I Google Glass possono ostruire la visione periferica Dentisti

14 Teknoscienza
Dental Tribune Italian Edition - Gennaio 2015
I Google Glass possono
ostruire la visione periferica
San Francisco, USA: L’interesse per
i visori indossabili come i Google
Glass è in aumento, anche nel settore dentale. Tuttavia, il loro effetto
sulla visione è ancora in gran parte sconosciuto. Ora, i ricercatori di
San Francisco, Università della California, hanno scoperto che gli occhiali impediscono parzialmente
la visione periferica.
Allo scopo di valutare l’effetto di
questo dispositivo sulla funzione
visiva rispetto agli occhiali normali, i ricercatori hanno effettuato il
test del campo visivo perimetrale su tre individui sani che hanno
utilizzato i Google Glass per 60
minuti, secondo le istruzioni del
produttore.
In seguito, il test è stato ripetuto su
soggetti che hanno indossato una
struttura di controllo di colore simi-
le e per lo stesso periodo di tempo.
Secondo i ricercatori, la prova ha
dimostrato l’insorgenza di signiicativi scotomi, noti anche come
“angoli ciechi”, in tutti i tre partecipanti che indossavano il dispositivo, creando un’ostruzione del campo visivo nel quadrante superiore
destro. I ricercatori hanno sostenuto che gli scotomi erano dovuti
solo al design del telaio e non alle
interferenze del software.
Per fare una valutazione su come il
dispositivo veniva indossato, sono
stati fotografati 132 consumatori che portavano i Google Glass. I
ricercatori hanno affermato che
molti indossano il dispositivo quasi sovrapponendolo al loro asse pupillare, cosa che può provocare gli
scotomi e quindi interferire con le
attività quotidiane (come la guida),
con la sicurezza dei pedoni e con le
attività sportive.
Poiché lo studio è limitato a un piccolo numero di partecipanti, non
può essere rappresentativo di tutti
gli utenti. I ricercatori hanno quindi sottolineato che sono necessarie
ulteriori ricerche, da svolgere su
un campione più ampio, per identiicare i fattori che inluenzano la
dimensione e la profondità della
scotoma. I Google Glass è come se
fossero un computer indossabile in
miniatura, che visualizza le informazioni direttamente nel campo
visivo dell’utente, simile all’“head
up display” di un pilota.
Sono diventati disponibili al pubblico negli Stati Uniti nel maggio
2014. Nel settembre 2014, HubSpider, la sezione tecnica di marketing
online di Curaden, specializzata in
(Photograph: Hattanas Kumchai/Shutterstock)
soluzioni informatiche per studi
dentistici, ha presentato una nuova
soluzione di Google Glass per i professionisti in campo odontoiatrico.
Lo studio intitolato “Wearable
Technology With Head-Mounted
Displays and Visual Function” è
stato pubblicato sul numero di no-
vembre della rivista dell’American
Medical Association.
I Google Glass sono dei display indossabili che possono essere usati
dai professionisti in campo medico
e dentale.
Dental Tribune International
Dentisti sviluppano un test della saliva
per la diagnosi precoce del cancro al polmone
Los Angeles, USA: Alcuni ricercatori dentali hanno sviluppato una nuova tecnologia che può rilevare la caratteristica
mutazione del cancro polmonare nella
saliva. In una serie di test, i ricercatori
sono riusciti a dimostrare come rilevare
tale mutazione nella saliva utilizzando
un nuovo metodo che risulta eficace
quanto il test al plasma. Il nuovo metodo potrebbe essere un’alternativa non
invasiva, conveniente e rapida rispetto
ai soliti test.
La nuova tecnologia, chiamata “electric ield-induced release and measurement” (EFIRM), è stata sviluppata
presso l’Università della California, a
Los Angeles. Secondo i ricercatori, permette di fare un rapido test della saliva
del paziente rintracciando il fattore di
crescita epidermico recettore del gene
della mutazione, possibile indicatore
di cancro ai polmoni.
Diversamente dai metodi convenzionali
di rilevazione, che si fondano prevalentemente sulla biopsia tissutale (metodo
invasivo, costoso e lungo), l’EFIRM si basa
su un sensore elettrochimico che può rilevare queste mutazioni del gene direttamente nei luidi corporei. «Il tempo di
rilevamento totale è meno di 10 minuti e
ha solo bisogno di un piccolo campione
di saliva», sostengono i ricercatori.
Nell’applicazione clinica, ad esempio,
EFIRM ha rilevato il fattore di crescita epidermico recettore del gene della
mutazione nella saliva e nel plasma di
22 pazienti con carcinoma polmonare
“non-small cell”. Nelle prove in cieco
su campioni di saliva di 40 pazienti
con carcinoma polmonare “non-small
cell”, i ricercatori hanno raggiunto risultati quasi identici alle rilevazioni
basate su broncoscopia.
I risultati possono avere importanti implicazioni per ulteriori sviluppi
di metodi eficaci e non invasivi per
la diagnosi precoce del cancro al polmone, che può aumentare signiicativamente i tassi di sopravvivenza in
questo gruppo di pazienti. Il nuovo metodo potrebbe essere combinato con il
test del DNA o utilizzato come complemento alla biopsia, nei casi in cui la dimensione del tumore sia insuficiente
per l’estrazione del DNA.
La ricerca, intitolata “Noninvasive
Saliva-Based EGFR Gene Mutation Detection in Patients with Lung Cancer” è
stata pubblicata sul numero di novembre dell’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine.
Dental Tribune International
Le mucine salivari svolgono un ruolo attivo
nella lotta contro la carie
Cambridge, Mass, USA: La carie dentale, una delle malattie
orali più comuni in tutto il mondo, è prevalentemente causata dal batterio Streptococcus mutans. Secondo uno studio
pubblicato di recente, le mucine salivari, i principali componenti gelificanti del muco, potrebbero giocare un ruolo
importante nell’inibizione dei germi patogeni orali come
lo Streptococcus mutans e nella prevenzione delle cavità
cariose.
Lo Streptococcus mutans provoca la carie aderendo alla
superficie del dente, favorita dalla formazione di biofilm.
Una volta che il batterio aderisce alla superficie, produce
acidi organici che rovinano lo smalto dei denti, fino alla
formazione delle cavità cariose.
Mediante l’utilizzo di specifiche colonie di S. mutans e della microscopia a fluorescenza, i ricercatori hanno scoperto
che, sebbene le mucine salivari, MUC5B in particolare, non
abbiano alterato la crescita dello S. mutans entro le 24 ore,
la superficie di adesione e la formazione di biofilm erano
diminuiti, pur mantenendo lo S. mutans nella forma planctonica.
I ricercatori hanno quindi suggerito che i MUC5B potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione e nella
diagnosi della carie dentale.
Lo studio, dal titolo “Superfici protette da mucine salivari
nei confronti della colonizzazione di batteri cariogeni”, è
stato pubblicato online il 24 ottobre sulla rivista Applied
Environmental Microbiology prima della stampa. È stato
condotto da ricercatori della Harvard University e del Massachusetts Institute of Technology.
Dental Tribune International
Teknoscienza 15
Dental Tribune Italian Edition - Gennaio 2015
Emocomponenti ad uso non trasfusionale:
stato dell’arte e applicazioni multidisciplinari
Intervista a Gilberto Sammartino
In occasione delle due giornate di Cremona, Dental Tribune ha posto alcune domande al presidente dell’ANTHEC,
Accademia internazionale degli emocomponenti ad uso non trasfusionale (Academy of Non Transfusional Hemo-Components; www.anthec.org).
Il 21 e 22 novembre si è tenuto a
Cremona, nella storica cornice
del Palazzo Trecchi, il Congresso
internazionale dell’ANTHEC.
Il titolo delle due giornate,
“Emocomponenti ad uso non
trasfusionale: stato dell’arte e
applicazioni multidisciplinari”,
lascia intendere che questo
tema non coinvolge una sola
categoria di professionisti,
in particolare quella degli
odontoiatri.
al Congresso vi sono altri
appuntamenti di rilievo?
Le adesioni sono progressivamente crescenti. Non dobbiamo però
dimenticare che ci riferiamo a un
pubblico ancora di nicchia. Tuttavia, l’interesse appare crescente e
con una forte spinta, anche di tipo
commerciale. Il nostro compito
sarà quello di ottimizzare tali spinte commerciali, rimanendo al di sopra delle parti e non consentendo di
mischiare il sacro al profano.
Certamente. L’ambizione dell’ANTHEC è proprio quella di rappresentare un punto di riferimento
scientifico e associativo per tutti
gli utilizzatori degli emoconcentrati piastrinici, non solo per quanto
concerne le diverse branche della
Medicina, ma anche per quanto
riguarda altre figure professionali
interessate, in ambito veterinario,
ingegneristico e regolamentarelegislativo.
L’utilizzo degli
emocomponenti è una realtà
terapeutica ufficialmente
accettata dalla comunità
scientifica internazionale?
Dopo il primo input di Robert Marx
alla fine degli anni ’90, vi è stata
una grande fioritura di ricerche di
base e di clinica applicata, con una
corposa produzione scientifica internazionale che ne ha validato le
indicazioni e i metodi di preparazione e di utilizzo.
Il loro impiego ad uso non
trasfusionale è accessibile
liberamente a tutti i
professionisti o esiste una
regolamentazione?
Va fatta, a questo punto, una distinzione. Per quanto concerne
l’area veterinaria, sicuramente è
accessibile a tutti gli operatori interessati. Per quanto riguarda, invece,
le figure mediche e odontoiatriche,
rappresenta tutt’oggi una vexata
quaestio, che coinvolge aspetti deontologici e legislativi. In attesa di
una legge ad hoc, che è alla firma
ministeriale e che dovrebbe consentire un iter formativo per un libero
utilizzo regolamentato, oggi è possibile usufruirne grazie a specifiche
convenzioni fatte a livello regionale
o, talvolta, approfittando di una vacatio legis.
Di fronte a una normativa
così complessa come quella
che regolamenta l’utilizzo
del sangue o delle sue
componenti, l’ANTHEC
ha assunto una posizione
ufficiale?
Sì, ovviamente, grazie a un Position
Mettiamola a confronto: come
si pone la realtà italiana (che
si definisce “internazionale”)
nei confronti di altre realtà
analoghe? Come si deve
intendere l’internazionalità?
È un auspicio tuttora under construction. La sua definitiva concretizzazione avverrà nel Congresso
internazionale di Napoli del 16 e
17 ottobre 2015, al termine del mio
biennio di presidenza, dove, con-
Act che può essere consultato sul nostro sito. Una posizione che tende,
sia pur nel rispetto delle regole, a
consentire un utilizzo responsabile
e consapevole del presidio biologico.
CO R S I | D I S C U S S I O N I | B LO G | G U I DA
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Esiste attualmente una sola
metodica di preparazione?
No, esiste una galassia di metodiche, con approcci differenti e parzialmente standardizzata dalla
letteratura internazionale, con tentativi importanti di classificazione,
ma anche disagreement rispetto
alle diverse indicazioni e ai riscontri clinici.
Quali sono i possibili sviluppi
e le possibili applicazioni
terapeutiche degli
emocomponenti ottenuti con
queste metodiche?
Beh, direi infinite, quantomeno
nelle intenzioni. Sicuramente, sia
nell’ambito del discorso rigenerativo globalmente inteso in odontoiatria e in medicina sia in veterinaria:
in una parola nell’ambito del discorso del “tissue engineering”.
E ora una parola sull’ANTHEC.
Quali ideali, quale lo sviluppo
dell’idea e dell’Accademia?
Potrei racchiuderli in una sola parola: super partes. Il nostro intento
è essere punto di riferimento per
tutti gli utilizzatori, partecipando
alla formazione e al regolamento,
validando (o non) le metodiche e
proponendo parametri certificativi
delle stesse.
Come vanno le adesioni? Oltre
fortati dalla presenza di Robert
Marx, avremo relatori provenienti
da tutto il mondo con una multidisciplinarità ai massimi livelli.
Altro obiettivo importante, che
già stiamo perseguendo, grazie
alla joint venture con altre società scientifiche, quali la SENAME
(South Europe, North Africa, Middle
East) Implantology and Modern
Dentistry Association, è svolgere un
importante sharing formativo nei
Paesi del Mediterraneo e del Medio
Oriente.
CORSI
CORSI ONLINE
ONLINE
EVENTS
Estetica
WEBINAR REGISTRATO
CORSO GRATUITO
CORSO SPONSORIZZATO DA
Sbiancamento dentale
applicato alla moderna
odontoiatria
Dott. E. Cogo, Dott. P. Sibilla, Dott. R. Turrini
Lo sbiancamento dentale è uno strumento clinico a disposizione
degli odontoiatri da diverso tempo.
L’obiettivo di questo corso è appunto quello di evidenziare le discromie
risolvibili mediante lo sbiancamento, chiarire le tecniche operative e le
procedure necessarie alla realizzazione di un trattamento sbiancante
corretto, sia che riguardi denti discromici vitali o devitalizzati, e
distinguendo inoltre le tecniche domiciliari da quelle ambulatoriali.
In particolare verrà illustrata una nuova tecnica di realizzazione delle
mascherine ideata e pubblicata dagli Autori, mediante la quale attraverso
semplici passaggi di preparazione del modello in gesso potranno essere
stampate mascherine da sbiancamento perfette, con notevole confort
da parte del paziente e soprattutto un considerevole miglioramento del
risultato estetico finale.
www.dtstudyclub.it