Per...Corsi Etno-Antropologici Bibliografia del Corso Parte Istituzionale: Studi etnoantropologici nell’area mediterranea e antropologia del turismo Barbuto D.A., Per..Corsi Turistici, Centro Editoriale e Librario UNICAL, Rende, 2009 Simonicca A., Turismo e società complesse, Meltemi, Roma, 2004 Manuale: B. Bernardi, Uomo, cultura, società, Milano, Franco Angeli, 2000 Parte Monografica: Alterità/Diversità Dispense Cos’è l’Antropologia ànthropos= uomo lògos= discorso, studio Oggi l'antropologia si presenta come la scienza delle diversità sociali e culturali, e - più in generale - come la scienza dell'uomo in società. L'antropologia studia le differenze che distinguono le varie società e le varie culture. E’ una disciplina comparativa: non tenta di confondersi con il suo soggetto d'indagine. Mette in relazione il locale ed il globale consentendo di rinnovare e favorire i suoi rapporti con le altre scienze umane. Cosa non è l’Antropologia Un esasperato desiderio di conoscere "l'altro" Un identificazione totale con l’oggetto di studio Un elemento di rassicurazione sulla superiorità di una cultura su un’altra Una definizione di Antropologia L'Antropologia ha come oggetto d'indagine una società di piccola ampiezza, a partire dalla quale tenta di elaborare un'analisi di portata più generale, cercando di cogliere, da un certo punto di vista, la totalità della società in cui queste minoranze si inseriscono. (M. Augè) In questa definizione intervengono contemporaneamente alcuni aspetti un "luogo" (un'unità sociale definita) un approccio (un punto di vista specifico) un metodo (il decentramento) una finalità (cogliere le logiche sociali). Unità sociali Le unità sociali corrispondono a piccole comunità in cui le relazioni sociali sono direttamente osservabili. Devono presentare una certa coerenza interna (d'ordine culturale, economico, sociale, religioso) Avere un certo rapporto con altre comunità e con la società globale in cui sono inserite. Approccio La scelta di queste comunità deve consentire di indagare la totalità. Le piccole società scelte dall'antropologo offrono spunti interessanti sulla società globale a partire dal contrasto. Metodo Osservare la società maggioritaria a partire dai gruppi ristretti significa osservarla al di fuori dei suoi punti di riferimento Finalità La posizione di decentramento e di osser vazione partecipante permettono all'antropologo di studiare il globale a partire dal locale. Il procedimento attuale dell'antropologia consiste in una vera e propria interpretazione della modernità' Natura - Cultura Natura Natura è tutto ciò che rientra nella sfera naturale, che non viene appreso, ma si manifesta in modo istintivo, perchè radicato nell’essenza genetica degli esseri umani. L’ambiente biocenotico, terra, vegetazione, animali Le leggi fisiche e biologiche La diversità dei sessi nella naturale costituzione dell’uomo Cultura Cosa non è La conoscenza umanistico- letteraria La “cultura del sapere” La banalizzazione mediatica del concetto Cos’è E’ quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità ed abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società.(E. Taylor) Una presenza quasi del tutto inconsapevole, sia a livello cognitivo che a livello psicologico. Un ambiente totale ovvio, senza del quale non potremmo sopravvivere neanche per pochi minuti, come per la mancanza di ossigeno. Forma Ogni cultura possiede una “forma” Ossia l’insieme di tratti che la costituisce assume un profilo significativo, “logico”, dal quale non è possibile distaccarsi senza mettere in crisi tutta la forma. I fattori La cultura è generata, trasmessa e modificata dall’interazione costante dei seguenti quattro fattori: Oikos Chrono s Anthropo s Ethnos Ambiente, natura, spazio Tempo, storia, periodo Uomo, individuo Gruppo, società Oikos E’ l’ambiente-casa con il quale l’uomo si trova ad interagire. Esso condiziona: le concezioni astratte della cultura, e si riflette sulle interpretazioni della natura e del cosmo, sul significato dei rapporti reali o supposti tra il cosmo e l’uomo, tra gli alberi, gli animali e l’uomo. la tecnica, ossia, l’attività esteriore e materiale dell’uomo: - il materiale degli utensili e delle armi, - le possibilitàdi nutrimento attraverso la caccia, la pesca, la raccolta, o attraverso l’allevamento e la coltivazione, - il tipo di riparo e di abitazione. Anthropos L’individuo è la variabile irriducibile di ogni situazione sociale e culturale. Ogni individuo deve essere considerato creatore di cultura Ethnos «Un gruppo sociale, generalmente con denominazione data da sé e da altri più o meno grande, ma sempre abbastanza grande da contenere dei gruppi secondari, - almeno due -, vivente ordinatamente in un luogo determinato, con una lingua, una costituzione e sovente una tradizione sue proprie» (B.Bernardi) Chronos La cultura nasce, si sviluppa e vive nel tempo. Delle tre dimensioni del tempo, passato- presente - futuro, sono soprattutto il PASSATO e il PRESENTEad assumere, in rapporto alla cultura e ai fenomeni sociali, un valore significante. «Il tempo è un fenomeno bidimensionale, con un lungo passato, un presente e virtualmente nessun futuro». (Mbiti) Sasa (adesso) per il presente. E’ lo spazio di tempo in cui la gente è conscia della propria esistenza, e dentro cui si proietta sia in rapporto al futuro breve sia in rapporto al passato. Lo zamani, entro il quale si copiono gli eventi del sasa, si accavalla al sasa e i due non possono essere separati. Nulla può andare oltre lo zamani L’interattività dinamica dei quattro fattori è permanente. L’accentuazione dell’uno e dell’altro fattore corrisponde a interessi particolari di studio. Queste accentuazioni spiegano il sorgere degli indirizzi di specializzazione nelle discipline antropologiche. Dinamica culturale E’ la diffusione da un individuo ad un altro di uno o più elementi della cultura. (linguaggio, comunicazione) E’ data da una rete di rapporti dialettici che vengono costantemente modificando i quadri di esperienze degli individui e quindi la loro integrazione culturale, i loro patrimoni culturali individuali e tutta la cultura. E’ il processo di integrazione degli individui nel loro ambiente Fasi di sviluppo Inculturazione Fase in cui si trasmettono dei “determinati” culturali ad un soggetto, nel momento in cui questi viene inserito in una dimensione culturale che caratterizza il gruppo umano di appartenenza. Informale Formale Riti di passaggio Azioni rituali attraverso le quali un individuo della comunità passa da uno status sociale all’altro, in maniera definitiva. Il rituale è suddiviso in tre fasi e... Separazione Aggregazione Marginalità/ Liminarità ...secondo tre tipologie Istruttiva Visione Drammatica Acculturazione Quando vi sono due o più soggetti di culture diverse e uno di questi soggetti è in posizione dominante rispetto agli altri che si trovano ad esserne, di conseguenza, condizionati. Tipologie Assimilazione Separazione Integrazione Marginalità Quando un individuo o un gruppo abbandona la propria cultura e cerca di assumere quella dominante Quando lo scopo principale è il mantenimento della propria cultura ed avviene il rifiuto del contatto con altri gruppi Quando viene mantenuta la propria cultura ma c’è continuo scambio e collaborazione con gli altri gruppi Quando vi è scarso interesse nel mantenimento della propria identità culturale e rari contatti con gli altri gruppi Attività missionaria portare una cultura diversa nel rispetto, almeno in parte, di quella esistente Attività coloniale intenti economici-politici poca considerazione della cultura pre-esistente Deculturazione Quando un soggetto perde parte, e spesso la totalità, della sua cultura perchè al cospetto di una cultura dominante e coercitiva Perdita reale Lotte razziali Genocidio Perdita formale Economico-politica Socio-culturale Etnocentrismo Tendenza valutativa (conscia o inconscia, dichiarata o inconsapevole) che considera la propria cultura superiore alle altre. Questa tendenza, universale e classificatoria, spinge a valutare le altre culture secondo parametri soggettivi derivanti dal contesto cui si appartiene. «Il fanatico riesce a contare fino a uno, perché due è un’entità troppo grande per lui». (Amos Oz - scrittore israeliano) Relativismo culturale Prospettiva antietnocentrica secondo la quale tutte le manifestazioni culturali espresse dai vari gruppi umani sono tra loro dissimili e dunque non equiparabili all’interno di una scala comune di valori, essendo tutte le culture differenti l’una dell’altra. «A guardare sempre dalla stessa parte, il collo si irrigidisce» proverbio africano. Forme di cultura Un gesto… cosa vuoi dirmi? Espansione gestuale I. il gesto sia nato in un luogo, la sua sede primaria, per poi diffondersi altrove II.che abbia avuto origine indipendentemente in diverse località. Pregiudizi culturali Barriere linguistiche Barriere religiose e ideologiche Barriere geografiche Tabù gestuali Oscurità gestuale Nicchie gestuali Sostituzione gestuale Segni di accentuazione gestuale Specifica invenzione storica spiegazione primaria (originaria) spiegazioni di sostegno (in genere false) Storia del pensiero antropologico Etnografia: è la prima fase del lavoro antropologico. Si raccolgono documenti e dati relativi all'oggetto Etnologia: è la fase in cui si analizza, si sintetizza e si interpreta ciò che si osserva in una cultura o società, in base però alle conoscenze sulle altre società. Antropologia: costituisce il terzo livello, quello in cui si tenta di definire le proprietà generali di tutta la vita sociale e culturale. Periodo delle Curiosità Antico: Greco/romano Pluralità e differenze tra stili di vita, ideologie e culture Erodoto (448-425 a.C.), Medievale Cristiana e Araba Geografia del viaggio come osservazione diretta Geografia delle meraviglie Geografia dei “masalik” Ibn Haldun: Costruì un sapere di tipo storico e sociologico attorno alla sua opera “Discorso sulla storia universale”; Rinascimentale: Mercanti e missionari primi “artigiani” della tecnica etnologica Marco Polo De Las Casas Settecento Interesse verso le culture altre per comprendere se stessi Mito del “buon selvaggio” J.F. Lafitau (gesuita canadese) elabora il primo documento dell’etnologia moderna sui “costumi dei J.J.Rousseau selvaggi americani” (1724) G.B. Vico in “Scienza nuova” riprende l’opera di Lafitau 1799 nasce La “Sociéte des Observateurs de l’homme” con l’intento di intraprendere lo studio delle culture Ottocento Tra la fine del ‘700 e la prima parte dell’800 di apri passo al “buon selvaggio” si fa strada anche l’idea del “cattivo selvaggio” (tratta degli schiavi). ( Seconda metà del secolo) In pieno positivismo, nasce lo studio scientifico delle società umane. Teorie evoluzioniste. H. Spencer C. Darwin Evoluzionismo Organizzazione sociale da strutture semplici a strutture più complesse Lewis H. Morgan B. Tylor J. Frazer Astrazione e Simbolizzazione Simbologia come fenomeno che coinvolge l’uomo sia culturalmente che biologicamente L. A. White Diffusionismo Analisi dei fenomeni culturali in base alla loro diffusione Franz Boas R. Benedict W. Schmidt Franz Boas Fondatore dell’antropologia moderna e padre dell’antropologia americana, ha dato all'antropologia moderna la sua rigorosa metodologia scientifica, sul modello delle scienze naturali. Ha originato la nozione di "cultura" come comportamento appreso. Ha definito natura inconscia i fenomeni culturali, assimilandoli da questo punto di vista al linguaggio. Wilhelm Schmidt Il suo studio delle religioni primitive e monoteismo rimane tra i più rispettati nel campo dell'antropologia. Tutte le culture hanno la concezione di un Dio supremo. Le religioni primitive non erano politeiste, come si credeva, ma avevano un trascorso monoteistico. Contrasta fortemente la teoria totemica di Freud Contrasta fortemente la teoria totemica di Freud Sistemi e modelli culturali R. Benedict Patterns of Culture/Modelli di Cultura Leggere una cultura come se fosse una poesia Individuare la caratteristica dominante di un popolo, il suo “carattere” Riprende la distinzione di Nietzsche tra cultura: apollinea dionisiaca la "ratio" umana che porta equilibrio, l'impulso alla vita, creatività, desiderio ed è capace di concepire l'essenza colto nel suo aspetto più produttivo e del mondo come ordine e spinge a pre-razionale, improvvisazione produrre forme armoniose “ponderata”. rassicuranti e razionali La cultura in questo senso sarebbe quindi una sorta di personalità su vasta scala comune a tutti gli individui facenti parte di un determinato gruppo sociale. Ogni cultura è una particolare “configurazione” che organizza manifestazioni varie di comportamenti. Etnografia francese E. Durkheim M. Mauss Funzionalismo L’esistenza di ciascun tratto culturale è dovuto alla sua funzione La scuola funzionalista privilegia la ricerca sul campo e l’osservazione diretta dei fenomeni culturali L’osser vazione partecipante permette all’antropologo di entrare nelle problematiche ed interpretarle Analizza la pratica dello scambio rituale, “Kula”, presso le isole Trobiant B. Malinowski La sua opera “Gli Argonauti del pacifico occidentale” resta un m o d e l l o d i m o n o g r a fi a antropologica Rigetta l’esistenza di un comunismo primitivo come “tipicità” dei popoli selvaggi. Importanti sono anche i sui studi sulla parentela. Nel 1944 elabora una teoria secondo la quale gli esseri umani risolvono i problemi materiali con risposte culturali Bisogni primari, secondari e derivati Importanti sono anche i sui studi sulla parentela. Nel 1944 elabora una teoria secondo la quale gli esseri umani risolvono i problemi materiali con risposte culturali R. Radcliffe-Brown Evans-Pritchard Strutturalismo Prende spunto dalla linguistica di De Saussure e sostiene che le funzioni, determinate dalle relazioni reciproche dei singoli elementi, sono considerate come parti di un ordinamento strutturale e di un insieme di fenomeni in continua interdipendenza e interazione. C. Lévi-Strauss Sistemi di Parentela Dal latino parens, parentis che significava propriamente genitori. Nel mondo romano quando ci si riferiva alla parentela si utilizzava il termine propinqui -orum che significa “coloro che sono vicini” La parentela è una costruzione sociale, ed ogni società stabilisce regole su chi si può , si deve od è preferibile sposare. Se nella nostra società attuale la scelta del coniuge è essenzialmente personale ed esclude un ristretto nucleo di consanguinei, in molte culture esistono vincoli complessi. La parentela è alla base di molti studi disciplinari che hanno costituito una delle ossature teoriche di riferimento dell’antropologia. ll primo teorico della parentela fu l’americano Lewis Henry Morgan, che nel 1871 osservò, presso gli Irochesi, l’utilizzo dello stesso termine per indicare un parente e individui che non facevano parte dell’albero genealogico. Alfred Kroeber nell'opera Sistemi classificatori di parentela (1919), fornì una spiegazione psicologico-linguistica. Famiglia come “fatto culturale”. Bisogno derivato. Malinowski, nel 1927, mette in dubbio la presunta universalità del complesso di Edipo. Alfred Radcliffe-Brown sostiene che ogni sistema di parentela include non solo la propria nomenclatura ma anche un sistema di diritti, doveri e norme di comportamento. Claude Lévi-Strauss, con le opere “L'analisi strutturale in linguistica e in antropologia” (1945) e “Le strutture elementari della parentela” (1949), riprese le analisi funzionaliste ritenendo che il matrimonio non fosse altro che uno scambio. Questioni di scelta ENDOGAMIA Il termine indica la preferenza o l’obbligo per il matrimonio all’interno del gruppo. L’esempio storico più noto di endogamia è quello delle caste tradizionali dell’India: ESOGAMIA Indica la preferenza o l’obbligo, per un uomo, di sposare una donna esterna al proprio gruppo (clan, tribù, villaggio, ecc.). E’ molto più frequente nelle società che trasmettono la discendenza solo per via paterna E’ proibito sposare una donna del gruppo paterno INCESTO La proibizione dell’incesto è un valore inviolabile in molte culture e anche nell’unione endogamica Tuttavia la definizione della categoria di parenti “proibiti” può variare di molto nelle diverse società Nella tradizione occidentale, per secoli è stato vietato il matrimonio di un vedovo con la sorella della moglie defunta. Per contro vi è quello del levirato : il fratello di un uomo morto senza figli è tenuto a sposarne la vedova, i n m o d o d a a s s i c u ra re u n a discendenza al defunto. Per Lévi-Strauss l’esogamia è un sistema che consente di creare legami con altri gruppi, potenzialmente nemici La proibizione dell’incesto non va vista come regola puramente repressiva, ma è soprattutto una regola di reciprocità e di scambio con altri gruppi L’esogamia è l’espressione sociale allargata della proibizione dell’incesto. “Carattere” di famiglia Famiglia nucleare George P. Murdock ha definito (1935) famiglia nucleare: l’unità composta da marito, moglie e figli. Comprende otto rapporti “parentali” di base: marito, moglie, padre, madre, figlio, figlia, fratello, sorella. Nessuna società ha potuto trovare un efficace sostituto della famiglia nucleare e di tutte le sue funzioni Oggi questa teoria è messa in discussione da diversi punti di vista. Formazioni famigliari in cui il marito-padre è del tutto assente, e il nucleo risulta ridotto alla madre Gabbia concettuale (famiglia nucleare) troppo rigida con i suoi figli. Secondo Remotti risulterebbe più produttivo cercare delle “somiglianze” tra le diverse forme di famiglia. POLIGAMIA Famiglie composte da più legami matrimoniali Poliginiche: un Poliandriche: una Più diffusa nelle Numero delle nascite motivi economici proprietà famigliare. Forte marito e più mogli società tradizionali per moglie e più mariti ridotto. Mantiene integra la solidarietà del gruppo dei fratelli maschi. Famiglia “fraterna” Gruppo molto coeso e solidale di fratelli e sorelle che convivono nella stessa casa. Nayar (India meridionale) Na(Cina meridionale) I fratelli sono deputati all’educazione dei figli delle sorelle. Società a discendenza matrilineare. “Siblings”, ossia il legame tra fratelli e sorelle e figli delle sorelle. Appaiono dotate di una forte stabilità nel tempo, che non troviamo nella famiglia nucleare. MATRIARCATO La teoria – o il mito – del matriarcato (dal latino “mater” (madre) e dalla radice greca “archein” (essere a capo, comandare) si è sviluppata nell’Ottocento ad opera di Bachofen Primitiva organizzazione sociale in cui non solo la discendenza è matrilineare (una persona appartiene al gruppo della madre), ma la proprietà e il potere sono in mano alle donne. Oggi, fortemente ridimensionata, questa teoria stabilisce che anche nelle società matrilineari l’eredità passa semplicemente “attraverso” le donne, non alle donne: l’erede di un uomo è il figlio della sorella. Avunculato (dal latino avunculus zio materno; i latini chiamavano patruus lo zio paterno), è l’organizzazione che riconosce l’autorità dello zio materno, e non del padre, sulla famiglia. Casi di “famiglia” Il Comparatico ‘U Sangiuvanni Rituale di “consanguineità” virtuale Tradizionalmente il rito avveniva il 24 giugno festa di San Giovanni Consuetudine connessa ai riti di “rinascita” Si rinsaldano i legami comunitari e “familiari” attraverso lo scambio rituale Acquisizione del “titolo” di cumpari e cummari “Casa mia è casa tua” Dimensione domestica e famiglia Anche lo spazio domestico veicola la “cultura” familiare La strutture architettoniche hanno da sempre rappresentato un idea di “famiglia” Lo spazio ad essa deputato, in ottica mediterranea, è un esempio di quanto casa sia sinonimo di famiglia e quindi “luogo” protetto per eccellenza dall’organizzazione degli spazi alla rappresentazione simbolica della c o l l o c a z i o n e comunitaria Bisogna camminare per due lune nei mocassini di un altro, per conoscere se stessi. (Proverbio Lakota/Sioux) Studi etnologici in Italia Periodo positivista Periodo etnologico Prima fase Seconda fase Terza fase Periodo Positivista Non sono le idee che contano (idealisti), ma i fatti (positivisti Vegezzi Ruscalla 1859 (filologo) è il primo a fornire una distinzione tra etnologia (scienza delle nazioni) e ed antropologia (ramo della zoologia) Mantegazza , divulgatore delle teorie darwiniane, 1870 fonda la SIAE (Società Italiana di Antropologia ed Etnologia. Evoluzione razziale e psichiche dell’umanità. Lombroso, applica le teorie antropologiche di razza nel tentattivo di definire la degenerazione criminale quale frutto delle anomalie fisiche Loria, matematico, viaggio molto con l’intento di raccogliere dati e reperti che documentassero il processo evolutivo della vita e dell’umanità. Fondo la Società Etnografica Italiana e la rivista Lares Etnologia = studio delle razze umane Etnografia = storia dei popoli e delle loro culture Antropologia = scienza naturale Storicismo crociano = storia come risultato della libertà umana Demologia italiana In Italia l’assenza di un’impero coloniale stabile, portò a sviluppare maggiormente lo studio delle cosiddette Tradizioni popolari, ovvero l’esotico di casa nostra. Uno dei maggiori rappresentanti di tale corrente fu il medico ed etnografo siciliano Giuseppe Pitrè Periodo Etnologico Prima fase R. Pettazzoni titolare della prima cattedra di Etnologia all’Università “La Sapienza” Etnologia come disciplina storica. Etnografia come descrizione ed interpretazione di fatti locali Periodo Etnologico Seconda fase Periodo del secondo dopoguerra. Scoperta degli studi Gramsciani ed arrivo in Italia di studiosi americani Una delle figure più importanti fu E. de Martino Periodo Etnologico Terza fase T. Tentori ed il filone socio-antropologico americano Memorandum (1957), manifesto del I Congresso Nazionale di Scienze Sociali, che sancisce l’ufficializzazione degli studi etnoantropologici in Italia Antropemi ed etnemi I primi due fattori della cultura, l‟individuo e la comunità, traggono la loro definizione dall’uomo e lo riguardano direttamente: da questi fattori la cultura trae la sua specificità come fenomeno umano. Poiché l’attività mentale dell’anthropos-individuo sta all’origine della cultura e l’azione ethnos-comunità produce la struttura e mette in rapporto tra loro le intuizioni del singolo, chiameremo gli aspetti individuali della cultura antropemi, e gli aspetti collettivi della cultura etnemi. Gli antropemi si possono definire le espressioni capillari della cultura: a. che risalgono all’intuizione inventiva dell’individuo; b. che si specificano come radici della struttura culturale e sociale; - aspetti individuali della cultura - attività mentale dell’individuo che sta all’origine della cultura - l'intuizione creativa dell'uomo (principio dell'interpretazione elementare) cha dà inizio a fatti culturali nuovi; principi primi sia del sapere, sia della struttura sociale Esempi: Il primo uso umano del fuoco; la distinzione tra destra e sinistra nell’organizzazione culturale e sociale, la fissione nucleare dell‟atomo, il perché della vita, della morte, del dolore, … Gli etnemi sono il risultato degli antropemi costituiti in struttura, cioè articolati tra loro sistematicamente. L’insieme sistematico degli etnemi è il prodotto specifico della comunità che accoglie e rende normativi e stabili gli antropemi Sono: - aspetti collettivi della cultura - elementi composti e articolati della cultura - risultano dall’apporto dei singoli antropemi che, articolandosi tra loro, danno forma e struttura sistematica al sapere e all’organizzazione sociale Possono essere: Etnemi semplici (es. famiglia nucleare); Etnemi complessi (es. parentela, religione, lignaggio)e includono altri etnemi semplici. Ideo-etnemi, socio-etnemi e etnostili Tra gli elementi costitutivi della cultura si devono distinguere: a. Gli ideo-etnemi, tutti gli elementi teorici della cultura, coordinati in sistemi di pensiero e assunti a base della personalità e del comportamento; b. I socio-etnemi, tutti gli elementi pratici e materiali della cultura come le istituzioni sociali, le espressioni artistiche e le attuazioni materiali. c. Gli etnostili, quei modi singolari o specifici della cultura, che concorrono a caratterizzare una varietà particolare di cultura, nel suo insieme e in un determinato momento o epoca. Etnema politico Etnema economico Etnema magico religioso Turismo Il turismo coinvolge il concetto del viaggio, nonchè una temporanea e volontaria visita in un luogo al di fuori da casa (Smith) Linee di Storia del Turismo 1600-1700 Gran Tour Giovani aristocratici, inglesi, francesi e tedeschi Nella gran parte dei casi erano viaggi d’istruzione Con la rivoluzione francese si estingue il Gran Tour 1800 Rivoluzione industriale: cambiano i parametri Primi viaggi d’affari in Inghilterra della borghesia francese e tedesca I pochi aristocratici rimasti si rifugiano nel magico mondo dei bagni termali K. Baedeker (Coblenza 1836): prima guida turistica) T. Cook (1845) organizza le prime gite di gruppo in ferrovia per diminuire i costi 1900 Anni Venti del ‘900: entrano i gioco le classi subalterne, piccolo borghesi ed operaie Dall’ozio goduto ed esibito nei secoli precedenti si passa al riposo (prime ferie pagate) Le “colonie” (marine e montane): primo esempio di “turismo popolare” Dopo la II Guerra Mondiale si realizza quello che venne definito “turismo di massa...” “...riferendosi a processi di diffusione nella società e di concentrazione nel tempo dei comportamenti turistici” (A. Savelli) Il tempo della vacanza diventa un “pacchetto” da acquistare Anni ’60: trionfo del turismo di massa Si apre la strada all’artificiale, al luogo o evento creato per attirare solo turisti Nascono le “bolle ambientali” (E. Cohen) Anni ’70 si “ritorna” alla ricerca dell’autenticità del periodo preindustriale. Il turismo diventa una necessità irrinunciabile L’antropologia del turismo L'antropologia del turismo è forse la disciplina più incisiva nell'analisi di questo “viaggiare”: un fenomeno che può essere analizzato nelle sue diverse componenti di immaginario e di ritualità (basti pensare all'importanza che attribuiamo agli oggetti ricordo). Ma anche di rapporto che si viene inevitabilmente a creare tra persone visitanti e comunità ospitante. Nunez MacCannell L’antropologia del turismo nel quadro delle scienze etnoantropologiche. Essa studia i fenomeni turistici in quanto fenomeni culturali: a. sia dal punto di vista delle dinamiche processuali che tali fenomeni innescano e coinvolgono; b. sia da quello dei beni culturali materiali e immateriali che sono a fondamento dell’attrazione e della pianificazione turistica. Componenti Politica economica Mutamento culturale Etnografia semiotica Produzione conoscitiva dell’incontro Oggetto L’antropologia del turismo ha per fondamentale oggetto l’incontro (encounter) che si produce nel rapporto di accoglienza fra ospite e ospitante (guest/host) entro uno specifico spazio antropico e naturale (territorio). L’incontro Il punto di partenza dell’antropologia del turismo è l’analisi dell’encounter, cioè l’incontro fra comunità ospitante e (un gruppo di) ospitati. La relazione fondamentale è l’ “ospitalità”. Il rapporto fra gruppi che viaggiano, visitano e fruiscono, secondo motivazioni, bisogni e mappe mentali di rilevanza soggettiva e intersoggettiva I modi, i soggetti e i tempi in cui una comunità ospitante si attrezza e si organizza di fronte e rispetto all’Altro. La profondità e alla pervasività del fenomeno, con effetti importanti per i ritmi di coesione e perpetuazione del luogo stesso. Campi d’azione Heritage tourism L’insieme dei valori, beni e patrimoni che un gruppo umano riceve quale eredità del passato. Ecoturismo Attività che nasce dal desiderio di muoversi verso luoghi naturali intatti o, per lo meno, in cui la presenza umana è ridotta al minimo, e ove si possa conoscere cose ed ambiti naturali, intrattenere con l’habitat naturale un rapporto diretto. . Turismo=fatto sociale totale Il carattere pervasivo dei Insiemi di azioni e g r a d o d i c o n d i z i o n a re caratterizzati dal potere meccanismi turistici, è in rappresentazioni dall’esterno che essi hanno di esercitare il comportamento degli individui. una costrizione sugli individui Turismo come rito Il turismo crea delle communitas temporanee Gruppi di persone che vivono la loro vita in una dimensione profana (strutture sociali economiche e politiche) e attraverso la mediazione dei rituali sono trasportati dal loro contesto abituale ad uno stra-ordinario (V. Turner) Il turismo attraverso un rito di passaggio svolge un’importante funzione di coesione sociale. Le tre fasi dell’esperienza turistica: Partenza = separazione Soggiorno = esperienza extra-ordinaria Ritorno = ritorno all’ordinario, aggregazione. La semeiotica turistica: L’incontro Il tempo Il souvenir Modelli turistici Modalità di fruizione dell’autenticità La ricerca dell’autenticità da un lato è un modo per sottrarsi all’alienazione della società industriale e dall’altro è però un’espressione della stessa società a cui i turisti vogliono sfuggire Quello che alimenta l’industria turistica è l’eccesso di etnicizzazione, ovvero l’enfatizzazione delle differenze descritte negli anni da scrittori di viaggio e antropologi. I nativi possono assecondarli, mettendo in scena l’autenticità o continuare a vivere l’esistenza senza tenere conto dei turisti. Questa dicotomia si traduce nella distinzione tra coloro che attribuisco al turismo una funzione di: mantenimento dei confini culturali (modello Amish) rafforzamento delle tradizioni (modello Bali) commercializzazione e degradazione delle culture ospitanti (modello Alarde). Tipologie di turisti e “turismi” Secondo Copper di solito sono due: Quelli da pachetto: alla ricerca Quelli indipendenti: Si adattano Spesso associati ad alti livelli di struttura sociale, sono associati a di attrattive di tipo occidentale. crescita e causano spesso una ristrutturazione dell’economia locale. meglio all’ambiente locale e alla tassi di crescita relativamente bassi e conducono spesso a sviluppi di strutture di proprietà locali A queste due tipologie, Smith aggiunge : Turisti Esploratori: sono in numero limitato caratterizzati da una completa accettazione delle norme locali. Turisti d’elitè: Osservati raramente e si adattano completamente alle norme locali. Anticonformisti: Rari e presentano un buon adattamento. Turisti insoliti: Occasionali e si adattano abbastanza. Turisti di massa incipienti: Flusso costante ed in cerca di attrattive occidentali. Turisti di massa: Flusso continuo. Attendono attrattive occidentali. Turisti charter : Arrivi massicci e domandano attrattive occidentali. Tipologie di impatto culturale Diretto Indiretti Questo avviene quando è presente un contatto con la popolazione ospitante e si verifica il cosiddetto effetto di dimostrazione, ovvero i turisti influenzano il comportamento con il loro esempio. Quando l’effetto di dimostrazione viene “appreso” da altri membri della comunità ospitante,non direttamente a contatto con i turisti. Comportamento d’accatto. Indotti Quando la destinazione risulta essere di “successo” con miglioramento economico, aumento del reddito, con conseguente modificazione della modalità di consumo della popolazione locale che genera anche nuovi bisogni. Alcuni aspetti negativi La mercificazione dei prodotti artistici e culturali Comparsa di attività criminali Ritualità o teatralizzazione ? “L’occhio del turista vede solo ciò che già conosce” “Tanto quì chi mi conosce ?” Tensioni sociali Sfruttamento delle risorse Elementi di Turismo M I TO Movie Induced Tourism L’immagine ha un impatto notevole per l’industria del turismo Crea atteggiamenti e comportamenti diversificati Visualizza un processo di formazione come un continuum Secondo Gartner questo continuum consisterebbe in una serie di “agenti” forme di “coinvolgimenti indotti” nella gran parte dei casi da: pubblicità attraverso i canali tradizionali descrizioni imparziali: giornali, televisione, massmedia in genere informazioni, per così dire, biologiche dirette o indirette La sua formazione autonoma sembra avere un potere particolarmente efficace Oggi si “raccolgono” immagini e percezione dei luoghi in gran parte dai media Soprattutto cinema e televisione Il fenomeno del movie induced tourism o cineturismo è oramai consolidato In Italia vi sono molte “film commisions” Nate allo scopo di “promuovere”, ognuna, il proprio territorio I l f e n o m e n o t r a s f o r m a “ l ’ e f fi m e r o ” i n desiderio concreto di maggiore conoscenza del luogo La scelta della località turistica risulta così notevolmente influenzata S e m p re p i ù s p e s s o i p ro m o t e rs t u r i s t i c i “sponsorizzano” e lavorano accanto ai produttori cinematografici Quanto è dunque determinante la scelta della location per “indirizzare” un flusso turistico? Quanto, tale scelta, influisce sulla percezione che ne ha turista di quel luogo? Qual’è il comportamento delle comunità “ospitanti” ? Quali le ripercussioni sul sistema di valori e tradizioni secolari? Quanta attenzione si pone al concetto di sostenibilità reale ? Il caso Tropea e la sua...”Gente di Mare” L’indagine, di più ampio respiro, parte nel 2006 Interessa gran parte della “Costa degli Dei” Comprende i Comuni di Pizzo, Briatico, Parghelia e Tropea Viene scaglionata in diversi periodi dell’anno Vengono somministrati anche dei questionari Sviluppi e analisi dei dati 1. Ipermedializzazione imperante 2. Familiarità 3. Comunità Locale 4. Influenza sul territorio Risultati 1. Evidente mancanza di un’ottica sostenibile 2. Ri-elaborazioni inadeguate di aspetti tradizionali 3. Formulazione di un “folklore turistico” 4. Parziale partecipazione della comunità ospitante ALTERITA’ • La costruzione del primitivo salì alla ribalta nel tardo 19 sec. Primitivo = nomade, sessualmente promiscuo, che viveva in un regime di proprietà comune e con mentalità illogica abituata alla superstizione Altro come diverso dal punto di vista storico su una scala astorica di sviluppo evoluzionistico. Fossilizzato nella diversità immutabile di un passato molto distante • L’Antropologia rappresenta, in tale prospettiva il nostro sforzo di ritrovarci nell’altro di rifletterci in esso. L’alterità emerge a ricordare la particolarità di ogni identità: essa mostra il carattere funzionale e rappresentativo di ogni identità. L’altro non può che assumere le sembianze di una fantasma minaccioso, e come sia breve il passo dal sentire in pericolo la propria legittimità all’armarsi e corazzarsi contro ogni intrusione, oppure a sferrare azioni di soppressione dell’alterità e purificazione. I paesi occidentali hanno adottato, negli ultimi decenni, politiche differenti per quanto riguarda l'accoglienza e l'inserimento degli immigrati, ma sostanzialmente riconducibili a tre modelli • Assimilazione, quello francese, porta all'attribuzione della cittadinanza agli immigrati, dunque alla uguaglianza di doveri e diritti. • Integrazione cerca viceversa di sviluppare comunità nazionali integrate, con attenzione alle specificità culturali dei gruppi immigrati: pur con rilevanti differenze da paese a paese per quanto riguarda l'eventuale riconoscimento anche politico dell'immigrato, è questo il modello adottato da Gran Bretagna, Olanda (inclusione politica), e da Germania Austria, Svizzera e Belgio (esclusione). • Differenziazione Il terzo modello è quello adottato da Stati Uniti e Canada, paesi caratterizzati sin dalla nascita sia dal pluralismo etnico dei gruppi immigrati fondatori, sia dalla presenza di popolazioni indigene-autoctone-native, gli indiani d'America, oltre agli afroamericani discendenti dagli schiavi negli Stati Uniti. • Non serve, per puro slancio emotivo, una generica accettazione in toto dell’altro come se il solo fatto di essere tale debba pretendere il nostro assoluto impegno alla sua Nel rapporto identità-alterità non si può prescindere dalla propria identità o fuggire nell’alterità “come se fosse possibile uscire da se stessi, dalla propria pelle, dalla propria cultura.” (L.M. Lombardi Satriani) Si tratta di elaborare modalità comprensive di quelle tradizionali recuperate criticamente nell’ottica di una cultura con molteplici sfaccettature che abbracci tutti gli uomini coesistenti e non in maniera conflittuale. La diversità come risorsa L’art. 1 della Dichiarazione universale sulla diversità culturale adottato dalla 31^ sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO nel 2001 cita: La diversità culturale: patrimonio comune dell’umanità. La cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo spazio. Questa diversità si incarna nell’unicità e nella pluralità delle identità dei gruppi e delle società che costituiscono l’umanità. Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la Il termine diverso deriva dal latino diversus: voltato in altra parte o direzione e, quindi, anche contrario, opposto, deviante. Da sempre, nella cultura occidentale, il diverso ha generato timore, paura, ambivalenza, evitamento. È stato visto come tutto ciò che non siamo e non vorremmo mai essere, che non vogliamo nemmeno conoscere a fondo, e di cui ci sembra lecito avere una conoscenza superficiale, per stereotipi negativi, per pregiudizi. Per una storia della diversità La storia della diversità antropologica è costellata di momenti negativi e talvolta al limite della disumanità. Diversità rispetto a che cosa?, viene da chiedersi. La risposta è rispetto a una scienza normativa che ha potuto trasformare in mostri semplici deviazioni. Con soglie di tolleranza bassissime. La scienza positivista ragionava soltanto su fatti accertati, o perlomeno così dichiarava. I diversi nel fisico, nel comportamento e nella moralità, quali erano giudicati idioti, folli, zingari, briganti, mentecatti, prostitute, indigeni di terre lontane, tutti questi «altri-da-noi», insomma, nell’Ottocento diventarono «mostri». Il discorso sui mostri è sempre e comunque un discorso sull’uomo, sulla sua concezione del mondo, sulla nostra necessità di regole e sulle nostre paure. La parola mostro deriva dal latino monstrum, «segno degli dèi»; la radice è la stessa di monstrare e di monere: ammonire, mettere in guardia. Ma anche di ammaestrare, cioè di fornire insegnamento. un Il Medioevo affida le scienze naturali all’emozione della meraviglia. Regnano la zoologia fantastica, la diceria, l’equivoco, la credulità. E i mostri impazzano. C’è un buon travaso di credulità tra cultura «alta» e cultura popolare, corre voce che la pantera abbia l’alito profumato, che il coccodrillo si penta della propria crudeltà e pianga. Gli studiosi di cose naturali ammettono che all’uva possa spuntare la barba e che l’unicorno s’innamori delle vergini. La raffigurazione plastica dei bestiari, sui capitelli delle chiese romaniche, produce un effetto di amplificazione da cinema horror; i mostri biblici e mitologici sono la realtà quotidiana, si incontrano tutti i giorni passando davanti alla chiesa. Cinquecento/Seicento Nel primo Cinquecento fioriscono raffigurazioni di mostri umani dette «grottesche», che copiano lo stile degli affreschi sotterranei rinvenuti a Roma scavando nella Domus Aurea di Nerone. La Controriforma però le condannerà quali figurazioni enigmatiche, oscure e pagane. Tra il Cinque e il Seicento la letteratura sui mostri si fa ghiotta, più scientifica e già autonoma rispetto alla letteratura di viaggio, che pure li descrive volentieri. Mostro umano libico, fine XVI sec., incisione italiana a bulino (Civica Raccolta Achille Bertarelli di Milano). Così recita la didascalia: «Nelle alpe de Libia questi animali monstruosi di colori tutti gialli hanno nel peto una fazza, humana, e doe ghambe boene. Li piedi humani, la coda di volpe, doe tette di capra, la gobba come hanno li gambeli, et collo è longo e in cima non hanno capo ma è a modo de una natta et con doe orechie de porco, e hanno la barba di becco, e viveno de erbe e radice et sono forte salvatichi (...)» Le mostruosità sono sempre cariche di significato. Siamo in presenza di una estrema attenzione per i mostri, che soprattutto nel Seicento si estende alle nascite abnormi. Francesca, bambina bicefala nata a Trento il 23 gennaio 1620 (foglio volante, Archivio Consolare 3377, Biblioteca Comunale di Trento). L’estrema attenzione per i mostri non può non investire anche il fenomeno delle nascite abnormi. Quando a Trento, nel 1620, nasce una bambina con due teste, uno stampatore realizza subito una xilografia e ne distribuisce qualche decina di copie come «fogli volanti» Settecento Dal Settecento in poi ha inizio una fase importante che porta la scienza a distinguere il reale dall’immaginario. C’è bisogno di un sistema. Alcuni naturalisti affermano che le specie si lasciano ordinare secondo una serie continua di forme, in una sorta di catena degli esseri. Nasce un razzismo, o meglio un razzialismo teorico, su presunte basi antropologiche. George-Louis Leclerc conte di Buffon traccia una gerarchia delle razze umane, ponendo al culmine della scala l’europeo, seguito dall’asiatico, dall’africano e in ultima posizione dal selvaggio americano Nell’Enciclopedia di Diderot e d’Alembert i negri vengono descritti come viziosi e inclini al libertinaggio, alla vendetta e alla menzogna. Né è da meno Voltaire, che nel suo Saggio sui costumi allude più volte alla natura quasi animale delle razze inferiori, e così fa un altro faro della cultura settecentesca, il filosofo inglese David Hume confessando il suo «sospetto» che i negri siano per natura inferiori ai bianchi. Ottocento Nell’Ottocento le anomalie naturali vengono studiate alla luce delle discipline emergenti. I mescolamenti favolosi tra le specie risultano intoppi o difetti dello sviluppo. Sul piano del significato, i mostri perdono il loro simbolismo metafisico, ma acquistano valore di esempi del dinamismo della natura In questa stagione scientifica si fa largo il concetto di atavismo, cioè la r i c o m p a rs a i n u n i n d i v i d u o d i caratteristiche anatomiche o funzionali di suoi remoti antenati. Famiglia ipertricotica birmana, 1875. Nella seconda parte dell’800 iniziano i primi studi della morfologia del volto umano. Comincia così la stagione dei misuratori, ora dotati di una adeguata strumentazione: scienziati convinti di poter cogliere nelle proporzioni fisiche di uomini e donne non soltanto le tracce dell’evoluzione biologica, ma anche quelle di un’evoluzione psicosociale. L ’ A n t ro p o m e t r i a d i v e n t a p i ù o m e n o consapevolmente erede della mentalità settecentesca, propugnando l’equazione bruttezza fisica = degenerazione spirituale «arresti di sviluppo». Lo psichiatra-criminologo Cesare Lombroso sostiene che i tipi delinquenti sono atavismi, regressioni evolutive, selvaggi che portano le stigmate anatomiche di un passato in cui Applicazione del goniometro facciale al vivente regnava la legge della giungla. Novecento Agli inizi del secolo scorso si assiste a quello che l’antropologo Giovanni Canestrini verso la fine dell’800 temeva: la deriva disumana La persecuzione politica dei devianti sociali La spettacolarizzazione dei portatori di handicap L’intramontabile curiosità per le deformità – un misto di voyeurismo e di compassione – produce un’antropologia ai confini tra la fiera degli organi e il museo degli orrori. Alcuni mostri umani schivano i laboratori e i cottolenghi e si esibiscono al circo in show teratologici come fenomeni da baraccone. (I Freaks) Il supposto legame tra degenerazione e ordinamento razziale ci ha comunque lasciato qualche eredità, per esempio la designazione di «idiozia mongoloide» per il disordine cromosomico propriamente detto sindrome di Down. La complessione patologica «mongoloide» (occhi obliqui, zigomi sporgenti, ecc.) esprime un esotismo alla rovescia. Il dottor John Langdon Down la descrive nel 1866, in un articolo intitolato «Osservazioni su una classificazione etnica degli idioti», nel quale cita anche idioti di tipo malese e di tipo etiope. E a riprova della coerenza di un universo mentale in cui l’esotico e il mostruoso tornano a coincidere, ricordiamoci che per designare il frutto di un parto abnorme che genera una creatura toracopaga, usiamo ancora la locuzione «gemelli siamesi» Sviluppi Oggi si è arrivati a una teratologia sui generis dove i mostri da esibire sono uomini dai comportamenti che la nostra cultura considera immorali: nudità, libertà sessuale, poligamia, mancanza di gerarchia, uso tradizionale di droghe. Ancora oggi il tentativo è quello di porre il “diverso” dentro un apposito spazio protetto: museale, circense, mediatico. Forse la funzione del diverso è proprio quella di stimolare una reazione psicologica e comunitaria di tipo aggregativo. Il mostro è necessario all’integrità mentale di tutti noi e, suo malgrado, aumenta la coesione dei cosiddetti normali contro le forme di devianza.