CONCORRENZA MONOPOLISTICA CARATTERISTICHE > i mercati di concorrenza perfetta sono caratterizzati da: numero particolarmente elevato di produttori presenza di prodotti differenziati (abbastanza simili da essere considerati varianti di un unico prodotto ma, allo stesso tempo, abbastanza differenti da poter essere venduti a prezzi diversi libertà di entrata e di uscita dal mercato La differenziazione del prodotto può dipendere dalle sue catteristiche tecniche ma anche da altri fattori come, per esempio, dalla diversa ubicazione del suo punto di distribuzione; si pensi al caso di due supermercati che vendono gli stessi prodotti ma sono collocati diversamente: uno nel quartiere dei consumatori, l'altro in un luogo più lontano e meno accessibile. OLIGOPOLIO CARATTERISTICHE > i mercati oligopolistici sono caratterizzati da: presenza di poche imprese che operano tenendo conto delle reazioni delle imprese rivali produzione di beni e servizi differenziati (generalmente grazie alla pubblicità) presenza di barriere all'entrata e all'uscita La concorrenza monopolistica non è molto diffusa nonostante la differenziazione dei prodotti sia un fenomeno di grande rilevanza; infatti, la maggior parte dei beni di largo consumo (alimenti, capi di abbigliamento, detersivi, elettrodomestici...) sono prodotti da imprese che si condizionano tra loro per quanto riguarda il prezzo, la quantità, le caratteristiche delle merci > quando le imprese operano tenendo conto delle imprese rivali, si dice che adottano comportamenti strategici. Al fine di distinguere tra concorrenza monopolistica e oligopolio, un possibile criterio è quello secondo cui si ritiene, in genere, oligopolistico, un mercato nel quale da due a dieci imprese controllano dal 40% al 100% dell'offerta. TIPOLOGIE > si distinguono due forme di oligopolio: 1. oligopolio concentrato > poche grandi imprese controllano interamente la produzione di un bene che presenta le stesse caratteristiche sui mercati internazionali (es. industria automobilistica) 2. oligopolio differenziato o imperfetto > vi è un numero limitato di imprese che opera su mercati ristretti > i loro prodotti hanno caratteristiche qualitative evidenziate da campagne pubblicitarie o sono contrassegnati da marchi che identificano immediatamente il prodotto (es. industria alimentare). DIMENSIONI DEL MERCATO > l'ampiezza del mercato in cui l'impresa opera è elemento determinante del potere che l'impresa stessa esercita su quel mercato: l'ampiezza del mercato contribuisce a determinarne la forma più o meno concorrenziale; 1. dimensioni merceologiche > si fa riferimento alla particolare natura dei beni e ai bisogni che sono in grado di sodisfare; si pensi ai prodotti di uso industriale che, per loro natura, sono difficilmente sostituibili e, pertanto, costituiscono un mercato a se' stante; viceversa, vi sono prodotti, anche molto diversi tra loro ma sostanzialmente equivalenti, come le merendine, che possono individuare un mercato unico; 2. dimensioni geografiche > si fa riferimento all'area da cui possono provenire i prodotti delle imprese concorrenti per cui l'ampiezza del mercato dipende dalla deperibilità delle merci che vi vengono trattate e dai costi di trasporto. Si pensi alla frutta e alla verdura che sono deperibili o ai prodotti che hanno costi di trasporto particolarmente elevati: questi prodotti danno origine a mercati molto ristretti. Si dice che il mercato è segmentato quando tratta una ristretta tipologia di prodotti o l'area di riferimento è limitata. Gli operatori che operano sui mercati segmentati godono di una posizione di vantaggio o posizione dominante: possono decidere i prezzi di vendita senza tenere conto delle imprese concorrenti e il consumatore è costretto ad accettare le loro scelte. Dati i vantaggi derivanti dalla segmentazione del mercato, può accadere che le imprese operanti su mercati allargati adottino strategie finalizzate a ridurne l'ampiezza (campagne pubblicitarie, economie di scala, economie di gamma, introduzione di barriere all'ingresso). Campagne pubblicitarie sono lo strumento più utilizzato per segmentare il mercato > si tende a convincere il consumatore che il proprio prodotto è preferibile agli altri che sono, in realtà, del tutto simili. Economie di scala si veda la lezione precedente > si realizzano soprattutto nei settori che utilizzano impianti fissi di grandi dimensioni (produzione di energia elettrica, acciaio....). Economie di gamma o di scopo o di diversificazione > si riferiscono al risparmio di costi di impresa che è possibile ottenere grazie alla produzione congiunta di prodotti diversi o al perseguimento di obiettivi diversi con i medesimi fattori produttivi > si pensi alla predisposizione di sistemi logistici che permettono di ripartire i costi di trasporto su di un ampio ventaglio di prodotti. Barriere all'entrata > impediscono o rendono difficile l'accesso al mercato da parte di nuove imprese > possono essere di natura legale (quando la legge concede in esclusiva ad un soggetto di sfruttare un brevetto); ma possono anche dipendere da una particolare rete di distribuzione o dalla possibilità di controllare il mercato delle materie prime o dall'impiego di personale altamente qualificato o dalla difficoltà di accedere a finanziamenti. L'avverarsi di una o più delle corcostanze esaminate consente all'imprenditore di raggiungere una situazione di potere sul mercato perchè impedisce alle altre imprese di competere con quella dominante limitando l'operare della libera concorrenza. APPROFONDIMENTO: LE BARRIERE ALL'ENTRATA 1. Le pratiche deterrenti > sono strategie con cui le imprese provano a scoraggiare l'ingresso di altre imprese nel mercato: prezzi predatori > fissazione del prezzo ad un livello inferiore ai costi delle imprese rivali che sono così costrette ad uscire dal mercato o nell'impossibilità di entrarvi; potenziamento degli impianti > al fine di ampliare la capacità produttiva e saturare il mercato. 2. Le pratiche restrittive > strategie attuate per ridurre la concorrenza e praticare prezzi elevati > si tratta di accordi con i rivenditori: contratti che concedono al rivenditore il diritto esclusivo a commerciare il bene in una particolare zona > es. settore della distribuzione delle bevande: i produttori assegnano ad ogni agente l'esclusiva per una zona; contratti che impegnano il rivenditore a non vendere i prodotti rivali > es. le case automobilistiche che impediscono alle officine meccaniche di tenere i pezzi di ricambio delle auto concorrenti; contratti vincolanti, con cui l'impresa costringe chi compra un prodotto ad acquistarne insieme anche un altro > es. il caso delle consolle che funzionano solo con i giochi prodotti dalla stessa casa. I MERCATI FIX PRICE Se, in generale, può affermarsi che i mercati oligopolistici siano caratterizzati dalla presenza di imprese che si condizionano reciprocamente, non vuol dire che le imprese occupino tutte la stessa posizione; vi sono infatti: imprese leader, generalmente legate ai marchi più conosciuti, che detengono il potere di mercato e possono decidere gli standard di qualità e il prezzo del prodotto commercializzato; le imprese follower che, per poter operare, devono accettare le condizioni definite dalle prime. In questa situazione, una volta che il prezzo è determinato, nessuna impresa ha convenienza a modificarlo; infatti ogni imprenditore sa che se aumenta i propri prezzi, perderà numerosi clienti che si rivolgeranno alle imprese rivali; se diminuisce i prezzi, le altre imprese lo seguiranno nella scelta con la conseguenza di una generale perdita di profitto. Dunque, i mercati oligopolistici sono tipici mercati fix price nei quali il prezzo, una volta definito, tende a mantenersi stabile per periodi di tempo prolungati > mentre nei mercati di concorrenza perfetta la variazione dei prezzi consente sempre alla domanda e all'offerta di raggiungere una posizione di equilibrio, nei mercati fix price, le imprese raggiungono la posizione di equilibrio attraverso una variazione della quantità prodotta > le imprese fissano i prezzi e poi definiscono la quantità prodotta in relazione alla domanda del mercato. Approfondimento: altre cause che influenzano la rigidità dei prezzi sono: la strategia aziendale > la variazione dei prezzi comporta un insieme di costi per l'impresa che potrà chiedere un prezzo più alto al consumatore solo se migliora la qualità del prodotto; i costi di menu > sono i costi relativi alla sostituzione dei listini, costi che le imprese tendono ad evitare; stabilità dei salari pagati ai dipendenti; rischio di veder diminuire il proprio profitto ampiezza della gamma di prodotti offerti dall'impresa > si pensi ad una industria di elettrodomestici che vende anche pezzi di ricambio > l'impresa può decidere di vendere alcuni beni ad un prezzo inferiore al costo di produzione se tale perdita viene compensata da elevati ricavi nella vendita di altri prodotti. LA FORMAZIONE DEL PREZZO NEI MERCATI FIX PRICE: IL PRINCIPIO DEL COSTO PIENO O MARK UP PRICING. La domanda che ci poniamo è: come viene determinato il prezzo? Se il prezzo è tendenzialmente stabile, si esclude che le imprese seguano la regola tradizionale di eguagliare costo marginale e ricavo marginale; nei mercati fix price, le tecniche produttive utilizzate dalle imprese oligopolistiche concorrenti sono abbastanza simili e così pure la struttura dei costi per cui quello che conta, ai fini della determinazione del prezzo, sono i costi variabili e il loro cambiamento. Si prende in considerazione il cd. costo primo (costo variabile per unità di prodotto) o costo medio variabile (che comprende i costi relativi al lavoro, alle materie prime...) + una quota percentuale volta a coprire i costi fissi + una ulteriore quota volta a garantire il profitto dell'imprenditore > dunque, nell'oligopolio i prezzi vengono fissati maggiorando i costi primi unitari di una certa percentuale di ricarico denominata mark up e questa tecnica di determinazione del prezzo è nota come mark up pricing. Secondo alcuni economisti, la definizione del mark up da parte dell'impresa, risente di un duplice ordine di valutazioni: il mark up viene scelto in modo da individuare un prezzo sufficientemente basso da ostacolare l'ingresso di imprese concorrenti sul mercato; il mark up dipende anche dal diverso potere di mercato esercitato da ogni impresa > ciò significa che, nel medesimo settore, possono riscontrarsi margini di ricarico differenti. APPROFONDIMENTO: LA FORMAZIONE DEL PREZZO NEI SERVIZI La regola del mark up fa riferimento alla struttura dei costi di produzione e, quindi, si applica bene alla formazione del prezzo dei prodotti industriali; risulta però meno efficace per spiegare il prezzo dei servizi che dipende soprattutto dall'andamento della domanda cioè dalla disponibilità del consumatore a pagare. I servizi, infatti, presentano alcune caratteristiche perticolari che sono: intangibilità, simultaneità, eterogeneità della qualità, il che significa che il consumatore è particolarmente interessato alle componenti meno materiali come la gentilezza dell'operatore, la comodità del trasporto...; inoltre, i servizi vengono consumati nel momento stesso in cui sono prodotti (es. la lezione di un insegnante) per cui eventuali variazioni della domanda non possono essere fronteggiate con scorte di magazzino; infine, la qualità dipende dalle caratteristiche personali dell'operatore (si pensi ad un chirurgo molto bravo che potrebbe non avere il tempo per operare tutte le persone che si rivolgono a lui). Tutto ciò considerato, possiamo concludere che, nel settore dei servizi, i prezzi sono stabili e si formano senza mark up > infatti, la componente materiale costituisce un aspetto secondario del prodotto ed è da escludere che il mercato possa rispondere ad un aumento della domanda attraverso variazioni dell'offerta. Piuttosto l'incremento della domanda genera code o liste di attesa che, in alcuni casi, vengono fronteggiate attraverso la flessibilità del lavoro (contratti atipici o part time). GLI ACCORDI COLLUSIVI Sono accordi con i quali le imprese oligopolistiche concordano i prezzi di vendita e le quantità da produrre trasformando, così, di fatto il mercato in un monopolio. Accordi taciti > è il caso delle leadership di prezzo (un oligopolista fissa i propri prezzi e gli altri lo seguono) o della meeting competition (una pratica agevolante che si realizza quando un'impresa, attraverso un annuncio pubblicitario, informa i consumatori che i suoi prezzi non saranno mai superiori a quelli della concorrenza). Accordi espliciti > è il caso dei cartelli, accordi presi dagli imprenditori sulla formazione dei prezzi. In realtà, la legislazione vigente nei Paesi industrializzati vieta la formazione dei cartelli, ciò nonostante è difficile impedire effettivamente tali accordi e, comunque, spesso i cartelli presentano problemi di gestione che possono ridurne le potenzialità. Primo problema > la tentazione di sottrarsi all'accordo producendo quote aggiuntive di prodotto, rispetto alla quota concordata, oppure praticando lievi riduzioni di prezzo in modo da avvantaggiarsi rispetto agli altri produttori. Secondo probelma > gli alti profitti attraggono nuove imprese sul mercato che, trovandosi fuori dal cartello, possono decidere liberamente prezzo e quantità; ciò, in realtà, accade raramente e, quando si verifica, si dice che i mercati sono contendibili.