Monachesimo

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06/05/2010 |
Monachesimo
In senso stretto, vengono definiti monaci i membri degli ordini monastici, per i quali la vita all'interno della
comunità conventuale assume generalmente maggiore importanza rispetto alle attività rivolte all'esterno.
Nella civiltà occidentale l'ideale monastico prevedeva la povertà, il celibato e una rigorosa obbedienza nei
confronti dei superiori, rappresentanti di Cristo. Questa forma di vita era considerata la più prossima
all'esempio di Cristo. Nella realtà tale ideale risultò difficilmente realizzabile. Indispensabili di fronte
all'evoluzione delle condizioni sociali, economiche e politiche, gli adeguamenti comportavano però il rischio di
un graduale declino; per questa ragione fecero regolarmente la loro comparsa riformatori che promuovevano
il ritorno allo spirito delle origini. In tutte le epoche si verificarono inoltre scissioni e nuove fondazioni, che
vanno anch'esse intese come una reazione alle nuove esigenze del contesto storico.
1 - Tarda antichità e alto Medioevo
Diffusosi nel tardo III sec. e nel IV sec. in Egitto, Palestina e Siria, e già dal IV sec. anche in Occidente, il
monachesimo si manifestò nelle due forme fondamentali dell'eremitismo (Eremiti) e del cenobitismo (vita
comunitaria). All'epoca delle invasioni barbariche, l'irradiazione della comunità sorta nelle isole di Lérins
(davanti a Cannes) giunse fino all'odierna Svizzera occidentale. Attorno al 430 i fratelli Romano e Lupicino
fondarono un romitaggio a Condat (oggi Saint-Claude), nel Giura franc., dal quale si sviluppò rapidamente un
convento ispirato alle regole vigenti a Lérins e alle Istituzioni cenobitiche di Giovanni Cassiano. Condat fu
probabilmente anche all'origine della fondazione del monastero vodese di Romainmôtier. Su consiglio
dell'abate di Lérins, la comunità conventuale formatasi a Saint-Maurice presso la tomba del martire Maurizio
fece propria la regola di Condat, adattata al contesto dell'Europa occidentale. Anch'essa si inserì così nel solco
del cosiddetto monachesimo rodaniano.
Mentre il monachesimo della Gallia meridionale fu promosso da influenti vescovi, quello franco-irlandese,
diffusosi attorno al 600, ottenne il sostegno di notabili laici franchi e di re merovingi. Verso il 590 Colombano,
il più importante esponente della tradizione monastica irlandese, fondò nella zona della Porta Burgunda i
conventi di Luxeuil, Annegray e Fontaines. Per i numerosi nobili franchi che presero i voti, Colombano redasse
la Regula monachorum, che rinunciava alla rigida disciplina penitenziale irlandese e si ispirava alla più mite
regola benedettina. Essa venne inizialmente seguita anche nel convento giurassiano di Moutier-Grandval,
fondato grazie a una donazione del duca d'Alsazia e colonizzato direttamente da Luxeuil. In seguito al
rafforzamento dell'influenza franca, entro la fine dell'VIII sec. fu completata la Cristianizzazione degli
Alemanni, che si erano insediati tra la Rezia, già da tempo convertitasi al cristianesimo, e la Borgogna
romanizzata. Nel quadro della creazione di strutture statali, nobili indigeni ed esponenti dell'alta aristocrazia
imperiale franca (come conti e duchi dell'Alsazia e dell'Alemannia) diedero vita a conventi privilegiati e
riccamente dotati di terre, ad esempio l'abbazia di Reichenau o la comunità cenobitica sorta al posto del
vecchio romitaggio di S. Gallo. Il primo abate di quest'ultima, Otmar (dal 719), adottò verosimilmente la
regola benedettina (Benedettini) su pressione del maestro di palazzo franco. In seguito sorsero i conventi di
Lucerna (verso il 750) e Rheinau (probabilmente dopo l'800).
Nell'853 Ludovico il Germanico fondò a Zurigo il primo convento femminile. Nella Rezia la comunità femminile
di Cazis, nata nel 700 ca. su iniziativa degli Zacconi/Vittoridi, risulta antecedente ai monasteri maschili di
Disentis e Pfäfers (prima metà dell'VIII sec.), che ricevettero generose donazioni da parte della medesima
dinastia. Carlomagno partecipò forse in prima persona alla costituzione del convento di Müstair lungo la
strada del passo del Forno, mentre il conte Hunfrid di Rezia diede vita al monastero femminile di Schänis
(814/823). Durante l'epoca carolingia nel sud dell'Alemannia e nella Rezia si assistette a una fioritura di
conventi, tra i quali spiccò quello di San Gallo. Ne sono testimonianza la densità relativamente elevata di
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cenobi (progressivamente clericalizzati), il numero consistente di monaci, i lavori di dissodamento promossi,
l'influenza assunta in ambito religioso e l'importante ruolo svolto sul piano culturale.
Nell'alto ME, a causa della commistione tra sfera culturale, religiosa e politica, il destino dei conventi
dipendeva dai rapporti intrattenuti con la casa regnante; tramite donazioni e la concessione dell'immunità e
della libera elezione dell'abate, essa garantiva infatti la loro esistenza sul piano giuridico-formale e materiale,
ponendoli nel contempo al servizio dell'Impero. Grimald e Salomon III, abati di San Gallo, furono ad esempio
anche cancellieri del re franco orientale. Di questa tipologia di monasteri regi carolingi-ottoniani faceva parte
anche quello di Einsiedeln; fondato nel 934 come convento privato (Eigenkloster) dal duca di Svevia Ermanno
I e da sua moglie Reginlinde, nel 947 fu elevato al rango di abbazia imperiale da Ottone I. Dopo aver seguito il
modello sangallese sul piano organizzativo e spirituale, aderì al movimento di riforma dei conventi imperiali
della Lorena e divenne il principale centro di irradiazione del rinnovamento in Svevia; diversi monaci di
Einsiedeln divennero abati in altri conventi.
Autrice/Autore: Carl Pfaff / mku
2 - Secoli centrali del Medioevo
Durante l'XI e il XII sec. il monachesimo conobbe un nuovo periodo di fervore che - diffusosi a partire
dall'abbazia burgunda di Cluny, fondata nel 910 (Cluniacensi) - si manifestò con la nascita dei nuovi ordini dei
Cistercensi e dei Premonstratensi. Einsiedeln promosse la propria riforma rimanendo pienamente inserita
nelle strutture signorili esistenti, rispettando l'autonomia di ogni singola abbazia e senza ambire alla
creazione di un complesso di conventi dipendenti. Dall'anno Mille ca. l'ordine cluniacense mirò invece a
istituire una rete di priorati (accanto ad alcune abbazie) assoggettati all'abate di Cluny, per i quali rivendicava
l'esenzione monastica. Nell'odierno territorio sviz. sono attestate 26 filiali cluniacensi, di cui solo quattro Payerne (sottoposta a Cluny dal 965), Romainmôtier (dal 966), S. Vittore presso Ginevra (dall'anno Mille ca.) e
Sankt Alban a Basilea (prima del 1095) - erano priorati conventuali, cioè contavano almeno 12 frati (numero
minimo per formare una comunità monastica). Nei priorati più piccoli, spesso costituiti soltanto da uno o due
monaci, tale condizione non esisteva.
Oltre a Cluny, anche altre abbazie savoiarde e burgunde crearono una rete di 22 priorati subalterni nella
Svizzera occidentale, il cui compito - tranne che per i priorati conventuali di Lutry, Cossonay, Grandson e S.
Giovanni fuori le mura di Ginevra - consisteva principalmente nell'amministrazione di beni fondiari. Il contesto
della Svizzera occidentale si differenziava quindi da quello alemanno e retico, malgrado che anche in queste
regioni le fondazioni dell'XI-XII sec. fossero state indirettamente influenzate dalla riforma cluniacense.
All'epoca della lotta delle investiture che divise la Chiesa imperiale, fam. nobiliari della Germania meridionale,
appartenenti alla cerchia dell'antiré Rodolfo di Svevia, iniziarono a sostenere le abbazie di Sankt Blasien (che
adottò le Consuetudines del convento di Fruttuaria in Piemonte) e di Hirsau nella Foresta Nera. Le
rivendicazioni avanzate da questi nuovi centri della riforma (rinuncia dei fondatori al diritto di investitura,
libera elezione degli abati e degli avogadri nonché passaggio dei conventi sotto l'autorità della Santa Sede),
che testimoniavano l'influenza cluniacense, li costrinsero a prendere posizione nella lotta tra Impero e papato.
In entrambi i monasteri i primi abati vennero destituiti e sostituiti da esponenti riformatori. Anche gli Asburgo
trasformarono l'abbazia di Muri (AG), di cui erano stati fondatori, in un priorato dipendente da Sankt Blasien,
prima di revocare tale misura a causa di pressioni della stessa comunità conventuale di Muri. Wilhelm von
Hirsau fece del convento di Allerheiligen a Sciaffusa, fondato da Eberhard von Nellenburg, uno dei più
importanti centri della fortunata riforma da lui promossa. In seguito i nuovi conventi benedettini di Erlach,
Trub e, tramite Muri, Engelberg si ispirarono a Sankt Blasien; i monasteri di Beinwil, Rheinau, Wagenhausen e
Fischingen seguirono invece l'esempio di Hirsau. In particolare Muri, Engelberg e Allerheiligen si distinsero in
breve tempo per l'intensa vita culturale e i loro scriptoria. Un'ulteriore caratteristica dell'ondata di
rinnovamento dei sec. centrali del ME fu la creazione di doppi conventi (maschili e femminili) - ad esempio a
Muri, Engelberg, Rheinau, Wagenhausen e Fischingen - nei quali la parte femminile sottostava alla
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giurisdizione dell'abate, responsabile anche dell'amministrazione economica. Ciò avveniva anche quando i
due conventi erano situati in località diverse (come Fahr e Einsiedeln oppure Rüegsau e Trub) o nel caso in cui
il monastero femminile veniva trasferito in un secondo momento.
Come i cluniacensi, anche i cistercensi, il secondo ordine riformatore dei sec. centrali del ME, erano originari
della Borgogna. Distanziandosi volutamente dal carattere "secolarizzato" di Cluny, i cistercensi (dall'abbazia
di Cîteaux, fondata nel 1098) propugnarono in maniera rigorosa gli ideali benedettini della solitudine, della
povertà e del lavoro manuale e ridussero lo spazio riservato alla liturgia corale. Pur godendo di una certa
autonomia, le singole abbazie erano vincolate a un modello comune, tramite sia il capitolo generale annuale
degli abati - che in base allo statuto (Charta caritatis) rappresentava l'istanza suprema in materia disciplinare
e di interpretazione della regola - sia il sistema di filiazione, il quale garantiva il diritto di visita dell'abate
dell'abbazia madre nelle filiali. Inizialmente intenso, lo sfruttamento in proprio dei beni fondiari, organizzati in
una rete di Grange, fu possibile solo grazie ai conversi (frati laici subordinati ai monaci con ordinazione
sacerdotale). Dalla Borgogna i cistercensi presero piede dapprima nella Svizzera occidentale, dove la nobiltà e
i vescovi di Ginevra e Losanna promossero la loro diffusione. A Bonmont (1131) seguirono Montheron
(1126/34), Hautcrêt (1134/43) e Hauterive (1132/37); nella diocesi di Costanza vennero fondati i conventi di
Frienisberg (1131/38) e, più tardi, di Kappel (1185), Sankt Urban (1194) e Wettingen (1220/27). Le comunità
cistercensi si insediarono in aree incolte o divenute tali in seguito all'allontanamento dei contadini. Poco si sa
della vita spirituale e culturale dell'ordine, mentre risultano ben documentate la politica fondiaria e le
tecniche di sfruttamento del suolo adottate.
Dopo che in Italia l'eremitismo paleocristiano aveva conosciuto una ripresa grazie a S. Romualdo e un
ordinamento stabile per merito di Pier Damiani, vennero sperimentate nuove sintesi tra vita eremitica e
cenobitica. Uno sviluppo di questa tendenza è costituito dalla fondazione della Grande Chartreuse (1084) e
del relativo ordine dei Certosini da parte di S. Brunone di Colonia. Anche in questo caso i primi conventi
sorsero nella Svizzera occidentale (a Oujon nel 1146 e a La Valsainte nel 1295). Le cinque certose istituite
successivamente, tra cui quella importante nella Piccola Basilea, risalgono al XIV-XV sec.
In seguito alla riforma gregoriana (Riforma medievale), per tutti gli ecclesiastici non appartenenti a un ordine
monacale venne ripresa la regola di Aquisgrana dell' 816, secondo cui i Canonici dovevano vivere in comunità
dotate di una gerarchia interna e svolgere le attività liturgiche in comune. Con l'adozione della regola
agostiniana (Agostiniani), nell'XI-XII sec. molte comunità di chierici si avvicinarono ancora di più all'ordo
monasticus (ad esempio i capitoli di Saint-Maurice, di Kreuzlingen e del Gran San Bernardo). Un ulteriore
passo in questa direzione fu compiuto dai successori di Norberto di Xanten, che nel 1121 a Premontré presso
Laon (Piccardia) aveva fondato - seguendo il modello cistercense (capitolo generale e sistema della filiazione)
- l'ordine dei canonici premonstratensi, il primo del suo genere a essere organizzato su base territoriale
(suddivisione in province, dette circarie). La duttilità della regola agostiniana permise a questo ordine, presto
fiorente, di istituire conventi di carattere monastico-contemplativo e dediti all'attività pastorale verso
l'esterno. Nei singoli casi la direzione intrapresa dipendeva da fattori locali, come è chiaramente testimoniato
dall'orientamento mutevole delle otto filiali in territorio sviz. (tra cui quelle di Bellelay, di S. Lucio a Coira, di
Churwalden e del Lac de Joux).
Nel frattempo le realtà urbane si distinsero ovunque per un forte dinamismo sul piano sia economico (crescita
degli scambi e sviluppo di un'economia protocapitalistica) sia culturale e spirituale (circolazione delle idee e
nascita delle Univ.). Anche le donne (Religiose) furono protagoniste dei movimenti religiosi del XII-XIII sec. Il
fervore religioso coinvolse un ampio numero di laici, entusiasmati dall'ideale di una vita apostolica all'insegna
della povertà, ma pure sensibili al richiamo dei movimenti eretici. La Chiesa fu così confrontata a nuove sfide,
per cui il quarto Concilio lateranense (1215) impose ai vescovi di aumentare il numero di predicatori e
confessori e di individuare i cosiddetti eretici. Il clero secolare e regolare non era però pronto a svolgere tali
compiti, assunti invece dai quattro nuovi ordini mendicanti - Domenicani, Francescani, Eremiti di Sant'
Agostino e Carmelitani (questi ultimi non presenti nelle città sviz.) - che si dedicarono all'attività pastorale su
incarico di papi e vescovi. Per lungo tempo questi ordini, favoriti dalla nobiltà e dalle élite cittadine, attrassero
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le menti più brillanti, mentre le congregazioni maschili tradizionali passarono in secondo piano.
Autrice/Autore: Carl Pfaff / mku
3 - Tardo Medioevo e periodo della Riforma
Già nel XII sec. il monachesimo aveva raggiunto l'apice del suo sviluppo. Nel XIII sec. si manifestarono i primi
segnali di decadenza, che nel XIV-XV sec. colpì pressoché tutti i conventi. Le cause furono sia specifiche sia
strutturali. Visto anche il contesto sociale in rapida evoluzione, per i monaci non era facile rispettare in modo
durevole i voti di povertà, obbedienza e castità, soprattutto se provenivano da una fam. nobile. Le infrazioni
contro le regole e le norme degli ordini si moltiplicarono. L'obbligo di povertà venne aggirato autorizzando la
proprietà privata, trasmissibile per via ereditaria all'interno e all'esterno del monastero. La consuetudine di
suddividere i beni conventuali in prebende individuali intaccò lo spirito comunitario e favorì la trasformazione
dei monasteri in capitoli (ad esempio Sankt Leodegar a Lucerna). In seguito alla cattiva amministrazione dei
superiori e alla dilapidazione delle proprietà conventuali, molti cenobi risultavano privi di mezzi o indebitati,
ciò che portò a conflitti interni e talvolta a rivolte dei monaci contro abati incapaci o dediti ai propri interessi.
Cattivi raccolti, epidemie e guerre danneggiarono pesantemente i conventi sul piano materiale, personale e
morale. Il modello di sussistenza agricolo degli ordini tradizionali entrò in crisi. Tramite la concessione di beni
in affitto ereditario, si cercò di entrare nei circuiti dell'economia monetaria e delle rendite, ciò che spesso
riuscì solo grazie alle risorse private dei conventuali. A causa della loro influenza, le abbazie vennero coinvolte
nei conflitti tra l'Imperatore e il papato (all'epoca di Federico II e Ludovico il Bavaro). Il Grande scisma
d'Occidente (1378-1417) le divise in fazioni rivali; la scelta di campo dipendeva non da ultimo dal signore
territoriale. Per i conventi della Svizzera ted. la fine del dominio asburgico fu importante, poiché permise alle
città e ai cant. rurali di estendere la propria autonomia. Nel XV sec. si moltiplicarono le ingerenze nella
gestione dei beni conventuali (nomina di amministratori e avogadri) e negli affari interni dei monasteri,
principalmente per quanto riguarda l'elezione dell'abate; in alcuni casi vennero imposti candidati forestieri o
inadatti. Nella Svizzera occidentale i conti risp. duchi di Savoia tollerarono l'ist. della commenda, che
danneggiò i conventi.
La fine del ME fu però anche un periodo di grandi sforzi per riformare il monachesimo. Nel 1417, durante il
Concilio di Costanza, la provincia benedettina di Magonza-Bamberg, a cui appartenevano i conventi della
Svizzera ted., adottò misure drastiche (visite a scadenza regolare, rigida clausura, povertà individuale,
refettori, dormitori e preghiere corali in comune). Le riforme promosse a Melk (Austria inferiore) e Kastl
(Baviera) influenzarono temporaneamente le abbazie di Sciaffusa, Stein am Rhein, Einsiedeln e San Gallo. Nel
caso dei cluniacensi e dei cistercensi, iniziative in tal senso vennero ripetutamente promosse dai capitoli
generali di Cluny e Cîteaux. Non mancarono seri tentativi di riforma, che si rivelarono però effimeri; nella
seconda metà del XV e all'inizio del XVI sec. tali spinte scemarono nuovamente. In molti casi il numero di
monaci diminuì a tal punto da mettere a repentaglio la sopravvivenza del convento. Iniziative promosse dalle
autorità cittadine e dai cant. protettori per riavviare le riforme diedero scarsi frutti.
Se nel XV sec. si credeva ancora alla possibilità di rinnovare il clero regolare, nel XVI sec. la Riforma prot.
oppose un rifiuto di principio al monachesimo, considerato un fenomeno terreno privo di qualsiasi fondamento
biblico, che non portava alla salvezza dell'anima. Per vari motivi, numerosi monaci nutrirono riserve nei
confronti della Riforma o la rifiutarono totalmente. Una forte minoranza, soprattutto tra gli abati, accolse
invece con favore le nuove idee e si convertì immediatamente o dopo alcuni tentennamenti. Tuttavia lo
scioglimento di interi conventi si verificò solo raramente in maniera spontanea (ad esempio nei casi di Kappel
e del Fraumünster di Zurigo). In tutti i cant. rif. i Consigli posero fine al monachesimo (Secolarizzazione) dopo
1000 anni di storia. Le autorità dei cant. catt. protessero invece i conventi e ne richiesero il ripristino nei
baliaggi comuni, ciò che avvenne dopo la vittoria catt. nella seconda guerra di Kappel (Controriforma).
Autrice/Autore: Carl Pfaff / mku
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4 - Riforma cattolica e periodo barocco
Le spinte riformatrici del tardo ME non furono sufficienti a garantire un reale rinnovamento del monachesimo;
solamente il nuovo ordine non monastico dei Gesuiti riuscì a dare i necessari impulsi in tal senso (Riforma
cattolica). Nei cant. catt. gli affiliati alla Compagnia di Gesù crearono con successo un sistema di formazione
superiore; i collegi di Lucerna e Friburgo, fondati risp. nel 1577 e nel 1580, contarono presto centinaia di
studenti. In queste scuole si formarono anche le nuove leve di orientamento riformatore dei conventi rimasti,
che spesso proseguivano gli studi all'Univ. gesuita di Dillingen. Influenzati dallo spirito gesuita, dal 1580 molti
abati promossero la riforma dei propri monasteri, sostenuti e controllati dalle autorità pubbliche e dai nunzi
(dal 1579 residenti a Lucerna), che rivendicarono il diritto di visita in precedenza esercitato dai vescovi.
Nel 1602 la fondazione della congregazione dei benedettini sviz. favorì il rinnovamento, la coesione tra i
conventi e l'uniformazione interna dell'ordine nel senso auspicato dai gesuiti. Vennero seguite le indicazioni
della Santa Sede in materia di liturgia (breviari, messali e rituali uniformi), di pratiche devozionali e di teol.; in
questo contesto l'abbazia di San Gallo assunse un ruolo guida. La maggior parte dei monasteri mantenne tale
orientamento anche quando alla fine del XVII sec. prese le distanze dai gesuiti e preferì formare le nuove
generazioni al proprio interno. La scolastica barocca che veniva insegnata si ispirava al metodo rigidamente
sistematico dei gesuiti, ciò che indirizzò il pensiero dei monaci su binari tradizionali e lasciò poco spazio ad
altri orientamenti, come la ricerca storica critica promossa dalla congregazione franc. di S. Mauro. Il livello di
formazione dei monaci era notevole, le biblioteche conventuali risultavano ben fornite e la musica e il teatro
venivano promossi con solerzia; tuttavia questo periodo di fioritura del monachesimo non fu caratterizzato
tanto dall'attività intellettuale, quanto piuttosto dal fervore edilizio, che rispecchiò sia le esigenze di
rappresentanza e il trionfalismo romano, sia la volontà di promuovere la disciplina e la vera devozione.
Questo gusto per la sontuosità e la solennità coinvolse anche i conventi dei cistercensi e dei premonstratensi,
il cui numero si era fortemente ridotto.
Autrice/Autore: Carl Pfaff / mku
5 - Dall'Illuminismo agli inizi del XXI secolo
Nella seconda metà del XVIII sec. le idee illuministe, gallicane, gianseniste e giuseppine si diffusero anche in
Svizzera, suscitando critiche nei confronti del carattere barocco dei conventi e del loro scarso impegno
nell'ambito sociale e della formazione scolastica. Nei monasteri si registrò un crescente interesse per le
scienze naturali, anche se non ai livelli di Neresheim (Württemberg) o Kremsmünster (Alta Austria). Singoli
abati e monaci furono in rapporti amichevoli con i circoli patriottici e illuministi delle città rif. La maggioranza
rimase però fedele alla tradizione barocca e antiilluminista, ciò che le impedì di cogliere il segno dei tempi: la
Rivoluzione del 1789 venne ad esempio vista come un fatto interno alla Francia. Durante gli eventi bellici del
1798-99, molti conventi subirono danni e tutti furono costretti a versare contributi di guerra. Le autorità della
Repubblica elvetica ordinarono il sequestro delle proprietà conventuali, dichiarate patrimonio pubblico; il
divieto di accogliere novizi e di eleggere abati doveva favorire la scomparsa delle comunità monacali. Già nel
1802-03 i conventi vennero rioccupati ad eccezione di quello di San Gallo, che nel 1805 fu soppresso dalle
autorità del nuovo cant. omonimo. Se il Patto fed. del 1815 garantì l'esistenza dei conventi, il monachesimo
continuò tuttavia a essere visto negativamente dagli ambienti illuministi e liberali. Per legittimare la loro
presenza nei confronti della società, benedettini e cistercensi profusero un notevole impegno nell'ambito della
formazione scolastica. Su iniziativa di radicali e liberali, i conventi vennero tuttavia soppressi nei cant. Argovia
(1841) - solo i monasteri femminili furono temporaneamente ripristinati (affare dei conventi di Argovia) -,
Lucerna (1838 e 1848), Ticino e Friburgo (1848), Soletta (1857 e 1874) e Zurigo (1862). La Costituzione fed.
del 1848 non fornì garanzie a tutela dell'esistenza dei conventi; quella del 1874 (art. 52) proibì inoltre la
creazione di nuovi monasteri o il ripristino di quelli soppressi (Articoli d'eccezione). Vedendosi minacciati,
alcuni conventi si trasferirono all'estero o vi costituirono filiali (Einsiedeln ed Engelberg). Malgrado il
Kulturkampf e la concorrenza di numerosi nuovi ordini e congregazioni (ad esempio i Redentoristi), le
comunità rimaste in Svizzera o stabilitesi oltre confine (Muri a Gries presso Bolzano e Mariastein a Delle risp. a
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Bregenz) conobbero un nuovo periodo di fioritura, che durò dalla seconda metà del XIX sec. fino a oltre la
metà del XX sec. Il confessionalismo e la struttura sociale dei cant. catt., che mantenevano un carattere
prevalentemente rurale, favorì una nuova espansione dei monasteri. Dopo l'espulsione dei gesuiti, i conventi
ebbero la possibilità di trasformare le proprie scuole in importanti licei per l'élite catt. Durante la seconda
guerra mondiale, i cistercensi di Wettingen-Mehrerau e i benedettini di Bregenz, cacciati dai nazisti, furono
autorizzati a tornare a Hauterive risp. a Mariastein. A Uznach si insediarono benedettini missionari, mentre a
Bouveret benedettini belgi. Piccoli gruppi del medesimo ordine si stabilirono a Muri (AG) e Fischingen.
Negli anni 1960-70 questa fase di crescita si concluse improvvisamente. Le profonde trasformazioni sul piano
sociale, economico e culturale suscitarono incertezze nella Chiesa e nelle comunità monastiche, nonostante
l'assenza di ostacoli legali dopo l'abrogazione degli articoli d'eccezione (1973) e il ripristino di singoli conventi
(ad esempio Fischingen nel 1977). Tra gli studenti delle scuole conventuali - ormai aperte anche alle ragazze
e ai non catt. - erano pochi coloro che prendevano i voti; in assenza di giovani leve, i conventi dovettero così
assumere insegnanti laici o chiudere i propri ist. (come nei casi di Altdorf, Appenzello e Sarnen). I monasteri
maschili e in parte anche quelli femminili hanno per contro trovato un nuovo campo di attività, proponendosi
ai visitatori come "luoghi del silenzio" per soggiorni temporanei.
Autrice/Autore: Carl Pfaff / mku
Riferimenti bibliografici
Bibliografia
– R. Pfister, Kirchengeschichte der Schweiz, 3 voll., 1964-1984
– HS, III/1-3; IV/3
– TRE, 23, 143-193
– L. Vischer et al. (a cura di), Ökumenische Kirchengeschichte der Schweiz, 1994
– AA. VV., La soppressione dei conventi nel Cantone Ticino, 1995
– K. S. Frank, Geschichte des christlichen Mönchtums, 19965
Autrice/Autore: Carl Pfaff / mku
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