India: energie rinnovabili in prima linea È venuto il momento di non guardare più alle fonti energetiche rinnovabili come semplici integrazioni delle fonti fossili tradizionali. 12 Intervista a Shri Vilas Muttemwar Già Ministro per le Energie Nuove e Rinnovabili, India L’ energia è un elemento fondamentale per lo sviluppo economico indiano, anche perché l’infrastruttura energetica attuale rappresenta ancora un grandissimo problema in tutto il Paese. Inoltre, in India, la disponibilità di acqua e i problemi energetici sono inestricabilmente connessi. La fornitura di acqua rappresenta il 7% del consumo energetico mondiale. Negli ultimi decenni, il consumo crescente di energia ha creato una dipendenza sempre più elevata da combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas. L’esigenza di una strategia sostenibile per l’energia è diventata quindi ancora più urgente. SdVision ha affrontato questi problemi con il Ministro indiano per le Energie Nuove e Rinnovabili, Shri Vilas Muttemwar. Quali sono gli obiettivi principali del Ministero per le Energie Nuove e Rinnovabili di fronte alla pesante dipendenza dell’India dai combustibili fossili? È vero che il perseguire la sicurezza energetica da parte dell’India richiede l’affrancamento dalla continua dipendenza dall’import di combustibili fossili, che crea un onere finanziario sempre più insostenibile per la nostra economia. Ciò presuppone l’utilizzo più efficiente delle nostre risorse energetiche interne. I vincoli della sostenibilità e della gestione delle emissioni di carbonio per mitigare i problemi del riscaldamento globale e del cambiamento climatico fanno sì che questa ottimizzazione delle risorse energetiche non debba dipendere interamente dalla generazione di energia termica, ma debba avvalersi anche di fonti pulite e rinnovabili, impianti di sfruttamento dell’energia idrica e nucleare. Lo sviluppo accelerato di fonti rinnovabili, come impianti eolici, fotovoltaici, piccole unità di sfruttamento dell’energia idrica e della bioenergia, è di importanza strategica per realizzare l’obiettivo della sicurezza energetica del Paese. Come si legge nella Integrated Energy Policy, approvata recentemente dal governo, con un’azione concertata e un incremento di quaranta volte l’attuale contributo all’energia primaria, tra il 2031 e il 2032 le fonti rinnovabili potrebbero costituire il 5-6% del mix energetico indiano. Anche se appare modesta, questa percentuale è estremamente significativa per un Paese immenso e densamente popolato come l’India, dove l’ampia distribuzione dell’energia rinnovabile può fornire benefici socio-economici alle masse rurali che faticano ad accedere all’energia pulita. Il Ministero farà in modo che gli incentivi fiscali e finanziari offerti per promuovere lo sviluppo dell’energia rinnovabile siano legati ai risultati, e quindi alla generazione di energia, e non soltanto alla capacità installata. Anche i finanziamenti in conto capitale saranno legati ai risultati. Il mio Ministero segue una triplice strategia su questo piano: a) fornire supporto finanziario alla ricerca, allo sviluppo e alla dimostrazione pratica delle energie rinnovabili; b) facilitare la finanza istituzionale attraverso varie istituzioni finanziarie; c) promuovere gli investimenti privati tramite incentivi fiscali, esenzioni fiscali a tempo, detrazioni per ammortamento e ritorni remunerativi per l’energia reimmessa nella rete distributiva. Diversamente dalle fonti convenzionali, che generano progetti concentrati in un numero limitato di siti, le fonti rinnovabili e le loro applicazioni sono ampiamente distribuite e largamente decentralizzate. Un vincolo intrinseco è la natura intermittente di fonti rinnovabili come il vento, che può portare la capacità di utilizzazione a tassi relativamente bassi, variabili dal 17% 13 In India acqua ed energia sono inestricabilmente legate al 70% a fronte di investimenti di capitale relativamente elevati. Ciò richiede spesso l’adozione di misure promozionali come tariffe preferenziali e una serie di agevolazioni fiscali e finanziarie per rendere più attrattivo l’investimento in energie rinnovabili. Ritengo inoltre che nello scenario attuale, caratterizzato da un deficit energetico del 9%-12% nei momenti di punta, il mio Ministero possa avere un ruolo importante nel rafforzare le diramazioni estreme della griglia distributiva attraverso la fornitura di soluzioni energetiche decentralizzate e distribuite. Ciò porterebbe a sua volta a una maggiore disponibilità di energia nelle zone rurali. I compiti che ci attendono sono estremamente complessi. Richiedono anche un cambiamento di mentalità e la creazione di nuove capacità. In linea generale, è anche venuto il momento di non considerare più le risorse rinnovabili come semplici integrazioni delle fonti energetiche tradizionali. Devono essere stabilmente integrate nel sistema. Trascurare ulteriormente l’energia rinnovabile sarebbe dannoso per il Paese. Dobbiamo adoperarci per rimuovere le barriere che si frappongono al rapido sviluppo dell’energia rinnovabile. Quali programmi specifici per le energie rinnovabili implementerà il suo Ministero entro l’anno prossimo? Quali progetti avete realizzato finora? Il Ministero ha fissato l’obiettivo di generare 14.000 MW di energie rinnovabili interattive con la rete elettrica per l’undicesimo periodo di pianificazione quinquennale (2008-2012): il target comprende 10.500 MW di energia eolica, 1.400 MW di energia idrica prodotta su scala ridotta e 2.100 MW di bioenergia. Nel 2008-2009 abbiamo già creato una capacità aggregata di 2.453 MW di energia rinnovabile, che include progetti basati sull’energia eolica per 1.810 MW, mini-impianti di sfruttamento dell’energia idrica in grado di fornire 283 MW ed energia derivata da biomasse, compresi progetti di cogenerazione da biogas per 360 MW. Il mio Ministero mette a disposizione soluzioni di base per la fornitura di illuminazione e di corrente elettrica attraverso fonti autonome di energia rinnovabile come sistemi foltovoltaici, apparecchiature per lo sfruttamento delle biomasse e impianti idrotermici su scala ridotta, ubicati in villaggi e borghi remoti dove la connessione alla rete non è tecnicamente fattibile né economica. Fornisce inoltre assistenza finanziaria fino al 90% del costo standard dell’elettrificazione. Grazie a questo programma, finora quasi 400.000 famiglie, distribuite in 4.237 villaggi e 1.142 borghi remoti, hanno potuto avere sistemi di illuminazione a energia solare. I progetti relativi a 1.100 villaggi sono stati completati, mentre quelli relativi a 2.300 villaggi sono già stati approvati per l’anno in corso. Il National Action Plan on Climate Change, avviato nel corso del 2008, ha identificato nella generazione su vasta scala di energia solare fotovoltaica e di energia termica una delle aree chiave di attenzione della Solar Mission, che sarà presto avviata formalmente. In India, la capacità di generazione di energia proveniente da fonti rinnovabili rappresenta attualmente meno del 10% della capacità installata totale. Il governo ha in programma di incrementare l’uso delle energie rinnovabili nei prossimi cinque-dieci anni? Quali obiettivi sono stati fissati? L’energia prodotta da fonti rinnovabili rappresenta attualmente l’8,5-9% della 14 Mumbai: sviluppo urbano e consumo di energia vanno di pari passo capacità installata totale. Abbiamo predisposto il National Action Plan per accelerare lo sviluppo dell’energia rinnovabile, e di qui al 2022 cercheremo di portarne la capacità di generazione a 87.000 MW: sarebbe il 18,5% della capacità installata che prevediamo per quella data, ossia 470.000 MW, e circa il 9,5% del mix energetico per la produzione di elettricità. Quali sono le tecnologie che appaiono più promettenti nel campo delle energie rinnovabili in India? Quali azioni intraprende il suo Ministero per promuoverle? In tutto il mondo, l’idrogeno viene considerato sempre più una possibile alternativa ai carburanti fossili per le automobili, oltre che per una generazione decentralizzata di energia. Nel 2006, il mio Ministero ha predisposto una National Hydrogen Energy Road Map per il Paese con l’obiettivo di introdurre progressivamente energia generata dall’idrogeno in India, accelerare gli sforzi di commercializzazione e facilitare lo sviluppo di un’infrastruttura per la distribuzione di questa nuova forma di energia tramite una partnership tra settore pubblico e settore privato. Nell’immediato futuro, le attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione si concentreranno sui seguenti aspetti: – costituzione del National Hydrogen Energy and Fuel Cell Centre presso il campus del Solar Energy Centre del Ministero a Gwalpahari, nella regione di Gurgaon; – fornire il supporto di base a istituti e organizzazioni selezionate affinché implementino le missioni tecnologiche suggerite nella National Hydrogen Energy Road Map; – avviare progetti per creare una rete di stazioni di rifornimento a idrogeno, lo sviluppo e la presentazione di veicoli alimentati a idrogeno, e sistemi decentralizzati di generazione di energia. Un’altra fonte importante di energia rinnovabile per il futuro è la geotermia. In India sono state identificate 340 sorgenti geotermiche attraverso lo studio effettuato dal Geological Survey. I due siti che hanno rivelato un potenziale significativo in termini di generazione di energia si trovano a Puga Valley, nel Leh District di Jammu e Kashimir, e a Tatapani, nel Sarguja District del Chhattisgarh. Il Ministero sta studiando la possibilità di costruire delle centrali geotermiche in queste località, in accordo con i Governi statali competenti. Anche l’energia prodotta dalle maree è una fonte rinnovabile limitata, ma importante. Gli studi preliminari effettuati sui siti potenziali del Paese indicano che le maree potrebbero generare 6.000 MW nel golfo di Cambay, 1.000 MW nel golfo di Kutch e 1-10 MW nei Sunderbans del West Bengala. La nostra prima centrale di sfruttamento delle maree, che ha una capacità di 3,75 MW, è in corso di costruzione a Durgaduani Creek nelle aree del Sunderbans, nel West Bengala. I biocarburanti costituiscono un’altra alternativa in via di sviluppo che potrebbe integrare, se non sostituire, i carburanti fossili per autoveicoli. Il mio Ministero ha messo a punto la National Policy on Biofuel, che è in fase avanzata di finalizzazione. Questo documento fissa entro il 2017 dei target per una miscelazione al 20% di biocarburanti, bioetanolo e biodiesel. La Policy impone chiaramente di concentrare le attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione su tecnologie di coltivazione, processazione e produzione che includono biocarburanti cellulosici di seconda generazione. Ritiene che le strategie per le energie rinnovabili e per il risparmio energetico debbano andare di pari passo? Il suo governo sta sviluppando dei programmi specifici in questa direzione? In linea con le strategie globali, penso che gli obiettivi di energia rinnovabile e di efficienza energetica debbano essere affrontati in maniera integrata. Vanno infatti nella stessa direzione: ridurre il consumo di energie convenzionali attraverso la conservazione delle fonti o l’impiego di energie rinnovabili. Entrambi gli orientamenti vengono utilizzati in diversi settori dell’industria, e in applicazioni come la progettazione architettonica degli edifici e i sistemi di illuminazione. C’è una grossa sinergia che gioverà a entrambe le attività. E non c’è da sorprendersi se le Agenzie statali per lo sviluppo dell’energia rinnovabile stanno implementando attività di conservazione delle fonti a livello dei singoli stati. Di conseguenza è stato proposto che, in sede di attribuzione delle competenze, l’efficienza energetica e la conservazione delle fonti energetiche vengano trasferite dal Ministero dell’Energia al nostro Ministero. Nel discorso tenuto in occasione del giorno dell’Indipendenza nell’agosto 2007, il primo ministro indiano Manmohan Singh ha dichiarato: «Nella foga della modernizzazione e nella corsa allo sviluppo, non dobbiamo dimenticare quanto sia importante preservare le nostre risorse… Ricordiamoci le parole sagge di Gandhi secondo cui la natura ci ha dato abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non l’avidità di tutti… I popoli del mondo sono sempre più preoccupati per il riscaldamento globale. E dobbiamo esserlo veramente. Dobbiamo essere parsimoniosi nel consumo di combustibili e di energia. Lo dobbiamo all’umanità e a chi verrà dopo di noi». Ritiene che, nei futuri negoziati internazionali post-Kyoto, l’India coopererà attivamente con i Paesi più ricchi del mondo? L’India crede fermamente nella tesi della United Nations Framework Convention on Climate Change, in base alla quale il principio delle responsabilità comuni ma differenziate deve determinare le risposte dei singoli Paesi. L’India si è impegnata volontariamente a fare in modo che le proprie emissioni pro capite non superino mai la media dei Paesi sviluppati. Il governo indiano ha costituito il Prime Minister’s Council on Climate Change, organismo di alto livello che ha definito un piano d’azione su varie misure di adattamento e di mitigazione contro la minaccia del cambiamento del clima globale. Il Primo Ministro ha emanato il National Action Plan on Climate Change (NAPCC) il 30 giugno 2008. Il piano propone l’avvio di otto missioni strategiche, una delle quali è la National Solar Mission. Il NAPCC menziona anche la promozione di altre fonti di energia rinnovabile. Le azioni specifiche menzionate includono la promozione dell’impiego delle energie rinnovabili, nonché dell’innovazione e della ricerca di base in questo settore, la rimozione delle barriere allo sviluppo e allo sfruttamento commerciale delle biomasse, dell’energia idroelettrica, solare ed eolica, la promozione delle tecnologie di combustione diretta e di gassificazione della biomassa, la promozione dello sviluppo e della produzione di piccoli generatori eolici, e il miglioramento del regime tariffario allo scopo di inserire stabilmente le fonti rinnovabili nel sistema energetico nazionale. Anche se non ha assunto alcun impegno per l’abbattimento dei gas serra nell’ambito del protocollo di Kyoto, l’India ha in atto tutta una serie di attività e di processi per contribuire al contenimento del cambiamento climatico. Tra questi ricordo: – lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie di impiego delle energie rinnovabili. Ciò implica necessariamente una riduzione nell’utilizzo dei combustibili fossili, e in particolare del petrolio, per la generazione di energia finalizzata ad alimentare la rete elettrica o ad altri scopi, e un parallelo incremento nell’impiego di fonti rinnovabili in entrambe le forme di generazione (in rete e fuori rete). Le applicazioni di energia rinnovabile diventeranno perciò più rilevanti, ma noi dobbiamo anche tentare di massimizzarne e generalizzarne l’utilizzo al più presto possibile; – l’incremento dell’efficienza energetica e del risparmio di energia, anche con l’istituzione del Bureau of Energy Efficiency; – la promozione di tecnologie per lo sviluppo del carbone pulito; – gli interventi di rimboschimento e di conservazione delle foreste; – la riduzione degli sprechi di gas; – l’utilizzo di carburanti più puliti e a minore intensità di carbonio per i trasporti; – lo sviluppo di sistemi rapidi per il trasporto di massa. In questo contesto, le tecnologie di energia rinnovabile sono perciò cruciali per muoversi verso un’economia a bassa emissione di carbonio. Devo ribadire tuttavia che, grazie alla lungimiranza di leader visionari come Indira Gandhi, l’impegno del nostro Paese per lo sviluppo e l’utilizzo di energia rinnovabile risale a ventisette anni prima dell’interesse creatosi a livello globale per le fonti rinnovabili e del dibattito sul cambiamento climatico e su altri problemi connessi. Spero veramente che nei prossimi anni la quota di energie rinnovabili cresca in misura sostanziale. Molto dipenderà tuttavia dal trasferimento di tecnologie mature, realmente praticabili e accessibili per un’economia in via di sviluppo come quella indiana. Il cambiamento climatico è un problema globale, che coinvolge tutti i Paesi e tutti gli abitanti della Terra. La conferenza di Copenhagen, in programma a dicembre 2009, metterà a dura prova la capacità della comunità globale, e di istituzioni come l’ONU, di trovare una soluzione comune ed efficace per affrontare il problema del riscaldamento globale e del cambiamento climatico, al tempo stesso considerando seriamente le preoccupazioni per le strade effettive dello sviluppo. ■ Un controllo più severo sui veicoli inquinanti è un’esigenza primaria nelle grandi città indiane 15