PRATICA TEORIA RISORSE SPECIALE Alimentatore stabilizzato C FARE ELETTRONICA - GENNAIO 2005 Pratica 48 ostruiamo un semplice e robusto alimentatore stabilizzato variabile utilizzabile nel laboratorio, in abbinamento con apparati ricetrasmittenti o per la ricarica di batterie al piombo. L’alimentatore variabile stabilizzato è indispensabile sul tavolo dell’appassionato di elettronica; solo disponendo di questo apparato è infatti possibile procedere al collaudo dei montaggi sperimentali od alla riparazione dei più svariati dispositivi. Se nel settore industriale l’uso degli alimentatori switching è ormai generalizzato, per questi utilizzi si preferisce ancora ricorrere a configurazioni lineari, per la loro semplicità ed il basso rumore in uscita (ripple), caratteristica utile quando si alimentano circuiti audio. Il modello qui proposto, inoltre, ben si presta come alimentatore da stazione per ricetrasmettitori CB o per la ricarica di batterie al piombo come quelle di scooter ed automobili. LO SCHEMA È l’applicazione del noto integrato L200, un variabile completo stabilizzatore regolabile dotato di protezioni termica e contro le sovracorrenti. Il componente, adeguatamente raffreddato, potrebbe fornire una corrente massima di 2 Ampere; nello schema qui proposto invece, l’integrato lavora in parallelo al TR1 (PNP) la cui base è pilotata dalla caduta di tensione introdotta dalla R2; al crescere dell’assorbimento maggiore sarà quindi il coinvolgimento del TR1 nell’erogazione della corrente. Alla resistenza R3 è invece affidata la funzione di protezione contro le sovracorrenti utile a salvare integrato e giunzione del transistor in caso di prolungati corto-circuiti sui morsetti d’uscita; il valore di questa resistenza può essere calcolato con la formula: R3 = 0,4 : Ampere Max Eventuali valori fuori standard possono essere ottenuti collegando in serie od in parallelo più resistori. Il circuito è completato dal diodo D1 utile ad eliminare extra-tensioni negative generate da eventuali motorini elettrici o relé e dai condensatori C8 e C9 con funzione di blocco RF, mentre agendo su R4 si modifica la tensione in uscita che non può comunque scendere sotto i 2,8 di Marco Lento [email protected] con L200 49 Pratica Figura 1 Schema elettrico dell’alimentatore V fissati da un riferimento interno all’integrato. COSTRUZIONE Per l’assemblaggio del nostro alimentatore è consigliabile servirsi di un contenitore metallico utile allo smaltimento del calore e ad ottenere un funzionamento affidabile anche in presenza di campi RF, nella foto potete notare la soluzio- Elenco componenti Valore Sigla Valore R1 2,2 KΩ 1 W C7 100 nF 50 V poliestere R2 10 Ω 2 W C8 10 nF ceramico R3 Vedi testo C9 4,7 nF ceramico R4 Trimmer 4,7 KΩ IC1 L200 R5 680 Ω 1/2 W TR1 BDX18 - MJ2955 - MJ4502 C1 3300 µF 35 V elettrolitico LED 1 Led 3 mm C2 3300 µF 35 V elettrolitico RS1 Ponte 25 A 200 V C3 3300 µF 35 V elettrolitico D1 BY255 C4 100 nF 50 V poliestere T1 Trasformatore 18 V- 80 VA 4,4 Ampere C5 100 nF 50 V poliestere F1 Fusibile 2,5 A C6 470 µF 35 V elettrolitico S1 Interruttore NOTA I componenti C8 e C9 sono saldati direttamente sui morsetti d’uscita, la R1 è saldata sull’anodo di DL1. FARE ELETTRONICA - GENNAIO 2005 Sigla PRATICA PRATICA TEORIA RISORSE RISORSE SPECIALE Alimentatore stabilizzato variabile con L200 Pratica 50 ne che ho adottato. Il trasformatore che ho scelto è un efficiente toroidale da 18 V 80 VA (4,4 Ampere) sufficiente per la maggior parte delle applicazioni, ma nulla vieta di utilizzare un trasformatore tradizionale. Il limitatore della corrente massima è stato però dimensionato sul valore di 8 Ampere essendo la R3 composta da due resistenze a filo da 0,1 Ω 5 W poste in parallelo (= 0,05 Ω), soluzione questa consigliabile per evitare che la protezione possa intervenire in modo indesiderato quando si alimentano ad esempio amplificatori audio. Svariati sono i transistori (PNP) utilizzabili per TR1, dai più anziani BDX18 agli MJ2955 fino al più robusto MJ 4502 (30 A 200 W). In ogni caso il finale andrà fissato su un adeguato dissipatore facendo uso dell’apposito kit di isolamento, FARE ELETTRONICA - GENNAIO 2005 Figura 2 Circuito stampato in scala 1:1 (lato rame) Figura 4 Realizzazione del cavo per l’utilizzo come caricabatteria mentre per IC1 è sufficiente un dissipatore di piccole dimensioni. Una nota a parte merita il trimmer R4: fissato sul pannello posteriore del contenitore tramite un piccolo circuito stampato, è regolabile tramite un giravite, soluzione ideale per evitare gli azionamenti involontari che potrebbero costare la distruzione del carico collegato. Per la ricarica di batterie al piombo conviene preparare un apposito cavo (figura 4) dotato sul terminale positivo di due diodi da 3A (per esempio BY255) posti in parallelo, regolando poi l’alimentatore sui 7,2 V per le batterie da 6 V e sui 14,4 V per le batterie da 12 V; quando la lancetta dell’amperometro sarà tornata sullo zero i nostri accumulatori saranno completamente carichi. Buon utilizzo! Figura 3 Piano di montaggio