Dopo le prime quattro ragazze, se ne sono aggiunte
altre e un ragazzo che canta come contraltista.
Questione di scelta: ho davanti dei bambini che
vogliono cantare; scelgo di farli crescere, oppure mi
arrendo perché è troppo impegnativo, sono pochi,
non posso avere soddisfazioni? La mia scelta è quella
di farli crescere.
Ricordo poi un episodio, nel quale le ragazze si sono
riunite e hanno ripreso, da grandi, i pezzi con cui
hanno cominciato. Queste ragazze sono cresciute con
la passione, che è ciò che tira fuori e libera l’energia
umana, ed è forse la cosa su cui io lavoro di più. La
musica non può essere di superficie, ma deve andare
a toccare qualcosa nella mente e nel cuore e deve
liberare l’energia. Tutti noi ce l’abbiamo dentro e va
solo “stappata”. Una volta fatto questo, l’energia
diventa un fiume che va governato altrimenti si
comporta come un fiume in piena. Ma è solo
“stappando” questa energia che la si può prendere in
mano e governare. Questo è il segreto di questi
ragazzi: aver interiorizzato che cos’è veramente la
musica, averla fatta propria e goderne con passione
ed energia. Adesso il coro, originariamente formato
da quattro bimbe, conta quattordici elementi. Ma non
si tratta di “fenomeni”, sono invece dei ragazzi
dossIER
4
normalissimi che passano dai Queen a Palestrina con
la stessa nonchalance e lo stesso gusto!
Di questi ragazzi, ma anche del coro di voci bianche,
mi preoccupo individualmente e non solo
collettivamente: i coristi non possono essere
considerati solo uno strumento musicale, ma persone
con una propria realtà, una propria storia. Il mio
compito è metterli in sintonia, anima e corpo, per
poterli far “risuonare” insieme.
Lavorando con i giovani e i bambini è fondamentale
che essi si sentano amati e ascoltati, perché solo così
potranno a loro volta ascoltare gli altri e se stessi e
diventare un vero gruppo. Quindi il buon esempio
parte da me: io li ascolto e li amo uno per uno, non
mi stanco mai di passare ore con loro per farli aprire
e risolvere situazioni di difficoltà. Questo è un
atteggiamento materno, molto da “contadina”, perché
l’albero che sta crescendo ha bisogno di cura
personale. Questa abitudine di ascoltarsi e di parlare
è inserita nel gruppo come una normale pratica, un
atteggiamento di apertura e di disponibilità davanti a
tutto e tutti. Questa è la cosa che mi fa più piacere:
non crescere un coro che canta bene, ma crescere
delle belle persone. E questo non solo perché i
giovani sono il nostro futuro, ma perché sono un
presente molto importante.
A proposito di valori, ritengo che ciò che desidero
trasmettere debba essere evidente nel mio esempio e
comportamento. Un esempio: tante volte si fanno le
cose e ci si aspetta la gratitudine, ma non può essere
così quando si insegna. Bisogna avere la
consapevolezza del dono di sé senza aspettarsi
gratitudine in cambio, solo così si potrà godere della
bellezza del frutto che si sta facendo crescere. Per
questo sono io la prima a ringraziare, a notare e
lodare i miei ragazzi, per ogni singolo, piccolo passo
avanti, per ogni singolo, piccolo momento positivo di
crescita.
Lavorando su una variazione da Favola Antica di
Cristina Ganzerla, le ragazze hanno dato prova di
divertirsi, di giocare con la musica, con
l’improvvisazione, prendendo una melodia e
armonizzandola da sole perché sono state abituate ad
ascoltare e provare in tantissimi modi sin da piccole.
Loro sono speciali per come sono cresciute, sono la
dimostrazione che iniziare da piccoli a far musica
insieme apre infiniti orizzonti.
Un’altra cosa importante nel far crescere un gruppo è
essere attenti e vigili tanto da capire quando è il
momento di cambiare, di passare ad altro: scegliere
di partecipare a un concorso o meno, quando è il
momento di utilizzare i solisti o non farlo, quale
repertorio approfondire… Questo funziona se ci si
mette dalla parte del gruppo e non si dà priorità alle
proprie idee e i propri obiettivi. Bisogna avere gli
Lavorando con i giovani e i bambini è
fondamentale che essi
si sentano amati e ascoltati.
occhi puntati solo sul coro e gli esseri
umani che lo compongono, solo così è
possibile dare il meglio. Questo non
significa che non si possa mai sbagliare,
anzi. Quanti errori ho fatto… L’importante
è riconoscerlo, scusarsi e ripartire!
In tutta verità, non ho in mente un
percorso ideale per il coro: se mi si
chiedesse fra due anni come sarà il
gruppo, non saprei rispondere. Può
anche accadere che i ragazzi scelgano
altre realtà, altre “strade musicali”…
Quello che mi preme è che continuino a
essere guidati dalla “luce” della passione,
del desiderio di crescere e migliorare
sempre.
Vorrei ricordare ora la gita a Assisi. Nella
Chiesa di San Damiano, i ragazzi hanno
cantato l’Adoramus te Christe di
Palestrina, la preghiera preferita di San Francesco. Nonostante
non siano tutti credenti, i ragazzi stavano piangendo. È
importante per i giovani conoscere le proprie emozioni,
perché crescendo non si è mai preparati abbastanza per
quello che la vita può far incontrare. Quindi, provare delle
emozioni e commuoversi non è una cosa di cui avere paura o
vergognarsi, bisogna semplicemente viverle. I ragazzi
probabilmente per la prima volta hanno capito veramente
cos’è la musica sacra. Ho ricordato questo momento per dire
che è importante lasciarsi andare e non fingere, e ciò succede
solo quando si raggiunge la compattezza del gruppo.
Arriviamo così al concorso di Arezzo. Il gruppo ha iniziato a
fare concorsi quando ho percepito che era giunto il momento
di farlo, c’era la necessità di andare oltre, di fare qualcosa di
più impegnativo. Nel 2004 abbiamo affrontato il concorso di
Zagarolo. I ragazzi erano nella fase di passaggio da coro di
voci bianche a coro giovanile. L’anno dopo abbiamo vinto il
concorso nazionale di Vittorio Veneto con un pari merito.
Vincendo Vittorio Veneto abbiamo avuto la possibilità di
partecipare al concorso internazionale di Arezzo. Non era il
momento giusto per il coro, ma è stato un grandissimo salto
di qualità, i ragazzi hanno studiato tantissimo perché
volevano affrontare al meglio questa prova. Ci è servito da
ogni punto di vista, è
stato un grandissimo
momento. Non
eravamo all’altezza di
poter competere con gli
altri cori, ma comunque
rimane un ricordo
estremamente
importante e prezioso.
Dopo Arezzo ho
proposto alle più
“vecchie” e a quelli
particolarmente bravi
5
di provare a cantare in ottetto, perché in loro in particolare
avevo sentito forte la spinta a crescere che avevano ricevuto
dall’ascolto dei grandi cori presenti al concorso. È stato un
passaggio impegnativo dal punto di vista didattico ma che ha
portato loro molta soddisfazione e tra l’altro anche un premio,
quello del primo concorso internazionale di Vittorio Veneto
per i gruppi vocali.
Lo sviluppo naturale del Gve è lo JanuaVox, il coro giovanile
misto. Le ragazze hanno espresso il desiderio di cantare
anche con le voci maschili, e in contemporanea alcuni maschi
del coro di voci bianche hanno mutato la voce. In totale oggi
ci sono dodici ragazzi, tra tenori e bassi. C’è una grandissima
gioia ed energia da parte di tutti. Questo ancora una volta
dimostra che bisogna sempre fare le cose pensando a chi si
ha davanti. Fino a un paio di anni fa non pensavo proprio che
avrei formato un coro giovanile misto…
Una piccola nota: io sono una maestra severa. Amare i propri
coristi dà il permesso di essere severi. Sono molto
disciplinata, mi preparo molto e pretendo disciplina e
preparazione da parte loro. Sono molto onesta con loro,
dichiaro sempre gli obiettivi, li rendo partecipi delle scelte di
percorso, ma al contempo pretendo la costanza, il mantener
fede all’impegno.
Lo spartito è la nostra “verità ultima”, ma la musica, e qui sta
la sua unicità, è nuova e viva in ogni esecuzione. Per questo
ritengo che, quando vi è la certezza e la tranquillità di aver
fatto tutto il possibile per prepararsi al meglio, quando nella
fase dello studio si è andati davvero a fondo di ciò che è
scritto, nel momento del “far musica”, che sia un concerto o
un concorso, si possa godere finalmente la trasformazione di
se stessi nell’essere musica e si possa essere finalmente liberi
di volare.
dossIER
7
Fare delle riflessioni, porsi delle domande riguardo la coralità giovanile, è una grande sfida,
considerato che la realtà giovanile è in continuo e costante mutamento. Ma non vorrei
dilungarmi su questo aspetto perché penso ne siamo tutti perfettamente consci… Vorrei invece
partire da una considerazione che non conosce limiti temporali ed è e sarà sempre attuale:
«Sappiamo come fin dalla più tenera età, il cantare in coro rappresenti uno dei momenti più
qualificanti del processo educativo dell’individuo. Se la voce e il corpo costituiscono il mezzo
più idoneo e accessibile per attuare il miglior approccio alla musica in età precoce, il canto
corale è la forma più spontanea ed espressivamente perfetta per raggiungere tale obiettivo.
Imperniato com’è sulla partecipazione totale della mente, il canto corale sviluppa infatti
l’attenzione, la concentrazione e la riflessione mentale, le facoltà logiche e percettive, la
memoria e l’orecchio, l’intuizione, la prontezza di riflessi. L’esperienza corale intesa come
rapporto diretto con il suono è dunque elemento importante per la formazione globale
dell’individuo…»
Partendo da questa considerazione di
Giovanni Acciai, lo scorso anno (2007, ndr) in
seno alla Associazione Gioventù in Cantata di
cui sono Direttrice Artistica, ho pensato di
fare un’indagine conoscitiva approfondita –
attraverso un questionario articolato in 44
domande – sui vari aspetti che animano
questa realtà corale. Per darvi un’idea in
numero, sono più di un centinaio i ragazzi
che la frequentano con un ventaglio d’età ampio, dai 4 ai 24 anni.
I motivi che mi hanno spinto a fare questa ricerca sono diversi: migliorare la proposta educativa;
indurre a una riflessione il cantore e la famiglia; avere delle conferme; raccogliere idee,
osservazioni, critiche; capire se il percorso intrapreso è compreso e condiviso; una curiosità
personale (credo non si debba mai dare nulla per scontato!).
Il motivo per cui vi parlo di questa indagine è perché penso sia utile partire da dei dati
oggettivi, che aiutino a fare delle riflessioni affinché il coro possa diventare una realtà che
coinvolge, educa, entusiasma e appassiona!
Credo sia importante, quando si lavora con una fascia giovanile, tenere alto nei ragazzi
l’entusiasmo che genera curiosità… Dalla curiosità scatta la voglia di conoscere, di imparare.
E le risposte raccolte ci indicano una possibile strada. Ecco, riassumendo, alcuni dati
particolarmente significativi: da un lato l’adesione alle proposte del gruppo è più duratura nel
tempo in soggetti che iniziano presto la loro attività (8 anni); dall’altro, il cantare in un coro con
ragazzi di età diverse (non solo coetanei) rappresenta per tutti un vantaggio. Per quanto
riguarda il repertorio, i ragazzi amano la varietà perché crea arricchimento e stimola la curiosità.
Risultano in ordine di preferenza: 1. pop-musical; 2. spiritual-jazz; 3. polifonia moderna,
contemporanea; 4. canto popolare; 5. polifonia classica, sacra.
Dalla curiosità scatta la voglia
di conoscere, di imparare.
il coro
per i giovani
di Cinzia Zanon
Come essere realtà associativa
che coinvolge, educa,
entusiasma e appassiona
Preferenze musicali
per fasce d’età
Fascia 1
(8-10 anni)
Fascia 2
(11-14 anni)
Fascia 3
(15-18 anni)
Fascia 4
Oltre 18 anni
Polifonia classica sacra
19%
19%
24%
38%
Polifonia moderna
contemporanea
21,5%
32,5%
16%
30%
Popolare
28,5%
33,5%
19%
19%
Pop musical
19,5%
33,5%
23%
23%
Spiritual / Jazz
21,5%
33,5%
19%
26%
8
72,5%
88%
Polifonia classica sacra
Polifonia moderna contemporanea
36%
Popolare
64%
Pop musical
36%Spiritual / Jazz
Dai risultati emerge che l’elemento
coreografico durante i brani è un
componente positivo che soprattutto
piace (54%), diverte (57%) e arricchisce
il brano (62%). E su questo aspetto ho
maturato un’esperienza breve ma direi
intensa: è un cammino stimolante,
faticoso per i tempi che richiede, ma il
coinvolgimento emotivo è altissimo e
oltre a sviluppare ulteriori capacità
espressive mette in campo più
competenze. A livello educativo credo
sia importante percorrere anche questa
strada, mi sento un po’ pioniera in
questo campo (esigenza nata dal
Gioventù in Cantata____
È una formazione nata a Marostica (Vi) nel
1971 che ha come finalità principale quella
di “educare con la musica”. Promuove e
sviluppa l’educazione corale dei ragazzi
attraverso varie proposte, nel corso degli
anni si è progressivamente trasformata sino
a divenire una vera e propria scuola di
“musica corale” che non seleziona ed è
caratterizzata dalla costante ricerca di
nuovi repertori e di nuove forme di
espressione artistica. Ne risultano un vasto
repertorio e un ricco ventaglio di proposte,
dal genere più classico fino alla musica
contemporanea, interpretate con personalità grazie all’innesto, nella pratica musicale,
di nuovi elementi di teatralità, gestualità e
movimento. Il gruppo è altresì promotore di
importanti eventi musicali (incontri corali
internazionali, poesia in canto, ecc.) con la
consapevolezza che dall’incontro tra realtà
diverse possano nascere rapporti di
reciproco arricchimento. Accanto all’attenzione per l’approfondimento e il miglioramento vocale e artistico, viene costantemente sottolineato il valore educativo del
“fare coro”: bambini, ragazzi e giovani
vengono guidati nel condividere fatiche, nel
riconoscere regole di comportamento e di
relazione per raggiungere tutti assieme
risultati e soddisfazioni comuni.
confronto con altre belle realtà). Riporto
ora i risultati di alcune risposte.
Quali momenti ritieni significativi,
nell’attività corale, per il tuo percorso
di crescita o formazione e perché?
1 Tournée e gemellaggi: possibilità di
viaggiare, conoscere persone nuove
e nuove realtà (Brasile, Argentina
2001; Germania, Finlandia, S.
Pietroburgo 2002; Chicago e
Toronto nella zona dei grandi laghi
2004; Giappone, Tokyo, Shizuoka
2007… ma anche gli spostamenti
più brevi fatti in Italia e in Europa).
2Vacanze-studio: stare insieme e
studiare la musica divertendosi
(aggiungo: senza televisione,
telefonini, computer, messenger… si
tratta di soggiorni di qualche giorno
o di una settimana. Si pongono
come un’ulteriore occasione per
approfondire insieme i vari problemi
di tecnica vocale e allestire nuovi
brani da inserire in repertorio.
È un’esperienza importante per
favorire una crescita personale e di
gruppo: si condivide tutto e si
superano insieme le difficoltà che si
possono incontrare; contribuisce a
una sicura continuità negli anni
della loro attività musicale e corale).
3 Prove: migliorarsi e interagire col
gruppo.
4 Concerti: possibilità di dimostrare le
capacità.
5 Concorsi: per mettersi alla prova.
6Gite, cene e feste: approfondire la
conoscenza dei compagni di coro.
Prova a descrivere ciò che più ti
lega all’attività di questa associazione.
In ordine di importanza: 1. amicizie
all’interno del gruppo; 2. passione e
amore per la musica; 3. divertimento;
4. soddisfazioni e successo; 5. viaggi.
Credo di non dire nulla di nuovo
nell’affermare che noi direttori siamo i
principali responsabili dell’andamento
del gruppo che dirigiamo: non esistono
ricette, trucchi comodi; è un’avventura
straordinaria dal punto di vista umano e
musicale ma richiede grande equilibrio
personale, energia, passione e un
costante aggiornamento. Dobbiamo porci
l’obiettivo di essere educatori attenti,
propositivi per sviluppare competenze
musicali attraverso: l’entusiasmo e la
gioia; continue, intransigenti e
competenti indicazioni tecnico-musicali
per educare al “bello”; la scelta di un
repertorio adatto, avendo anche fiducia
nelle capacità dei ragazzi. Questo solo
per citare alcuni aspetti… Allo stesso
tempo dobbiamo “escogitare” proposte
allettanti che sviluppino la positività
dello stare insieme (vacanza studio,
tournée…), cercando di coinvolgere
anche le famiglie (senza avere
interferenze da un punto vista artistico),
e che mettano il gruppo in confronto con
altre realtà nello spirito dell’incontro
(rassegne, scambi, ho qualche riserva
sui concorsi…). In questa direzione devo
constatare con piacere che Feniarco si
sta già movendo da tempo
incrementando notevolmente le
manifestazioni. Alcune ulteriori proposte?
Ad esempio avere una rete nazionale di
cori giovanili disponibili a scambi
(vetrina…); il più delle volte, se questo
succede, è grazie alle conoscenze
personali… Inoltre si potrebbe proporre
un seminario di studio tenuto da
persone che hanno già percorso con
ottimi risultati strade nuove (Karmina
Silec, Slovenia; Doreen Rao, Usa). Infine,
bisognerebbe trovare il modo di avere
finanziamenti per ridurre costi e
organizzare meeting. Con questo
intervento, spero di aver dato degli
spunti utili di riflessione; questo è ciò
che scaturisce da un’esperienza
ventennale e da una passione per il
lavoro che ho la fortuna di svolgere…
Questa è una verità e come dice Goethe
«la verità è un diamante che brilla in
diverse direzioni», ognuno di noi penso
abbia da raccontare delle piccole verità:
l’importante è che le nostre verità
abbiano in sé la forza di coinvolgere,
educare, entusiasmare e appassionare i
giovani d’oggi!
cantare per
conoscere e conoscersi
cant
per c
Canto, dunque sono!
di Silvana Noschese
Prima di cominciare un grazie alla Feniarco
che mi ha invitato a raccontare la mia
esperienza con i cori giovanili e un grazie
particolare a Gino Prezzi della Federazione
Cori del Trentino che mi ha dato l’idea e lo
slancio per proporre un concorso per cori
giovanili al sud.
Quanto sono importanti la musica e il canto
nel processo di crescita e di individuazione di
sé dell’adolescente? Come nasce la mia
esperienza?
Come si sa nella vita gli incontri sono
determinanti e io mi ritengo una persona
fortunata. La mia storia musicale è tutt’oggi
contrassegnata da incontri con maestri che
mi hanno incoraggiata, sostenuta, guidata…
Un ricordo vivo risale agli anni di liceo
quando, nelle ore di supplenza, il prof. Dante
Cianciaruso, un docente di storia dell’arte e
anche esperto di polifonia, ci introduceva con
leggerezza e giovialità all’arte del cantare in
coro facendoci eseguire villanelle, chanson,
canzonette. Ci presentava i brani
raccontandocene i “segreti”: cosa quella
musica esprimeva, cosa la rendeva divertente,
appassionante o coinvolgente. Il mio rapporto
con la musica antica, con la polifonia, con il
coro, ha avuto inizio in quel periodo.
Memore di quell’intensa e ricca esperienza,
ho fatto in modo, non senza difficoltà, che la
mia realtà corale diventasse non solo un
luogo di crescita vocale e musicale, ma che
offrisse continue opportunità formative: una
sorta di laboratorio permanente per futuri
direttori e non solo.
Costruita la squadra abbiamo cominciato a
esportare contenuti e competenze dando
inizio in città a una serie di laboratori corali
preso le scuole superiori. La storia
continuava, l’esperienza si ripeteva e nuovi
giovani riprendevano a cantare. Un sogno nel
cassetto prendeva dunque corpo e voce.
Uno dei primi laboratori, realizzato ancora
una volta in un liceo salernitano, grazie anche
alla presenza di un docente che condivideva il
nostro progetto e lo sosteneva, si è
trasformato in seguito in un gruppo giovanile
vero e proprio: gli ad libitum che tuttora
continua a cantare.
In seguito la formazione in musicoterapia prima
e in psicofonia poi hanno arricchito di nuovi
aspetti la mia formazione musicale generando
diverse svolte nella mia vita professionale.
Naturalmente il mio lavoro e anche il mio modo
di lavorare è cambiato con me. Oggi mi piace
DOSSIER
10
pensare alla coralità come una “realtà
circuitante” che mette insieme aspetti umani
e musicali del comunicare, conoscere,
coinvolgere.
La voce è uno strumento, si recita in tutti i
testi, ma la voce è anche il nostro personale
strumento, aggiungo, nostro perché è dentro
di noi, è la nostra impronta.
Cercare, trovare e usare consapevolmente la
propria voce aiuta a individuarsi e conoscersi:
i due processi sono strettamente collegati.
Ritengo sia una grande ricchezza poter
trasferire tutto questo ai giovani che sono
continuamente alla ricerca della propria
identità.
Il canto è un potente mezzo di trasmissione:
il suono contagia e i più giovani hanno
l’opportunità di nutrirsi anche della ricerca
vocale dei più grandi in particolare poi se si
ha la fortuna di cantare insieme nella stessa
associazione, com’è accaduto nell’Estro
Armonico. Si crea quindi una sorta di
contaminazione reciproca, fondamentale per
crescere, anche perché quando si cresce si ha
bisogno di riferimenti, di ideali.
Nel canto, col canto lo scambio tra
generazioni si arricchisce e il senso stesso
della vita acquista continuità umana e
culturale.
I giovani hanno bisogno di chi li accompagna
e faciliti la strada senza sostituirsi a loro.
Liberi di sperimentare, ma solidi nella
certezza della presenza di una guida.
Noi come direttori di coro abbiamo la
responsabilità non solo della voce ma in
qualche modo di tutta la persona.
La parola persona ci richiama al significato
originario del termine: persona è chi si
esprime attraverso il suono; siamo veramente
e interamente persone quando la nostra voce
ci “abita”, ci racconta, ci rappresenta.
Educare la voce è aiutare a far-la/ci emergere,
far-la/ci crescere, proprio come educare se
stessi.
Il giovane che canta acquista grande fiducia
in sé perché cantando:
– sviluppa l’ascolto, la tolleranza, il rispetto,
il lavoro d’insieme;
– si allena alla presenza di diverse voci;
– conquista la capacità di fare e creare
“musica” inventando testi, melodie e
coreografie;
– si esprime anche individualmente;
– socializza e si confronta con altre realtà
musicali e non;
canoni parlati e cantati, soprattutto con
ragazzi che non hanno mai cantato prima, per
poi passare alla polifonia a due e a tre voci di
genere diverso.
Quando l’adolescente (e non solo) scopre la
propria voce, trova o ritrova la propria
identità, apre i propri canali comunicativi ed
espressivi, nasce nei confronti del maestro un
sentimento di riconoscenza, come se il
comune viaggio offrisse l’opportunità di vera
e propria una rinascita.
Ed è proprio vero che il coro facilita la nascita
di una nuova identità, individuale prima
collettiva poi. È il frutto dell’incontro di tante
realtà e personalità vocali che dialogano, si
incontrano, si scontrano, si intrecciano,
comunicano. Attraverso un meticoloso lavoro
di ascolto, emissione controllata si passa
dall’identità vocale “singola” a un’identità
vocale di “gruppo”.
– apprende a partecipare e sviluppa il senso
del collettivo;
– si educa alla pace, alla convivenza.
Torniamo però ai laboratori. Solitamente,
dopo il primo approccio, proponiamo un
questionario di autovalutazione.
Il ragazzo ha così la possibilità di interrogarsi
su di sé e sulla sua voce e il conduttore può
acquisire le prime informazioni sui
componenti del futuro coro.
Tra le domande: Che rapporto ho con la mia
voce? Sono stato incoraggiato o represso
nell’espressione della mia voce attraverso il
canto? In quali luoghi sono stato represso o
incoraggiato? Che emozioni provo quando
canto? La mia voce varia in rapporto al
contesto in cui sono? In che modo la voce
esprime le diverse emozioni? Posso utilizzare
il mio corpo, il movimento, per stimolare la
voce? È possibile modificare e migliorare la
qualità della mia voce (spesso i ragazzi
pensano che la loro voce sia brutta e basta)?
Per quanto riguarda il repertorio inizialmente
può essere utile partire dalle “competenze”
espresse dal gruppo stesso. Si può
individuare un brano che possa diventare il
leitmotiv del coro. Spesso uno dei primi brani
che si eseguono, anche se semplici, diventa
la carta d’identità del nascente coro.
Si può proseguire poi ricorrendo a melodie
semplici e lineari, facilmente memorizzabili, o
Una volta preso atto del successo che in città
cominciavano ad avere i diversi laboratori
abbiamo cercato un’idea che potesse sia fare
da incentivo per la nascita di altre esperienze
corali scolastiche sia da occasione di incontro
per le diverse realtà locali e non solo.
Da qui nasce Il Cantagiovani, rassegna
nazionale a premi organizzata da tre diverse
associazioni salernitane per cori scolastici
Estro Armonico, Laes e Raga patrocinata da
Comune e provincia e sostenuta dalla
Feniarco.
Tra le caratteristiche della rassegna, la
presenza di una giuria di giovani scelti tra le
diverse scuole salernitane e l’introduzione,
accanto ai diversi premi, di un premio
speciale per la musica antica. Tale premio,
intitolato proprio al professore Dante
Cianciaruso, ha il senso di un omaggio alla
figura di maestro che ha fatto cantare con
competenza e leggerezza insieme diverse
generazioni, ma anche di continuare a
incentivare e stimolare le nuove generazioni a
esplorare questo “intramontabile” genere.
Alla prima edizione nazionale c’è stata la
presenza di vari cori italiani.
Riporto gli obiettivi culturali e formativi scritti
nella brochure di presentazione: progettare la
coralità;
educare alla coralità, intesa anche come
momento in cui si danno delle regole e si
apprende il rispetto e la tolleranza verso
l’altro; vivere la coralità come momento che
privilegia il collettivo.
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Le tre associazioni, insieme, hanno
“scommesso” sul coro e sulla coralità come
opportunità formativa (in questi termini le
diverse proposte nelle scuole);
come possibilità espressiva, (dare ai giovani
la possibilità di avere degli spazi in cui anche
individualmente ci si può esprimere attraverso
la voce è un privilegio di questi tempi);
spunto culturale grazie ai diversi repertori;
sintesi tra i linguaggi espressivi attraverso la
costruzione di spettacoli (con i giovani è
fondamentale e vincente lavorare sull’incontro
tra i linguaggi.
Il Cantagiovani oggi si muove in due direzioni:
cantare per conoscere e conoscersi,
(formazione attraverso i laboratori); cantare
insieme ascoltandosi (la rassegna-concorso).
I laboratori della prima edizione consistevano
in due lezioni concerto. Nella prima, dal titolo
“Se l’antico si rinnova, a noi tutti ancora
Trovare la propria voce
è come trovare se stessi.
giova”, un ottetto composto dal gruppo
vocale dell’associazione Estro Armoncio e
alcuni giovani degli Ad Libitum ha proposto
un excursus dal canto carnascialesco al
madrigale. Nella prima fase i cori ascoltavano,
nella seconda cantavano coadiuvati dai
cantori e da un video sul quale erano
proiettati i testi. La formula ha funzionato;
alla fine la lezione “partecipata” ha
consentito di ascoltare e apprendere in poco
tempo alcuni “fondamentali” della polifonia.
La seconda lezione è stata condotta dal
maestro Felix Resch sul tema “Il compositore
svela i segreti del mestiere”. A diretto
contatto col curioso pubblico il maestro ha
svelato i segreti del mestiere stimolando
contemporaneamente domande.
C’è stato anche il tempo per un momento di
canto d’insieme affidato alla brava e incisiva
Franca Floris.
Il successo di questa formula ci ha dato
l’input per procedere in questa direzione. Il
Cantagiovani è diventato per la nostra città
un’occasione formativa e divulgativa legato al
canto corale.
Per il futuro abbiamo dei sogni che stiamo
12
Persona_________
Deriva dal greco πρόσωπον,
prósōpon cioè maschera
dell’attore. Un’altra etimologia
è da ricercare nel termine
latino personare (per-sonare:
“parlare attraverso”).
Ciò spiegherebbe perché
il termine persona indicasse
in origine la maschera
utilizzata dagli attori teatrali,
che serviva a dare all’attore
le sembianze del personaggio
che interpretava, ma anche
a permettere alla sua voce
di andare sufficientemente
lontano per essere udita
dagli spettatori.
provando a trasformare in proposte:
continuare a far nascere nelle scuole
esperienze corali che possano
consentire di vivere esperienze
musicali; trovare occasioni per favorire
lo sviluppo di una competenza
musicale di base applicata alla voce e
al canto attraverso la conoscenza di
un repertorio ampio che spazi
dall’antico al contemporaneo con
adeguati collegamenti storico-culturali;
proporre spettacoli musicali orientati
sui diversi stili vocali o generi
musicali; coinvolgere nella Rassegna
anche cori giovanili non scolastici.
A conclusione una domanda a
ciascuno di noi. Cantori si nasce o si
diventa? Provo a dare la mia risposta.
Ciò che ho sperimentato e che
continuo a sperimentare è che
ciascuno di noi può diventare
cantore… se trova la persona giusta
sulla sua strada! Cantori si diventa
quando troviamo: chi accoglie desideri
e bisogni, anche quelli inespressi; chi
esorta a ritrovarsi insieme per
cantare; chi ha quella passione, quel carisma inestinguibile che aiuta e sollecita;
chi aiuta a dare voce a se stessi; chi ci insegna a cercare la personale voce, a
fonderla con gli altri, creando la dimensione collettiva propria della coralità.
Mi auguro e credo che questo sia l’augurio anche della Feniarco che ha promosso
questo convegno: che ci siano sempre più musicisti bravi a far cantare con
competenza e consapevolezza e a far incontrare le persone nel canto. L’obiettivo è
lungimirante ma tanti frutti cominciano già ad ascoltarsi.
Chiudo con una citazione: «tra le arti, la più difficile e la più vitale da apprendere
c’è l’arte magica dello stare insieme, ascoltando l’altro, rispettandolo, in vista di
una comune realizzazione; cantare insieme facilita tutto questo»!
i giovani
e i cori
giova
cori
nei paesi nordici e baltici
di Kaie Tanner
L’intervento di Kaie Tanner, segretaria generale dell’Estonian Choral Association,
riassume in sintesi quella che è la situazione attuale della coralità giovanile
e di voci bianche nei paesi nordici e baltici.
Si tratta di numeri importanti, significativi di una realtà corale
fortemente indirizzata verso la giovane età
e radicata nelle strutture scolastiche, soprattutto nei paesi baltici.
Pubblichiamo di seguito i dati rilevati dalla Tanner
e presentati durante il Convegno di Bassano.
In Estonia la maggior parte dei cori (circa il 70 %) sono cori di voci bianche e giovanili,
attualmente così suddivisi: 43 cori di ragazze; 90 cori misti; 97 cori di ragazzi; 235 cori di voci
bianche; 312 di bambini piccoli.
Anche a fronte di un calo numerico, negli anni ’90 l’Estonian Choral Association ha organizzato
diversi cori nazionali giovanili per sostenere e promuovere la diffusione dei cori giovanili
maschili, femminili e misti.
Il canto corale in Estonia si muove principalmente su due direzioni: da un lato è fortemente
presente nelle scuole, al punto che quasi tutte le scuole estoni hanno un coro; dall’altro vi sono
le grandi celebrazioni canore (Estonian Song Celebrations) che hanno luogo ogni 5 anni e
vedono la partecipazione di tutti i cori, per un totale di oltre 30.000 partecipanti e 100.000
uditori. In altre parole, oltre il 10% della popolazione nazionale.
In Lettonia la differenza tra i cori di voci bianche e i cori di adulti è addirittura maggiore: vi sono
infatti circa 350 cori di adulti (ca. 12.000 cantori) e 1.000 cori di voci bianche e giovanili (ca.
DOSSIER
14
32.570 cantori). Quindi tre quarti dei coristi
sono giovani e bambini. Inoltre:
– i cori di voci bianche e giovanili sono
scolastici e il canto corale è una materia
indipendente nel curriculum degli studi;
– è prevista un’educazione speciale per i
direttori di cori di voci bianche presso la
Latvian Music Academy;
– i direttori regionali sono sostenuti dallo
stato;
– i governi locali danno un grande sostegno
alla musica corale.
Diversi gli eventi rivolti ai cori di bambini e
giovanili:
– festival per cori di ragazzi, anche per le
scuole secondarie (ogni 5 anni);
–Children’s Song and Dance Celebration
(ogni 5 anni);
– festival ed eventi per cori
di ragazze (annuali)
– concorsi locali e altri eventi
regionali (annuali)
Organizzazione responsabile è il Ministero
dell’Educazione.
Diversa la situazione in Lituania, dove il
numero di cori giovanili e di voci bianche,
per lo più scolastici, sta diminuendo negli
ultimi anni. Non vi è un’organizzazione
responsabile, perfino l’organizzatore del Song
Celebration viene scelto separatamente per
ogni evento.
Spostandoci nei paesi nordici, troviamo che in
Norvegia non ci sono cori professionisti. Il
sostegno statale a favore del canto corale è
Eventi_______________________________________
Youth Song Celebrations per cori giovanili e di voci bianche (Estonia,
Lettonia, Lituania). Si svolgono ogni 4/5 anni.
International Choir Festival “Tallinn…” (Estonia, annuale)
International Girls’ Choirs Festival a Riga (Lettonia, annuale)
International Choir Festival a Bergen (Norvegia, biennale)
Norbusang per cori giovanili e di voci bianche (paesi nordici, annuale;
avviato nel 1987)
Nordklang per cantori dai 15 anni di età (paesi nordici)
Nordic-Baltic Choir Festival per cori misti (paesi nordici e baltici;
ogni 2/3 anni)
forte, con uno stanziamento di 2,3 milioni di
corone norvegesi, ai quali si aggiungono
ulteriori finanziamenti per il programma di
apprendimento permanente.
Più problematica è l’educazione dei direttori
di coro, limitata a corsi di 1-2 anni (1-2 lezioni
settimanali) o a corsi semestrali da 30 Ects
(sistema europeo di accumulazione e
trasferimento dei crediti).
L’Islanda è veramente un paese cantante: con
una popolazione di circa 310.000 abitanti,
conta infatti 200 cori con circa 6.000 cantori.
Più diffusi sono i cori maschili e femminili (il
Organizzazioni________________________________________
Estonia: sezione dei cori scolastici dell’Estonian Choral Association
Lettonia: Ministero dell’Educazione, Folk Art Centre, Latvian Choral Association
Lituania: Ministero dell’Educazione, Lithuanian Choral Association (ma non c’è
un’organizzazione responsabile)
Paesi nordici: Norbusam (Associazione nordica dei cori di voci bianche e giovanili)
Norvegia: Nobu (Associazione norvegese dei cori giovanili e di voci bianche)
Svezia: Sveriges Körförbund (Associazione corale svedese)
Finlandia: Associazione dei cori giovanili interna alla Susasol (Associazione finlandese dei
musicisti amatoriali)
Danimarca: Dabu (Cori danesi di voci bianche e giovanili), Fuk (Cori di voci bianche e
giovanili della chiesa danese, 480 cori membri) e Kor72-U (organizzazione per cori
giovanili). L’organizzazione ombrello è la Daku (Federazione danese corale amatoriale)
con 30.900 membri.
numero di coristi può raggiungere i
120), tuttavia la tendenza attuale
privilegia i cori da camera.
Tutti i compositori islandesi scrivono
musica corale e i cori commissionano
loro dei brani. C’è un’attiva vita
concertistica: ad esempio nel 2006 ci
sono stati 738 concerti corali in Islanda.
Tuttavia, per quanto riguarda la coralità
infantile e giovanile, va rilevato che vi è
un solo coro di bambini.
In Finlandia non c’è sostegno statale
alla musica corale, né cori professionisti
(il Coro da Camera della Radio
Finlandese è esistito dal 1962 al 2005).
In Svezia la maggior parte dei cori sono
legati alla chiesa, una parte più piccola
alla scuola. I trend odierni sono la
musica popolare (sia svedese che
estera) e la creazione di nuove e a volte
stravaganti tipologie corali (cori per la
salute, cori gay, cori da palcoscenico,
cori per persone stonate ecc).
15
Estonia
Lettonia
Lituania
Norvegia
Svezia
Finlandia
Danimarca
Grande attenzione è rivolta ai cori di
voci bianche, ma anche il numero di
cori femminili sta aumentando. Il
problema è, anche qui, l’educazione dei
direttori: la maggior parte degli
insegnanti di scuola non ha competenza
musicale e circa un quarto degli
insegnanti di musica non è in possesso
di un’istruzione pedagogica.
DOSSIER
16
Comunicare la musica
di Marta Benciolini
docente di musica al
Liceo Ginnasio Scipione Maffei di Verona
La musica, universalmente ritenuta una fra le cose belle dell’esistenza, è anche una
preziosissima risorsa per la crescita e la formazione delle persone.
Riflettendo sul come e perché sia possibile e utile fare musica anche nella scuola superiore, è
necessario chiedersi quali siano le potenzialità educative di questa risorsa, per poter procedere
nella proposta didattica con una salda e fondata motivazione. Ci chiediamo quindi: che cosa fa
la musica? Quali sono i suoi benefici?
Quella dei suoni è un’esperienza complessa che ci coinvolge sul piano corporeo, emotivo,
cognitivo e relazionale.
Consideriamo dapprima il legame con il corpo, partendo da una semplice considerazione:
qualsiasi bambino sufficientemente piccolo reagisce ai suoni con il movimento. È sorprendente
vedere bimbi che non sanno ancora camminare né parlare, muoversi istintivamente non appena
nella stanza risuoni della musica. Questo significa che fra le due dimensioni, quella sonora e
quella del movimento, esiste un
legame stretto, quasi ancestrale. Ma
anche in seguito è frequente
sperimentare come la musica generi
energia motoria e spinga verso il
movimento (eppure ai concerti siamo
costretti a rimanere fermi per un
tempo innaturale, con l’applauso come
unico mezzo consentito per scaricare
tutta l’energia che la musica ci ha
trasmesso... non così se si tratta di repertorio “leggero” rispetto al quale invece è “permesso”
esprimersi anche attraverso il corpo).
La musica aiuta ad armonizzare i movimenti, a renderli più belli e a trarne piacere; scioglie, più
facilmente di tante parole, le resistenze che alcune persone hanno verso l’esperienza del corpo
che si muove.
In virtù di questo legame (spesso trascurato per una persistente dicotomia fra mente e corpo
che enfatizza di questo linguaggio un approccio razionale), è possibile “tradurre” ogni concetto
musicale in movimento: l’altezza dei suoni, l’intensità, i timbri, il ritmo, la modalità (maggiore e
minore) le infinite sfumature delle velocità, ma anche la forma, la polifonia, la dinamica, tanto
per citarne alcuni, sono aspetti musicali che si prestano a essere trasformati in concrete e assai
divertenti esperienze motorie.
Vale la pena di ricordare che ciò che si vive attraverso il corpo lascia una traccia profonda e va
a costituire una sorta di memoria assai preziosa.
Quella dei suoni è un’esperienza
complessa che ci coinvolge sul piano
corporeo, emotivo, cognitivo e relazionale.
Ma la musica incide profondamente anche – e forse soprattutto – sulla nostra sfera emotiva.
Essa è forse il linguaggio che più di ogni altro suscita emozioni in modo diretto, immediato;
secondo i romantici essa era la più romantica delle arti proprio per questo suo splendido potere
di emozionare, commuovere, rasserenare, turbare... Fare musica può aiutare a riconoscere,
esprimere le emozioni, o anche soltanto a darvi un nome.
Dire che un pezzo ci suona desolato, gioioso, vitale, dolce, può aiutarci a riconoscere dentro di
noi la desolazione, la gioia, la vitalità, la dolcezza.
Bambini e ragazzi che faticano a trovare il modo di esprimere i loro stati emotivi possono
trovare nell’esperienza musicale (nel canto prima ancora che nella pratica strumentale) un
canale importante di comunicazione ed espressione. Con i ragazzi più grandi, l’esperienza di
raccontare le proprie impressioni dopo un
ascolto, è sempre piena di sorprese: quello
che per uno di loro suona come triste, a un
altro può sembrare sereno, un brano che fa
immaginare a qualcuno un mare in tempesta
può suggerire ad altri immagini legate alla
città ecc...
In questo senso non esiterei a definire la
musica come uno (ma certamente non l’unico)
strumento di auto-conoscenza.
La musica stimola l’intelligenza; questo è un
argomento che ha suscitato un ampio
dibattito fra specialisti e che ha trovato
spazio anche sulla stampa (dove è stato
talvolta esageratamente amplificato e/o
semplificato): si è parlato di “effetto Mozart”
riferendosi a esperimenti nei quali soggetti
sottoposti all’ascolto o alla pratica di
repertorio di questo compositore hanno
rivelato un rendimento nettamente superiore
– rispetto a gruppi di controllo – a svariati
test di intelligenza.
La relazione fra musica e intelligenza è stata
portata alla ribalta da quando si è cominciato
a compiere studi più scientifici e sperimentali
sul cervello, e sul cervello dei musicisti.
Questi studi hanno in parte confermato ciò
che da tempo si era già intuito, e cioè che lo
studio della musica influisce positivamente
sullo sviluppo dell’intelligenza, soprattutto se
proposto in età precoce e se protratto nel
tempo.
Per le ragioni a cui accennavo prima si deve
riconoscere che la musica è una delle poche
esperienze che ci coinvolge in tante
dimensioni contemporaneamente; sembra che
stimolando insieme l’aspetto emotivo
(governato dall’emisfero destro, dove
risiedono le zone deputate alle emozioni, ai
linguaggi non verbali, alla conoscenza
intuitiva, alla percezione globale della realtà)
e quello razionale (di competenza del sinistro,
la sede di controllo del pensiero astratto,
logico-matematico, delle capacità di analisi
ecc.) essa favorisca un rapido e continuo
scambio neuronale fra le due zone,
mantenendo vivi e vitali neuroni che
altrimenti andrebbero a morire, già in età
evolutiva. Nello specifico, la parte della
musica legata alla melodia (la parte più
“commovente” della musica) stimolerebbe in
particolare l’emisfero destro; quella legata al
ritmo e all’armonia (la parte “razionale” della
musica) il sinistro.
17
Al di là della possibilità di dimostrare
sperimentalmente questi fenomeni, si è
osservato come la pratica musicale incrementi
nei ragazzi le capacità di concentrazione,
ascolto, astrazione e analisi.
Tutti sappiamo che l’esperienza del suonare
(anche un piccolo pezzo di poche battute)
richiede una notevole abilità e una grande
capacità di concentrazione; ma anche altre
esperienze, come per esempio analizzare un
brano musicale, saper distinguere una
melodia da un accompagnamento, o
individuare due o più voci diverse in un
contesto polifonico, saper riconoscere temi
simili, distinguere i timbri orchestrali, isolare
la struttura formale di un pezzo ecc. sono
esercizi importanti per la formazione
dell’intelligenza musicale, che contribuisce
alla formazione dell’intelligenza globale.
La musica educa anche alle relazioni sociali.
Alcune ricerche hanno dimostrato che nei
gruppi dove si fa musica cresce la capacità di
cooperare e di ascoltarsi reciprocamente e
cala drasticamente il livello di competizione e
di aggressività.
Non è difficile crederlo dopo aver visto al
lavoro un gruppo di musica di insieme o un
coro. Suonare insieme vuol dire partire
insieme... se si canta, addirittura respirare
insieme (cioè fare insieme il gesto più intimo
e istintivo); ascoltarsi e capire che l’insieme
riesce solo se ci sono tutti; non sovrastare
l’altro; mantenere un tempo comune e
DOSSIER
18
aspettare il proprio turno; saper
dialogare musicalmente; sentirsi
necessari ma nello stesso tempo non
autosufficienti... accettare che chi
suona quattro battute sia importante
quanto chi suona quattro pagine (il che
ovviamente non significa uguale... ma
ugualmente importante).
Per queste ragioni accade
frequentemente di verificare – con
grande soddisfazione – che quello che
era un insieme indistinto di elementi
facendo musica diventa una squadra,
una cordata, un tandem.
Infine l’ultima risorsa della musica che
vorrei considerare è quella di educare al
senso del bello.
Oggi siamo tutti velocemente formati al
senso dell’utile, dell’efficace, del
produttivo. Sono dimensioni importanti.
Ma perché non spendere del tempo
anche per formare quest’altro tipo di
sensibilità?
Farò un esempio concreto: spiegando il
barocco mi capita spesso di spiegare
che una delle caratteristiche di questo
stile è esprimere con trenta parole un
concetto che può essere detto con tre.
Ora, che bisogno c’è di tutto questo
spreco di parole, di note? Nessuno:
semplicemente è bello; inutile, ma
bello. Far apprezzare il gusto barocco a
dei ragazzi che abitualmente
comunicano via sms con il minor
numero di parole nel minor tempo
possibile, credo sia un obiettivo
importante.
E sicuramente un individuo sensibile
alla musica sarà aperto alla poesia, alla
letteratura... all’arte visiva... alla
pittura... perché le corde che vibrano
per la musica non sono lontane da
quelle di questi altri linguaggi...
La musica non fa parte delle cose
necessarie, e si può vivere anche senza
di essa. È però fra quelle cose che
rendono la vita ricca e più piena,
rischiando un termine forse abusato
vorrei dire più felice. E un’esistenza
piena più difficilmente andrà sprecata.
Un’esperienza concreta
Ora, abbiamo questa risorsa da un lato
e delle persone (bambini, ragazzi)
dall’altra... Ci chiediamo: come (eterno
problema della didattica...) riuscire ad
avvicinare alla musica ragazzi/e
di 14-17 anni?
Ecco, in poche parole, il resoconto di
un’esperienza concreta vissuta
in questi anni.
Il programma è stato messo a punto
tenendo presente che questi ragazzi
non faranno i musicisti, e quindi
evitando loro quei saperi tecnici che
non sarebbero utili (per esempio, la
lettura delle note, ma anche la
grammatica musicale, le biografie, i
dati, gli elenchi di opere... che sono
conoscenze difficilmente “spendibili” da
una utenza come questa) e focalizzando
l’attenzione su ciò che serve per fruire
e godere della musica (anche quella
che già ascoltano!) in modo più attivo e
consapevole, ad allargare il loro
orizzonte in uno sguardo
interdisciplinare per mettere relazione
la musica con gli altri linguaggi.
Primo passo: musica e movimento
La proposta, nella consapevolezza del
legame che poco fa ho definito
“primitivo” fra musica e movimento,
intende dare spazio alle dimensioni più
istintive e immediate del nostro
rapporto con i suoni, facendo conoscere
e sperimentare – nel senso più concreto
possibile – alcuni concetti musicali.
Poiché come già detto poc’anzi, ciò che
si vive attraverso il corpo lascia in noi
una traccia profonda, l’esperienza vuole
creare una sorta di memoria sulla quale
costruire, negli anni successivi, concetti
più astratti.
Un ragazzo che avrà vissuto come
esperienze motorie alcune dimensioni
musicali (ad esempio, l’accelerando,
oppure la differenza di tensione fra la
tonica e la dominante, o la forma di un
brano) saprà più facilmente individuare
e riprodurre le stesse esperienze in
contesti musicali, anche quando i
concetti saranno presentati in modo più
teorico e “astratto”.
I contenuti di questo modulo consistono
quindi nella conoscenza di alcune
dimensioni del linguaggio musicale
(come la differenza fra il suono e il
silenzio, i concetti di altezza, intensità,
timbro, i concetti di lento e veloce,
maggiore e minore, l’accelerando e il
rallentando, gli aspetti legati al ritmo,
la melodia, l’armonia, ecc...) che
vengono tradotte in esperienze
corporee e motorie, per arrivare a
esprimere con il corpo anche gli stati
d’animo e le emozioni che la musica
suggerisce. In quest’ultima parte del
modulo si sconfina inevitabilmente con
altre esperienze come la danza,
l’espressione corporea, il mimo, il gesto
teatrale.
Il metodo è semplice; dopo aver
brevemente esposto il tema
dell’incontro, i ragazzi vengono guidati
a fare alcuni esercizi e – in seguito –
esperienze di ricerca e di
improvvisazione guidati dalla musica;
poi si verifica l’esperienza, si fa sintesi;
in questa fase vengono – se necessario
– introdotti i termini “tecnici”, ma solo
dopo che sono già stati sperimentati in
concreto.
In questo modulo l’approccio è
prevalentemente ludico.
Secondo passo: musica come linguaggio
Questo percorso intende analizzare le
strutture linguistiche della musica in analogia
o per differenza con altri linguaggi, verbali o
non verbali. L’obiettivo è quello di dare agli
studenti gli strumenti per ascoltare con
maggiore consapevolezza – e quindi con
maggior piacere – qualsiasi repertorio
musicale.
Si osserva e si ragiona prima di tutto sulla
materia prima: il suono, per scoprirne le
caratteristiche fisiche ed espressive; si passa
poi a “smontare” la musica nelle sue tre
dimensioni del ritmo, della melodia e
dell’armonia; si studia il concetto di forma e
si cerca di scoprire come si costruisce un
brano musicale. Infine si considera come il
linguaggio musicale possa essere messo in
discussione e le sue regole trasgredite come
peraltro accade a qualsiasi linguaggio. La
musica viene quindi presentata non come un
19
prodotto intoccabile, definitivo, inaccessibile,
ma viene “smontata e rimontata” insieme agli
studenti. In questo modo si portano alla luce
quelle strutture, quelle regole, in una parola
quella sintassi che i ragazzi conoscono già
senza saperlo, giacché la musica è come una
lingua materna nella quale tutti siamo
immersi da sempre e che in qualche modo
abbiamo sempre sentito.
Il metodo di lavoro prevede una breve
spiegazione teorica, dove ogni concetto viene
immediatamente esemplificato tramite esempi
musicali (anche brevissimi, di una sola nota),
al pianoforte o mediante cd.
Questo particolare è irrinunciabile: si evita di
cadere nell’errore di parlare di musica senza...
farla, mentre è importante a mio avviso
La pratica musicale incrementa nei
ragazzi le capacità di concentrazione,
ascolto, astrazione e analisi.
fornire un riscontro concreto e immediato –
proprio in termini sonori – di quello
che si dice.
Si propongono poi delle esercitazioni e degli
ascolti guidati in cui la classe è invitata a fare
qualcosa durante l’ascolto (immaginare,
trovare delle parole, individuare la forma,
scrivere, confrontare un brano con un altro,
disegnare, battere le mani, chiudere
gli occhi, ecc).
La consegna è una strategia importante per
mantenere la concentrazione e rimanere
“agganciati” al brano senza perdersi.
A questo punto vorrei spendere qualche
parola sull’esperienza dell’ascolto.
Non c’è altro modo di conoscere la musica se
non quello di ascoltarla, credo perciò che a
questo momento vada dedicata una grande
attenzione.
Generalmente i ragazzi non sono abituati a
considerare la musica come un linguaggio
autonomo e la utilizzano come sottofondo
per altre attività: come riempitivo, come
compagnia. Il più delle volte essa è utilizzata
come linguaggio secondario: in questo modo
le dedicano scampoli di attenzione e perdono
gran parte del suo messaggio.
In questo percorso invece vengono educati a
un ascolto diverso. Per esempio... a fare
20
silenzio durante la riproduzione del brano: è
banale... ma non è scontato; a fare silenzio
prima (un silenzio carico di attesa, di
curiosità...), a fare silenzio dopo (quello che
permette alle emozioni di sedimentarsi e di
non venire spazzate via...).
Naturalmente non si può nemmeno chiedere
troppo. È per questo che gli ascolti – salvo
qualche eccezione – durano pochissimo, un
minuto o due...
Solo verso la fine del modulo si riesce a
ottenere una concentrazione totale su un
intero tempo di sinfonia: ma è un traguardo
che deve essere preparato da lontano.
Terzo passo: storia del linguaggio musicale
L’obbiettivo di questo terzo modulo è quello
di far capire ai ragazzi che quello musicale è
un linguaggio vivo, in continuo movimento, e
quindi di seguirne le trasformazioni attraverso
il tempo.
Come accennato prima l’attenzione è
focalizzata non tanto sui fatti, sui compositori,
sulle opere, ma soprattutto sull’evoluzione del
linguaggio (utilizzando le conoscenze
acquisite l’anno precedente) in modo tale che
gli studenti siano in grado di capire la
concezione della musica in un tempo diverso dal loro.
Gli studenti imparano a relativizzare e a confrontare le loro opinioni, i loro gusti e le loro
sensibilità musicali; a capire che la “loro” musica è un anello di un lungo percorso che non è
certo terminato; ad abbattere le barriere fra la musica cosiddetta classica e quella cosiddetta
leggera, fra la musica colta e il jazz o il pop, perché la musica è un linguaggio vivo che trova
diversi modi e contesti di esprimersi, e si scoprono sorprendenti affinità di gusto anche con
repertori appartenenti a periodi molto lontani nel tempo.
Infine, studiare la storia della musica aiuta a capire la letteratura e la storia dell’arte. La musica
in molti casi rispecchia in modo immediatamente comprensibile i caratteri di alcuni movimenti
culturali o stili (ad es. barocco, romanticismo, impressionismo...) svolgendo una funzione di
cerniera fra questi due mondi, quello artistico e quello letterario.
Anche in questo contesto è fondamentale che tutto venga costantemente esemplificato
mediante ascolti brevi, attivi, concentrati.
Per quanto riguarda i contenuti, si affronta il repertorio dal medioevo ai giorni nostri,
parallelamente allo studio letterario, artistico e storico svolto dagli altri insegnanti, e nelle ultime
ore si lavora su brani musicali di oggi, proposti dagli stessi alunni, scelti fra quelli che ascoltano
quotidianamente.
Quest’ultima esperienza è molto importante per significare agli studenti due cose: a) che anche
la loro musica, e anche loro stessi sono dentro la storia; b) che il metodo di studio e di analisi
che abbiamo imparato finora può essere applicato a qualsiasi repertorio, è possibile cioè
analizzare una canzone di Laura Pausini con lo stesso rigore e con la stessa attenzione con cui
abbiamo analizzato una fuga di Bach.
L’obiettivo quindi non è quello portare gli studenti ad ascoltare la musica “classica”, ma dar loro
degli strumenti che li rendano più consapevoli, e quindi aperti e liberi da pregiudizi nei confronti
di qualsiasi repertorio, in fin dei conti di qualsiasi cultura.
l’entusiasmo
dei giovani
per la coralità
bruno
intervista a bruno zanolini
a cura di Mauro Zuccante
Caro Bruno, permettimi di iniziare la nostra conversazione nel nome di
Renato Dionisi. Hai avuto il privilegio di essere stato suo allievo prediletto e
collaboratore. Vorrei che tu accennassi alla sua figura, sottolineando la cura
che egli riservava alla musica corale nell’azione didattica.
Ho avuto il privilegio... Giuste parole che non hanno bisogno di aggiunte e
commenti (sarebbe necessario un “romanzo”), sicché – passando alle tua
ultima frase – posso solo testimoniare che la scrittura corale era per Dionisi,
allievo di Celestino Eccher, maestro di formazione romana, la base di ogni
possibile apprendistato (quanti corali mi ha fatto scrivere all’inizio...!), in virtù
del rigore che la scrittura corale impone e del relativamente più facile
compositorE
22
controllo che se ne può avere: in ciò
confortato anche dalla didattica
tedesca (Bach...) che del corale – e
del Lied – fa il fulcro di tutta
l’esperienza artistico-musicale.
Prima di conoscerti di persona e
come compositore, ho letto i tuoi
scritti. In particolare, ritengo che lo
studio su Luigi Dallapiccola1 metta
opportunamente in risalto il valore
della sua produzione corale. Quali
altri autori del Novecento ritieni
possano vantare un simile ruolo di
riferimento per la musica corale?
La formazione di Dallapiccola, nato in
Istria come Dionisi e colà nato per
similari motivi politici, risente
fortemente della grande tradizione
musicale mitteleuropea, che – per
quanto riguarda la coralità – all’epoca
poteva vantare a Trieste una
personalità quale il suo maestro
Antonio Illersberg. Nessuna meraviglia
quindi che i lavori per coro
rappresentino un momento decisivo
della produzione di Dallapiccola e
della messa a fuoco del suo
linguaggio (come lui stesso
riconosceva, arrivando a
complimentarsi (!?) con me per aver
messo in luce la cosa). Una situazione
simile, in altro ambiente e nel contesto
“romano”, riguarda Goffredo Petrassi,
altro autore-faro della coralità italiana
del ’900. Ma io direi che la musica
corale, a qualunque tradizione e a
qualunque autore dell’ultimo secolo
(Kodály, Berio, Penderecki,
Castiglioni...) si riferisca, ha il
vantaggio di porre sempre chiunque di
fronte a un dilemma decisivo e di
illustrarne il superamento (in maniera
diversa e con diversi risultati secondo
l’autore): come rimanere fedele ai
propri “fantasmi” espressivi, fatti
spesso di novità non facilmente
inquadrabili, facendo i conti con il
mezzo sonoro più naturale, antico,
“difficile” nella sua apparente
limitatezza e comunque duttile e
affascinante, che ci sia dato impiegare.
Soffermiamoci ancora sulle opere
teoriche. L’aspetto che apprezzo
maggiormente del tuo esaustivo
volume sul contrappunto vocale
cinquecentesco2 è che pone come
centrale la questione della coerenza
stilistica, prendendo a modello le
opere dei grandi autori della polifonia
rinascimentale. Pertanto,
indipendentemente dal periodo
storico di riferimento, credo che
costituisca un’ottima guida per la
formazione di un giovane
compositore, che ancora non ha
individuato una personale cifra
stilistica. Sei d’accordo?
Sono ovviamente d’accordo. Il limite
maggiore che Dionisi e io imputavamo
alla trattatistica d’uso era la
separazione fra “regole” e risultati
stilistici, quando invece è ben noto
che le prime non sono mai assolute,
ma vivono solo in funzione dei
secondi. Il modo di esprimersi tecnico
(le regole) di un autore non può
essere lo stesso di un altro se la
distanza temporale, ambientale,
culturale fra i due porta a risultati
artistici diversi. Per fare un esempio
notissimo, le “quinte” raveliane (anche
nelle opere corali) non avrebbero
senso in Orlando di Lasso e viceversa
certi procedimenti di ottave sincopate.
Quindi mi sembra giusto il “merito”
che ci riconosci, quello tentare di far
capire all’allievo lo stretto legame che
intercorre fra tecnica e stile, non
essendo esportabile la prima senza
che il secondo ne rimanga...
sconvolto.
Veniamo alla tua produzione come
compositore. Mi sembra di rilevare
una costante nei tuoi lavori vocali:
un’attenzione alla scelta e alla qualità
del testo letterario da mettere in
musica. Puoi descrivere (per quanto
sia possibile in poche parole) il lavoro
preparatorio e di progettazione che
precede la stesura vera e propria di
un tuo pezzo per coro?
La particolare attenzione rivolta alla
scelta dei testi da musicare penso sia
un dato comune a tutti i musicisti, che
di norma proprio dal testo e dalle sue
suggestioni ricavano stimoli e spunti
d’interpretazione creativa, se è vero
cori e pubblico?
Non credo tanto alle carenze tecniche (che
ci possono comunque essere) e neppure
tanto allo “scollamento”, pur evidente in
molti casi ma facilmente ricomponibile
quando si affrontino composizioni di pregio
(quante volte ho assistito alla sorpresa
soddisfazione dei coristi di fronte a un
inaspettato risultato di coralità
contemporanea!). Penso invece che vada
combattuta una certa pigrizia, tramite la
convinzione dei direttori a proporre
“percorsi” non tradizionali, per quanto a
volte un po’ ostici. Senza ovviamente
dimenticare la grande tradizione, che del
resto (cfr. Palestrina) è sempre la più
difficile.
che la musica si pone sempre come
“sublimazione” della parola. Nel mio
piccolo ritengo di aver agito in tal
modo: di sicuro dal lato tecnico, visto
che in diversi casi ho derivato le
cellule ritmiche e i rapporti formali
appunto dalle strutture poeticoletterarie scelte. Tenendo poi conto
che in genere ho cercato di dare ai
miei lavori corali un valore di
testimonianza se non addirittura di
messaggio (Secondo la promessa,...e
il cielo al mio sguardo è libero,
Intende, Beati parvuli) mi sembra
evidente la cura riservata alla scelta
del testo. Da lì e da mille
considerazioni musicali si parte poi
per... l’ignoto.
Il tuo catalogo presenta diversi
titoli di musica corale. Lavori nei
quali hai espresso un linguaggio in
cui convivono (senza compromessi)
intensità espressiva e complessità di
scrittura. I cori italiani stentano ad
affrontare le pagine più avanzate di
musica contemporanea. Ciò è dovuto
a carenze tecniche, o all’eccessivo
scollamento generatosi negli ultimi
decenni tra le concezioni estetiche
dei compositori e la sensibilità di
Da un paio d’anni ricopri la carica di
direttore del conservatorio di Milano. Vorrei
approfittare del tuo ottimale punto di
osservazione per mettere a fuoco la
questione della disciplina corale nel campo
dell’istruzione musicale. Insegnare a
cantare in coro, insegnare a far coro,
insegnare a scrivere per coro sono pratiche
coltivate a sufficienza nelle scuole di
musica e nei conservatori? e con quali
risultati?
Tutti siamo convinti dell’importanza che la
coralità ha da sempre nella formazione
musicale dei giovani, sia perché insegna
loro a controllare il proprio naturale mezzo
sonoro e quindi impone una precisa
disciplina, sia perché obbliga tutti a
collaborare in funzione del risultato
d’insieme. La “naturale” facilità o addirittura
superiorità che a volte si nota nei giovani
provenienti dall’est o dal nord europei sono
quasi sempre riconducibili, a mio parere,
all’abitudine corale acquisita in età infantile,
esperienza per noi purtroppo inusuale con
le conseguenze negative che conosciamo.
Nei conservatori esistono in realtà tutti i
canali per coltivare la coralità, a livello sia
compositivo sia esecutivo (al conservatorio
di Milano c’è anche un coro di voci bianche
che – in collaborazione con il Teatro alla
Scala – svolge intensa attività) ma il
problema è risolvibile solo portando la
musica (corale) nelle scuole elementari se
non addirittura materne: sembra che a
livello ministeriale (ne sono testimone) si
voglia provvedere in proposito. Speriamo
bene...
23
Hai recentemente messo a disposizione
la tua competenza ed esperienza didattica
come docente nel Seminario europeo per
giovani compositori di Aosta. Ti chiedo
quali sono le impressioni a conclusione
della tua esperienza nell’ambito di questa
iniziativa della Feniarco.
L’entusiasmo di molti giovani nei confronti
della coralità è addirittura commovente: ci
credono con assoluta convinzione. E non
sono pochi. Ragione ancor più forte per
aiutarli ad approfondire le conoscenze,
compositive ed esecutive, gli scambi di
esperienze e le collaborazioni, tanto più
simpatiche visto che di soldi... non ne
girano proprio!
La passione per la musica corale si
manifesta nel tuo impegno di consulente
artistico a favore di iniziative,
manifestazioni e associazionismo. Come
pensi sia cambiato il mondo corale italiano
nel tempo? Quali meriti e quali difetti
riconosci nel movimento corale amatoriale?
A parte una certa vicinanza all’ambiente
corale, da cui la partecipazione quale
docente a seminari, corsi estivi o a giurie di
concorso, il mio impegno si è limitato per
breve tempo alla presidenza della
Bruno Zanolini_____________________
Bruno Zanolini è nato nel 1945 a Milano, dove si è diplomato
in pianoforte, in composizione, si è laureato in lettere e dove
dal 1973 insegna al Conservatorio di Musica “G. Verdi”,
di cui è attualmente direttore.
Attivo come compositore, ha scritto lavori sinfonici,
cameristici e corali che hanno ottenuto consensi e significativi
riconoscimenti nelle più svariate sedi, nonché premi
in numerosi concorsi.
Svolge anche attività di ricerca musicologica: ha pubblicato
studi, essenzialmente di carattere tecnico, su L. Dallapiccola,
G. Pierluigi da Palestrina, J. Brahms, sul melodramma romantico
(G. Rossini e soprattutto G. Donizetti: un volume su questo
autore è stato tradotto anche in lingua giapponese),
sul melodramma postromantico (R. Zandonai) e ancora
sugli autori del primo ’900.
In particolare ha approfondito alcuni aspetti d’indole
armonistica e soprattutto le tecniche contrappuntistiche
dei periodi rinascimentale e barocco, cui ha dedicato due
trattati (il primo in collaborazione con R. Dionisi) giudicati
fra i più importanti degli ultimi decenni.
compositorE
24
commissione artistica dell’Usci Lombardia: non è molto.
Comunque, considerando in generale la coralità italiana
degli ultimi decenni, noto un evidente innalzamento del
livello tecnico e interpretativo, grazie anche all’apporto di
giovani direttori ben preparati e con una visione
internazionale delle questioni (merito tra l’altro della
partecipazione ai numerosi concorsi): senza con questo
nulla togliere ai meriti della scuola italiana, conservatori in
testa. Certo è che oggi la tecnica corale e soprattutto la
correttezza stilistica, pur sempre migliorabili, sono spesso
da apprezzare e non certo paragonabili a quelle, modeste o
improprie, di quarant’anni fa, soprattutto in riferimento alla
coralità amatoriale. La quale invece, a demerito, soffre in
alcuni casi di eccessiva litigiosità... campanilistica.
Tra le altre occasioni, ci siamo incontrati in qualche
giuria di concorso di composizione corale. Ho sempre
apprezzato la tua predisposizione a valutare con prudenza
ed equilibrio tutti i lavori. Una sbrigativa e superficiale
lettura potrebbe portare, infatti, a un’incauta esclusione di
lavori degni di menzione. Credo di individuare in questo
atteggiamento una tua peculiarità caratteriale. Un
comportamento che alcuni potrebbero giudicare pedante,
ma che, al contrario, trovo sia garanzia di equità di
giudizio. Una dote, ahimè, rara. Ti riconosci in questo
aspetto della tua persona?
Chi si loda s’imbroda, dice il proverbio: quindi non voglio
giudicare come ottimale il mio atteggiamento e il mio
metodo di giudizio. Certo è che “per natura” sono portato a
escludere ogni faciloneria, soprattutto quando sono
coinvolte altre persone; perciò se sono chiamato a
giudicare il lavoro altrui mi sento in dovere di approfondire
il risultato artistico e valutare bene ogni aspetto, così da
dare un parere in piena coscienza: poi, com’è ovvio, tutti
possono sbagliare. Mi sembra comunque che questo
approccio sia comune a molti, come ho spesso notato nei
migliori concorsi.
Impossibile dimenticare, infine, la sera in cui mi hai
offerto una sgnapa presso l’osteria di Papà Marcel a Aosta.
Orgoglio alpino! Bruno Zanolini è anche questo. Vorrei,
perciò, che concludessi il nostro discorrere, spendendo
alcune parole a favore del canto alpino; una passione nella
quale è facile leggere il tuo amore per la montagna.
L’esperienza alpina – che per me prosegue tuttora nei
raduni, negli incontri, nei ricordi – ha lasciato una forte
traccia, tant’è che anche in conservatorio alcuni mi
apostrofano chiamandomi l’alpino: a questa si aggiunge (le
cose sono in parte interdipendenti) la passione per la
montagna, che ancora mi spinge ad ascensioni che oserei
definire non banali. Quindi non può sorprendere
l’attenzione che ho (che ho sempre avuto) per il canto
corale legato alla montagna, sia esso di ascendenza
militare o meno. Oggigiorno in montagna ed espressamente
nei rifugi si canta molto meno di una volta, ma proprio per
questo il canto corale assume un significato profondo,
evocatore di sensazioni e sentimenti antichi, fortemente
radicati: anche i più giovani, pur non cimentandosi il più
25
Principali composizioni di Bruno Zanolini
in cui protagonista è il coro:
Secondo la promessa per coro misto da camera e 5 percussionisti (1979) 18'
testi di G. Debenedetti, P. Caleffi, San Pietro e altri
26 febbraio 1995, Milano, Sala della Provincia
Ensemble vocale ’900 - Percussionisti del Conservatorio G. Verdi, dir. Giorgio Ubaldi
Edizioni Suvini Zerboni, Milano
…e il cielo al mio sguardo è libero per coro maschile (1981) 8'
testi di A. Carpi e San Pietro - Edizioni Suvini Zerboni, Milano
Intende per coro misto e 5 strumenti (cr. trb. trbn. cb. perc.) (1997) 13'
testo di Sant’Ambrogio. 20 novembre 1997, Milano, S. Satiro
Gruppo vocale Ars cantica - Ensemble Musica Rara, dir. Marco Berrini
Edizioni Musicali Europee, Milano
Silenzio per soprano e coro misto (1998) 5'
testo di G. Bracco. 29 novembre 1998, Milano, Teatro Litta; sopr. S. Eterno
Camerata polifonica di Milano, dir. Ruben Jais - Edizioni Suvini Zerboni, Milano
Beati parvuli per coro di bambini e 3 strumenti (fl. arp. perc.) (2000) 12'
testo liberamente tratto dai Vangeli. 1 giugno 2000, Milano, S. Marco, per la stagione
Teatro alla Scala di Milano; coro di Voci bianche e strumentisti del Teatro alla Scala,
dir. Bruno Casoni - Edizioni Suvini Zerboni, Milano
Fra le elaborazioni di melodie popolari, pubblicate dal Coro della Sat di Trento, da Pro Musica Studium e
soprattutto da La Cartellina, si possono ricordare
per coro maschile: Genta amie, Son senza pan, Belina come te, Se mi volevi ben, Gesù bambino
nasce, Varda là, L’altra sera al chiar di luna, La me morosa, E se tu mi vorai bene;
per coro femminile: Quando ero picolina, Marità maritarsi;
per coro misto: Les amoureux, O Tannenbaum, Fischia il vento;
per coro di bambini: Girotondo, Santa Luzia.
delle volte con la tradizione corale,
ne sentono il fascino e questo mi fa
sperare che tale pratica – ’ntorno al
foch – mantenga la sua vitalità, pur
di volta in volta rinnovata secondo
stilemi che il generale “sentimento”
artistico in ogni epoca suggerisce.
Note
1. B. Zanolini, Luigi Dallapiccola, La
conquista di un linguaggio (1928-1941),
Zanibon, Padova, 1974.
2. R. Dionisi e B. Zanolini, La tecnica del
contrappunto vocale del Cinquecento,
Suvini Zerboni, Milano, 1979.
compositorE
26
Senza dimenticare la tradizione
Analisi di Se mi volevi ben
di Sandro Filippi
«Certo Zanolini è un “fiammingo” e sa fare tutto ciò che
vuole!».1 Questo è quanto mi scriveva Renato Dionisi nel
gennaio del 1995 in merito all’elaborazione per coro misto
di O Tannenbaum.2
Bruno Zanolini, attuale direttore del Conservatorio di Milano,
dove è stato anche docente di armonia e contrappunto, ha
studiato soprattutto con Renato Dionisi per poi concludere gli
studi di composizione con Bruno Bettinelli. Attivo come
compositore, ha scritto partiture sinfoniche, cameristiche e
corali. Sono inoltre state pubblicate diverse sue monografie su
Dallapiccola, Palestrina, Brahms e altri compositori. In
particolar modo egli ha approfondito lo studio del
contrappunto rinascimentale in La tecnica del contrappunto
vocale nel cinquecento in collaborazione con Renato Dionisi3 e
del contrappunto armonico del periodo barocco in La tecnica
del contrappunto strumentale nell’epoca di Bach.4
Amante della montagna, abile scalatore, non poteva non
dedicarsi all’elaborazione di melodie popolari offrendo un
contributo innovativo al repertorio destinato ai cosiddetti cori
di montagna. Ricordiamo in questo contesto alcune fra le più
note elaborazioni zanoliniane, Marità maritarsi, La me morosa,
Varda là, Se mi volevi ben, Genta amie, Belina come te,
quest’ultima armonizzata per ed eseguita dal coro della Sat.
Concentreremo qui la nostra attenzione soprattutto su Se mi
volevi ben che ci permetterà sicuramente di farci un’idea dello
stile elaborativo di Zanolini. La melodia si trova in Canti
popolari trentini,5 raccolti da Silvio Pedrotti, uno dei quattro
fratelli fondatori del coro della Sat. L’elaborazione, pubblicata
in Armonie in concorso,6 ha ottenuto un secondo premio al
VI concorso internazionale di composizione ed elaborazione
corale indetto dalla Federazione Cori del Trentino (1990).
Zanolini, da buon fiammingo, si rifà a J. Des Prez che «Lutero
definì signore dei suoni, che sono com’egli vuole e fanno quel
ch’egli vuole, mentre altri compositori fanno quel che vogliono
i suoni»;7 Zanolini sa usare tutto ciò che serve per «illustrare
ogni parola che possa evocare una precisa immagine»8 e a
conferma di ciò fa presente: «in diversi casi ho derivato le
cellule ritmiche e i rapporti formali appunto dalle strutture
poetico-letterarie scelte».9
Ad esempio l’incipit inziale della melodia Se mi volevi ben, che
qui è proposto per la prima volta dal secondo tenore, nel
corso dell’elaborazione verrà ripreso diverse volte sia nella sua
forma originale sia specularmente; in seguito scomparirà la
sola prima nota: ciò permetterà all’autore di giocare sul testo
“mi volevi” o ancora “ben mi volevi ben” sottolineando in
maniera ossessiva l’avvenuto tradimento del fidanzato da
parte dell’amata con il bersagliere.
Una delle caratteristiche più evidenti nelle elaborazioni
zanoliniane del canto di tradizione orale consiste nel dare
uguale importanza alle voci: la melodia – quasi un cantus
firmus migrans10 – migra in continuazione fra le varie sezioni
del coro anche per brevi frammenti, come si può notare, a es.
alle bb. 16-20
o ancora alle bb. 36-37 dove ci troviamo di fronte
addirittura alla frammentazione di una singola parola: in
questo caso “contradela” viene affidata al tenore primo per
poi passare per la sola sillaba finale “la” alla sezione dei
bassi.
Si tratta di una maniera di condurre le parti che ben
possiamo riscontrare nel repertorio corale del ’900 in
particolare nelle opere corali di Dallapiccola (Tempus
destruendi e Tempus aedificandi), nelle Nonsense di Petrassi
o ancora in Berio e altri. L’articolazione delle traiettorie che
delinea le varie voci fa sì0 che ne scaturisca un impianto
tonale, il quale pur appoggiandosi sulla tonalità di la
27
maggiore quale polo di principale attrazione, sembra, nel
continuo divenire, sfuggire all’ascoltatore. Alcuni modelli che
derivano dall’armonia bachiana, sono tuttavia presenti in
Zanolini come ad esempio nel modo di cadenzare
(es., la cadenza di V-I con la presenza della settima a
conclusione della prima strofa).
Vale la pena in questo contesto di sottolineare il quinto grado
alterato per cromatismo alla cadenza evitata sul sesto grado,
volutamente non subito risolto sul tempo forte della battuta
47, ma sul tempo debole, creando così una doppia
appoggiatura nelle voci di basso e baritono, ciò a voler
mettere in maggior risalto il climax di questa frase, dove il
testo recita “per poche ore faremo l’amor”.
Curioso e al contempo originale l’uso onomatopeico del testo
“pom pom pom” giocato sulla tiratura ascendente o
discendente della scala di la maggiore che va a creare
interesse coloristico come un pizzicato strumentale, quasi a
voler riecheggiare l’accompagnamento di una ballata
amorosa. Questo procedere per gradi congiunti che si
intrecciano nel resto delle linee vocali contribuirà a conferire
maggiore interesse alla trama armonica, creando così
momenti di dissonanza molto interessanti (cfr. a questo
proposito le prime battute, il “la” ped. tenuto dal secondo
tenore e il sol diesis dei bassi primi).
L’assoluta padronanza nell’individuare soluzioni accordali
sempre diverse si connota dunque come un’importante
caratteristica stilistica zanoliniana: potremo così notare
l’attenzione nel risolvere cadenze o finali di frasi che tengano
spesso aperto il discorso con accordi sia allo stato
fondamentale che rivoltati.
In un’intervista Bruno Zanolini, parlando della musica
contemporanea sostiene: «Non è [il nostro] un momento
favorevole per la musica contemporanea perché si è sempre
detto che voi musicisti siete troppo avanti o vi è stato un
distacco rispetto alle aspettative dell’ascoltatore, che non
sempre riesce a seguire il pensiero di chi scrive e di
conseguenza di chi suona», nel nostro caso di chi canta. Per
alcuni aspetti le armonizzazioni o elaborazioni di Zanolini
possono essere considerate “armonizzazioni contemporanee”
o comunque armonizzazioni che si staccano di molto dal
repertorio tradizionale di genere. Emblematica a questo
proposito è la partitura La me morosa11 – quasi un piccolo
Magyar Etüdök alla Ligeti. Si tratta certamente di una delle
elaborazioni più interessanti e complesse tanto che la
scrittura qui usata porta a esaltazione una semplice melodia
creando un vero momento “scenico-teatrale”.
In particolar modo con questa partitura Zanolini sembra voler
confermare quanto Bartók nei sui Scritti sulla musica
Interattiva, Spilimbergo
28
in collaboration with
Note
1. Renato Dionisi, Lettera a
Sandro Filippi, Milano,
gennaio 1995.
2. In I Quaderni della Cartellina,
“Antologia di canti natalizi per
coro misto e femminile”, a cura
di Sandro Filippi, Milano, Suvini
Zerboni, 1994, pp. 65-71.
3. Renato Dionisi - Bruno
Zanolini, La tecnica del
contrappunto vocale nel
cinquecento, Milano,
Suvini Zerboni, 1979.
4. Bruno Zanolini, La tecnica del
contrappunto strumentale
nell’epoca di Bach, Milano,
Suvini Zerboni, 1993.
5. Silvio Pedrotti, Canti popolari
trentini, Trento, Saturnia, 1976.
6. Armonie in concorso,
Roma, PMS, 1991.
7. Claudio Gallico, L’età
dell’Umanesimo e del
Rinascimento, vol. III,
Torino, EdT, 1978, p. 18.
8. Renato Dionisi - Bruno
Zanolini, op. cit., p. 237.
9. Cfr. infra, Intervista
a Bruno Zanolini.
10. Non possiamo qui non
ricordare l’evidente analogia
con le modalità di trattamento
del cantus firmus, ad esempio
nella Missa “Ercules Dux
Ferrariæ” di Josquin.
11. Bruno Zanolini, La me
morosa, in “La Cartellina”,
a. XXIX, n. 163, Milano,
Edizioni Musicali Europee,
2005, pp. 85-89.
12. Bela Bartók, Scritti sulla
musica popolare, Torino,
Boringhieri, 1977, p. 104.
13. Angelo Foletto, in Ama chi
t’ama - I canti popolari
armonizzati da Renato Dionisi
per il coro SAT, Trento,
Fondazione Coro della SAT,
2003, p. 8.
14. Cfr. n. 9.
popolare vuole sottolineare in merito
all’armonizzazione del canto popolare.
«Per quanto possa sembrare un
paradosso, sostengo senz’altro che quanto
più una melodia è primitiva, tanto meno
richiede una fedele armonizzazione per il
suo accompagnamento».12
Forse inconsciamente Zanolini con La me
morosa ha voluto fare un omaggio al
“suo” maestro Renato Dionisi, uno dei più
rappresentativi armonizzatori del coro
della Sat (la melodia di questa
elaborazione era stata fornita a Zanolini
da Dionisi stesso). Le armonizzazioni
“dionisiache” non possono certamente
passare inosservate a chi si interessa di
canto popolare: si vedano ad esempio A la
Tor Vanga, Siam prigionieri o l’ultimo
lavoro, La batana, che Angelo Foletto
definisce «colte e “costruite” come il mini
poema sinfonico-descrittivo corale [...] e
che hanno segnato una fase decisiva della
coralità popolare colta italiana».13
Per concludere suggerirei ai direttori di
coro di leggere e analizzare attentamente
le partiture di Bruno Zanolini, tantissime
delle quali pubblicate sui vari numeri de
La Cartellina. La ricca tavolozza armonicocontrappuntistica che esse delineano potrà
dare spunto per reinterpretare il popolare
attraverso sonorità e colori inconsueti e
innovativi che non sempre il coro ha modo
di sperimentare. In fase di studio sarà
molto importante lavorare con il coro
facendo cantare le parti sì
orizzontalmente, ma anche verticalmente,
soffermandosi su specifiche situazioni
accordali, ponendo attenzione agli
armonici che si producono dalla
conduzione delle linee, curando che essi
siano ben intonati, sezionando gli accordi
dissonanti ed evidenziando, se è il caso,
anche solo due suoni dissonanti per poi
inserirli nel totale dell’accordo. Solo così le
parti saranno cantate in maniera naturale.
Se tale lavoro verrà affrontato con
consapevolezza e anche con pazienza sia
dal direttore che dal coro, sarà
sicuramente un momento di forte crescita
per entrambi. È lo stesso Zanolini che
rimarca quanto detto: «Penso [...] che vada
combattuta una certa pigrizia, tramite la
convinzione dei direttori a proporre
“percorsi” non tradizionali, per quanto a
volte un po’ ostici. Senza ovviamente
dimenticare la grande tradizione, che del
resto [...] è sempre la più difficile».14
FENIARCO
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REGIONE AUTONOMA
DELLA VALLE D’AOSTA
Assessorato all’Istruzione e Cultura
COMUNE DI AOSTA
FONDAZIONE ISTITUTO MUSICALE
DELLA VALLE D’AOSTA
SEMINARIO
COMPORRE
EUROPEO
P
E
R
C
ORO
PER GIOVANI
O
COMPOSITORI GGI
DOCENTI
Mia Makaroff •
Pierangelo Valtinoni •
Thierry Lalo •
Carlo Pavese •
Bottega di Composizione per cori di bambini
LABORATORIO DI
COMPOSIZIONE CORALE ORIGINALE
Bottega di Elaborazione
LABORATORIO DI ELABORAZIONE
E ARRANGIAMENTO SU MATERIALI DATI
AOSTA
18-24
luglio 2010
Bottega di Arrangiamento e composizione vocal jazz-pop
LABORATORIO DI ARRANGIAMENTO
E COMPOSIZIONE VOCAL JAZZ-POP
Bottega di Sperimentazione
LABORATORIO COLLETTIVO
DI SPERIMENTAZIONE-ESECUZIONE
nova et vetera
il coro nel
novecento italiano
I CORI DI MICHELANGELO DI LUIGI DALLAPICCOLA
di Andrea Mistaro e Erika Villi
Introduzione
L’inquadramento generale dell’opera corale di Luigi Dallapiccola è già stato
proposto ai lettori di Choraliter 1 unitamente all’analisi della composizione per
coro virile Estate. Prima di analizzare, in questo articolo, il più importante lavoro
corale giovanile del compositore istriano, riteniamo utile aggiungere un’unica
considerazione, a nostro avviso molto importante.
L’immagine tradizionale di Dallapiccola riportata sui testi di storia della musica
vede il compositore solitamente descritto come colui che per primo ha coniugato
la dodecafonia con la cantabilità mediterranea, divenendo così un “compositore
di frontiera”, intesa non solo in senso biografico (Dallapiccola nasce in Istria a
contatto con il mondo italiano, slavo e austriaco) ma anche metaforico:
“frontiera” tra i due mondi culturali rappresentati dalla tecnica dodecafonica e
dalla musicalità italiana. Tuttavia il periodo compositivo antecedente alla svolta
dodecafonica del compositore, al quale questi due articoli sono dedicati,
rappresenta una fase particolarmente interessante della sua esperienza di
compositore. Questo periodo, che possiamo definire in maniera un po’ riduttiva
“neomadrigalistico”, è infatti un periodo “di transizione” (“di frontiera”, di
nuovo) in cui Dallapiccola, ancora impossibilitato per sua stessa ammissione ad
adottare un linguaggio soddisfacente alle sue esigenze, ha cercato
ingegnosamente un suo linguaggio, la sua strada come compositore, strada che
lo porterà gradualmente a passare dalla ricerca sull’antico all’adozione della più
moderna tecnica compositiva a quel tempo disponibile.
Questo “periodo di transizione” è anche quello che comprende il maggior
numero di composizioni corali a cappella, sulla quasi totalità delle quali,
tuttavia, grava il veto alla pubblicazione e all’esecuzione voluto dal compositore
stesso e fermamente rispettato dagli eredi del compositore.
L’opera corale maggiore di questo periodo è senza dubbio il ciclo2 dei Sei cori di
Michelangelo Buonarroti il Giovane (Firenze, 1568-1642: nipote ex fratre del
grande Michelangelo); questo ciclo, ripensamento dell’antico madrigale
drammatico, dal punto di vista armonico presenta nel suo complesso accordi
per quarte, scale pentatoniche ed esatonali e strutture basate sulla serie dei
dodici suoni, che fanno qui la loro prima comparsa. Già nella Prima serie del
ciclo, praticamente coeva a Estate, è chiaramente percettibile rispetto a
quest’ultima composizione una più avanzata «corruzione cromatica delle fibre
modali»3 del linguaggio neomadrigalistico, chiaramente visibile a esempio
nell’episodio “inciampai” (b. 148-9, fig. 5) e nelle prime battute del Coro dei
malammogliati (fig. 4).
La genesi dell’opera e il testo poetico
Prima di analizzare nel dettaglio i passi armonici più interessanti e le simbologie
musicali adottate da Dallapiccola nel musicare il testo, è opportuno leggere i
testi (vedi pag. 35), aventi per motivo conduttore comune il tema
del matrimonio fallito.
Il coro delle malmaritate, che apre la Prima serie, è una canzone a schema
libero (non strofica) nella quale sei endecasillabi – tre posti all’inizio, tre alla
fine – inquadrano simmetricamente una catena di venti settenari (soltanto il
nono verso è un ottonario) sgranati in un incalzante crescendo. Al fine di
conferire unità architettonica al brano, Dallapiccola approfitta della presenza
ricorrente di un verso («Quant’era me’ per noi») per farne il perno che regge la
forma musicale, concepita secondo lo spirito del rondò: questo stesso verso
introduce il ritorno degli endecasillabi e la “morale” conclusiva.
Il trattamento corale, che nella prima e nell’ultima sezione è essenzialmente
omofonico, in quella centrale diviene più vario e composito, avvalendosi di
imitazioni (canoniche e libere) e di vocalizzi onomatopeici. Il ritorno del verso e
del tema iniziali nella coda conclusiva dà al pezzo una struttura ciclica.
31
Note
1. Cfr. A. Scalfaro, Il coro nel
Novecento Italiano - Estate di Luigi
Dallapiccola, Choraliter n. 27,
settembre-dicembre 2008.
2. Il ciclo è in sei episodi: la Prima
serie – a) Il coro delle malmaritate; b)
Il coro dei malammogliati – è per
voci miste senza accompagnamento,
e venne eseguita per la prima volta a
Trieste sotto la direzione di Antonio
Illersberg, il 17 dicembre 1937. La
Seconda serie – a) I balconi della
rosa (Invenzione); b) Il papavero
(Capriccio), del 1934-35 – associa a
un piccolo coro da camera (sei
soprani e sei contralti eventualmente
riducibili a due soprani e due
contralti soli) un complesso
strumentale formato da diciassette
esecutori (legni, ottoni, pianoforte e
archi; solo corni e trombe sono in
coppia) e intona testi brevissimi, due
quartine scelte fra i molti Enimmi (o
Indovinelli) lasciati dal poeta. La
Terza serie – a) Il coro degli zitti
(Ciaccona); b) Il coro dei lanzi briachi
(Gagliarda), del 1935-36 – mescola il
coro a voci miste con la grande
orchestra.
3. A. Lanza, Il secondo Novecento,
Edt, 1980 - rev. 1991.
nova et vetera
32
Il coro dei malammogliati presenta, invece, una struttura
strofica più definita: quattro sestine di ottonari a rima fissa (a
b a b c c), nelle quali i due ultimi versi ritornano identici al
termine di ogni strofa. Questo ritornello poetico («’N una
diavola infernale, ’N una zucca senza sale»), con la sua
raffigurazione musicale, rappresenta il pilastro che regge la
forma del pezzo. Popolaresco e vigoroso è il tono del coro,
ricco di invenzioni colorite e scherzose. Consapevole del
delicato equilibrio posto da questi passaggi, nell’avvertenza
stampata in partitura, Dallapiccola esorta gli esecutori a non
cedere alla tentazione di accentuare il carattere burlesco dei
testi con le parole: «Quanto di burlesco o buffonesco ho
creduto di dover esprimere l’ho espresso in termini musicali;
cioè per mezzo di simboli sul pentagramma, di annotazioni
dinamiche, di indicazioni metronomiche».4
Indicativa l’annotazione sul tempo trascorso fra la
composizione dell’opera e il suo ascolto da parte dello stesso
autore: «nel 1952, all’Istituto Nacional de Bellas Artes di Città
del Messico, dirigendo io stesso quest’opera, ne udii per la
prima volta la realtà sonora: 19 anni dopo la sua
composizione, 16 anni dopo la sua pubblicazione. La mia
generazione non aveva fretta».5
La prima serie dei Cori è scritta per un organico di sei voci
miste senza accompagnamento, che sembra prediligere i
registri gravi (sono presenti una sola parte di soprano e di
tenore, e due di contralto e di basso). A parte le brevi
intonazioni solistiche iniziali mancano interventi propriamente
solistici e la condotta vocale sembra prediligere brevi sezioni
affidate a due o tre voci; l’alternanza di differenti gruppi
vocali che di volta in volta caratterizzano i singoli momenti
poetici rimanda alla polifonia rinascimentale. Entrambi i brani
sono costruiti con materiale melodico diatonico e l’andamento
delle voci è essenzialmente accordale, con brevi passaggi in
imitazione.
Le simbologie musicali
In tutta l’opera ricorrono in maniera evidente elementi tipici
impiegati dai polifonisti del Cinquecento, tra cui il sapiente
uso del madrigalismo, il gioco onomatopeico, la musica
visiva.6 Dallapiccola stesso sottolinea che si può «parlare di
veri e propri ideogrammi ne Il coro delle malmaritate, per
esempio nel passo “Levarci a’ mattutini” (fig. 1), che
discretamente evoca col suo movimento ondulante quello di
una campana; di indubbia provenienza barocca certe
sottolineature di vocaboli, destinate a potenziare il significato
della parola».7 La presenza dell’intervallo ascendente di quinta
riporta inoltre al principio retorico dell’anabasi,
una figurazione retorico-musicale impiegata dai polifonisti
per sottolineare il moto di ascesa; la riproposta monotona
dello stesso intervallo sembra voler sottolineare
la ripetitività del gesto.
A distanza di poche battute (fig. 2, b. 57) segue un’altra
figurazione madrigalistica, un vocalizzo ostinato in biscrome
nel registro acuto del soprano, il cui andamento riflette il
testo declamato dalle voci inferiori: «Prima che canti il gallo».
(fig. 3), introdotto dai contralti (malmaritate), qui (fig. 4) l’intervento introduttivo
è comprensibilmente affidato ai (malammogliati) bassi, seguiti dall’entrata
progressiva delle altre voci, sul verso «Chi imparar vuole a tòr moglie» a cui
succede il forte declamato accordale sul verso «Mastri esperti eccoci qui»:
l’unità delle due composizioni della Prima serie, inoltre, è qui sottolineata dalla
somiglianza degli incipit (figg. 3 e 4):
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 4
Fig. 3
Il secondo brano, Il coro dei malammogliati, presenta una
maggiore varietà, sia nella struttura musicale sia nella
presenza di madrigalismi. A differenza del primo brano
L’analisi delle prime battute del Coro dei malammogliati testimonia inoltre come
la complessità armonica di questa pagina sia raggiunta attraverso la
sovrapposizione dello stesso tema, affidato a ogni sezione in forma aumentata
o trasportata: un’ottima strategia per generare complessità armonica a fronte di
una forte economia del materiale compositivo, con contestuale facilità di
apprendimento per i coristi.
33
4. Avvertenza, in Sei Cori di
Michelangelo Buonarroti il Giovane,
Prima serie, Carisch, 1936.
5. Prime composizioni corali,
in L. Dallapiccola, Parole e musica,
a cura di F. Nicolodi, introduzione di
G. Gavazzeni, Milano, Il Saggiatore,
1980 (pp. 376-377).
6. All’inizio del Novecento, si verificò
infatti un rinnovamento musicale teso
al recupero di forme preclassiche e in
aperta rottura con il linguaggio
tardoromantico. Questa
trasformazione del gusto musicale
vide attivi musicisti come Casella,
Pizzetti, Malipiero e Respighi.
7. Prime composizioni corali (op. cit.),
p. 372 e segg.
8. I. Pizzetti, Il giardino di Afrodite,
n. 1 da Due Composizioni Corali,
Ed. Ricordi (1961)
9. G. Gavazzeni, Studi su
Dallapiccola, in Musicisti d’Europa,
Suvini Zerboni, Milano 1954, p. 193.
10. È significativo evidenziare come,
dopo la Prima serie dei Sei Cori,
sarebbero passati trentasette anni
prima di una nuova (e ultima)
composizione per sole voci (Tempus
Destruendi, Tempus Ædificandi, del
1970-71) il cui linguaggio compositivo
è ormai definitivamente lontano da
ogni legame con il passato.
dossIER
34
con il monteverdiano “e tremolar le fronde” in Ecco
mormorar l’onde, o con lo “stormiscono le fronde” (bb. 21 e
segg.) di Il giardino di Afrodite8 di Ildebrando Pizzetti). A ciò
segue un altro madrigalismo, alle parole “ebbro d’amor”, in
cui l’ebbrezza è resa da una quintina di ottavi che si
richiama idealmente alle quintine di “inciampai” già
analizzate.
Anche in questo brano si evidenzia l’incontro fra testo poetico
e veste musicale: già alle parole «eccoci qui» (e poi, nella
ripresa, «a inzipillar»), Dallapiccola cita il motivo iniziale della
Quinta di Beethoven, ammiccando alla parodia del “destino
che bussa alla porta” (in questo caso sotto forma di
moglie…). Un esempio di musica visiva si realizza alla misura
145, sul verso «un buon uom mi disse ‘Fa’» (fig. 5), in cui
tutte le voci intonano l’ultima sillaba sulla nota fa
(l’intonazione di singole note il cui nome è celato nel testo
poetico ebbe notevole diffusione nel Rinascimento). A ciò
segue un altro madrigalismo sulla parola «inciampai»,
ottenuto con l’adozione di gruppi di quintine di crome, che
conferiscono al passo un evidente effetto comico.
Fig. 6
Fig. 5
Anche la terza strofa poetica si presta a notevoli spunti di
resa pittorico-musicale: alla b. 170 si notano (fig. 6) ampi
vocalizzi sulle parole «frondi e fior» secondo una affermata
consuetudine rinascimentale (fin troppo facile il confronto
35
Il coro delle malmaritate____________
Il coro dei malammogliati__________
All’altrui spese, donzelle, imparate,
All’altrui spese, imparate, donzelle,
Per non aver a dir piangendo poi:
Triste, mal maritate!
Quant’era me’ per noi
Chiuderci per le celle,
Scavezzarci le chiome,
Mutarci abito e nome,
vestir nero, bigio o bianco,
Arrondellarci ’l fianco
Di cordigli e di cuoi
Quant’era me’ per noi!
Levarci a’ mattutini
Dar mano a’ lumicini
Prima che canti ’l gallo!
Cacciarci in un Bigallo,
Entrare in un Rosano,
Metterci in un Majano,
Al Portico, al Boldrone
Darci, o ’n Pian di Mugnone
Farci vestir a Lapo,
O ver ficcare ’l capo
’N un Monticel di buoi
Quant’era me’ per noi! Però imparate
E pensateci ben ben ben ben prima,
Quant’era me’ per noi
Ch’è non vi s’abbia a dir poi: lima, lima.
Chi imparare vuole a tòr moglie
Mastri esperti eccoci qui;
E diciam che chi la toglie
Dato aver vedrà in duo dì
’N una diavola infernale,
’N una zucca senza sale.
Me ne stetti al detto altrui:
Un buon uom mi disse: «Fa»;
Oh minchion, minchion ch’io fui!
Inciampai (e ben mi sta)
’N una diavola infernale,
’N una zucca senza sale.
Ohimè! ché per bellezza
Ch’era tutta frondi e fior
Colsi poi frutti d’asprezza,
M’incontrai, ebbro d’amor,
’N una diavola infernale,
’N una zucca senza sale.
Zie, sorelle, madri, nonne
Lo staranno a inzipillar,
E dieci altre mone Cionne
Per finirlo d’affogar
’N una diavola infernale,
’N una zucca senza sale.
Nell’ultima strofa il verso «Zie, sorelle, madri e nonne» è intonato dalle tre voci
superiori femminili, stabilendo una corrispondenza fra le voci superiori e i
personaggi femminili evocati, al termine della quale ritorna il tema della Quinta
di Beethoven con la sua possibile allusione all’ineluttabilità della presenza dei
parenti della moglie nella vita matrimoniale.
Conclusioni
In questa opera “di transizione” coesistono alcune importanti componenti: la
prima, legata alle coeve tendenze musicali, riguarda il ritorno dell’autore a forme
espressive tipiche della musica rinascimentale; le altre sono invece componenti
più personali e caratteristiche del compositore: quella che G. Gavazzeni ha
definito la «facoltà poetica dell’immagine, uno dei maggiori centri inventivi del
musicista istriano»;9 e per finire, l’instaurarsi nel linguaggio di Dallapiccola di
quei citati germi di corrosione cromatica che (con ben poca sorpresa) pochi anni
dopo porteranno il compositore ad adottare definitivamente il linguaggio
dodecafonico.10
ASSOCIAZIONE
europa
cantat XVII
diversi cori proprio su questi aspetti.
Significativa la presenza italiana in questa
edizione di Europa Cantat dal punto di vista
della partecipazione dei cori ma soprattutto
per ciò che riguarda la presenza di alcuni cori
ai concerti e in primis la presenza di alcuni
maestri italiani a condurre ateliers, reading
sessions, seminari. Gradita sorpresa, almeno
per chi scrive, il bellissimo concerto offerto
dal coro Juvenes Cantores di Corato (Ba)
diretto da Luigi Leo che ha entusiasmato il
pubblico radunato nella Peterskerk per la
freschezza nell’interpretazione di un
repertorio complesso ma anche per la
preparazione dimostrata e per la chiarezza
nella direzione, precisa e senza eccessi. C’è
poi da segnalare la splendida esecuzione
della Messe pour double Choeur di Frank
Martin diretta da Filippo Bressan al termine
Europa
cantat
Utrecht, 17-26 luglio 2009
di Lucia Vinzi
al Coro Giovanile Olandese e ad altri ottimi
cori di passaggio – tra i quali il Coro Giovanile
Mondiale – i brani raccolti per l’occasione
nell’apposito Songbook. Alla guida dell’ottimo
Michael Gohl che, con un giusto mix di
istrionicità e rigore riesce a rendere efficace e
produttivo il tempo a disposizione, si
intonano ogni genere di canti, per il puro
piacere di fare musica.
Degli innumerevoli concerti, in queste poche
righe segnaliamo senz’altro quello del Coro
Giovanile Mondiale che ha incantato,
soprattutto nella prima parte del concerto,
sotto la guida precisa e attenta del maestro
belga Johan Duijck nell’esecuzione di un
repertorio di rara bellezza e complessità. Nel
coro, è bello ricordarlo, cantano quattro
ragazzi italiani. E poi la prova generale
dell’Amsterdam Baroque Choir et Orchestra
alla guida di quel Ton Koopman che è un
riferimento, ormai storico, per l’esecuzione e
l’interpretazione della musica barocca. Con
singolare energia e brillantezza risuonano
nella Geertekerk le note del Dettingen Te
Deum di Haendel e la Cantata Auf
schmetternde Tone der munteren Trompeten
di Johann Sebastian Bach.
I cori giovanili nazionali (Nederlands
Studenten Kamerkoor, Norvegian National
Youth Choir, Netherlands Youth Choir, Choeur
National des Jeunes à Coeur Joie) fanno
davvero bella mostra di sé e offrono concerti
di grande suggestione anche per quel che
riguarda il repertorio, incentrato
principalmente sulla musica contemporanea e
su elaborazioni di canti tradizionali dei diversi
paesi d’origine. Non mancano, anche in questi
concerti, la cura e l’attenzione per la presenza
scenica e la resa coreografica dei brani anche
se a volte qualche eccesso fa pensare che
forse la “teatralizzazione” di alcune
esecuzioni vada oltre a quelle che erano le
reali intenzioni del compositore. In generale è
molto viva l’attenzione per una comunicazione
globale che coinvolga in modo totale il
cantore sulla scena. Soprattutto nei concerti
finali degli ateliers si nota questa tendenza
ma non sempre l’equilibrio dei linguaggi
(movimento, canto, luci a volte anche video) è
tale da rendere piacevole lo spettacolo. In
generale comunque è questa una strada che
tutti più o meno stanno percorrendo. Alla
questione è stato anche dedicato un affollato
seminario per maestri condotto da Meta
Stevens, esperta teatrale, che collabora con
Raccontare Europa Cantat in poche righe non è
semplice. È come comprimere qualche cosa di
voluminoso in uno spazio troppo stretto. Chi vi
partecipa per la prima volta si trova sommerso
dalle possibilità che gli vengono offerte: atelier,
incontri, concerti, seminari che si susseguono e
si intersecano, si sovrappongono, a volte con
tempi troppo ravvicinati per permettere di
rispettare una sorta di plannig giornaliero che
comunque si tenta di organizzare. Dopo un
primo giorno passato a capire il complesso
ingranaggio, si inizia a seguire un tentennante
percorso personale e a comprendere che è
necessario scegliere, rinunciando a qualche cosa.
Le giornate hanno un limite, anche a Europa
Cantat.
Utrecht, la città olandese sede della XVII
edizione del festival che si è svolta dal 17 al 26
luglio, accoglie i numerosissimi partecipanti, che
si riconoscono da sgargianti zainetti verdi, come
in un salotto: quieta, eppure vivace e fresca con
i suoi canali e le strade percorse da innumerevoli
e fantasiose biciclette, con suggestivi scorci,
soprattutto la sera quando le luci delle candele
accese sui tavolini dei locali si riflettono sui vetri
e nell’acqua dei canali. Con lo stesso garbo e
con calore accoglie “Casa Feniarco”, il
confortevole spazio all’interno della
Akademiegebow, l’Università, nella Domplein, nel
cuore della città messo a disposizione di
Feniarco e allestito in modo impareggiabile dal
nostro staff. La stanza, quasi un salotto, è rifugio
per la delegazione italiana soprattutto quando il
clima fa le bizze ma anche un’ottima sala per i
numerosi e seguiti incontri che ha ospitato. È
punto di riferimento anche per tutti coloro che
sono interessati alla coralità italiana e non sono
davvero pochi. E per tutti ottimi vini, salame
nostrano e invitanti gianduiotti in vista di Torino
2012 a dimostrare che la convivialità non è
proprio un aspetto che siamo a disposti a
trascurare. “Casa Feniarco” è il punto di partenza
ogni giorno e il punto di arrivo ogni sera, proprio
come una casa. In giro per la città e tutte
raggiungibili con agio anche a piedi, le sedi degli
atelier e le chiese che ospitano i concerti mentre
l’altro punto di attrazione forte, assieme alla
piazza è lo Jaarbeurs, la fiera, dove si trova la
struttura più capiente, una arena di 3800 posti
che ha fatto da teatro ai concerti di apertura e di
chiusura e a numerosi altri concerti. Allo
Jaarbeurs si tiene anche l’open singing,
caratteristica di Europa Cantat dove ogni sera, a
partire da 20 minuti prima dell’orario stabilito,
centinaia di persone in fila attendono l’apertura
della sala, libretto alla mano per cantare assieme
37
dell’atelier a essa dedicato e condotto dal
maestro italiano. L’insieme di spiritualità e di
forza presenti nella complessa partitura sono
emersi in maniera prepotente. I due cori
partecipanti all’atelier (il Coro Giovanile
Francese e il Coro Giovanile Norvegese) con la
direzione sobria ed elegante ma nello stesso
tempo rigorosa ed espressiva di Bressan
hanno saputo rendere al meglio la luce della
partitura. L’interminabile applauso e la
standing ovation alla fine del concerto hanno
ASSOCIAZIONE
38
La delegazione Feniarco
a Utrecht___________
Sante Fornasier, Alvaro Vatri,
Pierfranco Semeraro, Lorenzo Benedet,
Lorenzo Donati, Silvana Noschese,
Sandro Bergamo, Alessandro Cadario,
Sandro Coda Luchina, Marco Fornasier,
Sabrina Pellarin, Alessandro Vatri,
Federico Driussi, Luisa Antoni,
Fabio Pettarin, Andrea Venturini,
Lucia Vinzi, Mario Giorgi,
Roberto De Luca
Ateliers tenuti
da docenti italiani_____
Atelier per cori giovanili nazionali sulla
Messa per doppio coro di Martin
docente: Filippo Maria Bressan
Discovery atelier sul “belcanto”
docente: Marco Faelli
suggellato una esecuzione davvero
pregevole.
Seguitissimi anche i seminari di Carlo
Pavese sulla musica italiana per coro e
sull’efficacia delle prove che sono stati
occasione di confronto con maestri che
hanno dimostrato interesse per i nostri
compositori e il mondo corale italiano
in genere. A questo proposito “Casa
Feniarco” ha offerto un bel programma
di incontri che, nonostante le diverse
concomitanze con appuntamenti anche
di un certo rilievo, hanno registrato
sempre ottima presenza di pubblico.
Anche lo stand allestito all’interno
dell’expò con le pubblicazioni e le
informazioni sulla città di Torino e sulla
prossima edizione di Europa Cantat è
stato visitato da centinaia di persone.
Molti gli spunti da trarre, gli stimoli da
sviluppare, le riflessioni da fare ma con
la consapevolezza che l’immagine
dell’Italia è certamente cresciuta in
autorevolezza e qualità e che la sfida è
alla nostra portata.
Discovery atelier sul “Canto a tenores
Brani popolari tipici della Sardegna”
docente: Marco Lutzu
cantore: Sebastiano Pilosu
Seminari “Repertorio italiano”
e “Programmare il processo - cori
di adulti”
docente: Carlo Pavese
39
Riflessioni su utrecht 2009
di Mario Giorgi
Aspettative
Nella mia esperienza di musicista era la
prima volta che partecipavo a un festival
di queste dimensioni e qualità. Mi sentivo
un poco intimorito alla vigilia della
partenza e non sapevo se sarei riuscito a
seguire efficacemente i vari corsi, a
stringere amicizia con colleghi di altre
nazioni. Speravo infine di incontrare altri
maestri italiani per scambiare con loro
opinioni e impressioni su quello che
sarebbe accaduto. La cosa più importante
era ritrovare le motivazioni profonde del
mio ruolo di direttore dal confronto con le
esperienze altrui, attraverso conferme ma
anche smentite delle mie convinzioni;
operare una riflessione dal di dentro anche
mettendo in crisi la mia maniera di
intendere la voce, il canto, il coro.
All’arrivo a Amsterdam è stato facile
trovare la stazione e il treno che collega
l’aeroporto con Utrecht. Forse posso dire
che pensavo di trovare maggiori segni di
Europa Cantat già dall’aeroporto, sia come
guida per i partecipanti in arrivo dal mondo che in funzione pubblicitaria dell’evento.
Questo, penso, potrebbe essere uno spunto di riflessione per Torino 2012.
Alla stazione di Utrecht invece ci si sentiva già dentro al festival: le locandine, la colorata
presenza dei volontari e la loro cordialità davano il segno dell’accoglienza ai partecipanti.
Allo Jaarbeurs c’era grande ressa, ma lo stand Feniarco gestito da Lorenzo Benedet era in
grado di risolvere i più complicati problemi degli italiani: sia ospiti che gruppi o singoli
partecipanti. La sensazione tuttavia era che le articolazioni dell’organizzazione non fossero
ben collegate, a cominciare dalla duplice dislocazione logistica degli uffici (Uck - Jaarbeurs)
che impegnava tutti a spostarsi di frequente per ottenere informazioni o documentazioni
(con il non trascurabile vantaggio però di mantenere sempre vivo l’appetito e rimettere
a posto la linea!).
Qualcuno si lamentava delle sistemazioni un po’ “spartane” e qualche volta fuori mano fornite
ai vari gruppi ospitati ma alla fine lo spirito goliardico, in primis degli organizzatori, prendeva
tutti e aiutava a superare gli inconvenienti. Poteri della musica corale… Riguardo alla cucina
poi, si sa che noi italiani siamo molto esigenti quindi forse è meglio sorvolare…
Altra carenza ma stavolta positiva è stata l’assenza di traffico automobilistico, sostituiti da
distese di biciclette parcheggiate a ogni angolo, sfreccianti sulle piste ciclabili (a volte anche
pericolosamente!) con servizi a volte anche curiosi (parcheggi coperti e custoditi per biciclette
fuori serie). In centro intanto nella serata di venerdì i cori si alternavano nel sail’n sing dalle
barche sul canale. Un’idea davvero simpatica e caratteristica sicuramente da ripetere anche in
altre forme (esecuzione di canti dai punti più suggestivi). Unico inconveniente la scarsa
acustica che impediva di godere appieno delle armonie (ma un service in barca è proprio
difficile da montare!).
ASSOCIAZIONE
40
Lo svolgimento
Finalmente dal sabato mattina cominciavano i
vari atelier. Tra tanta scelta e qualità per un
direttore la strada obbligata era quella
dell’aggiornamento sulla tecnica vocale e
respiratoria. Le lezioni dell’olandese Harjo
Pasveer (la voce in piena libertà) e della
tedesca Sabine Horstmann (un vulcano di
vocalizzi) sono stati pienamente
soddisfacenti. Nel pomeriggio una puntata
allo Study Tour condotto da Thimothy Brown
portava a scoprire i segreti del gospel
nell’atelier di Walt Whitman e a uno scambio
di vedute con i direttori partecipanti
riguardo al tipo di vocalità da praticare nel
coro che, per quel repertorio, a qualcuno
era sembrata un po’ forzata (eterno
dualismo fra vocalità classica e leggera).
Finalmente in serata il concerto di apertura
nell’impressionante spazio dello Jaarbeurs.
Questo come tutti i concerti seguenti tenuti
in quello spazio era preceduto dall’open
singing splendidamente condotto da
Michael Gohl alla guida del Netherlands
Students Chamber Choir. Da un libretto
opportunamente preparato ognuno poteva
seguire i vari brani e cantarli con il coro.
Era stupendo trovarsi fra il pubblico a
cantare a 3 o 4 voci interagendo con il coro
guida accompagnati da un piano e
percussioni. Tutto scorreva felicemente e
naturalmente in un’atmosfera di gioia e
simpatia. Nel concerto di apertura oltre ad
una divertente filmato iniziale si
succedevano magnifici gruppi corali che
spaziavano dal contemporaneo
(impressionante l’esibizione del coro giovanile
olandese), alle atmosfere nordiche, fino al
jazz e al pop. In un finale travolgente tutti i
docenti erano accolti sul palco dall’applauso
ritmico scandito a canone dall’intero pubblico:
uno spettacolo davvero entusiasmante.
Il mattino seguente è stato affascinante
seguire le lezioni della canadese Zimfira Poloz
sulle implicazioni e influenze della psiche nel
canto e le conseguenze che questa può avere
sulla dinamica ed espressione musicale. È
stato sorprendente scoprire come, partendo
dal presupposto che far coro è un’esperienza
di coraggio, un costante “prendere un rischio”
si possano ottenere straordinari risultati con i
cantori e coinvolgerli nella liberazione delle
proprie energie positive.
Più tardi l’olandese Boudewijn Jansen ci
svelava i segreti per una corretta intonazione
e tutte le strategie praticabili per prevenirne il
suo eventuale insorgere (non ultimo
attraverso un’accorta preparazione “mentale”
delle note).
Nel pomeriggio avevo l’occasione di scoprire
le raffinate quanto virtuosistiche esecuzioni
delle Note Blu di San Ponziano alla sala
Ottone, dirette magistralmente da Marina
Mungai con un repertorio impegnativo ma
anche accattivante in cui la musica
contemporanea svolgeva un ruolo
preminente. Davvero una bellissima sorpresa
questa delle Note Blu ingentilita dall’omaggio
finale alla musica popolare romana che
riscaldava il cuore di chi era lontano da casa.
Il concerto serale presentava due cori diversi
quanto mai validi, il Coro Nazionale Giovanile
Francese diretto da Fred Sjöberg e quello
della Radio Olandese diretto da Celso
Antunes: il primo capace di dare le più
diverse sfumature del canto facendosi
apprezzare per la gioia del comunicare la
bellezza che è nella musica nel vario e
piacevole repertorio, caratteristica propria del
suo direttore; il secondo per la imponente
massa corale (70-80 cantori) al punto da
sembrare una vera e propria “orchestra
corale” dal suono travolgente e sorprendente
espresso al meglio nella dotta e complessa
musica sacra di Rautavaara sapientemente
guidata dal preciso gesto di Antunes.
Il mattino del lunedì era dominato
dall’incontro con la figura di Kari Ala-Pollanen,
finlandese, direttore del coro di voci bianche
Tapiola. Preziosissime le sue osservazioni sull’efficacia della prova e sulla sua
preparazione. Importante soprattutto il richiamo all’importanza della figura del
direttore che ha sempre la responsabilità finale delle scelte fatte e dell’equilibrio
nel gruppo. Per il direttore insomma il coro rappresenta sempre un vero e
proprio specchio. La tarda mattinata veniva completata da un rapido passaggio
nell’atelier condotto da Valérie Fayet, già vincitrice ad Arezzo di numerosi premi
alla testa del nominato Coro Giovanile Nazionale di Francia, alle prese con la
Messa di Jean-Ives Daniel Lesure, davvero impegnativa per i cantori partecipanti.
Nel pomeriggio ancora concerti col Coro Nazionale Giovanile Francese e con la
sorprendente chiara ed eterea vocalità dell’Hamrahlidarkorinn islandese e in
serata l’atteso concerto del Coro Giovanile Mondiale. Nella prima parte la
raffinata esecuzione di musica sacra diretta dal belga Johan Dujick risultava un
poco penalizzata dalla ripresa microfonica forse poco efficace, mentre nella
seconda parte il repertorio popolare sudamericano, più adatto all’acustica,
trascinava tutto il pubblico soprattutto per l’energia e la vitalità ritmica.
Il mattino del martedì, dopo un veloce passaggio all’atelier sulla musica
rinascimentale, eccoci a un tratto nella pieno della più genuina tradizione
operistica italiana del “bel canto”. L’esperienza e la bravura di Marco Faelli
(direttore del Coro dell’Arena di Verona), nonché una genuina simpatia e
umanità, trascinava un gruppo di allievi-cantori nordici all’entusiasmo per la
grande musica verdiana dei Lombardi o del Nabucco. Ecco così che, come
d’incanto, istruiti dal maestro a cantare “sul fiato” o “coperto” e nella corretta
pronuncia, essi si trasformavano e acquisivano la sonorità di un vero coro lirico
italiano al punto che non si sapeva più di trovarsi a Utrecht o a Parma.
Nel pomeriggio il concerto del coro salernitano del Calicanto proponeva la bella
vocalità delle voci bianche e giovanili italiane condotte da Silvana Noschese.
Accompagnati al pianoforte dal sottoscritto, per assenza all’ultimo momento del
pianista titolare, il programma proposto prevedeva musiche di vari stili ed
epoche concluso dall’immancabile canto popolare napoletano. L’entusiasmo
generale del pubblico ben ripagava l’impegno dei giovani cantori salernitani.
41
I cori italiani presenti
a Utrecht___________
Coro Giovanile di Thiene (Vi)
direttore: Silvia Azzolin
Coro Polifonico Città di Pordenone
direttore: Mario Scaramucci
Coro Note Blu
di San Ponziano di Roma
direttore: Marina Mungai
Coro Polifonico Parsifal
di Mesagne (Br)
direttore: Andrea Crastolla
Coro Polifonico Odegitria
di Locorotondo (Ba)
direttore: Fiorenza Pastore
Coro di voci bianche e giovanile
Juvenes Cantores di Corato (Ba)
direttore: Luigi Leo
Coro di Voci Bianche Il Calicanto
di Salerno
direttore: Silvana Noschese
Associazione Estro Armonico
di Salerno
direttore: Silvana Noschese
Coro Animae Voces
di Bagno a Ripoli (Fi)
direttore: Edoardo Materassi
Insieme Vocale Vox Cordis
di Arezzo
direttore: Lorenzo Donati
Coro La Gagliarda di Calavino (Tn)
direttore: Claudia Rizzo
ASSOCIAZIONE
42
In serata incantavano per l’incredibile bravura
i finissimi musicisti dei Groove for Thought,
gruppo vocal jazz, forse una delle migliori
rivelazioni del festival. Sette voci sapienti, di
cui due solisti di grande spessore,
incantavano e infiammavano alternativamente
la platea con le loro atmosfere raffinate ed
eleganti capaci di esprimere e disegnare
sensazioni che andavano dall’euforico
all’intimo, passando per il suggestivo.
Il mercoledì era davvero un giorno per me
speciale. In serata ci sarebbe stato il concerto
conclusivo della Messa per doppio coro di
Frank Martin diretto dal maestro Filippo Maria
Bressan. Avevo sentito parlare in maniera
superlativa del maestro Bressan così come
anche della Messa che sarebbe stata cantata
da due gruppi d’eccezione: il Coro Nazionale
Giovanile Francese e quello Norvegese.
Già dal mattino però la curiosità mi aveva
portato a sbirciare le prove generali e ad
ammirare la grande maestria tecnica del
direttore italiano: assoluta padronanza del
gesto in un armonioso movimento di tutto il
corpo attiravano lo sguardo dei cantori che
sembravano non poter far altro che cantar
bene. Un’atmosfera particolarmente aperta
alla discussione e chiarimento dei vari aspetti
della musica regnava nella prova, una
sensazione di grande cordialità e amicizia ma
anche di profonda stima e rispetto. Il direttore
sembrava lasciar libero il coro, ma subito ti
accorgevi che si trattava di una magistrale
regia che con grande padronanza visionava
tutto dall’alto per poi provvedere a
riprendere, raccogliere, sorreggere, incitare,
ammiccare: frutto di estremo talento ma
anche di profonda disciplina, umiltà e
studio. Nel pomeriggio intanto un’uscita
“fuori porta” mi portava a Woerden al
seguito dell’Insieme Vocale Vox Cordis di
Arezzo diretto da Lorenzo Donati. Nella
chiesa di San Pietro di quel paese
risuonavano così le armonie di mottetti in
latino e madrigali in italiano per le orecchie
di un pubblico tanto disciplinato quanto
attento. Un’oasi di serenità e fascino di voci
espressive permeava la chiesa mentre
epoche diverse si confrontavano e
abbracciavano a sottolineare
reciprocamente il filo conduttore che le
univa. Un programma davvero ben studiato
e congegnato da un direttore musicalmente
estremamente preparato. Il concerto serale
della Messa di Martin era preceduto da
un’esibizione dell’orchestra dei giovani
studenti di Utrecht, di discreta qualità (a
parte qualche fiato inizialmente distratto
nell’intonazione). Tutte queste orchestre e cori
giovanili rappresentavano davvero un segno
di speranza e facevano desiderare qualcosa di
simile anche in Italia. La direzione del
maestro Bressan al concerto si rivelava
precisa, semplice, chiara, essenziale ed
efficace. L’esecuzione era di grande nitidezza:
la lettura del particolare si inseriva in una
limpida visione d’insieme. Il trionfo finale
decretato dal pubblico ne era la più palese
dimostrazione. Il giovedì, giorno di partenza,
lasciava in me una nostalgia intensa e la
sensazione che fosse passato un secolo dal
mio arrivo..! Una tale immersione nella
musica aveva quasi rallentato il tempo, il
rapido succedersi di tanti incontri ed eventi
mi aveva estremamente arricchito dandomi la
possibilità di porre le basi per infinite
riflessioni a tutto campo. L’obiettivo insomma
era raggiunto e le aspettative soddisfatte.
L’entusiasmo per un percorso rinnovato
rinasceva ancora, insieme all’attesa per una
nuova occasione di incontro e un impegno:
preparare al meglio Torino 2012!
Al termine di questa sorta di appunti di
viaggio desidero salutare e citare il maestro
Luigi Leo e il coro Juvenes Cantores di Bari
che non ho potuto ascoltare ma che so ha
splendidamente cantato, il maestro Alberti di
Bergamo e Celine, il vicepresidente Semeraro
e tutto lo staff Feniarco.
43
un paziente lavoro di cucina
di Filippo Maria Bressan
Ingredienti
1 atelier
2 cori nazionali giovanili
1 festival internazionale (Europa Cantat XVII a Utrecht)
1 direttore italiano
sana e virtuosa coralità q.b.
Sono arrivato di notte, nel silenzio e nella pioggerellina
altrettanto silenziosa quanto invadente. Tutto ordinato, un
bell’albergo, una calma e sonnolenta atmosfera… anche
del fiume che scorreva accanto. Iniziavano le impressioni…
La mattina dopo, accompagnato da una gentile signora
dell’organizzazione che mi raccontò tutto della città in
venti minuti, cominciai a vedere degli zainetti verdi sulle
spalle di persone di ogni età, brulicare dappertutto. Anche
la città era verde e vivace, e c’era pure il sole (!) Avete
presente quando venite invitati a cena e non conoscete i
vostri commensali? Ecco, proprio la stessa situazione, con
le mille domande che ognuno si fa in questi casi… Chi ci
sarà, come sarà, cosa si farà… Aaahhh… eccoli! Settanta
ragazze e ragazzi di tutti i colori, pur francesi e norvegesi,
uno stuolo di occhi brillanti e curiosi, belle voci, brave
persone, educate e rispettose, tanta voglia di far musica e
di cantare tutti insieme con me. Che bello, dopo il primo
quarto d’ora di prova potevo dare risposta alle mie
domande e considerare che mi sarei anche potuto
divertire davvero (non capita sempre così in questi casi…).
Avevo un atelier difficile: la Messa per doppio coro di Frank Martin, e avevo a disposizione il
Coro Giovanile Francese e il Coro Giovanile Norvegese. Potevamo provare solo al mattino e per
cinque giorni, poi ci sarebbe stato il concerto. La domanda era negli occhi di tutti: ce l’avremmo
fatta a presentare una bella esecuzione? Elettrizzante l’atmosfera, perché tutti volevano fare
molto bene: l’orgoglio nazionale era messo a confronto, gli artisti non si conoscevano tra di loro,
la vocalità dei rispettivi gruppi era diversa, così come la pronuncia e a volte l’intonazione e/o il
fraseggio ma facendo quello che io chiamo “un paziente lavoro di cucina”, mescolando i vari
ingredienti e aggiungendo qualche pizzico di sana e virtuosa coralità o togliendo qua e là quel
che era di troppo, alla fine abbiamo preparato un buon minestrone, un buon risotto, o quel che
volete che sia… almeno così ha manifestato il pubblico dopo il concerto con un’immediata
standing ovation che ha commosso e rilassato tutti. Evviva. Mi sono trovato benissimo con i
cantori, l’organizzazione con il mio atelier è stata perfetta, e poi l’energia che si respirava e che
si incontrava ovunque, nella piazze, nelle strade, nei luoghi di concerti, nei punti di ristoro, nei
visi delle persone, era fortissima. Una gran bella festa! E poi c’era il caffè italiano in “Casa
Feniarco” (e i gianduiotti), un punto nevralgico e pulsante, in anteprima e a presentazione della
prossima edizione di Torino del 2012. L’impressione finale è molto positiva: Europa Cantat è
prima di tutto una festa corale e un incontro di cantori e direttori, un sereno punto di poliedrico
confronto e di crescita anche interiore. Per me è stata un’ottima esperienza, una boccata
d’ossigeno che consiglio a tutti, cantori, direttori, organizzatori e a tutti coloro che hanno voglia
di vivere la musica e il canto insieme.
ASSOCIAZIONE
la scuola si
incontra cantando
Scuola
considerazioni a margine del festival di Primavera 2009
di Franco Radicchia
Questa citazione dello scrittore e pedagogo
polacco Janusz Korczak, morto nel campo di
sterminio nazista di Treblinka, ci dà il senso di
quanto sia importante lavorare con i bambini
e gli adolescenti.
Nel comunicare con il mondo giovanile, molto
spesso, commettiamo errori dovuti perlopiù
alla nostra presunzione di sapere e all’ansia di
volere; inoltre la quotidianità ci porta
all’assuefazione di comportamenti e di
convinzioni che di sovente spengono
l’entusiasmo per la vita.
Molto più spesso dovremmo guardare un
bambino con il cuore della nostra infanzia,
giocare con lui, parlare di cose semplici che
danno importanza all’esistenza, vedere nei
suoi occhi il sorriso della sua anima. Lì
potremo trovare l’essenza della nostra vita
per innalzarci sopra la meschina routine
quotidiana che non lascia spazio alla gioia del
puro e del “semplicemente bello”.
Cosa c’è di meglio che lavorare con i giovani e
i giovanissimi, quale entusiasmo più grande
può suscitare l’incontro con le nuove
generazioni e se poi tutto è all’insegna della
musica, si realizza l’apoteosi più completa!
Ancora una volta ritorna il Festival di
Primavera, che promuove l’incontro tra
giovani desiderosi di stare insieme e cantare;
torna il canto inteso come momento di
socializzazione raffinata e completa, come
unione di voci che, con il cuore, danno il
contributo alla saggezza espressiva della
musica.
Nel momento in cui mi sono trovato davanti a
oltre cento adolescenti che cercavano nelle
mie parole e nei miei gesti il senso di
quell’incontro, confesso di avere avuto il
timore di non riuscire a soddisfare le loro
richieste. Riunirsi in una sala insieme ad altri
amici e persone fino ad allora sconosciute,
rappresenta già un segnale ben preciso a chi
deve e vuole dare qualcosa, qualcosa di se
stesso in cui crede e su cui ha investito molto
della propria esistenza: far musica insieme.
Mi è bastato però guardarli negli occhi con
tranquillità e serenità per capire che non
dovevo temere il loro giudizio, che non avrei
dovuto crearmi un’ansia da prestazione, ma
che avrei parlato, riso, scherzato con
semplicità nel raccontare... la musica.
Ed ecco che la dolce magia dei suoni ha
permesso quel connubio di voci nel dialogo
continuo intorno a fraseggi, vocalità,
problematiche esecutive, esercizi di
“È faticoso frequentare i bambini”. Avete ragione.
Poi aggiungete: “Perché bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccolo”.
Avete torto. Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti, tirarsi, allungarsi,
alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.
45
intonazione chiudendo fuori il tempo che
incombe. Anche la stanchezza e la noia
sembravano essere estranei da quel contesto;
la gioia della musica, ma soprattutto la
sensazione di far vivere la musica, facevano
passare in modo indolore i minuti e le ore.
Continuiamo a ripeterci quanto sia labile
l’attenzione dei bambini, quanto l’interesse
per l’arte sia scarso ma spesso non sappiamo
mai dare risposte educative soddisfacenti
delegando al regno dei mass-media il compito
di intrattenere, divertire e soprattutto
dis-educare i nostri figli.
Nella maggior parte dei casi una proposta
educativa basata sulla musica riesce a
coinvolgere, unire e interessare il giovane a
patto che tutto ciò non sia condizionato da
puro interesse speculativo.
Nel Festival di Primavera si respira l’aria pura
di un’atmosfera di piacere nello stare insieme
in modo un po’ goliardico, ma rispettoso del
lavoro e finalizzato al raggiungimento del
bello nell’arte musicale. Questo i ragazzi lo
percepiscono, lo interiorizzano e ciò permette
loro di lavorare per ben 6/7 ore al giorno su
una partitura vocale; quanti di loro riescono a
stare sui libri scolastici per tutto questo
tempo?
Ritornando alla citazione di Korczak si riflette
su quanto bisogna lavorare, «abbassarsi,
inclinarsi, curvarsi, farsi piccolo» per ottenere
l’attenzione dei più piccoli; come è difficile per
loro riuscire a mantenere la concentrazione
per molto tempo! Alla sera si è stanchi,
veramente stanchi, fisicamente e
mentalmente, ma la stanchezza vera è quella
che viene dalle forze spese per arrivare al
livello dei più piccoli, all’altezza dei loro puri
sentimenti. Dopo aver lavorato con tutti questi
giovani la mia mente ha avuto modo di
valutare la qualità del lavoro, quanto fossi
riuscito a dare a chi mi chiedeva con gli occhi
e, soprattutto, con il cuore.
Ogni piccolo passo rappresenta un grande
passo nella loro formazione: ciò che si semina
oggi spesso germoglia domani. Malgrado il
poco tempo a disposizione si è percepita la
volontà di voler ottenere un risultato dignitoso
sia da parte dei ragazzi che dei docenti e il
risultato alla fine è arrivato. Questo si è
manifestato nel piacere di sentir cantare
quelle melodie anche fuori dagli orari di
studio e nell’esecuzione del concerto finale
eseguito con serietà e con volontà di far bene.
Il risultato si è rivelato anche attraverso il
ASSOCIAZIONE
46
rispetto che i ragazzi hanno dimostrato nei confronti
dei docenti e del loro lavoro e nella gioia di vivere i
momenti liberi immersi nella bellezza della città di
Montecatini Terme.
Insieme ai colleghi Mario Giorgi e Luigi Leo, non ho
potuto fare a meno di gioire nel constatare il forte
incremento di cori scolastici e giovanili negli ultimi
anni, e dell’attenzione che molte istituzioni scolastiche
stanno rivolgendo alla pratica corale. Grande merito
va ai docenti e direttori di coro che, pur con difficoltà,
propongono questa attività ai giovani e alle loro
famiglie.
Iniziative come il Festival di Primavera e altre proposte
simili promosse dalla Feniarco, non fanno altro che
dare ulteriore stimolo alla qualità dei cori che, anno
dopo anno, mostrano un livello sempre crescente di
capacità esecutiva. Ma ancora è troppo poco, in
particolare in alcune aree geografiche della nostra
nazione non c’è attenzione per il canto corale né per
l’educazione musicale intesa come scuola di vita e
fenomeno altamente socializzante. Molto rimane
ancora da fare soprattutto per quanto riguarda la
sensibilizzazione dei maestri al miglioramento della
propria preparazione tecnica. Chi si occupa di cori, in
particolare di cori giovanili e voci bianche, deve avere
competenze particolari (conoscenza della vocalità,
gestualità, rapporto psicologico e sociale) che non si
possono improvvisare. L’aggiornamento dei maestri
contribuirà a elevare il livello artistico dei cori,
compresi quelli scolastici, sviluppando la forma più
“democratica” di avvicinamento alla musica in quanto,
lo strumento voce è alla portata di tutti. Più la musica
corale si diffonde nella società più si innalza il livello
culturale di questa, ottenendo di rimando effetti
positivi sulla sensibilità all’attenzione nei riguardi
dell’aspetto umano e sociale.
Ritornando al Festival di Primavera, mi preme
evidenziare la bellezza dell’atmosfera creatasi durante
FESTIVAL DI PRIMAVERA 2009
il concerto finale: tantissimi erano i ragazzi presenti
presso il Palazzo dei Congressi di Montecatini.
L’entusiasmo e l’effervescenza giovanile non ha per
nulla ostacolato l’attenzione e la serietà delle
esecuzioni dei singoli gruppi e dei vari ateliers, ma
anzi ha stimolato anche quel sano senso di
competizione dando maggiore enfasi al concerto.
I ragazzi sono stati molto corretti, hanno ascoltato i
loro amici con rispetto e ordine, riuscendo a cogliere
la bellezza dei messaggi musicali. Il lavoro degli
ateliers è stato particolarmente efficace visto il
risultato musicale raggiunto dalle centinaia di ragazzi
impegnati sul palco; ciò a conferma dello scrupolo e
della competenza dei docenti. Risultati ancora migliori
si potrebbero ottenere inviando per tempo le partiture
di studio ai partecipanti: arrivando già preparati lo
stage potrà incidere con maggiore efficacia didattica.
Risultati che sarebbe bello fossero colti dalla città che
ospita il festival, con una maggior partecipazione di
pubblico esterno ai concerti finali, magari inserendo
questi e i concerti decentrati nelle manifestazioni
musicali promosse da associazioni e organizzazioni
locali: una maggiore visibilità renderebbe ancor più
efficace e gratificante il lavoro dei ragazzi, dei docenti
e di Feniarco.
47
Montecatini Terme (Pt)
Scuole medie inferiori, 17/19 aprile 2009
Scuole medie superiori, 23/26 aprile 2009
CORI PARTECIPANTI
– “I Musici” della scuola media “A. Pertile” di Agordo (Bl)
–Coro “Z. Kodaly” dell’i.c. “G. Garibaldi” di Capolona (Ar)
–Coro giovanile “Mladi” della scuola media “A. Moro” di
Cernusco sul Naviglio (Mi)
–Annibal Coro della scuola media “L. Pirandello” di Civitanova
Marche (Mc)
–Coro “I Ragazzi del 2000” dell’i.c. “Da Vinci-Ungaretti” di
Fermo (Ap)
–Schola Cantorum al… Massimo dell’istituto “M. Massimo” di
Roma
–Coro “L. Francavilla” della scuola media “E. De Filippo” di S.
Egidio di Monte Albino (Sa)
–Coro “B. Partenio” della scuola media “B. Partenio” di
Spilimbergo (Pn)
–Corinoti’s della scuola sec. I grado “A. Torre” di Vallo della
Lucania (Sa)
CORI PARTECIPANTI
–Coro del liceo scientifico “G. Galilei” di Ancona
–Coro Giovanile Lavinium dell’Ass. Lavinia Litora di Anzio (Rm)
–Coro del liceo “V. Volterra” di Ciampino (Rm)
–Coro Giovanile dell’istituto liceale “T. Ciceri” di Como
–Coro del liceo artistico e musicale “E. Bianchi” di Cuneo
–Coro Unisono del liceo “B. Touschek” di Grottaferrata (Rm)
–Coro del liceo “S. Cantone” di Pomigliano d’Arco (Na)
–Coro dell’istituto tecnico commerciale “P. Levi”
di Quartu Sant’Elena (Ca)
–Schola Cantorum al… Massimo dell’ist. “M. Massimo” di Roma
–Coro del liceo scientifico “P. Levi” di Roma
–Coro polifonico dell’istituto magistrale “M. Immacolata”
di S. Giovanni Rotondo (Fg)
–Ensemble Gargallo del liceo classico “T. Gargallo” di Siracusa
–Coro Giovanile “F. Filelfo” dell’istituto superiore “F. Filelfo”
di Tolentino (Mc)
–Coro del liceo ginnasio “J. Stellini” di Udine
–Coro Canto Leggero della Fond. Istituto Musicale Valle
d’Aosta di Aosta
–Coro Gaiamusica dell’Ass. mus. Gaiamusica di Valmadonna (Al)
–Coro “G. Ferraris” del liceo scientifico “G. Ferraris” di Varese
I NUMERI
Totale partecipanti: 276 ragazzi
333 totale con gli accompagnatori
Femmine: 208
Maschi: 68
Accompagnatori: 57
GLI ATELIER
Giro giro canto
docente: Mario Giorgi
partecipanti: 100 (79 femmine + 21 maschi)
Canti etnici
docente: Luigi Leo
partecipanti: 92 (66 femmine + 26 maschi)
Vocal pop jazz
docente: Franco Radicchia
partecipanti: 111 (81 femmine + 30 maschi)
i concerti
Venerdì 17 aprile ore 21,00
Pistoia - Sala del Capitolo presso chiesa di S. Francesco
Montecatini Terme (Pt) - Auditorium scuola media “G. Chini”
Montopoli in Val d’Arno (Pi) - Aula magna dell’I.C. “G. Galilei”
Massa e Cozzile (Pt) - Chiesa SS. Trinità in Traversagna
Sabato 18 aprile ore 21,00 GRANDE CONCERTO FINALE
Montecatini Terme (Pt) - Palazzo dei Congressi
I NUMERI
Totale partecipanti: 469 ragazzi
531 totale con gli accompagnatori
Femmine: 356
Maschi: 113
Accompagnatori: 62
GLI ATELIER
Musica del Rinascimento docente: Lorenzo Donati
partecipanti: 84 (62 femmine + 22 maschi)
Vocal pop jazz docente: Laura Ricciotti
partecipanti: 96 (74 femmine + 22 maschi)
Canzoni d’autore docente: Flavio Becchis
partecipanti: 82 (62 femmine + 20 maschi)
Donna di …cori docente: Fabrizio Barchi
partecipanti: 77 (77 femmine)
Pop italiano contemporaneo docente: Alessandro Cadario
partecipanti: 92 (44 femmine + 48 maschi)
I CONCERTI
Venerdì 24 aprile ore 21,00
Montecatini Terme (Pt) - Auditorium scuola media “G. Chini”
Montecatini Terme (Pt) - Hotel Ariston
Empoli - Chiesa di S. Stefano degli Agostiniani
Lucca - Real Collegio
Pistoia - Aula magna i.c. “Cino da Pistoia”
Pontedera (Pi) - Aula magna liceo “E. Montale”
Prato - Teatro Vittoria
Sabato 25 aprile ore 21,00 GRANDE CONCERTO FINALE
Montecatini Terme (Pt) - Nuovo Teatro Verdi
CRONACA
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LA FORMAZIONE MUSICALE DEL GIOVANe CORISTA
Intervista a Denis Monte
a cura di Sandro Bergamo
Denis Monte, studi da organista, è approdato al coro da una
decina d’anni. In un tempo non lunghissimo ha bruciato le
tappe, ottenendo successi e riconoscimenti per sé e per il
coro: ultimo, in ordine di tempo, quello di Malcesine, dove il
Piccolo Coro Artemìa ha vinto entrambe le categorie e Denis
Monte è stato premiato come miglior direttore.
Quando e come hai deciso di dedicarti alla direzione di
un coro di bambini?
Ho scoperto il coro di voci bianche ai corsi di formazione per
docenti di educazione musicale Willems. Al tempo facevo
l’organista nel coro parrocchiale (un coro giovanile misto) e ho
quindi deciso di creare un coro di bambini a Torviscosa.
L’incontro con Amedeo Scutiero, Nicola Conci, Mario Giorgi e
soprattutto con Mario Mora dei Piccoli Musici di Casazza ha
segnato il mio percorso come direttore.
La realtà musicale e culturale in cui operi ha favorito la
nascita e la crescita del coro? Oppure hai costruito tutto da
zero?
I miei primi coristi provenivano dalla
scuola primaria di Torviscosa dove
collaboravo come esperto di
educazione musicale: alcune di loro
fanno ancora parte del coro. Ho trovato
subito appoggio dalle istituzioni e dalla
parrocchia che ci mette a disposizione i
locali dell’oratorio per le prove.
Come avviene il “reclutamento” e
la formazione musicale e vocale dei
tuoi coristi? C’è una scuola di musica
alle spalle?
Oggi ho la fortuna di collaborare con
diverse scuole primarie della bassa
friulana, quindi se trovo delle voci
intonate e bambini motivati propongo
ai genitori una prova nel coro. Per i
bimbi più piccoli la partecipazione è
libera. Il nostro percorso di formazione
inizia a quattro anni con un primo
approccio alla lettura e alla produzione
musicale, sia scritta che cantata. Con il
passare degli anni si rende necessaria
una formazione musicale, utile per una
lettura più veloce delle partiture e ovviamente per una
crescita professionale del coro. Ritengo fondamentale la
conoscenza perlomeno delle basi teoriche musicali.
Ci sono dei collaboratori che ti aiutano nella formazione
musicale e vocale dei bambini?
Devo molto a Barbara Di Bert che ha fondato con me il coro
dieci anni fa. Ha curato la voce dei bambini e diretto il coro
insieme a me fino a due anni fa, quando è diventata mamma
del piccolo Luca e ora fa la mamma a tempo pieno.
Attualmente collabora con noi una brava e preparata
vocalista, Veronica Vascotto di Trieste. Oltre a Veronica posso
contare sulla preziosa collaborazione di Patrizia Dri che, oltre
a essere la nostra pianista accompagnatrice, ci aiuta nella
lettura di nuove composizioni.
Molti direttori hanno un rapporto difficile con il vocalista:
temono soprattutto che indirizzi il coro verso una vocalità
diversa da quella che desiderano. Tu come ti sei regolato?
Ho trovato subito un accordo con la nostra vocalista: prima di
affrontare un nuovo repertorio ci confrontiamo sul tipo di
49
vocalità da adottare e su come impostare il
lavoro. Devo dire che finora non abbiamo mai
avuto difficoltà, Veronica oltre che essere una
vocalista è un soprano solista e ha anche
cantato in coro, conosce bene le dinamiche
all’interno di un coro e come ottenere un
suono omogeneo. Altra cosa fondamentale:
sa parlare ai bambini con un giusto lessico,
proponendo loro esempi, immagini,
sensazioni vicine al loro punto di vista.
Immagino che in un coro di bambini sia
importante anche il rapporto che si instaura
con le famiglie: è facile ottenerne la
collaborazione?
La collaborazione con le famiglie è
fondamentale, cerco di tenerli sempre
informati sull’andamento del coro e sulle
numerose collaborazioni che abbiamo con
una newsletter mensile. Il coro – soprattutto
negli ultimi due anni – ha fatto molti concerti
e numerose prove; senza l’appoggio dei
genitori che accompagnano i bambini alle
prove difficilmente si possono preparare i
concerti, devo ringraziarli di cuore per questo.
Si è creato un bel gruppo anche tra di loro,
c’è chi si occupa della gestione ordinaria
dell’associazione, chi organizza le trasferte
per i concerti, chi i rinfreschi...
Il Garda in Coro____________________________________________
5º Concorso nazionale per voci bianche
Un successo: la quinta edizione del concorso nazionale per voci bianche va in archivio con numeri che fotografano la
bontà della manifestazione promossa dall’Associazione Il Garda in Coro presieduta da Renata Peroni. Quasi seicento
bambini, tutti sotto i 15 anni, formavano i 18 cori provenienti da diverse parti d’Italia che hanno animato per quattro giorni
l’ultimo lembo di terra veronese ai confini con il Trentino. L’hanno fatto soprattutto con i numerosi concerti dislocati in
varie parti del paese e con l’appendice domenicale sul Monte Baldo.
Il concorso vero e proprio suddiviso nella categoria repertorio sacro e profano si è tenuto nella Chiesa parrocchiale di Santo
Stefano dove la giuria formata da Mario Mora, Marco Berrini, Josè Borgo, Mauro Marchetti e Gianfranco Cambareri, ha
proclamato i vincitori del concorso. A fare incetta di premi i friulani del “Piccolo Coro Artemia” di Torviscosa al primo posto sia
nella categoria del repertorio sacro che in quello profano e il loro direttore Denis Monte, premiato come il migliore di questa
edizione. Premiazioni multiple anche per l’Artemusica di Valperga Canavese (Torino) e per il coro Aurora di Bastia Umbra.
La proclamazione dei vincitori è avvenuta nella serata di sabato 9 maggio in Piazza Statuto dopo che i ragazzi e le
rispettive famiglie avevano sfilato per le vie del paese attirando la curiosità dei turisti e dei residenti. La consegna dei
premi, il pomeriggio successivo, ha visto la partecipazione fra le autorità presenti del Presidente della Feniarco Sante
Fornasier, dell’Asac Veneto Alessandro Raschi e per la Federazione Cori del Trentino il vice-presidente Gino Prezzi. La
manifestazione patrocinata dall’Unicef ha avuto il sostegno in primis del Comune di Malcesine.
Il livello dei cori partecipanti, la varietà e qualità dei repertori proposti, fanno di questa quinta edizione del concorso
un’ulteriore conferma di quanto la coralità infantile italiana viva un momento estremamente positivo.
Il prossimo appuntamento con le voci bianche a Malcesine è previsto dal 20 al 24 aprile 2010, con la seconda edizione del
concorso internazionale. Tutte le informazioni su www.ilgardaincoro.it
CRONACA
50
Risultati______________________
51
48º CONCORSO INTERNAZIONALE SEGHIZZI
di Rossana Paliaga
Il Garda in Coro
5º Concorso nazionale corale per voci bianche
Malcesine sul Garda (Vr), 7-10 maggio 2009
Come scegli il repertorio per il tuo coro?
Ascolto tanta musica, vado ai concerti di cori di bambini anche
fuori regione, compro tantissimi spartiti che poi leggo al
pianoforte, utilizzo internet per conoscere i percorsi e i
repertori di importanti cori di voci bianche italiani ed esteri.
I mezzi per trovare musica ci sono, come pure bravi
compositori italiani che scrivono per bambini (consiglio i
preziosissimi volumi di Giro Giro Canto editi dalla Feniarco:
ogni direttore dovrebbe avere una copia!), sta poi al bravo
direttore capire quali sono le possibilità del proprio coro e con
che genere o stile ha la migliore resa.
Ci sono progetti particolari all’orizzonte?
Ho tante idee in testa, la musica è tanta e i bambini ahimè
crescono! È un continuo ricominciare, piacevole condanna di
chi dirige cori di bambini, ma sono fiducioso: ho un gruppo di
bimbi “piccoli” molto motivati e attenti, spero di continuare a
lavorare con loro con lo stesso entusiasmo di oggi e di portarli
a vivere nuove e piacevoli esperienze insieme.
Categoria Repertorio Sacro 1º Classificato
Piccolo Coro Artemia di Torviscosa (Ud)
Categoria Repertorio Sacro 2º Classificato
Coro Artemusica di Valperga Canavese (To)
Categoria Repertorio Sacro 3º Classificato
Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg)
Coro voci bianche Il Diapason della Scuola Musicale Il
Diapason di Trento (Tn)
Categoria Repertorio Profano 1º Classificato
Coro di Voci Bianche Artemia di Torviscosa (Ud)
Categoria Repertorio Profano 2º Classificato
Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg)
Coro Schola Cantorum Al.. Massimo e Fiori Musicali di
Roma
Categoria Repertorio Profano 3º Classificato
Coro Artemusica di Valperga Canavese (To)
Migliore esecuzione di un brano tratto da Giro Giro Canto
Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg)
per il brano Il fantasma del castello di E. Balasso
Miglior coro proveniente dalla Regione Veneto con punteggio
superiore a 8/10 (non assegnato)
Miglior coro proveniente dalla Provincia di Trento
Coro voci bianche Il Diapason della Scuola Musicale Il
Diapason di Trento (Tn)
Miglior direttore
Denis Monte
Giovane direttore emergente
Debora Pria
Miglior repertorio proposto
Piccolo Coro Artemia
di Torviscosa (Ud) per il repertorio sacro
Coro voci bianche Il Diapason della Scuola Musicale
Il Diapason di Trento (Tn) per il repertorio profano
Coro che ha totalizzato il punteggio più alto
Piccolo Coro Artemia di Torviscosa (Ud)
Coro con età media più bassa
“Piccole Voci” D.D. Don Giussani di Ascoli Piceno
Coro proveniente dalla località più lontana
Coro “Diapason” di Ariano Irpino (Av)
Un concorse e un convegno
all’insegna del confronto
Lo scopo principale di ogni concorso è
stimolare il confronto, non solo in quanto
elemento fondamentale del concetto stesso di
competizione, ma come possibilità di crescita
offerta ai coristi, al pubblico e ai giurati
stessi. Su questo ampio spunto di riflessione
si è basato il 40º convegno di studi
musicologici promosso dall’associazione
Seghizzi di Gorizia al termine della 48ª
edizione dell’omonimo concorso internazionale
di canto corale. Il maestro del coro dell’Opera
di Roma Andrea Giorgi, in un contrappunto di
opinioni con esperti del settore, ha sviluppato
l’argomento parlando di coralità nel rapporto
con l’ambiente che la circonda, la tradizione
dalla quale deriva, l’attenzione a questioni di
tecnica, elementi che formano un gruppo
corale nelle sue caratteristiche peculiari.
Rapportarsi alla diversità culturale o
semplicemente a soluzioni più efficaci offerte
dall’esempio di cori di alto livello è il passo
ulteriore e necessario per ogni gruppo che
voglia abbracciare, con maggiore
consapevolezza della propria identità e di
possibili sviluppi, il multiforme potenziale dei
diversi approcci a tutti gli aspetti
dell’esibizione corale. Aprire una finestra sul
mondo è uno dei privilegi offerti dai concorsi
internazionali ed è quanto ha proposto anche
quest’anno al suo pubblico il concorso
Seghizzi con un ventaglio particolarmente
ampio di nazioni rappresentate. In accordo
con questo genere di riflessione il convegno
di studi si è orientato proprio verso la
considerazione della coralità nel suo
rapportarsi a una dimensione sempre più
ampia ed eterogenea attraverso i racconti
delle molte esperienze internazionali di Giorgi,
ma anche con riflessioni sulla diffusione della
cultura corale via etere e sui possibili ponti
creati dall’ascolto della radio tra nazioni
diverse ma vicine nelle parole del maestro
Janko Ban, per lungo tempo responsabile
della redazione per la musica corale della
sezione di programmazione slovena della
sede regionale Rai di Trieste, oppure sulle
prospettive, la qualità e gli orientamenti della
pubblicistica e dell’editoria specializzata,
analizzata con competenza dal direttore di
coro e redattore Sandro Bergamo. A monte di
ogni discussione sulla maggiore o minore
efficacia dei meccanismi della coralità al suo
interno e verso l’ambiente in cui si sviluppa
c’è sempre la necessità di istruzione ed
educazione dei direttori di coro, argomento
trattato sulla base dell’esperienza quotidiana
a contatto con le aspirazioni dei giovani che
intraprendono uno studio professionale da
Adriano Martinolli, titolare della cattedra di
musica corale e direzione di coro presso il
conservatorio di Trieste. La professionalità
della preparazione del direttore di coro è il
metro per misurare i risultati ai quali un coro
potrà aspirare e spesso la felice combinazione
di capacità del direttore e motivazione dei
coristi rende sottilissima la distinzione tra un
valido e ambizioso coro amatoriale e un
organico professionale. Proprio questo ultimo
tipo di confronto ha impegnato con
soddisfazione pubblico e giuria del Seghizzi, i
cui partecipanti hanno saputo anche
quest’anno esprimere livelli tecnici e artistici
rilevanti.
CRONACA
52
I colori di un panorama internazionale
La spiccata vocazione internazionale
del Seghizzi è stata confermata anche
dall’edizione di quest’anno con la
partecipazione di cori provenienti da
quattro continenti. Sono stati infatti
rappresentati Germania, Polonia,
Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Belgio,
Spagna, Ungheria, Serbia, Svizzera,
Norvegia, Danimarca, Russia, Porto
Rico, Sudafrica e Indonesia nelle
palcoscenico, dalla necessità di un
abbigliamento di ricercata eleganza e
uniforme fin nei minimi dettagli
all’ordine nella disposizione, dal sorriso
rivolto sempre al pubblico
all’accuratezza della preparazione.
L’Oriente è stato rappresentato
quest’anno dal coro dell’Istituto tecnico
di Bandung (Indonesia), premiato nella
categoria legata al Trofeo di
composizione e terzo nel repertorio
principali categorie competitive, ai quali
vanno aggiunti Italia e Giappone nella
sezione a programma libero.
La grande varietà di provenienze rende
sempre l’ascolto delle selezioni
particolarmente stimolante anche
perchè sia sul terreno comune che
nelle sezioni dall’impronta più
specificamente nazionale emergono
sempre elementi che
contraddistinguono un certo tipo di
approccio legato alla diversa tradizione
d’origine. Pur evitando lo stereotipo
non si può ad esempio prescindere
dall’osservazione di caratteristiche
comuni ai cori asiatici e che riguardano
il suono ma anche il modo di affrontare
l’esibizione con grande rispetto nei
confronti di quanto accade in
popolare dove ha proposto un viaggio
nelle tradizioni dell’arcipelago
indonesiano che ha affascinato
soprattutto con l’imitazione vocale dei
suoni metallici delle tipiche orchestre
gamelan. Nella categoria di
rielaborazioni di canti tradizionali ha
conquistato il pubblico la carica
comunicativa dei colori dell’Africa nella
festa di ritmi, ascendenze tribali e
imitazioni dei suoni di una natura
rigogliosa, proposta con irresistibile
energia dai giovani del coro
sudafricano Kwazulu Natal che ha
avuto risultati discontinui nelle altre
categorie. Ha invece mantenuto una
qualità costante e una concentrazione
senza cedimenti il solidissimo coro
tedesco Consono, che non a caso ha
conquistato alcuni dei premi più ambiti.
I coristi di Colonia hanno saputo
soddisfare i parametri tecnici e di
proprietà stilistica richiesti dalle
categorie competitive, distinguendosi
come gruppo di indiscutibile solidità e
affidabilità, capace di un ottimo
controllo del suono, ma il cui punto
debole sta nella capacità di coinvolgere
le emozioni del pubblico, elemento che
tuttavia non rientra nei parametri
principali che una commissione di
concorso è tenuta a considerare. Il coro
tedesco non ha avuto concorrenti nella
difficile categoria con programma
storico, conquistando un meritatissimo
primo premio, al quale vanno aggiunti
anche ulteriori due primi premi nelle
sezioni monografiche dedicate all’800,
dove ha fatto onore alla grande
tradizione romantica nazionale, e al
’900, dove ha affrontato con energia un
programma di grande impatto (tra i
brani ha colpito in particolar modo la
forza espressiva e l’immediatezza della
The conversion of Saul di Randall
Stroope). Con queste premesse il
determinato coro tedesco ha portato a
compimento il suo trionfo al Seghizzi
conquistando anche il 21º Grand Prix
Trofeo delle Nazioni, assegnato al coro
che maggiormente si è distinto tra i
vincitori nelle categorie I e II.
Il coro che ha saputo aggiungere alla
competenza anche il calore
dell’emozione è stato il coro Coralia
dell’Università di Portorico, la più
recente delle piacevoli scoperte offerte
negli ultimi anni da ottimi cori
universitari provenienti dall’estero. La
partecipazione dei giovani portoricani
al concorso di Gorizia verrà ricordata
per l’estrema eleganza e la bravura dei
solisti nell’esibizione legata al
repertorio popolare (non a caso
premiata dalla giuria) che ha
pienamente convinto senza scivolare in
un facile folclorismo, ma soprattutto
per l’eccellente esecuzione in gruppo
da camera nella categoria dedicata alle
composizioni polifoniche scritte tra il
1400 e il 1650. Nella difficile categoria
il gruppo portoricano ha dimostrato di
capire a fondo l’importanza del
rapporto tra le voci nell’intreccio
polifonico, possibile soltanto nella piena
autonomia di un’esibizione priva di direzione.
È stata infatti proprio la capacità di
intrecciare all’interno della musica espressioni
di intesa reciproca tra gli ottimi coristi ad
accendere capolavori di virtuosismo il cui
senso risiede proprio nel piacere
dell’imitazione e della condivisione di affetti
come lo spettacolare Le chant des oiseaux di
Janequin. La giuria non ha avuto certamente
dubbi nell’assegnazione di questo primo
premio, al quale si sono aggiunti anche un
secondo premio nel programma storico e due
premi speciali.
Si è distinto anche il coro olandese Cantatrix,
vincitore nel programma barocco con la
correttezza stilistica dimostrata in brani di
Schütz e Bach e insignito del premio speciale
Usci per il migliore direttore (Geert Jan van
Beijeren), ma che non ha sorpreso tuttavia
per estro interpretativo nelle altre esibizioni.
Ha forse perso qualche occasione il coro
danese Hymnia, forte di un suono veramente
ben costruito e che ha meritato il premio per
il programma di maggiore interesse artistico
con una scelta di brani insolitamente ludica
nella categoria con programma
contemporaneo.
Merita di essere menzionato il gruppo
olandese Dekoor Close Harmony, la
rivelazione della categoria di elaborazioni
corali di musica leggera e jazz, che ha
conquistato pubblico e giuria con la
dimensione spettacolare delle proprie
esibizioni per le quali si vale di un registacoreografo. La proprietà stilistica, unita alla
capacità di muoversi in un contesto molto
dinamico, ha espresso in questo caso anche
il valore aggiunto di arrangiamenti che non si
basano sulle capacità di singoli solisti, ma
hanno evidenziato soprattutto la capacità di
cantare in formazione corale.
La giuria ha saputo giustamente mettere in
rilievo con l’assegnazione di premi speciali la
partecipazione di due buoni cori giovanili che
tuttavia non avrebbero potuto emergere nella
concorrenza. Il gruppo polacco Puellae
Orantes si è distinto per l’equilibrio delle voci
in tutta l’estensione, la morbidezza del suono
ha fatto altrettanto apprezzare le esibizioni
del Waelrant Jeugdkoor belga; entrambi si
sono tuttavia trovati in svantaggio già in
partenza per il solo fatto di non poter
competere in una categoria alla pari con
coristi della loro stessa età.
53
Il percorso delle categorie
La struttura del concorso Seghizzi ha
dimostrato di essersi consolidata con le
novità degli ultimi anni. La suddivisione della
categoria monografica in periodi storici
premia ad esempio la specializzazione e
stimola sempre di più l’approfondimento di
repertori specifici. I risultati riflettono
inclinazioni e difficoltà da sempre riscontrate
nell’obbligatorio excursus del programma
storico: il rinascimento continua a essere il
terreno più sdrucciolevole per la difficoltà dei
cori a staccarsi dalla (oggi) più comune
considerazione verticale della struttura
musicale, barocco e classicismo rimangono
ancora un punto interrogativo per una
generale, maggiore freddezza nell’interesse
dei cori e per la frequente necessità di
utilizzare strumenti di accompagnamento, il
romanticismo tende a cedere a interpretazioni
monotone mentre il contemporaneo rimane il
cavallo di battaglia della maggior parte dei
cori in competizione. Conferma una grande
crescita di qualità la categoria dedicata alle
elaborazioni jazz, musica leggera e spiritual
che, insieme alla sempre popolare categoria
di elaborazioni di canti della tradizione, libera
i coristi dalla rigidità dell’esibizione
tradizionale, coinvolgendo anche direttori
apparentemente compassati in coinvolgenti
CRONACA
54
esibizioni, animate spesso da un grande lavoro
coreografico. Ha invece un posto a sè,
certamente meno appariscente, la categoria di
musica contemporanea legata al Trofeo di
composizione. Quest’anno vi sono state
interpretate composizioni di Cristian Gentilini,
Battista Pradal, Michaela Eremiasova e
Alexandre Bèneteau, vincitore con il brano
Succurre Miseris. I brani in concorso vengono
stampati sul catalogo, permettendo anche al
pubblico di comprendere meglio composizioni
nuove che offrono inoltre la possibilità di
confrontare i cori sullo stesso terreno.
Le valutazioni dei cori partecipanti sono state
affidate quest’anno a una giuria che ha svolto il
proprio compito con grande equilibrio; oltre al
già citato Giorgi e al direttore sloveno Marko
Munih è stata composta da direttori di coro da
tutto il mondo e che si sono particolarmente
distinti con la loro partecipazione alle
precedenti edizioni del concorso.
La festosa cerimonia delle premiazioni è stata
come di consueto anche l’occasione per
consegnare l’importante riconoscimento «Una
vita per la direzione corale», assegnato
quest’anno al genovese Armando Corso. Nel
breve ringraziamento il premiato ha saputo
esprimere la propria gioia nell’aver dedicato alla
coralità 60 anni di vita, illuminati
dall’entusiasmo per questa attività. Una gioia
senza dubbio condivisa dai coristi che hanno
affollato la sala del teatro Verdi di Gorizia,
inondata dopo giorni di selezioni dall’euforia
liberatoria di tutti i partecipanti. Molti di loro
hanno aggiunto all’impegno della competizione
anche i concerti realizzati nell’ambito del
circuito concertistico Seghizzi in regione che ha
preceduto e accompagnato lo svolgimento del
concorso dopo il concerto inaugurale delle
manifestazioni Seghizzi eseguito dai musicisti
del Frescobaldi Consort del conservatorio
Frescobaldi di Ferrara. Chiuso il sipario, la
macchina organizzativa riparte con il pensiero
già rivolto alla 49ª edizione che promette di non
perdere d’occhio i necessari aggiornamenti a
tutti i livelli, non da ultimo mantenendo
l’appena inaugurato servizio live-stream che ha
permesso a utenti di ogni parte del mondo di
seguire a distanza le fasi del concorso.
Risultati________________________________
I categoria (polifonia con programma storico)
1º Premio: Consono Chamber Choir (Germania)
2º Premio: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico
3º Premio: Chamber Choir Hymnia (Danimarca)
4º Premio: Oberwalliser Vokalsensemble (Svizzera)
5º Premio: Vocaal Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi)
II categoria (polifonia con programmi monografici)
a) composizioni polifoniche scritte tra il 1400 e il 1650
Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico
b) composizioni polifoniche scritte tra il 1650 ed il 1800
Vocaal Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi)
c) composizioni polifoniche del secolo XIX
Consono Chamber Choir (Germania)
d) composizioni polifoniche scritte tra il 1900 ed oggi
Consono Chamber Choir (Germania)
III categoria (canti di tradizione orale, tradizionali, negro spiritual e gospel)
1º Premio: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico
2º Premio: Dekoor Close Harmony (Paesi Bassi)
3º Premio: Institut Teknologi Bandung Choir (Indonesia)
4º Premio: Palitra (Russia)
5º Premio: Kwazulu-Natal Youth Choir (Sudafrica)
IV categoria (elaborazioni corali di musica leggera e jazz) (2)
1º Premio: Dekoor Close Harmony (Paesi Bassi)
2º Premio: Mixed Choir Canticum Novum (Repubblica Ceca)
3º Premio: Palitra (Russia)
4º Premio: Vox Humana (Norvegia)
5º Premio: University of Kwazulu-Natal Bel Canto Chamber Choir (Sudafrica)
V categoria (musica contemporanea)
Vocaal Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi)
(per il brano Succurre Miseris di Alexandre Bèneteau)
Institut Teknologi Bandung Choir (Indonesia)
(per il brano Water di Michaela Eremiasova)
Chamber Choir Hymnia (Danimarca)
(per il brano Agnus Dei di Christian Gentilini)
Trofeo di composizione “Seghizzi” Alexandre Bèneteau
XXI Grand Prix Seghizzi 2009 - 2º Trofeo delle Nazioni
Vincitore: Consono Chamber Choir (Germania)
Finalisti: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico, Vocaal
Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi)
Premi speciali
Premio “Domenico Cieri” programma di maggior interesse artistico nelle
categorie I e II: Chamber Choir Hymnia (Danimarca)
Premio “Rachele Basuino” migliore esecuzione di un brano di ispirazione
religiosa nelle categorie I e II: Waelerant Jeugdkoor (Belgio)
Premi del pubblico
Categoria III: Kwazulu-Natal Youth Choir (Sudafrica)
Categoria IV: Dekoor Close Harmony (Paesi Bassi)
Premio “U.S.C.I. Friuli Venezia Giulia” miglior direttore di coro dei complessi
partecipanti al Concorso nelle categorie I, II, III, IV: Geert Jan van Beijeren
Premio gruppi cameristici al gruppo cameristico meglio classificato nelle
categorie I e II: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico
Premio voci pari al miglior complesso nelle categorie I e II:
Puellae Orantes (Polonia)
V Premio nazionale “Una vita per la direzione corale”: Armando Corso
55
Memorie
Mino Bordignon
Si è spento il 18 maggio scorso a Milano, a
88 anni, il maestro Mino Bordignon.
Nato a Fiorano al Serio da padre di origini
venete e da famiglia modesta, aveva
compiuto gli studi superiori al collegio di
Celana, dove venne spesso punito, e una
volta anche sospeso per due mesi, perché si
dedicava, anche di notte, più allo studio della
musica che a quello delle altre materie.
Frequentò il conservatorio di via Arena, dove
studiò pianoforte; gli altri esami – armonia e
composizione – li preparò da solo e li superò
tanto brillantemente da meritarsi una borsa di
studio per il conservatorio di Milano.
La guerra lo vide impegnato, poco più che
ventenne, sul fronte russo come tenente del
Quinto Alpini e proprio nella tragedia del
fronte e della prigionia scoprì il prezioso
talento musicale. È infatti durante la prigionia
in Russia che incontrò il maestro Jeremia
Hordij, il quale lo convinse ad abbandonare
gli studi di pianoforte e di direzione
d’orchestra per dedicarsi esclusivamente alla
polifonia. Lo stesso maestro gli suggerì di
andare in giro per l’Europa, qualora si fosse
salvato, per raggiungere i maggiori esperti di
polifonia del tempo, da Anton Grossman a
Vienna, a Robert Scheid a Berlino, a Felix de
Nobel in Olanda per studiare la polifonia
fiamminga a Cesar Joffrey in Francia per la
lirica provenzale.
Dopo le varie peregrinazioni di studio in
Europa – per vivere fece anche il tecnico del
suono nelle case discografiche e curò la
preparazione dei cantanti e delle orchestre
del Festival di Sanremo – venne chiamato ad
affiancare Roberto Benaglio alla guida del
Coro della Scala, dove lavorò con tanti grandi
artisti dell’epoca – la Callas, Di Stefano,
Abbado… Ma siccome “cercava qualcos’altro”
approdò ai cori da camera della Rai di Torino,
Roma e Milano.
Nel ’49 aveva fondato a Fiorano il Coro Incas,
sua prima creatura. Sono gli anni più intensi
della sua carriera artistica, in un crescendo di
consensi, mentre piovono da tutto il mondo le
richieste per concerti, tournées e incisioni
discografiche il cui elenco completo
richiederebbe ben altro spazio. Molti anche i
premi e i riconoscimenti di cui viene fatto
oggetto, come il prestigioso Premio Massimo
Mila, l’Ambrogino d’oro e tanti altri.
Negli anni ’80 Bordignon si imbarca in
un’altra avventura, la fondazione dei Civici
Cori di Milano – cinque, ognuno specializzato
in un repertorio diverso – un’esperienza alla
quale dà un significato profondamente umano
e civile, insegnando a cantare a migliaia di
persone.
Allo scopo di portare anche in provincia il
grande repertorio corale europea, fonda e
dirige in Piemonte i Cantores Mundi e, a
Fiorano, nel ’94, il Coro Filarmonico di
Valseriana, ora diretto dal maestro Fabio
Piazzalunga che per tanti anni ne è stato
vice-direttore.
Al maestro Mino Bordignon viene riconosciuto
ormai universalmente anche il merito di aver
scoperto e proposto le letterature corali più
inusitate e spiritualizzanti, in un lungo e
fecondo cammino artistico fatto di studio
56
+ notizie>
ininterrotto, di ricerca, di entusiasmo, di
passione, di fede assoluta nelle possibilità
della voce umana ritenuta il mezzo più adatto
alla comunicazione col trascendente e con le
leggi superiori del cielo. «La voce umana –
sosteneva – è lo strumento musicale migliore:
la voce umana, nel modo di cantare a
cappella, riesce a stabilire un contatto diretto
con dio, a esprimere l’amore, la disperazione,
la preghiera… Gli altri strumenti musicali, per
perfetti che siano, ci riportano invece
irrimediabilmente giù, nel quotidiano, nel
concreto…»
ai suoi coristi, lungo tanti decenni di
appassionata attività didattica, ha dato
tantissimo; soprattutto ha trasmesso loro la
convinzione che ogni persona sia un artista in
potenza, piccolo medio o grande non importa,
e che ciò che conta è prenderne coscienza e
sviluppare con impegno e applicazione
assidua i propri talenti.
«La grande musica – soleva dire – è stata
fatta per tutti, come il regno di dio, e a tutti è
data la possibilità di entrarvi». e infatti ai suoi
coristi non ha mai proposto esami o test di
ingresso: gli bastavano la puntualità e
l’impegno, a tutto il resto pensava lui, e sono
centinaia le persone che gli sono grate
perché, seguendo i suoi insegnamenti, hanno
potuto cantare bach, brahms, Mozart, vivali,
Monteverdi, autori che altrimenti non
avrebbero mai immaginato di poter affrontare.
L’altra convinzione che si è radicata in modo
indelebile nei cantori che hanno avuto la
fortuna e il privilegio di averlo come maestro
è che il coro è «scienza e coscienza del
sociale», perché esige che ognuno faccia
bene la propria parte senza mai prevalere
sugli altri, e che «l’uomo, pur fatto di limiti,
aspira, seppur inconsapevolmente, a qualcosa
di più grande; come il coro, una somma di
limiti, in fondo, che può però trasformarsi in
un mosaico prodigioso».
anna Carissoni
da araberara, quindicinale della valseriana
(per gentile concessione dell’autrice)
Tito Molisani
+ approfondimenti>
Mi è molto caro, anche se doloroso, ricordare
un carissimo amico e collega che molto
prematuramente ci ha lasciato: tito Molisani.
allievo di nino albarosa e berchmans Göschl,
esperto di canto gregoriano, paleografia e
+ curiosità>
+
rubriche>
>
+
+
semiologia, tito Molisani era ottimo organista
e direttore di coro; a Pescara aveva fondato
nel 1997 la schola Gregoriana “Piergiorgio
Righele”, un complesso vocale femminile con
il quale riportò le prestigiose vittorie del
concorso di Gorizia nel 2000 e della 50ª
edizione dell’internazionale di arezzo per la
categoria canto monodico cristiano. Per le
sue capacità, ma anche per il suo carattere,
mite e fermo al contempo, e per la sua
chiarezza morale, era spesso chiamato a far
parte di giurie, in italia e all’estero; era altresì
richiesto da compagini corali in qualità di
direttore “a progetto” per programmi mirati, e
proprio di questi tempi avrebbe dovuto
svolgere un lavoro con un coro della nostra
associazione regionale [arcl, ndr]. L’ultima sua
testimonianza è racchiusa in un prezioso cd
pubblicato nel novembre scorso da bottega
discantica (cd 178) dal titolo altissima luce,
ove la schola gregoriana da lui diretta
presenta dodici brani di autori antichi e
contemporanei legati dal comune
denominatore del genere laudistico, nel testo
o nella forma. tito aveva 45 anni, e da due
anni si era trasferito presso il conservatorio
Morlacchi di Perugia dove era titolare della
cattedra di organo complementare e canto
gregoriano.
Piero Caraba
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avvenimenti corali
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da Lazio incoro del 1 luglio 2009
Rivista quadrimestrale della FENIARCO Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
REGIONI
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Notizie dalle regioni
A.CO.L.
A.CO.M.
A.R.C.C.
Associazione Gruppi Corali Liguri
Via Cuneo, 16 - 16032 Camogli (GE)
Presidente: Mauro Ottobrini
Associazione Cori del Molise
Via Appennini - 86023 Montagano (Cb)
Presidente: Francesco Antonio Laurelli
Associazione Regionale Cori Campani
Via Trento, 170 - 84131 Salerno
Presidente: Vicente Pepe
Festival nazionale della polifonia e del folklore
Proposte formative: semiologia gregoriana e fisiologia della voce
Cantando con i giovani
Concluso con successo il convegno ligure delle corali con oltre 3600 coristi!
Un evento che, in due mesi di programmazione, ha annoverato oltre 100 gruppi
corali di ogni genere provenienti da ben 15 regioni italiane, con proposte musicali
che hanno spaziato in 30 appuntamenti con tematiche di tutti i generi.
Oltre 3600 cantori impegnati in questa kermesse corale che ha toccato tutto l’arco
ligure e il suo entroterra da Arcola a Sanremo, da Rossiglione a Torza di Maissana,
da Mele a Savignone, da Sestri Levante a Recco e Nervi, da Pegli a Sori, da Camogli
a Uscio, da Rapallo a Albenga, da Santa Margherita Ligure - Portofino a Rapallo
e Genova centro.
La manifestazione, promossa dalla Regione Liguria (Assessorato dello spettacolo
dal vivo), dalla Provincia di Genova (Assessorato alla Cultura), con la collaborazione
degli enti locali, ha richiamato un vasto pubblico.
Oltre 700 gli autori proposti di ogni epoca e tempo, una raccolta di 600 anni di
storia della musica: dalle laude filippine al laudario di Cortona, dalle villanelle alle
cante alpine, dalle composizioni liriche operistiche alla scuola romantica europea.
Un vero bagaglio culturale, un patrimonio artistico salvaguardato dalle compagini
corali amatoriali; un modello di attività “sociale” inimitabile dove il singolo dà il
meglio di se stesso per il bene comune, con un risultato “corale” sorprendente.
Il successo va sicuramente ricercato nel tipo di manifestazione non competitiva
voluta e ideata da Mauro Ottobrini, presidente dell’Acol e direttore della Schola
Cantorum Mons. G.B. Trofello, che coordina da 36 anni la programmazione del
festival, suscitando interesse sia da parte dei gruppi partecipanti sia dal pubblico
che riceve un messaggio culturale non di poco conto indirizzato, grazie alle tematiche proposte ogni sera, a recepire la tipologia compositiva e il “messaggio poetico” in essa contenuto, evidenziando gli intenti voluti dallo stesso autore.
«È nato come “compito in classe annuale”» dice il maestro Ottobrini che ogni sera
prende per mano il pubblico e lo guida nell’ascolto delle proposte musicali facendo
trascorrere tre ore di sano diversivo, lontano dallo stress quotidiano.
Il culmine e la soddisfazione dei partecipanti è quello di farsi ascoltare (il coro
amatoriale non chiede altro) e poter eseguire a fine serata, a cori riuniti, l’Alleluia
di Haendel o qualsiasi altro brano... purché tutti insieme si possa esprimere la
gioia del ritrovato “stare insieme”.
Ad aprire il contesto corale il Coro S. Cecilia di Torre del Greco nell’Oratorio dei
Santi Prospero e Caterina, mentre il concerto di chiusura, a Sori, ha visto ben nove
gruppi polifonici per un totale di oltre 300 coristi che hanno esaltato le composizioni
sacre di ogni tempo ed epoca.
Per concludere, come consuetudine, lo staff organizzativo ha indetto la “conferenza
stampa di chiusura” presso il Centro Congressi Val di Vara di Villa Croce (Maissana),
sede dei corsi di orientamento musicale Acol, presentando il calendario della prossima edizione che avrà inizio sabato 24 aprile 2010.
Per l’Associazione Cori del Molise, il 2009 si è aperto con l’assemblea ordinaria del 22 febbraio, in occasione della quale
l’Acom ha visto il rinnovamento delle cariche, che risultano ora
così composte:
Consiglio Direttivo: presidente, F. Antonio Laurelli; vicepresidente, Concetta Lisi; segretario, Barbara Fratianni; consiglieri, Michele Gennarelli, Michele Petti, Pasquale Minadeo, Valerio Santoro. Collegio dei revisori: Domenico Farinacei, Saverio Pacucci,
Elisabetta Scarano. Collegio dei probiviri: Luigi Bortoluzzi, Gennaro Giarrusso, Ermanno Petti. Commissione Artistica: presidente, Michele Pennarelli.
Due le iniziative formative svoltesi nel primo semestre dell’anno.
La prima, tra febbraio e marzo a Toro (Cb), riguardava la vocalità
applicata al canto gregoriano: il corso, tenuto dal compianto
maestro Tito Molisani, si è rivelato proficuo sotto tutti gli aspetti
(vocali, musicali e sociali), fornendo ai partecipanti la conoscenza degli elementi essenziali della semiologia gregoriana e rivelandosi occasione preziosa per la prassi esecutiva del canto
gregoriano. La seconda, tenutasi a Campobasso il 6 giugno con
l’intervento del foniatra dott. Massimo Peccianti, è stata incentrata su igiene vocale e fisiopatologia nella voce del cantore: il
relatore ha illustrato, anche con l’ausilio di immagini, il funzionamento della voce che canta, le precauzioni per conservare
l’organo vocale, la specificità della visita dal foniatra e le implicazioni connesse alla muta della voce. Sono state fornite, altresì,
indicazioni utili per riconoscere quando, dove e come, sottoporsi
a visita foniatrica. L’incontro è stato utilissimo per tutti i
partecipanti al fine di acquisire maggiore coscienza del proprio
strumento vocale.
A fine maggio, nella giornata di sabato 30, si è tenuta a Santa
Croce di Magliano (Cb) la XV Rassegna Corale Regionale, con
la partecipazione della corale Città di Termoli, del coro polifonico
Ripae Cantores, del coro polifonico Coeli Lilia, del coro polifonico
Laudate Hermes e del gruppo vocale Polyphonia. La manifestazione ha riscosso grande successo di pubblico e di critica, opportunamente impreziosita dai programmi molto diversificati
eseguiti dai cori partecipanti.
Affollatissima l’assemblea regionale dell’Arcc, tenutasi il 31 gennaio nel prestigioso Grand Hotel Salerno, dove sono stati eletti
il presidente e i componenti del Consiglio Direttivo, della Commissione Artistica, il Collegio dei Sindaci e la Segreteria regionale. Il nuovo organigramma risulta così composto: presidente
Vicente Pepe, vice-presidente Carlo Intoccia, consigliere e addetto stampa Finizio Amedeo, consiglieri: Luigi Manzo e Pasquale Avallone. Commissione Artistica: Raffaela Scafuri, Roberto Maggio, Angela Merola, Sergio Avallone, presidente Carlo
Intoccia. Segreteria: Maria Anna Di Florio (responsabile); Giovanni De Simone.
Diverse le manifestazioni tenutesi tra maggio e luglio, con il
patrocinio dell’Arcc, per lo più dedicate alla coralità giovanile.
Dal 5 al 9 maggio si è tenuto il festival nazionale dei cori scolastici “Ercolano in… canto”, giunto alla terza edizione con la
presenza di cori scolastici e amatoriali provenienti da tutto il
territorio nazionale. L’Arcc partecipa a questa importante iniziativa che coinvolge un numero elevatissimo di cori nazionali con
il proprio patrocinio, con rappresentanza istituzionale, con la
partecipazione alla giuria e l’assegnazione di un premio dedicato alla migliore realtà corale giovanile emergente. Quest’anno
il premio è andata a una formazione di Scampia (Na) faro di
cultura e civiltà di un territorio degradato.
Seconda edizione per la rassegna nazionale di cori scolastici
“Cantagiovani - Premio Dante Cianciaruso”, svoltosi nei giorni
8 e 9 maggio a Salerno. All’importante iniziativa, che l’Arcc patrocina e a cui invia un componente della Commissione Artistica
nella qualificata giuria, hanno partecipato 10 cori scolastici provenienti da altrettanti istituti superiori dal territorio nazionale.
Sempre rivolta alla coralità giovanile, con il patrocinio dell’Arcc,
il 21 e 22 maggio a Salerno si è tenuto la settima rassegna di
cori scolastici “Le Voci Danzano”, con la partecipazione di sette
cori della Campania.
Il 31 maggio, presso la Chiesa dell’Immacolata a Salerno, si è
svolta la seconda rassegna regionale “Canto per te - I cori campani per la solidarietà”, importante concerto tenutosi alla fine
del corso di formazione con il maestro P. Crabb. Al Coro Regionale si sono aggiunte diverse formazioni nell’intento di suggellare con la musica corale il comune sentire nei riguardi delle
popolazioni abruzzesi colpite dal recente terremoto. Nel corso
della serata sono stati raccolti dei fondi a cui hanno partecipato
REGIONI
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anche corali che non si sono esibite. “I mille colori dell’Arte” è il titolo della rassegna regionale di cori campani svoltasi il 10 giugno a Baronissi (Sa) con il patrocinio dell’Arcc. Hanno partecipato il coro di voci bianche San Martino e Pueri Cantores; il coro Musica In; il coro Teenchorus; l’Insieme per Caso; il piccolo coro For
Children; i Giovani per la Pace; il coro Arcobaleno.
Infine ricordiamo il terzo raduno regionale “Voci in coro - pro Aisw”, che nella
giornata di mercoledì 8 luglio ha visto a Giovi Bottiglieri (Sa) la presenza di sette
cori, tra cui il coro polifonico ucraino Kalyna.
U.S.C.I. Friuli Venezia Giulia
Unione Società Corali del Friuli Venezia Giulia
Via Altan, 39 - 33078 San Vito al Tagliamento (Pn)
Presidente: Sante Fornasier
Maggio: primavera del canto
Un mese, quello di maggio 2009, ricco di appuntamenti per l’Usci Friuli Venezia
Giulia: in primo luogo le quattro rassegne provinciali organizzate dalle rispettive
associazioni territoriali e dedicate alle voci bianche hanno focalizzato l’attenzione
sulla coralità infantile e scolastica, proseguendo l’impegno a favore dei cori di
giovanissimi che si realizza ogni due anni nel progetto regionale Primavera di Voci
(la prossima edizione è prevista per il 2010).
Sempre nel mese di maggio, ha inoltre preso avvio la nuova edizione dei corsi di
Voce e consapevolezza corporea, i seminari di preparazione al canto tenuti da
Paolo Loss e Bettina von Hacke. Grande partecipazione per questi corsi ormai
consolidati, che da quest’anno lasciano la storica cornice dell’Abbazia di Rosazzo
per tenersi nella nuova sede di Lignano, presso il villaggio Ge.Tur., per venire incontro alle esigenze logistiche dettate dall’attività didattica.
A fine mese, nella serata di sabato 30, si è tenuto Musica è lo mio core, concerto
dedicato al madrigale e alla polifonia profana rinascimentale che ha visto alternarsi
sul palcoscenico del Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento tre formazioni specializzate in tale repertorio: i Dumblis e Puemas di Udine, il Diletto Moderno di
Venegazzù del Montello (Tv) e il Vokalensemble Ottava Rima del Vorarlberg (Austria). La serata, organizzata e coordinata dall’Usci Friuli Venezia Giulia, ha visto
rinnovarsi la proficua collaborazione con l’Uscf di Udine, l’Agach (Unione delle
Federazioni Corali dell’Arco Alpino) e l’Asac Veneto nella realizzazione di un evento
di grande qualità e raffinatezza della proposta musicale.
Nel pomeriggio di sabato 23, a Tolmezzo presso il Museo delle Arti Popolari, si è
inoltre inaugurato Note di conversazione, ciclo di incontri e dibattiti sulla musica
corale. In questo primo appuntamento è stato presentato al pubblico in sala il
volume Voci & Tradizione - Friuli Venezia Giulia recentemente pubblicato da Feniarco nell’ambito del progetto nazionale. Sono intervenuti con le loro relazioni il
musicologo Franco Colussi, il curatore del volume Roberto Frisano, il direttore e
compositore Arnaldo De Colle e l’editore Bruno Rossi, con interventi musicali del
coro “G. Peresson” di Arta Terme diretto dallo stesso De Colle, che ha eseguito
alcuni dei brani raccolti nel volume.
Un altro impegno editoriale ha trovato realizzazione nel mese di giugno: parliamo
del volume Giovanni Battista Candotti, Composizioni sacre, curato da Giovanni
Zanetti e pubblicato dall’editore Pizzicato di Udine nella collana Choraliamusica. Il
volume è stato realizzato in occasione del bicentenario della nascita del compositore codroipese, in collaborazione con il Coro “G.B. Candotti” di Codroipo, ed è
stato presentato nella serata di venerdì 19 giugno presso la sala consiliare del
Comune di Codroipo. A seguire, nel duomo della città, il gruppo corale Schola
Dilecta con i cori di Bertiolo e Pozzecco, diretti da Zanetti, hanno offerto ai numerosi
presenti un assaggio delle musiche contenute nel volume.
Decisamente positivo è anche il bilancio della quindicesima
edizione di Verbum Resonans - Seminari internazionali di canto
gregoriano. Durante la settimana dal 27 luglio al 1º agosto, i
circa quaranta corsisti – radunati presso l’Abbazia di Rosazzo
e provenienti non solo dal Friuli Venezia Giulia, ma anche da
Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Svizzera
– hanno potuto accostarsi al repertorio gregoriano con differenti
livelli di approfondimento, guidati dal qualificato corpo docenti:
Nino Albarosa (direttore dei corsi), Carmen Petcu, Alexander
Schweitzer, Paolo Loss e mons. Giulio Gherbezza. A integrazione
pratica delle attività seminariali, è stato proposto anche
quest’anno un ricco calendario di Concerti e messe in canto
gregoriano: da Rosazzo a Sesto al Reghena, da Trieste a Grado,
passando per San Daniele, Prata di Pordenone e Mariano del
Friuli, le proposte si sono diffuse su tutte le province, con un
sistema di rete che rafforza la presenza dell’associazione sul
territorio e offre ricche occasioni di crescita culturale.
A.R.CO.M.
Associazione Regionale Cori Marchigiani
Via Panoramica Ardizio, 95 - 61100 Pesaro
Presidente: Aldo Cicconofri
Corsi e concerti nelle Marche
Il 7 e 8 marzo si è svolto a Pedaso (Ap) il corso di perfezionamento “La registrazione e l’amplificazione del coro”, che ha
affrontato le problematiche relative alla tecnologia applicata al
canto corale e in particolare la registrazione dei concerti dal
vivo e l’amplificazione degli stessi in diversi ambienti e con
diverse acustiche.
Due importanti appuntamenti concertistici hanno poi coinvolto
l’intera regione. Giovedì 30 aprile a Tolentino il Coro Regionale
dell’Arcom diretto dal maestro Simone Baiocchi ha eseguito in
concerto musiche di Bach, Vivaldi e Haendel; il coro, composto
da ventidue coristi provenienti dall’intera regione e quattro dal
vicino Abruzzo, è stato costituito allo scopo di accrescere la
formula associativa e il senso di appartenenza, fornendo una
formazione corale di qualità superiore.
Sabato 16 maggio a Fabriano si è invece tenuta la rassegna
regionale dedicata ai cori di voci bianche. La rassegna, a carattere itinerante e su invito, coinvolge normalmente otto cori di
voci bianche provenienti dalle quattro province. Negli ultimi anni
la maggioranza è stata costituita da cori scolastici. Al mattino
si sono svolti concerti nelle scuole della città ospitante, mentre
nel pomeriggio si è tenuto un concerto con la partecipazione
di tutti gli otto cori ospiti presso il teatro Gentile da Fabriano.
Si segnala infine la XIV edizione di Picenincoro, manifestazione
avviatasi il 10 luglio e tuttora in corso di svolgimento, che coinvolge 33 cori dell’intera provincia di Ascoli Piceno.
61
U.S.C.I. Lombardia
Unione Società Corali della Lombardia
Via S. Marta, 5 - 23807 Merate (Lc)
Presidente: Franco Monego
Nuovo assetto per l’associazione lombarda
Il Direttivo di Usci Lombardia, radunatosi il giorno 4 luglio per
la prima volta dopo l’elezione del nuovo presidente Franco Monego, ha in cantiere nuovi progetti. Innanzitutto il presidente
ha orientato l’interesse dell’associazione verso i progetti Feniarco relativi all’omologazione del sito web secondo la grafica e il
modello di quello nazionale e alla collana Voci & tradizione per
la raccolta del patrimonio etnomusicale regionale. Per quanto
riguarda gli aspetti amministrativi interni, si è valutata la possibilità di costituire nuove delegazioni Usci con le province di
Monza e Cremona, che avrebbero i numeri per potersi gestire
autonomamente. Attualmente Usci Lombardia conta 9 delegazioni provinciali e associa nel 2009 oltre 350 gruppi corali di
ogni tipologia.
Ecco il nuovo organigramma dopo le elezioni del 23 maggio
scorso: Franco Monego (presidente), Tonino Chiodo (vi­ce­pre­si­
dente), Andrea Natale (segreteria, coordinamento e amministrazione); Guerino Comi (consigliere Usci Bergamo), Pier Domenico
Guerri (consigliere Usci Brescia), Silvia Galli (consigliere Usci
Como), Giorgio Morandi (consigliere Usci Lecco), Massimo Vasconi (consigliere Usci Mantova), Gaudenzio Zebro (consigliere
Usci Milano), Gregorio Zanocco (consigliere Usci Pavia), Gianpietro Mariconti (consigliere Usci Sondrio), Maurizio Biscotti
(consigliere Usci Varese); Collegio Sindacale: Diego Fracasso
(presidente), Fedele Carnovali e Giovanni Castegnaro (membri
effettivi), Michela Cuter e Andrea Gabrielli (membri supplenti).
La Commissione Artistica è in fase di ricostituzione e, nell’ultimo
consiglio, sono stati individuati i nomi dei nuovi componenti su
proposta dei consiglieri provinciali.
RUBRICHE
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DISCOGRAFIA
Adoramus te Domine Jesu Christe
La Settimana Santa e la Pasqua nel canto antico
Officium Consort (direttore, Danilo Zeni) - La Bottega Discantica
Via Crucis La Passione nella Spagna del XVI secolo
Daltrocanto (direttore, Dario Tabbia) - Symphonia
In questa sezione proponiamo due cd che compongono insieme un grande affresco
musicale dell’Europa rinascimentale su un tema centrale e forte del calendario
liturgico: il tempo di Passione e la Pasqua. La Settimana Santa, con i suoi riti e le
sue devozioni, viene rappresentata musicalmente nei due cd in modo complementare e al tempo stesso ricco e vario suggerendo un ascolto integrato molto stimolante. Sullo sfondo le grandi problematiche riguardanti la musica al tempo del
Concilio di Trento. Riportiamo dal booklet dell’Officium Consort: «Negli ultimi due
anni (1562-63) del Concilium Tridentinum i padri conciliari affrontarono i problemi
inerenti il rapporto tra musica e liturgia. È certo che l’idea di bandire la polifonia
negli usi ecclesiastici fu posta in discussione. Poi si convenne di non deliberare
dettagliatamente su aspetti tecnico-musicali, ma di emanare una normativa generale, interpretabile con maggior elasticità, anche in rapporto alle tradizioni locali:
Tutto deve essere regolato in modo tale che sia che le messe si celebrino parlando
sia cantando, ogni cosa, chiaramente e opportunamente pronunciata, scenda dolcemente nelle orecchie e nei cuori degli uditori. Quanto alle cose che si voglia
trattare con musica polifonica o con l’organo, nulla vi deve essere di profano in
esse […]. In ogni modo, tutta questa maniera di salmodiare in musica non deve
essere composta per un vacuo diletto delle orecchie, ma in modo tale che le parole
siano percepite da tutti [...]. Si espellano dalla chiesa quelle musiche nelle quali,
sia tramite l’organo sia tramite il canto, si mescoli alcunché di lascivo e
d’impuro.
In sostanza si dispone l’eliminazione dei tenor e dei modelli parodici profani e si
raccomanda una totale intelligibilità del testo cantato, indirizzando verso una maggior severità del costume musicale. La seconda metà del ’500 fu indubbiamente
un’epoca difficile per i compositori di musica sacra: si chiese loro di rinunciare agli
aspetti più imponenti, spettacolari e complessi del contrappunto in nome della
“semplicità” e di una “comunicazione” immediata ai fedeli, elementi che la Riforma
e il corale di Lutero avevano reso irrinunciabili. Il perseguimento della “musica
intelligibile” fu in realtà una delle opzioni che vennero esercitate, ma l’effetto pratico delle normative controriformistiche fu difforme di luogo in luogo, relativamente
limitato nel tempo e talvolta soggetto a interpretazioni riduttive e compromissorie.
Un espediente diffuso fu il frequente ricorso all’alternanza nell’uso liturgico di
sezioni polifoniche con altre in “canto piano”: una prassi già precedentemente
avviata, che però in questo contesto diviene formale attestazione di ossequio alla
normativa tridentina, consentendo nello stesso tempo l’uso liturgicamente coerente di brani polifonici fioriti collegati al canto piano. […] L’iter liturgico trova già una
compiutezza strutturale e drammaturgica nel monodico gregoriano, una finitezza
rispettata negli interventi rinascimentali, protesi ad amplificarla nei codici comunicativi correnti e aggiornati tra il finire del ’500 e i primi anni del secolo successivo.
La funzione liturgica risulta dilatata dall’introduzione dei brani polifonici, nei quali
l’estetica melodica delle singole voci tende, secondo i dettami
conciliari, verso l’archetipo considerato sacralmente superiore
del “gregoriano”; ma l’espressione rinascimentale del contrapunctus lo dimensiona ora verticalmente come orizzontalmente.
Si assiste all’aggressione, all’invasione della dimensione verticale rispetto a quella orizzontale. La struttura melodica ancora
di ascendenza medioevale risulta diluita, quasi annegata entro
una sensibilità espressiva accordale, non ancora in senso armonico funzionale, ma con finalità timbrico-coloristiche: gli
“accordi” sono sovrapposizioni intendibili come chiaroscuri
emozionali». Una “estetica” ben esemplificata dagli autori eseguiti nel cd: Giovanni Matteo Asola (1524-1609), Costanzo Porta
(1529-1601), Lodovico Grossi da Viadana (ca. 1560 -1627), Tomás
Luis de Victoria (ca. 1548 -1611), Marc’Antonio Ingegneri (ca.
1.547-1592), Francesco Corteccia (1502-1571), Jacobus Gallus
(1550-1591). Tale “estetica” si riscontra anche nella produzione
non precisamente liturgica coeva. Scrive Dario Tabbia nel booklet del cd Via Crucis: «Non appartenente alla liturgia ma alla
pratica devozionale, la Via Crucis da sempre rappresenta uno
dei momenti più intensi e sentiti dalla pietà, popolare. […] Le
musiche contenute nel cd appartengono tutte al grande repertorio offerto dalla scuola spagnola a partire dal tardo XV secolo
fino a Victoria. Il perché di questa scelta sta proprio nell’aver
riconosciuto in questi autori un comune senso del colore musicale usato in senso fortemente espressivo al punto di renderlo
più che evocativo, visivo, plastico. Sono pagine rare, non solo
per la loro bellezza, ma per il fascino straordinario che ci coinvolge al punto da farci assistere a una vera e propria rappresentazione musicale. Ascoltare la successione di questi mottetti
da Morales a Anchieta, da Esquivel a Guerrero, è come sfilare
lentamente di fronte alle immagini in bassorilievo che rappresentano le singole stazioni della Via Crucis. I testi sono stati
scelti immaginando che ognuno di essi sia stato pronunciato
da un personaggio presente a quella tragica processione. Fra
essi si inseriscono le due visioni del profeta e l’urlo drammatico
di Cristo». Siamo dunque, in entrambi i lavori, di fronte a notevoli
esempi di musica poetica, in cui i versi determinano la sostanza
della musica, realizzando in definitiva un unicum inscindibile.
La musica si aggiunge e integra la poesia del testo sacro senza
modificarne l’espressione e quindi non può essere in alcun
modo disaggregata dal contenuto verbale da cui trae origine e
ragione, e che perfeziona nella sua comunicazione. E questo
unicum si rivolge e “funziona” anche nei confronti di chi non
conosce affatto il latino, ma intende benissimo quali siano gli
“affetti” e il significato profondo del testo proprio dal contesto
liturgico e dalla performance musicale. Una apoteosi dell’aspetto declamatorio della musica, attivato all’interno delle nuove
dimensioni coloristiche e percettive, in fase di veloce sviluppo
sull’onda della crescente sensibilità verticale, pre-armonica,
della scrittura polivocale: è questa la relazione tra poesia e
musica nel programma artistico di fine ’500. Un ascolto
imprescindibile.
Alvaro Vatri
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Respicere Paolo Bon
«Respicere significa “guardare indietro”. Questa raccolta, infatti, è un’antologia di miei interventi in diversi settori di ricerca
speculativa ed espressiva musicale, effettuati a partire da anni
ormai remoti fino ai nostri giorni».
Più sintetica presentazione, riprodotta tanto sul libretto quanto
sul cd medesimo, non si poteva dare. E per capire l’operazione,
non resta che addentrarsi nei molti brani contenuti dal doppio
cd dove Paolo Bon raccoglie ventisei composizioni rappresentative di un percorso più vicino al mezzo che al quarto di
secolo.
Lo scenario che si apre è molto più vasto di quello che il lettore
di Choraliter, legato alla produzione corale di Paolo Bon, probabilmente si aspetta. Uno scenario che comprende composizioni per i più diversi organici vocali, per voci e strumenti, per
soli strumenti. Elaborazioni, composizioni originali, perfino la
realizzazione del continuo in sonate bachiane. Un panorama
delle molte vie su cui incamminarsi, di cui comunque anche il
mondo corale aveva avuto saggio con la pubblicazione, su La
cartellina, dei brani del Quaderno di Katia e Ilaria. Fedele, in
questo, Paolo Bon a quanto sempre affermato, fin dai tempi
della “Nuova Coralità” e delle elaborazioni più note: di voler
essere, di essere, anzi, musicista tout-court, non limitato al ruolo
di “elaboratore” di brani corali tratti da temi popolari. Il filo che
lega tutta la produzione di Paolo Bon, così come appare da
questo doppio cd, è il radicamento nell’esperienza che lo ha
preceduto. Come per tanti brani corali, creati partendo da un
tema di tradizione orale, così le altre composizioni prendono
via da un tema preesistente, da una forma, da una suggestione
letteraria. Nulla nasce dal niente, sembra volerci dire Paolo Bon:
ogni cosa si porta dietro ciò che l’ha preceduta, in modo prossimo e remoto. Occultarlo sarebbe impresa inutile e soprattutto
falsa e vuoto, prima ancora che presuntuoso, chi pretendesse
di saper creare svincolandosi da ogni esperienza pregressa. Né
questa eredità frena la creatività, che la consapevolezza degli
archetipi sottostanti a ogni nuova composizione e della loro
arcaicità non è nostalgia o rifiuto della modernità.
Nel guardare indietro il doppio cd non percorre soltanto le tappe
artistiche di Paolo Bon, ma è quasi un riassunto della sua vicenda umana: in veste di interpreti compaiono cori diretti ormai
molto tempo fa e compagini per le quali ha scritto più recentemente, colleghi, amici e famigliari coi quali immaginiamo un
continuo dialogo negli anni, confrontando idee e progetti. E, sia
pure a prezzo di qualche discontinuità nella qualità esecutiva
(e anche nella tecnica di incisioni distanziate trent’anni l’una
dall’altra), anche questo radunarsi attorno al maestro di tanti
soggetti diversi dà la dimensione del lavoro e dell’impegno di
Paolo Bon.
Sandro Bergamo
RUBRICHE
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SCAFFALE
Angelo Mazza
Armonie in controluce
Antologia di musiche corali
Milano, Edizioni Musicali Europee, 2008
Canto popolare, concetto vago di non facile definizione: espressione istintiva, voce
spontanea, non dotta, di sentimenti che sono comuni a una precisa cerchia sociale,
resi in essenzialità testuale e melodica; insieme di “modi di dire” su cui si sono
sedimentati gli apporti creativi di generazioni, tali da rendere “assoluto” il senso
poetico espresso; voce di fantasie, speranze e tragedie, gioie, sogni e drammi
filtrati dal tempo e legati a mestieri, guerre, regrets di tutta una gente.
In queste asserzioni c’e indubbiamente molto di vero, tenuto anche conto che il
canto popolare trova nella coralità la sua destinazione più consona, essendo la
coralità espressione e colore del sentimento comune, dove il singolo si confonde
nel gruppo sì che il risultato arriva a manifestarsi come voce di popolo.
Sulla base di questi presupposti, come si può oggi rendere, anzi approfondire il
genuino assunto popolare senza tradirlo con elaborazioni musicali tali da travisarne
lo spirito? sottolinearne il significato senza annullare il suo istintivo e schietto
colore? Ecco la scommessa, considerato il fatto che mai la tradizione illetterata si
è espressa a più voci contrappuntisticamente articolate, a meno di non riferirsi al
semplice procedere per terze e/o seste oppure a1 gioco di alcune formule cadenzali.
Non per niente alcuni dei primi e maggiori elaboratori di melodie tradizionali, quali
ad esempio Luigi Pigarelli, si sono limitati per lo più a questo.
Qui sta appunto il nocciolo del problema, giovarsi dell’acculturata sapienza
musicale proprio per ricreare lo spirito della comune tradizione attraverso un
trattamento vocale che lasci spazio anche alle istintive fantasie e trasgressioni
tipiche dell’estemporaneità popolare. Ciò vale ovviamente anche per i falsi, cioè
per gli spunti testuali e melodici d’autore, riportati idealmente alla tradizione
popolare ma in realtà inventati oggigiorno sulla falsariga di quella esperienza
secolare.
Se questo è il quadro generale, ecco nella presente raccolta una precisa risposta
ai quesiti ora tratteggiati, la risposta che Angelo Mazza dà con le sue elaborazioni,
armonizzazioni nonché con le sue creazioni originali, volte queste non tanto a
riproporre antiche idee ed esperienze, quanto a realizzare una personale visione
musicale se pur rispettosamente debitrice della più amata tradizione.
Direttore di coro di lungo corso e come tale vero conoscitore dello “strumento”,
Mazza si dimostra sempre attento agli equilibri della scrittura corale, per quanto
riguarda sia l’amalgama, sia la respirazione delle voci, sia i rapporti d’intonazione,
curando di non sottoporre le voci stesse a particolari tensioni di registro. Il tutto
finalizzato alla creazione di atmosfere delicate, raccolte, tendenzialmente
impressioniste anche per la cura riposta nel frammento. Ogni parola e ogni
immagine sono interpretate con puntualità, dal che derivano contrasti coloristici
che propongono una sorta di divisionismo musicale: accostamenti di sfumature
chiaroscurali ottenuti con frequenti cambi di modo, rapporti cadenzali evitati,
transizioni dirette. E di tali caratteristiche una buona esecuzione dovrà ovviamente
farsi carico, ponendole nel giusto risalto. Questo sia che si tratti di canti noti, sia
che si tratti di rivisitazioni personali di quelle esperienze popolari oppure di
creazioni originali tout court, realizzate nel ricordo di persone
o di episodi lontani che rivivono cosi nel fascino antico ed eterno
del suono corale.
Bruno Zanolini
(dalla Prefazione al volume)
Giovanni Battista Candotti
Composizioni sacre
a cura di Giovanni Zanetti
Udine, Pizzicato, 2009
Una nuova pubblicazione per valorizzare l’importante opera di
un compositore troppo spesso poco studiato: con questo spirito
è stato recentemente presentato al pubblico il volume antologico
Giovanni Battista Candotti, Composizioni sacre, curato da
Giovanni Zanetti per le edizioni Pizzicato e realizzato dall’USCI
Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il coro “G.B. Candotti”
di Codroipo in occasione delle celebrazioni per il secondo
centenario della nascita del musicista friulano.
Con questo volume trovano finalmente pubblicazione in edizione
moderna diverse composizioni sacre di Candotti, sinora reperibili
unicamente in forma manoscritta e dunque difficilmente
accessibili ed eseguibili. Si tratta dunque di un importante
progetto di recupero della produzione musicale candottiana,
che si colloca nella più ampia attività dell’USCI Friuli Venezia
Giulia a favore della promozione e diffusione dell’attività corale
in regione e della valorizzazione tramite la collana editoriale
Choraliamusica delle importanti figure di musicisti e compositori
che, nel corso dei tempi, hanno dato lustro musicale al territorio.
Nell’antologia trovano spazio opere per organici diversi, anche
al fine di soddisfare le differenti esigenze esecutive: vi sono
infatti composizioni per coro misto quali la Messa op. 234, O
salutaris Hostia op. 228, Exultate Deo op. 223, Adoramus op.
227, l’Inno di San Giovanni Nepomuceno op. 472, O salutaris
Hostia op. 419; per coro femminile, tre brevi mottetti in forma
classica: Suscipiat Dominus e Adoramus te, Coriste op. 301 n.
1 e n. 2 e Crudelis Herodes op. 452. Gli ultimi brani raccolti nel
volume sono dedicati al coro a voci pari maschili: il Miserere a
4 voci op. 322, la canzoncina Oggi è nato op. 321 e la Messa
di Nancy, con la quale Candotti vinse nel 1854 il Concorso
Internazionale di Composizione di Musica Sacra.
Nato a Codroipo il primo agosto 1809, Giovanni Battista Candotti
fu ordinato sacerdote il 9 settembre 1832 e fu successivamente
maestro di cappella presso il duomo di Cividale del Friuli fino
alla morte nel 1876. Citando l’introduzione al volume curata da
Lorenzo Nassimbeni, Candotti «preoccupato di riportare la
musica sacra alla sua essenza spirituale, promuove una riforma
che intendeva eliminare l’influsso del melodramma nella musica
da chiesa. Nel secondo periodo della sua vita fu critico anche
nei confronti delle stesse sue composizioni giovanili e, stilando
il catalogo cronologico dei suoi lavori, non mancò di annotare
la scarsa qualità di alcuni brani. L’elenco delle sue opere conta
519 composizioni, in gran parte messe, salmi, inni, ma anche
brani per organo solo, pezzi per banda, sinfonie orchestrali, e
un unico canto su testo friulano. A queste composizioni ne
vanno aggiunte altre di minore importanza, che Candotti non
ha inserito nel suo catalogo». Un’ingente corpus musicale,
dunque, che potrà offrire molti altri fertili spunti a pubblicazioni
future.
Pier Filippo Rendina
RUBRIcHE
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moNDoCoro
a cura di Giorgio Morandi
«voi non venite qui a cantare una
nota qualunque. voi venite qui a
cantare la vostra nota. non è una
cosa da niente. È una cosa bellissima. avere una nota, dico: una nota
tutta per sé. Riconoscerla, fra mille,
e portarsela dietro, dentro e addosso. Potete anche non crederci, ma
io vi dico che lei respira quando voi
respirate, vi aspetta quando dormite, vi segue ovunque andiate… statemi a sentire… anche se la vita fa un rumore d’inferno affilatevi le orecchie fino
a quando arriverete a sentirla, e allora tenetevela stretta, non lasciatela scappare
più. Portatevela con voi, ripetetevela quando lavorate, cantatevela con la testa,
lasciate che vi suoni nelle orecchie, e sotto la lingua e nella punta delle dita. e
magari anche nei piedi…» (a. baricco, Castelli di rabbia).
quando avrete tra le mani questo numero di Choraliter sarà ormai estate avanzata,
ma tempo per riflettere sulle parole sopraccitate ce ne sarà ancora. ne vale la
pena. Può essere un buono spunto per ripartire e buttarsi di nuovo a capofitto
nelle usate attività artistiche e non che la vita ci riserverà per… l’esercizio
2009-2010.
Ubuntu è una antica parola africana che può essere così tradotta: io sono ciò che
sono per merito di ciò che siamo tutti. nel nuovo anno metterla alla base del
nostro essere è un suggerimento, peraltro già sostenuto da don Lorenzo Milani
quando scriveva: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. sortirne
tutti insieme è politica. sortirne da soli è avarizia». auguri a tutti quanti.
Benefici dall’attività corale
Ragazzi, adulti e comunità traggono beneficio dall’attività corale? se e come è
spiegato in una nuova indagine che è stata realizzata da chorus america e che si
intitola Studio sull’impatto del Coro (The Chorus impact Study).
«il canto corale continua a essere la forma più popolare di partecipazione nella
produzione artistica»; «Gli adulti che cantano in coro sono notoriamente buoni
cittadini»; «i ragazzi che cantano in un coro hanno buon successo scolastico e
ottime abilità lavorative»; «il venir meno di opportunità di canto per i ragazzi e i
giovani è una indicazione chiave per cominciare a preoccuparsi». e poi, ancora:
«tipi di coro a cui partecipano i cantori»; «Partecipazione corale e abilità di gruppo»;
«Partecipazione corale e prestazioni accademiche»; «Partecipazione corale e abilità
sociale dei ragazzi»; «Genitori e coinvolgimento parentale nelle scuole» e molti
altri ancora… questi i temi trattati in dettaglio dalla ricerca reperibile (in lingua
inglese) nel sito dell’associazione promotrice:
www.chorusamerica.org/documents/impact09/impactstudy09_Report.pdf
Sostegno alla coralità in America
chorus america, l’associazione che sostiene e rafforza le organizzazioni corali e fornisce ai loro dirigenti informazioni, ricerche, aiuto per lo sviluppo delle attitudini al comando, training
professionale e sostegno per aiutare i cori a dare il miglior contributo possibile alle proprie comunità e all’arte corale, è una
voce potente e unitaria che mira a incrementare il riconoscimento del canto corale come parte essenziale della società. Realizza
questo anche attraverso la presentazione di una serie di premiazioni riservate ai cori e individui che coprono un ampio ventaglio di competenze e risultati, quali la competenza artistica,
la programmazione coraggiosa e innovativa, la generosità
filantropica.
L’esempio dei premiati, sostiene
la presidente ann Meier baker,
serve da modello per tutti i cori
che lottano per avere successo
nelle proprie comunità.
Lo scorso mese di giugno sono
stati consegnati i seguenti premi: Margaret Hillis award, per
l’eccellenza corale; Michael
Korn founders award, per lo
sviluppo professionale dell’arte
corale; Louis butto award, per
l’azione innovativa e lo zelo imprenditoriale; dale Warland singers commission award; chorus america education outreach
award; Michael Korn founders award, per il sostegno filantropico alle arti; chorus america Philantropic award, per la filantropia a favore della coralità; chorus america - ascap awards,
per la programmazione più innovativa; chorus america - ascap
- alice Parker award.
Ma chorus america ha annunciato per il 2010 un nuovo riconoscimento denominato chorus america distinguished service
award, un premio che sarà assegnato a chi, con un lungo servizio nel campo corale, promuove la mission di chorus america:
«costruire una società corale dinamica e complessiva così che
un numero sempre maggiore di persone siano trasformate dalla
bellezza e dalla forza del canto corale».
Pubblicazioni corali
Le donne nella musica corale
un database internazionale delle donne impegnate nella direzione corale. acda, l’associazione dei direttori di coro americani,
sta pubblicando un libro dal titolo donne nella musica corale e
contemporaneamente sta compilando un elenco di nomi e informazioni relative a donne attive nel campo della musica corale
come educatrici e come direttore di coro.
il progetto è sostenuto da molte motivazioni tra cui la principale
è quella di promuovere collegialità tra donne direttore di coro.
il database servirà anche per espandere la conoscenza di donne
che possono operare con cori scolastici di vario livello o possono essere chiamate a dirigere ogni tipo di coro. inoltre, si
vorrebbe andare incontro a ogni tipo di necessità del sempre
maggior numero di donne direttore di coro che hanno espresso
il desiderio di conoscere le proprie colleghe. acda invita tutte
le signore musiciste a far parte di questa importante risorsa
fornendo le proprie informazioni in www.womeninchoralmusic.
org e dà la propria disponibilità a rispondere a tutte le domande
di chiarimento su questo progetto. informazioni sul libro possono essere richieste a Joan catoni conlon su joan.conlon@
colorado.edu; informazioni sul database, invece, vanno richieste
a Rachel samet su [email protected].
sullo stesso argomento recentemente è stato pubblicato il volume Saggezza, capacità e volontà: donne direttore di coro
parlano della loro arte e queste donne sono Hilary apfelstad,
doreen Rao, ann Howard Jones, Melinda o’neal, Kathy salzman
Romey, Harriet simons, Joan Whittemore, sue Williamson, beverly taylor, Margherite brooks, sharon Hansen e Joan colon,
nomi affermati della coralità americana.
questo “symposium” sulla pratica corale costituisce un riesame
della professione musicale corale al femminile. scritto da valenti
direttori di coro, il libro confuta i luoghi comuni e le attitudini
convenzionali relativi alla direzione corale. «questo fresco cammino verso il futuro ripensa la musica corale che abbiamo scelto,
RUBRIcHE
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i modi e i mezzi per la sua presentazione» dice una delle co-autrici. i saggi forniscono indicazioni interessanti sui nuovi indirizzi futuri nel campo della direzione
corale e dell’insegnamento corale; trattano delle tecniche di preparazione delle
partiture. «che cosa vogliono le donne? esse vogliono le stesse cose che desiderano o che dovrebbero desiderare anche gli uomini: esecuzioni musicali eccitanti,
sensibilità al testo, attenzione alle strategie di apprendimento del suono nelle
prove, buona tecnica vocale, conoscenza della partitura, ecc. »
Wisdom, Wit and Will: Women Choral conductors on Their art, pubblicato da Gia,
chicago.
Un… non-libro sul riscaldamento della voce
a qualche collega che chiedeva l’indicazione di un buon libro per il riscaldamento
della voce nei suoi cori della scuola media e scuola superiore un direttore di coro
americano risponde che «…per la verità i migliori esercizi per il riscaldamento della
voce devono essere presi dal repertorio corrente su cui il coro sta lavorando». e
continua dicendo al collega: «…qualunque sia lo scopo finale – aumentare l’estensione sonora, unificare i registri, lavorare su vocali speciali – indirizza il coro ai
passaggi che meglio dimostrano la tecnica su cui
stai lavorando. varia i
passaggi nel tempo, la
trasposizione, le vocali,
qualsiasi cosa che ti spinga verso il raggiungimento del tuo scopo. fa sì che
il coro sia coinvolto contemporaneamente nella
tecnica e nel repertorio.
Non qualche irrilevante
libro estraneo! buona
fortuna!».
(il Conte, eurochoraltalk).
Interviste
Villa Lobos - Musica Sacra
Heitor villa Lobos (1887-1959) da molti è considerato il più grande esponente della musica brasiliana
del XX secolo. Le sue composizioni, che virtualmente spaziano in tutti i generi musicali, rappresentano
il suo sforzo teso verso lo sviluppo di uno stile nazionalistico brasiliano. Le sue opere sacre più grandi, come Bendita Sabedoria, Missa São Sebastiaõ
e Magnificat alleluia, vengono ogni tanto eseguite,
ma le opere corali sacre più piccole che si trovano
nella sua collezione Musica sacra, vol 1 restano
meno conosciute. Ricordando il 50º anniversario della morte di
villa Lobos, per quelli di noi che operano nel campo corale è
bene considerare con maggior attenzione il contributo dato da
questo compositore al mondo della musica corale.
egli ha facilitato la nostra comprensione del ruolo unico che
egli ha svolto nel presentare al mondo, durante la prima metà
del XX secolo, l’anima Brasiliana.
tutto ciò è presentato in dettaglio da Jill burleson in un articolo
che presenta il retroterra del musicista, l’influenza etnica sulla
musica brasiliana, le fasi del suo comporre, il linguaggio musicale di villa Lobos, la sua musica corale e il significato della
musica sacra.
L’articolo integrale di dieci pagine, in lingua inglese (rivista di
luglio 2009 dell’acda - associazione americana dei direttori di
coro) può essere fornito a richiesta dall’estensore della
rubrica.
Dave Brubeck: la sua musica
il compositore dave brubeck è
oggetto di dieci pagine di intervista rilasciata a W.M. skoog.
uno dei più rinomati musicisti
jazz del nostro tempo, dave
brubeck, è definito dalla united
states Library of congress una
leggenda vivente.
egli è un compositore prolifico
di musica corale in varie forme.
La sua musica commuove le
persone e dona un forte messaggio di speranza che ispira il
pubblico; la sua musica merita
di essere conosciuta ed eseguita, e questo è lo scopo dell’articolo che presenta la musica di
brubeck ai direttori di coro, li ispira e li incoraggia ad affrontarla.
«io spero che la mia musica sia accessibile a qualsiasi buon
coro che voglia lavorare» dice lo stesso brubeck. La maggior
parte della musica di dave brubeck è reperibile presso la alfred
Publications e la shawnee Press. L’intervista di William M. skoog a dave brubeck, in lingua inglese, è comprensiva dell’elenco
della sua produzione consistente in poco meno di 100 titoli. il
testo dell’intervista è disponibile richiedendola all’estensore
della rubrica.
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L’angolo dei cd segnalati nel mondo
Le Grazie Veneziane: musica dagli ospedali
vocal Concert dresden - dresden instrumental Concert
dir. Peter Kopp. Carus 83.264 (2008 - 72'46")
scoprire meravigliosi pezzi di musica del periodo barocco per
voci e strumenti che non portino appiccicati i nomi di schütz,
Purcell, bach, Haendel o vivaldi è sempre un gran piacere. il cd
le grazie veneziane offre musica di tre compositori: nicola a.
Porpora (1686-1768), Johann a.
Hasse (1699-1783) e baldassarre
Galuppi (1706-1785).
Le note accompagnatorie del direttore Kopp ci dicono che tutte
queste – assieme a molte altre
– sono composizioni che furono
scritte specificamente per i quattro ospedali di venezia.
fin dal sec. Xiv gli ospedali avevano dato aiuto ad ammalati,
poveri, anziani e orfani. Pian piano queste istituzioni si trasformarono sempre più in centri dove
si faceva musica, e alla fine diventarono i famosi conservatori
di musica del Xviii sec. assieme ai musicisti di san Marco essi
diedero il tono alla vita musicale veneziana.
Le musiche di Porpora sono particolarmente interessanti date
le altissime qualità di educatore della voce del compositore (se
ne ha evidenza chiara nel suo de profundis del 1744).
il formato di questi brani non è diverso da quello di una cantata:
introduzione strumentale, ritornelli e arie solistiche con brevi
risposte corali. il canto corale in questo cd è stupendo.
offre una specie di suono idealizzato e ingenuo, esattamente
ciò che ti aspetteresti da giovani donne che cantano musica
barocca.
È chiaro, pulito e piacevolmente intonato. Purtroppo in questa
registrazione le voci soliste hanno un carattere completamente
diverso da quello del coro.
La bella qualità del “chiaro e pulito” del coro non c’è più. in
termini di programmazione un buon coro femminile di scuola
superiore dovrebbe essere in grado di produrre queste composizioni con discreta facilità. Le parti soliste non sono facili, ma
per un buon giovane solista potrebbero rappresentare una grande opportunità.
dopo tutto questi brani furono scritti per ragazze dai 12/13 ai
20/21 anni. Le parti strumentali potrebbero essere eseguite da
pochi solisti e da una solida sezione di basso continuo (Choral
Journal, luglio 2009).
RUBRIcHE
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Carlo Gesualdo (1561-1613) «Quarto Libro de Madrigali»
la venexiana - dir. Claudio Cavina
glossa B00004YlB6 (2006; 67’22”)
carlo Gesualdo fu uomo di passione. il suo Quarto libro de madrigali (1596) rappresenta un ponte tra lo stile leggero delle sue prime composizioni e il suo crescente
cromatismo dell’ultimo periodo. L’intonazione precisa e l’abile attenzione al testo
del gruppo La venexiana permettono ai madrigali di Gesualdo di diventare vivi
attraverso una miriade di colori. il testo è usato per determinare il tempo, l’articolazione, le dinamiche e il timbro. L’enfasi data alla poesia nei manoscritti senza
tempo di Gesualdo respira nuova vita. La bellezza
del suono di La venexiana rende difficile rilevare
nella registrazione dei picchi di qualità. uno non
deve andare oltre il primo canto luci serene e
chiare per rendersi conto che questo è un bel
cantare.
questo cd contiene anche due brani dal Secondo
libro de madrigali di Gesualdo (1594) e uno dal
Quinto libro de madrigali (1611). i due brani dal
Secondo libro sono mozzafiato. il contrasto stilistico di questi madrigali bene evidenzia l’evoluzione dello stile di Gesualdo. L’attenzione alla
raffinatezza del testo propone La venexiana come uno dei migliori esecutori che
a Gesualdo portano nuova luce.
questo discorso insegna molto sulle sfumature del testo. ogni parola è assaporata
nella bocca e nel cuore. Gli amanti della musica antica non possono perdere questo
cd (Choral Journal, maggio 2009).
Doni Semplici (Simple gifts)
The King’s Singers - Signum SigCd121 (2008 - 48'46")
il fantastico mix di intonazione e di colore vocale dei King’s singers è ben noto,
ma è eccitante ascoltare questo gruppo in un repertorio più leggero del solito. sul
cd Simple gifts ci sono canti popolari e folk inglesi
e americani arrangiati da Philip Lawson, bob chilcott e Peter Knight. il maggior numero di brani è
arrangiato da P. Lawson il cui scopo principale è
quello di preservare i canti nella forma in cui sono
giunti a noi. Molti dei suoi arrangiamenti sono
poco più che trascrizioni. L’intera collezione è caratterizzata da un suono intimo e caldo. il suono
che si ascolta è quello che nasce in uno spazio
piccolo: ogni movimento della bocca viene rilevato dando al canto un aspetto fortemente percussivo. come negli album degli anni ’60/’70 che i
King’s singers vogliono emulare, la qualità del suono è molto “ingegneristica” e
ricorda good vibrations dei beach boys. Gli arrangiamenti dei brani di questo cd
sono stati pubblicati dalla Hal Leonard e quindi possono essere eseguiti con piacere
e gusto dai nostri cori (Choral Journal, luglio 2009).
Esplorando il mondo
della musica corale: partiture
Guararé
Ricardo Fàbrigas - arr. alberto garau - satb - www.earthsongsmus.com
alberto Garau, uno dei più prolifici compositori venezuelani di
musica corale, ha preso la musica di R. fàbrigas e l’ha adattata
per coro misto. il testo di colaco cortéz parla dello spettacolo
della danza che un viaggiatore trova arrivando nella città panamense di Guararé, mentre è in pieno svolgimento uno dei
suoi festival. È un canto gioioso, punteggiato di sincopi e di
ritmi puntati. il ritmo deriva dalla Tamborera, una danza degli
anni ’50/’60 popolare in Panama. si può ascoltarne una esecuzione in www.earthsongsmus.com/frameintro.php?url=catfind.
php
Quando con Tom andai a Tywyn (As I went with Tom to Tywyn)
arr. Nigel e. Jones - per voci bianche all’unisono e pianoforte
ai cori che vogliono aggiungere un accento celtico al proprio
programma di concerti piacerà certamente l’arrangiamento di
nigel e. Jones di questo tradizionale canto popolare del Galles.
organizzato in forma strofica il canto racconta la storia di un
viaggio da un villaggio di montagna nel Galles del nord alla città
di tywyn in riva al mare. ognuna delle cinque strofe descrive
il paesaggio che il viaggiatore osserva lungo il suo viaggio e le
emozioni che egli prova camminando. il pezzo può essere eseguito in inglese o in gallese dato che una guida alla pronuncia
è allegata alle note accompagnatorie. La sfida per i cantori consiste nel riuscire a rendere una pronuncia chiara per poter presentare con efficacia la storia e realizzare i contrasti di forma
e di dinamica insiti in ogni verso. La parte pianistica richiede
un musicista di capacità medio-avanzata. È raccomandabile che
per ottenere l’effetto migliore il brano venga eseguito in lingua
gallese (Choral Journal, maggio 2009).
Eventi corali internazionali
International Choral Day
La festa corale mondiale si svolgerà come sempre in tutto il
mondo nella seconda domenica di dicembre prossimo, cioè il
giorno 13. si ricorda che per partecipare bisogna:
– organizzare in tale data… una qualsiasi occasione corale: un
concerto, una rassegna, un meeting corale, una
conferenza;
– durante l’evento bisogna dichiarare esplicitamente la parte-
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cipazione declamando il testo previsto (reperibile ormai in
molte lingue, anche in italiano);
– segnalare a ifcm (www.ifcm.net - sig.ra Maria catalina Prieto)
l’effettivo svolgimento della manifestazione.
Ihlombe! Festival corale sudafricano
ihlombe è un grande raduno corale internazionale che ha luogo
tra il 28 luglio e il 9 agosto 2010 in sudafrica dove cori da tutto
il mondo e di tutte le età e generi eseguono concerti individuali
con numerosi eccellenti cori sudafricani. i gruppi partecipano
anche a laboratori musicali con direttori di coro famosi, come
Richard cock (direttore artistico del Joannesburg festival orchestra e del coro sinfonico di Johannesburg), Gorge Mxadana
(fondatore e direttore musicale della imilonji Kantu choral society) e Renette bouwer (direttrice del coro Kingsway dell’università di Johannesburg). i laboratori comprendono anche percussioni africane, danze e tradizioni corali locali.
Melodia! Festival musicale sudamericano
nel 2010 avrà luogo dal 21 luglio al 2 agosto a Rio de Janeiro
e buenos aires. vi possono partecipare cori di ragazzi e a voci
miste di tutto il mondo. famosi direttori ospiti (doreen Rao tra
questi) produrranno esecuzioni di combinazioni corali con orchestre professionali. il festival prevede anche concerti corali
individuali in luoghi e occasioni famose, come il festival Musicale invernale di Petropolis e la cattedrale candelaria di Rio de
Janeiro. i cori saranno anche impegnati in laboratori di musica
sudamericana e iniziative culturali in cui canto, danza e percussioni saranno guidati dagli studenti della scuola di samba brasiliana e da membri del coro di ragazzi cidade de deus.
Rhapsody! Festival musicale per ragazzi
a Vienna, Salisburgo e Praga
avrà luogo dal 15 al 26 luglio, con guest conductor Janet Galvan.
i cori partecipanti si esibiranno in luoghi prestigiosi come la
smetana Hall di Praga, nelle tre città europee storicamente più
importanti: vienna, salisburgo e Praga. in concerti individuali
e a più cori si esibiranno in località famose con cori locali e
orchestre. i cori di ragazzi sono invitati a partecipare a questo
prestigioso festival. esso ha tutte le premesse per rimanere –
per coloro che ne saranno coinvolti – una esperienza indimenticabile dal punto di vista musicale, culturale ed educativo.
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Assemblee corali internazionali
Ifcm (Federazione Internazionale per la Musica Corale):
assemblea generale 2009
avrà luogo a Örebro in svezia, nei giorni 23 e 24 ottobre, nella cornice dei festeggiamenti per il 20º anniversario di attività del coro Mondiale Giovanile (World
Youth choir) e per l’inaugurazione del centro svedese per la Musica corale.
i partecipanti all’assemblea sono anche invitati ai due concerti di venerdi 23 – il
Mondo canta per te, un grande show multiculturale con solisti del coro Mondiale
Giovanile, gruppi vocali, di danza e strumentali – e di sabato 24 – Great Gala
concert, con l’ensemble dell’anniversario del coro Mondiale Giovanile che diretto
da Maria Guinand (venezuela), sidumo Jacobs (sudafrica), fred sjöberg (svezia),
nobuaki tanaka (Giappone) e steve Zegree (usa) presenterà un programma dal
titolo il meglio di…
sono disponibili i biglietti per i concerti del 22 e del 25 ottobre, nonché… dettagli,
programma, informazioni circa tutta la manifestazione di Örebro.
Europa Cantat: assemblea generale 2009
ecco la convocazione del presidente Jeroen schrijner: «cari membri e amici di
europa cantat, è con piacere che vi invito all’assemblea di europa cantat 2009
che avrà luogo sabato 14 novembre 2009 a sofia in bulgaria, ospitata dall’unione
dei cori bulgari, associazione membro di ec. L’assemblea di quest’anno ci darà la
possibilità di:
– valutare il lavoro svolto dal Board in questi tre anni, compreso il festival di
utrecht;
– discutere le condizioni per la fusione con l’associazione agec e altri argomenti
importanti;
– eleggere i membri del Board per i prossimi tre anni.
dopo l’assemblea ci saranno laboratori attinenti al canto corale, in particolare su
aspetti medici della salute vocale e laboratori su repertorio corale bulgaro.
Lingua ufficiale è l’inglese, con possibilità di traduzione in francese, tedesco e
bulgaro.»
www.ectorino2012.it
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readyTOsing
Great and joyful
vocal festival
torino
Singers and choirs
from all over the world
Ateliers of
all vocal genres
Open
Singing
Famous
international
conductors
ready
sing
More than
100 concerts
Italian music,
art, culture
and… food!
Meetings
& friendships