L’INTEGRAZIONE SCUOLA/FAMIGLIA/EDUCATORE NEL TRATTAMENTO DEL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ: THE INTEGRATION BETWEEN SCHOOL, FAMILY AND EDUCATOR IN THE TREATMENT OF ADHD Rosa Angela Fabio*, Stefano Piran** RIASSUNTO IN ITALIANO La ricerca intende valutare l’efficacia di un’integrazione fra scuola, famiglia ed educatore all’interno di un intervento psico-educativo su 18 bambini con ADHD. I principali obiettivi dello studio erano quelli di aumentare la capacità di attenzione, diminuire l’iperattività verbale e motoria e migliorare la qualità della vita dei soggetti. Il campione è stato suddiviso in 3 gruppi a seconda del tipo di intervento applicato: nel primo gruppo il trattamento interessava tutti e tre gli agenti educativi, nel secondo solo la scuola e l’educatore, nel terzo solo la scuola. I risultati migliori sono stati ottenuti dal gruppo che aveva ricevuto l’intervento globale, anche se poi tali progressi non risultano possedere una significativa validità ecologica. RIASSUNTO IN INGLESE This research investigates the efficacy of the integration between school, family and educator in a psyco-educational treatment on 18 children with ADHD. This study intended increasing attention, reducing the behavioural hyperactivity and improving the quality of life of the subjects. The sample was divided into three groups according to the applied treatment: in the first group the treatment concerned all the educative agents, in the second one it concerned only the school and the educator, whereas in the third one only the school. The group which received the global treatment obtained the best results, even if these improvements haven’t a good ecologic validity. * Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Centro di Potenziamento Cognitivo, Milano. Centro di Potenziamento Cognitivo, Milano ** INTRODUZIONE L’ADHD è uno dei problemi più comuni che si riscontrano in età evolutiva: secondo il DSM-IV (APA, 1994) tra il 3% e il 5% dei bambini in età scolare presenta questo disturbo, e a questo si associano frequentemente numerose difficoltà, tra cui Disturbi dell’Apprendimento, Disturbo di Condotta, nonché altri problemi emotivi e relazionali. Il disturbo incide maggiormente tra i maschi rispetto alle femmine, secondo un rapporto che va da 4:1 a 9:1 (APA, 1994). Secondo i criteri del DSM-IV, l’ADHD è caratterizzato da due gruppi di sintomi o dimensioni patologiche definibili come inattenzione e impulsività/iperattività. L’inattenzione si manifesta come scarsa cura per i dettagli, scarsa attenzione mantenuta e precoce distraibilità: i bambini appaiono costantemente distratti come se avessero sempre altro in mente, evitano di svolgere attività che richiedano attenzione per i particolari o abilità organizzative, perdono frequentemente oggetti significativi e dimenticano attività importanti. Tutto ciò porta ad un rapido raggiungimento del livello di “stanchezza” e di noia che si evidenziano con frequenti spostamenti da un’attività, non completata, ad un’altra; si assiste ad una perdita di concentrazione durante i lavori che si prolungano nel tempo e in più ad un’incapacità di portare a termine le consegne richieste senza una adeguata supervisione. L’impulsività si manifesta come inadeguato controllo degli impulsi e difficoltà nel posticipare una gratificazione. Questi bambini faticano a fermarsi a pensare prima di agire, hanno difficoltà ad aspettare il proprio turno, a lavorare per un premio consistente ma lontano nel tempo, piuttosto di una gratificazione minore ma immediata. Tale impulsività è generalmente associata a iperattività: eccessiva attività irrilevante rispetto al compito principale e attività scarsamente regolate rispetto alle richieste ambientali. I bambini con ADHD sono solitamente descritti come agitati, irrequieti, incapaci di stare fermi. Essi manifestano un eccessivo movimento, non richiesto per l’esecuzione dei compiti (come ad esempio muovere le gambe, giocare o lanciare oggetti, spostarsi da una posizione all’altra), soprattutto in situazioni ripetitive e noiose (Torrioli 2002). La ricerca sull’eziologia dell’ADHD ha preso diverse direzioni, ora concentrandosi in ambito biologico (Douglas 1983; Stanford, Hynd 1994; Sechi, Corcelli, Vasques 1998, Shallice 1988; Barkley 1999), in stretto contatto con le conoscenze della neuro-psicologia, ora orientandosi all’individuazione dei fattori cognitivi e motivazionali coinvolti nell’insorgere della sintomatologia (Offredi, Vio 1999) oppure considerando le cause dell’ADHD in un’ottica prevalentemente multifattoriale in cui risultano rilevanti sia fattori predisponenti sia fattori ambientali (Fabio 2001; Marzocchi, Cornoldi 2000). La terapia per il trattamento dell’ADHD si basa principalmente su un approccio multimodale che combina interventi psicosociali con terapie medico-farmacologiche (Taylor 1996; NICE 2000; AACAP 2002). Diversi studi considerano i sintomi cardine di inattenzione, impulsività ed iperattività, come gestibili mediante la terapia farmacologica, che si dimostra efficace in circa l’80- 90% dei casi; i disturbi della condotta, di apprendimento e di interazione sociale richiedono invece interventi psicosociali, 2 ambientali e psicoeducativi, centrati sulla famiglia, sulla scuola e sui bambini (Cantwell 1996; Cornoldi 1996; Elia, Ambrosini, Rapoport 1999; Fabio 2001; Guevara, Stein 2001). Scopo principale di questo lavoro è confermare un dato già presente in letteratura secondo cui un intervento globale su più livelli ottiene risultati migliori rispetto ad interventi solo parziali. Per quanto riguarda invece l’intervento educativo applicato all’interno dello studio, gli obiettivi erano: migliorare le relazioni interpersonali con genitori, fratelli, insegnanti e coetanei diminuire i comportamenti dirompenti ed inadeguati aumentando la capacità di autocontrollo verbale e motorio migliorare le capacità di apprendimento scolastico e recuperare i prerequisiti necessari ad un buon percorso scolastico (quantità di nozioni, accuratezza e completezza delle nozioni apprese, efficienza delle metodologie di studio) aumentare l’autonomia di lavoro individuale potenziando la capacità di mantenere costante nel tempo l’attenzione selettiva favorire il consolidarsi di una buona autostima personale migliorare l’accettabilità sociale del disturbo e la qualità della vita dei bambini con deficit di attenzione/iperattività. METODO Partecipanti Il campione iniziale nella fase di pretest è composto da una popolazione di 685 alunni di età compresa fra i 7 e i 9 anni di alcune scuole elementari della provincia di Varese. Sulla base dei risultati alla Scala SDAI (Marzocchi, Cornoldi 1999) alla Scala SCOD-I (Marzocchi et al 2001) alla Scala SDAG (Marzocchi, Cornoldi 1999), ed in seguito alle osservazioni dirette delle situazioni di interazione dinamica in classe attraverso la metodologia dell’analisi funzionale (ABC’S di Bijou) da parte di uno psicologo specializzato, è stato costruito un campione finale di 18 soggetti, 12 maschi e 6 femmine con ADHD. 3 Procedura La tab. 1 riassume schematicamente le diverse fasi della ricerca. Tab.1 Programma di intervento Soggetti Pretest Training ADHD condizione A Intervento su insegnanti* Inteventi su genitori** Interventi individuali*** Punteggi SDAG ADHD Punteggi SDAI condizione Minuti att. selettiva individuale B Minuti att. selettiva in classe Numero di rinforzi Intervento su insegnanti Inteventi su genitori ADHD condizione C Intervento su insegnanti Post test 1 Post test 2 Punteggi SDAG Punteggi SDAG Punteggi SDAI Punteggi SDAI Minuti att. selettiva individuale Minuti att. selettiva individuale Minuti att. selettiva in classe Minuti att. selettiva in classe Numero di rinforzi Numero di rinforzi L’intervento è iniziato ad ottobre ed è terminato a giugno con la conclusione dell’anno scolastico. La prima fase ha previsto la compilazione da parte di insegnanti e genitori dei questionari (SDAI, SCOD-I, SDAG). In seguito l’osservazione dello psicologo nelle classi e i colloqui prestrutturati con i bambini hanno portato alla selezione del campione finale. I 18 alunni con ADHD selezionati, sono stati distribuiti in tre sottogruppi a seconda del tipo di training a cui sarebbero stati sottoposti: il primo gruppo (A) avrebbe ricevuto l’intervento a tutti e tre i livelli (scuola, famiglia, educatore), il secondo gruppo (B) solo dalla scuola e dall’educatore, il terzo gruppo (C) solo dalle insegnanti. Nella seconda fase i tre gruppi hanno svolto i differenti training a seconda del gruppo di appartenenza: sulla scuola, sulla famiglia e individualizzato. Gli insegnanti hanno partecipato ad un corso di aggiornamento sulla gestione del setting strutturale e professionale all’interno della classe, con l’obiettivo di imparare di tutte quelle metodologie che garantiscono la diminuzione dei comportamenti di iperattività e l’aumento del comportamento di attenzione. I genitori dei bambini che hanno beneficiato dell’intervento individualizzato, hanno avuto anche la possibilità di partecipare ad un corso di Parent Training. Il corso ha cercato di fornire utili indicazioni per la gestione delle problematiche dei figli: i problemi comportamentali, i deficit attitudinali, ma anche le difficoltà riguardanti nello specifico lo stile educativo dei genitori. 4 I training individuali avvenivano durante le ore scolastiche; ogni bambino riceveva 3 interventi settimanali. I training hanno cercato di migliorare le capacità attentive del bambino, recuperare i prerequisiti persi nel corso degli anni, diminuire i comportamenti di autostimolazione e di iperattività, aumentare l’autostima personale e aiutare i ragazzi a vivere meglio le emozioni. Per quanto riguarda le metodologie utilizzate in questa fase dell’intervento la tab. 2 riassume le tecniche usate. Tab. 2 Metodologie utilizzate Metodi generali: regole, rinforzo, estinzione, punizione Training della postura Training dell'attenzione selettiva Organizzazione dei punti di Feuerstein Metodologia dell'oasi Tecniche di discriminazione semantica delle emozioni Termometro delle emozioni Fiaba terapeutica Training dei campioni Training per il recupero dei prerequisiti Training "Impulsività e autocontrollo" di Cornoldi La terza fase del progetto consiste nella verifica in itinere del lavoro da parte del team insegnanti, dello psicologo e dell’educatore, al fine di valutare l’andamento del programma ed apportare eventuali modifiche all’intervento. I due monitoraggi sono stati effettuati dopo 4 mesi (post-test 1) e dopo 8 mesi (post-test 2) dall’inizio del percorso. RISULTATI E CONCLUSIONI 5 Questa ricerca ha coinvolto un campione di 18 bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività: ognuno di essi si presentava con caratteristiche diverse, personali, con differenti livelli di gravità e con vissuti familiari molto eterogenei. Nonostante la notevole varietà di condizioni, in tutti i casi si è assistito a dei cambiamenti positivi in almeno una delle tre aree di intervento: cognitiva, emotiva o comportamentale. L’analisi statistica, dopo l’intervento, ha rivelato: 1) un significativo aumento dei minuti di attenzione selettiva individuale (Tab 3, Fig 1), Tab. 3 Medie e deviazioni standard dei minuti di attenzione selettiva individuale minuti attenzione ottobre Gruppo minuti attenzione febbraio minuti attenzione maggio media deviazione standard media deviazione standard media deviazione standard insegnanti genitori educatore 3,8333 3,0605 15,8333 5,1929 29,1667 9,8877 insegnanti educatore 2, 0000 1,0954 10,3333 9,2232 24,1667 14,6208 insegnanti 2,1667 0,7528 3,1667 0,9832 4,8333 1,8348 Fig. 1 M e die de i m inuti di atte nzione s e le ttiva individuale ne lle tre fas i 35 30 25 20 ins.+gen.+ed. ins.+ed. ins. 15 10 5 0 1 2 3 Fasi 2) una diminuzione del numero di interventi di contenimento individuali (Tab 4, Fig 2), 6 Tab. 4 Media e deviazione standard del numero di interventi di contenimento nei primi 10 minuti inizio intervento - ottobre Gruppo fase intermedia - febbraio fine intervento - maggio media deviazione standard media deviazione standard media deviazione standard insegnanti genitori educatore 10,8333 2,4833 4,6667 1,7512 1,6667 1,5055 insegnanti educatore 10,6667 1,5055 7,0000 2,0976 2,6667 2,0656 insegnanti 11,1667 2,2286 8,5000 0,5477 7,6667 2,2509 Fig. 2 M e die de gli inte rve nti di conte nim e nto ne i prim i 10 m inuti 12 10 8 ins.+gen.+ed. 6 ins.+ed. ins. 4 2 0 1 2 3 Fasi 3) mentre per quanto riguarda l’attenzione mantenuta in classe i risultati non sono stati così significativi (Tab 5, Fig 3). Tab. 5 Medie e deviazioni standard dei minuti di attenzione in classe 7 inizio intervento Gruppo fine intervento media deviazione standard media deviazione standard insegnanti genitori educatore 1,50 0,55 7,00 3,79 insegnanti educatore 0,83 0,75 6,67 2,94 insegnanti 1,00 0,00 1,50 0,55 Fig. 3 M e die de i m inuti di atte nzione in class e nelle due fasi 4 4 3 3 ins.+gen.+ed. 2 ins.+ed. ins. 2 1 1 0 1 2 Fasi L’appartenenza ad un gruppo specifico ha poi significato un differente tasso di miglioramento: i soggetti che hanno usufruito di un intervento globale, sulla scuola, sulla famiglia e individuale, hanno evidenziato i miglioramenti più significativi, superiori a quelli degli altri due gruppi. Come sempre, nella metodologia statistica applicata alla psicologia clinica, una questione rimane aperta: un miglioramento di questo genere relativo all’attenzione selettiva individuale, miglioramento che pure risulta statisticamente significativo, può essere ritenuto tale dal punto di vista “ecologico”?. Anche quando il miglioramento è evidente ed il bambino raggiunge un buon livello di attenzione selettiva individuale, una volta in classe i risultati non sono così significativi: l’attenzione dei ragazzi si limita a 7 minuti. Come si può fare per migliorare ulteriormente la capacità di generalizzare le competenze raggiunte dai ragazzi individualmente anche al contesto classe? Quali sono i fattori che possono influire positivamente su tale generalizzazione? Anche per quanto riguarda la diminuzione dell’iperattività comportamentale, l’analisi della scala SDAI nei post-test 1 e 2 ha rilevato un deciso miglioramento su tutti e tre i gruppi, risultando molto più alta per il gruppo A (intervento sulla scuola/famiglia/educatore) (Fig. 4 e 5). 8 Fig.4 M e die dei ris ultati alla Scala SDAI - Dis atte nzione ne lle due fasi 25 20 15 ins.+gen.+ed. ins.+ed. ins. 10 5 0 1 2 Fasi Fig. 5 M e die de i ris ultati alla Scala SDAI- Ipe rattività ne lle due fas i 25 20 15 ins.+gen.+ed. ins.+ed. ins. 10 5 0 1 2 Fasi 9 Non vengono riportati i dati della SCALA SDAG perché, a causa di una disfunzione organizzativa, i genitori non hanno consegnato la seconda somministrazione. Accanto a questi dati oggettivi abbiamo anche raccolto alcuni dati soggettivi: • molti soggetti hanno recuperato parte dei prerequisiti, grazie al lavoro individuale con l’educatore, alla migliore capacità di prestare attenzione e all’aumento dell’autocontrollo durante il lavoro in classe: 10 bambini su 12, tra quelli che hanno seguito il training individuale, hanno migliorato le loro prestazioni in italiano e matematica, passando da una valutazione insufficiente ad un risultato pienamente sufficiente. • alcuni dei bambini che all’inizio dell’anno presentavano difficoltà relazionali con il gruppo dei pari hanno instaurato una positiva interazione con i compagni, grazie al lavoro sulla costruzione di una buona autostima personale, al training sul rispetto delle regole sociali e alle varie tecniche per la gestione delle emozioni. • tutti i genitori che hanno frequentato il Parent Training hanno descritto i miglioramenti del figlio a casa e nei vari contesti extra-scolastici. Il successo dell’intervento è da ascriversi ad un mix di fattori che hanno creato attorno ai bambini un buon clima di lavoro: l’importanza della relazione gioiosa e incoraggiante tra bambino ed educatore, l’efficacia delle metodologie, il rigore della loro applicazione, la sinergia tra scuola, genitori ed educatore. 10 Bibliografia AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION (1994), Diagnostic and Statistical Manual of mental Disorders, Washington D.C.: Fourth Edition, APA. BARKLEY R.A. (1999), Deficit di attenzione e iperattività, Le Scienze, 365: 71-77. CASTELLANOS F.X., GIEDD J.N., ECKBURG P., MARSH W.L., VAITUZIS A.C., KAISER D., HAMBURGER S.D., RAPAPORT J.L. (1998), Quantitative morphology of the Caudate Nucleus in Attentino Deficit Hyperacitvity Disorder, American Journal of Psichiatry, 151: 1791-1796. CORNOLDI C., GARDINALE M., PETTENÒ L., MASI A. (1996), Impulsività e autocontrollo. Interventi e tecniche metacognitive, Trento, erikson. DI PIETRO M. (1999), L’ABC delle mie emozioni. 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