www.ectorino2012.it n. 29 - maggio-agosto 2009 n. 29 - maggio-agosto 2009 Rivista quadrimestrale della FENIARCO Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c - legge 662/96 - dci Pordenone - in caso di mancato recapito inviare al CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi readyTOsing Great and joyful vocal festival Singers and choirs from all over the world Ateliers of all vocal genres Open Singing Famous international conductors ready sing EDUCAZIONE E FORMAZIONE ATTRAVERSO IL CANTO CORALE BRUNO ZANOLINI SENZA DIMENTICARE LA TRADIZIONE I CORI DI MICHELANGELO FESTIVAL DI PRIMAVERA LA SCUOLA SI INCONTRA CANTANDO CONCORSANDO DA MALCESINE A GORIZIA More than 100 concerts Italian music, art, culture and… food! Meetings & friendships Feniarco torino CANTAR CRESCENDO DA UTRECHT A TORINO FESTIVAL EUROPA CANTAT XVII Associazione Cori della Toscana Anno X n. 29 - maggio-agosto 2009 Rivista quadrimestrale della Fe.N.I.A.R.Co. Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Presidente: Sante Fornasier Direttore responsabile: Sandro Bergamo Comitato di redazione: Efisio Blanc, Walter Marzilli, Giorgio Morandi, Puccio Pucci, Mauro Zuccante Segretario di redazione: Pier Filippo Rendina Hanno collaborato: Roberta Paraninfo, Cinzia Zanon, Silvana Noschese, Kaie Tanner, Marta Benciolini, Sandro Filippi, Andrea Mistaro, Erika Villi, Lucia Vinzi, Mario Giorgi, Filippo Maria Bressan, Franco Radicchia, Rossana Paliaga, Anna Carissoni, Piero Caraba Redazione: via Altan 39, 33078 San Vito al Tagliamento Pn tel. 0434 876724 - fax 0434 877554 [email protected] In copertina: Festival Europa Cantat XVII (foto Anna van Kooij) Foto alle pagg. 21, 36-42: Anna van Kooij Progetto grafico e impaginazione: Interattiva, Spilimbergo Pn Stampa: Areagrafica, Meduno Pn Associato all’Uspi Unione Stampa Periodica Italiana Editoriale Non vorremmo sembrare ripetitivi, ma la realtà è che il coro, in Italia, sta davvero vivendo un momento felice, soprattutto tra i più giovani. Nella scuola fioriscono esperienze corali di ogni tipo, con dimensioni quantitative, oltre che qualitative, impensate fino a qualche tempo fa, investendo anche la fascia delle scuole medie superiori, che si sarebbero credute refrattarie a questa esperienza. Ma anche al di fuori della scuola, un maestro capace e preparato riesce a entusiasmare giovani, ragazzi e bambini. La nostra federazione è impegnata da tempo su questo fronte, nell’attività formativa, nelle scelte editoriali, nella politica di promozione del canto corale in ogni situazione, a partire proprio dalla scuola. Anche nella nostra rivista abbiamo trattato frequentemente l’argomento, dedicandovi più di un dossier. Al coro di voci bianche è stato dedicato il convegno nazionale delle commissioni artistiche, tenutosi a Bassano del Grappa nel 2008. Le relazioni di Roberta Paraninfo, di Cinzia Zanon, di Silvana Noschese e di Kaie Tanner, segretaria generale dell’Associazione Corale Estone, costituiscono l’ossatura del dossier di questo ventinovesimo numero di Choraliter, cui si aggiunge il saggio di Marta Benciolini, già comparso sul n. 8 dei Quaderni del Liceo Scientifico “Scipione Maffei” di Verona, sulla funzione educativa della musica. Questo numero riporta anche le cronache del Festival di Primavera, nell’edizione più frequentata della sua storia, e della quinta edizione del concorso di Malcesine, dal quale esce un quadro lusinghiero dei cori di voci bianche italiani, a conforto del lavoro e dell’impegno delle nostre associazioni. Sandro Bergamo direttore responsabile l a v i t fes di primaverao d n a t n a c a r t n o la scuola si inc ) t P ( e m r e T i n i t a c e t Mon 16/18 aprile 2010 scuole medie Atelier: Musica rinascimentale con Mario Giorgi Giro giro canto con Mario Mora Canti etnici con Flora Anna Spreafico Vocal pop con Denis Monte 22/25 aprile 2010 scuole superiori Atelier: ISSN 2035-4851 Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 dci Pordenone Autorizzazione Tribunale di Pordenone del 25.01.2000 n° 460 Reg. periodici Abbonamento annuale: 25 € 5 abbonamenti: 100 € c.c.p. 11139599 Feniarco - Via Altan 39 33078 San Vito al Tagliamento Pn Musica medievale con Stefano Albarello Musica rinascimentale con Lorenzo Donati Musica romantica con Franca Floris World music con Silvana Noschese Vocal pop con Rogier Ijmker (Paesi Bassi) Con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Toscana Provincia di Pistoia Comune di Montecatini Terme n. 29 - maggio-agosto 2009 Rivista quadrimestrale della FENIARCO Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali DossieR La coralità giovanile 2 crescere in coro questione di scelta Roberta Paraninfo Il coro per i giovani COME ESSERE REALTà associativa CHE COINVOLGE, EDUCA, ENTUSIASMA E APPASSIONA 6 Cinzia Zanon Attività dell’Associazione 36 Europa Cantat XVII utrecht, 17-26 luglio 2009 9cantare per conoscere e conoscersi Lucia Vinzi canto, dunque sono! Silvana Noschese 13 i giovani e i cori nei paesi nordici e baltici Kaie Tanner 16 Comunicare la musica Marta Benciolini Dossier compositore Bruno Zanolini 39 riflessioni su utrecht 2009 21 l’entusiasmo dei giovani per la coralità intervista a bruno zanolini Mauro Zuccante Filippo Maria Bressan 44 la scuola si incontra cantando considerazioni a margine del festival di primavera 2009 Franco Radicchia Cronaca 48 La formazione musicale del giovane corista Mario Giorgi 43 un paziente lavoro di cucina intervista a denis monte Sandro Bergamo 51 58º concorso internazioale seghizzi Rossana Paliaga 55 Memorie 27 senza dimenticare la tradizione analisi di se mi volevi ben Sandro Filippi Nova et vetera 30 il coro nel novecento italiano 58 Notizie dalle regioni Rubriche 62 Discografia 64 Scaffale 66 Mondocoro i cori di michelangelo di luigi dallapiccola Andrea Mistaro e Erika Villi INDICE dossIER Crescere in coro La mia prima scelta nel tempo è stata quella di dedicarmi a far crescere le persone nella musica. Data la mia convinzione che sia importante partire veramente da piccoli, non con lo studio di uno strumento, perché allora è già troppo tardi, ma con una vera immersione nella musica per poterne cogliere e apprezzare ogni suo aspetto, il mio lavoro si articola su due fronti. Il primo è quello scolastico: da sette anni realizzo un progetto nelle scuole primarie come esperto esterno (Un coro per classe), in particolare nelle trenta classi di un circolo didattico in cui la dirigente scolastica appassionata e sensibile ha dato largo spazio a questa attività ed è riuscita a creare veri laboratori per ognuna delle quattro scuole del circolo. Tengo tantissimo a questo lavoro, perché è proprio nell’ambito del gruppo classe che si trova la più grande possibilità di seminare i germogli della musica. Proprio come fa il contadino, che non sceglie il terreno, ma cerca di coltivare al meglio il terreno che si trova davanti, così è per me il lavoro nelle scuole: conoscere, apprezzare la musica, appassionarsi a essa, goderne le emozioni, viverla come una compagna della vita quotidiana, è un diritto per tutti i bambini, non può essere solo relegato alla lungimiranza o alla sensibilità dei genitori (in percentuale pochissimi) che iscrivono il figlio a una scuola di musica… I risultati più grandi sono il vedere i bambini sbocciare, trasformarsi, esprimersi attraverso la musica, gioire e commuoversi. All’interno di questo stesso circolo didattico, grazie alla sensibilità che si è creata verso la musica, crescere in questione di scelta di Roberta Paraninfo La musica, quando viene fatta “germogliare” nei primi anni di vita e poi “coltivata” ed educata nel tempo, è destinata a far parte della persona per tutta la vita. Penso a mio padre… Era medico di professione ma musicista per passione, per cultura e preparazione, e ha cresciuto due figlie a pane e musica, con molta naturalezza. Ci ha trasmesso la sua passione: mentre ci faceva ascoltare musica classica e jazz, mimava gli strumenti, cantava ogni melodia col nome delle note, “dirigeva” orchestre… in vinile. Nei viaggi in macchina ci faceva indovinelli musicali e si cantava a lungo. Ancor prima di saper leggere, ci ha insegnato a seguire una partitura con le miniature per orchestra. È così che entrambe abbiamo sviluppato lo stesso orecchio musicale, nonostante mia sorella abbia poi perseguito altri studi. Questa è stata la mia formazione più importante, che ha preceduto i miei studi di conservatorio. Mio padre successivamente si è ammalato del morbo di Alzheimer e ha perso pian piano tutte le capacità; la facoltà che ha resistito di più è stata quella della musica. Non parlava e non camminava più, ma si accorgeva degli errori che facevo suonando il pianoforte... Questo mi ha fatto pensare che la musica risieda in una parte di noi che non possiamo ancora identificare. Essa è dentro di noi e va ricercata, riscoperta. Il fatto che risieda in un luogo recondito ci dà l’obbligo di andare a scoprirla e a coltivarla. Da qui il titolo del tema: questione di scelta. 3 abbiamo fondato anche un coro di maestre e genitori, il coro Good News! L’altro fronte è questo: ho fondato da qualche anno l’Accademia Vocale di Genova, che riunisce tutte le formazioni corali, ovvero il coro di bambini dai 4 agli 8 anni (Les Petits), il coro di voci bianche dai 9 ai 15 (I Piccoli Cantori dell’Accademia), il coro giovanile a voci pari (Genova Vocal Ensemble) e da un anno a questa parte anche il coro giovanile misto (JanuaVox), che è la naturale conseguenza e sviluppo del coro giovanile a voci pari. Ripercorrendo alcune tappe della storia del Gve (Genova Vocal Ensemble), potrò spiegare meglio in che senso opero. Prima di essere un coro giovanile, il Gve era un gruppetto di bambine di una scuola di musica che avevano espresso il desiderio di poter cantare La musica risiede in una parte di noi che non possiamo ancora identificare. Essa è dentro di noi e va ricercata, riscoperta. insieme. Queste ragazze attualmente sono il gruppo forte del Gve. Il repertorio affrontato con loro era una nuova esperienza anche per me. Non ero un’esperta direttrice, lo sono diventata per esigenza del coro stesso. Pian piano ho cercato di crescere con loro. Dopo le prime quattro ragazze, se ne sono aggiunte altre e un ragazzo che canta come contraltista. Questione di scelta: ho davanti dei bambini che vogliono cantare; scelgo di farli crescere, oppure mi arrendo perché è troppo impegnativo, sono pochi, non posso avere soddisfazioni? La mia scelta è quella di farli crescere. Ricordo poi un episodio, nel quale le ragazze si sono riunite e hanno ripreso, da grandi, i pezzi con cui hanno cominciato. Queste ragazze sono cresciute con la passione, che è ciò che tira fuori e libera l’energia umana, ed è forse la cosa su cui io lavoro di più. La musica non può essere di superficie, ma deve andare a toccare qualcosa nella mente e nel cuore e deve liberare l’energia. Tutti noi ce l’abbiamo dentro e va solo “stappata”. Una volta fatto questo, l’energia diventa un fiume che va governato altrimenti si comporta come un fiume in piena. Ma è solo “stappando” questa energia che la si può prendere in mano e governare. Questo è il segreto di questi ragazzi: aver interiorizzato che cos’è veramente la musica, averla fatta propria e goderne con passione ed energia. Adesso il coro, originariamente formato da quattro bimbe, conta quattordici elementi. Ma non si tratta di “fenomeni”, sono invece dei ragazzi dossIER 4 normalissimi che passano dai Queen a Palestrina con la stessa nonchalance e lo stesso gusto! Di questi ragazzi, ma anche del coro di voci bianche, mi preoccupo individualmente e non solo collettivamente: i coristi non possono essere considerati solo uno strumento musicale, ma persone con una propria realtà, una propria storia. Il mio compito è metterli in sintonia, anima e corpo, per poterli far “risuonare” insieme. Lavorando con i giovani e i bambini è fondamentale che essi si sentano amati e ascoltati, perché solo così potranno a loro volta ascoltare gli altri e se stessi e diventare un vero gruppo. Quindi il buon esempio parte da me: io li ascolto e li amo uno per uno, non mi stanco mai di passare ore con loro per farli aprire e risolvere situazioni di difficoltà. Questo è un atteggiamento materno, molto da “contadina”, perché l’albero che sta crescendo ha bisogno di cura personale. Questa abitudine di ascoltarsi e di parlare è inserita nel gruppo come una normale pratica, un atteggiamento di apertura e di disponibilità davanti a tutto e tutti. Questa è la cosa che mi fa più piacere: non crescere un coro che canta bene, ma crescere delle belle persone. E questo non solo perché i giovani sono il nostro futuro, ma perché sono un presente molto importante. A proposito di valori, ritengo che ciò che desidero trasmettere debba essere evidente nel mio esempio e comportamento. Un esempio: tante volte si fanno le cose e ci si aspetta la gratitudine, ma non può essere così quando si insegna. Bisogna avere la consapevolezza del dono di sé senza aspettarsi gratitudine in cambio, solo così si potrà godere della bellezza del frutto che si sta facendo crescere. Per questo sono io la prima a ringraziare, a notare e lodare i miei ragazzi, per ogni singolo, piccolo passo avanti, per ogni singolo, piccolo momento positivo di crescita. Lavorando su una variazione da Favola Antica di Cristina Ganzerla, le ragazze hanno dato prova di divertirsi, di giocare con la musica, con l’improvvisazione, prendendo una melodia e armonizzandola da sole perché sono state abituate ad ascoltare e provare in tantissimi modi sin da piccole. Loro sono speciali per come sono cresciute, sono la dimostrazione che iniziare da piccoli a far musica insieme apre infiniti orizzonti. Un’altra cosa importante nel far crescere un gruppo è essere attenti e vigili tanto da capire quando è il momento di cambiare, di passare ad altro: scegliere di partecipare a un concorso o meno, quando è il momento di utilizzare i solisti o non farlo, quale repertorio approfondire… Questo funziona se ci si mette dalla parte del gruppo e non si dà priorità alle proprie idee e i propri obiettivi. Bisogna avere gli Lavorando con i giovani e i bambini è fondamentale che essi si sentano amati e ascoltati. occhi puntati solo sul coro e gli esseri umani che lo compongono, solo così è possibile dare il meglio. Questo non significa che non si possa mai sbagliare, anzi. Quanti errori ho fatto… L’importante è riconoscerlo, scusarsi e ripartire! In tutta verità, non ho in mente un percorso ideale per il coro: se mi si chiedesse fra due anni come sarà il gruppo, non saprei rispondere. Può anche accadere che i ragazzi scelgano altre realtà, altre “strade musicali”… Quello che mi preme è che continuino a essere guidati dalla “luce” della passione, del desiderio di crescere e migliorare sempre. Vorrei ricordare ora la gita a Assisi. Nella Chiesa di San Damiano, i ragazzi hanno cantato l’Adoramus te Christe di Palestrina, la preghiera preferita di San Francesco. Nonostante non siano tutti credenti, i ragazzi stavano piangendo. È importante per i giovani conoscere le proprie emozioni, perché crescendo non si è mai preparati abbastanza per quello che la vita può far incontrare. Quindi, provare delle emozioni e commuoversi non è una cosa di cui avere paura o vergognarsi, bisogna semplicemente viverle. I ragazzi probabilmente per la prima volta hanno capito veramente cos’è la musica sacra. Ho ricordato questo momento per dire che è importante lasciarsi andare e non fingere, e ciò succede solo quando si raggiunge la compattezza del gruppo. Arriviamo così al concorso di Arezzo. Il gruppo ha iniziato a fare concorsi quando ho percepito che era giunto il momento di farlo, c’era la necessità di andare oltre, di fare qualcosa di più impegnativo. Nel 2004 abbiamo affrontato il concorso di Zagarolo. I ragazzi erano nella fase di passaggio da coro di voci bianche a coro giovanile. L’anno dopo abbiamo vinto il concorso nazionale di Vittorio Veneto con un pari merito. Vincendo Vittorio Veneto abbiamo avuto la possibilità di partecipare al concorso internazionale di Arezzo. Non era il momento giusto per il coro, ma è stato un grandissimo salto di qualità, i ragazzi hanno studiato tantissimo perché volevano affrontare al meglio questa prova. Ci è servito da ogni punto di vista, è stato un grandissimo momento. Non eravamo all’altezza di poter competere con gli altri cori, ma comunque rimane un ricordo estremamente importante e prezioso. Dopo Arezzo ho proposto alle più “vecchie” e a quelli particolarmente bravi 5 di provare a cantare in ottetto, perché in loro in particolare avevo sentito forte la spinta a crescere che avevano ricevuto dall’ascolto dei grandi cori presenti al concorso. È stato un passaggio impegnativo dal punto di vista didattico ma che ha portato loro molta soddisfazione e tra l’altro anche un premio, quello del primo concorso internazionale di Vittorio Veneto per i gruppi vocali. Lo sviluppo naturale del Gve è lo JanuaVox, il coro giovanile misto. Le ragazze hanno espresso il desiderio di cantare anche con le voci maschili, e in contemporanea alcuni maschi del coro di voci bianche hanno mutato la voce. In totale oggi ci sono dodici ragazzi, tra tenori e bassi. C’è una grandissima gioia ed energia da parte di tutti. Questo ancora una volta dimostra che bisogna sempre fare le cose pensando a chi si ha davanti. Fino a un paio di anni fa non pensavo proprio che avrei formato un coro giovanile misto… Una piccola nota: io sono una maestra severa. Amare i propri coristi dà il permesso di essere severi. Sono molto disciplinata, mi preparo molto e pretendo disciplina e preparazione da parte loro. Sono molto onesta con loro, dichiaro sempre gli obiettivi, li rendo partecipi delle scelte di percorso, ma al contempo pretendo la costanza, il mantener fede all’impegno. Lo spartito è la nostra “verità ultima”, ma la musica, e qui sta la sua unicità, è nuova e viva in ogni esecuzione. Per questo ritengo che, quando vi è la certezza e la tranquillità di aver fatto tutto il possibile per prepararsi al meglio, quando nella fase dello studio si è andati davvero a fondo di ciò che è scritto, nel momento del “far musica”, che sia un concerto o un concorso, si possa godere finalmente la trasformazione di se stessi nell’essere musica e si possa essere finalmente liberi di volare. dossIER 7 Fare delle riflessioni, porsi delle domande riguardo la coralità giovanile, è una grande sfida, considerato che la realtà giovanile è in continuo e costante mutamento. Ma non vorrei dilungarmi su questo aspetto perché penso ne siamo tutti perfettamente consci… Vorrei invece partire da una considerazione che non conosce limiti temporali ed è e sarà sempre attuale: «Sappiamo come fin dalla più tenera età, il cantare in coro rappresenti uno dei momenti più qualificanti del processo educativo dell’individuo. Se la voce e il corpo costituiscono il mezzo più idoneo e accessibile per attuare il miglior approccio alla musica in età precoce, il canto corale è la forma più spontanea ed espressivamente perfetta per raggiungere tale obiettivo. Imperniato com’è sulla partecipazione totale della mente, il canto corale sviluppa infatti l’attenzione, la concentrazione e la riflessione mentale, le facoltà logiche e percettive, la memoria e l’orecchio, l’intuizione, la prontezza di riflessi. L’esperienza corale intesa come rapporto diretto con il suono è dunque elemento importante per la formazione globale dell’individuo…» Partendo da questa considerazione di Giovanni Acciai, lo scorso anno (2007, ndr) in seno alla Associazione Gioventù in Cantata di cui sono Direttrice Artistica, ho pensato di fare un’indagine conoscitiva approfondita – attraverso un questionario articolato in 44 domande – sui vari aspetti che animano questa realtà corale. Per darvi un’idea in numero, sono più di un centinaio i ragazzi che la frequentano con un ventaglio d’età ampio, dai 4 ai 24 anni. I motivi che mi hanno spinto a fare questa ricerca sono diversi: migliorare la proposta educativa; indurre a una riflessione il cantore e la famiglia; avere delle conferme; raccogliere idee, osservazioni, critiche; capire se il percorso intrapreso è compreso e condiviso; una curiosità personale (credo non si debba mai dare nulla per scontato!). Il motivo per cui vi parlo di questa indagine è perché penso sia utile partire da dei dati oggettivi, che aiutino a fare delle riflessioni affinché il coro possa diventare una realtà che coinvolge, educa, entusiasma e appassiona! Credo sia importante, quando si lavora con una fascia giovanile, tenere alto nei ragazzi l’entusiasmo che genera curiosità… Dalla curiosità scatta la voglia di conoscere, di imparare. E le risposte raccolte ci indicano una possibile strada. Ecco, riassumendo, alcuni dati particolarmente significativi: da un lato l’adesione alle proposte del gruppo è più duratura nel tempo in soggetti che iniziano presto la loro attività (8 anni); dall’altro, il cantare in un coro con ragazzi di età diverse (non solo coetanei) rappresenta per tutti un vantaggio. Per quanto riguarda il repertorio, i ragazzi amano la varietà perché crea arricchimento e stimola la curiosità. Risultano in ordine di preferenza: 1. pop-musical; 2. spiritual-jazz; 3. polifonia moderna, contemporanea; 4. canto popolare; 5. polifonia classica, sacra. Dalla curiosità scatta la voglia di conoscere, di imparare. il coro per i giovani di Cinzia Zanon Come essere realtà associativa che coinvolge, educa, entusiasma e appassiona Preferenze musicali per fasce d’età Fascia 1 (8-10 anni) Fascia 2 (11-14 anni) Fascia 3 (15-18 anni) Fascia 4 Oltre 18 anni Polifonia classica sacra 19% 19% 24% 38% Polifonia moderna contemporanea 21,5% 32,5% 16% 30% Popolare 28,5% 33,5% 19% 19% Pop musical 19,5% 33,5% 23% 23% Spiritual / Jazz 21,5% 33,5% 19% 26% 8 72,5% 88% Polifonia classica sacra Polifonia moderna contemporanea 36% Popolare 64% Pop musical 36%Spiritual / Jazz Dai risultati emerge che l’elemento coreografico durante i brani è un componente positivo che soprattutto piace (54%), diverte (57%) e arricchisce il brano (62%). E su questo aspetto ho maturato un’esperienza breve ma direi intensa: è un cammino stimolante, faticoso per i tempi che richiede, ma il coinvolgimento emotivo è altissimo e oltre a sviluppare ulteriori capacità espressive mette in campo più competenze. A livello educativo credo sia importante percorrere anche questa strada, mi sento un po’ pioniera in questo campo (esigenza nata dal Gioventù in Cantata____ È una formazione nata a Marostica (Vi) nel 1971 che ha come finalità principale quella di “educare con la musica”. Promuove e sviluppa l’educazione corale dei ragazzi attraverso varie proposte, nel corso degli anni si è progressivamente trasformata sino a divenire una vera e propria scuola di “musica corale” che non seleziona ed è caratterizzata dalla costante ricerca di nuovi repertori e di nuove forme di espressione artistica. Ne risultano un vasto repertorio e un ricco ventaglio di proposte, dal genere più classico fino alla musica contemporanea, interpretate con personalità grazie all’innesto, nella pratica musicale, di nuovi elementi di teatralità, gestualità e movimento. Il gruppo è altresì promotore di importanti eventi musicali (incontri corali internazionali, poesia in canto, ecc.) con la consapevolezza che dall’incontro tra realtà diverse possano nascere rapporti di reciproco arricchimento. Accanto all’attenzione per l’approfondimento e il miglioramento vocale e artistico, viene costantemente sottolineato il valore educativo del “fare coro”: bambini, ragazzi e giovani vengono guidati nel condividere fatiche, nel riconoscere regole di comportamento e di relazione per raggiungere tutti assieme risultati e soddisfazioni comuni. confronto con altre belle realtà). Riporto ora i risultati di alcune risposte. Quali momenti ritieni significativi, nell’attività corale, per il tuo percorso di crescita o formazione e perché? 1 Tournée e gemellaggi: possibilità di viaggiare, conoscere persone nuove e nuove realtà (Brasile, Argentina 2001; Germania, Finlandia, S. Pietroburgo 2002; Chicago e Toronto nella zona dei grandi laghi 2004; Giappone, Tokyo, Shizuoka 2007… ma anche gli spostamenti più brevi fatti in Italia e in Europa). 2Vacanze-studio: stare insieme e studiare la musica divertendosi (aggiungo: senza televisione, telefonini, computer, messenger… si tratta di soggiorni di qualche giorno o di una settimana. Si pongono come un’ulteriore occasione per approfondire insieme i vari problemi di tecnica vocale e allestire nuovi brani da inserire in repertorio. È un’esperienza importante per favorire una crescita personale e di gruppo: si condivide tutto e si superano insieme le difficoltà che si possono incontrare; contribuisce a una sicura continuità negli anni della loro attività musicale e corale). 3 Prove: migliorarsi e interagire col gruppo. 4 Concerti: possibilità di dimostrare le capacità. 5 Concorsi: per mettersi alla prova. 6Gite, cene e feste: approfondire la conoscenza dei compagni di coro. Prova a descrivere ciò che più ti lega all’attività di questa associazione. In ordine di importanza: 1. amicizie all’interno del gruppo; 2. passione e amore per la musica; 3. divertimento; 4. soddisfazioni e successo; 5. viaggi. Credo di non dire nulla di nuovo nell’affermare che noi direttori siamo i principali responsabili dell’andamento del gruppo che dirigiamo: non esistono ricette, trucchi comodi; è un’avventura straordinaria dal punto di vista umano e musicale ma richiede grande equilibrio personale, energia, passione e un costante aggiornamento. Dobbiamo porci l’obiettivo di essere educatori attenti, propositivi per sviluppare competenze musicali attraverso: l’entusiasmo e la gioia; continue, intransigenti e competenti indicazioni tecnico-musicali per educare al “bello”; la scelta di un repertorio adatto, avendo anche fiducia nelle capacità dei ragazzi. Questo solo per citare alcuni aspetti… Allo stesso tempo dobbiamo “escogitare” proposte allettanti che sviluppino la positività dello stare insieme (vacanza studio, tournée…), cercando di coinvolgere anche le famiglie (senza avere interferenze da un punto vista artistico), e che mettano il gruppo in confronto con altre realtà nello spirito dell’incontro (rassegne, scambi, ho qualche riserva sui concorsi…). In questa direzione devo constatare con piacere che Feniarco si sta già movendo da tempo incrementando notevolmente le manifestazioni. Alcune ulteriori proposte? Ad esempio avere una rete nazionale di cori giovanili disponibili a scambi (vetrina…); il più delle volte, se questo succede, è grazie alle conoscenze personali… Inoltre si potrebbe proporre un seminario di studio tenuto da persone che hanno già percorso con ottimi risultati strade nuove (Karmina Silec, Slovenia; Doreen Rao, Usa). Infine, bisognerebbe trovare il modo di avere finanziamenti per ridurre costi e organizzare meeting. Con questo intervento, spero di aver dato degli spunti utili di riflessione; questo è ciò che scaturisce da un’esperienza ventennale e da una passione per il lavoro che ho la fortuna di svolgere… Questa è una verità e come dice Goethe «la verità è un diamante che brilla in diverse direzioni», ognuno di noi penso abbia da raccontare delle piccole verità: l’importante è che le nostre verità abbiano in sé la forza di coinvolgere, educare, entusiasmare e appassionare i giovani d’oggi! cantare per conoscere e conoscersi cant per c Canto, dunque sono! di Silvana Noschese Prima di cominciare un grazie alla Feniarco che mi ha invitato a raccontare la mia esperienza con i cori giovanili e un grazie particolare a Gino Prezzi della Federazione Cori del Trentino che mi ha dato l’idea e lo slancio per proporre un concorso per cori giovanili al sud. Quanto sono importanti la musica e il canto nel processo di crescita e di individuazione di sé dell’adolescente? Come nasce la mia esperienza? Come si sa nella vita gli incontri sono determinanti e io mi ritengo una persona fortunata. La mia storia musicale è tutt’oggi contrassegnata da incontri con maestri che mi hanno incoraggiata, sostenuta, guidata… Un ricordo vivo risale agli anni di liceo quando, nelle ore di supplenza, il prof. Dante Cianciaruso, un docente di storia dell’arte e anche esperto di polifonia, ci introduceva con leggerezza e giovialità all’arte del cantare in coro facendoci eseguire villanelle, chanson, canzonette. Ci presentava i brani raccontandocene i “segreti”: cosa quella musica esprimeva, cosa la rendeva divertente, appassionante o coinvolgente. Il mio rapporto con la musica antica, con la polifonia, con il coro, ha avuto inizio in quel periodo. Memore di quell’intensa e ricca esperienza, ho fatto in modo, non senza difficoltà, che la mia realtà corale diventasse non solo un luogo di crescita vocale e musicale, ma che offrisse continue opportunità formative: una sorta di laboratorio permanente per futuri direttori e non solo. Costruita la squadra abbiamo cominciato a esportare contenuti e competenze dando inizio in città a una serie di laboratori corali preso le scuole superiori. La storia continuava, l’esperienza si ripeteva e nuovi giovani riprendevano a cantare. Un sogno nel cassetto prendeva dunque corpo e voce. Uno dei primi laboratori, realizzato ancora una volta in un liceo salernitano, grazie anche alla presenza di un docente che condivideva il nostro progetto e lo sosteneva, si è trasformato in seguito in un gruppo giovanile vero e proprio: gli ad libitum che tuttora continua a cantare. In seguito la formazione in musicoterapia prima e in psicofonia poi hanno arricchito di nuovi aspetti la mia formazione musicale generando diverse svolte nella mia vita professionale. Naturalmente il mio lavoro e anche il mio modo di lavorare è cambiato con me. Oggi mi piace DOSSIER 10 pensare alla coralità come una “realtà circuitante” che mette insieme aspetti umani e musicali del comunicare, conoscere, coinvolgere. La voce è uno strumento, si recita in tutti i testi, ma la voce è anche il nostro personale strumento, aggiungo, nostro perché è dentro di noi, è la nostra impronta. Cercare, trovare e usare consapevolmente la propria voce aiuta a individuarsi e conoscersi: i due processi sono strettamente collegati. Ritengo sia una grande ricchezza poter trasferire tutto questo ai giovani che sono continuamente alla ricerca della propria identità. Il canto è un potente mezzo di trasmissione: il suono contagia e i più giovani hanno l’opportunità di nutrirsi anche della ricerca vocale dei più grandi in particolare poi se si ha la fortuna di cantare insieme nella stessa associazione, com’è accaduto nell’Estro Armonico. Si crea quindi una sorta di contaminazione reciproca, fondamentale per crescere, anche perché quando si cresce si ha bisogno di riferimenti, di ideali. Nel canto, col canto lo scambio tra generazioni si arricchisce e il senso stesso della vita acquista continuità umana e culturale. I giovani hanno bisogno di chi li accompagna e faciliti la strada senza sostituirsi a loro. Liberi di sperimentare, ma solidi nella certezza della presenza di una guida. Noi come direttori di coro abbiamo la responsabilità non solo della voce ma in qualche modo di tutta la persona. La parola persona ci richiama al significato originario del termine: persona è chi si esprime attraverso il suono; siamo veramente e interamente persone quando la nostra voce ci “abita”, ci racconta, ci rappresenta. Educare la voce è aiutare a far-la/ci emergere, far-la/ci crescere, proprio come educare se stessi. Il giovane che canta acquista grande fiducia in sé perché cantando: – sviluppa l’ascolto, la tolleranza, il rispetto, il lavoro d’insieme; – si allena alla presenza di diverse voci; – conquista la capacità di fare e creare “musica” inventando testi, melodie e coreografie; – si esprime anche individualmente; – socializza e si confronta con altre realtà musicali e non; canoni parlati e cantati, soprattutto con ragazzi che non hanno mai cantato prima, per poi passare alla polifonia a due e a tre voci di genere diverso. Quando l’adolescente (e non solo) scopre la propria voce, trova o ritrova la propria identità, apre i propri canali comunicativi ed espressivi, nasce nei confronti del maestro un sentimento di riconoscenza, come se il comune viaggio offrisse l’opportunità di vera e propria una rinascita. Ed è proprio vero che il coro facilita la nascita di una nuova identità, individuale prima collettiva poi. È il frutto dell’incontro di tante realtà e personalità vocali che dialogano, si incontrano, si scontrano, si intrecciano, comunicano. Attraverso un meticoloso lavoro di ascolto, emissione controllata si passa dall’identità vocale “singola” a un’identità vocale di “gruppo”. – apprende a partecipare e sviluppa il senso del collettivo; – si educa alla pace, alla convivenza. Torniamo però ai laboratori. Solitamente, dopo il primo approccio, proponiamo un questionario di autovalutazione. Il ragazzo ha così la possibilità di interrogarsi su di sé e sulla sua voce e il conduttore può acquisire le prime informazioni sui componenti del futuro coro. Tra le domande: Che rapporto ho con la mia voce? Sono stato incoraggiato o represso nell’espressione della mia voce attraverso il canto? In quali luoghi sono stato represso o incoraggiato? Che emozioni provo quando canto? La mia voce varia in rapporto al contesto in cui sono? In che modo la voce esprime le diverse emozioni? Posso utilizzare il mio corpo, il movimento, per stimolare la voce? È possibile modificare e migliorare la qualità della mia voce (spesso i ragazzi pensano che la loro voce sia brutta e basta)? Per quanto riguarda il repertorio inizialmente può essere utile partire dalle “competenze” espresse dal gruppo stesso. Si può individuare un brano che possa diventare il leitmotiv del coro. Spesso uno dei primi brani che si eseguono, anche se semplici, diventa la carta d’identità del nascente coro. Si può proseguire poi ricorrendo a melodie semplici e lineari, facilmente memorizzabili, o Una volta preso atto del successo che in città cominciavano ad avere i diversi laboratori abbiamo cercato un’idea che potesse sia fare da incentivo per la nascita di altre esperienze corali scolastiche sia da occasione di incontro per le diverse realtà locali e non solo. Da qui nasce Il Cantagiovani, rassegna nazionale a premi organizzata da tre diverse associazioni salernitane per cori scolastici Estro Armonico, Laes e Raga patrocinata da Comune e provincia e sostenuta dalla Feniarco. Tra le caratteristiche della rassegna, la presenza di una giuria di giovani scelti tra le diverse scuole salernitane e l’introduzione, accanto ai diversi premi, di un premio speciale per la musica antica. Tale premio, intitolato proprio al professore Dante Cianciaruso, ha il senso di un omaggio alla figura di maestro che ha fatto cantare con competenza e leggerezza insieme diverse generazioni, ma anche di continuare a incentivare e stimolare le nuove generazioni a esplorare questo “intramontabile” genere. Alla prima edizione nazionale c’è stata la presenza di vari cori italiani. Riporto gli obiettivi culturali e formativi scritti nella brochure di presentazione: progettare la coralità; educare alla coralità, intesa anche come momento in cui si danno delle regole e si apprende il rispetto e la tolleranza verso l’altro; vivere la coralità come momento che privilegia il collettivo. 11 Le tre associazioni, insieme, hanno “scommesso” sul coro e sulla coralità come opportunità formativa (in questi termini le diverse proposte nelle scuole); come possibilità espressiva, (dare ai giovani la possibilità di avere degli spazi in cui anche individualmente ci si può esprimere attraverso la voce è un privilegio di questi tempi); spunto culturale grazie ai diversi repertori; sintesi tra i linguaggi espressivi attraverso la costruzione di spettacoli (con i giovani è fondamentale e vincente lavorare sull’incontro tra i linguaggi. Il Cantagiovani oggi si muove in due direzioni: cantare per conoscere e conoscersi, (formazione attraverso i laboratori); cantare insieme ascoltandosi (la rassegna-concorso). I laboratori della prima edizione consistevano in due lezioni concerto. Nella prima, dal titolo “Se l’antico si rinnova, a noi tutti ancora Trovare la propria voce è come trovare se stessi. giova”, un ottetto composto dal gruppo vocale dell’associazione Estro Armoncio e alcuni giovani degli Ad Libitum ha proposto un excursus dal canto carnascialesco al madrigale. Nella prima fase i cori ascoltavano, nella seconda cantavano coadiuvati dai cantori e da un video sul quale erano proiettati i testi. La formula ha funzionato; alla fine la lezione “partecipata” ha consentito di ascoltare e apprendere in poco tempo alcuni “fondamentali” della polifonia. La seconda lezione è stata condotta dal maestro Felix Resch sul tema “Il compositore svela i segreti del mestiere”. A diretto contatto col curioso pubblico il maestro ha svelato i segreti del mestiere stimolando contemporaneamente domande. C’è stato anche il tempo per un momento di canto d’insieme affidato alla brava e incisiva Franca Floris. Il successo di questa formula ci ha dato l’input per procedere in questa direzione. Il Cantagiovani è diventato per la nostra città un’occasione formativa e divulgativa legato al canto corale. Per il futuro abbiamo dei sogni che stiamo 12 Persona_________ Deriva dal greco πρόσωπον, prósōpon cioè maschera dell’attore. Un’altra etimologia è da ricercare nel termine latino personare (per-sonare: “parlare attraverso”). Ciò spiegherebbe perché il termine persona indicasse in origine la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all’attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori. provando a trasformare in proposte: continuare a far nascere nelle scuole esperienze corali che possano consentire di vivere esperienze musicali; trovare occasioni per favorire lo sviluppo di una competenza musicale di base applicata alla voce e al canto attraverso la conoscenza di un repertorio ampio che spazi dall’antico al contemporaneo con adeguati collegamenti storico-culturali; proporre spettacoli musicali orientati sui diversi stili vocali o generi musicali; coinvolgere nella Rassegna anche cori giovanili non scolastici. A conclusione una domanda a ciascuno di noi. Cantori si nasce o si diventa? Provo a dare la mia risposta. Ciò che ho sperimentato e che continuo a sperimentare è che ciascuno di noi può diventare cantore… se trova la persona giusta sulla sua strada! Cantori si diventa quando troviamo: chi accoglie desideri e bisogni, anche quelli inespressi; chi esorta a ritrovarsi insieme per cantare; chi ha quella passione, quel carisma inestinguibile che aiuta e sollecita; chi aiuta a dare voce a se stessi; chi ci insegna a cercare la personale voce, a fonderla con gli altri, creando la dimensione collettiva propria della coralità. Mi auguro e credo che questo sia l’augurio anche della Feniarco che ha promosso questo convegno: che ci siano sempre più musicisti bravi a far cantare con competenza e consapevolezza e a far incontrare le persone nel canto. L’obiettivo è lungimirante ma tanti frutti cominciano già ad ascoltarsi. Chiudo con una citazione: «tra le arti, la più difficile e la più vitale da apprendere c’è l’arte magica dello stare insieme, ascoltando l’altro, rispettandolo, in vista di una comune realizzazione; cantare insieme facilita tutto questo»! i giovani e i cori giova cori nei paesi nordici e baltici di Kaie Tanner L’intervento di Kaie Tanner, segretaria generale dell’Estonian Choral Association, riassume in sintesi quella che è la situazione attuale della coralità giovanile e di voci bianche nei paesi nordici e baltici. Si tratta di numeri importanti, significativi di una realtà corale fortemente indirizzata verso la giovane età e radicata nelle strutture scolastiche, soprattutto nei paesi baltici. Pubblichiamo di seguito i dati rilevati dalla Tanner e presentati durante il Convegno di Bassano. In Estonia la maggior parte dei cori (circa il 70 %) sono cori di voci bianche e giovanili, attualmente così suddivisi: 43 cori di ragazze; 90 cori misti; 97 cori di ragazzi; 235 cori di voci bianche; 312 di bambini piccoli. Anche a fronte di un calo numerico, negli anni ’90 l’Estonian Choral Association ha organizzato diversi cori nazionali giovanili per sostenere e promuovere la diffusione dei cori giovanili maschili, femminili e misti. Il canto corale in Estonia si muove principalmente su due direzioni: da un lato è fortemente presente nelle scuole, al punto che quasi tutte le scuole estoni hanno un coro; dall’altro vi sono le grandi celebrazioni canore (Estonian Song Celebrations) che hanno luogo ogni 5 anni e vedono la partecipazione di tutti i cori, per un totale di oltre 30.000 partecipanti e 100.000 uditori. In altre parole, oltre il 10% della popolazione nazionale. In Lettonia la differenza tra i cori di voci bianche e i cori di adulti è addirittura maggiore: vi sono infatti circa 350 cori di adulti (ca. 12.000 cantori) e 1.000 cori di voci bianche e giovanili (ca. DOSSIER 14 32.570 cantori). Quindi tre quarti dei coristi sono giovani e bambini. Inoltre: – i cori di voci bianche e giovanili sono scolastici e il canto corale è una materia indipendente nel curriculum degli studi; – è prevista un’educazione speciale per i direttori di cori di voci bianche presso la Latvian Music Academy; – i direttori regionali sono sostenuti dallo stato; – i governi locali danno un grande sostegno alla musica corale. Diversi gli eventi rivolti ai cori di bambini e giovanili: – festival per cori di ragazzi, anche per le scuole secondarie (ogni 5 anni); –Children’s Song and Dance Celebration (ogni 5 anni); – festival ed eventi per cori di ragazze (annuali) – concorsi locali e altri eventi regionali (annuali) Organizzazione responsabile è il Ministero dell’Educazione. Diversa la situazione in Lituania, dove il numero di cori giovanili e di voci bianche, per lo più scolastici, sta diminuendo negli ultimi anni. Non vi è un’organizzazione responsabile, perfino l’organizzatore del Song Celebration viene scelto separatamente per ogni evento. Spostandoci nei paesi nordici, troviamo che in Norvegia non ci sono cori professionisti. Il sostegno statale a favore del canto corale è Eventi_______________________________________ Youth Song Celebrations per cori giovanili e di voci bianche (Estonia, Lettonia, Lituania). Si svolgono ogni 4/5 anni. International Choir Festival “Tallinn…” (Estonia, annuale) International Girls’ Choirs Festival a Riga (Lettonia, annuale) International Choir Festival a Bergen (Norvegia, biennale) Norbusang per cori giovanili e di voci bianche (paesi nordici, annuale; avviato nel 1987) Nordklang per cantori dai 15 anni di età (paesi nordici) Nordic-Baltic Choir Festival per cori misti (paesi nordici e baltici; ogni 2/3 anni) forte, con uno stanziamento di 2,3 milioni di corone norvegesi, ai quali si aggiungono ulteriori finanziamenti per il programma di apprendimento permanente. Più problematica è l’educazione dei direttori di coro, limitata a corsi di 1-2 anni (1-2 lezioni settimanali) o a corsi semestrali da 30 Ects (sistema europeo di accumulazione e trasferimento dei crediti). L’Islanda è veramente un paese cantante: con una popolazione di circa 310.000 abitanti, conta infatti 200 cori con circa 6.000 cantori. Più diffusi sono i cori maschili e femminili (il Organizzazioni________________________________________ Estonia: sezione dei cori scolastici dell’Estonian Choral Association Lettonia: Ministero dell’Educazione, Folk Art Centre, Latvian Choral Association Lituania: Ministero dell’Educazione, Lithuanian Choral Association (ma non c’è un’organizzazione responsabile) Paesi nordici: Norbusam (Associazione nordica dei cori di voci bianche e giovanili) Norvegia: Nobu (Associazione norvegese dei cori giovanili e di voci bianche) Svezia: Sveriges Körförbund (Associazione corale svedese) Finlandia: Associazione dei cori giovanili interna alla Susasol (Associazione finlandese dei musicisti amatoriali) Danimarca: Dabu (Cori danesi di voci bianche e giovanili), Fuk (Cori di voci bianche e giovanili della chiesa danese, 480 cori membri) e Kor72-U (organizzazione per cori giovanili). L’organizzazione ombrello è la Daku (Federazione danese corale amatoriale) con 30.900 membri. numero di coristi può raggiungere i 120), tuttavia la tendenza attuale privilegia i cori da camera. Tutti i compositori islandesi scrivono musica corale e i cori commissionano loro dei brani. C’è un’attiva vita concertistica: ad esempio nel 2006 ci sono stati 738 concerti corali in Islanda. Tuttavia, per quanto riguarda la coralità infantile e giovanile, va rilevato che vi è un solo coro di bambini. In Finlandia non c’è sostegno statale alla musica corale, né cori professionisti (il Coro da Camera della Radio Finlandese è esistito dal 1962 al 2005). In Svezia la maggior parte dei cori sono legati alla chiesa, una parte più piccola alla scuola. I trend odierni sono la musica popolare (sia svedese che estera) e la creazione di nuove e a volte stravaganti tipologie corali (cori per la salute, cori gay, cori da palcoscenico, cori per persone stonate ecc). 15 Estonia Lettonia Lituania Norvegia Svezia Finlandia Danimarca Grande attenzione è rivolta ai cori di voci bianche, ma anche il numero di cori femminili sta aumentando. Il problema è, anche qui, l’educazione dei direttori: la maggior parte degli insegnanti di scuola non ha competenza musicale e circa un quarto degli insegnanti di musica non è in possesso di un’istruzione pedagogica. DOSSIER 16 Comunicare la musica di Marta Benciolini docente di musica al Liceo Ginnasio Scipione Maffei di Verona La musica, universalmente ritenuta una fra le cose belle dell’esistenza, è anche una preziosissima risorsa per la crescita e la formazione delle persone. Riflettendo sul come e perché sia possibile e utile fare musica anche nella scuola superiore, è necessario chiedersi quali siano le potenzialità educative di questa risorsa, per poter procedere nella proposta didattica con una salda e fondata motivazione. Ci chiediamo quindi: che cosa fa la musica? Quali sono i suoi benefici? Quella dei suoni è un’esperienza complessa che ci coinvolge sul piano corporeo, emotivo, cognitivo e relazionale. Consideriamo dapprima il legame con il corpo, partendo da una semplice considerazione: qualsiasi bambino sufficientemente piccolo reagisce ai suoni con il movimento. È sorprendente vedere bimbi che non sanno ancora camminare né parlare, muoversi istintivamente non appena nella stanza risuoni della musica. Questo significa che fra le due dimensioni, quella sonora e quella del movimento, esiste un legame stretto, quasi ancestrale. Ma anche in seguito è frequente sperimentare come la musica generi energia motoria e spinga verso il movimento (eppure ai concerti siamo costretti a rimanere fermi per un tempo innaturale, con l’applauso come unico mezzo consentito per scaricare tutta l’energia che la musica ci ha trasmesso... non così se si tratta di repertorio “leggero” rispetto al quale invece è “permesso” esprimersi anche attraverso il corpo). La musica aiuta ad armonizzare i movimenti, a renderli più belli e a trarne piacere; scioglie, più facilmente di tante parole, le resistenze che alcune persone hanno verso l’esperienza del corpo che si muove. In virtù di questo legame (spesso trascurato per una persistente dicotomia fra mente e corpo che enfatizza di questo linguaggio un approccio razionale), è possibile “tradurre” ogni concetto musicale in movimento: l’altezza dei suoni, l’intensità, i timbri, il ritmo, la modalità (maggiore e minore) le infinite sfumature delle velocità, ma anche la forma, la polifonia, la dinamica, tanto per citarne alcuni, sono aspetti musicali che si prestano a essere trasformati in concrete e assai divertenti esperienze motorie. Vale la pena di ricordare che ciò che si vive attraverso il corpo lascia una traccia profonda e va a costituire una sorta di memoria assai preziosa. Quella dei suoni è un’esperienza complessa che ci coinvolge sul piano corporeo, emotivo, cognitivo e relazionale. Ma la musica incide profondamente anche – e forse soprattutto – sulla nostra sfera emotiva. Essa è forse il linguaggio che più di ogni altro suscita emozioni in modo diretto, immediato; secondo i romantici essa era la più romantica delle arti proprio per questo suo splendido potere di emozionare, commuovere, rasserenare, turbare... Fare musica può aiutare a riconoscere, esprimere le emozioni, o anche soltanto a darvi un nome. Dire che un pezzo ci suona desolato, gioioso, vitale, dolce, può aiutarci a riconoscere dentro di noi la desolazione, la gioia, la vitalità, la dolcezza. Bambini e ragazzi che faticano a trovare il modo di esprimere i loro stati emotivi possono trovare nell’esperienza musicale (nel canto prima ancora che nella pratica strumentale) un canale importante di comunicazione ed espressione. Con i ragazzi più grandi, l’esperienza di raccontare le proprie impressioni dopo un ascolto, è sempre piena di sorprese: quello che per uno di loro suona come triste, a un altro può sembrare sereno, un brano che fa immaginare a qualcuno un mare in tempesta può suggerire ad altri immagini legate alla città ecc... In questo senso non esiterei a definire la musica come uno (ma certamente non l’unico) strumento di auto-conoscenza. La musica stimola l’intelligenza; questo è un argomento che ha suscitato un ampio dibattito fra specialisti e che ha trovato spazio anche sulla stampa (dove è stato talvolta esageratamente amplificato e/o semplificato): si è parlato di “effetto Mozart” riferendosi a esperimenti nei quali soggetti sottoposti all’ascolto o alla pratica di repertorio di questo compositore hanno rivelato un rendimento nettamente superiore – rispetto a gruppi di controllo – a svariati test di intelligenza. La relazione fra musica e intelligenza è stata portata alla ribalta da quando si è cominciato a compiere studi più scientifici e sperimentali sul cervello, e sul cervello dei musicisti. Questi studi hanno in parte confermato ciò che da tempo si era già intuito, e cioè che lo studio della musica influisce positivamente sullo sviluppo dell’intelligenza, soprattutto se proposto in età precoce e se protratto nel tempo. Per le ragioni a cui accennavo prima si deve riconoscere che la musica è una delle poche esperienze che ci coinvolge in tante dimensioni contemporaneamente; sembra che stimolando insieme l’aspetto emotivo (governato dall’emisfero destro, dove risiedono le zone deputate alle emozioni, ai linguaggi non verbali, alla conoscenza intuitiva, alla percezione globale della realtà) e quello razionale (di competenza del sinistro, la sede di controllo del pensiero astratto, logico-matematico, delle capacità di analisi ecc.) essa favorisca un rapido e continuo scambio neuronale fra le due zone, mantenendo vivi e vitali neuroni che altrimenti andrebbero a morire, già in età evolutiva. Nello specifico, la parte della musica legata alla melodia (la parte più “commovente” della musica) stimolerebbe in particolare l’emisfero destro; quella legata al ritmo e all’armonia (la parte “razionale” della musica) il sinistro. 17 Al di là della possibilità di dimostrare sperimentalmente questi fenomeni, si è osservato come la pratica musicale incrementi nei ragazzi le capacità di concentrazione, ascolto, astrazione e analisi. Tutti sappiamo che l’esperienza del suonare (anche un piccolo pezzo di poche battute) richiede una notevole abilità e una grande capacità di concentrazione; ma anche altre esperienze, come per esempio analizzare un brano musicale, saper distinguere una melodia da un accompagnamento, o individuare due o più voci diverse in un contesto polifonico, saper riconoscere temi simili, distinguere i timbri orchestrali, isolare la struttura formale di un pezzo ecc. sono esercizi importanti per la formazione dell’intelligenza musicale, che contribuisce alla formazione dell’intelligenza globale. La musica educa anche alle relazioni sociali. Alcune ricerche hanno dimostrato che nei gruppi dove si fa musica cresce la capacità di cooperare e di ascoltarsi reciprocamente e cala drasticamente il livello di competizione e di aggressività. Non è difficile crederlo dopo aver visto al lavoro un gruppo di musica di insieme o un coro. Suonare insieme vuol dire partire insieme... se si canta, addirittura respirare insieme (cioè fare insieme il gesto più intimo e istintivo); ascoltarsi e capire che l’insieme riesce solo se ci sono tutti; non sovrastare l’altro; mantenere un tempo comune e DOSSIER 18 aspettare il proprio turno; saper dialogare musicalmente; sentirsi necessari ma nello stesso tempo non autosufficienti... accettare che chi suona quattro battute sia importante quanto chi suona quattro pagine (il che ovviamente non significa uguale... ma ugualmente importante). Per queste ragioni accade frequentemente di verificare – con grande soddisfazione – che quello che era un insieme indistinto di elementi facendo musica diventa una squadra, una cordata, un tandem. Infine l’ultima risorsa della musica che vorrei considerare è quella di educare al senso del bello. Oggi siamo tutti velocemente formati al senso dell’utile, dell’efficace, del produttivo. Sono dimensioni importanti. Ma perché non spendere del tempo anche per formare quest’altro tipo di sensibilità? Farò un esempio concreto: spiegando il barocco mi capita spesso di spiegare che una delle caratteristiche di questo stile è esprimere con trenta parole un concetto che può essere detto con tre. Ora, che bisogno c’è di tutto questo spreco di parole, di note? Nessuno: semplicemente è bello; inutile, ma bello. Far apprezzare il gusto barocco a dei ragazzi che abitualmente comunicano via sms con il minor numero di parole nel minor tempo possibile, credo sia un obiettivo importante. E sicuramente un individuo sensibile alla musica sarà aperto alla poesia, alla letteratura... all’arte visiva... alla pittura... perché le corde che vibrano per la musica non sono lontane da quelle di questi altri linguaggi... La musica non fa parte delle cose necessarie, e si può vivere anche senza di essa. È però fra quelle cose che rendono la vita ricca e più piena, rischiando un termine forse abusato vorrei dire più felice. E un’esistenza piena più difficilmente andrà sprecata. Un’esperienza concreta Ora, abbiamo questa risorsa da un lato e delle persone (bambini, ragazzi) dall’altra... Ci chiediamo: come (eterno problema della didattica...) riuscire ad avvicinare alla musica ragazzi/e di 14-17 anni? Ecco, in poche parole, il resoconto di un’esperienza concreta vissuta in questi anni. Il programma è stato messo a punto tenendo presente che questi ragazzi non faranno i musicisti, e quindi evitando loro quei saperi tecnici che non sarebbero utili (per esempio, la lettura delle note, ma anche la grammatica musicale, le biografie, i dati, gli elenchi di opere... che sono conoscenze difficilmente “spendibili” da una utenza come questa) e focalizzando l’attenzione su ciò che serve per fruire e godere della musica (anche quella che già ascoltano!) in modo più attivo e consapevole, ad allargare il loro orizzonte in uno sguardo interdisciplinare per mettere relazione la musica con gli altri linguaggi. Primo passo: musica e movimento La proposta, nella consapevolezza del legame che poco fa ho definito “primitivo” fra musica e movimento, intende dare spazio alle dimensioni più istintive e immediate del nostro rapporto con i suoni, facendo conoscere e sperimentare – nel senso più concreto possibile – alcuni concetti musicali. Poiché come già detto poc’anzi, ciò che si vive attraverso il corpo lascia in noi una traccia profonda, l’esperienza vuole creare una sorta di memoria sulla quale costruire, negli anni successivi, concetti più astratti. Un ragazzo che avrà vissuto come esperienze motorie alcune dimensioni musicali (ad esempio, l’accelerando, oppure la differenza di tensione fra la tonica e la dominante, o la forma di un brano) saprà più facilmente individuare e riprodurre le stesse esperienze in contesti musicali, anche quando i concetti saranno presentati in modo più teorico e “astratto”. I contenuti di questo modulo consistono quindi nella conoscenza di alcune dimensioni del linguaggio musicale (come la differenza fra il suono e il silenzio, i concetti di altezza, intensità, timbro, i concetti di lento e veloce, maggiore e minore, l’accelerando e il rallentando, gli aspetti legati al ritmo, la melodia, l’armonia, ecc...) che vengono tradotte in esperienze corporee e motorie, per arrivare a esprimere con il corpo anche gli stati d’animo e le emozioni che la musica suggerisce. In quest’ultima parte del modulo si sconfina inevitabilmente con altre esperienze come la danza, l’espressione corporea, il mimo, il gesto teatrale. Il metodo è semplice; dopo aver brevemente esposto il tema dell’incontro, i ragazzi vengono guidati a fare alcuni esercizi e – in seguito – esperienze di ricerca e di improvvisazione guidati dalla musica; poi si verifica l’esperienza, si fa sintesi; in questa fase vengono – se necessario – introdotti i termini “tecnici”, ma solo dopo che sono già stati sperimentati in concreto. In questo modulo l’approccio è prevalentemente ludico. Secondo passo: musica come linguaggio Questo percorso intende analizzare le strutture linguistiche della musica in analogia o per differenza con altri linguaggi, verbali o non verbali. L’obiettivo è quello di dare agli studenti gli strumenti per ascoltare con maggiore consapevolezza – e quindi con maggior piacere – qualsiasi repertorio musicale. Si osserva e si ragiona prima di tutto sulla materia prima: il suono, per scoprirne le caratteristiche fisiche ed espressive; si passa poi a “smontare” la musica nelle sue tre dimensioni del ritmo, della melodia e dell’armonia; si studia il concetto di forma e si cerca di scoprire come si costruisce un brano musicale. Infine si considera come il linguaggio musicale possa essere messo in discussione e le sue regole trasgredite come peraltro accade a qualsiasi linguaggio. La musica viene quindi presentata non come un 19 prodotto intoccabile, definitivo, inaccessibile, ma viene “smontata e rimontata” insieme agli studenti. In questo modo si portano alla luce quelle strutture, quelle regole, in una parola quella sintassi che i ragazzi conoscono già senza saperlo, giacché la musica è come una lingua materna nella quale tutti siamo immersi da sempre e che in qualche modo abbiamo sempre sentito. Il metodo di lavoro prevede una breve spiegazione teorica, dove ogni concetto viene immediatamente esemplificato tramite esempi musicali (anche brevissimi, di una sola nota), al pianoforte o mediante cd. Questo particolare è irrinunciabile: si evita di cadere nell’errore di parlare di musica senza... farla, mentre è importante a mio avviso La pratica musicale incrementa nei ragazzi le capacità di concentrazione, ascolto, astrazione e analisi. fornire un riscontro concreto e immediato – proprio in termini sonori – di quello che si dice. Si propongono poi delle esercitazioni e degli ascolti guidati in cui la classe è invitata a fare qualcosa durante l’ascolto (immaginare, trovare delle parole, individuare la forma, scrivere, confrontare un brano con un altro, disegnare, battere le mani, chiudere gli occhi, ecc). La consegna è una strategia importante per mantenere la concentrazione e rimanere “agganciati” al brano senza perdersi. A questo punto vorrei spendere qualche parola sull’esperienza dell’ascolto. Non c’è altro modo di conoscere la musica se non quello di ascoltarla, credo perciò che a questo momento vada dedicata una grande attenzione. Generalmente i ragazzi non sono abituati a considerare la musica come un linguaggio autonomo e la utilizzano come sottofondo per altre attività: come riempitivo, come compagnia. Il più delle volte essa è utilizzata come linguaggio secondario: in questo modo le dedicano scampoli di attenzione e perdono gran parte del suo messaggio. In questo percorso invece vengono educati a un ascolto diverso. Per esempio... a fare 20 silenzio durante la riproduzione del brano: è banale... ma non è scontato; a fare silenzio prima (un silenzio carico di attesa, di curiosità...), a fare silenzio dopo (quello che permette alle emozioni di sedimentarsi e di non venire spazzate via...). Naturalmente non si può nemmeno chiedere troppo. È per questo che gli ascolti – salvo qualche eccezione – durano pochissimo, un minuto o due... Solo verso la fine del modulo si riesce a ottenere una concentrazione totale su un intero tempo di sinfonia: ma è un traguardo che deve essere preparato da lontano. Terzo passo: storia del linguaggio musicale L’obbiettivo di questo terzo modulo è quello di far capire ai ragazzi che quello musicale è un linguaggio vivo, in continuo movimento, e quindi di seguirne le trasformazioni attraverso il tempo. Come accennato prima l’attenzione è focalizzata non tanto sui fatti, sui compositori, sulle opere, ma soprattutto sull’evoluzione del linguaggio (utilizzando le conoscenze acquisite l’anno precedente) in modo tale che gli studenti siano in grado di capire la concezione della musica in un tempo diverso dal loro. Gli studenti imparano a relativizzare e a confrontare le loro opinioni, i loro gusti e le loro sensibilità musicali; a capire che la “loro” musica è un anello di un lungo percorso che non è certo terminato; ad abbattere le barriere fra la musica cosiddetta classica e quella cosiddetta leggera, fra la musica colta e il jazz o il pop, perché la musica è un linguaggio vivo che trova diversi modi e contesti di esprimersi, e si scoprono sorprendenti affinità di gusto anche con repertori appartenenti a periodi molto lontani nel tempo. Infine, studiare la storia della musica aiuta a capire la letteratura e la storia dell’arte. La musica in molti casi rispecchia in modo immediatamente comprensibile i caratteri di alcuni movimenti culturali o stili (ad es. barocco, romanticismo, impressionismo...) svolgendo una funzione di cerniera fra questi due mondi, quello artistico e quello letterario. Anche in questo contesto è fondamentale che tutto venga costantemente esemplificato mediante ascolti brevi, attivi, concentrati. Per quanto riguarda i contenuti, si affronta il repertorio dal medioevo ai giorni nostri, parallelamente allo studio letterario, artistico e storico svolto dagli altri insegnanti, e nelle ultime ore si lavora su brani musicali di oggi, proposti dagli stessi alunni, scelti fra quelli che ascoltano quotidianamente. Quest’ultima esperienza è molto importante per significare agli studenti due cose: a) che anche la loro musica, e anche loro stessi sono dentro la storia; b) che il metodo di studio e di analisi che abbiamo imparato finora può essere applicato a qualsiasi repertorio, è possibile cioè analizzare una canzone di Laura Pausini con lo stesso rigore e con la stessa attenzione con cui abbiamo analizzato una fuga di Bach. L’obiettivo quindi non è quello portare gli studenti ad ascoltare la musica “classica”, ma dar loro degli strumenti che li rendano più consapevoli, e quindi aperti e liberi da pregiudizi nei confronti di qualsiasi repertorio, in fin dei conti di qualsiasi cultura. l’entusiasmo dei giovani per la coralità bruno intervista a bruno zanolini a cura di Mauro Zuccante Caro Bruno, permettimi di iniziare la nostra conversazione nel nome di Renato Dionisi. Hai avuto il privilegio di essere stato suo allievo prediletto e collaboratore. Vorrei che tu accennassi alla sua figura, sottolineando la cura che egli riservava alla musica corale nell’azione didattica. Ho avuto il privilegio... Giuste parole che non hanno bisogno di aggiunte e commenti (sarebbe necessario un “romanzo”), sicché – passando alle tua ultima frase – posso solo testimoniare che la scrittura corale era per Dionisi, allievo di Celestino Eccher, maestro di formazione romana, la base di ogni possibile apprendistato (quanti corali mi ha fatto scrivere all’inizio...!), in virtù del rigore che la scrittura corale impone e del relativamente più facile compositorE 22 controllo che se ne può avere: in ciò confortato anche dalla didattica tedesca (Bach...) che del corale – e del Lied – fa il fulcro di tutta l’esperienza artistico-musicale. Prima di conoscerti di persona e come compositore, ho letto i tuoi scritti. In particolare, ritengo che lo studio su Luigi Dallapiccola1 metta opportunamente in risalto il valore della sua produzione corale. Quali altri autori del Novecento ritieni possano vantare un simile ruolo di riferimento per la musica corale? La formazione di Dallapiccola, nato in Istria come Dionisi e colà nato per similari motivi politici, risente fortemente della grande tradizione musicale mitteleuropea, che – per quanto riguarda la coralità – all’epoca poteva vantare a Trieste una personalità quale il suo maestro Antonio Illersberg. Nessuna meraviglia quindi che i lavori per coro rappresentino un momento decisivo della produzione di Dallapiccola e della messa a fuoco del suo linguaggio (come lui stesso riconosceva, arrivando a complimentarsi (!?) con me per aver messo in luce la cosa). Una situazione simile, in altro ambiente e nel contesto “romano”, riguarda Goffredo Petrassi, altro autore-faro della coralità italiana del ’900. Ma io direi che la musica corale, a qualunque tradizione e a qualunque autore dell’ultimo secolo (Kodály, Berio, Penderecki, Castiglioni...) si riferisca, ha il vantaggio di porre sempre chiunque di fronte a un dilemma decisivo e di illustrarne il superamento (in maniera diversa e con diversi risultati secondo l’autore): come rimanere fedele ai propri “fantasmi” espressivi, fatti spesso di novità non facilmente inquadrabili, facendo i conti con il mezzo sonoro più naturale, antico, “difficile” nella sua apparente limitatezza e comunque duttile e affascinante, che ci sia dato impiegare. Soffermiamoci ancora sulle opere teoriche. L’aspetto che apprezzo maggiormente del tuo esaustivo volume sul contrappunto vocale cinquecentesco2 è che pone come centrale la questione della coerenza stilistica, prendendo a modello le opere dei grandi autori della polifonia rinascimentale. Pertanto, indipendentemente dal periodo storico di riferimento, credo che costituisca un’ottima guida per la formazione di un giovane compositore, che ancora non ha individuato una personale cifra stilistica. Sei d’accordo? Sono ovviamente d’accordo. Il limite maggiore che Dionisi e io imputavamo alla trattatistica d’uso era la separazione fra “regole” e risultati stilistici, quando invece è ben noto che le prime non sono mai assolute, ma vivono solo in funzione dei secondi. Il modo di esprimersi tecnico (le regole) di un autore non può essere lo stesso di un altro se la distanza temporale, ambientale, culturale fra i due porta a risultati artistici diversi. Per fare un esempio notissimo, le “quinte” raveliane (anche nelle opere corali) non avrebbero senso in Orlando di Lasso e viceversa certi procedimenti di ottave sincopate. Quindi mi sembra giusto il “merito” che ci riconosci, quello tentare di far capire all’allievo lo stretto legame che intercorre fra tecnica e stile, non essendo esportabile la prima senza che il secondo ne rimanga... sconvolto. Veniamo alla tua produzione come compositore. Mi sembra di rilevare una costante nei tuoi lavori vocali: un’attenzione alla scelta e alla qualità del testo letterario da mettere in musica. Puoi descrivere (per quanto sia possibile in poche parole) il lavoro preparatorio e di progettazione che precede la stesura vera e propria di un tuo pezzo per coro? La particolare attenzione rivolta alla scelta dei testi da musicare penso sia un dato comune a tutti i musicisti, che di norma proprio dal testo e dalle sue suggestioni ricavano stimoli e spunti d’interpretazione creativa, se è vero cori e pubblico? Non credo tanto alle carenze tecniche (che ci possono comunque essere) e neppure tanto allo “scollamento”, pur evidente in molti casi ma facilmente ricomponibile quando si affrontino composizioni di pregio (quante volte ho assistito alla sorpresa soddisfazione dei coristi di fronte a un inaspettato risultato di coralità contemporanea!). Penso invece che vada combattuta una certa pigrizia, tramite la convinzione dei direttori a proporre “percorsi” non tradizionali, per quanto a volte un po’ ostici. Senza ovviamente dimenticare la grande tradizione, che del resto (cfr. Palestrina) è sempre la più difficile. che la musica si pone sempre come “sublimazione” della parola. Nel mio piccolo ritengo di aver agito in tal modo: di sicuro dal lato tecnico, visto che in diversi casi ho derivato le cellule ritmiche e i rapporti formali appunto dalle strutture poeticoletterarie scelte. Tenendo poi conto che in genere ho cercato di dare ai miei lavori corali un valore di testimonianza se non addirittura di messaggio (Secondo la promessa,...e il cielo al mio sguardo è libero, Intende, Beati parvuli) mi sembra evidente la cura riservata alla scelta del testo. Da lì e da mille considerazioni musicali si parte poi per... l’ignoto. Il tuo catalogo presenta diversi titoli di musica corale. Lavori nei quali hai espresso un linguaggio in cui convivono (senza compromessi) intensità espressiva e complessità di scrittura. I cori italiani stentano ad affrontare le pagine più avanzate di musica contemporanea. Ciò è dovuto a carenze tecniche, o all’eccessivo scollamento generatosi negli ultimi decenni tra le concezioni estetiche dei compositori e la sensibilità di Da un paio d’anni ricopri la carica di direttore del conservatorio di Milano. Vorrei approfittare del tuo ottimale punto di osservazione per mettere a fuoco la questione della disciplina corale nel campo dell’istruzione musicale. Insegnare a cantare in coro, insegnare a far coro, insegnare a scrivere per coro sono pratiche coltivate a sufficienza nelle scuole di musica e nei conservatori? e con quali risultati? Tutti siamo convinti dell’importanza che la coralità ha da sempre nella formazione musicale dei giovani, sia perché insegna loro a controllare il proprio naturale mezzo sonoro e quindi impone una precisa disciplina, sia perché obbliga tutti a collaborare in funzione del risultato d’insieme. La “naturale” facilità o addirittura superiorità che a volte si nota nei giovani provenienti dall’est o dal nord europei sono quasi sempre riconducibili, a mio parere, all’abitudine corale acquisita in età infantile, esperienza per noi purtroppo inusuale con le conseguenze negative che conosciamo. Nei conservatori esistono in realtà tutti i canali per coltivare la coralità, a livello sia compositivo sia esecutivo (al conservatorio di Milano c’è anche un coro di voci bianche che – in collaborazione con il Teatro alla Scala – svolge intensa attività) ma il problema è risolvibile solo portando la musica (corale) nelle scuole elementari se non addirittura materne: sembra che a livello ministeriale (ne sono testimone) si voglia provvedere in proposito. Speriamo bene... 23 Hai recentemente messo a disposizione la tua competenza ed esperienza didattica come docente nel Seminario europeo per giovani compositori di Aosta. Ti chiedo quali sono le impressioni a conclusione della tua esperienza nell’ambito di questa iniziativa della Feniarco. L’entusiasmo di molti giovani nei confronti della coralità è addirittura commovente: ci credono con assoluta convinzione. E non sono pochi. Ragione ancor più forte per aiutarli ad approfondire le conoscenze, compositive ed esecutive, gli scambi di esperienze e le collaborazioni, tanto più simpatiche visto che di soldi... non ne girano proprio! La passione per la musica corale si manifesta nel tuo impegno di consulente artistico a favore di iniziative, manifestazioni e associazionismo. Come pensi sia cambiato il mondo corale italiano nel tempo? Quali meriti e quali difetti riconosci nel movimento corale amatoriale? A parte una certa vicinanza all’ambiente corale, da cui la partecipazione quale docente a seminari, corsi estivi o a giurie di concorso, il mio impegno si è limitato per breve tempo alla presidenza della Bruno Zanolini_____________________ Bruno Zanolini è nato nel 1945 a Milano, dove si è diplomato in pianoforte, in composizione, si è laureato in lettere e dove dal 1973 insegna al Conservatorio di Musica “G. Verdi”, di cui è attualmente direttore. Attivo come compositore, ha scritto lavori sinfonici, cameristici e corali che hanno ottenuto consensi e significativi riconoscimenti nelle più svariate sedi, nonché premi in numerosi concorsi. Svolge anche attività di ricerca musicologica: ha pubblicato studi, essenzialmente di carattere tecnico, su L. Dallapiccola, G. Pierluigi da Palestrina, J. Brahms, sul melodramma romantico (G. Rossini e soprattutto G. Donizetti: un volume su questo autore è stato tradotto anche in lingua giapponese), sul melodramma postromantico (R. Zandonai) e ancora sugli autori del primo ’900. In particolare ha approfondito alcuni aspetti d’indole armonistica e soprattutto le tecniche contrappuntistiche dei periodi rinascimentale e barocco, cui ha dedicato due trattati (il primo in collaborazione con R. Dionisi) giudicati fra i più importanti degli ultimi decenni. compositorE 24 commissione artistica dell’Usci Lombardia: non è molto. Comunque, considerando in generale la coralità italiana degli ultimi decenni, noto un evidente innalzamento del livello tecnico e interpretativo, grazie anche all’apporto di giovani direttori ben preparati e con una visione internazionale delle questioni (merito tra l’altro della partecipazione ai numerosi concorsi): senza con questo nulla togliere ai meriti della scuola italiana, conservatori in testa. Certo è che oggi la tecnica corale e soprattutto la correttezza stilistica, pur sempre migliorabili, sono spesso da apprezzare e non certo paragonabili a quelle, modeste o improprie, di quarant’anni fa, soprattutto in riferimento alla coralità amatoriale. La quale invece, a demerito, soffre in alcuni casi di eccessiva litigiosità... campanilistica. Tra le altre occasioni, ci siamo incontrati in qualche giuria di concorso di composizione corale. Ho sempre apprezzato la tua predisposizione a valutare con prudenza ed equilibrio tutti i lavori. Una sbrigativa e superficiale lettura potrebbe portare, infatti, a un’incauta esclusione di lavori degni di menzione. Credo di individuare in questo atteggiamento una tua peculiarità caratteriale. Un comportamento che alcuni potrebbero giudicare pedante, ma che, al contrario, trovo sia garanzia di equità di giudizio. Una dote, ahimè, rara. Ti riconosci in questo aspetto della tua persona? Chi si loda s’imbroda, dice il proverbio: quindi non voglio giudicare come ottimale il mio atteggiamento e il mio metodo di giudizio. Certo è che “per natura” sono portato a escludere ogni faciloneria, soprattutto quando sono coinvolte altre persone; perciò se sono chiamato a giudicare il lavoro altrui mi sento in dovere di approfondire il risultato artistico e valutare bene ogni aspetto, così da dare un parere in piena coscienza: poi, com’è ovvio, tutti possono sbagliare. Mi sembra comunque che questo approccio sia comune a molti, come ho spesso notato nei migliori concorsi. Impossibile dimenticare, infine, la sera in cui mi hai offerto una sgnapa presso l’osteria di Papà Marcel a Aosta. Orgoglio alpino! Bruno Zanolini è anche questo. Vorrei, perciò, che concludessi il nostro discorrere, spendendo alcune parole a favore del canto alpino; una passione nella quale è facile leggere il tuo amore per la montagna. L’esperienza alpina – che per me prosegue tuttora nei raduni, negli incontri, nei ricordi – ha lasciato una forte traccia, tant’è che anche in conservatorio alcuni mi apostrofano chiamandomi l’alpino: a questa si aggiunge (le cose sono in parte interdipendenti) la passione per la montagna, che ancora mi spinge ad ascensioni che oserei definire non banali. Quindi non può sorprendere l’attenzione che ho (che ho sempre avuto) per il canto corale legato alla montagna, sia esso di ascendenza militare o meno. Oggigiorno in montagna ed espressamente nei rifugi si canta molto meno di una volta, ma proprio per questo il canto corale assume un significato profondo, evocatore di sensazioni e sentimenti antichi, fortemente radicati: anche i più giovani, pur non cimentandosi il più 25 Principali composizioni di Bruno Zanolini in cui protagonista è il coro: Secondo la promessa per coro misto da camera e 5 percussionisti (1979) 18' testi di G. Debenedetti, P. Caleffi, San Pietro e altri 26 febbraio 1995, Milano, Sala della Provincia Ensemble vocale ’900 - Percussionisti del Conservatorio G. Verdi, dir. Giorgio Ubaldi Edizioni Suvini Zerboni, Milano …e il cielo al mio sguardo è libero per coro maschile (1981) 8' testi di A. Carpi e San Pietro - Edizioni Suvini Zerboni, Milano Intende per coro misto e 5 strumenti (cr. trb. trbn. cb. perc.) (1997) 13' testo di Sant’Ambrogio. 20 novembre 1997, Milano, S. Satiro Gruppo vocale Ars cantica - Ensemble Musica Rara, dir. Marco Berrini Edizioni Musicali Europee, Milano Silenzio per soprano e coro misto (1998) 5' testo di G. Bracco. 29 novembre 1998, Milano, Teatro Litta; sopr. S. Eterno Camerata polifonica di Milano, dir. Ruben Jais - Edizioni Suvini Zerboni, Milano Beati parvuli per coro di bambini e 3 strumenti (fl. arp. perc.) (2000) 12' testo liberamente tratto dai Vangeli. 1 giugno 2000, Milano, S. Marco, per la stagione Teatro alla Scala di Milano; coro di Voci bianche e strumentisti del Teatro alla Scala, dir. Bruno Casoni - Edizioni Suvini Zerboni, Milano Fra le elaborazioni di melodie popolari, pubblicate dal Coro della Sat di Trento, da Pro Musica Studium e soprattutto da La Cartellina, si possono ricordare per coro maschile: Genta amie, Son senza pan, Belina come te, Se mi volevi ben, Gesù bambino nasce, Varda là, L’altra sera al chiar di luna, La me morosa, E se tu mi vorai bene; per coro femminile: Quando ero picolina, Marità maritarsi; per coro misto: Les amoureux, O Tannenbaum, Fischia il vento; per coro di bambini: Girotondo, Santa Luzia. delle volte con la tradizione corale, ne sentono il fascino e questo mi fa sperare che tale pratica – ’ntorno al foch – mantenga la sua vitalità, pur di volta in volta rinnovata secondo stilemi che il generale “sentimento” artistico in ogni epoca suggerisce. Note 1. B. Zanolini, Luigi Dallapiccola, La conquista di un linguaggio (1928-1941), Zanibon, Padova, 1974. 2. R. Dionisi e B. Zanolini, La tecnica del contrappunto vocale del Cinquecento, Suvini Zerboni, Milano, 1979. compositorE 26 Senza dimenticare la tradizione Analisi di Se mi volevi ben di Sandro Filippi «Certo Zanolini è un “fiammingo” e sa fare tutto ciò che vuole!».1 Questo è quanto mi scriveva Renato Dionisi nel gennaio del 1995 in merito all’elaborazione per coro misto di O Tannenbaum.2 Bruno Zanolini, attuale direttore del Conservatorio di Milano, dove è stato anche docente di armonia e contrappunto, ha studiato soprattutto con Renato Dionisi per poi concludere gli studi di composizione con Bruno Bettinelli. Attivo come compositore, ha scritto partiture sinfoniche, cameristiche e corali. Sono inoltre state pubblicate diverse sue monografie su Dallapiccola, Palestrina, Brahms e altri compositori. In particolar modo egli ha approfondito lo studio del contrappunto rinascimentale in La tecnica del contrappunto vocale nel cinquecento in collaborazione con Renato Dionisi3 e del contrappunto armonico del periodo barocco in La tecnica del contrappunto strumentale nell’epoca di Bach.4 Amante della montagna, abile scalatore, non poteva non dedicarsi all’elaborazione di melodie popolari offrendo un contributo innovativo al repertorio destinato ai cosiddetti cori di montagna. Ricordiamo in questo contesto alcune fra le più note elaborazioni zanoliniane, Marità maritarsi, La me morosa, Varda là, Se mi volevi ben, Genta amie, Belina come te, quest’ultima armonizzata per ed eseguita dal coro della Sat. Concentreremo qui la nostra attenzione soprattutto su Se mi volevi ben che ci permetterà sicuramente di farci un’idea dello stile elaborativo di Zanolini. La melodia si trova in Canti popolari trentini,5 raccolti da Silvio Pedrotti, uno dei quattro fratelli fondatori del coro della Sat. L’elaborazione, pubblicata in Armonie in concorso,6 ha ottenuto un secondo premio al VI concorso internazionale di composizione ed elaborazione corale indetto dalla Federazione Cori del Trentino (1990). Zanolini, da buon fiammingo, si rifà a J. Des Prez che «Lutero definì signore dei suoni, che sono com’egli vuole e fanno quel ch’egli vuole, mentre altri compositori fanno quel che vogliono i suoni»;7 Zanolini sa usare tutto ciò che serve per «illustrare ogni parola che possa evocare una precisa immagine»8 e a conferma di ciò fa presente: «in diversi casi ho derivato le cellule ritmiche e i rapporti formali appunto dalle strutture poetico-letterarie scelte».9 Ad esempio l’incipit inziale della melodia Se mi volevi ben, che qui è proposto per la prima volta dal secondo tenore, nel corso dell’elaborazione verrà ripreso diverse volte sia nella sua forma originale sia specularmente; in seguito scomparirà la sola prima nota: ciò permetterà all’autore di giocare sul testo “mi volevi” o ancora “ben mi volevi ben” sottolineando in maniera ossessiva l’avvenuto tradimento del fidanzato da parte dell’amata con il bersagliere. Una delle caratteristiche più evidenti nelle elaborazioni zanoliniane del canto di tradizione orale consiste nel dare uguale importanza alle voci: la melodia – quasi un cantus firmus migrans10 – migra in continuazione fra le varie sezioni del coro anche per brevi frammenti, come si può notare, a es. alle bb. 16-20 o ancora alle bb. 36-37 dove ci troviamo di fronte addirittura alla frammentazione di una singola parola: in questo caso “contradela” viene affidata al tenore primo per poi passare per la sola sillaba finale “la” alla sezione dei bassi. Si tratta di una maniera di condurre le parti che ben possiamo riscontrare nel repertorio corale del ’900 in particolare nelle opere corali di Dallapiccola (Tempus destruendi e Tempus aedificandi), nelle Nonsense di Petrassi o ancora in Berio e altri. L’articolazione delle traiettorie che delinea le varie voci fa sì0 che ne scaturisca un impianto tonale, il quale pur appoggiandosi sulla tonalità di la 27 maggiore quale polo di principale attrazione, sembra, nel continuo divenire, sfuggire all’ascoltatore. Alcuni modelli che derivano dall’armonia bachiana, sono tuttavia presenti in Zanolini come ad esempio nel modo di cadenzare (es., la cadenza di V-I con la presenza della settima a conclusione della prima strofa). Vale la pena in questo contesto di sottolineare il quinto grado alterato per cromatismo alla cadenza evitata sul sesto grado, volutamente non subito risolto sul tempo forte della battuta 47, ma sul tempo debole, creando così una doppia appoggiatura nelle voci di basso e baritono, ciò a voler mettere in maggior risalto il climax di questa frase, dove il testo recita “per poche ore faremo l’amor”. Curioso e al contempo originale l’uso onomatopeico del testo “pom pom pom” giocato sulla tiratura ascendente o discendente della scala di la maggiore che va a creare interesse coloristico come un pizzicato strumentale, quasi a voler riecheggiare l’accompagnamento di una ballata amorosa. Questo procedere per gradi congiunti che si intrecciano nel resto delle linee vocali contribuirà a conferire maggiore interesse alla trama armonica, creando così momenti di dissonanza molto interessanti (cfr. a questo proposito le prime battute, il “la” ped. tenuto dal secondo tenore e il sol diesis dei bassi primi). L’assoluta padronanza nell’individuare soluzioni accordali sempre diverse si connota dunque come un’importante caratteristica stilistica zanoliniana: potremo così notare l’attenzione nel risolvere cadenze o finali di frasi che tengano spesso aperto il discorso con accordi sia allo stato fondamentale che rivoltati. In un’intervista Bruno Zanolini, parlando della musica contemporanea sostiene: «Non è [il nostro] un momento favorevole per la musica contemporanea perché si è sempre detto che voi musicisti siete troppo avanti o vi è stato un distacco rispetto alle aspettative dell’ascoltatore, che non sempre riesce a seguire il pensiero di chi scrive e di conseguenza di chi suona», nel nostro caso di chi canta. Per alcuni aspetti le armonizzazioni o elaborazioni di Zanolini possono essere considerate “armonizzazioni contemporanee” o comunque armonizzazioni che si staccano di molto dal repertorio tradizionale di genere. Emblematica a questo proposito è la partitura La me morosa11 – quasi un piccolo Magyar Etüdök alla Ligeti. Si tratta certamente di una delle elaborazioni più interessanti e complesse tanto che la scrittura qui usata porta a esaltazione una semplice melodia creando un vero momento “scenico-teatrale”. In particolar modo con questa partitura Zanolini sembra voler confermare quanto Bartók nei sui Scritti sulla musica Interattiva, Spilimbergo 28 in collaboration with Note 1. Renato Dionisi, Lettera a Sandro Filippi, Milano, gennaio 1995. 2. In I Quaderni della Cartellina, “Antologia di canti natalizi per coro misto e femminile”, a cura di Sandro Filippi, Milano, Suvini Zerboni, 1994, pp. 65-71. 3. Renato Dionisi - Bruno Zanolini, La tecnica del contrappunto vocale nel cinquecento, Milano, Suvini Zerboni, 1979. 4. Bruno Zanolini, La tecnica del contrappunto strumentale nell’epoca di Bach, Milano, Suvini Zerboni, 1993. 5. Silvio Pedrotti, Canti popolari trentini, Trento, Saturnia, 1976. 6. Armonie in concorso, Roma, PMS, 1991. 7. Claudio Gallico, L’età dell’Umanesimo e del Rinascimento, vol. III, Torino, EdT, 1978, p. 18. 8. Renato Dionisi - Bruno Zanolini, op. cit., p. 237. 9. Cfr. infra, Intervista a Bruno Zanolini. 10. Non possiamo qui non ricordare l’evidente analogia con le modalità di trattamento del cantus firmus, ad esempio nella Missa “Ercules Dux Ferrariæ” di Josquin. 11. Bruno Zanolini, La me morosa, in “La Cartellina”, a. XXIX, n. 163, Milano, Edizioni Musicali Europee, 2005, pp. 85-89. 12. Bela Bartók, Scritti sulla musica popolare, Torino, Boringhieri, 1977, p. 104. 13. Angelo Foletto, in Ama chi t’ama - I canti popolari armonizzati da Renato Dionisi per il coro SAT, Trento, Fondazione Coro della SAT, 2003, p. 8. 14. Cfr. n. 9. popolare vuole sottolineare in merito all’armonizzazione del canto popolare. «Per quanto possa sembrare un paradosso, sostengo senz’altro che quanto più una melodia è primitiva, tanto meno richiede una fedele armonizzazione per il suo accompagnamento».12 Forse inconsciamente Zanolini con La me morosa ha voluto fare un omaggio al “suo” maestro Renato Dionisi, uno dei più rappresentativi armonizzatori del coro della Sat (la melodia di questa elaborazione era stata fornita a Zanolini da Dionisi stesso). Le armonizzazioni “dionisiache” non possono certamente passare inosservate a chi si interessa di canto popolare: si vedano ad esempio A la Tor Vanga, Siam prigionieri o l’ultimo lavoro, La batana, che Angelo Foletto definisce «colte e “costruite” come il mini poema sinfonico-descrittivo corale [...] e che hanno segnato una fase decisiva della coralità popolare colta italiana».13 Per concludere suggerirei ai direttori di coro di leggere e analizzare attentamente le partiture di Bruno Zanolini, tantissime delle quali pubblicate sui vari numeri de La Cartellina. La ricca tavolozza armonicocontrappuntistica che esse delineano potrà dare spunto per reinterpretare il popolare attraverso sonorità e colori inconsueti e innovativi che non sempre il coro ha modo di sperimentare. In fase di studio sarà molto importante lavorare con il coro facendo cantare le parti sì orizzontalmente, ma anche verticalmente, soffermandosi su specifiche situazioni accordali, ponendo attenzione agli armonici che si producono dalla conduzione delle linee, curando che essi siano ben intonati, sezionando gli accordi dissonanti ed evidenziando, se è il caso, anche solo due suoni dissonanti per poi inserirli nel totale dell’accordo. Solo così le parti saranno cantate in maniera naturale. Se tale lavoro verrà affrontato con consapevolezza e anche con pazienza sia dal direttore che dal coro, sarà sicuramente un momento di forte crescita per entrambi. È lo stesso Zanolini che rimarca quanto detto: «Penso [...] che vada combattuta una certa pigrizia, tramite la convinzione dei direttori a proporre “percorsi” non tradizionali, per quanto a volte un po’ ostici. Senza ovviamente dimenticare la grande tradizione, che del resto [...] è sempre la più difficile».14 FENIARCO Via Altan, 39 S.Vito al Tagliamento (Pn) - Italy Tel +39 0434 876724 Fax +39 0434 877554 www.feniarco.it [email protected] REGIONE AUTONOMA DELLA VALLE D’AOSTA Assessorato all’Istruzione e Cultura COMUNE DI AOSTA FONDAZIONE ISTITUTO MUSICALE DELLA VALLE D’AOSTA SEMINARIO COMPORRE EUROPEO P E R C ORO PER GIOVANI O COMPOSITORI GGI DOCENTI Mia Makaroff • Pierangelo Valtinoni • Thierry Lalo • Carlo Pavese • Bottega di Composizione per cori di bambini LABORATORIO DI COMPOSIZIONE CORALE ORIGINALE Bottega di Elaborazione LABORATORIO DI ELABORAZIONE E ARRANGIAMENTO SU MATERIALI DATI AOSTA 18-24 luglio 2010 Bottega di Arrangiamento e composizione vocal jazz-pop LABORATORIO DI ARRANGIAMENTO E COMPOSIZIONE VOCAL JAZZ-POP Bottega di Sperimentazione LABORATORIO COLLETTIVO DI SPERIMENTAZIONE-ESECUZIONE nova et vetera il coro nel novecento italiano I CORI DI MICHELANGELO DI LUIGI DALLAPICCOLA di Andrea Mistaro e Erika Villi Introduzione L’inquadramento generale dell’opera corale di Luigi Dallapiccola è già stato proposto ai lettori di Choraliter 1 unitamente all’analisi della composizione per coro virile Estate. Prima di analizzare, in questo articolo, il più importante lavoro corale giovanile del compositore istriano, riteniamo utile aggiungere un’unica considerazione, a nostro avviso molto importante. L’immagine tradizionale di Dallapiccola riportata sui testi di storia della musica vede il compositore solitamente descritto come colui che per primo ha coniugato la dodecafonia con la cantabilità mediterranea, divenendo così un “compositore di frontiera”, intesa non solo in senso biografico (Dallapiccola nasce in Istria a contatto con il mondo italiano, slavo e austriaco) ma anche metaforico: “frontiera” tra i due mondi culturali rappresentati dalla tecnica dodecafonica e dalla musicalità italiana. Tuttavia il periodo compositivo antecedente alla svolta dodecafonica del compositore, al quale questi due articoli sono dedicati, rappresenta una fase particolarmente interessante della sua esperienza di compositore. Questo periodo, che possiamo definire in maniera un po’ riduttiva “neomadrigalistico”, è infatti un periodo “di transizione” (“di frontiera”, di nuovo) in cui Dallapiccola, ancora impossibilitato per sua stessa ammissione ad adottare un linguaggio soddisfacente alle sue esigenze, ha cercato ingegnosamente un suo linguaggio, la sua strada come compositore, strada che lo porterà gradualmente a passare dalla ricerca sull’antico all’adozione della più moderna tecnica compositiva a quel tempo disponibile. Questo “periodo di transizione” è anche quello che comprende il maggior numero di composizioni corali a cappella, sulla quasi totalità delle quali, tuttavia, grava il veto alla pubblicazione e all’esecuzione voluto dal compositore stesso e fermamente rispettato dagli eredi del compositore. L’opera corale maggiore di questo periodo è senza dubbio il ciclo2 dei Sei cori di Michelangelo Buonarroti il Giovane (Firenze, 1568-1642: nipote ex fratre del grande Michelangelo); questo ciclo, ripensamento dell’antico madrigale drammatico, dal punto di vista armonico presenta nel suo complesso accordi per quarte, scale pentatoniche ed esatonali e strutture basate sulla serie dei dodici suoni, che fanno qui la loro prima comparsa. Già nella Prima serie del ciclo, praticamente coeva a Estate, è chiaramente percettibile rispetto a quest’ultima composizione una più avanzata «corruzione cromatica delle fibre modali»3 del linguaggio neomadrigalistico, chiaramente visibile a esempio nell’episodio “inciampai” (b. 148-9, fig. 5) e nelle prime battute del Coro dei malammogliati (fig. 4). La genesi dell’opera e il testo poetico Prima di analizzare nel dettaglio i passi armonici più interessanti e le simbologie musicali adottate da Dallapiccola nel musicare il testo, è opportuno leggere i testi (vedi pag. 35), aventi per motivo conduttore comune il tema del matrimonio fallito. Il coro delle malmaritate, che apre la Prima serie, è una canzone a schema libero (non strofica) nella quale sei endecasillabi – tre posti all’inizio, tre alla fine – inquadrano simmetricamente una catena di venti settenari (soltanto il nono verso è un ottonario) sgranati in un incalzante crescendo. Al fine di conferire unità architettonica al brano, Dallapiccola approfitta della presenza ricorrente di un verso («Quant’era me’ per noi») per farne il perno che regge la forma musicale, concepita secondo lo spirito del rondò: questo stesso verso introduce il ritorno degli endecasillabi e la “morale” conclusiva. Il trattamento corale, che nella prima e nell’ultima sezione è essenzialmente omofonico, in quella centrale diviene più vario e composito, avvalendosi di imitazioni (canoniche e libere) e di vocalizzi onomatopeici. Il ritorno del verso e del tema iniziali nella coda conclusiva dà al pezzo una struttura ciclica. 31 Note 1. Cfr. A. Scalfaro, Il coro nel Novecento Italiano - Estate di Luigi Dallapiccola, Choraliter n. 27, settembre-dicembre 2008. 2. Il ciclo è in sei episodi: la Prima serie – a) Il coro delle malmaritate; b) Il coro dei malammogliati – è per voci miste senza accompagnamento, e venne eseguita per la prima volta a Trieste sotto la direzione di Antonio Illersberg, il 17 dicembre 1937. La Seconda serie – a) I balconi della rosa (Invenzione); b) Il papavero (Capriccio), del 1934-35 – associa a un piccolo coro da camera (sei soprani e sei contralti eventualmente riducibili a due soprani e due contralti soli) un complesso strumentale formato da diciassette esecutori (legni, ottoni, pianoforte e archi; solo corni e trombe sono in coppia) e intona testi brevissimi, due quartine scelte fra i molti Enimmi (o Indovinelli) lasciati dal poeta. La Terza serie – a) Il coro degli zitti (Ciaccona); b) Il coro dei lanzi briachi (Gagliarda), del 1935-36 – mescola il coro a voci miste con la grande orchestra. 3. A. Lanza, Il secondo Novecento, Edt, 1980 - rev. 1991. nova et vetera 32 Il coro dei malammogliati presenta, invece, una struttura strofica più definita: quattro sestine di ottonari a rima fissa (a b a b c c), nelle quali i due ultimi versi ritornano identici al termine di ogni strofa. Questo ritornello poetico («’N una diavola infernale, ’N una zucca senza sale»), con la sua raffigurazione musicale, rappresenta il pilastro che regge la forma del pezzo. Popolaresco e vigoroso è il tono del coro, ricco di invenzioni colorite e scherzose. Consapevole del delicato equilibrio posto da questi passaggi, nell’avvertenza stampata in partitura, Dallapiccola esorta gli esecutori a non cedere alla tentazione di accentuare il carattere burlesco dei testi con le parole: «Quanto di burlesco o buffonesco ho creduto di dover esprimere l’ho espresso in termini musicali; cioè per mezzo di simboli sul pentagramma, di annotazioni dinamiche, di indicazioni metronomiche».4 Indicativa l’annotazione sul tempo trascorso fra la composizione dell’opera e il suo ascolto da parte dello stesso autore: «nel 1952, all’Istituto Nacional de Bellas Artes di Città del Messico, dirigendo io stesso quest’opera, ne udii per la prima volta la realtà sonora: 19 anni dopo la sua composizione, 16 anni dopo la sua pubblicazione. La mia generazione non aveva fretta».5 La prima serie dei Cori è scritta per un organico di sei voci miste senza accompagnamento, che sembra prediligere i registri gravi (sono presenti una sola parte di soprano e di tenore, e due di contralto e di basso). A parte le brevi intonazioni solistiche iniziali mancano interventi propriamente solistici e la condotta vocale sembra prediligere brevi sezioni affidate a due o tre voci; l’alternanza di differenti gruppi vocali che di volta in volta caratterizzano i singoli momenti poetici rimanda alla polifonia rinascimentale. Entrambi i brani sono costruiti con materiale melodico diatonico e l’andamento delle voci è essenzialmente accordale, con brevi passaggi in imitazione. Le simbologie musicali In tutta l’opera ricorrono in maniera evidente elementi tipici impiegati dai polifonisti del Cinquecento, tra cui il sapiente uso del madrigalismo, il gioco onomatopeico, la musica visiva.6 Dallapiccola stesso sottolinea che si può «parlare di veri e propri ideogrammi ne Il coro delle malmaritate, per esempio nel passo “Levarci a’ mattutini” (fig. 1), che discretamente evoca col suo movimento ondulante quello di una campana; di indubbia provenienza barocca certe sottolineature di vocaboli, destinate a potenziare il significato della parola».7 La presenza dell’intervallo ascendente di quinta riporta inoltre al principio retorico dell’anabasi, una figurazione retorico-musicale impiegata dai polifonisti per sottolineare il moto di ascesa; la riproposta monotona dello stesso intervallo sembra voler sottolineare la ripetitività del gesto. A distanza di poche battute (fig. 2, b. 57) segue un’altra figurazione madrigalistica, un vocalizzo ostinato in biscrome nel registro acuto del soprano, il cui andamento riflette il testo declamato dalle voci inferiori: «Prima che canti il gallo». (fig. 3), introdotto dai contralti (malmaritate), qui (fig. 4) l’intervento introduttivo è comprensibilmente affidato ai (malammogliati) bassi, seguiti dall’entrata progressiva delle altre voci, sul verso «Chi imparar vuole a tòr moglie» a cui succede il forte declamato accordale sul verso «Mastri esperti eccoci qui»: l’unità delle due composizioni della Prima serie, inoltre, è qui sottolineata dalla somiglianza degli incipit (figg. 3 e 4): Fig. 1 Fig. 2 Fig. 4 Fig. 3 Il secondo brano, Il coro dei malammogliati, presenta una maggiore varietà, sia nella struttura musicale sia nella presenza di madrigalismi. A differenza del primo brano L’analisi delle prime battute del Coro dei malammogliati testimonia inoltre come la complessità armonica di questa pagina sia raggiunta attraverso la sovrapposizione dello stesso tema, affidato a ogni sezione in forma aumentata o trasportata: un’ottima strategia per generare complessità armonica a fronte di una forte economia del materiale compositivo, con contestuale facilità di apprendimento per i coristi. 33 4. Avvertenza, in Sei Cori di Michelangelo Buonarroti il Giovane, Prima serie, Carisch, 1936. 5. Prime composizioni corali, in L. Dallapiccola, Parole e musica, a cura di F. Nicolodi, introduzione di G. Gavazzeni, Milano, Il Saggiatore, 1980 (pp. 376-377). 6. All’inizio del Novecento, si verificò infatti un rinnovamento musicale teso al recupero di forme preclassiche e in aperta rottura con il linguaggio tardoromantico. Questa trasformazione del gusto musicale vide attivi musicisti come Casella, Pizzetti, Malipiero e Respighi. 7. Prime composizioni corali (op. cit.), p. 372 e segg. 8. I. Pizzetti, Il giardino di Afrodite, n. 1 da Due Composizioni Corali, Ed. Ricordi (1961) 9. G. Gavazzeni, Studi su Dallapiccola, in Musicisti d’Europa, Suvini Zerboni, Milano 1954, p. 193. 10. È significativo evidenziare come, dopo la Prima serie dei Sei Cori, sarebbero passati trentasette anni prima di una nuova (e ultima) composizione per sole voci (Tempus Destruendi, Tempus Ædificandi, del 1970-71) il cui linguaggio compositivo è ormai definitivamente lontano da ogni legame con il passato. dossIER 34 con il monteverdiano “e tremolar le fronde” in Ecco mormorar l’onde, o con lo “stormiscono le fronde” (bb. 21 e segg.) di Il giardino di Afrodite8 di Ildebrando Pizzetti). A ciò segue un altro madrigalismo, alle parole “ebbro d’amor”, in cui l’ebbrezza è resa da una quintina di ottavi che si richiama idealmente alle quintine di “inciampai” già analizzate. Anche in questo brano si evidenzia l’incontro fra testo poetico e veste musicale: già alle parole «eccoci qui» (e poi, nella ripresa, «a inzipillar»), Dallapiccola cita il motivo iniziale della Quinta di Beethoven, ammiccando alla parodia del “destino che bussa alla porta” (in questo caso sotto forma di moglie…). Un esempio di musica visiva si realizza alla misura 145, sul verso «un buon uom mi disse ‘Fa’» (fig. 5), in cui tutte le voci intonano l’ultima sillaba sulla nota fa (l’intonazione di singole note il cui nome è celato nel testo poetico ebbe notevole diffusione nel Rinascimento). A ciò segue un altro madrigalismo sulla parola «inciampai», ottenuto con l’adozione di gruppi di quintine di crome, che conferiscono al passo un evidente effetto comico. Fig. 6 Fig. 5 Anche la terza strofa poetica si presta a notevoli spunti di resa pittorico-musicale: alla b. 170 si notano (fig. 6) ampi vocalizzi sulle parole «frondi e fior» secondo una affermata consuetudine rinascimentale (fin troppo facile il confronto 35 Il coro delle malmaritate____________ Il coro dei malammogliati__________ All’altrui spese, donzelle, imparate, All’altrui spese, imparate, donzelle, Per non aver a dir piangendo poi: Triste, mal maritate! Quant’era me’ per noi Chiuderci per le celle, Scavezzarci le chiome, Mutarci abito e nome, vestir nero, bigio o bianco, Arrondellarci ’l fianco Di cordigli e di cuoi Quant’era me’ per noi! Levarci a’ mattutini Dar mano a’ lumicini Prima che canti ’l gallo! Cacciarci in un Bigallo, Entrare in un Rosano, Metterci in un Majano, Al Portico, al Boldrone Darci, o ’n Pian di Mugnone Farci vestir a Lapo, O ver ficcare ’l capo ’N un Monticel di buoi Quant’era me’ per noi! Però imparate E pensateci ben ben ben ben prima, Quant’era me’ per noi Ch’è non vi s’abbia a dir poi: lima, lima. Chi imparare vuole a tòr moglie Mastri esperti eccoci qui; E diciam che chi la toglie Dato aver vedrà in duo dì ’N una diavola infernale, ’N una zucca senza sale. Me ne stetti al detto altrui: Un buon uom mi disse: «Fa»; Oh minchion, minchion ch’io fui! Inciampai (e ben mi sta) ’N una diavola infernale, ’N una zucca senza sale. Ohimè! ché per bellezza Ch’era tutta frondi e fior Colsi poi frutti d’asprezza, M’incontrai, ebbro d’amor, ’N una diavola infernale, ’N una zucca senza sale. Zie, sorelle, madri, nonne Lo staranno a inzipillar, E dieci altre mone Cionne Per finirlo d’affogar ’N una diavola infernale, ’N una zucca senza sale. Nell’ultima strofa il verso «Zie, sorelle, madri e nonne» è intonato dalle tre voci superiori femminili, stabilendo una corrispondenza fra le voci superiori e i personaggi femminili evocati, al termine della quale ritorna il tema della Quinta di Beethoven con la sua possibile allusione all’ineluttabilità della presenza dei parenti della moglie nella vita matrimoniale. Conclusioni In questa opera “di transizione” coesistono alcune importanti componenti: la prima, legata alle coeve tendenze musicali, riguarda il ritorno dell’autore a forme espressive tipiche della musica rinascimentale; le altre sono invece componenti più personali e caratteristiche del compositore: quella che G. Gavazzeni ha definito la «facoltà poetica dell’immagine, uno dei maggiori centri inventivi del musicista istriano»;9 e per finire, l’instaurarsi nel linguaggio di Dallapiccola di quei citati germi di corrosione cromatica che (con ben poca sorpresa) pochi anni dopo porteranno il compositore ad adottare definitivamente il linguaggio dodecafonico.10 ASSOCIAZIONE europa cantat XVII diversi cori proprio su questi aspetti. Significativa la presenza italiana in questa edizione di Europa Cantat dal punto di vista della partecipazione dei cori ma soprattutto per ciò che riguarda la presenza di alcuni cori ai concerti e in primis la presenza di alcuni maestri italiani a condurre ateliers, reading sessions, seminari. Gradita sorpresa, almeno per chi scrive, il bellissimo concerto offerto dal coro Juvenes Cantores di Corato (Ba) diretto da Luigi Leo che ha entusiasmato il pubblico radunato nella Peterskerk per la freschezza nell’interpretazione di un repertorio complesso ma anche per la preparazione dimostrata e per la chiarezza nella direzione, precisa e senza eccessi. C’è poi da segnalare la splendida esecuzione della Messe pour double Choeur di Frank Martin diretta da Filippo Bressan al termine Europa cantat Utrecht, 17-26 luglio 2009 di Lucia Vinzi al Coro Giovanile Olandese e ad altri ottimi cori di passaggio – tra i quali il Coro Giovanile Mondiale – i brani raccolti per l’occasione nell’apposito Songbook. Alla guida dell’ottimo Michael Gohl che, con un giusto mix di istrionicità e rigore riesce a rendere efficace e produttivo il tempo a disposizione, si intonano ogni genere di canti, per il puro piacere di fare musica. Degli innumerevoli concerti, in queste poche righe segnaliamo senz’altro quello del Coro Giovanile Mondiale che ha incantato, soprattutto nella prima parte del concerto, sotto la guida precisa e attenta del maestro belga Johan Duijck nell’esecuzione di un repertorio di rara bellezza e complessità. Nel coro, è bello ricordarlo, cantano quattro ragazzi italiani. E poi la prova generale dell’Amsterdam Baroque Choir et Orchestra alla guida di quel Ton Koopman che è un riferimento, ormai storico, per l’esecuzione e l’interpretazione della musica barocca. Con singolare energia e brillantezza risuonano nella Geertekerk le note del Dettingen Te Deum di Haendel e la Cantata Auf schmetternde Tone der munteren Trompeten di Johann Sebastian Bach. I cori giovanili nazionali (Nederlands Studenten Kamerkoor, Norvegian National Youth Choir, Netherlands Youth Choir, Choeur National des Jeunes à Coeur Joie) fanno davvero bella mostra di sé e offrono concerti di grande suggestione anche per quel che riguarda il repertorio, incentrato principalmente sulla musica contemporanea e su elaborazioni di canti tradizionali dei diversi paesi d’origine. Non mancano, anche in questi concerti, la cura e l’attenzione per la presenza scenica e la resa coreografica dei brani anche se a volte qualche eccesso fa pensare che forse la “teatralizzazione” di alcune esecuzioni vada oltre a quelle che erano le reali intenzioni del compositore. In generale è molto viva l’attenzione per una comunicazione globale che coinvolga in modo totale il cantore sulla scena. Soprattutto nei concerti finali degli ateliers si nota questa tendenza ma non sempre l’equilibrio dei linguaggi (movimento, canto, luci a volte anche video) è tale da rendere piacevole lo spettacolo. In generale comunque è questa una strada che tutti più o meno stanno percorrendo. Alla questione è stato anche dedicato un affollato seminario per maestri condotto da Meta Stevens, esperta teatrale, che collabora con Raccontare Europa Cantat in poche righe non è semplice. È come comprimere qualche cosa di voluminoso in uno spazio troppo stretto. Chi vi partecipa per la prima volta si trova sommerso dalle possibilità che gli vengono offerte: atelier, incontri, concerti, seminari che si susseguono e si intersecano, si sovrappongono, a volte con tempi troppo ravvicinati per permettere di rispettare una sorta di plannig giornaliero che comunque si tenta di organizzare. Dopo un primo giorno passato a capire il complesso ingranaggio, si inizia a seguire un tentennante percorso personale e a comprendere che è necessario scegliere, rinunciando a qualche cosa. Le giornate hanno un limite, anche a Europa Cantat. Utrecht, la città olandese sede della XVII edizione del festival che si è svolta dal 17 al 26 luglio, accoglie i numerosissimi partecipanti, che si riconoscono da sgargianti zainetti verdi, come in un salotto: quieta, eppure vivace e fresca con i suoi canali e le strade percorse da innumerevoli e fantasiose biciclette, con suggestivi scorci, soprattutto la sera quando le luci delle candele accese sui tavolini dei locali si riflettono sui vetri e nell’acqua dei canali. Con lo stesso garbo e con calore accoglie “Casa Feniarco”, il confortevole spazio all’interno della Akademiegebow, l’Università, nella Domplein, nel cuore della città messo a disposizione di Feniarco e allestito in modo impareggiabile dal nostro staff. La stanza, quasi un salotto, è rifugio per la delegazione italiana soprattutto quando il clima fa le bizze ma anche un’ottima sala per i numerosi e seguiti incontri che ha ospitato. È punto di riferimento anche per tutti coloro che sono interessati alla coralità italiana e non sono davvero pochi. E per tutti ottimi vini, salame nostrano e invitanti gianduiotti in vista di Torino 2012 a dimostrare che la convivialità non è proprio un aspetto che siamo a disposti a trascurare. “Casa Feniarco” è il punto di partenza ogni giorno e il punto di arrivo ogni sera, proprio come una casa. In giro per la città e tutte raggiungibili con agio anche a piedi, le sedi degli atelier e le chiese che ospitano i concerti mentre l’altro punto di attrazione forte, assieme alla piazza è lo Jaarbeurs, la fiera, dove si trova la struttura più capiente, una arena di 3800 posti che ha fatto da teatro ai concerti di apertura e di chiusura e a numerosi altri concerti. Allo Jaarbeurs si tiene anche l’open singing, caratteristica di Europa Cantat dove ogni sera, a partire da 20 minuti prima dell’orario stabilito, centinaia di persone in fila attendono l’apertura della sala, libretto alla mano per cantare assieme 37 dell’atelier a essa dedicato e condotto dal maestro italiano. L’insieme di spiritualità e di forza presenti nella complessa partitura sono emersi in maniera prepotente. I due cori partecipanti all’atelier (il Coro Giovanile Francese e il Coro Giovanile Norvegese) con la direzione sobria ed elegante ma nello stesso tempo rigorosa ed espressiva di Bressan hanno saputo rendere al meglio la luce della partitura. L’interminabile applauso e la standing ovation alla fine del concerto hanno ASSOCIAZIONE 38 La delegazione Feniarco a Utrecht___________ Sante Fornasier, Alvaro Vatri, Pierfranco Semeraro, Lorenzo Benedet, Lorenzo Donati, Silvana Noschese, Sandro Bergamo, Alessandro Cadario, Sandro Coda Luchina, Marco Fornasier, Sabrina Pellarin, Alessandro Vatri, Federico Driussi, Luisa Antoni, Fabio Pettarin, Andrea Venturini, Lucia Vinzi, Mario Giorgi, Roberto De Luca Ateliers tenuti da docenti italiani_____ Atelier per cori giovanili nazionali sulla Messa per doppio coro di Martin docente: Filippo Maria Bressan Discovery atelier sul “belcanto” docente: Marco Faelli suggellato una esecuzione davvero pregevole. Seguitissimi anche i seminari di Carlo Pavese sulla musica italiana per coro e sull’efficacia delle prove che sono stati occasione di confronto con maestri che hanno dimostrato interesse per i nostri compositori e il mondo corale italiano in genere. A questo proposito “Casa Feniarco” ha offerto un bel programma di incontri che, nonostante le diverse concomitanze con appuntamenti anche di un certo rilievo, hanno registrato sempre ottima presenza di pubblico. Anche lo stand allestito all’interno dell’expò con le pubblicazioni e le informazioni sulla città di Torino e sulla prossima edizione di Europa Cantat è stato visitato da centinaia di persone. Molti gli spunti da trarre, gli stimoli da sviluppare, le riflessioni da fare ma con la consapevolezza che l’immagine dell’Italia è certamente cresciuta in autorevolezza e qualità e che la sfida è alla nostra portata. Discovery atelier sul “Canto a tenores Brani popolari tipici della Sardegna” docente: Marco Lutzu cantore: Sebastiano Pilosu Seminari “Repertorio italiano” e “Programmare il processo - cori di adulti” docente: Carlo Pavese 39 Riflessioni su utrecht 2009 di Mario Giorgi Aspettative Nella mia esperienza di musicista era la prima volta che partecipavo a un festival di queste dimensioni e qualità. Mi sentivo un poco intimorito alla vigilia della partenza e non sapevo se sarei riuscito a seguire efficacemente i vari corsi, a stringere amicizia con colleghi di altre nazioni. Speravo infine di incontrare altri maestri italiani per scambiare con loro opinioni e impressioni su quello che sarebbe accaduto. La cosa più importante era ritrovare le motivazioni profonde del mio ruolo di direttore dal confronto con le esperienze altrui, attraverso conferme ma anche smentite delle mie convinzioni; operare una riflessione dal di dentro anche mettendo in crisi la mia maniera di intendere la voce, il canto, il coro. All’arrivo a Amsterdam è stato facile trovare la stazione e il treno che collega l’aeroporto con Utrecht. Forse posso dire che pensavo di trovare maggiori segni di Europa Cantat già dall’aeroporto, sia come guida per i partecipanti in arrivo dal mondo che in funzione pubblicitaria dell’evento. Questo, penso, potrebbe essere uno spunto di riflessione per Torino 2012. Alla stazione di Utrecht invece ci si sentiva già dentro al festival: le locandine, la colorata presenza dei volontari e la loro cordialità davano il segno dell’accoglienza ai partecipanti. Allo Jaarbeurs c’era grande ressa, ma lo stand Feniarco gestito da Lorenzo Benedet era in grado di risolvere i più complicati problemi degli italiani: sia ospiti che gruppi o singoli partecipanti. La sensazione tuttavia era che le articolazioni dell’organizzazione non fossero ben collegate, a cominciare dalla duplice dislocazione logistica degli uffici (Uck - Jaarbeurs) che impegnava tutti a spostarsi di frequente per ottenere informazioni o documentazioni (con il non trascurabile vantaggio però di mantenere sempre vivo l’appetito e rimettere a posto la linea!). Qualcuno si lamentava delle sistemazioni un po’ “spartane” e qualche volta fuori mano fornite ai vari gruppi ospitati ma alla fine lo spirito goliardico, in primis degli organizzatori, prendeva tutti e aiutava a superare gli inconvenienti. Poteri della musica corale… Riguardo alla cucina poi, si sa che noi italiani siamo molto esigenti quindi forse è meglio sorvolare… Altra carenza ma stavolta positiva è stata l’assenza di traffico automobilistico, sostituiti da distese di biciclette parcheggiate a ogni angolo, sfreccianti sulle piste ciclabili (a volte anche pericolosamente!) con servizi a volte anche curiosi (parcheggi coperti e custoditi per biciclette fuori serie). In centro intanto nella serata di venerdì i cori si alternavano nel sail’n sing dalle barche sul canale. Un’idea davvero simpatica e caratteristica sicuramente da ripetere anche in altre forme (esecuzione di canti dai punti più suggestivi). Unico inconveniente la scarsa acustica che impediva di godere appieno delle armonie (ma un service in barca è proprio difficile da montare!). ASSOCIAZIONE 40 Lo svolgimento Finalmente dal sabato mattina cominciavano i vari atelier. Tra tanta scelta e qualità per un direttore la strada obbligata era quella dell’aggiornamento sulla tecnica vocale e respiratoria. Le lezioni dell’olandese Harjo Pasveer (la voce in piena libertà) e della tedesca Sabine Horstmann (un vulcano di vocalizzi) sono stati pienamente soddisfacenti. Nel pomeriggio una puntata allo Study Tour condotto da Thimothy Brown portava a scoprire i segreti del gospel nell’atelier di Walt Whitman e a uno scambio di vedute con i direttori partecipanti riguardo al tipo di vocalità da praticare nel coro che, per quel repertorio, a qualcuno era sembrata un po’ forzata (eterno dualismo fra vocalità classica e leggera). Finalmente in serata il concerto di apertura nell’impressionante spazio dello Jaarbeurs. Questo come tutti i concerti seguenti tenuti in quello spazio era preceduto dall’open singing splendidamente condotto da Michael Gohl alla guida del Netherlands Students Chamber Choir. Da un libretto opportunamente preparato ognuno poteva seguire i vari brani e cantarli con il coro. Era stupendo trovarsi fra il pubblico a cantare a 3 o 4 voci interagendo con il coro guida accompagnati da un piano e percussioni. Tutto scorreva felicemente e naturalmente in un’atmosfera di gioia e simpatia. Nel concerto di apertura oltre ad una divertente filmato iniziale si succedevano magnifici gruppi corali che spaziavano dal contemporaneo (impressionante l’esibizione del coro giovanile olandese), alle atmosfere nordiche, fino al jazz e al pop. In un finale travolgente tutti i docenti erano accolti sul palco dall’applauso ritmico scandito a canone dall’intero pubblico: uno spettacolo davvero entusiasmante. Il mattino seguente è stato affascinante seguire le lezioni della canadese Zimfira Poloz sulle implicazioni e influenze della psiche nel canto e le conseguenze che questa può avere sulla dinamica ed espressione musicale. È stato sorprendente scoprire come, partendo dal presupposto che far coro è un’esperienza di coraggio, un costante “prendere un rischio” si possano ottenere straordinari risultati con i cantori e coinvolgerli nella liberazione delle proprie energie positive. Più tardi l’olandese Boudewijn Jansen ci svelava i segreti per una corretta intonazione e tutte le strategie praticabili per prevenirne il suo eventuale insorgere (non ultimo attraverso un’accorta preparazione “mentale” delle note). Nel pomeriggio avevo l’occasione di scoprire le raffinate quanto virtuosistiche esecuzioni delle Note Blu di San Ponziano alla sala Ottone, dirette magistralmente da Marina Mungai con un repertorio impegnativo ma anche accattivante in cui la musica contemporanea svolgeva un ruolo preminente. Davvero una bellissima sorpresa questa delle Note Blu ingentilita dall’omaggio finale alla musica popolare romana che riscaldava il cuore di chi era lontano da casa. Il concerto serale presentava due cori diversi quanto mai validi, il Coro Nazionale Giovanile Francese diretto da Fred Sjöberg e quello della Radio Olandese diretto da Celso Antunes: il primo capace di dare le più diverse sfumature del canto facendosi apprezzare per la gioia del comunicare la bellezza che è nella musica nel vario e piacevole repertorio, caratteristica propria del suo direttore; il secondo per la imponente massa corale (70-80 cantori) al punto da sembrare una vera e propria “orchestra corale” dal suono travolgente e sorprendente espresso al meglio nella dotta e complessa musica sacra di Rautavaara sapientemente guidata dal preciso gesto di Antunes. Il mattino del lunedì era dominato dall’incontro con la figura di Kari Ala-Pollanen, finlandese, direttore del coro di voci bianche Tapiola. Preziosissime le sue osservazioni sull’efficacia della prova e sulla sua preparazione. Importante soprattutto il richiamo all’importanza della figura del direttore che ha sempre la responsabilità finale delle scelte fatte e dell’equilibrio nel gruppo. Per il direttore insomma il coro rappresenta sempre un vero e proprio specchio. La tarda mattinata veniva completata da un rapido passaggio nell’atelier condotto da Valérie Fayet, già vincitrice ad Arezzo di numerosi premi alla testa del nominato Coro Giovanile Nazionale di Francia, alle prese con la Messa di Jean-Ives Daniel Lesure, davvero impegnativa per i cantori partecipanti. Nel pomeriggio ancora concerti col Coro Nazionale Giovanile Francese e con la sorprendente chiara ed eterea vocalità dell’Hamrahlidarkorinn islandese e in serata l’atteso concerto del Coro Giovanile Mondiale. Nella prima parte la raffinata esecuzione di musica sacra diretta dal belga Johan Dujick risultava un poco penalizzata dalla ripresa microfonica forse poco efficace, mentre nella seconda parte il repertorio popolare sudamericano, più adatto all’acustica, trascinava tutto il pubblico soprattutto per l’energia e la vitalità ritmica. Il mattino del martedì, dopo un veloce passaggio all’atelier sulla musica rinascimentale, eccoci a un tratto nella pieno della più genuina tradizione operistica italiana del “bel canto”. L’esperienza e la bravura di Marco Faelli (direttore del Coro dell’Arena di Verona), nonché una genuina simpatia e umanità, trascinava un gruppo di allievi-cantori nordici all’entusiasmo per la grande musica verdiana dei Lombardi o del Nabucco. Ecco così che, come d’incanto, istruiti dal maestro a cantare “sul fiato” o “coperto” e nella corretta pronuncia, essi si trasformavano e acquisivano la sonorità di un vero coro lirico italiano al punto che non si sapeva più di trovarsi a Utrecht o a Parma. Nel pomeriggio il concerto del coro salernitano del Calicanto proponeva la bella vocalità delle voci bianche e giovanili italiane condotte da Silvana Noschese. Accompagnati al pianoforte dal sottoscritto, per assenza all’ultimo momento del pianista titolare, il programma proposto prevedeva musiche di vari stili ed epoche concluso dall’immancabile canto popolare napoletano. L’entusiasmo generale del pubblico ben ripagava l’impegno dei giovani cantori salernitani. 41 I cori italiani presenti a Utrecht___________ Coro Giovanile di Thiene (Vi) direttore: Silvia Azzolin Coro Polifonico Città di Pordenone direttore: Mario Scaramucci Coro Note Blu di San Ponziano di Roma direttore: Marina Mungai Coro Polifonico Parsifal di Mesagne (Br) direttore: Andrea Crastolla Coro Polifonico Odegitria di Locorotondo (Ba) direttore: Fiorenza Pastore Coro di voci bianche e giovanile Juvenes Cantores di Corato (Ba) direttore: Luigi Leo Coro di Voci Bianche Il Calicanto di Salerno direttore: Silvana Noschese Associazione Estro Armonico di Salerno direttore: Silvana Noschese Coro Animae Voces di Bagno a Ripoli (Fi) direttore: Edoardo Materassi Insieme Vocale Vox Cordis di Arezzo direttore: Lorenzo Donati Coro La Gagliarda di Calavino (Tn) direttore: Claudia Rizzo ASSOCIAZIONE 42 In serata incantavano per l’incredibile bravura i finissimi musicisti dei Groove for Thought, gruppo vocal jazz, forse una delle migliori rivelazioni del festival. Sette voci sapienti, di cui due solisti di grande spessore, incantavano e infiammavano alternativamente la platea con le loro atmosfere raffinate ed eleganti capaci di esprimere e disegnare sensazioni che andavano dall’euforico all’intimo, passando per il suggestivo. Il mercoledì era davvero un giorno per me speciale. In serata ci sarebbe stato il concerto conclusivo della Messa per doppio coro di Frank Martin diretto dal maestro Filippo Maria Bressan. Avevo sentito parlare in maniera superlativa del maestro Bressan così come anche della Messa che sarebbe stata cantata da due gruppi d’eccezione: il Coro Nazionale Giovanile Francese e quello Norvegese. Già dal mattino però la curiosità mi aveva portato a sbirciare le prove generali e ad ammirare la grande maestria tecnica del direttore italiano: assoluta padronanza del gesto in un armonioso movimento di tutto il corpo attiravano lo sguardo dei cantori che sembravano non poter far altro che cantar bene. Un’atmosfera particolarmente aperta alla discussione e chiarimento dei vari aspetti della musica regnava nella prova, una sensazione di grande cordialità e amicizia ma anche di profonda stima e rispetto. Il direttore sembrava lasciar libero il coro, ma subito ti accorgevi che si trattava di una magistrale regia che con grande padronanza visionava tutto dall’alto per poi provvedere a riprendere, raccogliere, sorreggere, incitare, ammiccare: frutto di estremo talento ma anche di profonda disciplina, umiltà e studio. Nel pomeriggio intanto un’uscita “fuori porta” mi portava a Woerden al seguito dell’Insieme Vocale Vox Cordis di Arezzo diretto da Lorenzo Donati. Nella chiesa di San Pietro di quel paese risuonavano così le armonie di mottetti in latino e madrigali in italiano per le orecchie di un pubblico tanto disciplinato quanto attento. Un’oasi di serenità e fascino di voci espressive permeava la chiesa mentre epoche diverse si confrontavano e abbracciavano a sottolineare reciprocamente il filo conduttore che le univa. Un programma davvero ben studiato e congegnato da un direttore musicalmente estremamente preparato. Il concerto serale della Messa di Martin era preceduto da un’esibizione dell’orchestra dei giovani studenti di Utrecht, di discreta qualità (a parte qualche fiato inizialmente distratto nell’intonazione). Tutte queste orchestre e cori giovanili rappresentavano davvero un segno di speranza e facevano desiderare qualcosa di simile anche in Italia. La direzione del maestro Bressan al concerto si rivelava precisa, semplice, chiara, essenziale ed efficace. L’esecuzione era di grande nitidezza: la lettura del particolare si inseriva in una limpida visione d’insieme. Il trionfo finale decretato dal pubblico ne era la più palese dimostrazione. Il giovedì, giorno di partenza, lasciava in me una nostalgia intensa e la sensazione che fosse passato un secolo dal mio arrivo..! Una tale immersione nella musica aveva quasi rallentato il tempo, il rapido succedersi di tanti incontri ed eventi mi aveva estremamente arricchito dandomi la possibilità di porre le basi per infinite riflessioni a tutto campo. L’obiettivo insomma era raggiunto e le aspettative soddisfatte. L’entusiasmo per un percorso rinnovato rinasceva ancora, insieme all’attesa per una nuova occasione di incontro e un impegno: preparare al meglio Torino 2012! Al termine di questa sorta di appunti di viaggio desidero salutare e citare il maestro Luigi Leo e il coro Juvenes Cantores di Bari che non ho potuto ascoltare ma che so ha splendidamente cantato, il maestro Alberti di Bergamo e Celine, il vicepresidente Semeraro e tutto lo staff Feniarco. 43 un paziente lavoro di cucina di Filippo Maria Bressan Ingredienti 1 atelier 2 cori nazionali giovanili 1 festival internazionale (Europa Cantat XVII a Utrecht) 1 direttore italiano sana e virtuosa coralità q.b. Sono arrivato di notte, nel silenzio e nella pioggerellina altrettanto silenziosa quanto invadente. Tutto ordinato, un bell’albergo, una calma e sonnolenta atmosfera… anche del fiume che scorreva accanto. Iniziavano le impressioni… La mattina dopo, accompagnato da una gentile signora dell’organizzazione che mi raccontò tutto della città in venti minuti, cominciai a vedere degli zainetti verdi sulle spalle di persone di ogni età, brulicare dappertutto. Anche la città era verde e vivace, e c’era pure il sole (!) Avete presente quando venite invitati a cena e non conoscete i vostri commensali? Ecco, proprio la stessa situazione, con le mille domande che ognuno si fa in questi casi… Chi ci sarà, come sarà, cosa si farà… Aaahhh… eccoli! Settanta ragazze e ragazzi di tutti i colori, pur francesi e norvegesi, uno stuolo di occhi brillanti e curiosi, belle voci, brave persone, educate e rispettose, tanta voglia di far musica e di cantare tutti insieme con me. Che bello, dopo il primo quarto d’ora di prova potevo dare risposta alle mie domande e considerare che mi sarei anche potuto divertire davvero (non capita sempre così in questi casi…). Avevo un atelier difficile: la Messa per doppio coro di Frank Martin, e avevo a disposizione il Coro Giovanile Francese e il Coro Giovanile Norvegese. Potevamo provare solo al mattino e per cinque giorni, poi ci sarebbe stato il concerto. La domanda era negli occhi di tutti: ce l’avremmo fatta a presentare una bella esecuzione? Elettrizzante l’atmosfera, perché tutti volevano fare molto bene: l’orgoglio nazionale era messo a confronto, gli artisti non si conoscevano tra di loro, la vocalità dei rispettivi gruppi era diversa, così come la pronuncia e a volte l’intonazione e/o il fraseggio ma facendo quello che io chiamo “un paziente lavoro di cucina”, mescolando i vari ingredienti e aggiungendo qualche pizzico di sana e virtuosa coralità o togliendo qua e là quel che era di troppo, alla fine abbiamo preparato un buon minestrone, un buon risotto, o quel che volete che sia… almeno così ha manifestato il pubblico dopo il concerto con un’immediata standing ovation che ha commosso e rilassato tutti. Evviva. Mi sono trovato benissimo con i cantori, l’organizzazione con il mio atelier è stata perfetta, e poi l’energia che si respirava e che si incontrava ovunque, nella piazze, nelle strade, nei luoghi di concerti, nei punti di ristoro, nei visi delle persone, era fortissima. Una gran bella festa! E poi c’era il caffè italiano in “Casa Feniarco” (e i gianduiotti), un punto nevralgico e pulsante, in anteprima e a presentazione della prossima edizione di Torino del 2012. L’impressione finale è molto positiva: Europa Cantat è prima di tutto una festa corale e un incontro di cantori e direttori, un sereno punto di poliedrico confronto e di crescita anche interiore. Per me è stata un’ottima esperienza, una boccata d’ossigeno che consiglio a tutti, cantori, direttori, organizzatori e a tutti coloro che hanno voglia di vivere la musica e il canto insieme. ASSOCIAZIONE la scuola si incontra cantando Scuola considerazioni a margine del festival di Primavera 2009 di Franco Radicchia Questa citazione dello scrittore e pedagogo polacco Janusz Korczak, morto nel campo di sterminio nazista di Treblinka, ci dà il senso di quanto sia importante lavorare con i bambini e gli adolescenti. Nel comunicare con il mondo giovanile, molto spesso, commettiamo errori dovuti perlopiù alla nostra presunzione di sapere e all’ansia di volere; inoltre la quotidianità ci porta all’assuefazione di comportamenti e di convinzioni che di sovente spengono l’entusiasmo per la vita. Molto più spesso dovremmo guardare un bambino con il cuore della nostra infanzia, giocare con lui, parlare di cose semplici che danno importanza all’esistenza, vedere nei suoi occhi il sorriso della sua anima. Lì potremo trovare l’essenza della nostra vita per innalzarci sopra la meschina routine quotidiana che non lascia spazio alla gioia del puro e del “semplicemente bello”. Cosa c’è di meglio che lavorare con i giovani e i giovanissimi, quale entusiasmo più grande può suscitare l’incontro con le nuove generazioni e se poi tutto è all’insegna della musica, si realizza l’apoteosi più completa! Ancora una volta ritorna il Festival di Primavera, che promuove l’incontro tra giovani desiderosi di stare insieme e cantare; torna il canto inteso come momento di socializzazione raffinata e completa, come unione di voci che, con il cuore, danno il contributo alla saggezza espressiva della musica. Nel momento in cui mi sono trovato davanti a oltre cento adolescenti che cercavano nelle mie parole e nei miei gesti il senso di quell’incontro, confesso di avere avuto il timore di non riuscire a soddisfare le loro richieste. Riunirsi in una sala insieme ad altri amici e persone fino ad allora sconosciute, rappresenta già un segnale ben preciso a chi deve e vuole dare qualcosa, qualcosa di se stesso in cui crede e su cui ha investito molto della propria esistenza: far musica insieme. Mi è bastato però guardarli negli occhi con tranquillità e serenità per capire che non dovevo temere il loro giudizio, che non avrei dovuto crearmi un’ansia da prestazione, ma che avrei parlato, riso, scherzato con semplicità nel raccontare... la musica. Ed ecco che la dolce magia dei suoni ha permesso quel connubio di voci nel dialogo continuo intorno a fraseggi, vocalità, problematiche esecutive, esercizi di “È faticoso frequentare i bambini”. Avete ragione. Poi aggiungete: “Perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccolo”. Avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti, tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli. 45 intonazione chiudendo fuori il tempo che incombe. Anche la stanchezza e la noia sembravano essere estranei da quel contesto; la gioia della musica, ma soprattutto la sensazione di far vivere la musica, facevano passare in modo indolore i minuti e le ore. Continuiamo a ripeterci quanto sia labile l’attenzione dei bambini, quanto l’interesse per l’arte sia scarso ma spesso non sappiamo mai dare risposte educative soddisfacenti delegando al regno dei mass-media il compito di intrattenere, divertire e soprattutto dis-educare i nostri figli. Nella maggior parte dei casi una proposta educativa basata sulla musica riesce a coinvolgere, unire e interessare il giovane a patto che tutto ciò non sia condizionato da puro interesse speculativo. Nel Festival di Primavera si respira l’aria pura di un’atmosfera di piacere nello stare insieme in modo un po’ goliardico, ma rispettoso del lavoro e finalizzato al raggiungimento del bello nell’arte musicale. Questo i ragazzi lo percepiscono, lo interiorizzano e ciò permette loro di lavorare per ben 6/7 ore al giorno su una partitura vocale; quanti di loro riescono a stare sui libri scolastici per tutto questo tempo? Ritornando alla citazione di Korczak si riflette su quanto bisogna lavorare, «abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccolo» per ottenere l’attenzione dei più piccoli; come è difficile per loro riuscire a mantenere la concentrazione per molto tempo! Alla sera si è stanchi, veramente stanchi, fisicamente e mentalmente, ma la stanchezza vera è quella che viene dalle forze spese per arrivare al livello dei più piccoli, all’altezza dei loro puri sentimenti. Dopo aver lavorato con tutti questi giovani la mia mente ha avuto modo di valutare la qualità del lavoro, quanto fossi riuscito a dare a chi mi chiedeva con gli occhi e, soprattutto, con il cuore. Ogni piccolo passo rappresenta un grande passo nella loro formazione: ciò che si semina oggi spesso germoglia domani. Malgrado il poco tempo a disposizione si è percepita la volontà di voler ottenere un risultato dignitoso sia da parte dei ragazzi che dei docenti e il risultato alla fine è arrivato. Questo si è manifestato nel piacere di sentir cantare quelle melodie anche fuori dagli orari di studio e nell’esecuzione del concerto finale eseguito con serietà e con volontà di far bene. Il risultato si è rivelato anche attraverso il ASSOCIAZIONE 46 rispetto che i ragazzi hanno dimostrato nei confronti dei docenti e del loro lavoro e nella gioia di vivere i momenti liberi immersi nella bellezza della città di Montecatini Terme. Insieme ai colleghi Mario Giorgi e Luigi Leo, non ho potuto fare a meno di gioire nel constatare il forte incremento di cori scolastici e giovanili negli ultimi anni, e dell’attenzione che molte istituzioni scolastiche stanno rivolgendo alla pratica corale. Grande merito va ai docenti e direttori di coro che, pur con difficoltà, propongono questa attività ai giovani e alle loro famiglie. Iniziative come il Festival di Primavera e altre proposte simili promosse dalla Feniarco, non fanno altro che dare ulteriore stimolo alla qualità dei cori che, anno dopo anno, mostrano un livello sempre crescente di capacità esecutiva. Ma ancora è troppo poco, in particolare in alcune aree geografiche della nostra nazione non c’è attenzione per il canto corale né per l’educazione musicale intesa come scuola di vita e fenomeno altamente socializzante. Molto rimane ancora da fare soprattutto per quanto riguarda la sensibilizzazione dei maestri al miglioramento della propria preparazione tecnica. Chi si occupa di cori, in particolare di cori giovanili e voci bianche, deve avere competenze particolari (conoscenza della vocalità, gestualità, rapporto psicologico e sociale) che non si possono improvvisare. L’aggiornamento dei maestri contribuirà a elevare il livello artistico dei cori, compresi quelli scolastici, sviluppando la forma più “democratica” di avvicinamento alla musica in quanto, lo strumento voce è alla portata di tutti. Più la musica corale si diffonde nella società più si innalza il livello culturale di questa, ottenendo di rimando effetti positivi sulla sensibilità all’attenzione nei riguardi dell’aspetto umano e sociale. Ritornando al Festival di Primavera, mi preme evidenziare la bellezza dell’atmosfera creatasi durante FESTIVAL DI PRIMAVERA 2009 il concerto finale: tantissimi erano i ragazzi presenti presso il Palazzo dei Congressi di Montecatini. L’entusiasmo e l’effervescenza giovanile non ha per nulla ostacolato l’attenzione e la serietà delle esecuzioni dei singoli gruppi e dei vari ateliers, ma anzi ha stimolato anche quel sano senso di competizione dando maggiore enfasi al concerto. I ragazzi sono stati molto corretti, hanno ascoltato i loro amici con rispetto e ordine, riuscendo a cogliere la bellezza dei messaggi musicali. Il lavoro degli ateliers è stato particolarmente efficace visto il risultato musicale raggiunto dalle centinaia di ragazzi impegnati sul palco; ciò a conferma dello scrupolo e della competenza dei docenti. Risultati ancora migliori si potrebbero ottenere inviando per tempo le partiture di studio ai partecipanti: arrivando già preparati lo stage potrà incidere con maggiore efficacia didattica. Risultati che sarebbe bello fossero colti dalla città che ospita il festival, con una maggior partecipazione di pubblico esterno ai concerti finali, magari inserendo questi e i concerti decentrati nelle manifestazioni musicali promosse da associazioni e organizzazioni locali: una maggiore visibilità renderebbe ancor più efficace e gratificante il lavoro dei ragazzi, dei docenti e di Feniarco. 47 Montecatini Terme (Pt) Scuole medie inferiori, 17/19 aprile 2009 Scuole medie superiori, 23/26 aprile 2009 CORI PARTECIPANTI – “I Musici” della scuola media “A. Pertile” di Agordo (Bl) –Coro “Z. Kodaly” dell’i.c. “G. Garibaldi” di Capolona (Ar) –Coro giovanile “Mladi” della scuola media “A. Moro” di Cernusco sul Naviglio (Mi) –Annibal Coro della scuola media “L. Pirandello” di Civitanova Marche (Mc) –Coro “I Ragazzi del 2000” dell’i.c. “Da Vinci-Ungaretti” di Fermo (Ap) –Schola Cantorum al… Massimo dell’istituto “M. Massimo” di Roma –Coro “L. Francavilla” della scuola media “E. De Filippo” di S. Egidio di Monte Albino (Sa) –Coro “B. Partenio” della scuola media “B. Partenio” di Spilimbergo (Pn) –Corinoti’s della scuola sec. I grado “A. Torre” di Vallo della Lucania (Sa) CORI PARTECIPANTI –Coro del liceo scientifico “G. Galilei” di Ancona –Coro Giovanile Lavinium dell’Ass. Lavinia Litora di Anzio (Rm) –Coro del liceo “V. Volterra” di Ciampino (Rm) –Coro Giovanile dell’istituto liceale “T. Ciceri” di Como –Coro del liceo artistico e musicale “E. Bianchi” di Cuneo –Coro Unisono del liceo “B. Touschek” di Grottaferrata (Rm) –Coro del liceo “S. Cantone” di Pomigliano d’Arco (Na) –Coro dell’istituto tecnico commerciale “P. Levi” di Quartu Sant’Elena (Ca) –Schola Cantorum al… Massimo dell’ist. “M. Massimo” di Roma –Coro del liceo scientifico “P. Levi” di Roma –Coro polifonico dell’istituto magistrale “M. Immacolata” di S. Giovanni Rotondo (Fg) –Ensemble Gargallo del liceo classico “T. Gargallo” di Siracusa –Coro Giovanile “F. Filelfo” dell’istituto superiore “F. Filelfo” di Tolentino (Mc) –Coro del liceo ginnasio “J. Stellini” di Udine –Coro Canto Leggero della Fond. Istituto Musicale Valle d’Aosta di Aosta –Coro Gaiamusica dell’Ass. mus. Gaiamusica di Valmadonna (Al) –Coro “G. Ferraris” del liceo scientifico “G. Ferraris” di Varese I NUMERI Totale partecipanti: 276 ragazzi 333 totale con gli accompagnatori Femmine: 208 Maschi: 68 Accompagnatori: 57 GLI ATELIER Giro giro canto docente: Mario Giorgi partecipanti: 100 (79 femmine + 21 maschi) Canti etnici docente: Luigi Leo partecipanti: 92 (66 femmine + 26 maschi) Vocal pop jazz docente: Franco Radicchia partecipanti: 111 (81 femmine + 30 maschi) i concerti Venerdì 17 aprile ore 21,00 Pistoia - Sala del Capitolo presso chiesa di S. Francesco Montecatini Terme (Pt) - Auditorium scuola media “G. Chini” Montopoli in Val d’Arno (Pi) - Aula magna dell’I.C. “G. Galilei” Massa e Cozzile (Pt) - Chiesa SS. Trinità in Traversagna Sabato 18 aprile ore 21,00 GRANDE CONCERTO FINALE Montecatini Terme (Pt) - Palazzo dei Congressi I NUMERI Totale partecipanti: 469 ragazzi 531 totale con gli accompagnatori Femmine: 356 Maschi: 113 Accompagnatori: 62 GLI ATELIER Musica del Rinascimento docente: Lorenzo Donati partecipanti: 84 (62 femmine + 22 maschi) Vocal pop jazz docente: Laura Ricciotti partecipanti: 96 (74 femmine + 22 maschi) Canzoni d’autore docente: Flavio Becchis partecipanti: 82 (62 femmine + 20 maschi) Donna di …cori docente: Fabrizio Barchi partecipanti: 77 (77 femmine) Pop italiano contemporaneo docente: Alessandro Cadario partecipanti: 92 (44 femmine + 48 maschi) I CONCERTI Venerdì 24 aprile ore 21,00 Montecatini Terme (Pt) - Auditorium scuola media “G. Chini” Montecatini Terme (Pt) - Hotel Ariston Empoli - Chiesa di S. Stefano degli Agostiniani Lucca - Real Collegio Pistoia - Aula magna i.c. “Cino da Pistoia” Pontedera (Pi) - Aula magna liceo “E. Montale” Prato - Teatro Vittoria Sabato 25 aprile ore 21,00 GRANDE CONCERTO FINALE Montecatini Terme (Pt) - Nuovo Teatro Verdi CRONACA 48 LA FORMAZIONE MUSICALE DEL GIOVANe CORISTA Intervista a Denis Monte a cura di Sandro Bergamo Denis Monte, studi da organista, è approdato al coro da una decina d’anni. In un tempo non lunghissimo ha bruciato le tappe, ottenendo successi e riconoscimenti per sé e per il coro: ultimo, in ordine di tempo, quello di Malcesine, dove il Piccolo Coro Artemìa ha vinto entrambe le categorie e Denis Monte è stato premiato come miglior direttore. Quando e come hai deciso di dedicarti alla direzione di un coro di bambini? Ho scoperto il coro di voci bianche ai corsi di formazione per docenti di educazione musicale Willems. Al tempo facevo l’organista nel coro parrocchiale (un coro giovanile misto) e ho quindi deciso di creare un coro di bambini a Torviscosa. L’incontro con Amedeo Scutiero, Nicola Conci, Mario Giorgi e soprattutto con Mario Mora dei Piccoli Musici di Casazza ha segnato il mio percorso come direttore. La realtà musicale e culturale in cui operi ha favorito la nascita e la crescita del coro? Oppure hai costruito tutto da zero? I miei primi coristi provenivano dalla scuola primaria di Torviscosa dove collaboravo come esperto di educazione musicale: alcune di loro fanno ancora parte del coro. Ho trovato subito appoggio dalle istituzioni e dalla parrocchia che ci mette a disposizione i locali dell’oratorio per le prove. Come avviene il “reclutamento” e la formazione musicale e vocale dei tuoi coristi? C’è una scuola di musica alle spalle? Oggi ho la fortuna di collaborare con diverse scuole primarie della bassa friulana, quindi se trovo delle voci intonate e bambini motivati propongo ai genitori una prova nel coro. Per i bimbi più piccoli la partecipazione è libera. Il nostro percorso di formazione inizia a quattro anni con un primo approccio alla lettura e alla produzione musicale, sia scritta che cantata. Con il passare degli anni si rende necessaria una formazione musicale, utile per una lettura più veloce delle partiture e ovviamente per una crescita professionale del coro. Ritengo fondamentale la conoscenza perlomeno delle basi teoriche musicali. Ci sono dei collaboratori che ti aiutano nella formazione musicale e vocale dei bambini? Devo molto a Barbara Di Bert che ha fondato con me il coro dieci anni fa. Ha curato la voce dei bambini e diretto il coro insieme a me fino a due anni fa, quando è diventata mamma del piccolo Luca e ora fa la mamma a tempo pieno. Attualmente collabora con noi una brava e preparata vocalista, Veronica Vascotto di Trieste. Oltre a Veronica posso contare sulla preziosa collaborazione di Patrizia Dri che, oltre a essere la nostra pianista accompagnatrice, ci aiuta nella lettura di nuove composizioni. Molti direttori hanno un rapporto difficile con il vocalista: temono soprattutto che indirizzi il coro verso una vocalità diversa da quella che desiderano. Tu come ti sei regolato? Ho trovato subito un accordo con la nostra vocalista: prima di affrontare un nuovo repertorio ci confrontiamo sul tipo di 49 vocalità da adottare e su come impostare il lavoro. Devo dire che finora non abbiamo mai avuto difficoltà, Veronica oltre che essere una vocalista è un soprano solista e ha anche cantato in coro, conosce bene le dinamiche all’interno di un coro e come ottenere un suono omogeneo. Altra cosa fondamentale: sa parlare ai bambini con un giusto lessico, proponendo loro esempi, immagini, sensazioni vicine al loro punto di vista. Immagino che in un coro di bambini sia importante anche il rapporto che si instaura con le famiglie: è facile ottenerne la collaborazione? La collaborazione con le famiglie è fondamentale, cerco di tenerli sempre informati sull’andamento del coro e sulle numerose collaborazioni che abbiamo con una newsletter mensile. Il coro – soprattutto negli ultimi due anni – ha fatto molti concerti e numerose prove; senza l’appoggio dei genitori che accompagnano i bambini alle prove difficilmente si possono preparare i concerti, devo ringraziarli di cuore per questo. Si è creato un bel gruppo anche tra di loro, c’è chi si occupa della gestione ordinaria dell’associazione, chi organizza le trasferte per i concerti, chi i rinfreschi... Il Garda in Coro____________________________________________ 5º Concorso nazionale per voci bianche Un successo: la quinta edizione del concorso nazionale per voci bianche va in archivio con numeri che fotografano la bontà della manifestazione promossa dall’Associazione Il Garda in Coro presieduta da Renata Peroni. Quasi seicento bambini, tutti sotto i 15 anni, formavano i 18 cori provenienti da diverse parti d’Italia che hanno animato per quattro giorni l’ultimo lembo di terra veronese ai confini con il Trentino. L’hanno fatto soprattutto con i numerosi concerti dislocati in varie parti del paese e con l’appendice domenicale sul Monte Baldo. Il concorso vero e proprio suddiviso nella categoria repertorio sacro e profano si è tenuto nella Chiesa parrocchiale di Santo Stefano dove la giuria formata da Mario Mora, Marco Berrini, Josè Borgo, Mauro Marchetti e Gianfranco Cambareri, ha proclamato i vincitori del concorso. A fare incetta di premi i friulani del “Piccolo Coro Artemia” di Torviscosa al primo posto sia nella categoria del repertorio sacro che in quello profano e il loro direttore Denis Monte, premiato come il migliore di questa edizione. Premiazioni multiple anche per l’Artemusica di Valperga Canavese (Torino) e per il coro Aurora di Bastia Umbra. La proclamazione dei vincitori è avvenuta nella serata di sabato 9 maggio in Piazza Statuto dopo che i ragazzi e le rispettive famiglie avevano sfilato per le vie del paese attirando la curiosità dei turisti e dei residenti. La consegna dei premi, il pomeriggio successivo, ha visto la partecipazione fra le autorità presenti del Presidente della Feniarco Sante Fornasier, dell’Asac Veneto Alessandro Raschi e per la Federazione Cori del Trentino il vice-presidente Gino Prezzi. La manifestazione patrocinata dall’Unicef ha avuto il sostegno in primis del Comune di Malcesine. Il livello dei cori partecipanti, la varietà e qualità dei repertori proposti, fanno di questa quinta edizione del concorso un’ulteriore conferma di quanto la coralità infantile italiana viva un momento estremamente positivo. Il prossimo appuntamento con le voci bianche a Malcesine è previsto dal 20 al 24 aprile 2010, con la seconda edizione del concorso internazionale. Tutte le informazioni su www.ilgardaincoro.it CRONACA 50 Risultati______________________ 51 48º CONCORSO INTERNAZIONALE SEGHIZZI di Rossana Paliaga Il Garda in Coro 5º Concorso nazionale corale per voci bianche Malcesine sul Garda (Vr), 7-10 maggio 2009 Come scegli il repertorio per il tuo coro? Ascolto tanta musica, vado ai concerti di cori di bambini anche fuori regione, compro tantissimi spartiti che poi leggo al pianoforte, utilizzo internet per conoscere i percorsi e i repertori di importanti cori di voci bianche italiani ed esteri. I mezzi per trovare musica ci sono, come pure bravi compositori italiani che scrivono per bambini (consiglio i preziosissimi volumi di Giro Giro Canto editi dalla Feniarco: ogni direttore dovrebbe avere una copia!), sta poi al bravo direttore capire quali sono le possibilità del proprio coro e con che genere o stile ha la migliore resa. Ci sono progetti particolari all’orizzonte? Ho tante idee in testa, la musica è tanta e i bambini ahimè crescono! È un continuo ricominciare, piacevole condanna di chi dirige cori di bambini, ma sono fiducioso: ho un gruppo di bimbi “piccoli” molto motivati e attenti, spero di continuare a lavorare con loro con lo stesso entusiasmo di oggi e di portarli a vivere nuove e piacevoli esperienze insieme. Categoria Repertorio Sacro 1º Classificato Piccolo Coro Artemia di Torviscosa (Ud) Categoria Repertorio Sacro 2º Classificato Coro Artemusica di Valperga Canavese (To) Categoria Repertorio Sacro 3º Classificato Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg) Coro voci bianche Il Diapason della Scuola Musicale Il Diapason di Trento (Tn) Categoria Repertorio Profano 1º Classificato Coro di Voci Bianche Artemia di Torviscosa (Ud) Categoria Repertorio Profano 2º Classificato Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg) Coro Schola Cantorum Al.. Massimo e Fiori Musicali di Roma Categoria Repertorio Profano 3º Classificato Coro Artemusica di Valperga Canavese (To) Migliore esecuzione di un brano tratto da Giro Giro Canto Coro Aurora di Bastia Umbra (Pg) per il brano Il fantasma del castello di E. Balasso Miglior coro proveniente dalla Regione Veneto con punteggio superiore a 8/10 (non assegnato) Miglior coro proveniente dalla Provincia di Trento Coro voci bianche Il Diapason della Scuola Musicale Il Diapason di Trento (Tn) Miglior direttore Denis Monte Giovane direttore emergente Debora Pria Miglior repertorio proposto Piccolo Coro Artemia di Torviscosa (Ud) per il repertorio sacro Coro voci bianche Il Diapason della Scuola Musicale Il Diapason di Trento (Tn) per il repertorio profano Coro che ha totalizzato il punteggio più alto Piccolo Coro Artemia di Torviscosa (Ud) Coro con età media più bassa “Piccole Voci” D.D. Don Giussani di Ascoli Piceno Coro proveniente dalla località più lontana Coro “Diapason” di Ariano Irpino (Av) Un concorse e un convegno all’insegna del confronto Lo scopo principale di ogni concorso è stimolare il confronto, non solo in quanto elemento fondamentale del concetto stesso di competizione, ma come possibilità di crescita offerta ai coristi, al pubblico e ai giurati stessi. Su questo ampio spunto di riflessione si è basato il 40º convegno di studi musicologici promosso dall’associazione Seghizzi di Gorizia al termine della 48ª edizione dell’omonimo concorso internazionale di canto corale. Il maestro del coro dell’Opera di Roma Andrea Giorgi, in un contrappunto di opinioni con esperti del settore, ha sviluppato l’argomento parlando di coralità nel rapporto con l’ambiente che la circonda, la tradizione dalla quale deriva, l’attenzione a questioni di tecnica, elementi che formano un gruppo corale nelle sue caratteristiche peculiari. Rapportarsi alla diversità culturale o semplicemente a soluzioni più efficaci offerte dall’esempio di cori di alto livello è il passo ulteriore e necessario per ogni gruppo che voglia abbracciare, con maggiore consapevolezza della propria identità e di possibili sviluppi, il multiforme potenziale dei diversi approcci a tutti gli aspetti dell’esibizione corale. Aprire una finestra sul mondo è uno dei privilegi offerti dai concorsi internazionali ed è quanto ha proposto anche quest’anno al suo pubblico il concorso Seghizzi con un ventaglio particolarmente ampio di nazioni rappresentate. In accordo con questo genere di riflessione il convegno di studi si è orientato proprio verso la considerazione della coralità nel suo rapportarsi a una dimensione sempre più ampia ed eterogenea attraverso i racconti delle molte esperienze internazionali di Giorgi, ma anche con riflessioni sulla diffusione della cultura corale via etere e sui possibili ponti creati dall’ascolto della radio tra nazioni diverse ma vicine nelle parole del maestro Janko Ban, per lungo tempo responsabile della redazione per la musica corale della sezione di programmazione slovena della sede regionale Rai di Trieste, oppure sulle prospettive, la qualità e gli orientamenti della pubblicistica e dell’editoria specializzata, analizzata con competenza dal direttore di coro e redattore Sandro Bergamo. A monte di ogni discussione sulla maggiore o minore efficacia dei meccanismi della coralità al suo interno e verso l’ambiente in cui si sviluppa c’è sempre la necessità di istruzione ed educazione dei direttori di coro, argomento trattato sulla base dell’esperienza quotidiana a contatto con le aspirazioni dei giovani che intraprendono uno studio professionale da Adriano Martinolli, titolare della cattedra di musica corale e direzione di coro presso il conservatorio di Trieste. La professionalità della preparazione del direttore di coro è il metro per misurare i risultati ai quali un coro potrà aspirare e spesso la felice combinazione di capacità del direttore e motivazione dei coristi rende sottilissima la distinzione tra un valido e ambizioso coro amatoriale e un organico professionale. Proprio questo ultimo tipo di confronto ha impegnato con soddisfazione pubblico e giuria del Seghizzi, i cui partecipanti hanno saputo anche quest’anno esprimere livelli tecnici e artistici rilevanti. CRONACA 52 I colori di un panorama internazionale La spiccata vocazione internazionale del Seghizzi è stata confermata anche dall’edizione di quest’anno con la partecipazione di cori provenienti da quattro continenti. Sono stati infatti rappresentati Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Ungheria, Serbia, Svizzera, Norvegia, Danimarca, Russia, Porto Rico, Sudafrica e Indonesia nelle palcoscenico, dalla necessità di un abbigliamento di ricercata eleganza e uniforme fin nei minimi dettagli all’ordine nella disposizione, dal sorriso rivolto sempre al pubblico all’accuratezza della preparazione. L’Oriente è stato rappresentato quest’anno dal coro dell’Istituto tecnico di Bandung (Indonesia), premiato nella categoria legata al Trofeo di composizione e terzo nel repertorio principali categorie competitive, ai quali vanno aggiunti Italia e Giappone nella sezione a programma libero. La grande varietà di provenienze rende sempre l’ascolto delle selezioni particolarmente stimolante anche perchè sia sul terreno comune che nelle sezioni dall’impronta più specificamente nazionale emergono sempre elementi che contraddistinguono un certo tipo di approccio legato alla diversa tradizione d’origine. Pur evitando lo stereotipo non si può ad esempio prescindere dall’osservazione di caratteristiche comuni ai cori asiatici e che riguardano il suono ma anche il modo di affrontare l’esibizione con grande rispetto nei confronti di quanto accade in popolare dove ha proposto un viaggio nelle tradizioni dell’arcipelago indonesiano che ha affascinato soprattutto con l’imitazione vocale dei suoni metallici delle tipiche orchestre gamelan. Nella categoria di rielaborazioni di canti tradizionali ha conquistato il pubblico la carica comunicativa dei colori dell’Africa nella festa di ritmi, ascendenze tribali e imitazioni dei suoni di una natura rigogliosa, proposta con irresistibile energia dai giovani del coro sudafricano Kwazulu Natal che ha avuto risultati discontinui nelle altre categorie. Ha invece mantenuto una qualità costante e una concentrazione senza cedimenti il solidissimo coro tedesco Consono, che non a caso ha conquistato alcuni dei premi più ambiti. I coristi di Colonia hanno saputo soddisfare i parametri tecnici e di proprietà stilistica richiesti dalle categorie competitive, distinguendosi come gruppo di indiscutibile solidità e affidabilità, capace di un ottimo controllo del suono, ma il cui punto debole sta nella capacità di coinvolgere le emozioni del pubblico, elemento che tuttavia non rientra nei parametri principali che una commissione di concorso è tenuta a considerare. Il coro tedesco non ha avuto concorrenti nella difficile categoria con programma storico, conquistando un meritatissimo primo premio, al quale vanno aggiunti anche ulteriori due primi premi nelle sezioni monografiche dedicate all’800, dove ha fatto onore alla grande tradizione romantica nazionale, e al ’900, dove ha affrontato con energia un programma di grande impatto (tra i brani ha colpito in particolar modo la forza espressiva e l’immediatezza della The conversion of Saul di Randall Stroope). Con queste premesse il determinato coro tedesco ha portato a compimento il suo trionfo al Seghizzi conquistando anche il 21º Grand Prix Trofeo delle Nazioni, assegnato al coro che maggiormente si è distinto tra i vincitori nelle categorie I e II. Il coro che ha saputo aggiungere alla competenza anche il calore dell’emozione è stato il coro Coralia dell’Università di Portorico, la più recente delle piacevoli scoperte offerte negli ultimi anni da ottimi cori universitari provenienti dall’estero. La partecipazione dei giovani portoricani al concorso di Gorizia verrà ricordata per l’estrema eleganza e la bravura dei solisti nell’esibizione legata al repertorio popolare (non a caso premiata dalla giuria) che ha pienamente convinto senza scivolare in un facile folclorismo, ma soprattutto per l’eccellente esecuzione in gruppo da camera nella categoria dedicata alle composizioni polifoniche scritte tra il 1400 e il 1650. Nella difficile categoria il gruppo portoricano ha dimostrato di capire a fondo l’importanza del rapporto tra le voci nell’intreccio polifonico, possibile soltanto nella piena autonomia di un’esibizione priva di direzione. È stata infatti proprio la capacità di intrecciare all’interno della musica espressioni di intesa reciproca tra gli ottimi coristi ad accendere capolavori di virtuosismo il cui senso risiede proprio nel piacere dell’imitazione e della condivisione di affetti come lo spettacolare Le chant des oiseaux di Janequin. La giuria non ha avuto certamente dubbi nell’assegnazione di questo primo premio, al quale si sono aggiunti anche un secondo premio nel programma storico e due premi speciali. Si è distinto anche il coro olandese Cantatrix, vincitore nel programma barocco con la correttezza stilistica dimostrata in brani di Schütz e Bach e insignito del premio speciale Usci per il migliore direttore (Geert Jan van Beijeren), ma che non ha sorpreso tuttavia per estro interpretativo nelle altre esibizioni. Ha forse perso qualche occasione il coro danese Hymnia, forte di un suono veramente ben costruito e che ha meritato il premio per il programma di maggiore interesse artistico con una scelta di brani insolitamente ludica nella categoria con programma contemporaneo. Merita di essere menzionato il gruppo olandese Dekoor Close Harmony, la rivelazione della categoria di elaborazioni corali di musica leggera e jazz, che ha conquistato pubblico e giuria con la dimensione spettacolare delle proprie esibizioni per le quali si vale di un registacoreografo. La proprietà stilistica, unita alla capacità di muoversi in un contesto molto dinamico, ha espresso in questo caso anche il valore aggiunto di arrangiamenti che non si basano sulle capacità di singoli solisti, ma hanno evidenziato soprattutto la capacità di cantare in formazione corale. La giuria ha saputo giustamente mettere in rilievo con l’assegnazione di premi speciali la partecipazione di due buoni cori giovanili che tuttavia non avrebbero potuto emergere nella concorrenza. Il gruppo polacco Puellae Orantes si è distinto per l’equilibrio delle voci in tutta l’estensione, la morbidezza del suono ha fatto altrettanto apprezzare le esibizioni del Waelrant Jeugdkoor belga; entrambi si sono tuttavia trovati in svantaggio già in partenza per il solo fatto di non poter competere in una categoria alla pari con coristi della loro stessa età. 53 Il percorso delle categorie La struttura del concorso Seghizzi ha dimostrato di essersi consolidata con le novità degli ultimi anni. La suddivisione della categoria monografica in periodi storici premia ad esempio la specializzazione e stimola sempre di più l’approfondimento di repertori specifici. I risultati riflettono inclinazioni e difficoltà da sempre riscontrate nell’obbligatorio excursus del programma storico: il rinascimento continua a essere il terreno più sdrucciolevole per la difficoltà dei cori a staccarsi dalla (oggi) più comune considerazione verticale della struttura musicale, barocco e classicismo rimangono ancora un punto interrogativo per una generale, maggiore freddezza nell’interesse dei cori e per la frequente necessità di utilizzare strumenti di accompagnamento, il romanticismo tende a cedere a interpretazioni monotone mentre il contemporaneo rimane il cavallo di battaglia della maggior parte dei cori in competizione. Conferma una grande crescita di qualità la categoria dedicata alle elaborazioni jazz, musica leggera e spiritual che, insieme alla sempre popolare categoria di elaborazioni di canti della tradizione, libera i coristi dalla rigidità dell’esibizione tradizionale, coinvolgendo anche direttori apparentemente compassati in coinvolgenti CRONACA 54 esibizioni, animate spesso da un grande lavoro coreografico. Ha invece un posto a sè, certamente meno appariscente, la categoria di musica contemporanea legata al Trofeo di composizione. Quest’anno vi sono state interpretate composizioni di Cristian Gentilini, Battista Pradal, Michaela Eremiasova e Alexandre Bèneteau, vincitore con il brano Succurre Miseris. I brani in concorso vengono stampati sul catalogo, permettendo anche al pubblico di comprendere meglio composizioni nuove che offrono inoltre la possibilità di confrontare i cori sullo stesso terreno. Le valutazioni dei cori partecipanti sono state affidate quest’anno a una giuria che ha svolto il proprio compito con grande equilibrio; oltre al già citato Giorgi e al direttore sloveno Marko Munih è stata composta da direttori di coro da tutto il mondo e che si sono particolarmente distinti con la loro partecipazione alle precedenti edizioni del concorso. La festosa cerimonia delle premiazioni è stata come di consueto anche l’occasione per consegnare l’importante riconoscimento «Una vita per la direzione corale», assegnato quest’anno al genovese Armando Corso. Nel breve ringraziamento il premiato ha saputo esprimere la propria gioia nell’aver dedicato alla coralità 60 anni di vita, illuminati dall’entusiasmo per questa attività. Una gioia senza dubbio condivisa dai coristi che hanno affollato la sala del teatro Verdi di Gorizia, inondata dopo giorni di selezioni dall’euforia liberatoria di tutti i partecipanti. Molti di loro hanno aggiunto all’impegno della competizione anche i concerti realizzati nell’ambito del circuito concertistico Seghizzi in regione che ha preceduto e accompagnato lo svolgimento del concorso dopo il concerto inaugurale delle manifestazioni Seghizzi eseguito dai musicisti del Frescobaldi Consort del conservatorio Frescobaldi di Ferrara. Chiuso il sipario, la macchina organizzativa riparte con il pensiero già rivolto alla 49ª edizione che promette di non perdere d’occhio i necessari aggiornamenti a tutti i livelli, non da ultimo mantenendo l’appena inaugurato servizio live-stream che ha permesso a utenti di ogni parte del mondo di seguire a distanza le fasi del concorso. Risultati________________________________ I categoria (polifonia con programma storico) 1º Premio: Consono Chamber Choir (Germania) 2º Premio: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico 3º Premio: Chamber Choir Hymnia (Danimarca) 4º Premio: Oberwalliser Vokalsensemble (Svizzera) 5º Premio: Vocaal Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi) II categoria (polifonia con programmi monografici) a) composizioni polifoniche scritte tra il 1400 e il 1650 Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico b) composizioni polifoniche scritte tra il 1650 ed il 1800 Vocaal Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi) c) composizioni polifoniche del secolo XIX Consono Chamber Choir (Germania) d) composizioni polifoniche scritte tra il 1900 ed oggi Consono Chamber Choir (Germania) III categoria (canti di tradizione orale, tradizionali, negro spiritual e gospel) 1º Premio: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico 2º Premio: Dekoor Close Harmony (Paesi Bassi) 3º Premio: Institut Teknologi Bandung Choir (Indonesia) 4º Premio: Palitra (Russia) 5º Premio: Kwazulu-Natal Youth Choir (Sudafrica) IV categoria (elaborazioni corali di musica leggera e jazz) (2) 1º Premio: Dekoor Close Harmony (Paesi Bassi) 2º Premio: Mixed Choir Canticum Novum (Repubblica Ceca) 3º Premio: Palitra (Russia) 4º Premio: Vox Humana (Norvegia) 5º Premio: University of Kwazulu-Natal Bel Canto Chamber Choir (Sudafrica) V categoria (musica contemporanea) Vocaal Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi) (per il brano Succurre Miseris di Alexandre Bèneteau) Institut Teknologi Bandung Choir (Indonesia) (per il brano Water di Michaela Eremiasova) Chamber Choir Hymnia (Danimarca) (per il brano Agnus Dei di Christian Gentilini) Trofeo di composizione “Seghizzi” Alexandre Bèneteau XXI Grand Prix Seghizzi 2009 - 2º Trofeo delle Nazioni Vincitore: Consono Chamber Choir (Germania) Finalisti: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico, Vocaal Ensemble Cantatrix (Paesi Bassi) Premi speciali Premio “Domenico Cieri” programma di maggior interesse artistico nelle categorie I e II: Chamber Choir Hymnia (Danimarca) Premio “Rachele Basuino” migliore esecuzione di un brano di ispirazione religiosa nelle categorie I e II: Waelerant Jeugdkoor (Belgio) Premi del pubblico Categoria III: Kwazulu-Natal Youth Choir (Sudafrica) Categoria IV: Dekoor Close Harmony (Paesi Bassi) Premio “U.S.C.I. Friuli Venezia Giulia” miglior direttore di coro dei complessi partecipanti al Concorso nelle categorie I, II, III, IV: Geert Jan van Beijeren Premio gruppi cameristici al gruppo cameristico meglio classificato nelle categorie I e II: Coralia Concert Choir of the University of Puerto Rico Premio voci pari al miglior complesso nelle categorie I e II: Puellae Orantes (Polonia) V Premio nazionale “Una vita per la direzione corale”: Armando Corso 55 Memorie Mino Bordignon Si è spento il 18 maggio scorso a Milano, a 88 anni, il maestro Mino Bordignon. Nato a Fiorano al Serio da padre di origini venete e da famiglia modesta, aveva compiuto gli studi superiori al collegio di Celana, dove venne spesso punito, e una volta anche sospeso per due mesi, perché si dedicava, anche di notte, più allo studio della musica che a quello delle altre materie. Frequentò il conservatorio di via Arena, dove studiò pianoforte; gli altri esami – armonia e composizione – li preparò da solo e li superò tanto brillantemente da meritarsi una borsa di studio per il conservatorio di Milano. La guerra lo vide impegnato, poco più che ventenne, sul fronte russo come tenente del Quinto Alpini e proprio nella tragedia del fronte e della prigionia scoprì il prezioso talento musicale. È infatti durante la prigionia in Russia che incontrò il maestro Jeremia Hordij, il quale lo convinse ad abbandonare gli studi di pianoforte e di direzione d’orchestra per dedicarsi esclusivamente alla polifonia. Lo stesso maestro gli suggerì di andare in giro per l’Europa, qualora si fosse salvato, per raggiungere i maggiori esperti di polifonia del tempo, da Anton Grossman a Vienna, a Robert Scheid a Berlino, a Felix de Nobel in Olanda per studiare la polifonia fiamminga a Cesar Joffrey in Francia per la lirica provenzale. Dopo le varie peregrinazioni di studio in Europa – per vivere fece anche il tecnico del suono nelle case discografiche e curò la preparazione dei cantanti e delle orchestre del Festival di Sanremo – venne chiamato ad affiancare Roberto Benaglio alla guida del Coro della Scala, dove lavorò con tanti grandi artisti dell’epoca – la Callas, Di Stefano, Abbado… Ma siccome “cercava qualcos’altro” approdò ai cori da camera della Rai di Torino, Roma e Milano. Nel ’49 aveva fondato a Fiorano il Coro Incas, sua prima creatura. Sono gli anni più intensi della sua carriera artistica, in un crescendo di consensi, mentre piovono da tutto il mondo le richieste per concerti, tournées e incisioni discografiche il cui elenco completo richiederebbe ben altro spazio. Molti anche i premi e i riconoscimenti di cui viene fatto oggetto, come il prestigioso Premio Massimo Mila, l’Ambrogino d’oro e tanti altri. Negli anni ’80 Bordignon si imbarca in un’altra avventura, la fondazione dei Civici Cori di Milano – cinque, ognuno specializzato in un repertorio diverso – un’esperienza alla quale dà un significato profondamente umano e civile, insegnando a cantare a migliaia di persone. Allo scopo di portare anche in provincia il grande repertorio corale europea, fonda e dirige in Piemonte i Cantores Mundi e, a Fiorano, nel ’94, il Coro Filarmonico di Valseriana, ora diretto dal maestro Fabio Piazzalunga che per tanti anni ne è stato vice-direttore. Al maestro Mino Bordignon viene riconosciuto ormai universalmente anche il merito di aver scoperto e proposto le letterature corali più inusitate e spiritualizzanti, in un lungo e fecondo cammino artistico fatto di studio 56 + notizie> ininterrotto, di ricerca, di entusiasmo, di passione, di fede assoluta nelle possibilità della voce umana ritenuta il mezzo più adatto alla comunicazione col trascendente e con le leggi superiori del cielo. «La voce umana – sosteneva – è lo strumento musicale migliore: la voce umana, nel modo di cantare a cappella, riesce a stabilire un contatto diretto con dio, a esprimere l’amore, la disperazione, la preghiera… Gli altri strumenti musicali, per perfetti che siano, ci riportano invece irrimediabilmente giù, nel quotidiano, nel concreto…» ai suoi coristi, lungo tanti decenni di appassionata attività didattica, ha dato tantissimo; soprattutto ha trasmesso loro la convinzione che ogni persona sia un artista in potenza, piccolo medio o grande non importa, e che ciò che conta è prenderne coscienza e sviluppare con impegno e applicazione assidua i propri talenti. «La grande musica – soleva dire – è stata fatta per tutti, come il regno di dio, e a tutti è data la possibilità di entrarvi». e infatti ai suoi coristi non ha mai proposto esami o test di ingresso: gli bastavano la puntualità e l’impegno, a tutto il resto pensava lui, e sono centinaia le persone che gli sono grate perché, seguendo i suoi insegnamenti, hanno potuto cantare bach, brahms, Mozart, vivali, Monteverdi, autori che altrimenti non avrebbero mai immaginato di poter affrontare. L’altra convinzione che si è radicata in modo indelebile nei cantori che hanno avuto la fortuna e il privilegio di averlo come maestro è che il coro è «scienza e coscienza del sociale», perché esige che ognuno faccia bene la propria parte senza mai prevalere sugli altri, e che «l’uomo, pur fatto di limiti, aspira, seppur inconsapevolmente, a qualcosa di più grande; come il coro, una somma di limiti, in fondo, che può però trasformarsi in un mosaico prodigioso». anna Carissoni da araberara, quindicinale della valseriana (per gentile concessione dell’autrice) Tito Molisani + approfondimenti> Mi è molto caro, anche se doloroso, ricordare un carissimo amico e collega che molto prematuramente ci ha lasciato: tito Molisani. allievo di nino albarosa e berchmans Göschl, esperto di canto gregoriano, paleografia e + curiosità> + rubriche> > + + semiologia, tito Molisani era ottimo organista e direttore di coro; a Pescara aveva fondato nel 1997 la schola Gregoriana “Piergiorgio Righele”, un complesso vocale femminile con il quale riportò le prestigiose vittorie del concorso di Gorizia nel 2000 e della 50ª edizione dell’internazionale di arezzo per la categoria canto monodico cristiano. Per le sue capacità, ma anche per il suo carattere, mite e fermo al contempo, e per la sua chiarezza morale, era spesso chiamato a far parte di giurie, in italia e all’estero; era altresì richiesto da compagini corali in qualità di direttore “a progetto” per programmi mirati, e proprio di questi tempi avrebbe dovuto svolgere un lavoro con un coro della nostra associazione regionale [arcl, ndr]. L’ultima sua testimonianza è racchiusa in un prezioso cd pubblicato nel novembre scorso da bottega discantica (cd 178) dal titolo altissima luce, ove la schola gregoriana da lui diretta presenta dodici brani di autori antichi e contemporanei legati dal comune denominatore del genere laudistico, nel testo o nella forma. tito aveva 45 anni, e da due anni si era trasferito presso il conservatorio Morlacchi di Perugia dove era titolare della cattedra di organo complementare e canto gregoriano. Piero Caraba musica> servizi sui principali> principali> avvenimenti corali LA RIVISTA DEL CORISTA abbonati a aiutaci a sostenere la cultura corale CHORALITER e avrai in omaggio ITALIACORI.IT un magazine dedicato agli eventi corali e alle iniziative dell’associazione. abbonamento annuo: 25 euro / 5 abbonamenti: 100 euro da Lazio incoro del 1 luglio 2009 Rivista quadrimestrale della FENIARCO Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali REGIONI 58 59 Notizie dalle regioni A.CO.L. A.CO.M. A.R.C.C. Associazione Gruppi Corali Liguri Via Cuneo, 16 - 16032 Camogli (GE) Presidente: Mauro Ottobrini Associazione Cori del Molise Via Appennini - 86023 Montagano (Cb) Presidente: Francesco Antonio Laurelli Associazione Regionale Cori Campani Via Trento, 170 - 84131 Salerno Presidente: Vicente Pepe Festival nazionale della polifonia e del folklore Proposte formative: semiologia gregoriana e fisiologia della voce Cantando con i giovani Concluso con successo il convegno ligure delle corali con oltre 3600 coristi! Un evento che, in due mesi di programmazione, ha annoverato oltre 100 gruppi corali di ogni genere provenienti da ben 15 regioni italiane, con proposte musicali che hanno spaziato in 30 appuntamenti con tematiche di tutti i generi. Oltre 3600 cantori impegnati in questa kermesse corale che ha toccato tutto l’arco ligure e il suo entroterra da Arcola a Sanremo, da Rossiglione a Torza di Maissana, da Mele a Savignone, da Sestri Levante a Recco e Nervi, da Pegli a Sori, da Camogli a Uscio, da Rapallo a Albenga, da Santa Margherita Ligure - Portofino a Rapallo e Genova centro. La manifestazione, promossa dalla Regione Liguria (Assessorato dello spettacolo dal vivo), dalla Provincia di Genova (Assessorato alla Cultura), con la collaborazione degli enti locali, ha richiamato un vasto pubblico. Oltre 700 gli autori proposti di ogni epoca e tempo, una raccolta di 600 anni di storia della musica: dalle laude filippine al laudario di Cortona, dalle villanelle alle cante alpine, dalle composizioni liriche operistiche alla scuola romantica europea. Un vero bagaglio culturale, un patrimonio artistico salvaguardato dalle compagini corali amatoriali; un modello di attività “sociale” inimitabile dove il singolo dà il meglio di se stesso per il bene comune, con un risultato “corale” sorprendente. Il successo va sicuramente ricercato nel tipo di manifestazione non competitiva voluta e ideata da Mauro Ottobrini, presidente dell’Acol e direttore della Schola Cantorum Mons. G.B. Trofello, che coordina da 36 anni la programmazione del festival, suscitando interesse sia da parte dei gruppi partecipanti sia dal pubblico che riceve un messaggio culturale non di poco conto indirizzato, grazie alle tematiche proposte ogni sera, a recepire la tipologia compositiva e il “messaggio poetico” in essa contenuto, evidenziando gli intenti voluti dallo stesso autore. «È nato come “compito in classe annuale”» dice il maestro Ottobrini che ogni sera prende per mano il pubblico e lo guida nell’ascolto delle proposte musicali facendo trascorrere tre ore di sano diversivo, lontano dallo stress quotidiano. Il culmine e la soddisfazione dei partecipanti è quello di farsi ascoltare (il coro amatoriale non chiede altro) e poter eseguire a fine serata, a cori riuniti, l’Alleluia di Haendel o qualsiasi altro brano... purché tutti insieme si possa esprimere la gioia del ritrovato “stare insieme”. Ad aprire il contesto corale il Coro S. Cecilia di Torre del Greco nell’Oratorio dei Santi Prospero e Caterina, mentre il concerto di chiusura, a Sori, ha visto ben nove gruppi polifonici per un totale di oltre 300 coristi che hanno esaltato le composizioni sacre di ogni tempo ed epoca. Per concludere, come consuetudine, lo staff organizzativo ha indetto la “conferenza stampa di chiusura” presso il Centro Congressi Val di Vara di Villa Croce (Maissana), sede dei corsi di orientamento musicale Acol, presentando il calendario della prossima edizione che avrà inizio sabato 24 aprile 2010. Per l’Associazione Cori del Molise, il 2009 si è aperto con l’assemblea ordinaria del 22 febbraio, in occasione della quale l’Acom ha visto il rinnovamento delle cariche, che risultano ora così composte: Consiglio Direttivo: presidente, F. Antonio Laurelli; vicepresidente, Concetta Lisi; segretario, Barbara Fratianni; consiglieri, Michele Gennarelli, Michele Petti, Pasquale Minadeo, Valerio Santoro. Collegio dei revisori: Domenico Farinacei, Saverio Pacucci, Elisabetta Scarano. Collegio dei probiviri: Luigi Bortoluzzi, Gennaro Giarrusso, Ermanno Petti. Commissione Artistica: presidente, Michele Pennarelli. Due le iniziative formative svoltesi nel primo semestre dell’anno. La prima, tra febbraio e marzo a Toro (Cb), riguardava la vocalità applicata al canto gregoriano: il corso, tenuto dal compianto maestro Tito Molisani, si è rivelato proficuo sotto tutti gli aspetti (vocali, musicali e sociali), fornendo ai partecipanti la conoscenza degli elementi essenziali della semiologia gregoriana e rivelandosi occasione preziosa per la prassi esecutiva del canto gregoriano. La seconda, tenutasi a Campobasso il 6 giugno con l’intervento del foniatra dott. Massimo Peccianti, è stata incentrata su igiene vocale e fisiopatologia nella voce del cantore: il relatore ha illustrato, anche con l’ausilio di immagini, il funzionamento della voce che canta, le precauzioni per conservare l’organo vocale, la specificità della visita dal foniatra e le implicazioni connesse alla muta della voce. Sono state fornite, altresì, indicazioni utili per riconoscere quando, dove e come, sottoporsi a visita foniatrica. L’incontro è stato utilissimo per tutti i partecipanti al fine di acquisire maggiore coscienza del proprio strumento vocale. A fine maggio, nella giornata di sabato 30, si è tenuta a Santa Croce di Magliano (Cb) la XV Rassegna Corale Regionale, con la partecipazione della corale Città di Termoli, del coro polifonico Ripae Cantores, del coro polifonico Coeli Lilia, del coro polifonico Laudate Hermes e del gruppo vocale Polyphonia. La manifestazione ha riscosso grande successo di pubblico e di critica, opportunamente impreziosita dai programmi molto diversificati eseguiti dai cori partecipanti. Affollatissima l’assemblea regionale dell’Arcc, tenutasi il 31 gennaio nel prestigioso Grand Hotel Salerno, dove sono stati eletti il presidente e i componenti del Consiglio Direttivo, della Commissione Artistica, il Collegio dei Sindaci e la Segreteria regionale. Il nuovo organigramma risulta così composto: presidente Vicente Pepe, vice-presidente Carlo Intoccia, consigliere e addetto stampa Finizio Amedeo, consiglieri: Luigi Manzo e Pasquale Avallone. Commissione Artistica: Raffaela Scafuri, Roberto Maggio, Angela Merola, Sergio Avallone, presidente Carlo Intoccia. Segreteria: Maria Anna Di Florio (responsabile); Giovanni De Simone. Diverse le manifestazioni tenutesi tra maggio e luglio, con il patrocinio dell’Arcc, per lo più dedicate alla coralità giovanile. Dal 5 al 9 maggio si è tenuto il festival nazionale dei cori scolastici “Ercolano in… canto”, giunto alla terza edizione con la presenza di cori scolastici e amatoriali provenienti da tutto il territorio nazionale. L’Arcc partecipa a questa importante iniziativa che coinvolge un numero elevatissimo di cori nazionali con il proprio patrocinio, con rappresentanza istituzionale, con la partecipazione alla giuria e l’assegnazione di un premio dedicato alla migliore realtà corale giovanile emergente. Quest’anno il premio è andata a una formazione di Scampia (Na) faro di cultura e civiltà di un territorio degradato. Seconda edizione per la rassegna nazionale di cori scolastici “Cantagiovani - Premio Dante Cianciaruso”, svoltosi nei giorni 8 e 9 maggio a Salerno. All’importante iniziativa, che l’Arcc patrocina e a cui invia un componente della Commissione Artistica nella qualificata giuria, hanno partecipato 10 cori scolastici provenienti da altrettanti istituti superiori dal territorio nazionale. Sempre rivolta alla coralità giovanile, con il patrocinio dell’Arcc, il 21 e 22 maggio a Salerno si è tenuto la settima rassegna di cori scolastici “Le Voci Danzano”, con la partecipazione di sette cori della Campania. Il 31 maggio, presso la Chiesa dell’Immacolata a Salerno, si è svolta la seconda rassegna regionale “Canto per te - I cori campani per la solidarietà”, importante concerto tenutosi alla fine del corso di formazione con il maestro P. Crabb. Al Coro Regionale si sono aggiunte diverse formazioni nell’intento di suggellare con la musica corale il comune sentire nei riguardi delle popolazioni abruzzesi colpite dal recente terremoto. Nel corso della serata sono stati raccolti dei fondi a cui hanno partecipato REGIONI 60 anche corali che non si sono esibite. “I mille colori dell’Arte” è il titolo della rassegna regionale di cori campani svoltasi il 10 giugno a Baronissi (Sa) con il patrocinio dell’Arcc. Hanno partecipato il coro di voci bianche San Martino e Pueri Cantores; il coro Musica In; il coro Teenchorus; l’Insieme per Caso; il piccolo coro For Children; i Giovani per la Pace; il coro Arcobaleno. Infine ricordiamo il terzo raduno regionale “Voci in coro - pro Aisw”, che nella giornata di mercoledì 8 luglio ha visto a Giovi Bottiglieri (Sa) la presenza di sette cori, tra cui il coro polifonico ucraino Kalyna. U.S.C.I. Friuli Venezia Giulia Unione Società Corali del Friuli Venezia Giulia Via Altan, 39 - 33078 San Vito al Tagliamento (Pn) Presidente: Sante Fornasier Maggio: primavera del canto Un mese, quello di maggio 2009, ricco di appuntamenti per l’Usci Friuli Venezia Giulia: in primo luogo le quattro rassegne provinciali organizzate dalle rispettive associazioni territoriali e dedicate alle voci bianche hanno focalizzato l’attenzione sulla coralità infantile e scolastica, proseguendo l’impegno a favore dei cori di giovanissimi che si realizza ogni due anni nel progetto regionale Primavera di Voci (la prossima edizione è prevista per il 2010). Sempre nel mese di maggio, ha inoltre preso avvio la nuova edizione dei corsi di Voce e consapevolezza corporea, i seminari di preparazione al canto tenuti da Paolo Loss e Bettina von Hacke. Grande partecipazione per questi corsi ormai consolidati, che da quest’anno lasciano la storica cornice dell’Abbazia di Rosazzo per tenersi nella nuova sede di Lignano, presso il villaggio Ge.Tur., per venire incontro alle esigenze logistiche dettate dall’attività didattica. A fine mese, nella serata di sabato 30, si è tenuto Musica è lo mio core, concerto dedicato al madrigale e alla polifonia profana rinascimentale che ha visto alternarsi sul palcoscenico del Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento tre formazioni specializzate in tale repertorio: i Dumblis e Puemas di Udine, il Diletto Moderno di Venegazzù del Montello (Tv) e il Vokalensemble Ottava Rima del Vorarlberg (Austria). La serata, organizzata e coordinata dall’Usci Friuli Venezia Giulia, ha visto rinnovarsi la proficua collaborazione con l’Uscf di Udine, l’Agach (Unione delle Federazioni Corali dell’Arco Alpino) e l’Asac Veneto nella realizzazione di un evento di grande qualità e raffinatezza della proposta musicale. Nel pomeriggio di sabato 23, a Tolmezzo presso il Museo delle Arti Popolari, si è inoltre inaugurato Note di conversazione, ciclo di incontri e dibattiti sulla musica corale. In questo primo appuntamento è stato presentato al pubblico in sala il volume Voci & Tradizione - Friuli Venezia Giulia recentemente pubblicato da Feniarco nell’ambito del progetto nazionale. Sono intervenuti con le loro relazioni il musicologo Franco Colussi, il curatore del volume Roberto Frisano, il direttore e compositore Arnaldo De Colle e l’editore Bruno Rossi, con interventi musicali del coro “G. Peresson” di Arta Terme diretto dallo stesso De Colle, che ha eseguito alcuni dei brani raccolti nel volume. Un altro impegno editoriale ha trovato realizzazione nel mese di giugno: parliamo del volume Giovanni Battista Candotti, Composizioni sacre, curato da Giovanni Zanetti e pubblicato dall’editore Pizzicato di Udine nella collana Choraliamusica. Il volume è stato realizzato in occasione del bicentenario della nascita del compositore codroipese, in collaborazione con il Coro “G.B. Candotti” di Codroipo, ed è stato presentato nella serata di venerdì 19 giugno presso la sala consiliare del Comune di Codroipo. A seguire, nel duomo della città, il gruppo corale Schola Dilecta con i cori di Bertiolo e Pozzecco, diretti da Zanetti, hanno offerto ai numerosi presenti un assaggio delle musiche contenute nel volume. Decisamente positivo è anche il bilancio della quindicesima edizione di Verbum Resonans - Seminari internazionali di canto gregoriano. Durante la settimana dal 27 luglio al 1º agosto, i circa quaranta corsisti – radunati presso l’Abbazia di Rosazzo e provenienti non solo dal Friuli Venezia Giulia, ma anche da Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Svizzera – hanno potuto accostarsi al repertorio gregoriano con differenti livelli di approfondimento, guidati dal qualificato corpo docenti: Nino Albarosa (direttore dei corsi), Carmen Petcu, Alexander Schweitzer, Paolo Loss e mons. Giulio Gherbezza. A integrazione pratica delle attività seminariali, è stato proposto anche quest’anno un ricco calendario di Concerti e messe in canto gregoriano: da Rosazzo a Sesto al Reghena, da Trieste a Grado, passando per San Daniele, Prata di Pordenone e Mariano del Friuli, le proposte si sono diffuse su tutte le province, con un sistema di rete che rafforza la presenza dell’associazione sul territorio e offre ricche occasioni di crescita culturale. A.R.CO.M. Associazione Regionale Cori Marchigiani Via Panoramica Ardizio, 95 - 61100 Pesaro Presidente: Aldo Cicconofri Corsi e concerti nelle Marche Il 7 e 8 marzo si è svolto a Pedaso (Ap) il corso di perfezionamento “La registrazione e l’amplificazione del coro”, che ha affrontato le problematiche relative alla tecnologia applicata al canto corale e in particolare la registrazione dei concerti dal vivo e l’amplificazione degli stessi in diversi ambienti e con diverse acustiche. Due importanti appuntamenti concertistici hanno poi coinvolto l’intera regione. Giovedì 30 aprile a Tolentino il Coro Regionale dell’Arcom diretto dal maestro Simone Baiocchi ha eseguito in concerto musiche di Bach, Vivaldi e Haendel; il coro, composto da ventidue coristi provenienti dall’intera regione e quattro dal vicino Abruzzo, è stato costituito allo scopo di accrescere la formula associativa e il senso di appartenenza, fornendo una formazione corale di qualità superiore. Sabato 16 maggio a Fabriano si è invece tenuta la rassegna regionale dedicata ai cori di voci bianche. La rassegna, a carattere itinerante e su invito, coinvolge normalmente otto cori di voci bianche provenienti dalle quattro province. Negli ultimi anni la maggioranza è stata costituita da cori scolastici. Al mattino si sono svolti concerti nelle scuole della città ospitante, mentre nel pomeriggio si è tenuto un concerto con la partecipazione di tutti gli otto cori ospiti presso il teatro Gentile da Fabriano. Si segnala infine la XIV edizione di Picenincoro, manifestazione avviatasi il 10 luglio e tuttora in corso di svolgimento, che coinvolge 33 cori dell’intera provincia di Ascoli Piceno. 61 U.S.C.I. Lombardia Unione Società Corali della Lombardia Via S. Marta, 5 - 23807 Merate (Lc) Presidente: Franco Monego Nuovo assetto per l’associazione lombarda Il Direttivo di Usci Lombardia, radunatosi il giorno 4 luglio per la prima volta dopo l’elezione del nuovo presidente Franco Monego, ha in cantiere nuovi progetti. Innanzitutto il presidente ha orientato l’interesse dell’associazione verso i progetti Feniarco relativi all’omologazione del sito web secondo la grafica e il modello di quello nazionale e alla collana Voci & tradizione per la raccolta del patrimonio etnomusicale regionale. Per quanto riguarda gli aspetti amministrativi interni, si è valutata la possibilità di costituire nuove delegazioni Usci con le province di Monza e Cremona, che avrebbero i numeri per potersi gestire autonomamente. Attualmente Usci Lombardia conta 9 delegazioni provinciali e associa nel 2009 oltre 350 gruppi corali di ogni tipologia. Ecco il nuovo organigramma dopo le elezioni del 23 maggio scorso: Franco Monego (presidente), Tonino Chiodo (vi­ce­pre­si­ dente), Andrea Natale (segreteria, coordinamento e amministrazione); Guerino Comi (consigliere Usci Bergamo), Pier Domenico Guerri (consigliere Usci Brescia), Silvia Galli (consigliere Usci Como), Giorgio Morandi (consigliere Usci Lecco), Massimo Vasconi (consigliere Usci Mantova), Gaudenzio Zebro (consigliere Usci Milano), Gregorio Zanocco (consigliere Usci Pavia), Gianpietro Mariconti (consigliere Usci Sondrio), Maurizio Biscotti (consigliere Usci Varese); Collegio Sindacale: Diego Fracasso (presidente), Fedele Carnovali e Giovanni Castegnaro (membri effettivi), Michela Cuter e Andrea Gabrielli (membri supplenti). La Commissione Artistica è in fase di ricostituzione e, nell’ultimo consiglio, sono stati individuati i nomi dei nuovi componenti su proposta dei consiglieri provinciali. RUBRICHE 62 DISCOGRAFIA Adoramus te Domine Jesu Christe La Settimana Santa e la Pasqua nel canto antico Officium Consort (direttore, Danilo Zeni) - La Bottega Discantica Via Crucis La Passione nella Spagna del XVI secolo Daltrocanto (direttore, Dario Tabbia) - Symphonia In questa sezione proponiamo due cd che compongono insieme un grande affresco musicale dell’Europa rinascimentale su un tema centrale e forte del calendario liturgico: il tempo di Passione e la Pasqua. La Settimana Santa, con i suoi riti e le sue devozioni, viene rappresentata musicalmente nei due cd in modo complementare e al tempo stesso ricco e vario suggerendo un ascolto integrato molto stimolante. Sullo sfondo le grandi problematiche riguardanti la musica al tempo del Concilio di Trento. Riportiamo dal booklet dell’Officium Consort: «Negli ultimi due anni (1562-63) del Concilium Tridentinum i padri conciliari affrontarono i problemi inerenti il rapporto tra musica e liturgia. È certo che l’idea di bandire la polifonia negli usi ecclesiastici fu posta in discussione. Poi si convenne di non deliberare dettagliatamente su aspetti tecnico-musicali, ma di emanare una normativa generale, interpretabile con maggior elasticità, anche in rapporto alle tradizioni locali: Tutto deve essere regolato in modo tale che sia che le messe si celebrino parlando sia cantando, ogni cosa, chiaramente e opportunamente pronunciata, scenda dolcemente nelle orecchie e nei cuori degli uditori. Quanto alle cose che si voglia trattare con musica polifonica o con l’organo, nulla vi deve essere di profano in esse […]. In ogni modo, tutta questa maniera di salmodiare in musica non deve essere composta per un vacuo diletto delle orecchie, ma in modo tale che le parole siano percepite da tutti [...]. Si espellano dalla chiesa quelle musiche nelle quali, sia tramite l’organo sia tramite il canto, si mescoli alcunché di lascivo e d’impuro. In sostanza si dispone l’eliminazione dei tenor e dei modelli parodici profani e si raccomanda una totale intelligibilità del testo cantato, indirizzando verso una maggior severità del costume musicale. La seconda metà del ’500 fu indubbiamente un’epoca difficile per i compositori di musica sacra: si chiese loro di rinunciare agli aspetti più imponenti, spettacolari e complessi del contrappunto in nome della “semplicità” e di una “comunicazione” immediata ai fedeli, elementi che la Riforma e il corale di Lutero avevano reso irrinunciabili. Il perseguimento della “musica intelligibile” fu in realtà una delle opzioni che vennero esercitate, ma l’effetto pratico delle normative controriformistiche fu difforme di luogo in luogo, relativamente limitato nel tempo e talvolta soggetto a interpretazioni riduttive e compromissorie. Un espediente diffuso fu il frequente ricorso all’alternanza nell’uso liturgico di sezioni polifoniche con altre in “canto piano”: una prassi già precedentemente avviata, che però in questo contesto diviene formale attestazione di ossequio alla normativa tridentina, consentendo nello stesso tempo l’uso liturgicamente coerente di brani polifonici fioriti collegati al canto piano. […] L’iter liturgico trova già una compiutezza strutturale e drammaturgica nel monodico gregoriano, una finitezza rispettata negli interventi rinascimentali, protesi ad amplificarla nei codici comunicativi correnti e aggiornati tra il finire del ’500 e i primi anni del secolo successivo. La funzione liturgica risulta dilatata dall’introduzione dei brani polifonici, nei quali l’estetica melodica delle singole voci tende, secondo i dettami conciliari, verso l’archetipo considerato sacralmente superiore del “gregoriano”; ma l’espressione rinascimentale del contrapunctus lo dimensiona ora verticalmente come orizzontalmente. Si assiste all’aggressione, all’invasione della dimensione verticale rispetto a quella orizzontale. La struttura melodica ancora di ascendenza medioevale risulta diluita, quasi annegata entro una sensibilità espressiva accordale, non ancora in senso armonico funzionale, ma con finalità timbrico-coloristiche: gli “accordi” sono sovrapposizioni intendibili come chiaroscuri emozionali». Una “estetica” ben esemplificata dagli autori eseguiti nel cd: Giovanni Matteo Asola (1524-1609), Costanzo Porta (1529-1601), Lodovico Grossi da Viadana (ca. 1560 -1627), Tomás Luis de Victoria (ca. 1548 -1611), Marc’Antonio Ingegneri (ca. 1.547-1592), Francesco Corteccia (1502-1571), Jacobus Gallus (1550-1591). Tale “estetica” si riscontra anche nella produzione non precisamente liturgica coeva. Scrive Dario Tabbia nel booklet del cd Via Crucis: «Non appartenente alla liturgia ma alla pratica devozionale, la Via Crucis da sempre rappresenta uno dei momenti più intensi e sentiti dalla pietà, popolare. […] Le musiche contenute nel cd appartengono tutte al grande repertorio offerto dalla scuola spagnola a partire dal tardo XV secolo fino a Victoria. Il perché di questa scelta sta proprio nell’aver riconosciuto in questi autori un comune senso del colore musicale usato in senso fortemente espressivo al punto di renderlo più che evocativo, visivo, plastico. Sono pagine rare, non solo per la loro bellezza, ma per il fascino straordinario che ci coinvolge al punto da farci assistere a una vera e propria rappresentazione musicale. Ascoltare la successione di questi mottetti da Morales a Anchieta, da Esquivel a Guerrero, è come sfilare lentamente di fronte alle immagini in bassorilievo che rappresentano le singole stazioni della Via Crucis. I testi sono stati scelti immaginando che ognuno di essi sia stato pronunciato da un personaggio presente a quella tragica processione. Fra essi si inseriscono le due visioni del profeta e l’urlo drammatico di Cristo». Siamo dunque, in entrambi i lavori, di fronte a notevoli esempi di musica poetica, in cui i versi determinano la sostanza della musica, realizzando in definitiva un unicum inscindibile. La musica si aggiunge e integra la poesia del testo sacro senza modificarne l’espressione e quindi non può essere in alcun modo disaggregata dal contenuto verbale da cui trae origine e ragione, e che perfeziona nella sua comunicazione. E questo unicum si rivolge e “funziona” anche nei confronti di chi non conosce affatto il latino, ma intende benissimo quali siano gli “affetti” e il significato profondo del testo proprio dal contesto liturgico e dalla performance musicale. Una apoteosi dell’aspetto declamatorio della musica, attivato all’interno delle nuove dimensioni coloristiche e percettive, in fase di veloce sviluppo sull’onda della crescente sensibilità verticale, pre-armonica, della scrittura polivocale: è questa la relazione tra poesia e musica nel programma artistico di fine ’500. Un ascolto imprescindibile. Alvaro Vatri 63 Respicere Paolo Bon «Respicere significa “guardare indietro”. Questa raccolta, infatti, è un’antologia di miei interventi in diversi settori di ricerca speculativa ed espressiva musicale, effettuati a partire da anni ormai remoti fino ai nostri giorni». Più sintetica presentazione, riprodotta tanto sul libretto quanto sul cd medesimo, non si poteva dare. E per capire l’operazione, non resta che addentrarsi nei molti brani contenuti dal doppio cd dove Paolo Bon raccoglie ventisei composizioni rappresentative di un percorso più vicino al mezzo che al quarto di secolo. Lo scenario che si apre è molto più vasto di quello che il lettore di Choraliter, legato alla produzione corale di Paolo Bon, probabilmente si aspetta. Uno scenario che comprende composizioni per i più diversi organici vocali, per voci e strumenti, per soli strumenti. Elaborazioni, composizioni originali, perfino la realizzazione del continuo in sonate bachiane. Un panorama delle molte vie su cui incamminarsi, di cui comunque anche il mondo corale aveva avuto saggio con la pubblicazione, su La cartellina, dei brani del Quaderno di Katia e Ilaria. Fedele, in questo, Paolo Bon a quanto sempre affermato, fin dai tempi della “Nuova Coralità” e delle elaborazioni più note: di voler essere, di essere, anzi, musicista tout-court, non limitato al ruolo di “elaboratore” di brani corali tratti da temi popolari. Il filo che lega tutta la produzione di Paolo Bon, così come appare da questo doppio cd, è il radicamento nell’esperienza che lo ha preceduto. Come per tanti brani corali, creati partendo da un tema di tradizione orale, così le altre composizioni prendono via da un tema preesistente, da una forma, da una suggestione letteraria. Nulla nasce dal niente, sembra volerci dire Paolo Bon: ogni cosa si porta dietro ciò che l’ha preceduta, in modo prossimo e remoto. Occultarlo sarebbe impresa inutile e soprattutto falsa e vuoto, prima ancora che presuntuoso, chi pretendesse di saper creare svincolandosi da ogni esperienza pregressa. Né questa eredità frena la creatività, che la consapevolezza degli archetipi sottostanti a ogni nuova composizione e della loro arcaicità non è nostalgia o rifiuto della modernità. Nel guardare indietro il doppio cd non percorre soltanto le tappe artistiche di Paolo Bon, ma è quasi un riassunto della sua vicenda umana: in veste di interpreti compaiono cori diretti ormai molto tempo fa e compagini per le quali ha scritto più recentemente, colleghi, amici e famigliari coi quali immaginiamo un continuo dialogo negli anni, confrontando idee e progetti. E, sia pure a prezzo di qualche discontinuità nella qualità esecutiva (e anche nella tecnica di incisioni distanziate trent’anni l’una dall’altra), anche questo radunarsi attorno al maestro di tanti soggetti diversi dà la dimensione del lavoro e dell’impegno di Paolo Bon. Sandro Bergamo RUBRICHE 64 65 SCAFFALE Angelo Mazza Armonie in controluce Antologia di musiche corali Milano, Edizioni Musicali Europee, 2008 Canto popolare, concetto vago di non facile definizione: espressione istintiva, voce spontanea, non dotta, di sentimenti che sono comuni a una precisa cerchia sociale, resi in essenzialità testuale e melodica; insieme di “modi di dire” su cui si sono sedimentati gli apporti creativi di generazioni, tali da rendere “assoluto” il senso poetico espresso; voce di fantasie, speranze e tragedie, gioie, sogni e drammi filtrati dal tempo e legati a mestieri, guerre, regrets di tutta una gente. In queste asserzioni c’e indubbiamente molto di vero, tenuto anche conto che il canto popolare trova nella coralità la sua destinazione più consona, essendo la coralità espressione e colore del sentimento comune, dove il singolo si confonde nel gruppo sì che il risultato arriva a manifestarsi come voce di popolo. Sulla base di questi presupposti, come si può oggi rendere, anzi approfondire il genuino assunto popolare senza tradirlo con elaborazioni musicali tali da travisarne lo spirito? sottolinearne il significato senza annullare il suo istintivo e schietto colore? Ecco la scommessa, considerato il fatto che mai la tradizione illetterata si è espressa a più voci contrappuntisticamente articolate, a meno di non riferirsi al semplice procedere per terze e/o seste oppure a1 gioco di alcune formule cadenzali. Non per niente alcuni dei primi e maggiori elaboratori di melodie tradizionali, quali ad esempio Luigi Pigarelli, si sono limitati per lo più a questo. Qui sta appunto il nocciolo del problema, giovarsi dell’acculturata sapienza musicale proprio per ricreare lo spirito della comune tradizione attraverso un trattamento vocale che lasci spazio anche alle istintive fantasie e trasgressioni tipiche dell’estemporaneità popolare. Ciò vale ovviamente anche per i falsi, cioè per gli spunti testuali e melodici d’autore, riportati idealmente alla tradizione popolare ma in realtà inventati oggigiorno sulla falsariga di quella esperienza secolare. Se questo è il quadro generale, ecco nella presente raccolta una precisa risposta ai quesiti ora tratteggiati, la risposta che Angelo Mazza dà con le sue elaborazioni, armonizzazioni nonché con le sue creazioni originali, volte queste non tanto a riproporre antiche idee ed esperienze, quanto a realizzare una personale visione musicale se pur rispettosamente debitrice della più amata tradizione. Direttore di coro di lungo corso e come tale vero conoscitore dello “strumento”, Mazza si dimostra sempre attento agli equilibri della scrittura corale, per quanto riguarda sia l’amalgama, sia la respirazione delle voci, sia i rapporti d’intonazione, curando di non sottoporre le voci stesse a particolari tensioni di registro. Il tutto finalizzato alla creazione di atmosfere delicate, raccolte, tendenzialmente impressioniste anche per la cura riposta nel frammento. Ogni parola e ogni immagine sono interpretate con puntualità, dal che derivano contrasti coloristici che propongono una sorta di divisionismo musicale: accostamenti di sfumature chiaroscurali ottenuti con frequenti cambi di modo, rapporti cadenzali evitati, transizioni dirette. E di tali caratteristiche una buona esecuzione dovrà ovviamente farsi carico, ponendole nel giusto risalto. Questo sia che si tratti di canti noti, sia che si tratti di rivisitazioni personali di quelle esperienze popolari oppure di creazioni originali tout court, realizzate nel ricordo di persone o di episodi lontani che rivivono cosi nel fascino antico ed eterno del suono corale. Bruno Zanolini (dalla Prefazione al volume) Giovanni Battista Candotti Composizioni sacre a cura di Giovanni Zanetti Udine, Pizzicato, 2009 Una nuova pubblicazione per valorizzare l’importante opera di un compositore troppo spesso poco studiato: con questo spirito è stato recentemente presentato al pubblico il volume antologico Giovanni Battista Candotti, Composizioni sacre, curato da Giovanni Zanetti per le edizioni Pizzicato e realizzato dall’USCI Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il coro “G.B. Candotti” di Codroipo in occasione delle celebrazioni per il secondo centenario della nascita del musicista friulano. Con questo volume trovano finalmente pubblicazione in edizione moderna diverse composizioni sacre di Candotti, sinora reperibili unicamente in forma manoscritta e dunque difficilmente accessibili ed eseguibili. Si tratta dunque di un importante progetto di recupero della produzione musicale candottiana, che si colloca nella più ampia attività dell’USCI Friuli Venezia Giulia a favore della promozione e diffusione dell’attività corale in regione e della valorizzazione tramite la collana editoriale Choraliamusica delle importanti figure di musicisti e compositori che, nel corso dei tempi, hanno dato lustro musicale al territorio. Nell’antologia trovano spazio opere per organici diversi, anche al fine di soddisfare le differenti esigenze esecutive: vi sono infatti composizioni per coro misto quali la Messa op. 234, O salutaris Hostia op. 228, Exultate Deo op. 223, Adoramus op. 227, l’Inno di San Giovanni Nepomuceno op. 472, O salutaris Hostia op. 419; per coro femminile, tre brevi mottetti in forma classica: Suscipiat Dominus e Adoramus te, Coriste op. 301 n. 1 e n. 2 e Crudelis Herodes op. 452. Gli ultimi brani raccolti nel volume sono dedicati al coro a voci pari maschili: il Miserere a 4 voci op. 322, la canzoncina Oggi è nato op. 321 e la Messa di Nancy, con la quale Candotti vinse nel 1854 il Concorso Internazionale di Composizione di Musica Sacra. Nato a Codroipo il primo agosto 1809, Giovanni Battista Candotti fu ordinato sacerdote il 9 settembre 1832 e fu successivamente maestro di cappella presso il duomo di Cividale del Friuli fino alla morte nel 1876. Citando l’introduzione al volume curata da Lorenzo Nassimbeni, Candotti «preoccupato di riportare la musica sacra alla sua essenza spirituale, promuove una riforma che intendeva eliminare l’influsso del melodramma nella musica da chiesa. Nel secondo periodo della sua vita fu critico anche nei confronti delle stesse sue composizioni giovanili e, stilando il catalogo cronologico dei suoi lavori, non mancò di annotare la scarsa qualità di alcuni brani. L’elenco delle sue opere conta 519 composizioni, in gran parte messe, salmi, inni, ma anche brani per organo solo, pezzi per banda, sinfonie orchestrali, e un unico canto su testo friulano. A queste composizioni ne vanno aggiunte altre di minore importanza, che Candotti non ha inserito nel suo catalogo». Un’ingente corpus musicale, dunque, che potrà offrire molti altri fertili spunti a pubblicazioni future. Pier Filippo Rendina RUBRIcHE 66 67 moNDoCoro a cura di Giorgio Morandi «voi non venite qui a cantare una nota qualunque. voi venite qui a cantare la vostra nota. non è una cosa da niente. È una cosa bellissima. avere una nota, dico: una nota tutta per sé. Riconoscerla, fra mille, e portarsela dietro, dentro e addosso. Potete anche non crederci, ma io vi dico che lei respira quando voi respirate, vi aspetta quando dormite, vi segue ovunque andiate… statemi a sentire… anche se la vita fa un rumore d’inferno affilatevi le orecchie fino a quando arriverete a sentirla, e allora tenetevela stretta, non lasciatela scappare più. Portatevela con voi, ripetetevela quando lavorate, cantatevela con la testa, lasciate che vi suoni nelle orecchie, e sotto la lingua e nella punta delle dita. e magari anche nei piedi…» (a. baricco, Castelli di rabbia). quando avrete tra le mani questo numero di Choraliter sarà ormai estate avanzata, ma tempo per riflettere sulle parole sopraccitate ce ne sarà ancora. ne vale la pena. Può essere un buono spunto per ripartire e buttarsi di nuovo a capofitto nelle usate attività artistiche e non che la vita ci riserverà per… l’esercizio 2009-2010. Ubuntu è una antica parola africana che può essere così tradotta: io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti. nel nuovo anno metterla alla base del nostro essere è un suggerimento, peraltro già sostenuto da don Lorenzo Milani quando scriveva: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. sortirne tutti insieme è politica. sortirne da soli è avarizia». auguri a tutti quanti. Benefici dall’attività corale Ragazzi, adulti e comunità traggono beneficio dall’attività corale? se e come è spiegato in una nuova indagine che è stata realizzata da chorus america e che si intitola Studio sull’impatto del Coro (The Chorus impact Study). «il canto corale continua a essere la forma più popolare di partecipazione nella produzione artistica»; «Gli adulti che cantano in coro sono notoriamente buoni cittadini»; «i ragazzi che cantano in un coro hanno buon successo scolastico e ottime abilità lavorative»; «il venir meno di opportunità di canto per i ragazzi e i giovani è una indicazione chiave per cominciare a preoccuparsi». e poi, ancora: «tipi di coro a cui partecipano i cantori»; «Partecipazione corale e abilità di gruppo»; «Partecipazione corale e prestazioni accademiche»; «Partecipazione corale e abilità sociale dei ragazzi»; «Genitori e coinvolgimento parentale nelle scuole» e molti altri ancora… questi i temi trattati in dettaglio dalla ricerca reperibile (in lingua inglese) nel sito dell’associazione promotrice: www.chorusamerica.org/documents/impact09/impactstudy09_Report.pdf Sostegno alla coralità in America chorus america, l’associazione che sostiene e rafforza le organizzazioni corali e fornisce ai loro dirigenti informazioni, ricerche, aiuto per lo sviluppo delle attitudini al comando, training professionale e sostegno per aiutare i cori a dare il miglior contributo possibile alle proprie comunità e all’arte corale, è una voce potente e unitaria che mira a incrementare il riconoscimento del canto corale come parte essenziale della società. Realizza questo anche attraverso la presentazione di una serie di premiazioni riservate ai cori e individui che coprono un ampio ventaglio di competenze e risultati, quali la competenza artistica, la programmazione coraggiosa e innovativa, la generosità filantropica. L’esempio dei premiati, sostiene la presidente ann Meier baker, serve da modello per tutti i cori che lottano per avere successo nelle proprie comunità. Lo scorso mese di giugno sono stati consegnati i seguenti premi: Margaret Hillis award, per l’eccellenza corale; Michael Korn founders award, per lo sviluppo professionale dell’arte corale; Louis butto award, per l’azione innovativa e lo zelo imprenditoriale; dale Warland singers commission award; chorus america education outreach award; Michael Korn founders award, per il sostegno filantropico alle arti; chorus america Philantropic award, per la filantropia a favore della coralità; chorus america - ascap awards, per la programmazione più innovativa; chorus america - ascap - alice Parker award. Ma chorus america ha annunciato per il 2010 un nuovo riconoscimento denominato chorus america distinguished service award, un premio che sarà assegnato a chi, con un lungo servizio nel campo corale, promuove la mission di chorus america: «costruire una società corale dinamica e complessiva così che un numero sempre maggiore di persone siano trasformate dalla bellezza e dalla forza del canto corale». Pubblicazioni corali Le donne nella musica corale un database internazionale delle donne impegnate nella direzione corale. acda, l’associazione dei direttori di coro americani, sta pubblicando un libro dal titolo donne nella musica corale e contemporaneamente sta compilando un elenco di nomi e informazioni relative a donne attive nel campo della musica corale come educatrici e come direttore di coro. il progetto è sostenuto da molte motivazioni tra cui la principale è quella di promuovere collegialità tra donne direttore di coro. il database servirà anche per espandere la conoscenza di donne che possono operare con cori scolastici di vario livello o possono essere chiamate a dirigere ogni tipo di coro. inoltre, si vorrebbe andare incontro a ogni tipo di necessità del sempre maggior numero di donne direttore di coro che hanno espresso il desiderio di conoscere le proprie colleghe. acda invita tutte le signore musiciste a far parte di questa importante risorsa fornendo le proprie informazioni in www.womeninchoralmusic. org e dà la propria disponibilità a rispondere a tutte le domande di chiarimento su questo progetto. informazioni sul libro possono essere richieste a Joan catoni conlon su joan.conlon@ colorado.edu; informazioni sul database, invece, vanno richieste a Rachel samet su [email protected]. sullo stesso argomento recentemente è stato pubblicato il volume Saggezza, capacità e volontà: donne direttore di coro parlano della loro arte e queste donne sono Hilary apfelstad, doreen Rao, ann Howard Jones, Melinda o’neal, Kathy salzman Romey, Harriet simons, Joan Whittemore, sue Williamson, beverly taylor, Margherite brooks, sharon Hansen e Joan colon, nomi affermati della coralità americana. questo “symposium” sulla pratica corale costituisce un riesame della professione musicale corale al femminile. scritto da valenti direttori di coro, il libro confuta i luoghi comuni e le attitudini convenzionali relativi alla direzione corale. «questo fresco cammino verso il futuro ripensa la musica corale che abbiamo scelto, RUBRIcHE 68 i modi e i mezzi per la sua presentazione» dice una delle co-autrici. i saggi forniscono indicazioni interessanti sui nuovi indirizzi futuri nel campo della direzione corale e dell’insegnamento corale; trattano delle tecniche di preparazione delle partiture. «che cosa vogliono le donne? esse vogliono le stesse cose che desiderano o che dovrebbero desiderare anche gli uomini: esecuzioni musicali eccitanti, sensibilità al testo, attenzione alle strategie di apprendimento del suono nelle prove, buona tecnica vocale, conoscenza della partitura, ecc. » Wisdom, Wit and Will: Women Choral conductors on Their art, pubblicato da Gia, chicago. Un… non-libro sul riscaldamento della voce a qualche collega che chiedeva l’indicazione di un buon libro per il riscaldamento della voce nei suoi cori della scuola media e scuola superiore un direttore di coro americano risponde che «…per la verità i migliori esercizi per il riscaldamento della voce devono essere presi dal repertorio corrente su cui il coro sta lavorando». e continua dicendo al collega: «…qualunque sia lo scopo finale – aumentare l’estensione sonora, unificare i registri, lavorare su vocali speciali – indirizza il coro ai passaggi che meglio dimostrano la tecnica su cui stai lavorando. varia i passaggi nel tempo, la trasposizione, le vocali, qualsiasi cosa che ti spinga verso il raggiungimento del tuo scopo. fa sì che il coro sia coinvolto contemporaneamente nella tecnica e nel repertorio. Non qualche irrilevante libro estraneo! buona fortuna!». (il Conte, eurochoraltalk). Interviste Villa Lobos - Musica Sacra Heitor villa Lobos (1887-1959) da molti è considerato il più grande esponente della musica brasiliana del XX secolo. Le sue composizioni, che virtualmente spaziano in tutti i generi musicali, rappresentano il suo sforzo teso verso lo sviluppo di uno stile nazionalistico brasiliano. Le sue opere sacre più grandi, come Bendita Sabedoria, Missa São Sebastiaõ e Magnificat alleluia, vengono ogni tanto eseguite, ma le opere corali sacre più piccole che si trovano nella sua collezione Musica sacra, vol 1 restano meno conosciute. Ricordando il 50º anniversario della morte di villa Lobos, per quelli di noi che operano nel campo corale è bene considerare con maggior attenzione il contributo dato da questo compositore al mondo della musica corale. egli ha facilitato la nostra comprensione del ruolo unico che egli ha svolto nel presentare al mondo, durante la prima metà del XX secolo, l’anima Brasiliana. tutto ciò è presentato in dettaglio da Jill burleson in un articolo che presenta il retroterra del musicista, l’influenza etnica sulla musica brasiliana, le fasi del suo comporre, il linguaggio musicale di villa Lobos, la sua musica corale e il significato della musica sacra. L’articolo integrale di dieci pagine, in lingua inglese (rivista di luglio 2009 dell’acda - associazione americana dei direttori di coro) può essere fornito a richiesta dall’estensore della rubrica. Dave Brubeck: la sua musica il compositore dave brubeck è oggetto di dieci pagine di intervista rilasciata a W.M. skoog. uno dei più rinomati musicisti jazz del nostro tempo, dave brubeck, è definito dalla united states Library of congress una leggenda vivente. egli è un compositore prolifico di musica corale in varie forme. La sua musica commuove le persone e dona un forte messaggio di speranza che ispira il pubblico; la sua musica merita di essere conosciuta ed eseguita, e questo è lo scopo dell’articolo che presenta la musica di brubeck ai direttori di coro, li ispira e li incoraggia ad affrontarla. «io spero che la mia musica sia accessibile a qualsiasi buon coro che voglia lavorare» dice lo stesso brubeck. La maggior parte della musica di dave brubeck è reperibile presso la alfred Publications e la shawnee Press. L’intervista di William M. skoog a dave brubeck, in lingua inglese, è comprensiva dell’elenco della sua produzione consistente in poco meno di 100 titoli. il testo dell’intervista è disponibile richiedendola all’estensore della rubrica. 69 L’angolo dei cd segnalati nel mondo Le Grazie Veneziane: musica dagli ospedali vocal Concert dresden - dresden instrumental Concert dir. Peter Kopp. Carus 83.264 (2008 - 72'46") scoprire meravigliosi pezzi di musica del periodo barocco per voci e strumenti che non portino appiccicati i nomi di schütz, Purcell, bach, Haendel o vivaldi è sempre un gran piacere. il cd le grazie veneziane offre musica di tre compositori: nicola a. Porpora (1686-1768), Johann a. Hasse (1699-1783) e baldassarre Galuppi (1706-1785). Le note accompagnatorie del direttore Kopp ci dicono che tutte queste – assieme a molte altre – sono composizioni che furono scritte specificamente per i quattro ospedali di venezia. fin dal sec. Xiv gli ospedali avevano dato aiuto ad ammalati, poveri, anziani e orfani. Pian piano queste istituzioni si trasformarono sempre più in centri dove si faceva musica, e alla fine diventarono i famosi conservatori di musica del Xviii sec. assieme ai musicisti di san Marco essi diedero il tono alla vita musicale veneziana. Le musiche di Porpora sono particolarmente interessanti date le altissime qualità di educatore della voce del compositore (se ne ha evidenza chiara nel suo de profundis del 1744). il formato di questi brani non è diverso da quello di una cantata: introduzione strumentale, ritornelli e arie solistiche con brevi risposte corali. il canto corale in questo cd è stupendo. offre una specie di suono idealizzato e ingenuo, esattamente ciò che ti aspetteresti da giovani donne che cantano musica barocca. È chiaro, pulito e piacevolmente intonato. Purtroppo in questa registrazione le voci soliste hanno un carattere completamente diverso da quello del coro. La bella qualità del “chiaro e pulito” del coro non c’è più. in termini di programmazione un buon coro femminile di scuola superiore dovrebbe essere in grado di produrre queste composizioni con discreta facilità. Le parti soliste non sono facili, ma per un buon giovane solista potrebbero rappresentare una grande opportunità. dopo tutto questi brani furono scritti per ragazze dai 12/13 ai 20/21 anni. Le parti strumentali potrebbero essere eseguite da pochi solisti e da una solida sezione di basso continuo (Choral Journal, luglio 2009). RUBRIcHE 70 Carlo Gesualdo (1561-1613) «Quarto Libro de Madrigali» la venexiana - dir. Claudio Cavina glossa B00004YlB6 (2006; 67’22”) carlo Gesualdo fu uomo di passione. il suo Quarto libro de madrigali (1596) rappresenta un ponte tra lo stile leggero delle sue prime composizioni e il suo crescente cromatismo dell’ultimo periodo. L’intonazione precisa e l’abile attenzione al testo del gruppo La venexiana permettono ai madrigali di Gesualdo di diventare vivi attraverso una miriade di colori. il testo è usato per determinare il tempo, l’articolazione, le dinamiche e il timbro. L’enfasi data alla poesia nei manoscritti senza tempo di Gesualdo respira nuova vita. La bellezza del suono di La venexiana rende difficile rilevare nella registrazione dei picchi di qualità. uno non deve andare oltre il primo canto luci serene e chiare per rendersi conto che questo è un bel cantare. questo cd contiene anche due brani dal Secondo libro de madrigali di Gesualdo (1594) e uno dal Quinto libro de madrigali (1611). i due brani dal Secondo libro sono mozzafiato. il contrasto stilistico di questi madrigali bene evidenzia l’evoluzione dello stile di Gesualdo. L’attenzione alla raffinatezza del testo propone La venexiana come uno dei migliori esecutori che a Gesualdo portano nuova luce. questo discorso insegna molto sulle sfumature del testo. ogni parola è assaporata nella bocca e nel cuore. Gli amanti della musica antica non possono perdere questo cd (Choral Journal, maggio 2009). Doni Semplici (Simple gifts) The King’s Singers - Signum SigCd121 (2008 - 48'46") il fantastico mix di intonazione e di colore vocale dei King’s singers è ben noto, ma è eccitante ascoltare questo gruppo in un repertorio più leggero del solito. sul cd Simple gifts ci sono canti popolari e folk inglesi e americani arrangiati da Philip Lawson, bob chilcott e Peter Knight. il maggior numero di brani è arrangiato da P. Lawson il cui scopo principale è quello di preservare i canti nella forma in cui sono giunti a noi. Molti dei suoi arrangiamenti sono poco più che trascrizioni. L’intera collezione è caratterizzata da un suono intimo e caldo. il suono che si ascolta è quello che nasce in uno spazio piccolo: ogni movimento della bocca viene rilevato dando al canto un aspetto fortemente percussivo. come negli album degli anni ’60/’70 che i King’s singers vogliono emulare, la qualità del suono è molto “ingegneristica” e ricorda good vibrations dei beach boys. Gli arrangiamenti dei brani di questo cd sono stati pubblicati dalla Hal Leonard e quindi possono essere eseguiti con piacere e gusto dai nostri cori (Choral Journal, luglio 2009). Esplorando il mondo della musica corale: partiture Guararé Ricardo Fàbrigas - arr. alberto garau - satb - www.earthsongsmus.com alberto Garau, uno dei più prolifici compositori venezuelani di musica corale, ha preso la musica di R. fàbrigas e l’ha adattata per coro misto. il testo di colaco cortéz parla dello spettacolo della danza che un viaggiatore trova arrivando nella città panamense di Guararé, mentre è in pieno svolgimento uno dei suoi festival. È un canto gioioso, punteggiato di sincopi e di ritmi puntati. il ritmo deriva dalla Tamborera, una danza degli anni ’50/’60 popolare in Panama. si può ascoltarne una esecuzione in www.earthsongsmus.com/frameintro.php?url=catfind. php Quando con Tom andai a Tywyn (As I went with Tom to Tywyn) arr. Nigel e. Jones - per voci bianche all’unisono e pianoforte ai cori che vogliono aggiungere un accento celtico al proprio programma di concerti piacerà certamente l’arrangiamento di nigel e. Jones di questo tradizionale canto popolare del Galles. organizzato in forma strofica il canto racconta la storia di un viaggio da un villaggio di montagna nel Galles del nord alla città di tywyn in riva al mare. ognuna delle cinque strofe descrive il paesaggio che il viaggiatore osserva lungo il suo viaggio e le emozioni che egli prova camminando. il pezzo può essere eseguito in inglese o in gallese dato che una guida alla pronuncia è allegata alle note accompagnatorie. La sfida per i cantori consiste nel riuscire a rendere una pronuncia chiara per poter presentare con efficacia la storia e realizzare i contrasti di forma e di dinamica insiti in ogni verso. La parte pianistica richiede un musicista di capacità medio-avanzata. È raccomandabile che per ottenere l’effetto migliore il brano venga eseguito in lingua gallese (Choral Journal, maggio 2009). Eventi corali internazionali International Choral Day La festa corale mondiale si svolgerà come sempre in tutto il mondo nella seconda domenica di dicembre prossimo, cioè il giorno 13. si ricorda che per partecipare bisogna: – organizzare in tale data… una qualsiasi occasione corale: un concerto, una rassegna, un meeting corale, una conferenza; – durante l’evento bisogna dichiarare esplicitamente la parte- 71 cipazione declamando il testo previsto (reperibile ormai in molte lingue, anche in italiano); – segnalare a ifcm (www.ifcm.net - sig.ra Maria catalina Prieto) l’effettivo svolgimento della manifestazione. Ihlombe! Festival corale sudafricano ihlombe è un grande raduno corale internazionale che ha luogo tra il 28 luglio e il 9 agosto 2010 in sudafrica dove cori da tutto il mondo e di tutte le età e generi eseguono concerti individuali con numerosi eccellenti cori sudafricani. i gruppi partecipano anche a laboratori musicali con direttori di coro famosi, come Richard cock (direttore artistico del Joannesburg festival orchestra e del coro sinfonico di Johannesburg), Gorge Mxadana (fondatore e direttore musicale della imilonji Kantu choral society) e Renette bouwer (direttrice del coro Kingsway dell’università di Johannesburg). i laboratori comprendono anche percussioni africane, danze e tradizioni corali locali. Melodia! Festival musicale sudamericano nel 2010 avrà luogo dal 21 luglio al 2 agosto a Rio de Janeiro e buenos aires. vi possono partecipare cori di ragazzi e a voci miste di tutto il mondo. famosi direttori ospiti (doreen Rao tra questi) produrranno esecuzioni di combinazioni corali con orchestre professionali. il festival prevede anche concerti corali individuali in luoghi e occasioni famose, come il festival Musicale invernale di Petropolis e la cattedrale candelaria di Rio de Janeiro. i cori saranno anche impegnati in laboratori di musica sudamericana e iniziative culturali in cui canto, danza e percussioni saranno guidati dagli studenti della scuola di samba brasiliana e da membri del coro di ragazzi cidade de deus. Rhapsody! Festival musicale per ragazzi a Vienna, Salisburgo e Praga avrà luogo dal 15 al 26 luglio, con guest conductor Janet Galvan. i cori partecipanti si esibiranno in luoghi prestigiosi come la smetana Hall di Praga, nelle tre città europee storicamente più importanti: vienna, salisburgo e Praga. in concerti individuali e a più cori si esibiranno in località famose con cori locali e orchestre. i cori di ragazzi sono invitati a partecipare a questo prestigioso festival. esso ha tutte le premesse per rimanere – per coloro che ne saranno coinvolti – una esperienza indimenticabile dal punto di vista musicale, culturale ed educativo. 72 Assemblee corali internazionali Ifcm (Federazione Internazionale per la Musica Corale): assemblea generale 2009 avrà luogo a Örebro in svezia, nei giorni 23 e 24 ottobre, nella cornice dei festeggiamenti per il 20º anniversario di attività del coro Mondiale Giovanile (World Youth choir) e per l’inaugurazione del centro svedese per la Musica corale. i partecipanti all’assemblea sono anche invitati ai due concerti di venerdi 23 – il Mondo canta per te, un grande show multiculturale con solisti del coro Mondiale Giovanile, gruppi vocali, di danza e strumentali – e di sabato 24 – Great Gala concert, con l’ensemble dell’anniversario del coro Mondiale Giovanile che diretto da Maria Guinand (venezuela), sidumo Jacobs (sudafrica), fred sjöberg (svezia), nobuaki tanaka (Giappone) e steve Zegree (usa) presenterà un programma dal titolo il meglio di… sono disponibili i biglietti per i concerti del 22 e del 25 ottobre, nonché… dettagli, programma, informazioni circa tutta la manifestazione di Örebro. Europa Cantat: assemblea generale 2009 ecco la convocazione del presidente Jeroen schrijner: «cari membri e amici di europa cantat, è con piacere che vi invito all’assemblea di europa cantat 2009 che avrà luogo sabato 14 novembre 2009 a sofia in bulgaria, ospitata dall’unione dei cori bulgari, associazione membro di ec. L’assemblea di quest’anno ci darà la possibilità di: – valutare il lavoro svolto dal Board in questi tre anni, compreso il festival di utrecht; – discutere le condizioni per la fusione con l’associazione agec e altri argomenti importanti; – eleggere i membri del Board per i prossimi tre anni. dopo l’assemblea ci saranno laboratori attinenti al canto corale, in particolare su aspetti medici della salute vocale e laboratori su repertorio corale bulgaro. Lingua ufficiale è l’inglese, con possibilità di traduzione in francese, tedesco e bulgaro.» www.ectorino2012.it 86 readyTOsing Great and joyful vocal festival torino Singers and choirs from all over the world Ateliers of all vocal genres Open Singing Famous international conductors ready sing More than 100 concerts Italian music, art, culture and… food! Meetings & friendships