La proposta viene vissuta al Centro Pastorale

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AVVENTO 2008
E’APPARSA LA GRAZIA DI DIO
Sussidio catechisti
IL TEMA
L’orizzonte dentro il quale la nostra Chiesa di Verona ha tracciato il proprio cammino per il prossimo
triennio è quello della comunione. Il nostro vescovo, mons. Giuseppe Zenti, l’ha evidenziato nel
progetto pastorale e l’occasione dei tempi forti dell’anno liturgico è un’opportunità per rilanciarlo.
L’ascolto della Parola è uno degli eventi generatori della comunione ecclesiale, come anche il recente
sinodo dei vescovi ci ha ricordato. Anche in questo Avvento 2008 le nostre comunità intendono
farsi discepole di questa Parola, lasciandosi evangelizzare per essere a propria volta
evangelizzatrici.
Il tema e lo slogan – presi dalla liturgia della notte di Natale (Tt 2,11) - riportano l’attenzione
all’evento centrale che la Parola annuncia: la grazia di Dio, fattasi a noi presente e visibile nella
persona del Verbo incarnato.
SEGNO
Una grande STELLA COMETA con la scritta sulla coda È apparsa la grazia di Dio. Ogni domenica si
aggiunge su una punta la scritta corrispettiva in base al tema di quella domenica, estratto dalla
liturgia della Parola – in particolare dalla seconda lettura – che si armonizza con il titolo generale.
Se lo si ritiene opportuno, si possono, in parallelo, aggiungere dei segni indicati successivamente.
Con i bambini del catechismo suggeriamo di avvisare e realizzare per tempo, magari su cartoncino,
una stella cometa (con la relativa scritta, titolo dell’avvento) da mettere o sulla porta della propria
camera o sulla porta di ingresso di casa. Potrebbero costruirne più d’una da regalare ai nonni o vicini
di casa e\o da mettere a disposizione delle famiglie della parrocchia (la terza domenica d’avvento è
il giorno che suggeriamo, allo scambio di pace, come mettiamo in evidenza in seguito).
Inoltre, come già avviene in molte nostre parrocchie, si può collocare il Lezionario feriale in luogo
adatto, di modo che, chi entra in chiesa durante la settimana, possa leggere facilmente la Parola del
giorno. Eventualmente, affianchiamo il libretto dell’avvento della Preghiera in Famiglia (anche i
sussidi per adolescenti e giovani), preparati dalla diocesi, impostati proprio a partire dal Vangelo del
giorno. Una scritta in evidenza presso questo luogo, legata al nostro progetto pastorale, potrebbe
dare ancora più risalto, tipo: L’ascolto della Parola crea comunione.
PREGHIERA IN FAMIGLIA E INSERTO RAGAZZI
Per coltivare l’ascolto della Parola di Dio è certamente utile il libretto della Preghiera in Famiglia,
preparato unitariamente dal Centro di Pastorale Familiare, la Caritas Diocesana e il CPR. Che bello
che sarebbe che si creasse una catena di preghiera nelle case della parrocchia a partire dall’ascolto
comune della Parola di Dio!
Ogni giorno è proposto il brano del Vangelo, una riflessione per adulti e una per ragazzi. Si
potrebbe concludere, come suggerito, con la preghiera dell’Angelus durante il tempo di Avvento. E’,
come molti di voi sapranno, una preghiera dialogata che è una lode che ci parla di Dio, di Gesù
Cristo, della sua incarnazione e della sua Pasqua, dello Spirito Santo, di Maria. Ritroviamo così in
sintesi i pilastri della nostra fede. “L'Angelus è il granellino di senapa che può diventare: al mattino,
luce di sole che illumina il nostro cammino; a mezzogiorno, forza del nostro lavoro; al tramonto,
serena nostalgia dei cieli ai quali siamo avviati”. Nel tempo di Natale viene invece proposto il testo
del Magnificat, la preghiera della Madonna e della Chiesa, vero inno della misericordia divina.
L’inserto ragazzi è articolato secondo le quattro domeniche di avvento. Un racconto e una proposta
di impegno lo rendono significativo sia come lavoro personale che – meglio - occasione familiare e\o
di gruppo parrocchiale per vivere più intensamente questo tempo forte. Inoltre, attraverso un
gioco, si scopre la coordinata che ci fa ritrovare la stella che due magi distratti hanno smarrito,
come detto nella simpatica introduzione. Le soluzioni sono indicate di seguito nei titoli delle quattro
domeniche attraverso un’unica parola che abbiamo messo tra parentesi.
L’inserto ha al centro la stella che è il segno da valorizzare e riporta i testi di preghiera
dell’Angelus, del Magnificat e di una proposta per la vigilia di Natale, oltre a una pagina dedicata
alla solennità dell’Immacolata Concezione e un semplice richiamo settimanale a san Paolo, nell’anno a
lui dedicato.
Il libretto contiene anche il depliant della Caritas per sostenere alcune iniziative che potrebbero
essere promosse anche a livello parrocchiale, soprattutto là dove non ci sono impegni particolari di
solidarietà.
IMMAGINE
La copertina del libretto è l’immagine del manifesto offertaci dalla diocesi per questo tempo forte
- a parte alcune foto che sono presenti nella parte bassa del manifesto e che segnalano come la
grazia di Dio appare ancora oggi là dove si vive la carità – con un cerchio di scout che fa da corona
nella parte alta, che vorrebbe immediatamente trasmettere un coinvolgimento dei ragazzi.
Una stella luminosa, in alto al centro, richiama il segno dell’Avvento: essa si viene a posizionare
sopra l’Adorazione del Bambino, un affresco (1443 circa) custodito nel convento del Museo
Nazionale di San Marco di Firenze.
Autore è il Beato Angelico (Vicchio 1395 – Roma 1455) pittore e religioso italiano beatificato da
Giovanni Paolo II nel 1984. Frate domenicano nella sua pittura cerca di saldare i nuovi principi
rinascimentali (la costruzione prospettica e l’attenzione alla figura umana) con i valori medievali
quali la funzione didattica dell’arte e il valore mistico della luce.
L’armonia e la semplicità che lui persegue sono presenti nell’affresco del manifesto che riporta gli
elementi tradizionali tipici della Natività del Signore: questi è al centro con lo sguardo rivolto alla
madre, nudo nella sua umanità così come lo sarà sulla croce - e anche lì, sotto lo sguardo della
Madonna - e in una posizione del corpo adagiata nel luogo della nascita, così come lo sarà nella
deposizione al sepolcro per la rinascita della risurrezione.
La Sacra Famiglia, che costituisce il nucleo fondamentale del presepe, si completa con san Giuseppe
che, secondo una gerarchia ben precisa, è in una posizione secondaria, raffigurato con la barba,
anziano, secondo tradizione.
La presenza sullo sfondo del bue e dell'asinello è entrata come elemento tipico della natività
proprio a partire dal periodo del Beato Angelico, anche se è, come noto, mutuata dai vangeli
apocrifi, derivati da un interpretazione dei libri di Isaia e Abacuc, attribuibile per la prima volta a
San Girolamo.
Il dipinto murale del Beato Angelico pone sulla scena della natività anche due santi tipici della
tradizione domenicana alla quale appartiene il pittore stesso: santa Caterina d’Alessandria e san
Pietro martire, frate domenicano ucciso a causa della sua predicazione contro l’eresia catara. E’ un
santo della nostra chiesa veronese, essendo nato a Verona nel 1205 circa e ricordato nella memoria
liturgica al 4 giugno, giorno della traslazione del corpo a S. Eustorgio a Milano dove è tuttora
sepolto.
LE QUATTRO DOMENICHE DI AVVENTO
L’itinerario che la Parola di Dio ci indica in questo avvento assume le seguenti coordinate:
- I Domenica: DONI RICEVUTI (gratuità)
- II Domenica: CUORE BEN DISPOSTO (disponibilità)
- III Domenica: GIOIA CONDIVISA (comunità)
- IV Domenica: MISTERO RIVELATO (verità)
Di seguito mettiamo in evidenza il messaggio centrale e suggerimenti per l’animazione liturgica.
Sappiamo che spesso ogni domenica, nella Messa più partecipata a livello di famiglie-ragazzi, è
affidata ad un gruppo di catechesi preciso. Suggeriamo di coinvolgere il gruppo incaricato
attraverso una preparazione che cominci con l’ascolto della Parola della domenica e con la stesura di
alcune preghiere preparate insieme ai catechisti: richieste di perdono, preghiera dei fedeli e di
ringraziamento (queste ultime talvolta pregate nell’assemblea dopo la comunione, ma talaltra prima
del prefazio dopo il dialogo tra sacerdote e assemblea “Rendiamo grazie a Dio … E’ cosa buona e
giusta).
30
novembre - I Domenica di Avvento
DONI RICEVUTI (gratuità)
Si inizia dal prendere consapevolezza dei doni ricevuti («siete stati arricchiti di tutti i doni»)
esprimendo così la nostra gratitudine e la riconoscenza, mista a sorpresa, dal momento che
«mai si è udito che un Dio abbia fatto tanto per chi confida in lui».
Tra i regali più grandi che Dio fa all’umanità c’è la sua Parola Vivente. La comunione tra i diversi
doni e carismi germina dall’ascolto orante di essa.
- Durante le S. Messe della domenica si potrebbe fare la processione con il Lezionario, all’inizio
della liturgia della Parola, accompagnata da un canto o da sottofondo di musica.
Già da questa domenica è presente la grande stella, il segno che ci guiderà al Natale.
La scritta del titolo di questa domenica può essere posizionata su una punta, mentre il titolo: “E’
apparsa la grazia di Dio” è bene che sia già in evidenza sulla coda.
Suggeriamo di posizionare nei pressi della stella altri segni, uno alla volta, domenica dopo domenica.
Alla processione offertoriale potrebbe essere ivi portato un cartellone con immagini
opportunamente preparate - e magari commentate in precedenza durante l’omelia - di vita familiare:
si offrono così al Signore tutte le famiglie della parrocchia perché con la sua grazia diventino
scuole di gratuità. E’ in effetti questo il luogo sorgivo dove nasce, cresce e si allarga la gratuità.
------7
dicembre - II Domenica di Avvento
CUORE BEN DISPOSTO (disponibilità)
I doni ricevuti e la grazia donata domandano una risposta/responsabilità adeguata, che non
sprechi o banalizzi il Dono. Sono le valli da colmare, i colli da abbassare, i sentieri da
raddrizzare: cioè un cuore ben disposto.
- Giovanni nel deserto praticava un battesimo di conversione. All’atto penitenziale, con il gesto
dell’aspersione con l’acqua, rinnoviamo la disponibilità a lasciarci cambiare dall’amore del Signore,
per poter cogliere l’accadere della grazia nell’Eucaristia che celebriamo.
Si potrebbe valorizzare il simbolismo delle MANI (anche con canti adatti ben noti!) come segno
della disponibilità; oppure, al contrario della non-disponibilità – vedi scimmietta che con le mani si
copre orecchie, occhi e bocca, cioè si chiude alla comunicazione.
Sono molti i momenti della liturgia in cui il simbolismo delle mani (dell’assemblea e del sacerdote che
presiede) comunica disponibilità e non solo: mani e braccia allargate (accoglienza), mani giunte
(preghiera), imposizione delle mani (invocazione dello Spirito), stretta di mano (pace), mani aperte
(disponibilità) … tutta una gestualità che si potrebbe far notare in precedenza nell’incontro di
catechismo con quel gruppo che è coinvolto nella preparazione e che si possono richiamare
sobriamente nella liturgia.
Proprio delle mani disegnate su un cartellone dai ragazzi, delle impronte (qualche anno fa al meeting
adolescenti era stato dato come segno delle mani di plastica gonfiabili …) possono essere messe
vicino alla stella.
Per sottolineare ulteriormente il tema della disponibilità i ragazzi all’offertorio potrebbero far
salire a Dio queste o simili preghiere di offerta
Ti offriamo Signore:
- il nostro cuore: i sentimenti e i desideri buoni, i progetti di bene che nascono dal dialogo e dalla
nostra inventiva, perché Tu ne sii l’ispiratore e li porti a compimento
- la nostra mente e la nostra bocca: i pensieri, le idee e le parole belle perché diventino una lode a
Te, per la tua e la nostra felicità
- le nostre mani: Tu gradisci le nostre mani quando lavorano, aiutano e fanno cose che costruiscono
il tuo Regno di amore e di pace
- noi stessi e i nostri amici: quelli simpatici e quelli antipatici, perché Tu ami tutti e non fai
distinzione ed insegni anche a noi a fare così.
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14
dicembre - III Domenica di Avvento
GIOIA CONDIVISA (comunità)
La ricchezza dei doni del Signore va continuamente valorizzata («non spegnete lo Spirito!»)
perché si riversi in carismi per il bene della comunità. Va coniugata con un cuore ben disposto
dalla conversione («astenetevi da ogni specie di male») e, così facendo, conduce alla gioia
cristiana («siate sempre lieti»!) che per sua natura domanda di essere condivisa dal momento
che - cristianamente parlando - non si può essere felici da soli. Gratitudine, conversione, gioia
condivisa nella carità, ci permettono di disporci al Natale come comunità.
- Come detto all’inizio parlando del segno, i bambini del catechismo in questa occasione consegnano
ai presenti la “stella” preparata su cartoncino al gesto della PACE. Proprio queste stelline dentro un
cesto possono essere il segno che si porta alla presentazione dei dono nei pressi della Stella e che
si affianca ai precedenti.
Potrebbero essere valorizzati per quanto si riesce anche i momenti dell’accoglienza e la
preparazione dell’altare (Eucaristia come un mangiare insieme all’unico tavolo e dall’unico pane)
attraverso vari coinvolgimenti: ritrovarsi insieme sul sagrato e da lì partire processionalmente ed
entrare in chiesa, prove di canto iniziali, ministranti e ragazzi coinvolti nel preparare l’altare al
momento dell’inizio della liturgia eucaristica …
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21
dicembre- IV Domenica di Avvento
MISTERO RIVELATO (verità)
Cosa manca per vivere nell’autenticità il mistero del Natale che ci coinvolge nell’incarnazione?
Manca solo un pizzico di silenzio, quel silenzio che ha avvolto e custodito per secoli il Grande
Mistero. Un po’ di contemplazione in più e siamo arrivati alla più grande verità … «È apparsa la
grazia di Dio»!
- Valorizziamo il momento della consacrazione con momenti prolungati di silenzio dopo l’elevazione
del pane e del vino, di modo che si comprenda, come dice Paolo, che lì si dà rivelazione del “mistero
della fede” avvolto nel silenzio, ma ora manifestato.
In questa ultima domenica d’avvento si potrebbe consegnare alle famiglie il LUME DELLA VIGILIA
da accendere la sera della vigilia di Natale e mettere su una finestra della casa, esortando a farlo
precedere o accompagnando il gesto con una semplice preghiera, che riportiamo nel libretto della
preghiera in famiglia nell’inserto ragazzi.
Inoltre questa domenica potrebbe essere l’occasione buona per la benedizione della statuina del
Gesù bambino per i presepi in casa. La questione è: avvisare per tempo!
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MEDITAZIONI A PARTIRE DAI TESTI PAOLINI
L’anno in corso dedicato all’apostolo Paolo attribuisce a questo Avvento 2008 una particolare
coloritura. Le accentuazioni delle singole domeniche potrebbero ben fare riferimento alla seconda
lettura che potrebbe opportunamente costituire un percorso con S. Paolo verso il Santo Natale.
Riportiamo di seguito quanto è pubblicato su Informazioni Pastorali dal nostro vicario della
pastorale, don Mario Masina.
I DOMENICA DI AVVENTO: DONI RICEVUTI
Siamo sempre abituati a vedere quello che manca, quello che non funziona, quello che ci fa penare.
Accade nella vita personale: c’è una sottile vena di insoddisfazione che attraversa le nostre giornate e le
rende grigie. Motivi per essere preoccupati ce ne sono più di uno e più di una volta riusciamo pure a
ingigantirli. Quando parliamo con gli amici o i colleghi di lavoro, con i vicini o i familiari, la dolente litania
si ripete. Anche con il Signore siamo pronti a implorare e chiedere qualcosa che non c’è o qualcosa che
non va come vorremmo.
Accade nella vita della comunità: sottili tensioni covano di frequente sotto una facciata di sorrisi e
gentilezze. Ad ogni nostro incontro lamentiamo la mancanza di collaborazione, di comunione, di
corresponsabilità. Il disagio serpeggia, e non facciamo certo mancare il nostro contributo affinché si
alimenti e si ingrassi. Si sa: per fin di bene.
Paolo comincia la sua lettera ai cristiani di Corinto richiamando non tanto le divisioni o le
contrapposizioni esistenti, i motivi di lamentela, che il credente potrebbe a buon ragione avanzare nei
confronti del Signore e della sua comunità. No. Dà per primo il buon esempio.
Avrebbe potuto cominciare lui stesso dai rimproveri nei riguardi di una comunità scomposta e
scombinata. Motivi ne avrebbe avuti. Avrebbe potuto cominciare lamentandosi della vita che gli tocca
fare, frainteso e spesso snobbato, se non proprio osteggiato. No. La prima parola è una parola di
gratitudine: rendo grazie!
Perché non potremmo imparare dall’apostolo delle genti, che in più di una lettera apre i discorsi proprio
dal ringraziamento a Dio?
Nella sua vita personale sempre si è sentito accompagnato dalla presenza di Dio, dal momento che,
come dice Isaia, «mai si è udito che un Dio abbia fatto tanto per chi confida in lui». Basterebbe
ripercorrere le infinite traversie di cui è piena la sua biografia per accorgersi di quanto sia vera questa
affermazione.
L’apostolo non intende però rimanere da solo nel canto di ringraziamento. Vuole coinvolgere l’intero
gruppo dei cristiani di Corinto, accompagnandoli per mano a scoprire la ricchezza dei doni che già
possiedono. «Siete stati arricchiti di tutti i doni … non manca più alcun carisma». Non è un Paolo
ingenuo, superficiale di fronte alle profonde divisioni e ai problemi (grossi come una casa) che questi cari
corinzi gli procurano. Ci vede chiaro nelle questioni, eccome. Eppure, come prima cosa, coglie la
positività di tutti questi doni, di questi carismi.
Perché anche nelle nostre comunità non cominciamo a vedere le cose meravigliose che il Signore sta
operando, proprio attraverso i doni di ciascuno? Perché non valorizziamo la storia gloriosa del nostro
passato, remoto e recente, che sta a dirci che Dio ha veramente fatto tanto per noi?
È la presenza di tale ricchezza il fondamento della speranza, mentre aspettiamo la manifestazione o il
giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Dal giorno del giudizio non abbiamo proprio nulla da temere, se
sapremo valorizzare i doni di grazia che Dio semina a piene mani e continuerà a seminare. Qui, più che
fondare la speranza su promesse al futuro, Paolo la fonda sulla constatazione al presente della
ricchezza di carismi. Con un’ultima precisazione che non è da sottovalutare. La comunione.
Allora, il “vegliare” che la liturgia raccomanda non si declina soltanto come attenzione a non lasciarsi
risucchiare dal male, ma anche come un guardare riconoscenti il bene.
II DOMENICA DI AVVENTO: CUORE BEN DISPOSTO
Siamo ormai saturi di “cattive notizie”. Basta ascoltare un qualsiasi telegiornale e cadiamo in
depressione. È un bollettino di guerra: giovani vite spezzate sull’asfalto per la superficialità di qualche
bicchiere in più o la facilità suicida di un paio di pasticche, violenze gratuite su donne e fanciulli, vendette
trasversali e regolamenti di conti tra clan rivali, baby-gang e microcriminalità fuori dall’uscio di casa. Per
favore, ogni tanto dateci qualche buona notizia!
Per fortuna interviene l’evangelista a bucare la cupa cappa di piombo che grava sul mondo.
«Inizio del vangelo». Evidentemente non si tratta di un’indicazione tipografica. Nessuno si sognerebbe di
aprire la prima pagina di un’opera avvisando il lettore che è all’inizio. Si presume che il lettore non
cominci dalla fine… ma dall’inizio. Il senso allora è ben diverso.
L’evangelista ci tiene a farci sapere che quello che sta per raccontare è proprio la più bella notizia che
l’umanità potesse aspettarsi nel bel mezzo di tante brutte notizie.
È l’accadere dell’amore di Dio che ancora non si è stancato di questa manica di matti e che
pervicacemente – contro ogni ragionevole evidenza – offre accoglienza e perdono.
La buona notizia è tessuta delle parole e dei segni della premura di Cristo. Ma è solo all’inizio! Perché
sta a noi, singoli e comunità, continuare a incarnare questo messaggio di speranza e dare gambe agli
annunci. L’avvento è dunque il tempo per seminare qualche gesto semplice e feriale in grado di
comunicare la cura del Signore per tutti coloro che hanno proprio bisogno di consolazione: «Consolate il
mio popolo!». Sono i gesti in grado di «parlare al cuore» e di declinare la tenerezza dell’unico Pastore.
Sì, anche oggi ci sono «agnelli» che domandano che qualcuno si prenda la briga di tenerli in braccio e
«pecore che allattano» che supplicano di essere condotte pian piano. Il guaio è, che più di una volta non
ce ne accorgiamo.
Sarà, la nostra, eventualmente una presenza “di rimando”. Proprio come quella del Battista, il cui scopo
non è attirare attenzione su di sé quasi volesse occupare l’intera scena. L’intera scena, invece,
appartiene a Gesù Cristo, dal momento che solo con Lui si può ben dire che è apparsa la grazia di Dio in
tutto il suo abbagliante fulgore.
Affinché la nostra presenza non si faccia opaca e fatichi a lasciar trasparire la grazia di Dio, come un
vetro sporco impedisce alla luce di filtrare, ci viene rivolto l’invito al ravvedimento e alla conversione.
Possiamo fare un passo in più. I doni ricevuti e la grazia donata domandano una risposta adeguata che
non sprechi o banalizzi il Dono. Valli da colmare, colli da abbassare, sentieri da raddrizzare. Lo
dobbiamo a noi stessi e a chi ci sta accanto. Lo dobbiamo alla nostra comunità.
III DOMENICA DI AVVENTO: GIOIA CONDIVISA.
I paladini del pensiero unico stanno facendo il diavolo a quattro per darcela a intendere. TV, carta
stampata e radio ormai viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Il vuoto si impadronisce dei palinsesti e
rincitrullisce il cervello, propinandoci oroscopi e previsioni del tempo, notizie sul traffico e reality show,
innocue fiction e interminabili conversazioni sul nulla. Pare prenda piede un appiattimento culturale, tale
da colpire giovani generazioni e attempati adulti. Sul vuoto, si sa, s’ingrassano i luoghi comuni e le
affermazioni più strampalate rischiano di essere prese per oro colato. L’uniformità, nel vestire e
nell’agire, nel pensare e nel decidere, la fa da padrona.
Se così va il mondo, o perlomeno così dà l’impressione di andare, anche dentro la Chiesa si fatica a
distinguere la comunione dall’uniformità. Spesso si vorrebbe che tutti facessero le stesse cose, avessero
la stessa sensibilità (evidentemente la mia o perlomeno quella del mio gruppo), parlassero con la stessa
teologia, perseguissero le medesime priorità pastorali.
E non è raro che io stesso mi faccia promotore di dialogo con alcuni, contemporaneamente chiuso e
intransigente con altri. Quando Paolo scrive alla comunità di Tessalonica ha ben presente problemi
come questi. Quasi replicando i consigli dati a Corinto, l’apostolo non manca di evidenziare la positività
della ricchezza di doni e carismi abbondantemente presenti. Lo Spirito non è singolare, è plurale. Come
un raggio di luce, quando viene riflesso, stupisce con i suoi mille colori, così è della Chiesa abitata dallo
Spirito. Sono sempre più numerosi i “pompieri” che, mossi da ardente zelo, paiono intenti a soffocare di
schiuma qualsiasi timida fiamma. «Non spegnete lo Spirito»!
Se questa è la prima parola, la seconda è un invito al “discernimento comunitario”. Attenti bene: non al
discernimento individuale che solitamente viaggia sul «mi piace» o «non mi piace», «sono d’accordo» o
«non sono d’accordo». No, qui la questione è la “volontà di Dio” della quale si fa cenno nel brano. Il
guaio è che ben difficilmente uno o una, da solo/a, riesce a capire qual è la volontà di Dio. Bisogna
almeno essere in due. San Paolo, per fare discernimento, si recò da Anania a Damasco… tanto per fare
un esempio. Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono! È un esercizio da fare insieme. Anche questo
al plurale.
Terza parola chiave: siate sempre lieti. Riconoscere lo Spirito lì dove si fa trovare, fare spazio al
discernimento comunitario all’interno della Chiesa e verso il mondo che ci interpella, capire e fare la
volontà del Dio della pace, non può che riportare il sereno tra i rapporti personali, famigliari ed ecclesiali.
Una gioia che non sia invidualistica, ma sappia fare lieti anche altri. Al plurale, dunque, non al singolare.
III DOMENICA DI AVVENTO: MISTERO RIVELATO
Che fine sta facendo il nostro Natale? Più di qualche intellettuale, che vorrebbe saperla lunga, sta
sfoderando tutta la propria arte incantatoria per convincerci che si tratta di una colossale bufala storica.
Libri stampati da blasonate case editrici vendono migliaia di copie finalizzare a destituire di qualsiasi
fondamento storico il credo dei cristiani. Come a dire: poveri cattolici, lasciamoli credere
nell’Incarnazione del Figlio di Dio e in altre stupidaggini del genere, se questo li fa star bene, ma
compatiamoli, perché non c’è niente di vero in quello che affermano riguardo a Gesù di Nazareth. Tutte
invenzioni successive. Ma sì! Facciamo un nome: Augias e compagnia.
Da versante completamente diverso, assistiamo al tentativo di snaturare il Natale facendone la festa di
Babbo Natale. Almeno si ricordassero che Santa Klaus qualcosa a che fare con un santo - Sankt
Nikolaus - pur ce l’aveva! Niente. Il simpatico nonnino con la fluente barba bianca non solo ha ormai
soppiantato l’altra barba, quella di San Giuseppe, ma ha cacciato fuori dalla grotta pure il protagonista
principale, Nostro Signore Gesù.
I più acculturati, che guardano con malcelata saccenza gli ingenui seguaci del personaggio nordico,
sostituiscono il Natale con la celebrazione del Solstizio e dell’Inverno accompagnata dai relativi riti. In
molte scuole, per non turbare la “sensibilità” degli alunni di altre religioni, ci si inventa la festa “della
Solidarietà” e al posto del presepio si preferisce il panettone, perché i bambini non cristiani non si
sentano discriminati.
Se ci fosse San Paolo che farebbe oggi, in queste situazioni? Semplicemente quello che fece allora, in
contesto altrettanto distante se non contrario alla fede cristiana. Non si darebbe per vinto e, come scrive
ai cristiani di Roma, ribadirebbe a tutti che solo Gesù è colui che viene a rivelare il vero volto di Dio.
Un volto senza il quale l’umanità sarebbe rimasta nell’oscurità, senza il quale la dignità dell’umano ne
sarebbe uscita diminuita e senza il quale il senso della storia sarebbe oscurato. Si nota nel testo un
evidente dinamismo fatto di silenzio-parola: come a dire che ogni parola germina e si nutre di silenzio e
ogni silenzio deve accedere alla parola, a meno di non trasformarsi in mutismo.
Così è della parola umana e così è della Parola di Dio. Parola pronunciata e scritta dei Profeti che si fa
parola pronunciata e scritta di Paolo. La medesima parola che ora è affidata alle nostre labbra affinché
sia offerta a tutte le genti. Dio resterebbe muto senza la nostra voce. Il Natale resterebbe muto se noi
per primi non ci facessimo carico di rimettere in circolazione l’autentica parola dell’Incarnazione.
Abbiamo alcuni giorni ancora. Perché non ascoltare il silenzio? Perché non fermarci a contemplare il
mistero? Sono le condizioni perché la nostra parola non sia solo chiacchiera, superficiale o addirittura
vuota.
RITIRI E VEGLIA DELL’ATTESA
Per i fanciulli di quarta e quinta elementare e per i ragazzi di prima e seconda media viene suggerita
la partecipazione ad un ritiro che si propone di far maturare il senso della gratitudine e della gioia
per la vicinanza del Signore.
La proposta viene vissuta al Centro Pastorale Ragazzi (CPR) di Settimo e alla Domus Pacis di
Legnago nei giorni indicati e, se possibile - previo contatto telefonico – in tutti quelli che risultano
liberi.
Per i fanciulli
di IV e V elementare
Per i ragazzi
di I e II media
29 novembre
4 dicembre
7 dicembre
11 dicembre
14 dicembre
30 novembre
6 dicembre
8 dicembre
13 dicembre
18 dicembre
21 dicembre
Per i ragazzi di terza media viene valorizzata una proposta di ritiro particolare, la Veglia
dell’Attesa. Presso il CPR sarà sabato 20 dicembre (ore 18-22) e ai partecipanti si chiede di
venire con la cena al sacco e un regalino da scambiarsi alla conclusione dell’Eucaristia.
Sia i ritiri che la veglia possono naturalmente essere proposti anche nei vicariati e tra parrocchie
che si organizzano insieme. Contattate il Centro Pastorale Ragazzi ([email protected]) e vi sarà
offerto il materiale che potrete rivedere liberamente e adattare alle vostre esigenze.
CELEBRAZIONE PENITENZIALE
AVVENTO 2008: E’ APPARSA LA GRAZIA DI DIO
Sac.
Tutti
Sac.
Tutti
Ci siamo riuniti nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen
Il Signore Gesù, la Grazia che il Padre ci dona, sia con tutti voi
E con il tuo spirito
Cat. In questo avvento siamo stati guidati da una stella come i magi nel Vangelo. Ascoltiamo la Parola del
Signore e verifichiamo se abbiamo percorso la strada che ci porta da Gesù.
Canto Alleluia la tua festa
Sac
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a
Gerusalemme e domandavano:
1L «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».
Sac
All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi
sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero:
2L «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
Sac
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era
apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli:
3L «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché
anch'io venga ad adorarlo».
Sac Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una
grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi
aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da
Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Cat
Per incontrare il Signore abbiamo bisogno della stella e della Parola di Dio. In questo avvento abbiamo
riscoperto le coordinate che ci portano ad incontrare la Grazia che oggi si fa misericordia per noi
(viene portata la prima coordinata: GRATUITA’)
4L
Signore, siamo spesso dei calcolatori. Perdonaci se vogliamo sempre guadagnare qualcosa, se non siamo
capaci a volte nemmeno di salutare gli altri, di regalare un sorriso, di imprestare le nostre cose, di
condividere quello che siamo. Ma tu Signore ci ami gratis.
Tutti Signore pietà
(viene portata la seconda coordinata: DISPONIBILITA’)
5L La disponibilità è una strada sgombra da ostacoli: la paura ad esempio che ci porta a dubitare della tua
bontà, Signore. Oppure la pigrizia che ci blocca nella preghiera che rimandiamo facilmente. Ma la tua
disponibilità Signore sostiene anche la nostra.
Tutti Cristo pietà
(viene portata la terza coordinata: COMUNITA’)
6L La vita comune in famiglia, a scuola, in parrocchia, nel tempo con gli amici è spesso attraversata da
egoismi e presunzioni. Il linguaggio non sempre è rispettoso. Ma tu Signore ci inviti formare dei legami nella
gioia e nell’amore.
Tutti Signore pietà
(viene portata la scritta: VERITA’)
6L Che bello quando siamo riusciti a muovere passi di pace, quando abbiamo parlato bene degli altri, quando
abbiamo saputo fare silenzio e ascoltare la tua parola che come lampada guida la nostra vita. Perdonaci
quando siamo stati tenebra del vangelo e non ne siamo stati testimoni; siamo stati superficiali, abbiamo
indossato la maschera delle bugie e delle belle figure ad ogni costo.
Tutti Signore abbiamo bisogno della tua Grazia, del tuo perdono
Sac Accostatevi con fiducia alla riconciliazione che Dio Padre vi mette a disposizione nel suo Figlio Gesù.
Confessioni individuali
Per un esame di coscienza
La porta del mio cuore è rimasta chiusa alla Grazia (amore) di Dio quando …
… non ho accettato una osservazione … non ho partecipato alla Messa domenicale
… non ho dato il mio aiuto … non ho ringraziato
… ho fatto finta di non sentire … dalla mia amicizia ho escluso qualcuno
… non ho trovato il coraggio di dire la verità … non ho pregato
… ho preferito la parolaccia a una parola buona … non ho studiato
… non ho saputo stimare gli altri … non ho saputo collaborare
Preghiera prima dell’assoluzione
Dio, Tu sei nostro Padre, perciò mi conosci. Tu conosci i miei pensieri. Ho peccato contro di Te e i miei
fratelli. Guarda dentro di me, leggi nel mio cuore. Ridonami la gioia di essere con Te. Liberami dal peccato e
fammi conoscere la via da seguire.
PREGHIERA FINALE
Dio solo può donare la fede, ma tu puoi donare la tua testimonianza.
Dio solo può donare la speranza, ma tu puoi dare fiducia ai tuoi fratelli.
Dio solo può donare l’amore, ma tu puoi insegnare ad altri ad amare.
Dio solo può donare la pace,ma tu puoi seminare l’unione.
Dio solo può donare la forza,ma tu puoi sostenere uno sfiduciato.
Dio solo è il cammino,ma tu puoi indicarlo ad altri.
Dio solo è la luce, ma tu puoi farla brillare agli occhi di tutti.
Dio solo è la vita, ma tu puoi suscitare negli altri il desiderio di vivere.
Dio solo può fare quello che sembra impossibile, ma tu puoi fare il possibile.
Dio solo è Grazia, ma tu puoi vivere il grazie!
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