IL FLAUTO E L`OTTAVINO https://www.youtube.com/watch?v

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TURANDOT PER SEMPRE L’Opera fra tradizione e innovazione per il pubblico del futuro Progetto realizzato con il contributo di Innovacultura - Regione Lombardia, Camere di Commercio Lombarde e Fondazione Cariplo
Il progetto è stato realizzato da Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli / Associazione Grupporiani in collaborazione con Associazione Lilopera e Archivio Storico Ricordi
IL FLAUTO E L’OTTAVINO https://www.youtube.com/watch?v=H2oHGekW72U https://www.youtube.com/watch?v=qKuyU9pl-­‐2w Il flauto traverso (a sinistra nell’immagine) appartiene con l’oboe, il clarinetto ed il fagotto alla famiglia dei legni, un gruppo di strumenti a fiato originariamente costruiti in legno. Essi emettono il suono per mezzo della vibrazione di una colonna d’aria (il soffio dello strumentista) lungo la parete del tubo che li costituisce; la variazione dell’altezza del suono dipende, invece, dalla chiusura e dall’apertura dei fori disposti sulla lunghezza del corpo dello strumento, anche attraverso particolari congegni metallici detti chiavi. Di origini antichissime e diffuso praticamente a tutte le latitudini, il flauto traverso moderno nasce nel Rinascimento, distinguendosi dal coevo flauto diritto per la posizione in cui viene tenuto dallo strumentista (di traverso, appunto). Nel Settecento il flauto viene munito delle prime chiavi ma è nel corso del secolo successivo che affronta le sue più grandi trasformazioni tecniche: il perfezionamento del sistema delle chiavi da parte di Theobald Böhm ed il passaggio dal legno al metallo come materiale di costruzione dello strumento. Il flauto fa la sua comparsa nelle composizioni orchestrali francesi del Seicento, ma si afferma come solista e nella musica da camera nel secolo successivo: il suo timbro chiaro e la sua agilità tecnica ne fanno lo strumento ideale del Settecento, secolo di cui Vivaldi, Bach e Mozart ci trasmettono la grazia attraverso questo strumento. Nella musica romantica il flauto lascia la ribalta ad altri strumenti (clarinetto e corno in testa) aumentando, però, la propria presenza in orchestra: in alcune composizioni, infatti, raggiunge anche il numero di quattro elementi. All’inizio del ‘900 viene rivalutato come strumento solista dagli impressionisti Debussy e Ravel. L’ottavino è la taglia più minuta del flauto traverso: suona un’ottava sopra il flauto (da qui il nome “ottavino”, anche se all’estero viene detto “piccolo”) ed è lo strumento più acuto dell’orchestra. L’ottavino viene costruito molto spesso ancora in legno ed ha dimensioni pari alla metà di quelle del flauto: avendo tutte le chiavi ravvicinate in così poco spazio (la meccanica è pressoché identica a quella del flauto), richiede un particolare allenamento da parte dell’esecutore, anche per quanto riguarda l’emissione del suono e l’intonazione. Pur avendo una sua piccola letteratura solistica di carattere brillante, l’ottavino viene oggi impiegato per lo più in orchestra, suonato da un flautista come strumento principale o come secondo strumento (alternato al flauto): con il suo timbro acuto e penetrante, riesce tranquillamente a sovrastare l’intera compagine orchestrale. TURANDOT PER SEMPRE L’Opera fra tradizione e innovazione
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per il pubblico del futuro L’OBOE https://www.youtube.com/watch?v=JG1b1cadVyY L’oboe (a sinistra nell’immagine) appartiene alla famiglia dei legni, ma, a differenza del flauto e del clarinetto, è uno strumento ad ancia doppia. Il soffio dello strumentista, infatti, passa per l’imboccatura attraverso due piccole sezioni di canna, le quali provocano la vibrazione della colonna d’aria all’interno dello strumento e la conseguente emissione di suono. La variazione dell’altezza delle note prodotte è invece determinata dall’apertura o dalla chiusura di fori posti lungo lo strumento, anche attraverso particolari congegni metallici detti chiavi. L’oboe nasce intorno alla metà del Seicento dalle mani degli strumentisti della corte di Luigi XIV, dove viene utilizzato per musica di genere “pastorale”. Nel Settecento diviene strumento solista e polo attorno al quale si sviluppa la sezione dei legni e, nel corso degli anni, il suo numero nell’orchestra cresce da due fino ad arrivare a quattro nel tardo Romanticismo. Sempre nell’Ottocento il sistema di chiavi e leve dell’oboe si amplia per merito di costruttori tedeschi e francesi (in particolare T. Böhm). Grandi compositori come Vivaldi, Albinoni, Mozart e Strauss scrissero per questo strumento dal timbro nasale e penetrante, più adatto alla cantabilità che al virtuosismo. 3 TURANDOT PER SEMPRE L’Opera fra tradizione e innovazione
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per il pubblico del futuro IL CLARINETTO https://www.youtube.com/watch?v=jChM0UgdUSE Il clarinetto (a sinistra nell’immagine) fa parte con l’oboe, il flauto ed il fagotto della famiglia dei legni. È uno strumento ad ancia semplice, una sottile linguetta di canna posta all’imboccatura dello strumento: essa, sollecitata dal fiato dell’esecutore, fa vibrare l’aria contenuta nel tubo, creando così il suono. L’altezza dei suoni è determinata da una serie di fori che variano la lunghezza della colonna d’aria contenuta nel tubo e che si possono aprire o chiudere appoggiandovi sopra le dita o mediante speciali meccanismi dette chiavi. Nel XVII secolo il costruttore tedesco Johann Christoph Denner ed in seguito suo figlio Jacob diedero allo strumento la sua struttura attuale; verso la metà dell’Ottocento, il meccanismo delle chiavi fu poi perfezionato ed ampliato con l’applicazione del sistema Böhm. Il clarinetto fece la sua comparsa in orchestra nella seconda metà del XVIII secolo, e fra fine Settecento e Ottocento fu uno degli strumenti prediletti di Mozart, Schubert e Mendelssohn. Per le sue proprietà coloristiche fu molto utilizzato nella musica romantica e nel primo ‘900: Brahms, Hindemith, Debussy, Ravel e Stravinskij (per citare solo alcuni compositori) scrissero opere per questo stupendo strumento, che oggi ha trovato nel jazz un altro ambito espressivo. 5 TURANDOT PER SEMPRE L’Opera fra tradizione e innovazione
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per il pubblico del futuro IL FAGOTTO https://www.youtube.com/watch?v=oOfzMjwQP0s&feature=youtu.be Il fagotto è lo strumento più grave e di dimensioni più grandi della famiglia dei legni (flauto, oboe, clarinetto e, appunto, fagotto) e fra di essi ha spesso una funzione simile a quella del violoncello fra gli archi: esso è costituito da un tubo conico di legno (lungo circa 2,50 m e ripiegato su se stesso a “U”), dal quale esce un cannello metallico ricurvo in cui si soffia. Come nell’oboe, il suono è creato da una doppia ancia: essa è innestata nel cannello ed è composta da due sottili linguette di canna che, al passaggio del soffio dell’esecutore, provocano la vibrazione della colonna d’aria all’interno dello strumento e la conseguente emissione di suono. L’altezza dei suoni è determinata da una serie di fori che vengono aperti o chiusi mediante particolari congegni metallici detti chiavi, modificando la lunghezza della colonna d’aria contenuta nello strumento. Il fagotto moderno è munito di una meccanica a chiavi derivata da successive modifiche apportate soprattutto nel corso del XIX secolo da numerosi costruttori tra cui il tedesco J.A. Heckel. Evolvendosi da strumenti rinascimentali affini (bombarda bassa e dulciana), nel ‘600 entrò a far parte delle orchestre francesi e nel secolo successivo divenne membro stabile della sezione dei legni. Fu valorizzato come strumento solista da Vivaldi, J. Chr. Bach e Mozart, mentre in epoca moderna ha trovato importanti impieghi nelle composizioni di Ravel e Stravinskij. Strumento affine al fagotto è il controfagotto: esso ha una canna più lunga, essendo la sua estensione più grave di un’ottava rispetto a quella del fagotto. Già conosciuto nel Settecento, fece la sua comparsa in orchestra ad inizio Ottocento con Beethoven. 7 TURANDOT PER SEMPRE L’Opera fra tradizione e innovazione
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