PRATICA
TEORIA
RISORSE
SPECIALE
Alimentatore
stabilizzato
C
FARE ELETTRONICA - GENNAIO 2005
Pratica
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ostruiamo un semplice e
robusto alimentatore
stabilizzato variabile
utilizzabile nel laboratorio,
in abbinamento con apparati
ricetrasmittenti o
per la ricarica
di batterie al
piombo.
L’alimentatore variabile stabilizzato è
indispensabile
sul
tavolo dell’appassionato di elettronica;
solo disponendo di
questo apparato è infatti possibile procedere al collaudo dei montaggi sperimentali od alla riparazione dei più svariati dispositivi. Se nel settore industriale l’uso degli alimentatori switching è ormai generalizzato, per
questi utilizzi si preferisce ancora ricorrere a
configurazioni lineari, per la loro semplicità ed il
basso rumore in uscita (ripple), caratteristica
utile quando si alimentano circuiti audio.
Il modello qui proposto, inoltre, ben si presta
come alimentatore da stazione per ricetrasmettitori CB o per la ricarica di batterie al piombo
come quelle di scooter ed automobili.
LO SCHEMA
È l’applicazione del noto integrato L200, un
variabile
completo stabilizzatore regolabile dotato di
protezioni termica e contro le sovracorrenti.
Il componente, adeguatamente raffreddato,
potrebbe fornire una corrente massima di 2
Ampere; nello schema qui proposto invece, l’integrato lavora in parallelo al TR1 (PNP) la cui
base è pilotata dalla caduta di tensione introdotta dalla R2; al crescere dell’assorbimento maggiore
sarà quindi il
coinvolgimento del TR1 nell’erogazione
della corrente.
Alla resistenza R3
è invece affidata
la funzione di
protezione contro
le sovracorrenti
utile a salvare
integrato e giunzione del transistor in caso di prolungati corto-circuiti sui morsetti d’uscita; il valore di
questa resistenza può essere calcolato con la
formula:
R3 = 0,4 : Ampere Max
Eventuali valori fuori standard possono essere
ottenuti collegando in serie od in parallelo più
resistori.
Il circuito è completato dal diodo D1 utile ad eliminare extra-tensioni negative generate da
eventuali motorini elettrici o relé e dai condensatori C8 e C9 con funzione di blocco RF, mentre agendo su R4 si modifica la tensione in uscita che non può comunque scendere sotto i 2,8
di Marco Lento
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con
L200
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Pratica
Figura 1 Schema elettrico dell’alimentatore
V fissati da un riferimento interno all’integrato.
COSTRUZIONE
Per l’assemblaggio del nostro alimentatore è
consigliabile servirsi di un contenitore metallico
utile allo smaltimento del calore e ad ottenere
un funzionamento affidabile anche in presenza
di campi RF, nella foto potete notare la soluzio-
Elenco componenti
Valore
Sigla
Valore
R1
2,2 KΩ 1 W
C7
100 nF 50 V poliestere
R2
10 Ω 2 W
C8
10 nF ceramico
R3
Vedi testo
C9
4,7 nF ceramico
R4
Trimmer 4,7 KΩ
IC1
L200
R5
680 Ω 1/2 W
TR1
BDX18 - MJ2955 - MJ4502
C1
3300 µF 35 V elettrolitico
LED 1
Led 3 mm
C2
3300 µF 35 V elettrolitico
RS1
Ponte 25 A 200 V
C3
3300 µF 35 V elettrolitico
D1
BY255
C4
100 nF 50 V poliestere
T1
Trasformatore 18 V- 80 VA 4,4 Ampere
C5
100 nF 50 V poliestere
F1
Fusibile 2,5 A
C6
470 µF 35 V elettrolitico
S1
Interruttore
NOTA
I componenti C8 e C9 sono saldati direttamente sui morsetti d’uscita, la R1 è saldata
sull’anodo di DL1.
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RISORSE RISORSE
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Alimentatore stabilizzato variabile con L200
Pratica
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ne che ho adottato.
Il trasformatore che ho scelto è un efficiente
toroidale da 18 V 80 VA (4,4 Ampere) sufficiente per la maggior parte delle applicazioni, ma
nulla vieta di utilizzare un trasformatore tradizionale. Il limitatore della corrente massima è
stato però dimensionato sul valore di 8 Ampere
essendo la R3 composta da due resistenze a filo
da 0,1 Ω 5 W poste in parallelo (= 0,05 Ω), soluzione questa consigliabile per evitare che la protezione possa intervenire in modo indesiderato
quando si alimentano ad esempio amplificatori
audio.
Svariati sono i transistori (PNP) utilizzabili per
TR1, dai più anziani BDX18 agli MJ2955 fino al
più robusto MJ 4502 (30 A 200 W). In ogni caso
il finale andrà fissato su un adeguato dissipatore
facendo uso dell’apposito kit di isolamento,
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Figura 2 Circuito stampato in scala 1:1 (lato rame)
Figura 4 Realizzazione del cavo per l’utilizzo come caricabatteria
mentre per IC1 è sufficiente un dissipatore di
piccole dimensioni.
Una nota a parte merita il trimmer R4: fissato sul
pannello posteriore del contenitore tramite un
piccolo circuito stampato, è regolabile tramite
un giravite, soluzione ideale per evitare gli azionamenti involontari che potrebbero costare la
distruzione del carico collegato.
Per la ricarica di batterie al piombo conviene preparare un apposito cavo (figura 4) dotato sul terminale positivo di due diodi da 3A (per esempio
BY255) posti in parallelo, regolando poi l’alimentatore sui 7,2 V per le batterie da 6 V e sui 14,4 V
per le batterie da 12 V; quando la lancetta dell’amperometro sarà tornata sullo zero i nostri
accumulatori saranno completamente carichi.
Buon utilizzo!
Figura 3 Piano di montaggio