Le leggi fisiche ed il pattinaggio artistico su ghiaccio Introduzione ai concetti fondamentali della biomeccanica dei movimenti sul ghiaccio R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 1 Danza R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 2 Pattinaggio di figura R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 3 Le coppie d’artistico R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 4 Pattinaggio Sincronizzato R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 5 La biomeccanica dal punto di vista della Fisica La biomeccanica è lo studio mediante modelli matematici del movimento dei sistemi viventi. I concetti basilari del movimento sul ghiaccio si possono trattare nel modo seguente: 1. Cinematica (lo studio dello spazio e del tempo), 2. Dinamica (lo studio delle cause che determinano il moto: spinte sul ghiaccio, forza centrifuga, forza d’attrito, peso, ecc.), 3. Moto del proiettile (esempio semplificato di un salto) 4. Conservazione della quantità di moto (spinta orizzontale e spinta verticale) 5. Conservazione del momento angolare (rotazioni, trottole, giri nei salti, ecc.) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 6 Il movimento “La natura è movimento” Questa frase è comprensibile a tutti perché il movimento è un concetto intrinseco al nostro modo di vivere fin dai primissimi istanti della nostra esistenza. Ma se chiediamo a qualcuno di descrivere a parole cosa significa movimento forse cominciano alcuni problemi. Posso fare alcuni esempi: le foglie si muovono quando c’è vento, io salto spinto dalle gambe, gli uccelli si muovono in aria sbattendo le ali, la barca scivola sull’acqua per effetto del vento, La terra gira attorno al sole (perché ??), Se perdo l’equilibrio io cado (perché ??). R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 7 Il movimento Due considerazioni di base: 1. Il movimento non è qualcosa di istantaneo, ma ha una durata e si sviluppa nello spazio, 2. infatti tutti gli esempi che riesco ad immaginare richiedono una estensione sia nello spazio che nel tempo. 3. I fisici chiamano CINEMATICA lo studio di questa “estensione” nello spazio e nel tempo. 4. Tutte le volte che parlo del movimento sento anche la necessità di collegarlo ad una causa che lo determina. I fisici chiamano DINAMICA lo studio di queste “cause” cui danno il nome di FORZE. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 8 Il movimento nella danza Forza centripeta Asse di rotazione Forza centrifuga Forza centripeta Forza centrifuga Velocità di rotazione Traiettoria delle lame R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 9 Il movimento nel pattinaggio di figura Ai campionati mondiali del 2003 E.Plushenko ha eseguito un salto quadruplo. Cio’ significa che si e’ staccato dalla superficie del ghiaccio ad una velocità di circa 30 Km/h, ha compiuto 4 rivoluzioni complete in aria in meno di 1 secondo e poi è atterrato su di una gamba pronto per prepararsi al successivo triplo toeloop. Il movimento ci appare così: spazio e tempo sembrano fluire correlati con continuità. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 10 Movimento nel pattinaggio artistico Forza centrifuga Baricentro Forza centrifuga e centripeta si devono bilanciare perfettamente traiettoria Forza centripeta R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 11 Il movimento nelle coppie d’artistico Forze centrifughe Forze centripete Traiettoria del pattino R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 12 Il movimento nel pattinaggio sincronizzato Asse di rotazione Forza centripeta Forza centrifuga Forza centrifuga Traiettoria esterna R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 13 Complessità della biomeccanica These movies were obtained from a high-speed videotape taken during the 1988 International Golden High Jump Gala competition in Genk, Belgium by Dr. Bart Van Gheluwe.) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 14 Il modello meccanico Il fisico, assieme all’ingegnere ed al matematico, deve costruire un MODELLO MATEMATICO che in qualche modo semplifichi la complessità del “reale” e che sia dunque trattabile attraverso equazioni matematiche. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 15 Il modello al computer R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 16 Animazioni dei modelli R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 17 Animazione dei modelli R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 18 Robots R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 19 Robots R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 20 Esempio di studio di biomeccanica In Canada è stato fatto il seguente studio sullo stacco e sull’atterraggio di tre pattinatorii. Indossando i pattini i pattinatori hanno simulato la partenza e l’arrivo di un Rittberger su di una speciale piattaforma capace di misurare la forza della spinta. Il risultato è mostrato nella tabella, dove i numeri si riferiscono a multipli del peso corporeo. È interessante notare che allo stacco la forza applicata è circa il doppio del peso dei pattinatori, mentre all’atterraggio la forza è tra 3.5 e 5 volte il proprio peso R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 21 Plushenko quadruplo-toeloop 8 9 7 6 5 10 4 11 Ma se analizziamo le singole immagini di una telecamera, lo spazio può essere misurato in ognuno degli istanti successivi di tempo. 12 13 14 3 2 1 15 I fisici sfruttano questa proprietà per ricavare due numeri (X,T) per ognuna delle immagini: Ad esempio X = altezza dal suolo del baricentro e T = tempo per ognuna delle immagini successive del movimento R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 22 Moto del proiettile Un proiettile è un corpo che è stato spinto verso l’alto con una certa velocità iniziale e poi lasciato andare libero sotto il solo effetto della forza peso (forza di gravità). La massima distanza raggiunta verticalmente si chiama altezza, mentre la massima distanza raggiunta orizzontalmente si chiama lunghezza. Il cammino percorso nell’aria dal corpo si chiama traiettoria. La traiettoria di un tale proiettile è una parabola. Lo studio di questo moto si chiama “balistica”. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 23 Velocità La velocità media è il rapporto tra lo spazio percorso ed il tempo impiegato per percorrerlo. V=S/T Se si misura il tempo in secondi e lo spazio in metri, la velocità si misura in metri al secondo (m/s). Si definisce anche una velocità istantanea che rappresenta la velocità con cui si muove un oggetto in un ben determinato istante. La velocità istantanea coincide con la velocità media soltanto se l’oggetto si muove con velocità costante. Ad esempio si può misurare la velocità istantanea con cui si muove un pattinatore calcolando il rapporto tra lo spazio percorso tra due immagini successive ed il tempo intercorso tra le due immagini usando un film girato con una telecamera. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 24 La velocità è un vettore Contrariamente al tempo (che è uno scalare e che si misura con un solo numero, ad esempio il numero dei secondi intercorsi tra due eventi), la velocità è un vettore. Ciò significa che in generale non basta un solo numero per determinarla, ma ne occorrono in generale tre. Ci sono naturalmente dei casi particolari in cui basta anche un solo numero. Ad esempio per determinare la velocità con cui un un treno si muove sulle rotaie basta un numero: il rapporto tra la distanza percorsa ed il tempo impiegato (moto unidimensionale). Invece per determinare la velocità durante il salto di un pattinatore occorrono almeno due numeri (moto bidimensionale): o la velocità con cui il pattinatore si muove sulla superficie del ghiaccio (velocità orizzontale), o la velocità con cui il pattinatore si muove verso l’alto (velocità verticale) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 25 Scalari I vettori (come la velocità e poi vedremo la spinta, la forza, il momento angolare, ecc.), si possono rappresentare graficamente come delle frecce. In questo primo caso la velocità è uno scalare (moto monodimensionale) Dunque è rappresentabile come un solo numero A B Velocità = (lunghezza dei binari tra A e B) / tempo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 26 Vettori La velocità V è un vettore che in questo caso è definito da due numeri (componenti del vettore): La velocità orizzontale Vorizzontale La velocità verticale Vverticale. V V verticale V orizzzontale R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 27 La velocità angolare o velocità di rotazione Nelle rotazioni (trottole, salti ecc.) si può definire anche una velocità angolare, che rappresenta la velocità con cui si esegue ad esempio una trottola. Essa è definita come il rapporto tra l’angolo di cui si ruota ed il tempo necessario per girare di un tale angolo. Se ad esempio un pattinatore compie un giro completo (360 gradi) in 0.2 secondi (20 centesimi di secondo), la sua velocità angolare sarà: 360/0.2 = 1800 gradi al secondo. Usualmente si adotta come misura degli angoli non il grado ma il radiante ( 2π=6.28 radianti corrispondono a 360 gradi) 6.28/0.2 = 31.4 radianti al secondo Si noti ancora che, quando è nota la velocità angolare in radianti/secondo, basterà dividerla per 6.28 per ottenere il numero di giri in un secondo. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 28 Velocità angolare La velocità angolare dunque è una misura di quanto velocemente un pattinatore ruota su se stesso. Essa si calcola facendo il rapporto tra l’angolo di cui il pattinatore è ruotato diviso per il tempo impiegato. La velocità angolare dunque si misura in gradi/secondi oppure in radianti/secondi. ω = θ / (t1 - t0) t1 θ t0 R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 29 Radianti e gradi Come trasformare gradi in radianti e viceversa. Ad esempio: 45 gradi corrispondono a circa 0.8 radianti Si noti per inciso che 1 radiante corrisponde a circa 57 gradi R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 30 Formule Nel moto ad accelerazione costante (moto del proiettile), l’altezza h (in metri), raggiunta durante il moto, dopo un tempo t (in secondi) dallo stacco è: #m& 9.81 2 h( m ) = " t (s) + vV % ( ) t (s) $s' 2 Dove vV (in metri al secondo) è la velocità verticale allo stacco. Facendo un po’ di conti si ottiene che la massima altezza raggiunta durante il salto è: ! 2 #m& hmax (m) = 0.05" v % ( $s' 2 V R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 31 Formule: l’altezza di un salto Si chiama altezza di un salto la distanza verticale massima percorsa dal baricentro del pattinatore durante il salto. L’altezza di un salto ci permette di calcolare la velocità verticale con cui il pattinatore è partito allo stacco: vV (metri/secondo) = 19.61" h(metri) Ad esempio per raggiungere l’altezza di mezzo metro occorre una velocità verticale di 3.1 metri/secondo = 11 Km/h ! L’altezza di un salto ci permette di calcolare anche il tempo intercorso tra lo stacco e il raggiungimento della massima altezza: hmax (m) tmax (secondi) = 4.9 Con un salto alto mezzo metro si resta in aria per il doppio di tmax cioè 0.64 secondi R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 32 Misure e Calcoli In pista generalmente il tempo per fare eventuali misure biomeccaniche è sempre troppo limitato. Suggerisco però un metodo minimale ma molto semplice per ricavare in un tempo assai breve alcuni importanti parametri che possono essere registrati di tanto in tanto per seguire l’evoluzione delle prestazioni di un atleta. Durante un salto: 1) Misurare con un cronometro al quarzo, possibilmente al centesimo di secondo, la durata del salto dallo stacco all’atterraggio. Per ottenere una misura affidabile bisognerebbe ripeterla un certo numero di volte ed assumere il valore medio. 2) Misurare con una bindella metrica la lunghezza del salto, cioè la distanza tra il punto di stacco ed il punto di atterraggio. Anche qui fare la media tra i valori misurati di un certo numero di salti. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 33 Misure e calcoli Nelle trasparenze seguenti mostriamo come si possono ricavare da queste misure i seguenti importanti parametri: 1. Altezza del salto, 2. Velocità verticale allo stacco, 3. Velocità orizzontale allo stacco, 4. Angolo di elevazione allo stacco. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 34 Tempo (al decimo di secondo) altezza di un salto Nota la durata del salto al decimo di secondo si può ricavare, dalle formule precedenti o dal grafico a lato, l’altezza massima del salto. 1 decimo di secondo Ad esempio ad un tempo di esecuzione del salto di 0.6 secondi corrisponde una altezza compresa tra 38 cm e 52 cm. 38 cm R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori Si noti che questa imprecisione dipende dalla scarsa risoluzione (decimo di secondo) 52 cm SCHIO 20 Gennaio 2004 35 Tempo (al centesimo di secondo) altezza di un salto Nota la durata del salto si può ricavare, dalle formule precedenti o dal grafico a lato, l’altezza massima del salto. 1 centesimo di secondo Ad esempio ad un tempo di esecuzione del salto di 0.6 secondi corrisponde una altezza compresa tra 42 cm e 47 cm. Qui la misura è naturalmente più precisa ! 42 cm R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori 47 cm SCHIO 20 Gennaio 2004 36 Velocità verticale allo stacco altezza velocità verticale allo stacco (metri/secondo) 5.0 Nota l’altezza si può ricavare la velocità verticale 4.5 4.0 Come ricavare la velocità verticale allo stacco conoscendo l’altezza massima del salto 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 0.0 42 cm 47 cm 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 Ad esempio ad una altezza compresa tra 42 cm e 47 centimetri corrisponde una velocità verticale allo stacco compresa tra 2.9 e 3.0 metri/secondo altezza massima (metri) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 37 Formule: la velocità orizzontale dopo lo stacco Misurando la lunghezza L (metri) di un salto si può ottenere la velocità orizzontale residua dopo lo stacco (metri/secondo). 4.9 " L (metri) vorizzontale = Vverticale (m / s) Se il salto ha una lunghezza di 2 metri e una velocità verticale di 3 m/s, allora la velocità orizzontale è: ! " m % 4.9 ( 2 "m% voriz $ ' = = 3.2$ ' #s& #s& 3 R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 38 Formule: l’angolo di stacco L’angolo di stacco si può calcolare non solo dal grafico (altezza,lunghezza), ma anche dalle velocità verticale e orizzontale allo stacco: Tangente dell’Angolo = Velocità orizzontale / Velocità verticale Utilizzando i numeri dell’esempio precedente si otterrebbe una tangente dell’angolo di Tangente dell’angolo = 3 / 3.2 ~ 0.9 Nota la tangente dell’angolo ed utilizzando il grafico della pagina successiva, si ottiene l’angolo in gradi. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 39 Da tangente a gradi e viceversa trigonometric-tabulation.dat 70 Da questo grafico si può ricavare il valore in gradi dell’angolo, quando sia nota la tangente dell’angolo. 65 60 55 50 Ad esempio la tangente di 0.9 corrisponde ad un angolo di 42 gradi. gradi 45 40 35 Si noti che l’angolo ottimale di 45 gradi corrisponde alla tangente uguale a 1. 30 25 20 15 10 5 0 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 Dunque se le velocità orizzontale e verticale sono uguali l’angolo è di 1 radiante corrispondente a 45 gradi. tangente R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 40 Tempo: slancio e stacco max. altezza Doppio Axel stacco 0.30s s 0.25 0.15 s 0.00 s In questo doppio Axel l’atleta impiega ~ 35 centesimi di secondo per raggiungere la massima altezza (prima rotazione completa). R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 41 Tempo: 2+1/2 rotazioni ed atterraggio Doppio Axel 0.45 s 0.35 s 0.65 s massima altezza atterraggio R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori … e poi atterra dopo ~ 65 centesimi di secondo dallo stacco. SCHIO 20 Gennaio 2004 42 Spazio: altezza e distanza Si noti che l’altezza e la lunghezza di un salto dovrebbero essere misurate sempre a partire dal baricentro del pattinatore R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 43 Traiettoria (spazio % tempo): la parabola Studieremo poi il moto di un proiettile, per ora sappiate che il baricentro di un pattinatore in un salto descrive sempre una traiettoria che si chiama parabola. La traiettoria è una parabola perché l’unica forza che agisce durante il moto “libero” nell’aria è la gravità, cioè la forza peso, che, agendo verso il basso, tende a far “cadere” il pattinatore, proprio come succede per un proiettile. Si ricordi anche che esiste sempre la forza d’attrito dell’aria. Anche se in questo caso è trascurabile perché la velocità di un pattinatore è relativamente bassa. altezza lunghezza R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 44 Angoli: la parabola a 45o Il salto non ha la massima altezza ma la massima distanza a parità di “spinta” (quantità di moto) Angolo di stacco = 45o R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori massima distanza SCHIO 20 Gennaio 2004 45 Angoli: la parabola maggiore di 45o Il salto ha un’altezza maggiore ma non la massima distanza a parità di “spinta” (impulso) massima altezza Angolo di stacco > 45o R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 46 Angoli: la parabola minore di 45o Il salto ha un’altezza minore e una distanza minore a parità di “spinta” (quantità di moto) Angolo di stacco < 45o R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 47 Lunghezza a parità di angolo A parità di angolo di stacco il salto è più lungo a velocità maggiore R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 48 Considerazioni cinematiche Il parametro principale di un salto è la sua durata ! Infatti quanto maggiore è la durata del salto tanto maggiore è il numero delle rotazioni che l’atleta può completare prima di atterrare. Si osserva che basta anche una piccola riduzione della velocità iniziale per produrre una importante riduzione della durata. Ma anche un piccolo errore nell’angolo di partenza comporta ancora una importante riduzione della durata e quindi del numero di “giri” in aria. Si può assumere che una ottima posizione in aria consenta una rotazione almeno ogni 2o centesimi di secondo. Per ottenere un salto doppio occorre una durata di almeno 0.4 secondi. Con l’angolazione ottimale di 45o si richiede cioè una velocità di almeno 10 Km/h ~ 3 m/s. Per ottenere un salto triplo occorre che la durata sia almeno di 0.6 secondi. Con l’angolazione ottimale di 45o si richiede dunque una velocità di almeno 15 Km/h ~ 4 m/s. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 49 Considerazioni sulla tecnica Le prescrizioni della cinematica però devono tener conto anche della tecnica personalizzata del salto, delle caratteristiche fisiche dell’atleta, dell’allenamento. Infatti alcuni atleti possono raggiungere ad esempio una velocità di rotazione maggiore di altri e dunque possono ottenere un numero superiore di “giri” anche con angolo o velocità iniziale non ottimali. Altri atleti compensano la minore velocità di rotazione con una maggiore potenza e dunque con maggiore velocità verticale, riuscendo dunque a staccare con l’angolo ottimale. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 50 Considerazioni sull’angolo ottimale di 45o Per raggiungere l’angolo di stacco ottimale di 45o l’atleta deve produrre la massima spinta verticale sul ghiaccio, che dipende: 1) 2) 3) dal suo peso, Dalla potenza fisica dell’atleta, dalla tecnica di stacco: 1) con la spinta del piede nei salti puntati o 2) con la tecnica di slancio negli altri salti e 4) dalla velocità orizzontale iniziale. L’istruttore deve saper valutare quale velocità iniziale sia quella ottimale per consentire all’atleta di produrre la massima spinta verticale. Naturalmente tale spinta dipende non soltanto dalla potenza dell’atleta, ma anche e soprattutto dal grado di allenamento e dalla tecnica acquisita dall’atleta. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 51 Velocità di stacco Nello studio della cinematica del moto di un pattinatore è importante misurare un certo numero di parametri quali l’altezza, la lunghezza e la durata di un salto. Tali parametri dipendono, allo stacco dal ghiaccio: dall’angolo con la superficie del ghiaccio (cioè dalla spinta verticale) e dalla velocità del pattinatore (cioè dalla spinta orizzontale). In particolare la durata del salto è cruciale per consentire al pattinatore di raggiungere in aria il voluto numero di “rotazioni”. Assumendo come tempo necessario per una rotazione completa il valore di 20 centesimi di secondo (periodo abbastanza realistico per la maggior parte dei pattinatori), saranno necessarie le seguenti durate minime: 20 centesimi di secondo s per un salto semplice, 40 centesimi per un doppio e 60 centesimi per un triplo. Questi valori sono solamente indicativi perché dipendono in modo importante dalla velocità di rotazione che sia la tecnica che le caratteristiche fisiche del pattinatore consentono di raggiungere. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 52 Velocità Quando si studia il moto durante un salto è molto importante considerare separatamente la velocità verticale dalla velocità orizzontale. La ragione di ciò sta nel fatto che, non appena il pattinatore si stacca dal suolo, la forza di gravità (peso dell’atleta), non essendo più bilanciata dalla superficie del ghiaccio su cui il pattinatore si muoveva, inizia subito a “rallentare” la velocità verticale, che si era ottenuta mediante la spinta in alto. La velocità orizzontale resta invece essenzialmente inalterata a parte il piccolissimo rallentamento, dovuto alla resistenza dell’aria, che nel caso del pattinaggio di figura possiamo trascurare completamente perché le velocità raggiunte sono relativamente basse (da pochi metri al secondo fino a una poco più di una decina di metri al secondo. Quando la forza di gravità (peso dell’atleta) ha rallentato la velocità verticale fino a renderla nulla, allora in quel preciso istante l’atleta ha raggiunto la massima altezza, la metà del tempo di durata e la metà della lunghezza del salto. Da questo istante il pattinatore comincia a cadere verso il basso. Un aspetto sorprendente è che il peso dell’atleta non influisce direttamente sui parametri del salto, che dipendono soltanto dalla velocità orizzontale e verticale raggiunte allo stacco. Naturalmente soprattutto la velocità verticale dipende dalla spinta e cioè dalla struttura muscolare e dalla tecnica del pattinatore. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 53 Note tecniche Nel pattinaggio su ghiaccio i salti richiedono una partenza e quindi un atterraggio veloci. Maggiore è la velocità allo stacco e migliore risulta essere il “timing” e dunque il coordinamento richiesto per staccare senza perdere in velocità orizzontale e per raggiungere la massima velocità verticale possibile. Inoltre, più è complesso il movimento dei piedi che precede lo stacco, tanto maggiore deve essere il controllo ed il coordinamento necessario per completare il salto. La qualità del salto richiede che la velocità dopo l’atterraggio sia circa uguale alla velocità allo stacco. Ciò serve soprattutto nelle combinazioni di salti, ma anche per ottenere una buona valutazione da parte dei giudici, indipendentemente dall’altezza del salto e dal numero delle rotazioni eseguite. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 54 Note tecniche Anche se in linea teorica la velocità orizzontale influisce sulla efficacia del salto, dunque condiziona l’altezza ed il tempo in aria, sul ghiaccio solo una piccola parte della velocità iniziale si trasforma in velocità verticale, che è il parametro essenziale per raggiungere la massima altezza e la massima durata. Dunque in certi casi non conta molto la velocità orizzontale, mentre la velocità verticale deve essere sempre massima. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 55 Velocità verticale Sia per i salti puntati che per quelli non puntati lo scopo dello stacco è quello di raggiungere la massima velocità verticale. Quanto maggiore sarà la velocità verticale, tanto più alto sarà il salto e tanto più lunga sarà la sua durata. Una volta che il pattinatore si è staccato dal ghiaccio non può più fare nulla che lo aiuti ad aumentare l’altezza del salto. Abbiamo visto dalle formule di pag. 23 e 24 che è banale calcolare la durata del salto conoscendone l’altezza. Ad una altezza limite di 122 cm corrisponde una durata del salto di 1 secondo Ad una altezza di 60 cm corrisponde una duratadel salto di 70 centesimi di secondo Ad una altezza di 30 cm corrisponde una durata del salto di 50 centesimi di secondo. Mentre la velocità verticale necessaria per raggiungere una certa altezza è la stessa per tutti i pattinatori, la forza che il pattinatore deve applicare dipende dal peso del pattinatore oltre che dal tempo durante il quale il pattinatore applica tale forza sul ghiaccio prima dello stacco. Maggiore è il peso del pattinatore e maggiore deve essere la forza applicata o/e il tempo di applicazione di tale forza. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 56 Velocità La massima parte della forza è prodotta dai muscoli della coscia e delle natiche, per piegare il ginocchio e le giunture dell’anca, mentre i muscoli della parte inferiore della gamba contribuiscono assai meno nella flessione. Salti diversi utilizzano in modo diverso i muscoli della gamba, ma in generale i grandi saltatori hanno ben sviluppati i muscoli della coscia sia per realizzare salti alti che per ammortizzare la forza che si produce all’atto dell’atterraggio. Inoltre poiché il tempo di applicazione della forza muscolare non può essere allungato troppo sul ghiaccio è dunque necessaria una forza “esplosiva” cioè è da preferire un fisico molto dotato di muscoli capaci di contrarsi e di espandersi molto velocemente. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 57 Velocità e angolo Nell’atterraggio la velocità verticale di caduta è sempre uguale alla velocità verticale raggiunta allo stacco. Il pattinatore deve essere in grado di annullare tale velocità agendo con i muscoli della gamba. Inoltre, per un buon effetto estetico, le velocità orizzontale e verticale debbono essere il più possibile uguali ,in modo da effettuare una traiettoria in volo abbastanza arcuata, né troppo bassa, né troppo alta. Quando le due velocità sono uguali, l’angolo di stacco è di 45 gradi. Un angolo maggiore (60 gradi) da l’impressione di accartocciarsi su se stessi e di solito si verifica quando la velocità orizzontale è troppo piccola o quando si ha una improvvisa perdita di velocità dovuta ad un errore nella tecnica dello stacco. Un angolo minore invece (30 gradi) produce un salto troppo basso, che da comunque l’impressione che il pattinatore sfiori il ghiaccio. Di solito ciò avviene quando la velocità verticale è troppo piccola. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 58 L’effetto del peso e della posizione Durante il salto in aria l’unica forza che agisce sul pattinatore è il suo peso, che tende inesorabilmente a farlo cadere verso il basso. Ma attenzione, non è vero che il pattinatore più pesante cade più in fretta. Tutti i corpi cadono sì per effetto del loro peso, ma sempre e tutti nello stesso modo, cioè con la stessa accelerazione e dunque con la stessa velocità verticale di atterraggio che è sempre uguale alla velocità verticale allo stacco. Lo scopo principale di un pattinatore è di stare diritto sul ghiaccio e ciò è soprattutto vero nei salti. Se allo stacco il pattinatore è diritto, lo sarà possibilmente anche all’atterraggio ed avrà più chances di restare in piedi. Se invece allo stacco il pattinatore è in posizione sbilanciata, lo sarà molto probabilmente anche all’atterraggio e dunque saranno necessarie improvvise correzioni per mantenersi in piedi. Nascono da qui quelle strane rotazioni scomposte per recuperare la posizione eretta, che comportano detrazioni importanti nella valutazione dei giudici. Ad esempio la variazione del Lutz inventata da Boitano funziona perché il braccio si muove orientato lungo l’asse di rotazione e non causa perciò sbilanciamenti del corpo. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 59 Atterraggio Se il pattinatore si trova fuori posizione all’atterraggio può tentare di salvare il salto in vari modi: Appoggiare una o due mani sul ghiaccio (per recuperare la posizione eretta) Appoggiare il secondo piede sul ghiaccio (per lo stesso motivo) Se il pattinatore non ha controllato bene il numero delle rotazioni in aria, allora deve compensare in qualche modo il ritardo o l’anticipo con cui atterra. Tutti questi errori, come è ben noto, concorrono a peggiorare il punteggio dei giudici. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 60 Limiti oggettivi nei salti Attualmente il triplo Axel è comunemente saltato dagli uomini ma rimane una rarità per le donne. I quadrupli sono ancora una rarità nelle competizioni. Anche se in allenamento si sono visti anche quadrupli Lutz. Ma esiste un limite fisico al numero delle rotazioni in un salto ? I salti migliori raggiungono attualmente una altezza massima di 1.2 metri e non sembra possibile attualmente raggiungere 1.5 metri, comunque anche a tale altezza si aumenterebbe il tempo di volo di solo il 10 % (ci sarebbe cioè tecnicamente il tempo per un quadruplo Axel, ma non per un salto quintuplo). Per raggiungere il tempo di volo necessario per un quintuplo salto si dovrebbe raggiungere un’altezza di quasi due metri (1.9 m) ! Tale altezza è “facilmente” raggiungibile nel salto in alto ma sicuramente non sul ghiaccio. In alternativa si potrebbe aumentare il numero delle rotazioni aumentando la velocità angolare. Per un salto quintuplo si dovrebbe aumentare la velocità angolare (rotazione) del 25 % e ciò richiederebbe di aumentare il momento angolare del 56 %. Ciò comporterebbe però uno stress insopportabile per il corpo dell’atleta specialmente durante l’atterraggio. Tale problema si presenterebbe anche per un quadruplo Axel. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 61 Limiti Possiamo concludere che molto probabilmente sia il quadruplo Axel che i salti quintupli non sono alla portata degli attuali atleti. Naturalmente nulla si può escludere a priori. Nuove tecnologie nei pattini o nuove tecniche di allenamento potrebbero un giorno rendere possibile ciò che oggi sembra irraggiungibile. Comunque la mia personale impressione è che per il futuro sarà opportuno curare sempre di più l’aspetto artistico e raffinare al massimo la tecnica del pattinaggio. Ancora oggi troppi “saltatori” producono una penosa impressione artistica accompagnata da una scarsità tecnica da far paura. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 62 Velocità: cos’è ? chi la determina ? Per muoversi sul ghiaccio il pattinatore deve esercitare una spinta (FORZA X TEMPO) contro il ghiaccio, si genera così una velocità diretta in senso opposto alla direzione della spinta (terza legge dell’azione e reazione della dinamica). Se la spinta è orizzontale il pattinatore si muoverà orizzontalmente, se la spinta è verticale il pattinatore produrrà un salto. Le velocità sia orizzontale che verticale dipendono dall’intensità della Spinta che il pattinatore esercita, e cioè dipende dalla forza che il pattinatore esercita sul ghiaccio oltre che dal tempo durante il quale il pattinatore applica la forza. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 63 Spinta: cos’è ? DINAMICA È linguaggio comune dire che, per muoversi sul ghiaccio, occorre una spinta. La spinta si ottiene ad esempio con la lama che fa presa sul ghiaccio e agendo con i muscoli della gamba nella direzione opposta a quella in cui ci si vuole muovere, tipicamente all’indietro se ci si vuole muovere in avanti o verso il basso se si vuole saltare in alto. Nel linguaggio scientifico: muoversi sul ghiaccio vuol dire acquistare VELOCITÀ, l’azione dei muscoli si chiama FORZA, Il peso è dovuto alla forza di gravità Muovendosi lungo una curva si percepisce una FORZA APPARENTE, la forza centripeta la presa della lama sul ghiaccio si chiama FORZA D’ATTRITO e la spinta, che è il risultato di una forza applicata per un certo tempo, si chiama IMPULSO DELLA FORZA. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 64 Spinta verticale ed orizzontale La legge di Newton ci permette di calcolare la velocità verticale: Ft Vv = g P Dove Ft è la spinta (Forza applicata x tempo di applicazione), g è un numero fisso (accelerazione di gravità pari a 9.81 m/s2) P è il peso del pattinatore. ! V Angolo di stacco Direzione orizzontale Vv Direzione verticale Vo Superficie del ghiaccio R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 65 Tempo di spinta Considerazioni sul tempo di spinta: Il parametro t della formula precedente rappresenta l’intervallo di tempo durante il quale il pattinatore applica la forza sulla superficie del ghiaccio. Nel pattinaggio ci sono due soli casi: 1) I salti puntati (toe-loop, flip, Lutz) nei quali il tempo di spinta verticale è assai ridotto (tempo di contatto tra la punta del pattino ed il ghiaccio). In tali casi la forza applicata deve compensare la brevità del tempo di applicazione. 2) I salti non puntati (Axel, Salchow, Rittberger) nei quali il tempo di spinta è più prolungato (tempo di estensione dei muscoli della gamba di appoggio). In tali casi la forza applicata può essere minore di quella richiesta nei salti puntati. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 66 Chi produce il movimento ? LA FORZA I fisici chiamano FORZA ogni causa di movimento F = ma = m ΔV/ Δt Fu Newton a scoprire la grandezza fisica chiamata FORZA. Fa parte della storia della Fisica che Newton vide cadere una mela al suolo. Come spesso succede nella storia delle grandi scoperte, Newton si fece la domanda giusta: Si chiese cioè quale fosse la causa di questo improvviso movimento verso il basso ed ebbe una illuminante intuizione: Ci doveva essere necessariamente una causa di questo evento. Chiamò FORZA l’ente fisico che produceva questo “cambiamento di stato”. Infatti la mela dalla posizione ferma sul ramo si metteva in moto acquistando velocità verso il basso. Cambiava cioè stato di moto. Egli osservò anche che nella caduta la mela cambiava velocità, da ferma sino ad una velocità che era massima nel punto di caduta, in cui la mela si formava nuovamente. Ci doveva dunque essere anche un legame tra la variazione di velocità e la causa del moto (FORZA). La variazione di velocità si chiamò ACCELERAZIONE. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 67 La forza Esempi di forze: L’estensione del braccio di un giocatore di bigliardo produce il movimento della stecca che, urtando la biglia, genera dunque una forza sulla stessa e la mette in moto esattamente nella stessa direzione del movimento della stecca. La biglia dunque acquista una velocità che ha la stessa direzione della forza applicata. Si noti che forza e velocità sono vettori, cioè dipendono non soltanto dalla loro intensità ma anche dalla direzione. Una mela cade dall’albero, è la forza di gravità che, agendo sulla stessa ed essendo sempre diretta verso il basso, produce una velocità di caduta nella stessa direzione. Da tutti gli esempi che si possono immaginare, la forza produce sempre una VARIAZIONE di VELOCITÀ, cioè un aumento o una diminuzione. La variazione di velocità si chiama ACCELERAZIONE. Possiamo dunque concludere che una forza produce una accelerazione. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 68 F = ma Ma quale doveva essere la relazione tra la FORZA e l’accelerazione ? Qui Newton ebbe la seconda formidabile intuizione. In fondo la mela cadeva verso la terra proprio come i pianeti “cadevano” attorno al sole, come aveva detto Copernico e come sosteneva Galileo. Inoltre Keplero aveva trovato alcune regolarità nei moti dei pianeti attorno al sole: tre leggi fisiche che Keplero aveva dimostrato essere verificate dalle misure delle posizioni dei pianeti fatte da Tycho Brahe, un famoso astronomo. Ebbene, Newton riuscì a dimostrare che, affinchè fossero verificate le leggi di Keplero, bastava ipotizzare l’esistenza di una forza che agiva tra pianeti e sole, così come anche tra mela e terra, che questa forza doveva essere inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra pianeta e sole e che la relazione tra accelerazione e forza doveva essere del tipo più semplice, cioè una semplice proporzionalità: F=ma e chiamò massa la costante m di proporzionalità. La massa è proporzionale al peso. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 69 Applicazioni della legge di Newton La Spinta (sarebbe meglio chiamarla IMPULSO) è il prodotto della forza per l’intervallo di tempo durante il quale si applica la Forza. Dunque per avere una grande spinta o si deve aumentare la forza applicata oppure (e anche) si deve aumentare il tempo di applicazione della forza. Il teorema dell’impulso (spinta = impulso = massa x velocità) Spinta = F t ≈ peso x Vfinale 1. Quindi a parità di peso si raggiunge una velocità finale maggiore quanto maggiore è la spinta. 2. Chi pesa di più deve produrre una spinta maggiore per raggiungere la stessa velocità. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 70 La forza di gravità La forza peso peso = m g Il peso è proporzionale alla massa m, la costante di proporzionalità g si chiama ACCELERAZIONE DI GRAVITÀ. La massa è la quantità di materia di cui è composto il corpo; quanto maggiore è la quantità di materia contenuta nel corpo, tanto maggiore è la sua massa. Ma attenzione massa e peso sono due cose diverse, ad esempio un corpo anche sulla luna avrebbe sempre la stessa massa, perché la quantità di materia di cui esso è composto non cambia, ma un peso minore che sulla terra, perchè la forza di gravità sulla luna è minore che sulla terra e dunque la costante g sulla luna è minore che sulla terra. La forza di gravità, cioè il peso, è molto importante nello studio biomeccanico del movimento. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 71 La forza peso, il baricentro La causa che spinge il pattinatore verso terra si chiama dunque forza peso. Questa forza è sempre diretta perpendicolarmente verso il basso ed ha un punto ben preciso di applicazione che si chiama BARICENTRO del corpo. Nelle nostre applicazioni il BARICENTRO coincide col CENTRO DI MASSA. Il baricentro rappresenta il punto in cui si può considerare concentrato tutto il peso del corpo (attenzione è soltanto un modo di rappresentare il problema). R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 72 Centro di massa Center of Mass The center of mass is the balance point of a system, a point where you could consider the mass of the whole system to be concentrated. In a system which has moveable joints, i.e. the system can move or be moved into different configurations or positions, the location of the center of mass depends on the position of the system. For example, when a figure skater lifts his or her arms during a spin, the mass of the arms is higher up in the system than when the arms were at the side of the skater. With more mass of the skater distributed in a higher position in the body, the center of mass of the skater rises to a higher position in the body. This concept is illustrated in the following figure. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 73 Centro di massa To follow the path of a skater's jump, it is important to identify the center of mass (COM) of the skater. This is critical, because a skater is moving his or her arms whilst in the air. If you follow the path of the left wrist, for example, you would see not only motion due to the skater's jump, but also motion due to the movement of the skater's arm. This confounds the problem. We want only to study the projectile motion part of the jump. This is done by identifying the center of mass, which is the point where the skater's mass is considered to be concentrated. It is also the point of the system whose motion is affected by gravity only. All the other parts of the body can be manipulated by the skater as he changes body position in air to complete his rotation. While the center of mass is not a point which can be visually observed on a skater, it does reside in the trunk region. Thus, when looking at the path of a figure skating jump, it is convenient to follow the path of the hips as a representation of the path of the center of mass. Look at the following jump, and follow the path of the hip. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 74 Centro di massa Baricentro alto Baricentro basso R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 75 Centro di massa Il centro di massa cambia secondo la posizione delle braccia e delle gambe. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 76 Centro di massa Il centro di massa è il punto del corpo che descrive una parabole durante il salto spinta gravità parabola R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 77 La spinta La spinta è un termine molto usato nel pattinaggio. Essa si ottiene applicando una forza (ad esempio la forza muscolare) per una certa durata nel tempo. Ad esempio nei salti non puntati la forza diretta verso l’alto è ottenuta dall’estensione dei muscoli della gamba d’appoggio ed il tempo è la durata di tale estensione. Dunque per aumentare la spinta si deve prolungare al massimo la durata di tale estensione. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 78 Spinta = F x t Per massimizzare la spinta si deve: mettere la massima forza F muscolare muscolare possibile F, dipende dal fisico e dall’allenamento, oltre che allungare al massimo il tempo di spinta t. t Durata della spinta R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 79 Il momento d’inerzia MOMENTO DI INERZIA di una massa: esso è un numero che esprime la maggiore o minore facilità con cui si può far ruotare una massa. L'inerzia è la forza che si oppone al cambiamento di stato di quiete o di moto. Esempi di inerzia: a) Se diamo una spinta ad un'automobile, essa continuerebbe a muoversi di moto uniforme se non ci fosse la resistenza dell'aria e l'attrito con il suolo; b) siamo spinti indietro, cioè tendiamo a rimanere fermi come eravamo, quando l'automobile si mette in moto; c) siamo spinti in avanti, cioè tendiamo a continuare il moto, quando l'automobile si arresta. Le masse in rotazione hanno una inerzia poichè, per seguire una traiettoria curva, devono continuamente cambiare direzione. Possiamo evidenziare il momento di inerzia immaginando di avere un mazzo di chiavi legato ad una catenella. Se facciamo arrotolare la catenella intorno al dito, ci accorgiamo che l'energia necessaria per continuare il moto diminuisce al diminuire della lunghezza libera della catenella. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 80 Il momento d’inerzia Nel caso della figura si ha: la massa m di baricentro G ruota intorno al punto O distante r da G. Il suo momento di inerzia vale: I = m · r · r = m · r 2. Come si vede I è proporzionale al quadrato del raggio r. Il momento di inerzia si calcola rispetto ad un asse (per esempio nel caso del cilindro rotante), oppure rispetto ad un punto (come nel caso della figura a destra) e allora prende il nome di momento di inerzia polare. Nei manuali si trovano le tabelle dei momenti di inerzia di vari tipi di corpi. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 81 Esempio1 Nella posizione 1 il momento d’inerzia del pattinatore è maggiore che nella posizione 2, perché r1 è maggiore di r2. r1 r2 Per diminuire il momento d’inerzia bisogna dunque diminuire il raggio r. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 82 Esempio 2 Asse di rotazione Allo stacco si deve generare il massimo momento angolare. Un modo per ottenere ciò è quello di allargare le braccia in modo da massimizzare il momento d’inerzia. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 83 Esempio 3 Asse di rotazione Allo stacco si deve generare il massimo momento angolare. Questo è il momento in cui si debbono allargare le braccia e le gambe in modo da massimizzare il momento d’inerzia. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 84 Esempio 3 Asse di rotazione In aria poi si deve minimizzare il momento d’inerzia per aumentare la velocità di rotazione. Il modo per ottenere ciò è quello di evitare che le masse corporee (delle braccia, del sedere, delle ginocchia e dei piedi) si allontanino dall’asse di rotazione. In questo salto la posizione non è ottimale (doppio Axel) Le masse corporee potrebbero essere portate ancora più vicino all’asse dirotazione. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 85 Esempio 4 Asse di rotazione In questo salto la posizione è buona (triplo Axel), a parte l’asse di rotazione che non è perfettamente verticale. Le masse corporee della testa, dell’anca, delle ginocchia e dei piedi sono perfettamente allineate il più vicino possibile all’asse di rotazione. Mentre le braccia potrebbero essere portate ancora più vicine al busto riducendo ulteriormente il momento d’inerzia e dunque aumentando la velocità di rotazione. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 86 Momento angolare In generale un oggetto in moto tende a continuare imperturbato nel suo moto, a meno che non intervenga una forza esterna a modificarlo. Il corpo che si muove in linea retta deve sfruttare una forza esterna se vuole mettersi a girare. In termini fisici si dice che deve generare un momento angolare. Il pattinatore ad esempio che vuole mettersi a girare una trottola deve applicare una forza sul ghiaccio che susciterà un momento angolare. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 87 Formule: il momento angolare Il momento angolare L si conserva durante le rotazioni. L = I·ω I = m·r2 è il momento d’inerzia. ω è la velocità angolare (velocità di rotazione). m è la massa (proporzionale al peso) della parte del corpo in rotazione ed r è la sua distanza dall’asse di rotazione. Il momento angolare è molto importante perché, per un determinato sistema di masse rotanti, esso è costante. Cioè se I aumenta ω diminuisce e viceversa. E' così che la rotazione diventa più veloce se il pattinatore chiude le braccia, cioè se r diventa più piccolo. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 88 Conservazione del momento angolare Conservazione del momento angolare (non fate come Striscia la Notizia con la famosa ruota di bicicletta! ) Durante la rotazione di un pattinatore il momento angolare rimane costante, purchè non agiscano forze dall’esterno, come ad esempio succede nelle trottole e nei salti. È questa la legge di conservazione del momento angolare.. In realtà, durante i salti, la forza esterna d’attrito con l’aria tende a diminuire il momento angolare e dunque la velocità di rotazione (anche se di poco), ma soprattutto durante le trottole la forza d’attrito delle lame sul ghiaccio ottengono lo stesso effetto. Osserviamo dunque che durante i salti il pattinatore acquista tutto il suo momento angolare prima dello stacco, perché poi , in aria, il momento angolare resta sostanzialmente costante. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 89 Momento angolare Si noti che durante il salto in aria effettivamente agisce sul pattinatore una forza esterna: la forza peso. Tale forza però è sempre diretta verticalmente verso il basso, così si possono presentare due casi: 1) l’asse di rotazione del pattinatore è perfettamente verticale (posizione corretta). In tal caso la forza peso non influisce minimamente sul momento angolare, dunque l’asse di rotazione non subisce spostamenti 2) L’asse di rotazione non è perfettamente verticale (posizione scorretta). In tal caso la forza peso agisce sul momento angolare provocando un effetto di rotazione dell’asse stesso durante il volo. La rotazione dell’asse di rotazione produce uno sgradevole effetto “trottola” che oltre a rallentare la velocità di rotazione produce uno sbilanciamento del salto che è difficilmente recuperabile. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 90 Conservazione momento angolare nei salti Quando un pattinatore esegue un salto triplo deve necessariamente raggiungere in aria la posizione delle gambe più distesa possibile e quella delle braccia più compatta possibile sul busto. In questo modo riduce al massimo il momento d’inerzia aumentando dunque la velocità angolare (di rotazione). Però prima dello stacco deve rendere massimo il momento angolare, che potrà poi sfruttare quando sarà in aria e non potrà più cambiarlo. A tale scopo, per produrre cioè il massimo momento angolare, prima dello stacco dovrà assumere una posizione abbastanza aperta (dove cioè assume un grande momento d’inerzia I ). All’atterraggio deve succedere la cosa opposta, cioè il pattinatore, dovendo ridurre la sua rotazione, deve aumentare il momento d’inerzia allargando le braccia. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 91 Effetto centrifugo Un fattore importante per consentire al pattinatore di effettuare salti con tante rotazioni consiste nella forza delle braccia. Infatti anche se il pattinatore è capace di produrre un grande momento angolare allo stacco, non è detto che poi riesca ad avere la forza di stringere le braccia al busto per aumentare la velocità di rotazione. Deve infatti vincere la forza centrifuga (diretta verso l’esterno) che, quando il momento angolare è elevato può anche raggiungere 4 volte il peso delle sue braccia. Alcuni pattinatori riescono a raggiungere una velocità di rotazione di 7 giri/secondo che è quasi confrontabile col numero di giri motore di alcune automobili ! L’effetto centrifugo gioca un ruolo importante anche nel pattinaggio sincronizzato. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 92 Forza centripeta e centrifuga Consideriamo la figura; un corpo pesante P è fissato all'estremità di uno spago vincolato ad un punto O, ruota intorno al detto punto O con moto circolare uniforme. Esaminiamo questo moto e determiniamone gli effetti: 1) l'oggetto è soggetto alla Forza centripeta; 2) l'oggetto provoca una tensione che portata al limite può causare la rottura dello spago; questa forza è nota come Forza centrifuga. Al momento in cui la forza centripeta dovesse cessare (ad esempio rottura del filo), cesserebbe anche la forza centrifuga e l'oggetto verrebbe lanciato verso l'esterno R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 93 Forza centripeta e centrifuga formule Un corpo che muove di moto circolare uniforme è soggetto alla accelerazione centripeta, che è sempre diretta verso il centro di rotazione: dove: ac = accelerazione centripeta; v = velocità periferica; r = raggio. Su ogni corpo di massa m soggetto ad accelerazione agisce una forza F uguale a: F=ma Dunque la forza che agisce sulla massa m è: R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori Fcentrifuga Fcentripeta m velocità r SCHIO 20 Gennaio 2004 94 Forza centrifuga e centripeta. Questa forza viene definita Forza centripeta e la sua direzione coincide in ogni istante con quella dell’accelerazione centripeta, cioè cerso il centro della circonferenza. Se il corpo è vincolato a muoversi lungo la circonferenza, allora su di esso, oltre alla forza centripeta, agisce anche la forza centrifuga, uguale e contraria. Quando un corpo si muove lungo una traiettoria circolare, agisce continuamente su di esso una spinta rivolta verso l’esterno, che tende ad allontanarlo dal centro di rotazione. Questa è la Forza centrifuga, che si genera per reazione alla forza centripeta e ha la sua stessa intensità ma verso opposto. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 95 Considerazioni riassuntive Allo scopo di completare il richiesto numero di giri in aria sono dunque da considerare i fatti seguenti: 1) Aumentare l’altezza del salto per aumentare il tempo di volo. 2) Creare un grande momento angolare prima dello stacco per raggiungere la massima velocità di rotazione in aria. 3) Raggiungere la massima velocità di rotazione in aria variando opportunamente l’assetto del corpo (braccia e gambe). R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 96 Applicazioni Per calcolare quanto il cambiamento di posizione delle parti del corpo possa influire sulla velocità di rotazione durante il salto, dobbiamo saper misurare sia il momento angolare, che come abbiamo visto resta costante in aria, che il momento d’inerzia del pattinatore durante le varie fasi del salto. Negli esempi che seguono sappiamo che il pattinatore compie il salto in un tempo fisso di 0.5 secondi. Sappiamo inoltre che il pattinatore genera il massimo momento angolare di cui è capace. Conoscendo dunque questi due parametri possiamo calcolare il momento d’inerzia medio in ognuno dei salti. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 97 Applicazioni: momento d’inerzia Axel semplice L = 37 Kg m2 / s ω = giri / s = 1.5 / 0.5 = 2 giri / s Conversione in radianti: ω = 6.28 x 2 giri / s = 12.56 radianti / s L=Iω 37 = 12.56 x I I = 2.9 Kg m2 Tempo di volo = 0.5 s L = 37 Kg m2 / s I = 2.9 Kg·m2 assunzioni R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori risultato SCHIO 20 Gennaio 2004 98 Applicazioni: momento d’inerzia doppio Axel L = 37 Kg m2 / s ω = giri / s = 2.5 / 0.5 = 5 giri / s Conversione in radianti: ω = 6.28 x 5 giri / s = 31.4 radianti / s L=Iω 37 = 31.4 x I I = 1.2 Kg m2 Tempo di volo = 0.5 s L = 37 Kg m2 / s I = 1.2 Kg·m2 assunzioni R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori risultato SCHIO 20 Gennaio 2004 99 Applicazioni: momento d’inerzia triplo Axel L = 37 Kg m2 / s ω = giri / s = 3.5 / 0.5 = 7 giri / s Conversione in radianti: ω = 6.28 x 7 giri / s = 44.0 radianti / s L=Iω 37 = 44.0 x I I = 0.8 Kg m2 Tempo di volo = 0.5 s L = 37 Kg m2 / s assunzioni R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori I = 0.8 Kg·m2 risultato Per aumentare la velocità di rotazione bisogna diminuire il SCHIO 20 Gennaio 2004 momento d’inerzia ! 100 Applicazioni: calcolo della velocità di rotazione durante il salto Allo stacco L = 30 Kg m2 / s ω = L / I = 30 / 4 = 7.5 radianti / s Conversione in giri / s: ω = 7.5 / 6.28 = 1.2 giri / s L = 30 Kg m2 / s I=4 ω = 1.2 giri / secondo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 101 Applicazioni: calcolo della velocità di rotazione durante il salto Fase di salita L = 30 Kg m2 / s ω = L / I = 30 / 3 = 10 radianti / s Conversione in giri / s: ω = 10 / 6.28 = 1.6 giri / s L = 30 Kg m2 / s I=3 ω = 1.6 giri / secondo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 102 Applicazioni: calcolo della velocità di rotazione durante il salto Massima altezza L = 30 Kg m2 / s ω = L / I = 30 / 1.5 = 20 radianti / s Conversione in giri / s: ω = 20 / 6.28 = 3.2 giri / s L = 30 Kg m2 / s I = 1.5 ω = 3.2 giri/secondo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 103 Applicazioni: calcolo della velocità di rotazione durante il salto Discesa L = 30 Kg m2 / s ω = L / I = 30 / 3 = 10 radianti / s Conversione in giri / s: ω = 10 / 6.28 = 1.6 giri / s L = 30 Kg m2 / s I=3 ω = 1.6 giri / secondo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 104 Applicazioni: calcolo della velocità di rotazione durante il salto Atterraggio L = 30 Kg m2 / s ω = L / I = 30 / 4 = 7.5 radianti / s Conversione in giri / s: ω = 7.5 / 6.28 = 1.2 giri / s L = 30 Kg m2 / s I=4 ω = 1.2 giri/secondo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 105 La forza d’attrito La forza d’attrito esiste soltanto quando un corpo si muove restando a contatto su di un altro corpo. Consideriamo alcune esperienze importanti. Esempio 1: se la mia mano è a contatto con una superficie, ma non si muove, allora l’attrito è nullo (cioè non esiste forza d’attrito). Esempio 2: se la mia mano striscia su di una superficie di legno, avverto due sensazioni, una di calore e l’altra di fatica nel muoverla. Ciò è dovuto alla forza di attrito che si oppone al moto ed è tanto più grande quanto maggiore è la velocità con cui la mano si muove a contatto con la superficie. Esempio 3: se la mia mano striscia su una superficie di marmo i fenomeni dell’esempio 2 sono meno importanti. Si conclude che la forza d’attrito dipende dal tipo delle due superfici a contatto, dalla velocità di scorrimento ed anche dall’area di contatto delle superfici. Inoltre l’attrito si oppone sempre alla direzione del movimento e dunque tende a rallentare la velocità di scorrimento del pattinatore. Notiamo che la forza d’attrito sul ghiaccio è assai ridotta ed è per questo motivo che è difficile mantenersi in piedi sul ghiaccio. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 106 attrito Direzione della velocità Forza d’attrito passiva che si oppone al movimento Forza d’attrito attiva sul ghiaccio che consente la spinta sfruttando la reazione del ghiaccio R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 107 Misure di cinematica con telecamera Si può usare una telecamera commerciale per ottenere, in modo molto semplice, le misure di cinematica utili per il miglioramento della tecnica dei salti. Le telecamere commerciali normalmente hanno una frequenza di scansione (velocità di lettura) di 12 immagini per secondo. Tale scansione può in alcune telecamere anche essere aumentata (da 16 a 64 a 128 fps ecc., perdendo però in qualità dell’immagine). Se si usa ad esempio la scansione a 12 fps, si ha un intervallo di tempo di circa 1/12=0.08 secondi tra un’immagine e la successiva. Naturalmente, se si sceglie la scansione a 16 fps tale intervallo di tempo diventa 1/16=0.06 secondi, ecc. Per maggior precisione si può effettuare una taratura della telecamera nel modo seguente: 1)Riprendere per 10 secondi il display di un cronometro digitale che legga anche i centesimi di secondo, 2)Contare il numero di fotogrammi nell’intervallo dei 10 secondi 3)Dividendo questo numero per 10 si ottiene la velocità di scansione in immagini per secondo (fps). L’inverso di questo numero rappresenta la durata in secondi tra un fotogramma e l’altro. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 108 Misure di cinematica Dopo avere ripreso il salto si deve disporre di un visore “passo-passo” in modo da poter avere il fermo immagine per ogni fotogramma su cui effettuare le misure “spaziali” e “temporali”. Ad esempio: 1. 2. misura dell’altezza del bacino (baricentro) dell’atleta dal ghiaccio, 3. 4. 5. Misura della lunghezza del salto misura della durata di una singola rotazione completa, del salto, ecc. Misura dell’angolo di stacco Misura delle velocità orizzontale e verticale R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 109 Misure di cinematica Naturalmente si devono seguire alcune prescrizioni per rendere facili ed affidabili le misure. Porsi con la telecamera possibilmente nel centro della curva lungo la quale il pattinatore esegue il salto. Ciò consente al pattinatore di restare il più possibile alla stessa distanza dalla telecamera in modo che le successive misure di altezza e lunghezza del salto siano effettuabili senza errore apprezzabile. Con un autoadesivo segnare il baricentro del pattinatore (al centro del bacino) in modo che sia poi facilmente riconoscibile nelle analisi dei fotogrammi. far usare due guanti di diverso colore in modo da poter sempre distinguere la mano destra da quella sinistra. Segnare sul ghiaccio, con una linea colorata, la “curva” lungo la quale il pattinatore esegue il salto, in modo d’avere un riferimento sul ghiaccio da cui partire per misurare l’altezza e la lunghezza del salto. Segnare su dei riferimenti fissi ad una distanza prefissata (ad esempio 1 metro) sulla balaustra. Cercare di mantenere sempre tale linea nell’immagine R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 110 Riprese TV 4 Una buona scelta richiede che la distanza D sia maggiore della distanza L, in modo da poter usare i riferimenti numerati sulla balaustra per la misura della lunghezza del salto. Se ad esempio L= 1 metro, D sia almeno 5 metri. In tal caso l’errore che si commette nella misura delle lunghezza AB, misurata sulla proiezione in balaustra non è superiore al 15%. 3 2 Punto d’arrivo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori 1 L ba Punto di stacco lau str a D Traiettoria prima dello stacco SCHIO 20 Gennaio 2004 111 Plushenko quadruplo-toeloop 8 9 7 6 5 10 4 11 Ma se analizziamo le singole immagini di una telecamera, lo spazio può essere misurato in ognuno degli istanti successivi di tempo. 12 13 14 3 2 1 15 I fisici sfruttano questa proprietà per ricavare due numeri (X,T) per ognuna delle immagini: Ad esempio X = altezza dal suolo del baricentro e T = tempo per ognuna delle immagini successive del movimento R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 112 Analisi dei fotogrammi Un esempio di analisi dei fotogrammi si può fare su questa sequenza relativa ad un quadruplo toe-loop di Plushenko. La frequenza di campionamento è di 20 fotogrammi per secondo, dunque l’intervallo di tempo tra un fotogramma ed il successivo è di 1/16 = 0.06 secondi. 4.5 m 1. La prima e più facile misura consiste nel calcolo del tempo totale del salto. Tra lo stacco e l’arrivo ci sono 16 fotogrammi, dunque la durata del salto è 16 x 0.05 = 0.8 secondi. 2. L’altezza massima del baricentro è raggiunta nel nono fotogramma e rapportandola all’altezza del pattinatore si ricava essere di 85 cm. 3. La lunghezza del salto è 4.5 metri. R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 113 Misura della lunghezza del salto NO NO ! Questo tipo di ripresa non consente facilmente di misurare la lunghezza del salto perché la traiettoria non è perpendicolare all’asse della ripresa con telecamera Asse della telecamera R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 114 Misura della lunghezza salto OK OK ! atterraggio stacco Asse della telecamera Ripresa corretta : perpendicolarmente alla direzione del salto R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 115 Misura dell’altezza R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 116 Tabella spazio (cm) e tempo (sec) per un salto triplo h (altezza) (m) Tempo per foto (sec) Durata (sec) L (lunghezza) (m) Δh (m) Velocità verticale (m/s) 0.00 0.06 0.00 0.0 0.00 0.00 0.15 0.06 0.06 0.17 0.15 2.50 0.27 0.06 0.12 0.34 0.12 2.00 0.35 0.06 0.18 0.51 0.08 1.30 0.40 0.06 0.24 0.68 0.05 0.81 0.41 0.06 0.30 0.85 0.01 0.17 0.38 0.06 0.36 1.01 -0.02 -0.33 0.32 0.06 0.42 1.18 -0.06 -1.00 0.23 0.06 0.48 1.36 -0.09 -1.50 0.10 0.06 0.54 1.52 -0.13 -2.17 Velocità istantanea verticale = dh / (tempo/foto) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 117 Analisi dei fotogrammi Applicando le formule precedenti (pagine 24 e 30) si ottiene: 1. Velocità verticale allo stacco = 2.5 m/s 2. Durata del salto = 0.54 secondi 3. Velocità orizzontale allo stacco = 2.5 m/s 4. Velocità di rotazione: si nota che ogni 4 fotogrammi si ha una rotazione completa, dunque il tempo di una rotazione è 4 x 0.06 = 0.24 secondi. Tangente dell’angolo di stacco = 0.15/0.17 ~ 0.9, cui corrisponde un angolo (vedasi grafico di pag.109) di 42 gradi R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 118 Disegnare il grafico di una tabella disegnare i punti di un grafico 45 40 altezza (cm) 35 35 cm 30 25 20 15 15 cm 10 5 0 0 10 20 cm 1717cm 30 40 50 52 cm R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 lunghezza (cm) SCHIO 20 Gennaio 2004 119 Leggere un grafico: massima altezza leggere un grafico 1) Nell’origine è rappresentato il punto 45 Massima altezza 40 cm di stacco (altezza e lunghezza zero) 40 2) Alla lunghezza di 160 cm è altezza (cm) 35 rappresentato il punto di atterraggio (l’altezza ritorna a zero) 30 3) Al procedere del salto (lunghezze 25 crescenti) l’altezza cresce sino ad un valore massimo (40 cm), che si verifica dopo una lunghezza di 80 cm 20 15 10 4) Da 80 cm in poi l’altezza comincia a 5 0 0 10 20 30 40 50 60 80 cm 70 80 90 100 110 120 130 lunghezza (cm) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori 140 150 160 170 180 160 cm decrescere finchè si annulla (punto di atterraggio) dopo una lunghezza di 160 cm. SCHIO 20 Gennaio 2004 120 Leggere un grafico: l’angolo di stacco leggere l'amgolo di stacco dal grafico 45 45 cm 40 altezza (cm) 35 Una volta disegnata a mano la retta che passa per i primi due punti del grafico (freccia rossa), fissare un punto qualsiasi su di essa e misurare le due lunghezze: 30 45 cm in orizzontale 25 20 40 cm in verticale 40 cm Il rapporto tra questi due numeri nell’ordine giusto: 15 10 Verticale/orizzontale=40/45 = 0.9 5 0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 lunghezza (cm) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 Si chiama tangente dell’angolo di stacco 121 L’angolo in gradi nota la tangente 70 65 60 55 angolo in gradi 50 45 Ad esempio ad una tangente di 0.9 40 35 Corrisponde un angolo di 42 gradi 30 25 20 15 10 5 0 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 2.0 tangente dell'angolo R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 122 Grafico della traiettoria (parabola) con angolo ottimale di 45o 50 45 45 40 40 35 35 altezza (cm) 14.4 Km/h = 4 m/s altezza (cm) traiettoria 50 30 25 40 cm 20 altezza vs tempo Altezza = 40 cm Lunghezza = 160 cm Durata = 0.6 secondi 30 25 20 15 15 10 10 5 5 0 0 0 160 cm 50 100 150 0 200 lunghezza (cm) 50 50 45 45 40 40 35 35 altezza (cm) altezza (cm) traiettoria 10 Km/h = 2.8 m/s 30 25 20 0.2 0.4 0.6 tempo (secondi) altezza vs tempo Altezza = 20 cm Lunghezza = 80 cm Durata = 0.4 secondi 30 25 20 15 15 10 10 20 cm 5 5 0 0 0 50 80 cm 100 lunghezza (cm) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori 150 200 Durata minima per un salto triplo 0 0.2 0.4 0.6 Durata minima per un salto doppio tempo (secondi) SCHIO 20 Gennaio 2004 123 Parabola con angolo “sbagliato” di 40o 50 45 45 40 40 35 35 altezza (cm) 14.4 Km/h = 4 m/s altezza (cm) traiettoria 50 30 25 20 altezza vs tempo Altezza = 27 cm Lunghezza = 160 cm Durata = 0.5 secondi 30 25 20 15 15 10 10 5 5 0 0 0 50 100 150 0 200 50 50 45 45 40 40 35 35 altezza (cm) 10 Km/h = 2.8 m/s altezza (cm) lunghezza (cm) traiettoria 30 25 20 0.2 0.4 0.6 tempo (secondi) altezza vs tempo Altezza = 20 cm Lunghezza = 80 cm Durata = 0.35 secondi 30 25 20 15 15 10 10 5 5 0 0 0 50 100 150 lunghezza (cm) R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori 200 Durata insufficiente per un salto triplo 0 0.2 0.4 0.6 Durata insufficiente per un salto doppio tempo (secondi) SCHIO 20 Gennaio 2004 124 Esercizio Individuale Lunghezza 0.0 19.7 39.3 59.0 78.7 98.3 118.0 137.7 157.3 177.0 196.7 216.3 236.0 255.7 275.3 295.0 314.6 Altezza Tempo/fotogramma 0.0 0.05 18.4 0.05 34.4 0.05 47.9 0.05 59.0 0.05 67.6 0.05 73.8 0.05 77.5 0.05 78.7 0.05 77.5 0.05 73.9 0.05 67.8 0.05 59.2 0.05 48.2 0.05 34.8 0.05 18.8 0.05 0.5 0.05 durata dAltezza dLunghezza V orizzontale V verticale Calcolare dA, dL, Velocità orizzontale e verticale per ogni fotogramma e angolo e velocità verticale allo stacco. Disegnare 3 grafici: 0.05 dt (secondi) 20 45 velocità iniziale (Km/h) angolo Le unità sono in centimetri ed in secondi altezza verso lunghezza altezza verso tempo R.Dolfini velocità verticale verso tempo Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 125 Fare un istogramma carta millimetrata 50 Altezza cm 45 80 40 35 60 ecc . . . 30 25 40 20 15 20 10 5 0 0 Lunghezza cm 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10111213141516171819202122232425262728293031323334353637383940414243444546474849505152535455565758596061626364656667686970717273747576777879808182838485868788899091929394959697989910 0 0 100 200 300 R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori 400 SCHIO 20 Gennaio 2004 126 Referenze Parte del materiale presentato è stato ricavato dal sito WEB dell’Università dello stato del Montana: http://btc.montana.edu/olympics/physbio/default.htm R.Dolfini Seminario del Corso Istruttori SCHIO 20 Gennaio 2004 127