Slide di Antropologia del Turismo

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Per...Corsi Etno-Antropologici
Bibliografia del Corso
Parte Istituzionale: Studi etnoantropologici nell’area mediterranea e
antropologia del turismo
Barbuto D.A., Per..Corsi Turistici, Centro Editoriale e Librario UNICAL,
Rende, 2009
Simonicca A., Turismo e società complesse, Meltemi, Roma, 2004
Manuale:
B. Bernardi, Uomo, cultura, società, Milano, Franco Angeli, 2000
Parte Monografica: Alterità/Diversità
Dispense
Cos’è l’Antropologia
ànthropos= uomo
lògos= discorso, studio
Oggi l'antropologia si presenta come la scienza delle
diversità sociali e culturali, e - più in generale - come la
scienza dell'uomo in società.
L'antropologia studia le differenze che distinguono le varie
società e le varie culture.
E’ una disciplina comparativa: non tenta di confondersi con
il suo soggetto d'indagine. Mette in relazione il locale ed il
globale consentendo di rinnovare e favorire i suoi rapporti
con le altre scienze umane.
Cosa non è l’Antropologia
Un esasperato desiderio di conoscere "l'altro"
Un identificazione totale con l’oggetto di studio
Un elemento di rassicurazione sulla superiorità di una cultura su
un’altra
Una definizione di Antropologia
L'Antropologia ha come oggetto d'indagine una
società di piccola ampiezza, a partire dalla quale
tenta di elaborare un'analisi di portata più
generale, cercando di cogliere, da un certo punto
di vista, la totalità della società in cui queste
minoranze si inseriscono. (M. Augè)
In questa definizione intervengono
contemporaneamente alcuni aspetti
un "luogo" (un'unità sociale definita)
un approccio (un punto di vista specifico)
un metodo (il decentramento)
una finalità (cogliere le logiche sociali).
Unità sociali
Le unità sociali corrispondono a piccole comunità in cui le
relazioni sociali sono direttamente osservabili.
Devono presentare una certa coerenza interna (d'ordine
culturale, economico, sociale, religioso)
Avere un certo rapporto con altre comunità e con la società
globale in cui sono inserite.
Approccio
La scelta di queste comunità deve consentire di
indagare la totalità.
Le piccole società scelte dall'antropologo offrono
spunti interessanti sulla società globale a partire dal
contrasto.
Metodo
Osservare la società maggioritaria a partire dai gruppi
ristretti significa osservarla al di fuori dei suoi punti di
riferimento
Finalità
La posizione di decentramento e di osser vazione
partecipante permettono all'antropologo di studiare il globale
a partire dal locale.
Il procedimento attuale dell'antropologia consiste in una vera
e propria interpretazione della modernità'
Natura - Cultura
Natura
Natura è tutto ciò che rientra nella sfera naturale, che non
viene appreso, ma si manifesta in modo istintivo, perchè
radicato nell’essenza genetica degli esseri umani.
L’ambiente biocenotico, terra, vegetazione, animali
Le leggi fisiche e biologiche
La diversità dei sessi nella naturale costituzione dell’uomo
Cultura
Cosa non è
La conoscenza umanistico-
letteraria
La “cultura del sapere”
La banalizzazione mediatica del
concetto
Cos’è
E’ quell’insieme complesso che include la conoscenza, le
credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra
capacità ed abitudine acquisita dall’uomo
come membro di una società.(E. Taylor)
Una presenza quasi del tutto inconsapevole, sia a livello
cognitivo che a livello psicologico.
Un ambiente totale ovvio, senza del quale non potremmo
sopravvivere neanche per pochi minuti, come per la mancanza di
ossigeno.
Forma
Ogni cultura possiede una “forma”
Ossia l’insieme di tratti che la costituisce assume un profilo
significativo, “logico”, dal quale non è possibile distaccarsi
senza mettere in crisi tutta la forma.
I fattori
La cultura è generata, trasmessa e modificata
dall’interazione costante dei seguenti quattro fattori:
Oikos
Chrono
s
Anthropo
s
Ethnos
Ambiente, natura,
spazio
Tempo, storia,
periodo
Uomo, individuo
Gruppo, società
Oikos
E’ l’ambiente-casa con il quale l’uomo si trova ad
interagire.
Esso condiziona:
le concezioni astratte della cultura, e si riflette sulle
interpretazioni della natura e del cosmo, sul significato dei
rapporti reali o supposti tra il cosmo e l’uomo, tra gli alberi, gli
animali e l’uomo.
la tecnica, ossia, l’attività esteriore e materiale dell’uomo:
- il materiale degli utensili e delle armi,
- le possibilitàdi nutrimento attraverso la caccia, la pesca, la
raccolta, o attraverso l’allevamento e la coltivazione,
- il tipo di riparo e di abitazione.
Anthropos
L’individuo è la variabile irriducibile di ogni
situazione sociale e culturale.
Ogni individuo deve essere considerato creatore di
cultura
Ethnos
«Un gruppo sociale, generalmente con
denominazione data da sé e da altri più o meno
grande, ma sempre abbastanza grande da contenere
dei gruppi secondari, - almeno due -, vivente
ordinatamente in un luogo determinato, con una
lingua, una costituzione e sovente una tradizione sue
proprie» (B.Bernardi)
Chronos
La cultura nasce, si sviluppa e vive nel tempo.
Delle tre dimensioni del tempo, passato- presente - futuro, sono
soprattutto il PASSATO e il PRESENTEad assumere, in rapporto
alla cultura e ai fenomeni sociali, un valore significante.
«Il tempo è un fenomeno bidimensionale, con un lungo passato,
un presente e virtualmente nessun futuro». (Mbiti)
Sasa (adesso) per il presente. E’ lo spazio di tempo in cui la gente
è conscia della propria esistenza, e dentro cui si proietta sia in
rapporto al futuro breve sia in rapporto al passato.
Lo zamani, entro il quale si copiono gli eventi del sasa, si accavalla al
sasa e i due non possono essere separati. Nulla può andare oltre lo
zamani
L’interattività dinamica dei quattro fattori è
permanente.
L’accentuazione dell’uno e dell’altro fattore
corrisponde a interessi particolari di studio.
Queste accentuazioni spiegano il sorgere degli indirizzi di
specializzazione nelle discipline antropologiche.
Dinamica culturale
E’ la diffusione da un individuo ad un altro di uno o più
elementi della cultura. (linguaggio, comunicazione)
E’ data da una rete di rapporti dialettici che vengono
costantemente modificando i quadri di esperienze degli individui e
quindi la loro integrazione culturale, i loro patrimoni culturali
individuali e tutta la cultura.
E’ il processo di integrazione degli individui nel loro ambiente
Fasi di sviluppo
Inculturazione
Fase in cui si trasmettono dei “determinati” culturali ad un soggetto, nel
momento in cui questi viene inserito in una dimensione culturale che
caratterizza il gruppo umano di appartenenza.
Informale
Formale
Riti di passaggio
Azioni rituali attraverso le
quali un individuo della
comunità passa da uno
status sociale all’altro, in
maniera definitiva.
Il rituale è suddiviso in tre fasi e...
Separazione
Aggregazione
Marginalità/
Liminarità
...secondo tre tipologie
Istruttiva
Visione
Drammatica
Acculturazione
Quando vi sono due o più soggetti di culture diverse e
uno di questi soggetti è in posizione dominante rispetto
agli altri che si trovano ad esserne, di conseguenza,
condizionati.
Tipologie
Assimilazione
Separazione
Integrazione
Marginalità
Quando un individuo o un gruppo abbandona la propria cultura e cerca
di assumere quella dominante
Quando lo scopo principale è il mantenimento della propria cultura ed
avviene il rifiuto del contatto con altri gruppi
Quando viene mantenuta la propria cultura ma c’è continuo scambio e
collaborazione con gli altri gruppi
Quando vi è scarso interesse nel mantenimento della propria identità
culturale e rari contatti con gli altri gruppi
Attività missionaria
portare una cultura diversa
nel rispetto, almeno in parte,
di quella esistente
Attività coloniale
intenti economici-politici
poca considerazione della
cultura pre-esistente
Deculturazione
Quando un soggetto perde parte, e spesso la totalità,
della sua cultura perchè al cospetto di una cultura
dominante e coercitiva
Perdita reale
Lotte razziali
Genocidio
Perdita formale
Economico-politica
Socio-culturale
Etnocentrismo
Tendenza valutativa (conscia o inconscia,
dichiarata o inconsapevole) che considera la
propria cultura superiore alle altre. Questa
tendenza, universale e classificatoria, spinge a
valutare le altre culture secondo parametri
soggettivi derivanti dal contesto cui si appartiene.
«Il fanatico riesce a contare fino a uno, perché due è un’entità troppo
grande per lui». (Amos Oz - scrittore israeliano)
Relativismo culturale
Prospettiva antietnocentrica secondo la quale
tutte le manifestazioni culturali espresse dai vari
gruppi umani sono tra loro dissimili e dunque non
equiparabili all’interno di una scala comune di
valori, essendo tutte le culture differenti l’una
dell’altra.
«A guardare sempre dalla stessa parte, il collo si irrigidisce» proverbio africano.
Forme di cultura
Un gesto…
cosa vuoi dirmi?
Espansione gestuale
I. il gesto sia nato in un luogo, la sua sede primaria,
per poi diffondersi altrove
II.che abbia avuto origine indipendentemente in
diverse località.
Pregiudizi culturali
Barriere linguistiche
Barriere religiose e ideologiche
Barriere geografiche
Tabù gestuali
Oscurità gestuale
Nicchie gestuali
Sostituzione gestuale
Segni di accentuazione gestuale
Specifica invenzione storica
spiegazione primaria (originaria)
spiegazioni di sostegno (in genere false)
Storia del pensiero antropologico
Etnografia: è la prima fase del lavoro antropologico.
Si raccolgono documenti e dati relativi all'oggetto
Etnologia: è la fase in cui si analizza, si sintetizza e si interpreta ciò che si
osserva in una cultura o società, in base però alle conoscenze sulle altre
società.
Antropologia: costituisce il terzo livello, quello in cui si tenta di
definire le proprietà generali di tutta la vita sociale e culturale.
Periodo delle Curiosità
Antico: Greco/romano
Pluralità e differenze tra stili di vita,
ideologie e culture
Erodoto (448-425 a.C.),
Medievale
Cristiana e Araba
Geografia del viaggio come osservazione diretta
Geografia delle meraviglie
Geografia dei “masalik”
Ibn Haldun:
Costruì un sapere di tipo storico e sociologico
attorno alla sua opera “Discorso sulla storia
universale”;
Rinascimentale:
Mercanti e missionari primi
“artigiani” della tecnica
etnologica
Marco Polo
De Las Casas
Settecento
Interesse verso le culture altre per
comprendere se stessi
Mito del “buon selvaggio”
J.F. Lafitau (gesuita canadese) elabora il primo
documento dell’etnologia moderna sui “costumi dei
J.J.Rousseau
selvaggi americani” (1724)
G.B. Vico in “Scienza nuova” riprende l’opera di Lafitau
1799 nasce La “Sociéte des Observateurs de l’homme” con
l’intento di intraprendere lo studio delle culture
Ottocento
Tra la fine del ‘700 e la prima parte dell’800 di apri passo al “buon
selvaggio” si fa strada anche l’idea del “cattivo selvaggio” (tratta degli
schiavi).
( Seconda metà del secolo) In pieno positivismo, nasce lo studio
scientifico delle società umane. Teorie evoluzioniste.
H. Spencer
C. Darwin
Evoluzionismo
Organizzazione sociale da strutture semplici a strutture più complesse
Lewis H. Morgan
B. Tylor
J.
Frazer
Astrazione e Simbolizzazione
Simbologia come fenomeno che coinvolge
l’uomo sia culturalmente che biologicamente
L. A. White
Diffusionismo
Analisi dei fenomeni culturali in base alla loro diffusione
Franz Boas
R. Benedict
W. Schmidt
Franz Boas
Fondatore dell’antropologia moderna e padre
dell’antropologia americana, ha dato all'antropologia
moderna la sua rigorosa metodologia scientifica, sul
modello delle scienze naturali.
Ha originato la nozione di "cultura" come
comportamento appreso.
Ha definito natura inconscia i fenomeni culturali,
assimilandoli da questo punto di vista al linguaggio.
Wilhelm Schmidt
Il suo studio delle religioni primitive e monoteismo
rimane tra i più rispettati nel campo dell'antropologia.
Tutte le culture hanno la concezione di un Dio
supremo. Le religioni primitive non erano politeiste,
come si credeva, ma avevano un trascorso
monoteistico.
Contrasta fortemente la teoria totemica di Freud
Contrasta fortemente la teoria totemica di Freud
Sistemi e modelli culturali
R. Benedict
Patterns of Culture/Modelli di Cultura
Leggere una cultura come se fosse una poesia
Individuare la caratteristica dominante di un popolo, il suo
“carattere”
Riprende la distinzione di Nietzsche tra cultura:
apollinea
dionisiaca
la "ratio" umana che porta equilibrio,
l'impulso alla vita, creatività, desiderio
ed è capace di concepire l'essenza
colto nel suo aspetto più produttivo e
del mondo come ordine e spinge a
pre-razionale, improvvisazione
produrre forme armoniose
“ponderata”.
rassicuranti e razionali
La cultura in questo senso sarebbe quindi una sorta di
personalità su vasta scala comune a tutti gli individui facenti
parte di un determinato gruppo sociale.
Ogni cultura è una particolare “configurazione” che organizza
manifestazioni varie di comportamenti.
Etnografia francese
E. Durkheim
M. Mauss
Funzionalismo
L’esistenza di ciascun tratto culturale è dovuto alla sua funzione
La scuola funzionalista privilegia la ricerca sul campo e l’osservazione
diretta dei fenomeni culturali
L’osser vazione partecipante
permette all’antropologo di
entrare nelle problematiche ed
interpretarle
Analizza la pratica dello scambio
rituale, “Kula”, presso le isole
Trobiant
B. Malinowski
La sua opera “Gli Argonauti del
pacifico occidentale” resta un
m o d e l l o d i m o n o g r a fi a
antropologica
Rigetta l’esistenza di un comunismo primitivo come “tipicità” dei popoli
selvaggi.
Importanti sono anche i sui studi sulla parentela.
Nel 1944 elabora una teoria secondo la quale gli esseri umani
risolvono i problemi materiali con risposte culturali
Bisogni primari, secondari e derivati
Importanti sono anche i sui studi sulla parentela.
Nel 1944 elabora una teoria secondo la quale gli esseri umani
risolvono i problemi materiali con risposte culturali
R. Radcliffe-Brown
Evans-Pritchard
Strutturalismo
Prende spunto dalla linguistica di De Saussure e sostiene che le funzioni,
determinate dalle relazioni reciproche dei singoli elementi, sono considerate come
parti di un ordinamento strutturale e di un insieme di fenomeni in continua
interdipendenza e interazione.
C. Lévi-Strauss
Sistemi di Parentela
Dal latino parens, parentis che significava propriamente
genitori. Nel mondo romano quando ci si riferiva alla
parentela si utilizzava il termine propinqui -orum che
significa “coloro che sono vicini”
La parentela è una costruzione sociale, ed ogni società
stabilisce regole su chi si può , si deve od è preferibile sposare.
Se nella nostra società attuale la scelta del coniuge è
essenzialmente personale ed esclude un ristretto nucleo di
consanguinei, in molte culture esistono vincoli complessi.
La parentela è alla base di molti studi disciplinari che hanno
costituito una delle ossature teoriche di riferimento
dell’antropologia.
ll primo teorico della parentela fu
l’americano Lewis Henry Morgan, che
nel 1871 osservò, presso gli Irochesi,
l’utilizzo dello stesso termine per
indicare un parente e individui che non
facevano parte dell’albero genealogico.
Alfred Kroeber nell'opera Sistemi
classificatori di parentela (1919), fornì
una spiegazione psicologico-linguistica.
Famiglia come “fatto culturale”. Bisogno
derivato.
Malinowski, nel 1927, mette in dubbio la
presunta universalità del complesso di
Edipo.
Alfred Radcliffe-Brown sostiene che
ogni sistema di parentela include non
solo la propria nomenclatura ma anche
un sistema di diritti, doveri e norme di
comportamento.
Claude Lévi-Strauss, con le opere “L'analisi strutturale
in linguistica e in antropologia” (1945) e “Le strutture
elementari della parentela” (1949), riprese le analisi
funzionaliste ritenendo che il matrimonio non fosse
altro che uno scambio.
Questioni di scelta
ENDOGAMIA
Il termine indica la preferenza o l’obbligo per il
matrimonio all’interno del gruppo.
L’esempio storico più noto di endogamia è quello delle
caste tradizionali dell’India:
ESOGAMIA
Indica la preferenza o l’obbligo, per un uomo, di
sposare una donna esterna al proprio gruppo (clan,
tribù, villaggio, ecc.).
E’ molto più frequente nelle società che trasmettono la
discendenza solo per via paterna
E’ proibito sposare una donna del gruppo paterno
INCESTO
La proibizione dell’incesto è un valore inviolabile in
molte culture e anche nell’unione endogamica
Tuttavia la definizione della categoria di parenti
“proibiti” può variare di molto nelle diverse società
Nella
tradizione
occidentale, per secoli è
stato vietato il matrimonio
di un vedovo con la
sorella della moglie
defunta.
Per contro vi è quello del levirato :
il fratello di un uomo morto senza
figli è tenuto a sposarne la vedova,
i n m o d o d a a s s i c u ra re u n a
discendenza al defunto.
Per Lévi-Strauss l’esogamia è un sistema che
consente di creare legami con altri gruppi,
potenzialmente nemici
La proibizione dell’incesto non va vista come regola
puramente repressiva, ma è soprattutto una regola di
reciprocità e di scambio con altri gruppi
L’esogamia è l’espressione sociale allargata della
proibizione dell’incesto.
“Carattere” di famiglia
Famiglia nucleare
George P. Murdock ha definito (1935) famiglia nucleare:
l’unità composta da marito, moglie e figli.
Comprende otto rapporti “parentali” di base: marito,
moglie, padre, madre, figlio, figlia, fratello, sorella.
Nessuna società ha potuto trovare un efficace
sostituto della famiglia nucleare e di tutte le sue
funzioni
Oggi questa teoria è messa in discussione da diversi
punti di vista.
Formazioni famigliari in
cui il marito-padre è del
tutto assente, e il nucleo
risulta ridotto alla madre
Gabbia concettuale
(famiglia nucleare)
troppo rigida
con i suoi figli.
Secondo Remotti risulterebbe più produttivo cercare delle
“somiglianze” tra le diverse forme di famiglia.
POLIGAMIA
Famiglie composte da più legami matrimoniali
Poliginiche: un
Poliandriche: una
Più diffusa nelle
Numero delle nascite
motivi economici
proprietà famigliare. Forte
marito e più mogli
società tradizionali per
moglie e più mariti
ridotto. Mantiene integra la
solidarietà del gruppo dei
fratelli maschi.
Famiglia “fraterna”
Gruppo molto coeso e solidale di fratelli e sorelle che
convivono nella stessa casa.
Nayar (India meridionale)
Na(Cina meridionale)
I fratelli sono deputati all’educazione dei figli delle sorelle.
Società a discendenza matrilineare.
“Siblings”, ossia il legame tra fratelli e sorelle e figli delle sorelle.
Appaiono dotate di una forte stabilità nel tempo, che non
troviamo nella famiglia nucleare.
MATRIARCATO
La teoria – o il mito – del matriarcato (dal latino
“mater” (madre) e dalla radice greca
“archein” (essere a capo, comandare) si è sviluppata
nell’Ottocento ad opera di Bachofen
Primitiva organizzazione sociale in cui non solo la
discendenza è matrilineare (una persona appartiene
al gruppo della madre), ma la proprietà e il potere
sono in mano alle donne.
Oggi, fortemente ridimensionata, questa teoria stabilisce
che anche nelle società matrilineari l’eredità passa
semplicemente “attraverso” le donne, non alle donne:
l’erede di un uomo è il figlio della sorella.
Avunculato (dal latino avunculus zio materno; i latini
chiamavano patruus lo zio paterno), è l’organizzazione
che riconosce l’autorità dello zio materno, e non del
padre, sulla famiglia.
Casi di “famiglia”
Il Comparatico
‘U Sangiuvanni
Rituale di “consanguineità” virtuale
Tradizionalmente il rito avveniva il 24 giugno festa di
San Giovanni
Consuetudine connessa ai riti di “rinascita”
Si rinsaldano i legami comunitari e “familiari”
attraverso lo scambio rituale
Acquisizione del “titolo” di cumpari e cummari
“Casa mia è casa tua”
Dimensione domestica e famiglia
Anche lo spazio domestico veicola la “cultura”
familiare
La strutture architettoniche hanno da sempre
rappresentato un idea di “famiglia”
Lo spazio ad essa deputato, in ottica mediterranea,
è un esempio di quanto casa sia sinonimo di famiglia e
quindi “luogo” protetto per eccellenza
dall’organizzazione degli
spazi
alla rappresentazione
simbolica della
c o l l o c a z i o n e
comunitaria
Bisogna camminare per due lune nei
mocassini di un altro, per
conoscere se stessi.
(Proverbio Lakota/Sioux)
Studi etnologici in Italia
Periodo positivista
Periodo etnologico
Prima fase
Seconda fase
Terza fase
Periodo Positivista
Non sono le idee che contano (idealisti), ma i fatti (positivisti
Vegezzi Ruscalla 1859 (filologo) è il primo a fornire una
distinzione tra etnologia (scienza delle nazioni) e ed
antropologia (ramo della zoologia)
Mantegazza , divulgatore delle teorie darwiniane, 1870 fonda
la SIAE (Società Italiana di Antropologia ed Etnologia.
Evoluzione razziale e psichiche dell’umanità.
Lombroso, applica le teorie antropologiche di razza nel
tentattivo di definire la degenerazione criminale quale frutto
delle anomalie fisiche
Loria, matematico, viaggio molto con l’intento di raccogliere
dati e reperti che documentassero il processo evolutivo della
vita e dell’umanità. Fondo la Società Etnografica Italiana e la
rivista Lares
Etnologia = studio delle razze umane
Etnografia = storia dei popoli e delle loro culture
Antropologia = scienza naturale
Storicismo crociano = storia come risultato della libertà umana
Demologia italiana
In Italia l’assenza di un’impero coloniale stabile, portò a sviluppare
maggiormente lo studio delle cosiddette Tradizioni popolari, ovvero
l’esotico di casa nostra.
Uno dei maggiori rappresentanti di tale corrente fu il medico ed
etnografo siciliano Giuseppe Pitrè
Periodo Etnologico
Prima fase
R. Pettazzoni titolare della prima cattedra di Etnologia
all’Università “La Sapienza”
Etnologia come disciplina storica. Etnografia come
descrizione ed interpretazione di fatti locali
Periodo Etnologico
Seconda fase
Periodo del secondo dopoguerra. Scoperta degli studi
Gramsciani ed arrivo in Italia di studiosi americani
Una delle figure più importanti fu E. de Martino
Periodo Etnologico
Terza fase
T. Tentori ed il filone socio-antropologico americano
Memorandum (1957), manifesto del I Congresso
Nazionale di Scienze Sociali, che sancisce
l’ufficializzazione degli studi etnoantropologici in Italia
Antropemi ed etnemi
I primi due fattori della cultura, l‟individuo e la comunità, traggono la loro
definizione dall’uomo e lo riguardano direttamente: da questi fattori la cultura
trae la sua specificità come fenomeno umano.
Poiché l’attività mentale dell’anthropos-individuo sta all’origine della cultura e
l’azione ethnos-comunità produce la struttura e mette in rapporto tra loro le
intuizioni del singolo, chiameremo gli aspetti individuali della cultura antropemi, e
gli aspetti collettivi della cultura etnemi.
Gli antropemi si possono definire le espressioni
capillari della cultura:
a. che risalgono all’intuizione inventiva dell’individuo;
b. che si specificano come radici della struttura
culturale e sociale;
- aspetti individuali della cultura
- attività mentale dell’individuo che sta all’origine della cultura
- l'intuizione creativa dell'uomo (principio dell'interpretazione
elementare) cha dà inizio a fatti culturali nuovi; principi primi sia del
sapere, sia della struttura sociale
Esempi:
Il primo uso umano del fuoco;
la distinzione tra destra e sinistra nell’organizzazione culturale e sociale,
la fissione nucleare dell‟atomo,
il perché della vita, della morte, del dolore, …
Gli etnemi sono il risultato degli antropemi costituiti
in struttura, cioè articolati tra loro sistematicamente.
L’insieme sistematico degli etnemi è il prodotto
specifico della comunità che accoglie e rende
normativi e stabili gli antropemi
Sono:
- aspetti collettivi della cultura
- elementi composti e articolati della cultura
- risultano dall’apporto dei singoli antropemi che, articolandosi tra loro,
danno forma e struttura sistematica al sapere e all’organizzazione sociale
Possono essere:
Etnemi semplici
(es. famiglia nucleare);
Etnemi complessi
(es. parentela, religione,
lignaggio)e includono altri
etnemi semplici.
Ideo-etnemi, socio-etnemi e etnostili
Tra gli elementi costitutivi della cultura si devono distinguere:
a. Gli ideo-etnemi, tutti gli elementi teorici della cultura, coordinati in
sistemi di pensiero e assunti a base della personalità e del
comportamento;
b. I socio-etnemi, tutti gli elementi pratici e materiali della cultura come le
istituzioni sociali, le espressioni artistiche e le attuazioni materiali.
c. Gli etnostili, quei modi singolari o specifici della cultura, che
concorrono a caratterizzare una varietà particolare di cultura, nel suo
insieme e in un determinato momento o epoca.
Etnema politico
Etnema economico
Etnema magico religioso
Turismo
Il turismo coinvolge il concetto del viaggio, nonchè
una temporanea e volontaria visita in un luogo al di
fuori da casa (Smith)
Linee di Storia del Turismo
1600-1700
Gran Tour
Giovani aristocratici, inglesi, francesi e tedeschi
Nella gran parte dei casi erano viaggi d’istruzione
Con la rivoluzione francese si estingue il Gran Tour
1800
Rivoluzione industriale: cambiano i parametri
Primi viaggi d’affari in Inghilterra della borghesia
francese e tedesca
I pochi aristocratici rimasti si rifugiano nel
magico mondo dei bagni termali
K. Baedeker (Coblenza 1836): prima guida
turistica)
T. Cook (1845) organizza le prime gite di gruppo in
ferrovia per diminuire i costi
1900
Anni Venti del ‘900: entrano i gioco le classi
subalterne, piccolo borghesi ed operaie Dall’ozio goduto ed esibito nei secoli precedenti si
passa al riposo (prime ferie pagate)
Le “colonie” (marine e montane): primo esempio di
“turismo popolare”
Dopo la II Guerra Mondiale si realizza quello che
venne definito “turismo di massa...”
“...riferendosi a processi di diffusione nella società e
di concentrazione nel tempo dei comportamenti
turistici” (A. Savelli)
Il tempo della vacanza diventa un “pacchetto” da
acquistare
Anni ’60: trionfo del turismo di massa
Si apre la strada all’artificiale, al luogo o evento
creato per attirare solo turisti
Nascono le “bolle ambientali” (E. Cohen)
Anni ’70 si “ritorna” alla ricerca dell’autenticità del
periodo preindustriale.
Il turismo diventa una necessità irrinunciabile
L’antropologia del turismo
L'antropologia del turismo è forse la disciplina più incisiva
nell'analisi di questo “viaggiare”: un fenomeno che può essere
analizzato nelle sue diverse componenti di immaginario e di
ritualità (basti pensare all'importanza che attribuiamo agli oggetti
ricordo). Ma anche di rapporto che si viene inevitabilmente a
creare tra persone visitanti e comunità ospitante. Nunez
MacCannell
L’antropologia del turismo
nel quadro delle scienze
etnoantropologiche.
Essa studia i fenomeni turistici in quanto fenomeni culturali:
a. sia dal punto di vista delle dinamiche processuali che tali fenomeni innescano e coinvolgono;
b. sia da quello dei beni culturali materiali e immateriali che
sono a fondamento dell’attrazione e della pianificazione
turistica.
Componenti
Politica economica
Mutamento culturale
Etnografia semiotica
Produzione conoscitiva dell’incontro
Oggetto
L’antropologia del turismo ha per fondamentale oggetto
l’incontro (encounter) che si produce nel rapporto di
accoglienza fra ospite e ospitante (guest/host) entro uno
specifico spazio antropico e naturale (territorio).
L’incontro
Il punto di partenza dell’antropologia del turismo è l’analisi
dell’encounter, cioè l’incontro fra comunità ospitante e (un
gruppo di) ospitati. La relazione fondamentale è l’
“ospitalità”.
Il rapporto fra gruppi che viaggiano, visitano e fruiscono,
secondo motivazioni, bisogni e mappe mentali di rilevanza
soggettiva e intersoggettiva
I modi, i soggetti e i tempi in cui una comunità ospitante si attrezza e si
organizza di fronte e rispetto all’Altro.
La profondità e alla pervasività del fenomeno, con effetti importanti
per i ritmi di coesione e perpetuazione del luogo stesso.
Campi d’azione
Heritage tourism
L’insieme dei valori, beni e patrimoni che un gruppo umano riceve quale
eredità del passato.
Ecoturismo
Attività che nasce dal desiderio di muoversi verso luoghi naturali intatti o,
per lo meno, in cui la presenza umana è ridotta al minimo, e ove si possa
conoscere cose ed ambiti naturali, intrattenere con l’habitat naturale un
rapporto diretto.
.
Turismo=fatto sociale totale
Il carattere pervasivo dei
Insiemi di azioni e
g r a d o d i c o n d i z i o n a re
caratterizzati dal potere
meccanismi turistici, è in
rappresentazioni
dall’esterno
che essi hanno di esercitare
il
comportamento degli
individui.
una costrizione sugli
individui
Turismo come rito
Il turismo crea delle communitas temporanee
Gruppi di persone che vivono la
loro vita in una dimensione profana
(strutture sociali economiche e
politiche) e attraverso la
mediazione dei rituali sono
trasportati dal loro contesto
abituale ad uno stra-ordinario
(V. Turner)
Il turismo attraverso un rito di
passaggio svolge un’importante
funzione di coesione sociale.
Le tre fasi dell’esperienza turistica:
Partenza = separazione
Soggiorno = esperienza extra-ordinaria
Ritorno = ritorno all’ordinario, aggregazione.
La semeiotica turistica:
L’incontro
Il tempo
Il souvenir
Modelli turistici
Modalità di fruizione dell’autenticità
La ricerca dell’autenticità da un lato è un modo per sottrarsi
all’alienazione della società industriale e dall’altro è però
un’espressione della stessa società a cui i turisti vogliono sfuggire
Quello che alimenta l’industria turistica è l’eccesso di etnicizzazione,
ovvero l’enfatizzazione delle differenze descritte negli anni da
scrittori di viaggio e antropologi.
I nativi possono assecondarli, mettendo in scena l’autenticità o
continuare a vivere l’esistenza senza tenere conto dei turisti.
Questa dicotomia si traduce nella distinzione tra
coloro che attribuisco al turismo una funzione di:
mantenimento dei confini culturali (modello Amish)
rafforzamento delle tradizioni (modello Bali)
commercializzazione e degradazione delle culture
ospitanti (modello Alarde).
Tipologie di turisti e “turismi”
Secondo Copper di solito sono due:
Quelli da pachetto: alla ricerca
Quelli indipendenti: Si adattano
Spesso associati ad alti livelli di
struttura sociale, sono associati a
di attrattive di tipo occidentale.
crescita e causano spesso una
ristrutturazione dell’economia
locale.
meglio all’ambiente locale e alla
tassi di crescita relativamente
bassi e conducono spesso a
sviluppi di strutture di proprietà
locali
A queste due tipologie, Smith aggiunge :
Turisti Esploratori: sono in numero limitato caratterizzati da una completa accettazione
delle norme locali.
Turisti d’elitè: Osservati raramente e si adattano completamente alle norme locali.
Anticonformisti: Rari e presentano un buon adattamento.
Turisti insoliti: Occasionali e si adattano abbastanza.
Turisti di massa incipienti: Flusso costante ed in cerca di attrattive occidentali.
Turisti di massa: Flusso continuo. Attendono attrattive occidentali.
Turisti charter : Arrivi massicci e domandano attrattive occidentali.
Tipologie di impatto culturale
Diretto
Indiretti
Questo avviene quando è presente un contatto
con la popolazione ospitante e si verifica il
cosiddetto effetto di dimostrazione, ovvero i
turisti influenzano il comportamento con il loro
esempio.
Quando l’effetto di dimostrazione viene
“appreso” da altri membri della comunità
ospitante,non direttamente a contatto
con i turisti. Comportamento d’accatto.
Indotti
Quando la destinazione risulta essere di “successo” con
miglioramento economico, aumento del reddito, con
conseguente modificazione della modalità di consumo della
popolazione locale che genera anche nuovi bisogni.
Alcuni aspetti negativi
La mercificazione dei prodotti artistici e culturali
Comparsa di attività criminali
Ritualità o teatralizzazione ?
“L’occhio del turista vede solo ciò che già conosce”
“Tanto quì chi mi conosce ?”
Tensioni sociali
Sfruttamento delle risorse
Elementi di Turismo
M I TO
Movie
Induced Tourism
L’immagine ha un impatto notevole per l’industria del turismo
Crea atteggiamenti e comportamenti diversificati
Visualizza un processo di formazione come un continuum
Secondo Gartner questo continuum
consisterebbe in una serie di “agenti”
forme di “coinvolgimenti indotti” nella gran parte dei casi da:
pubblicità attraverso i canali tradizionali
descrizioni imparziali: giornali, televisione, massmedia in genere
informazioni, per così dire, biologiche dirette o indirette
La sua formazione autonoma sembra avere un potere
particolarmente efficace
Oggi si “raccolgono” immagini e percezione dei
luoghi in gran parte dai media
Soprattutto cinema e televisione
Il fenomeno del movie induced tourism o
cineturismo è oramai consolidato
In Italia vi sono molte “film commisions”
Nate allo scopo di “promuovere”, ognuna, il
proprio territorio
I l f e n o m e n o t r a s f o r m a “ l ’ e f fi m e r o ” i n
desiderio concreto di maggiore conoscenza del luogo
La scelta della località turistica risulta così
notevolmente influenzata
S e m p re p i ù s p e s s o i p ro m o t e rs t u r i s t i c i
“sponsorizzano” e lavorano accanto ai produttori
cinematografici
Quanto è dunque determinante la scelta della
location per “indirizzare” un flusso turistico?
Quanto, tale scelta, influisce sulla percezione che ne
ha turista di quel luogo?
Qual’è il comportamento delle comunità “ospitanti” ?
Quali le ripercussioni sul sistema di valori e
tradizioni secolari?
Quanta attenzione si pone al concetto di
sostenibilità reale ?
Il caso Tropea e la sua...”Gente di Mare”
L’indagine, di più ampio respiro, parte nel 2006
Interessa gran parte della “Costa degli Dei”
Comprende i Comuni di Pizzo, Briatico, Parghelia e
Tropea
Viene scaglionata in diversi periodi dell’anno
Vengono somministrati anche dei questionari
Sviluppi e analisi dei dati
1. Ipermedializzazione imperante
2. Familiarità
3. Comunità Locale
4. Influenza sul territorio
Risultati
1. Evidente mancanza di un’ottica sostenibile
2. Ri-elaborazioni inadeguate di aspetti tradizionali
3. Formulazione di un “folklore turistico”
4. Parziale partecipazione della comunità ospitante
ALTERITA’
•
La costruzione del primitivo salì alla ribalta nel tardo 19 sec.
Primitivo = nomade, sessualmente promiscuo, che viveva in un
regime di proprietà comune e con mentalità illogica abituata alla
superstizione
Altro come diverso dal punto di vista storico su una scala
astorica di sviluppo evoluzionistico.
Fossilizzato nella diversità immutabile di un passato molto
distante
•
L’Antropologia rappresenta, in tale prospettiva il nostro
sforzo di ritrovarci nell’altro di rifletterci in esso.
L’alterità emerge a ricordare la particolarità di ogni identità: essa
mostra il carattere funzionale e rappresentativo di ogni identità.
L’altro non può che assumere le sembianze di una fantasma
minaccioso, e come sia breve il passo dal sentire in pericolo la
propria legittimità all’armarsi e corazzarsi contro ogni intrusione,
oppure a sferrare azioni di soppressione dell’alterità e
purificazione.
I paesi occidentali hanno adottato, negli ultimi decenni,
politiche differenti per quanto riguarda l'accoglienza e
l'inserimento degli immigrati, ma sostanzialmente
riconducibili a tre modelli
• Assimilazione, quello francese, porta all'attribuzione della
cittadinanza agli immigrati, dunque alla uguaglianza di doveri
e diritti.
• Integrazione cerca viceversa di sviluppare comunità nazionali
integrate, con attenzione alle specificità culturali dei gruppi
immigrati: pur con rilevanti differenze da paese a paese per
quanto riguarda l'eventuale riconoscimento anche politico
dell'immigrato, è questo il modello adottato da Gran Bretagna,
Olanda (inclusione politica), e da Germania Austria, Svizzera e
Belgio (esclusione).
• Differenziazione Il terzo modello è quello adottato da Stati Uniti
e Canada, paesi caratterizzati sin dalla nascita sia dal pluralismo
etnico dei gruppi immigrati fondatori, sia dalla presenza di
popolazioni indigene-autoctone-native, gli indiani d'America,
oltre agli afroamericani discendenti dagli schiavi negli Stati Uniti.
•
Non serve, per puro slancio emotivo, una generica
accettazione in toto dell’altro come se il solo fatto di essere
tale debba pretendere il nostro assoluto impegno alla sua
Nel rapporto identità-alterità non si può prescindere dalla propria
identità o fuggire nell’alterità “come se fosse possibile uscire da
se stessi, dalla propria pelle, dalla propria cultura.” (L.M.
Lombardi Satriani)
Si tratta di elaborare modalità comprensive di quelle tradizionali
recuperate criticamente nell’ottica di una cultura con molteplici
sfaccettature che abbracci tutti gli uomini coesistenti e non in
maniera conflittuale.
La diversità come risorsa
L’art. 1 della Dichiarazione universale sulla diversità culturale
adottato dalla 31^ sessione della Conferenza Generale
dell'UNESCO nel 2001 cita:
La diversità culturale: patrimonio comune dell’umanità.
La cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo spazio.
Questa diversità si incarna nell’unicità e nella pluralità delle
identità dei gruppi e delle società che costituiscono l’umanità.
Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità
culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la
Il termine diverso deriva dal latino diversus: voltato in altra parte
o direzione e, quindi, anche contrario, opposto, deviante.
Da sempre, nella cultura occidentale, il diverso ha generato
timore, paura, ambivalenza, evitamento. È stato visto come tutto
ciò che non siamo e non vorremmo mai essere, che non vogliamo
nemmeno conoscere a fondo, e di cui ci sembra lecito avere una
conoscenza superficiale, per stereotipi negativi, per pregiudizi.
Per una storia della diversità
La storia della diversità antropologica è costellata di
momenti negativi e talvolta al limite della disumanità.
Diversità rispetto a che cosa?, viene da chiedersi. La
risposta è rispetto a una scienza normativa che ha potuto
trasformare in mostri semplici deviazioni. Con soglie di
tolleranza bassissime. La scienza positivista ragionava
soltanto su fatti accertati, o perlomeno così dichiarava.
I diversi nel fisico, nel comportamento e nella moralità, quali
erano giudicati idioti, folli, zingari, briganti, mentecatti,
prostitute, indigeni di terre lontane, tutti questi «altri-da-noi»,
insomma, nell’Ottocento diventarono «mostri».
Il discorso sui mostri è sempre e comunque un discorso
sull’uomo, sulla sua concezione del mondo, sulla nostra
necessità di regole e sulle nostre paure.
La parola mostro deriva dal
latino monstrum, «segno degli
dèi»; la radice è la stessa di
monstrare e di monere:
ammonire, mettere in guardia.
Ma anche di ammaestrare,
cioè
di
fornire
insegnamento.
un
Il Medioevo affida le scienze naturali all’emozione della meraviglia. Regnano la
zoologia fantastica, la diceria, l’equivoco, la credulità. E i mostri impazzano.
C’è un buon travaso di credulità tra cultura «alta» e cultura popolare, corre
voce che la pantera abbia l’alito profumato, che il coccodrillo si penta della
propria crudeltà e pianga. Gli studiosi di cose naturali ammettono che all’uva
possa spuntare la barba e che l’unicorno s’innamori delle vergini.
La raffigurazione plastica dei bestiari, sui capitelli delle chiese
romaniche, produce un effetto di amplificazione da cinema
horror; i mostri biblici e mitologici sono la realtà quotidiana, si
incontrano tutti i giorni passando davanti alla chiesa.
Cinquecento/Seicento
Nel primo Cinquecento fioriscono raffigurazioni di mostri umani dette
«grottesche», che copiano lo stile degli affreschi sotterranei rinvenuti a Roma
scavando nella Domus Aurea di Nerone.
La Controriforma però le condannerà quali figurazioni enigmatiche, oscure e
pagane.
Tra il Cinque e il Seicento la letteratura sui mostri si fa ghiotta, più scientifica e già
autonoma
rispetto alla letteratura di viaggio, che pure li descrive volentieri.
Mostro umano libico, fine XVI sec., incisione italiana a bulino (Civica
Raccolta Achille Bertarelli di Milano). Così recita la didascalia: «Nelle
alpe de Libia questi animali monstruosi di colori tutti gialli hanno nel
peto una fazza, humana, e doe ghambe boene. Li piedi humani, la coda
di volpe, doe tette di capra, la gobba come hanno li gambeli, et collo è
longo e in cima non hanno capo ma è a modo de una natta et con doe
orechie de porco, e hanno la barba di becco, e viveno de erbe e radice
et sono forte salvatichi (...)»
Le mostruosità sono sempre cariche di significato. Siamo in presenza di
una estrema attenzione per i mostri, che soprattutto nel Seicento si
estende alle nascite abnormi.
Francesca, bambina bicefala nata a Trento il 23
gennaio 1620 (foglio volante, Archivio Consolare 3377,
Biblioteca Comunale di Trento). L’estrema attenzione
per i mostri non può non investire anche il fenomeno
delle nascite abnormi. Quando a Trento, nel 1620,
nasce una bambina con due teste, uno stampatore
realizza subito una xilografia e ne distribuisce qualche
decina di copie come «fogli volanti»
Settecento
Dal Settecento in poi ha inizio una fase importante che porta la scienza a
distinguere il reale dall’immaginario. C’è bisogno di un sistema. Alcuni
naturalisti affermano che le specie si lasciano ordinare secondo una serie
continua di forme, in una sorta di catena degli esseri.
Nasce un razzismo, o meglio un razzialismo teorico, su presunte basi
antropologiche. George-Louis Leclerc conte di Buffon traccia una gerarchia
delle razze umane, ponendo al culmine della scala l’europeo, seguito
dall’asiatico, dall’africano e in ultima posizione dal selvaggio americano
Nell’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert i negri vengono descritti come viziosi e
inclini al libertinaggio, alla vendetta e alla menzogna. Né è da meno Voltaire, che
nel suo Saggio sui costumi allude più volte alla natura quasi animale delle razze
inferiori, e così fa un altro faro della cultura settecentesca, il filosofo inglese
David Hume confessando il suo «sospetto» che i negri siano per natura inferiori
ai bianchi.
Ottocento
Nell’Ottocento le anomalie naturali vengono studiate alla luce delle
discipline emergenti. I mescolamenti favolosi tra le specie risultano
intoppi o difetti dello sviluppo.
Sul piano del significato, i mostri perdono il loro simbolismo metafisico, ma
acquistano valore di esempi del dinamismo della natura
In questa stagione scientifica si fa largo
il concetto di atavismo, cioè la
r i c o m p a rs a i n u n i n d i v i d u o d i
caratteristiche anatomiche o funzionali
di suoi remoti antenati.
Famiglia ipertricotica
birmana, 1875.
Nella seconda parte dell’800 iniziano i primi studi della morfologia del volto
umano. Comincia così la stagione dei misuratori, ora dotati di una adeguata
strumentazione: scienziati convinti di poter cogliere nelle proporzioni fisiche di
uomini e donne non soltanto le tracce dell’evoluzione biologica, ma anche
quelle di un’evoluzione psicosociale.
L ’ A n t ro p o m e t r i a d i v e n t a p i ù o m e n o
consapevolmente erede della mentalità
settecentesca, propugnando l’equazione
bruttezza fisica = degenerazione spirituale
«arresti di sviluppo».
Lo psichiatra-criminologo Cesare Lombroso
sostiene che i tipi delinquenti sono atavismi,
regressioni evolutive, selvaggi che portano le
stigmate anatomiche di un passato in cui
Applicazione del goniometro facciale al vivente
regnava la legge della giungla.
Novecento
Agli inizi del secolo scorso si assiste a quello che l’antropologo Giovanni
Canestrini verso la fine dell’800 temeva: la deriva disumana
La persecuzione politica dei devianti sociali
La spettacolarizzazione dei portatori di handicap
L’intramontabile curiosità per le deformità – un
misto di voyeurismo e di compassione – produce
un’antropologia ai confini tra la fiera degli organi e
il museo degli orrori. Alcuni mostri umani schivano i
laboratori e i cottolenghi e si esibiscono al circo in
show teratologici come fenomeni da baraccone. (I
Freaks)
Il supposto legame tra degenerazione e ordinamento razziale ci ha comunque
lasciato qualche eredità, per esempio la designazione di «idiozia mongoloide»
per il disordine cromosomico propriamente detto sindrome di Down. La
complessione patologica «mongoloide» (occhi obliqui, zigomi sporgenti, ecc.)
esprime un esotismo alla rovescia.
Il dottor John Langdon Down la descrive nel 1866, in un articolo intitolato
«Osservazioni su una classificazione etnica degli idioti», nel quale cita anche
idioti di tipo malese e di tipo etiope.
E a riprova della coerenza di un universo mentale in cui l’esotico e il mostruoso
tornano a coincidere, ricordiamoci che per designare il frutto di un parto
abnorme che genera una creatura toracopaga, usiamo ancora la locuzione
«gemelli siamesi»
Sviluppi
Oggi si è arrivati a una teratologia sui generis dove i mostri da esibire sono
uomini dai comportamenti che la nostra cultura considera immorali: nudità,
libertà sessuale, poligamia, mancanza di gerarchia, uso tradizionale di
droghe.
Ancora oggi il tentativo è quello di porre il “diverso” dentro un apposito
spazio protetto: museale, circense, mediatico.
Forse la funzione del diverso è proprio quella di stimolare una reazione
psicologica e comunitaria di tipo aggregativo. Il mostro è necessario
all’integrità mentale di tutti noi e, suo malgrado, aumenta la coesione dei
cosiddetti normali contro le forme di devianza.
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