UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA E MANAGEMENT PROVA FINALE “Il co-marketing “verde”: la campagna Coin-WWF Save the Sea” RELATORE: CH.MO PROF. DOSI CESARE LAUREANDA BULLO ANNA MATRICOLA N. 608779 ANNO ACCADEMICO 2012 – 2013 Introduzione ............................................................................................................. pag.2 1.IL MARKETING VERDE .................................................................................. pag.3 1.1 Green marketing: rapporto tra impresa ed ambiente ............................................ pag.3 1.2 Ambiente: da vincolo ad opportunità ................................................................... pag.4 1.3 Il green marketing e le sue declinazioni ............................................................... pag.6 1.3.1 Green marketing mix ...................................................................................... pag.7 1.3.2 Le diverse tecniche per sviluppare una strategia verde ................................. pag.8 2. CO-MARKETING: STRATEGIA E INNOVAZIONE ................................. pag.11 2.1 Definizione di co-marketing, origine e sviluppo ................................................ pag.11 2.1.1 Co-marketing come strategia competitiva ..................................................... pag.13 2.2 Co-marketing “verde”......................................................................................... pag.14 2.2.1 Vantaggi e tipologie del marketing solidale .................................................. pag.16 2.3 Esempi di co-marketing solidale ........................................................................ pag.18 3. CAMPAGNA COIN-WWF SAVE THE SEA: ANALISI E RISULTATI .. pag.23 3.1 Il Gruppo Coin .................................................................................................... pag.23 3.2 La moda ecosostenibile ...................................................................................... pag.23 3.3 Origine e obiettivi della campagna ..................................................................... pag.24 3.4 Progettazione e sviluppo della campagna ........................................................... pag.26 3.4.1 Focus sul processo operativo di sviluppo e i suoi protagonisti .................... pag.27 3.5 Risorse impiegate nella campagna ..................................................................... pag.29 3.6 Benefici diretti & indiretti .................................................................................. pag.29 Considerazioni finali ............................................................................................. pag.32 Riferimenti bibliografici ....................................................................................... pag.34 1 Introduzione L’elaborato è rivolto al marketing verde ed in particolare al co-marketing solidale. La definizione di sostenibilità come il “progresso che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere le capacità delle future generazioni di soddisfare i loro bisogni” ha assunto un valore strategico di riferimento per un numero crescente di imprese, consapevoli della propria responsabilità sia nell’ambito economico, sia in quello sociale. In linea con questa tendenza, le imprese orientano le partnership verso una dimensione sociale (attuando iniziative con organizzazioni no profit), mentre le pratiche di marketing mirano a comunicare ai consumatori la responsabilità sociale, etica ed ecologica dell’azienda. Nel corso dello stage che ho svolto presso il Gruppo Coin ho assistito alla conclusione di una campagna di co-marketing che l’azienda aveva promosso in partnership con WWF. Tale campagna dimostra queste nuove tendenze di mercato, in quanto mira non solo a comunicare la responsabilità sociale dell’impresa, ma offre anche un esempio di co-marketing solidale. Nel primo capitolo viene introdotto l’argomento con una definizione generale di marketing “verde” ed una breve analisi del contesto economico in cui si sono sviluppate le nuove pratiche di marketing. Sono elencate le 4P del marketing mix riviste alla luce degli obiettivi ecologici ed etici che le aziende si prefiggono, nonché le strategie di attuazione di una campagna di marketing verde. Infine, viene proposta una riflessione sull’ambiente, inteso come un vincolo (e quindi un costo), ma anche, e soprattutto, come un’opportunità per le scelte strategiche delle imprese capaci di intraprendere e di innovare. Il secondo capitolo propone una breve analisi del co-marketing, prima in termini generali, e successivamente inserita in un contesto ambientale e solidale. Il co-marketing viene presentato come una possibile strategia competitiva, che permette alle aziende più innovative di differenziarsi dai concorrenti sfruttando i benefici della collaborazione. La tendenza attuale delle imprese è quella di orientare la partnership verso una dimensione sociale a causa della propensione dei consumatori di “premiare” l’azienda di cui condividono le azioni solidali, ecologiche o simili. Infine, nel terzo capitolo, viene descritta la campagna attuata dal Gruppo Coin in partnership col WWF: Save the Sea, l’origine, il processo di sviluppo e le risorse impiegate per l’attuazione dell’iniziativa. 2 1. IL MARKETING VERDE 1.1 Green marketing: rapporto tra impresa ed ambiente Negli ultimi anni , nel definire la performance di un bene di lusso, il consumatore richiede sempre più spesso anche rassicurazioni sulla sua performance etica: ci si attende che il prodotto di lusso oltre che bello e funzionale sia anche (eticamente) buono (CAPPELLARI, R., 2011. Marketing della moda e dei prodotti lifestyle. 1°ed. Roma: Carocci, p.54 ). A causa del continuo sviluppo tecnologico, dell’attenzione posta dai mass media sui temi ambientali ed infine della necessità da parte delle imprese di sviluppare nuove strategie di marketing, si sta ponendo sempre più attenzione alla questione della sostenibilità ambientale. “Think green” potrebbe essere lo slogan delle aziende del terzo millennio, che dovrebbero tener conto delle esigenze dei propri consumatori attenti ai temi green e trovare modi innovativi per soddisfarle. Al giorno d’oggi i clienti sono sempre più informati e aggiornati riguardo i prodotti utilizzati, per questo motivo si può affermare che il nuovo “consumatore tipo” sia passato dall’essere un semplice soggetto passivo, ignaro e noncurante delle informazioni su prodotti e relativi processi di sviluppo, ad essere un soggetto attivo, consapevole e interessato anche al modo in cui un particolare bene viene creato e agli effetti ambientali (diretti o indiretti) che possono generarsi nel ciclo produttivo e al termine del ciclo di vita del prodotto. Il Marketing Verde ( Green Marketing) è il marketing dei prodotti con minore impatto sull’ambiente, “ prodotti eco-sostenibili”, in grado di soddisfare le esigenze tradizionali, senza avere impatti negativi sull’ambiente, e in certi casi offrendo ulteriori benefici a quest’ultimo. Il Green Marketing può essere realizzato in vari modi: nel processo produttivo, nella concezione dei prodotti, nelle scelte di packaging oppure sostenendo iniziative a tutela dell’ambiente. Il cuore resta comunque la comunicazione: comunicare ai propri clienti le iniziative a favore dell’ambiente e il rispetto delle normative in tema di inquinamento diventa dunque di fondamentale importanza. Le aziende che ricorrono a questa tipologia di marketing possono far leva sulla clientela sensibile ai problemi ambientali (“Green Consumers”), la quale, nel momento in cui si trova ad acquistare un prodotto, tiene conto non più soltanto del prezzo o della qualità del bene/servizio, ma anche del valore etico dell’azienda produttrice. Possiamo distinguere due forme di marketing verde: 3 marketing come mercato: in questa accezione, il Green Marketing si è trasformato in un segmento (o nicchia) di mercato vero e proprio. Questi settori di mercato innovativi sono da considerarsi veri e propri segmenti autonomi che non risentono la concorrenza del mercato di appartenenza in quanto rispondono esclusivamente alla domanda dei green consumers. Esempi concreti sono la vendita e la commercializzazione di prodotti ad energia solare, la bioagricoltura, la bioarchitettura ecc; marketing come comunicazione: mentre prima si parlava di segmento di mercato, in questa prospettiva il Green Marketing è considerato come una leva di comunicazione solitamente utilizzata dalle imprese operanti nei mercati tradizionali al fine di migliorare la percezione del proprio brand da parte dei consumatori (MASI, D.,2010. Go green. Il nuovo trend della comunicazione. [online]. Bologna: Fausto Lupetti Editore. Disponibile su: < http://www.ecoage.it/marketing-verde.htm > [Data di accesso: 16/09/2012]). 1.2 Ambiente: da vincolo ad opportunità Il rispetto dell’ambiente ha costituito, per lungo tempo, un vincolo per le aziende, che lo hanno spesso percepito come un ostacolo all’espansione economica. Più di recente il rispetto per l’ambiente ha iniziato ad essere percepito come un’occasione di crescita, se non addirittura un vero e proprio settore strategico per la nascita di nuove imprese. L’ambiente con cui le imprese entrano maggiormente in contatto è governato dalle istituzioni, che Gallino (1988) definisce come “ apparati normativi che regolano e prescrivono le forme di comportamento e di condotta a seconda delle situazioni, riducendo le alternative aperte al soggetto rispetto a quelle astrattamente possibili”. Se parliamo di sostenibilità e rispetto per l’ambiente entra in gioco il rapporto tra organizzazione e istituzioni formali rappresentati dallo Stato o da governi locali e istituzioni sovra-nazionali come l’Unione Europea. Questi ultimi hanno il compito di stabilire le regole e le norme da seguire, ponendo dei limiti alle iniziative delle imprese o semplicemente regolandole. L’attività che riguarda le questioni ambientali è espressione della necessità da parte degli enti pubblici e autorità competenti di creare il miglior contesto nel quale poter regolare, ma soprattutto favorire, le iniziative in tema di sostenibilità ambientale (sia da un punto di vista economico che sociale) in modo da poter realizzare politiche "eco-efficaci" e stimolare l’uso di strumenti di gestione "eco-efficienti". 4 Si può affermare che le cosiddette “istituzioni formali” si occupino non solo di porre dei limiti riguardanti la gestione dei consumi, rifiuti, inquinamento ecc., ma che abbiano anche il compito di stimolare ed incentivare iniziative e progetti per la tutela dell’ambiente. Con il suddetto fine, dai primi anni settanta, le istituzioni internazionali hanno elaborato programmi d’azione con l’obiettivo di stabilire le direttrici dello sviluppo economico in modo da favorire il cambiamento in materia ambientale. Di seguito è riportato un breve elenco che illustra le prime tappe di questo processo: 1972 Conferenza di Stoccolma delle Nazioni Unite: i problemi ambientali fanno irruzione nella scena politica internazionale e si comincia a discutere di eco-diplomazia. Il programma risultante dalla conferenza prevedeva una serie di azioni di monitoraggio dello stato dell’ambiente e una serie di iniziative nel campo della ricerca. 1987 La World Commission on Environment and Development1 (nata ne 1983) produce il volume intitolato “Our Common Future”, il quale contiene la prima definizione di sviluppo sostenibile. 1992 Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED) a Rio de Janeiro: 178 paesi si sono riuniti con il comune obiettivo di fare fronte ai problemi ambientali. L’obiettivo principale che le autorità si sono poste negli anni successivi è quello di governare gli impatti ambientali. Ciò è avvenuto ricorrendo prevalentemente alla regolamentazione e, in misura più contenuta, a incentivi fiscali (tasse, sussidi). Tuttavia, ed è questo un fenomeno manifestatosi negli ultimi anni, le imprese hanno iniziato ad adottare un approccio proattivo, ponendo l’accento sulle performance ambientali come fattori di distinzione al pari di prezzo, design e qualità. Le aziende che vogliono risultare più competitive non possono infatti più limitarsi ad adattarsi alle normative e agli standard ambientali imposti dalle istituzioni, ma devono in qualche modo cercare di distinguersi e trovare una loro strategia che le differenzi in modo netto dai concorrenti. 1 Il volume Our Common Future (Rapporto Brundtland) è un documento pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED). Il nome Brundtland deriva dalla coordinatrice Gro Harlem Brundtland, presidente del WCED in quello stesso anno, la quale aveva commissionato il rapporto. Di seguito è riportata la definizione di sviluppo sostenibile risultante dal rapporto: “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni” (WCED,1987). 5 Si tratta di “dominare” l’ambiente circostante, superando i limiti posti dagli standard, apportando anche un proprio contributo alla salvaguardia e al relativo interesse per l’ambiente. Questo si intende quando si parla di “approccio proattivo”. L’ambiente diventa parte integrante dell’organizzazione, la quale, nelle decisioni strategiche, deve tener conto anche della sua influenza. In sintesi, per far fronte alle odierne sfide ambientali è necessario superare il mero rispetto delle legislazioni vigenti ed assumere un approccio strategico, utilizzando vari strumenti e provvedimenti per influenzare le decisioni prese dagli ambienti imprenditoriali, dai consumatori, dai responsabili politici e dai cittadini. In questo senso l’organizzazione deve guardare alla soddisfazione di tutti quei soggetti interessati e coinvolti nelle tematiche ambientali, che comprendono: le associazioni ambientaliste, gli enti pubblici, lo Stato, la comunità e i mass media (stakeholders). Il rispetto e la protezione dell’ambiente diventano dunque fattori di customer satisfaction. La gestione ambientale riguarda dunque i rapporti che intercorrono tra azienda e stakeholder: tale gestione è rappresentata dall’impatto dell’attività aziendale sull’ambiente. Quando si parla di gestione ambientale sono tre i modi in cui l’azienda può dimostrarsi responsabile: le sfide ambientali; le strategie aziendali; la creazione di valore. Attraverso l’adempimento di tali comportamenti l’azienda riesce ad “affrontare” l’ambiente, ovvero affronta il problema della sua gestione, creando valore anche quando si occupa di tematiche ambientali. 1.3 Il green marketing e le sue declinazioni Il termine Green Marketing ha cominciato ad assumere rilevanza alla fine degli anni ‘80 negli Stati Uniti, anche se già nel 1975 l'American Marketing Association (AMA) aveva tenuto il primo workshop sul Marketing ecologico. A dispetto delle difficoltà connesse alla definizione delle questioni ambientali e alle soluzioni da adottare, si stanno manifestando nei vari contesti politici, economici e sociali una consapevolezza e un grado di impegno crescenti a ricercare e realizzare nuovi paradigmi di sviluppo in grado di ridurre, se non eliminare, gli aspetti negativi dei processi di crescita sinora seguiti ( SCOTT,W.G.,2005. Introduzione al concetto di marketing sostenibile. Milano: Medusa ) 6 In particolare, nell’ambito del sistema economico-produttivo e delle imprese che ne sono protagoniste, stanno emergendo visioni diverse da quelle tradizionali, visioni che sempre più pongono la questione ambientale in una prospettiva diversa da quella tradizionale, una prospettiva che vede nella sostenibilità non solo e non tanto un vincolo o un limite all’attività d’impresa, ma anche una opportunità epocale che prima di tutto deve essere definita e compresa. Le imprese hanno cominciato a redigere piani di marketing e comunicazione atti a contenere entro certi limiti l’uso dell’energia, l’utilizzo di certi materiali, la produzione e il relativo smaltimento di rifiuti, ecc. Le comunicazioni dette “a carattere sociale” si sviluppano a cura delle aziende con l’obiettivo principale di informare il cliente e, cosa ancora più importante, conquistarne il consenso. (BARNI, S., 1998. La comunicazione d’impresa. 7° ed. Milano: Franco Angeli s.r.l.) . 1.3.1 Green marketing mix Partendo dalla definizione di marketing mix, inteso come combinazione di variabili controllabili di marketing che le imprese impiegano per raggiungere i loro obiettivi, anche in tema di green marketing si può far riferimento ad esso, in un accezione leggermente modificata: o Prodotto : il produttore deve offrire “prodotti ecologici”, che non inquinino e che possano anche proteggere l’ambiente, riducendo i danni ambientali già esistenti. E’ necessario che le imprese ripensino i propri prodotti in funzione dell’impatto ambientale e si pongano come obiettivo quello di ridurre tale impatto fino a poterlo annullare. Sono molti gli esempi di imprese che hanno intrapreso questa strada conseguendo risultati promettenti. Ad esempio, la Nike per anni ha impiegato nella produzione delle proprie calzature sostanze chimiche assai dannose per la salute e per l’ambiente, ma nel 2006 l’azienda ha sviluppato una nuova tecnologia che le ha consentito di impiegare componenti innocui per l’ambiente, conseguendo anche una notevole riduzione dei costi di produzione. o Prezzo : i prezzi dei prodotti green possono essere leggermente più alti rispetto alle alternative convenzionali in quanto l’azienda punta a soddisfare le esigenze dei green consumers, disposti a corrispondere un “premio” per i prodotti eco-friendly. D’altra parte, l’impiego della leva prezzo può riguardare anche l’adozione di prezzi contenuti per prodotti “riciclati”, la pratica di sconti e di rimborsi per il ritiro dei prodotti usati. 7 o Place: la logistica di distribuzione deve essere concentrata principalmente sul packaging ecologico. I canali di distribuzione dunque potrebbero svolgere un ruolo rilevante per quanto riguarda lo sviluppo di sistemi di recupero e di riciclo dei prodotti usati e degli imballaggi. Ad esempio, presso ogni punto vendita della catena Esselunga sono stati installati dei contenitori nei quali raccogliere le vaschette di plastica impiegate per i prodotti deperibili come frutta e verdura. In tal modo è possibile conseguire un duplice obiettivo: quello di recuperare imballaggi ancora in grado di essere impiegati e quello di ridurre il volume dei rifiuti. o Promozione : la comunicazione con il mercato dovrebbe mettere l'accento sugli aspetti ambientali ed eco- sostenibili dell’azienda, al fine di pubblicizzare il lato “green” della stessa e migliorarne l'immagine. E’ necessario dunque distinguersi da quelle imprese che dipingono un prodotto convenzionale come un prodotto green attraverso pubblicità e certificazioni ambientali non attendibili. Sia sul piano dell’informazione, sia su quello della persuasione si tratta di contribuire a modificare abitudini e tendenze che si sono consolidate nel corso dei decenni e che riguardano il consumo di massa e le pratiche dell’usa e getta. Nel marketing verde si possono analizzare ulteriori tre p: o Pubblico: il marketing cosiddetto “sociale” deve tenere conto del suo "pubblico" , esterno ed interno. Il pubblico esterno include il target di riferimento, mentre il pubblico interno include coloro che sono coinvolti sia con l'approvazione, che con l'attuazione del programma ambientale; o Partnership: l’associazione tra diversi enti e la creazione di iniziative comuni rafforza la possibilità di efficacia dell’iniziativa eco-sostenibile; o Politica: il cambiamento della politica aziendale è necessario e i programmi di sensibilizzazione dei media possono essere un complemento idoneo per lo sviluppo di un programma di marketing sociale. 1.3.2 Le diverse tecniche per sviluppare una strategia verde Il Green Marketing comprende il riesame dell'approccio aziendale così da entrare in un'ottica eco-compatibile e dunque riguarda tutte le iniziative che, verso l'interno e l'esterno dell’azienda, contribuiscono alla tutela ambientale. Ciascuna azienda, consapevole dei propri obiettivi, può affacciarsi al marketing verde in modi diversi, attuando le strategie più disparate, tra le quali non si considera solo la pubblicità, ma anche la produzione di beni 8 industriali e di consumo, nonché di servizi. Le aziende possono agire su diversi fronti in base ai quali le strategie di marketing verde si possono suddividere in quattro macro-categorie2: 1. Strategie di prodotto o di mercato: riguardano la progettazione e promozione di prodotti ecologici, ovvero prodotti la cui produzione, distribuzione, consumo ed infine eliminazione avvengono nel totale rispetto dell’ambiente. Alcune aziende che mettono in atto queste strategie cercano di differenziare i loro prodotti eco-compatibili attraverso l’ecolabel. Inoltre, tali strategie richiedono alle imprese una forte azione di marketing e sono caratteristiche degli enti che producono per il consumo finale. Ecolabel = marchio di qualità ecologica assegnato a specifici prodotti; risulta in pratica uno strumento di incentivazione alla prevenzione dei danni ambientali che viene rilasciato ai prodotti che hanno superato un esame relativo all’inquinamento sviluppato nell’arco dell’intero ciclo di vita del prodotto. 2. Strategie di processo: le aziende che le implementano cercano di utilizzare tecnologie cosiddette “pulite”, ossia che consentano, attraverso modifiche del processo produttivo, l’uso razionale e il risparmio di materie prime e risorse ambientali (energia, acqua ecc.), nonché la riduzione di rifiuti, scarichi ed emissioni. Gli strumenti operativi che di solito le aziende utilizzano per realizzare queste strategie sono: a) Life Cycle Analysis e b) Sistema di Gestione Ambientale. 3. Strategie di immagine e comunicazione: obiettivo principale di tali strategie è quello di far conoscere l’impegno e le politiche ambientali intraprese dalle aziende, con lo scopo di ottenere un’immagine verde presso i consumatori, nonché un miglior rapporto con tutti gli stakeholders. Nelle strategie di immagine e comunicazione si deve anche tener conto dell’insieme dei rapporti tra azienda e interlocutori esterni, cosicché l’impresa possa far conoscere e apprezzare la scelta di ridurre gli impatti ambientali, non solo al consumatore, ma anche a finanziatori, fornitori, distributori ecc. Infine, un aspetto rilevante di tali strategie è l’importanza riservata alle certificazioni ambientali, i rapporti e i bilanci ambientali che costituiscono la formalizzazione di tutta la serie di informazioni sulle politiche ambientali dell’impresa. 2 DE CASTRO, M., ALOJ, E., 2007. Il green marketing a vantaggio dell’impresa. Estratto «Economia e Ambiente», Anno XXVI, num. 3 Maggio-Giugno 2007. Disponibile su < http://www.cndamb.com/materiale/2007/2007_2.pdf > [Data di accesso: 05/10/2012] 9 4. Strategie di alleanza: prevedono un impegno comune, a livello di settore, per raggiungere obiettivi globali di tutela e sono promosse dalle associazioni di categoria. Un esempio è rappresentato da Responsible Care, il programma volontario dell’Industria Chimica mondiale basato sull’attuazione di principi e comportamenti riguardanti la sicurezza e salute dei dipendenti e la protezione dell’ ambiente. 10 2. CO-MARKETING: STRATEGIA E INNOVAZIONE Nell’odierno scenario competitivo le alleanze tra imprese acquisiscono un valore strategico significativo. Una partnership efficace richiede molto più di un rapporto di collaborazione: si tratta di instaurare una relazione di fiducia che si costruisce nel tempo, approfondendo la reciproca conoscenza e lavorando insieme con impegno, condividendo strategie e valori. Dunque, oltre agli obiettivi che sono alla base di una collaborazione tra imprese (incremento delle vendite, maggiore penetrazione del mercato, maggior riscontro da parte dei consumatori), ce ne sono altri che sono maturati con le nuove esigenze del contesto economico: la possibilità di sfruttare sinergie, di acquisire nuove conoscenze, condivisione della cultura e dei valori, soddisfazione delle nuove esigenze dei consumatori. 2.1 Definizione di co-marketing, origine e sviluppo Cherubini (2000) ha definito il co-marketing come “il processo mediante il quale due o più operatori, privati o pubblici, svolgono, in partnership, una serie di iniziative di marketing (organizzate, programmate, controllate) al fine di raggiungere obiettivi comuni o autonomi (ma tra loro compatibili), attraverso la soddisfazione dei consumatori”. Il termine co-marketing (abbreviativo di cooperative marketing) definisce dunque una cooperazione tra attori di qualsivoglia natura (individui, enti, imprese, ecc.) sotto forma di accordo di investimento congiunto riguardante una o più variabili del marketing. Dalla definizione di co-marketing risultano le sue caratteristiche determinanti: molteplicità degli operatori ( due o più): la partnership coinvolge sempre due o più attori (imprese, enti o individui); sviluppo di una partnership in cui tutti gli operatori possano raggiungere un risultato concreto: il co-marketing deve consentire, tramite la cooperazione, un innalzamento del valore offerto e della customer satisfaction; le iniziative messe in atto devono essere: programmate, organizzate & controllate; gli obiettivi non devono essere necessariamente comuni, ma almeno compatibili: gli enti che collaborano devono essere caratterizzati almeno dalla comunità di intenti. Le aziende possono organizzare la partnership secondo diverse modalità: formale o informale: l’accordo può essere stipulato pubblicamente dagli enti oppure privatamente senza necessariamente renderlo noto; 11 orizzontale o verticale: se l’alleanza è costituita da due enti operanti nelle stesso settore ma in un livello gerarchico diverso si definisce partnership verticale, mentre se la collaborazione avviene tra due enti di settore diverso ma appartenenti allo stesso livello gerarchico, la partnership è definita orizzontale; a termine o a tempo indefinito: la durata della partnership può essere limitata al conseguimento del comune obiettivo, oppure illimitata nel tempo; equa o non equa: nel primo caso i due enti sono sullo stesso piano, mentre nel secondo sono posti su piani diversi; - con marchi specifici o separati: con la collaborazione i due enti possono creare un nuovo marchio apposito, oppure possono preferire la condivisone di tecniche, di cultura ecc. senza creare un marchio apposito. Le variabili coinvolte dalla cooperazione possono essere: gli acquisti: lo scopo è quello di aumentare il potere contrattuale nei confronti dei fornitori, potendo in questo modo spuntare prezzi più favorevoli per le materie prime; l’offerta: la cooperazione può riguardare la creazione di nuovi prodotti oppure può consistere in una innovazione di essi; i canali commerciali: la partnership può consistere nella messa in comune di alcuni canali commerciali, i quali erano difficilmente penetrabili dalle imprese singolarmente; la promozione dei prodotti, dei servizi e dell'immagine sfruttando eventualmente i reciproci vantaggi competitivi; l'acquisizione di nuovi clienti cooperando nella condivisione dell’ esperienza di mercato. Le partnership di marketing stanno diventando uno strumento utilizzato da un crescente numero di imprese per perseguire i propri obiettivi, conseguire una forma di protezione dalla minaccia della concorrenza sui prezzi (con l’aumento del potere contrattuale), raggiungere un maggior grado di differenziazione nel mercato. Nel momento in cui il settore dei beni di consumo entra nella fase di maturità, la differenziazione non riguarda più solo le caratteristiche fisiche del prodotto, ma riguarda piuttosto la sua immagine. Il problema risiede nel fatto che, in un mercato ormai saturo, le caratteristiche dei prodotti tendono sempre più ad essere simili, le differenze tra i diversi 12 produttori (nella stessa categoria) tendono ad assottigliarsi e anche le innovazioni nei prodotti o nei modi di pubblicizzarli rischiano in breve tempo di essere replicate dai concorrenti. In questo senso, per offrire nuovi prodotti e nuovi modi di comunicare al mercato, le imprese cercano anche di organizzarsi in termini di cooperazione, collaborando con uno o più partner al fine di apportare specifiche risorse tecnologiche, finanziarie, umane, produttive e di sviluppare nuove iniziative a passo con i tempi e con le nuove esigenze di mercato. In particolare, assistiamo oggi ad intense politiche di collaborazione in una specifica fase della catena del valore: il marketing. La crescita degli accordi ha spronato le imprese a ricercare nuovi ambiti in cui sviluppare partnership di marketing trovando diverse aree in cui avviare attività di co-marketing, oltre a quelle tradizionali tra l’impresa produttrice e distributore (partnership verticali). 2.1.1 Co-marketing come strategia competitiva Nel mercato si stanno manifestando segnali che sottolineano l’affermazione di una nuova concorrenza: la concorrenza estrema o l’ipercompetizione [Valdani, 2000]. A causa della crescita continua della pressione concorrenziale, incentivata dallo sviluppo delle tecnologie e della globalizzazione, per le imprese è sempre più difficile distinguersi in quanto, da un lato, sono sempre più necessari investimenti e competenze specifiche, mentre dall’altro i tempi per l’attuazione di iniziative di successo si sono notevolmente ristretti. Partendo dall’assunto che uno degli obiettivi primari del marketing è offrire un prodotto o servizio che venga percepito come superiore rispetto a quello dei concorrenti, nel momento in cui i clienti richiedono la soddisfazione di bisogni altamente differenziati spesso per le imprese risulta complicato poterli soddisfare mantenendo costanti i loro livelli di efficienza ed efficacia. Per risolvere il “problema” molte imprese hanno adottato la strategia di collaborazioni cooperative con altre imprese, coinvolgendo in primis la funzione marketing. In questo modo, non solo le aziende possono apportare miglioramenti a loro stesse e ai partner, ma riescono anche a sfruttare benefici sia di natura economica che immateriali derivanti dalla collaborazione. Se le iniziative tra imprese hanno durata limitata nel tempo si possono definire azioni tattiche, mentre se si prevedono sviluppi duraturi ed effetti determinanti per il core-business dei partner, allora possono essere definite come operazioni strategiche. 13 Fino alla fine del secolo scorso si può dire che le imprese si avvalessero degli accordi di collaborazione con lo scopo primario di ottenere economie di costo; al giorno d’oggi le imprese adottano strategie di co-marketing con molteplici finalità: accrescere il livello di soddisfazione dei clienti abituali, aumentandone la fedeltà; conquistare nuovi clienti che apprezzino i benefici funzionali offerti dal prodotto creato dalla cooperazione; aumentare la competitività grazie anche alla possibilità di investimenti più limitati rispetto a quelli necessari qualora le imprese operassero individualmente; fronteggiare una curva di domanda irrigidita dai continui tentativi di differenziazione sostenuti dalle singole imprese e quindi disposta ad accettare politiche di prezzo più remunerative per le imprese che propongono un offerta innovativa grazie alla partnership. In questo senso la classica distinzione porteriana tra “leadership di costi” e “differenziazione qualitativa” tende spesso a scomparire, convergendo in una situazione in cui si offre qualità e servizio, ma anche prezzi complessivi contenuti [Cherubini, 2000]. Il co-marketing, dunque, si può definire una strategia di superamento, che le imprese in un settore maturo, possono adottare per affrontare la crescente competitività e difficoltà di differenziazione. Tale strategia permette anche la condivisione tra i partner delle risorse intangibili, intese non solo come immobilizzazioni immateriali contabilizzate nel bilancio d’esercizio (brevetti, licenze e marchi), ma anche come risorse quali la customer satisfaction, l’immagine aziendale, la reputazione, la fiducia, ecc.. Poiché un terzo del valore dell'impresa si può attribuire a tali elementi ( l'esecuzione della strategia, la reputazione, la cultura innovativa) che costituiscono un “vantaggio invisibile”, allora anche le partnership assumono una valenza significativa e aumentano il valore offerto dall’impresa. 2.2 Co-marketing “verde” Sempre più spesso accade di imbattersi in iniziative di vendita con le quali, attraverso l’acquisto di un prodotto, si contribuisce ad una campagna di solidarietà, ovvero parte del ricavato che le aziende percepiscono dalla vendita di tale prodotto viene destinato alla relativa associazione di volontariato. 14 Il nome specifico che potremmo attribuire a queste come ad altre iniziative dello stesso genere potrebbe essere “co-marketing filantropico” o “co-marketing verde”. Da un indagine Doxa3 condotta nel 2006, risultava che l’85% degli italiani aveva dichiarato di attribuire un valore aggiuntivo alle aziende che stringevano collaborazioni con associazioni no profit o con ONG e che il 90% di questi si dichiarava disposto a sostenere la buona causa dell’azienda appoggiando anche un eventuale aumento di prezzo. Nell’ultimo periodo, oltre alle “classiche” collaborazioni, si sta evidenziando la tendenza da parte delle imprese di orientare le partnership verso una dimensione sociale e di introdurre iniziative di marketing solidale all’interno delle proprie strategie aziendali. Questa tendenza si è manifestata a causa dell’esigenza di valorizzare e comunicare il ruolo socialmente responsabile delle aziende, ma anche per la nuova propensione del consumatore di “premiare” l’azienda con la quale riesce ad identificarsi e di cui condivide le azioni siano esse sociali, ecologiche o simili. Solitamente, con la partnership, l’azienda che supporta l’iniziativa benefica attribuisce al proprio nome e alla propria azione di marketing, nome e obiettivi dell’organizzazione che si occupa dell’iniziativa stessa. Per costituire una partnership tra azienda e associazione no profit/ONG, ci sono alcuni aspetti che l’impresa deve prendere in considerazione nella definizione dell’attività che vuole svolgere insieme alla partner: è necessaria una presa di posizione nei confronti di una causa considerabile come rilevante per la propria clientela; deve chiarire e definire quale sia l’obiettivo aziendale da perseguire (incremento delle vendite, maggiore visibilità, maggior coinvolgimento dei propri dipendenti, ecc.). ha l’obbligo di coinvolgere il partner nella programmazione dell’azione di marketing. Il problema che deve porsi l’organizzazione non profit, invece, è quello di non intraprendere accordi con aziende le cui caratteristiche potrebbero compromettere la reputazione dell’ente stesso, ovvero quelle aziende che nel corso del tempo hanno assunto dei comportamenti non perfettamente in linea con i valori e con la condotta etica dell’ ente no profit [Papale,2010]. 3 Doxa è socio fondatore di ASSIRM, l'associazione che riunisce i maggiori istituti italiani di ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerche sociali. L’azienda, che opera da oltre 60 anni, ha raggiunto una posizione di leadership e ha sviluppato le proprie competenze progettando nuovi sistemi di analisi e metodologie di ricerca (Disponibile su <http://www.doxa.it/>. [Data di accesso: 06/11/2012]). 15 2.2.1 Vantaggi e tipologie del marketing solidale La partnership tra azienda e organizzazione non profit si istaura principalmente per i vantaggi che ne derivano per entrambe. I benefici ottenuti dall’azienda grazie alla collaborazione sono estremamente diversi da quelli ottenuti dall’organizzazione non profit proprio per i loro diversi valori e priorità. Nel Box 1 sono riportati i vantaggi comparati del co-marketing solidale. Box 1- I vantaggi nel co-marketing solidale AZIENDE migliorare ONLUS l’immagine e conferire la credibilità dell’azienda; all’interno visibilità all’associazione sfruttando nuovi canali diffondere la nuova cultura e i nuovi valori maggior di promozione utilizzati dall’impresa; dell’azienda, intraprendere iniziative di raccolta coinvolgendo tutto il personale; fondi con costi di realizzazione incrementare la conoscenza del ridotti grazie all’ausilio dell’impresa proprio brand, raggiungendo anche partner; target più specifici e offrendo al ampliare consumatore un valore aggiunto; integrare proprio target di riferimento; tra loro obiettivi apprendere prettamente economici con quelli le competenze dell’impresa profit, acquisire le sue solidali; metodologie per gestire al meglio la incrementare le vendite di breve comunicazione con l’esterno. attraverso iniziative di marketing; beneficiare di sgravi fiscali che fungono il da incentivo per lo sviluppo di queste collaborazioni. 16 Quando un impresa intraprende una partnership con una organizzazione no profit assume praticamente il compito di progettare e sviluppare iniziative che abbiano lo scopo di far conoscere il suo impegno verso il sociale e che siano finalizzate ad offrire un valido sostegno ai progetti benefici della Onlus. Con la prospettiva di ottenere un reciproco vantaggio, i partner si accordano per sviluppare progetti di marketing e di promozione dell’iniziativa messa in campo per scopi benefici. Le possibili azioni di co-marketing “verde” si possono suddividere in cinque tipologie principali. 1. Cause Related Marketing: in questa tipologia di promozione l’oggetto principale diventa il prodotto. Esso, infatti, diventa il mezzo attraverso cui comunicare e diffondere il messaggio sociale. La promozione riguarda il coinvolgimento diretto dei consumatori, i quali attraverso l’acquisto del prodotto realizzano le donazioni destinate al progetto solidale. 2. Joint promotion: l’azienda profit rende disponibili i propri canali distributivi alla onlus con l’obiettivo di far conoscere ad un maggior numero possibile di consumatori la causa sostenuta da essa. In alcuni casi l’azienda può anche collaborare direttamente alla diffusione del messaggio, o attraverso la realizzazione di un prodotto/servizio, oppure con campagne promozionali ad hoc. 3. Raccolte punti: in questo caso i clienti dell’azienda che sono in possesso della carta fedeltà hanno la possibilità di rinunciare ai premi e di devolvere all’organizzazione i punti accumulati sottoforma di donazione che l’azienda stessa si impegna a versare. 4. Licensing: l’organizzazione non profit concede l’utilizzo del proprio marchio all’azienda, la quale a sua volta offre alla Onlus un compenso economico. L’azienda profit ottiene dunque il diritto di esporre il marchio benefico al suo interno, in modo da rendere noto ai propri clienti e dipendenti il suo impegno sociale. 5. Joint fund raising: in questa tipologia, l’azienda assume il ruolo di intermediario tra l’organizzazione e i propri clienti, permettendo a questi ultimi di contribuire alla causa promossa dalla onlus attraverso una donazione che solitamente è possibile fare direttamente in azienda o attraverso il suo sito. Le aziende devono comprendere l’importanza dell’interazione tra attività aziendale e società e rivolgere l’ attenzione a quelle che sono le implicazioni sociali della propria mission aziendale. 17 2.3 Esempi di co-marketing solidale Le imprese che decidono di stipulare un accordo di partnership iniziano la cooperazione con un investimento congiunto, il quale può avere una durata limitata (anche poche settimane) oppure può protrarsi nel tempo (anche per anni) con lo scopo di permettere alle imprese cooperanti di perseguire i loro obiettivi comuni. D’altra parte, alla base delle iniziative di co-marketing non vi sono soltanto idee, valori ed obiettivi condivisi, ma anche, e soprattutto, una perfetta organizzazione ed un continuo monitoraggio, che permettono ai partner di gestire la complessità derivante dal rapporto di cooperazione. Gli esempi di co-marketing solidale stanno notevolmente aumentando anche in Italia, dove si possono individuare varie cooperazioni attuate da aziende insieme ad enti non profit. Denominazio ne ed enti coinvolti “Get on board for children” Tipologia di cooperazion e Joint promotion Caratteristiche iniziativa MSC Crociere si è impegnata a finanziare per ben tre anni l’ innovativo programma di UNICEF denominato “Get on board for children”. L’iniziativa si pone MSC Crociere & UNICEF come obiettivo quello di garantire ai bambini delle comunità a rischio di Rio de Janeiro e San Paolo parità di accesso a un'istruzione di qualità. I due partner hanno messo in atto una serie di progetti per sensibilizzare i consumatori al fine di raccogliere i fondi necessari: MSC si è impegnata a garantire che i bambini viaggiassero gratis in tutte le sue navi, ha inoltre attivato una raccolta fondi sia attraverso donazioni, sia attraverso l’acquisto di prodotti UNICEF effettuabili a bordo di tutte le navi da crociera. Per pubblicizzare l’iniziativa MSC e UNICEF hanno creato anche un apposito sito: www.msc-unicef.com, dal quale si può accedere a informazioni riguardanti la campagna ed effettuare direttamente le donazioni. 18 “All for children” La campagna denominata “All Cause related Marketing for children”, è un progetto di H&M & UNICEF collaborazione tra la grande catena di negozi di abbigliamento low cost svedese e UNICEF. Prosegue da 5 anni e si pone come obiettivo primario quello di salvaguardare i diritti dei bambini che lavorano nelle piantagioni di cotone in India, tentando di toglierli dal lavoro e offrendo loro un’ educazione in apposite strutture scolastiche. A questo scopo, H&M si è occupata della creazione di una capsule- collection per bambini il cui 25 % di ricavato è destinato all'iniziativa. Il colosso svedese ha anche creato una linea di vestiti, la “Conscious Collection”, realizzata interamente in materiali bio ed eco friendly, al fine di porre attenzione sulla necessità di preservare le risorse naturali del pianeta. “Snowman in Africa” Gucci & UNICEF Cause related Marketing “Snowman in Africa” è la campagna di raccolta fondi realizzata da Gucci in favore dell'UNICEF. A contraddistinguere l'iniziativa benefica è la creazione del libro per bambini "Snowman in Africa" nato dalla fantasia del celebre illustratore Michael Roberts. I clienti della famosa casa di moda hanno potuto acquistare il libro dal 16 novembre al 31 dicembre 2009 nei suoi 200 negozi sparsi in tutto il mondo e sul sito www.gucci.com al prezzo di 25 euro, cifra interamente devoluta all'UNICEF. Nell'ambito della stessa campagna, la stilista Frida Giannini ha anche creato la borsetta Joy e una serie di accessori (portachiavi, portafogli, portamonete e gioielli) caratterizzati 19 dalle immagini del pupazzo di neve creato da Roberts. Le borse e gli accessori hanno contribuito per il 25% del prezzo a finanziare i progetti di scolarizzazione primaria in Africa meridionale. Con lo scopo di incrementare la raccolta di fondi, Gucci ha inoltre devoluto all’associazione il 25 % di proventi della Gucci Gift Card. La campagna ha prodotto risultati significativi: Gucci è riuscita a donare oltre 7 milioni di dollari all’UNICEF diventando la prima azienda finanziatrice del progetto “Schools for Africa”. Per presentare al pubblico l'iniziativa, l’azienda ha inoltre organizzato quattro eventi di lancio, che si sono svolti nei negozi di Londra, Parigi, New York e a Roma presso la Gucci flagship di via Condotti.4 “Puliamo il mondo” Joint promotion La collaborazione di IKEA con Legambiente affonda le sue radici nella IKEA & Legambiente politica di responsabilità ambientale che l’azienda profit mette in atto da anni. Il compito che IKEA si è proposta di attuare è quello di incoraggiare i suoi visitatori, clienti e soci IKEA-Family a fare la propria donazione a favore dell’associazione, sostenendo la campagna di volontariato attivo di Legambiente “Puliamo il Mondo”. Dal 2008 IKEA sostiene la campagna in qualità di partner tecnico, e nel 2009 ha dedicato anche uno spazio nei propri punti vendita all’ Infopoint Legambiente.5 4 Informazioni disponibili nel sito ufficiale dell’UNICEF: www.unicef.it. 5 Informazioni reperibili nel sito www.legambiente.it e www.ikea.com. 20 “Etiopia: l’acqua un bene vitale” Raccolta punti La partnership tra Esselunga e la Onlus italiana Save the Children si esplica nel progetto denominato: “Acqua bene vitale”. I principali obiettivi che la Onlus si è prefissata a favore di 9 Esselunga & Save the Children comunità della regione etiope del Tigray sono: garantire maggior accesso all’acqua potabile e a servizi igienici per i bambini e le loro famiglie; favorire una migliore conoscenza e adozione di pratiche igieniche corrette. In questo modo si può contribuire alla riduzione della mortalità e morbilità infantile, causate da malattie dovute alle scarse risorse idriche e da una non adeguata conoscenza e adozione di norme igieniche. Il progetto è stato reso possibile grazie a Esselunga, la quale ha donato all’organizzazione internazionale 253.000 euro. L’azienda ha infatti invitato i propri clienti a sostenere l’associazione per mezzo dei punti della carta "Fìdaty" (per ogni 500 punti raccolti l'azienda ha devoluto 10 euro al progetto) (SAVE THE CHILDREN, 2008. Etiopia, carenza d’acqua: da Esselunga 253 mila euro a Save the Children in favore del progetto “Acqua un bene vitale”. Disponibile su <http://www.savethechildren.it/IT/Tool/Press/Single?id_pres s=190&year=2008 > [ Data di accesso: 06/11/2012 ]). “Lete per la vita” Save the Children & Acqua Lete Joint fund raising “Lete per la vita” è una campagna di solidarietà promossa annualmente da Acqua Lete, azienda produttrice di acqua in bottiglia, in favore di associazioni onlus e non-profit impegnate nel campo sociale come Save The Children, la 21 quale, con la campagna Every One, si è posta come obiettivo quello di aiutare il maggior numero possibile di bambini che soffrono di malnutrizione e danni fisici e mentali permanenti. Dal 25 febbraio al 24 marzo 2012, inviando un SMS solidale i clienti dell’azienda hanno potuto devolvere un contributo a sostegno dell’associazione. 22 3. CAMPAGNA COIN-WWF SAVE THE SEA: ANALISI E RISULTATI Il Gruppo Coin già da anni è impegnato nello sviluppo di iniziative eco-friendly. L’ultima campagna riguarda l’affiancamento del WWF per la tutela di un’area incontaminata della Sardegna, Arbus, considerata l’unico deserto costiero europeo. 3.1 Il Gruppo Coin Gruppo Coin S.p.A. è leader nel mercato italiano della vendita di abbigliamento al dettaglio. E’ una società per azioni, quotata in borsa dal 1999. Coin opera in Italia e all'estero attraverso i negozi ad insegna OVS, Coin, Upim, Excelsior Milano e Iana, che si posizionano in segmenti di mercato diversi. Recentemente il Gruppo si è inserito anche nel settore arredamento proponendo nei suoi negozi anche la sezione Coincasa; sta inoltre consolidando un programma di espansione all’estero con l'apertura di nuovi negozi. Attualmente ha 9.511 dipendenti, 1.020 negozi in Italia e 117 all’estero. 6 3.2 La moda eco-sostenibile La moda ecosostenibile non è più solo una moda passeggera ma è qui per restare (Martinucci, 2012). Immaginare il futuro e un ulteriore sviluppo del Made in Italy senza considerare i fattori ambientali e sociali sarebbe una scelta miope (Cameramoda, 2012). Nell’affacciarsi al tema della sostenibilità ambientale, ogni azienda del mondo fashion ha adottato strategie differenti a seconda delle risorse a disposizione, dei processi di sviluppo dei prodotti, della tipologia di azienda, ecc.. Numerose catene di abbigliamento, come ad esempio la svedese H&M, hanno creato delle vere e proprie collezioni (presenti tutto l’anno nei negozi) con materiali più facilmente smaltibili e meno inquinanti già nel loro processo di sviluppo ( Linea L.o.o.g. di HM interamente realizzata in cotone organico). 7 Altre imprese offrono il loro supporto a iniziative umanitarie o campagne benefiche e altre ancora collaborano con le istituzioni per procedere alla diminuzione del loro impatto sull’ambiente (ad esempio Gucci ha avviato una collaborazione con il Ministero dell’ambiente, per ridurre le emissioni derivanti dal processo di sviluppo dei propri prodotti ). 6 7 Informazioni ricavate da: www.gruppocoin.it. Informazioni ricavate da: www.hm.com. 23 Oltre all’implementazione di numerose campagne, anche Coin, come la maggior parte delle più importanti aziende del fashion, ha assunto impegni concreti per migliorare la propria sostenibilità: l’azienda ha scelto di impiegare solo carta proveniente da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali per produrre gli oltre 8 milioni di shopping bags utilizzati ogni anno; ha iniziato un processo di “smaterializzazione” delle Coincard, ovvero delle carte fedeltà che attualmente vengono utilizzate da circa 578.000 clienti, un processo che dovrebbe permettere di ottenere un rilevante risparmio di plastica. Inoltre, Coin sta implementando la nuova tecnologia chiamata“CoinTouch”, un sistema di video-conferenza che consente la comunicazione tra sede e negozi evitando i viaggi aziendali e riducendo così le emissioni di gas climalteranti 8. 3.3 Origine e obiettivi della campagna In Italia, come in molti altri paesi, si sono susseguiti una serie di cambiamenti che hanno favorito lo sviluppo del green marketing e l’implementazione di campagne ad hoc. Questo processo è certamente collegato all’aumento del numero di consumatori attenti ai temi di sostenibilità ambientale e disponibili a pagare di più per un prodotto eco-friendly. Nel 2002, una ricerca condotta dall’Università Bocconi aveva evidenziato l’attenzione posta dai consumatori: il 21 % degli intervistati preferiva non comprare i prodotti da aziende non responsabili dal punto di vista ambientale e per ben il 44% le imprese avrebbero dovuto già rendere pubbliche le iniziative green attraverso campagne e comunicati, in modo che si potesse conoscere il loro grado di interesse per l’ambiente [Grant, 2009]. In questo contesto anche il Gruppo Coin si è adeguato alle nuove esigenze dei clienti e, al fine di acquisire una reputazione più green, ha messo in atto strategie e iniziative capaci di comunicare l’immagine di un azienda attenta alle tematiche ambientali. Come tutte le iniziative di marketing, anche quella posta in essere da Coin è volta a “far parlare” dell’azienda e dei suoi prodotti: del progetto si è parlato molto nel sito internet dell’azienda, su quello del WWF e nei siti dedicati alla sostenibilità ambientale, per non 8 “Peccato verde”, il contest fotografico lanciato da Coin [Online]. Greenews.info. Disponibile su < http://www.greenews.info/> [Data di accesso: 08/10/12]. 24 parlare degli innumerevoli articoli presenti in giornali di varie tipologie (quotidiani regionali, riviste di moda, settimanali ecc.). L’obiettivo primario della campagna 2012 “Save the sea” è la raccolta di fondi destinati alla realizzazione di una nuova oasi nel territorio di Scivu, ad Arbus in Sardegna. Diverse Oasi WWF sono nate grazie a campagne di raccolta fondi che hanno coinvolto migliaia di italiani. Il programma di Coin fa parte di una più ampia iniziativa messa in atto dal WWF dal nome “Un mare di oasi per te”. Con essa, l’associazione ha voluto chiedere l’aiuto degli italiani per proteggere tre preziose aree costiere in Sardegna, Puglia e in Veneto e trasformare questi delicati ecosistemi in nuovi baluardi di natura protetta che potranno essere conosciuti e frequentati da tutti. A questo proposito il WWF ha avviato una raccolta fondi, che si è svolta nel periodo tra il 29 aprile e il 20 maggio 2012, e alla quale i cittadini potevano partecipare inviando un sms o recandosi presso le filiali e sportelli automatici delle banche Unicredit di tutta Italia (FIORE, R., 2012. Le star difendono le Oasi italiane e tu? Vanity Fair [online]. Disponibile su < http://css.vanityfair.it/news/> [Data di accesso: 17/10/2012]). Il Gruppo Coin, come numerose altre aziende tra cui per esempio Auchan S.p.a., ha risposto all’appello. Il territorio di Scivu, caratterizzato da dune alte e sabbiose e da una fitta macchia mediterranea, risulta minacciato da diversi fattori di degrado, tra i quali: o il passaggio fuoripista e sulle dune dei mezzi fuoristrada; o il taglio della vegetazione e in particolare degli esemplari anche vetusti di ginepro; o i rifiuti sparsi. La nascita e la gestione dell'oasi consentirà di tutelare e riqualificare l'ambiente, favorire la presenza del cervo sardo e dell'altra fauna, far fruire in maniera sostenibile un bene di grande valore9. Anche l’attività turistica ne beneficerà dal momento che si creeranno dei parchi naturali visitabili dai turisti e aree incontaminate adatte alle escursioni, dando cosi un contributo anche all’economia locale. L’obiettivo primario di Coin è, non solo quello di raccogliere i fondi necessari per sostenere la nascita dell’oasi, ma anche di creare una partnership durevole con il WWF, offrendo un supporto all’associazione anche per successive campagne. Si può dunque affermare che l’azienda stia cercando di stare al passo coi tempi, trovando iniziative nuove 9 Notizie reperibili dal sito ufficiale di Coin: www.coin.it, dal sito ufficiale di WWF: www.wwf.it e dalla rassegna stampa sull’iniziativa fornitami dagli operatori di marketing che si sono occupati della campagna all’interno del Gruppo Coin. 25 (alcune a basso costo e altre più impegnative dal punto di vista economico), per promuovere i propri prodotti e mostrarsi in linea con le nuove esigenze dell’ambiente e della sua clientela. 3.4 Progettazione e sviluppo della campagna La campagna di Coin “Save the sea” è composta da una serie di iniziative che sono state messe in atto al fine di ottenere un ricavato da destinare all’associazione WWF per sostenere il progetto di risanamento delle oasi italiane. Tra le varie tipologie di strategie verdi, quella posta in essere dal Gruppo Coin rientra in quelle che, nel primo capitolo, sono state definite strategie di immagine e comunicazione. Lo scopo dell’impresa dunque, oltre che la raccolta fondi, è quello di far conoscere l’impegno e le politiche ambientali intraprese, ottenendo un miglior rapporto con tutti gli stakeholder e acquisendo un’ immagine eticamente migliore nei confronti di questi ultimi. Per quanto riguarda invece le caratteristiche della partnership, quella tra Coin e WWF può essere descritta come: a) formale: l’accordo è stato stipulato pubblicamente dagli enti e questi ultimi sono conosciuti a livello internazionale; b) orizzontale, ovvero composta da due enti che operano in settori diversi ma sullo stesso livello gerarchico; c) a termine, la sua durata è limitata al periodo della messa in atto della campagna; d) continuativa: in quanto la cooperazione tra Coin & WWF non si limita solo a questa campagna, ma si protrae da anni con l’implementazione di numerosi progetti; e) con marchio specifico: il gruppo Coin ha creato degli slogan che ha riportato poi sulle magliette prodotte appositamente per la campagna “A sea of love a sea of life” e “Saving Environment Action”, distinguendo dunque i suoi prodotti da quelli destinati all’iniziativa benefica; f) non profit: tutto il ricavato della vendita e delle donazioni è stato interamente devoluto a WWF per sostenere la nascita della nuova oasi in Sardegna. Per sostenere il progetto del WWF, Coin ha messo in atto anche una serie di progetti: ha dedicato al Mediterraneo e alle oasi le vetrine dei suoi negozi di tutta Italia per un periodo di circa due mesi; ha prodotto e venduto slogan t-shirts in cotone organico e braccialetti a prezzi accessibili; ha promosso e pubblicizzato la campagna attraverso comunicati stampa e video accessibili dal sito dell’azienda, da quello dell’associazione e da You Tube; 26 ha anche organizzato una propria raccolta fondi a sostegno del progetto attraverso donazioni che i clienti Coin potevano effettuare direttamente in negozio al momento dei loro acquisti. 3.4.1 Focus sul processo operativo di sviluppo e i suoi protagonisti E’ opportuno soffermarsi sulle azioni che Coin ha messo in atto nel periodo precedente l’avvio della campagna. Innanzitutto, l’impresa ha aderito al progetto chiamato l’ “Ora della terra” spegnendo il 31 marzo le vetrine di tutti i negozi d’Italia; ha inoltre creato un sito dedicato ,“Coin.it/peccato verde”, nel quale ha lanciato un singolare contest fotografico che consisteva nel postare le foto dei propri peccati verdi, alla fine del quale la persona che ha postato la foto più originale ha vinto dei premi messi in palio dall’azienda stessa, ovvero Giftcard Coin, le T-shirts Earth Hour e un invito esclusivo ad un grande concerto a favore dell’ambiente. Lo scopo che Coin si era prefissato con la creazione del sito era di premiare le buone pratiche di sostenibilità urbana. Non si tratta dunque solo di un’iniziativa di marketing, peraltro efficace in quanto ha riscosso molto successo, ma di un progetto molto più ampio: l’obiettivo perseguito dall’azienda è ben a più ampio raggio in quanto si propone di affrontare gli stili di vita, i modelli di consumo e così via. La campagna, iniziata appunto con il contest fotografico, è proseguita con quello che si può definire il cuore del progetto “Save the sea”, ossia la creazione di braccialetti, di una limited edition di slogan T- Shirts in cotone organico per le donne con lo slogan “A sea of love a sea of life” e per gli uomini “Saving Environment Action” e con la raccolta diretta di fondi attraverso le donazioni fatte dai clienti negli stores Coin dedicati. Il progetto ha visto il coinvolgimento diretto dei responsabili della direzione marketing dell’azienda, che hanno avuto il compito di ideare le varie iniziative promosse nella campagna e creare gli slogan da usare per le maglie e i braccialetti. Per quanto riguarda la progettazione delle slogan t-shirts, la stessa direzione marketing ha commissionato il compito ad un grafico del category uomo di Coin il quale, essendo i tempi molto ristretti per portare a termine il progetto, ha dovuto dedicare una settimana lavorativa all’ideazione di due stampe che riportassero i due slogan della campagna. A lavoro terminato, il grafico ha visto stampare il proprio disegno sulle magliette in cotone organico create appositamente per l’occasione10. 10 Informazioni derivanti da un intervista telefonica fatta direttamente al grafico che ha ideato le stampe, attualmente dipendente di Coin al Category Uomo. 27 E' stato invece compito di CACO design s.r.l. 11 la progettazione e creazione dei braccialetti in quindici colori diversi a sostegno del WWF , costituiti da un ciondolo rappresentante una tartaruga bianca e riportanti lo slogan dell’iniziativa “A sea of love, a sea of life” ( A sea of life a sea of love–Caco Design- Coin per WWF. 2012. Disponibile su <http://www.cacodesignblog.it/2012/05/sea-of-life-sea-of-love-caco-design.html> [Data di accesso: 16/10/2012]). Dopo aver descritto i prodotti che il Gruppo Coin ha creato appositamente per l’iniziativa è necessario entrare nel dettaglio analizzando i numeri veri e propri della campagna: o il periodo di vendita dei braccialetti e delle slogan t-shirts è iniziato il 10 maggio e si è concluso il 29 luglio 2012 (all’incirca due mesi e mezzo); o sono stati coinvolti 53 negozi sparsi in tutta Italia, in cui l’azienda ha allestito le vetrine con uno standard preciso; o sono state prodotte circa 2.000 t-shirt ad un prezzo di 19,90 € , accessibile a tutti e non solo ai clienti abituali; o sono stati creati circa 18.000 braccialetti, venduti al prezzo di 2 €. Per quanto riguarda la diffusione del progetto al pubblico, la campagna è stata pubblicizzata attraverso il sito di Coin (www.coin.it) , quello del WWF (www.wwf.it) e numerosi altri siti che si occupano di moda o sostenibilità ambientale. Inoltre all’iniziativa è stata data ampia visibilità sulla stampa. Quotidiani come il Gazzettino, che hanno informato dell’iniziativa intrapresa dai singoli negozi Coin delle regioni, mensili di moda come il Cosmopolitan, che hanno pubblicizzato le t-shirts e i braccialetti, e numerosissimi altri giornali hanno dedicato all’iniziativa benefica almeno un articolo. Per dare ancora più visibilità alla campagna , Coin ha lanciato anche un video su You Tube che illustra le due t-shirt con stampa, i bracciali e mostra l’oasi alla quale sono destinati i fondi. L’accesso al video può avvenire direttamente da You Tube oppure dal sito di Coin. Anche WWF ha lanciato un video promo della raccolta fondi, che vede l’attore Luca Argentero, testimonial della campagna, parlare delle oasi e dei motivi che hanno spinto l’associazione ad intervenire su di esse. Infine, il Gruppo Coin ha scelto e ingaggiato dei testimonial tra i quali il presentatore Francesco Facchinetti, il nuotatore Massimiliano Rosolino, la comica Teresa Mannino e lo 11 CACO design s.r.l. è una piccola società con sede a Brescia che si occupa della creazione di piccoli gioielli in plexiglas a forma di due bambini stilizzati utilizzati per la decorazione di bracciali, collane e accessori vari. I prodotti CACO si possono ordinare dal sito della società http://www.cacodesign.it oppure si possono trovare in molti negozi che li vendono in conto terzi sia in Italia che all’estero, tra i quali appunto anche molti stores Coin. 28 stesso attore Luca Argentero, da anni partner di WWF per varie iniziative benefiche. Tutti i testimonial hanno indossato le slogan t-shirts e i bracciali e hanno prestato la loro immagine per alcune foto da riportare sugli articoli che hanno illustrato al pubblico l’iniziativa. 3.5 Risorse impiegate nella campagna I costi che Coin ha dovuto sopportare per l’implementazione della campagna sono collegati all’impiego di risorse umane per lo sviluppo del progetto e all’impiego di materie prime per lo sviluppo dei prodotti. Per quanto riguarda le risorse umane, Coin ha delegato il progetto alla direzione marketing. Del progetto ha fatto parte anche il grafico del category uomo, che si è occupato della creazione delle magliette con la supervisione del direttore di category. La direzione budget e costi si è occupata di stimare i costi diretti dell’implementazione della campagna. Per lo sviluppo dei prodotti l’azienda ha dovuto fornirsi di 2000 magliette sulle quali ha fatto stampare lo slogan della campagna e ha collaborato con Caco design per la creazione dei 18000 braccialetti. Infine si possono includere nei costi anche il trasporto e la distribuzione dei prodotti nei negozi di tutta Italia, l’allestimento di ciascun negozio nonché la creazione e distribuzione della cartellonistica apposita per allestire ciascuna vetrina. L’intero ricavato della vendita di bracciali e t-shirts (si parla di circa 70.000 euro) è stato interamente devoluto al WWF per la creazione delle Oasi. A questa somma va poi aggiunto il ricavato delle donazioni per l’associazione effettuate dai clienti direttamente in negozio. I costi per la gestione del sistema delle oasi del WWF sono quantificabili in oltre 3 milioni di euro all’anno e provengono da enti pubblici, aziende, contributi e donazioni di privati, investimenti dell’associazione. Coin, insieme a molte altre aziende italiane, ha offerto certamente un utile contributo all’associazione per il sostegno della causa. 12 3.6 Benefici diretti & indiretti Ottman (2011) ha osservato che le pratiche di green marketing aiutano le aziende a guadagnare più profitti e una quota maggiore di mercato. Dall’attuazione della campagna derivano molteplici benefici diretti e indiretti. 12 Disponibile su: www.finanziamentiregione.it. 29 Per quanto riguarda i benefici diretti, si parla di arricchimento e differenziazione dell’ offerta: per soddisfare le richieste dei consumatori attenti alle tematiche sociali ed ambientali, Coin ha creato una serie di prodotti democratici nel prezzo e rispettosi dell’ambiente ampliando la sua offerta di mercato e rendendo i suoi prodotti più innovativi attraverso la diversificazione di essi. Un altro vantaggio derivante dall’iniziativa è l’aver stimolato la collaborazione ed integrazione tra la funzione marketing e le altre funzioni aziendali nello sviluppo del progetto. Infine, per quanto concerne i benefici diretti, Coin ha attuato anche una ricerca di costleadership: con l’implementazione dell’iniziativa, l’azienda ha riorganizzato il ciclo produttivo dei suoi prodotti e minimizzato gli scarti di materie prime dotandosi delle risorse e competenze necessarie per realizzare le innovazioni caratteristiche di una strategia di sviluppo sostenibile. Oltre ai benefici diretti, si possono individuare anche benefici non direttamente osservabili, ma che possono costituire dei vantaggi di lungo periodo, ad esempio il miglioramento dell’immagine aziendale: con l’attuazione di campagne di marketing solidale, Coin, oltre a far parlare di sé e dei suoi prodotti, ha conferito a consumatori e fornitori l’idea di un azienda seria ed eticamente responsabile. La reputazione d'impresa costituisce uno dei più importanti beni intangibili di cui un'azienda dispone. Investire nella realizzazione di un'immagine ecologicamente ed eticamente apprezzabile dagli stakeholders si rivela essere una valida strategia competitiva. Tale strategia deve essere radicata nei valori dell’azienda, dato che, nel caso contrario, i feedback derivanti dall’implementazione della stessa sarebbero disastrosi. Grant (2007) ha affermato che “per costruire una buona reputazione occorrono secoli, per distruggerla basta un secondo e per ricostruirla, un'eternità”. Quando le imprese tentano di costruirsi un'immagine ecologica senza modificare la propria attività stanno mettendo in pratica il greenwashing. Il greenwashing è un neologismo (sincrasi delle parole inglesi green e washing che potrebbe essere tradotto con "lavare col verde" o con "il verde lava più bianco") che serve ad indicare l'ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende indirizzata alla creazione di un'immagine positiva di proprie attività, oppure di un'immagine mistificatoria per distogliere l'attenzione dalle proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi.13 In linea con tale atteggiamento, le imprese esibiscono atteggiamenti e assumono decisioni sostenibili che, dal punto di vista 13 Definizione ricavata da: Wikipedia 30 sostanziale, hanno un effetto insignificante e portano solo ad ingraziarsi consumatori e stakeholder. E’ proprio per questo motivo che l’organizzazione dovrebbe dichiararsi eticamente buona solo a condizione di poterlo provare con azioni e comportamenti concreti. Tra gli altri benefici indiretti si può indicare l’aumento dei rapporti tra i dipendenti in quanto, per l’implementazione delle strategie verdi, Coin ha affidato il compito alla direzione marketing, che ha collaborato con la direzione costi e con i grafici che hanno progettato le slogan t-shirts, costituendo una sorta di task force nella quale ognuno ha offerto il suo contributo per il raggiungimento di un risultato comune. Infine, con l’attuazione dell’iniziativa, l’azienda ha raggiunto nuove fasce di consumatori maggiormente sensibilizzati verso l’ambiente e i suoi problemi, creando una sorta di mercato settoriale a cui rivolgersi anche per i progetti futuri. 31 Considerazioni finali Al termine di questa panoramica sul rapporto fra marketing e sostenibilità, si può affermare che l’attenzione per i temi “green” costituisca, per le imprese, l’occasione di sviluppare visioni e strategie sempre più innovative. In particolare, nell’ambito del sistema economico-produttivo, stanno emergendo visioni diverse da quelle tradizionali, che pongono la questione ambientale in una prospettiva diversa da quella ”classica”, una prospettiva che vede nella sostenibilità non tanto un vincolo o un limite all’attività d’impresa, ma un’ opportunità strategica. La prospettiva della sostenibilità costituisce, a mio avviso, un potenziale sentiero di sviluppo per quelle imprese disposte ad accettare la sfida ambientale e ad innovare la propria offerta di prodotti per soddisfare le rinnovate esigenze dei consumatori. Anche se il greenwashing è ancora un problema rilevante, molte aziende stanno sviluppando una seria crescita green, creando categorie di prodotti più sostenibili, ottenendo certificazioni eco più affidabili. Inoltre i consumatori stanno offrendo alle aziende una grande opportunità di risollevarsi in modo credibile, premiando l'innovazione del prodotto verde e non accettando il greenwashing. Dal momento che il marketing è in grado di armonizzare gli interessi delle imprese e dei loro clienti, le imprese affidano a questa funzione il ruolo di comunicare il proprio impegno sociale, migliorando la propria immagine e sfruttando i benefici che ne derivano. Una strategia di marketing sostenibile ha caratteristiche diverse a seconda del settore di attività, della dimensione dell’impresa, della sua struttura operativa, della corporate culture e del grado di orientamento al mercato. L’efficacia della strategia dipende sia dalla corretta valutazione della rilevanza che le questioni poste dalla sfida ambientale hanno per una specifica impresa, sia dalle potenzialità di cui dispone la medesima ai fini della realizzazione di una strategia di sviluppo sostenibile. L’implementazione di iniziative di questo tipo risulta dunque di fondamentale importanza per permettere a qualsiasi azienda di competere con le altre imprese e differenziarsi nel contesto in cui svolgono la loro attività. Il Gruppo Coin ha iniziato già dal 2007 ad attuare una serie di iniziative che lo hanno portato a distinguersi nel panorama italiano per essere un azienda non solo rispettosa delle norme vigenti e attenta all’impatto delle questioni ambientali sia nel settore di appartenenza, sia nella propria specifica realtà, ma anche un’ azienda innovativa, capace di intraprendere nuovi progetti a sostegno dell’ambiente e di altre cause sociali. I progetti hanno confermato 32 l’interesse dell’azienda per queste tematiche, migliorandone l’immagine verso i consumatori e gli altri stakeholder. Le iniziative eco-sostenibili hanno contribuito alla creazione di relazioni e collegamenti tra Coin ed altre imprese, organizzazioni, gruppi ed istituzioni rilevanti. Il progetto Save the Sea è una sintesi di queste tendenze: un esempio di co-marketing solidale (partnership Coin-WWF), di green marketing (una strategia di comunicazione) ed infine un esempio di attenzione per l’ambiente e rispetto di esso. Questa campagna, come le innumerevoli che l’azienda ha promosso, risulta essere un punto di incontro tra l’orientamento economico dell’impresa e la necessità sempre più sentita di trovare degli strumenti di comunicazione in grado di valorizzare la strategia di sostenibilità perseguita. 33 Riferimenti bibliografici BARNI, S., 1998. La comunicazione d’impresa. 7° ed. Milano: Franco Angeli S.R.L.. CACO-DESIGN, 2012. A sea of life a sea of love –Caco Design- Coin per WWF. Disponibile su <http://www.cacodesignblog.it/2012/05/sea-of-life-sea-of-love-caco-design. html> [Data di accesso: 16/10/2012] CAMERAMODA, 2012. Il manifesto della sostenibilità per la moda italiana. Disponibile su <http://www.cameramoda.it/it/associazione/corporate-social-responsibility/931/> [ Data di accesso: 15/10/2012 ] CAPPELLARI, R., 2011. Marketing della moda e dei prodotti lifestyle. 1°ed. Roma: Carocci. CHERUBINI, S., IASEVOLI, G., 1999. Co-marketing. Tipologie, potenzialità, applicazioni. 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