Area Cimini - APT Viterbo

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Area Cimini
R E A L I Z Z AT O D A
Tuscia Terra degli
Etruschi
Gli Etruschi e i Monti Cimini
L’Etruria, antica regione
dell’Italia centrale, si estendeva in parte nei territori del
Lazio settentrionale, oggi
corrispondenti alla provincia di Viterbo; queste zone
intorno all’VIII secolo a. C.
videro fiorire una delle più
importanti civiltà storiche: la
civiltà etrusca. Intorno al IX
secolo a. C., le popolazioni cominciarono ad
abbandonare gli altopiani su cui si erano precedentemente stanziate (proto-villanoviano XIII-X
secolo a. C.) per spostarsi su pianori e colline
dove nacquero i principali centri etruschi. I primi
insediamenti furono gruppi di villaggi ravvicinati
con abitazioni realizzate in legno e argilla; le
capanne di forma ellittica, circolare, rettangolare o quadrata erano distanziate le une dalle
altre per lasciar spazio alla coltivazione del
terreno. In seguito alla bonifica del territorio
iniziarono pratiche diverse di coltivazione; i cereali ebbero un ruolo particolarmente rilevante.
Sutri, Mitreo- prezioso esempio di stratificazione culturale:
originariamente tomba etrusca, poi tempio pagano dedicato al
dio Mitra, fu utilizzato anche come chiesa cristiana dedicata a
S. Michele Arcangelo e alla Madonna del Parto.
Da segnalare la viticoltura: proprio agli Etruschi
si devono i primi studi sulla coltivazione della
vite, gli innesti e la disposizione degli impianti;
inoltre il clima favorevole della regione permise
di praticare l’olivocultura. Il popolo etrusco è legato all’estrazione e lavorazione di metalli; fu il
maggior produttore di manufatti in ferro del Mediterraneo, esportati soprattutto via mare dalle
città di Cerveteri, Vulci e Tarquinia. Nella cultura
etrusca il culto dei morti assunse un ruolo centrale. Le sepolture delle famiglie aristocratiche
riproducevano la struttura delle loro abitazioni
e custodivano vasellame, suppellettili, armi, gioielli. In alcune tombe, come quelle di Tarquinia,
le pareti affrescate con scene di vita quotidiana, come banchetti, danze e battute di caccia
permettono di ricostruire usi e costumi di questa
straordinaria civiltà. Insediamenti etruschi sono
sparsi un po’ ovunque nel Viterbese.
Gli Etruschi hanno segnato anche storia ed identità dei Comuni Cimini. Nei dintorni di Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Ronciglione, Vallerano, Vitorchiano sono venuti alla
luce testimonianze (per lo più tombe) che certificano l’origine etrusca delle cittadine. L’area
archeologica della Selva di Malano, presso Soriano nel Cimino, ne costituisce un’ulteriore conferma; così come riveste particolare interesse
culturale il Parco Urbano dell’Antichissima Città
di Sutri: tra i numerosi beni, singolare è il Mitreo, ambiente utilizzato nel corso dei secoli con
diverse funzioni. Presso Vetralla, l’area di Grotta
Porcina ospita un insediamento etrusco risalente
al VI secolo a. C., ma il centro più importante è
Norchia, una delle principali necropoli rupestri.
Non va tralasciata la presenza sul territorio dei
Falisci, che si insediarono per lo più nei dintorni
di Vignanello (IX -VIII sec. a.C.).
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Monti Cimini
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Monti Cimini, insieme di rilievi di
origine vulcanica appartenenti
all’Antiappennino Laziale, si estendono sul tratto meridionale della
provincia di Viterbo. Quest’area,
considerata una delle zone paesaggistiche più belle e incontaminate della regione, è delimitata a nord
dai Colli Volsini, a sud dal territorio
romano, ad ovest dalla Maremma
e ad est dalla Valle del Tevere. Sul comprensorio sorgono i Comuni di Canepina, Capranica,
Caprarola, Carbognano, Ronciglione, Soriano
nel Cimino, Sutri, Vallerano, Vetralla, Vignanello, Vitorchiano. I Cimini rappresentano quanto
rimane della corona perimetrale di due sistemi
vulcanici: uno più antico, il Monte Cimino (alto
1.053 m) e uno più recente, il Vulcano Vicano, con il Monte Fogliano, il Poggio Nibbio e
il Monte Venere, la cui caldera ospita oggi il
Lago di Vico. Lo specchio d’acqua ha una superficie di 12 kmq, un perimetro di 18 km, una
profondità di 50 m ed è situato a 510 s. l. m.
Il paesaggio è vario: si alternano zone paludose, prati, coltivazioni, boschi. Il panorama muta
a seconda delle stagioni, assumendo di volta
in volta colori diversi. Per tutelare il ricco patrimonio ambientale, nel 1982 è stata istituita la
Riserva Naturale del Lago di Vico (appartiene al
sistema dei Parchi e delle Riserve Naturali della
Regione Lazio), che si estende per 3.240 ettari.
Le aree paludose della Riserva costituiscono i
luoghi ideali per la sosta, lo svernamento e la
nidificazione di una grande varietà di uccelli.
Tra canneti e prati acquitrinosi vi sono numerose
specie di anatre e vi nidificano il germano reale
e lo svasso maggiore (simbolo della Riserva);
ovunque si vedono folaghe e galline d’acqua.
La fauna del lago è costituita da numerose specie di pesci, tra cui: luccio, coregone, tinca,
persico reale, anguilla. Il territorio è ricoperto
per lo più da aree boschive. Sulle pendici del
Monte Cimino è presente una folta foresta di
faggio con esemplari centenari. La stessa specie, scendendo di quota, assieme a castagni,
carpini neri e bianchi, cerri, ricopre gli altri
rilievi. A quote meno elevate cresce il querceto. I versanti esposti a meridione, più assolati,
consentono una vegetazione termofila, caratterizzata da erica e ginestra; vi crescono inoltre
Lago di Vico
Veduta dal bosco
grandi lecci. Questi ambienti offrono rifugio a
numerose specie di volatili e mammiferi: la poiana, lo sparviero, il falco pellegrino, il picchio
rosso maggiore e minore ed il picchio verde; la
martora, la volpe, il gatto selvatico, il cinghiale,
il tasso, l’istrice e roditori quali ghiri, topi selvatici, moscardini. L’economia locale è basata
soprattutto sull’agricoltura. La fertilità del suolo
e le favorevoli condizioni climatiche permettono
la coltivazione di nocciole, particolarmente apprezzate per l’industria dolciaria. Tra le primizie
locali la castagna, dalla forma tondeggiante o
ellittica, di colore marrone uniforme e dal sapore dolciastro. Da segnalare la produzione di
olio e di vino. Dai boschi si ricava legname. Riveste notevole importanza anche l’attività estrattiva del peperino.
I numerosi beni di interesse storico artistico fanno dei Cimini una terra ricca di cultura. La zona
fu abitata da epoche remote, ad attestarlo è il
ritrovamento di reperti neolitici in una piccola
grotta nei pressi del Monte Venere. Sulle alture
cimine si è riscontrata inoltre la presenza di insediamenti a partire dal bronzo medio (XV-XIV
secolo a. C.) fino al bronzo finale (sec. XII-XI a.
C.). Compaiono un po’ ovunque testimonianze etrusche e romane. Furono proprio i Romani
a realizzare la Via Cassia, importante via di
comunicazione che, attraverso Sutri e Vetralla,
univa Roma all’Etruria Settentrionale, rendendo
quest’area fulcro dei traffici e commerci dell’Impero. Nell’Alto Medioevo il territorio subì saccheggi e devastazioni da parte dei barbari.
Con la donazione di Sutri, nel 728 d. C. il re
longobardo Liutprando cedette al pontefice Gregorio II le terre del comprensorio, che andarono
a costituire il nucleo del Patrimonio di S. Pietro.
Nel corso dei secoli la Via Francigena, fece dei
Cimini un’importante zona di transito, soprattutto
negli anni giubilari, quando veniva ripetutamente
percorsa da pellegrini diretti a Roma. Tra Medioevo e Rinascimento l’Area fu soggetta a numerose lotte per il controllo territoriale, che videro
alternarsi al potere prestigiose famiglie, tra cui: Di
Vico, Anguillara, Orsini, Farnese, Borgia. Durante il dominio farnesiano fu potenziata la Via Cimina a scapito della Cassia, spostando il centro
dei commerci territoriali da Sutri a Caprarola; i
Farnese furono promotori di una rinascita artisticoculturale, affidando a celebri artisti la realizzazione di splendidi palazzi ed opere pubbliche,
vanto e prestigio della Tuscia. Il territorio passò
più volte sotto il controllo della Santa Sede, a
cui seguì il periodo d’occupazione francese, fino
all’annessione al Regno d’Italia.
Eventi e manifestazioni arricchiscono l’offerta
turistico culturale dei Comuni Cimini: tradizioni
antropologiche e popolari, concerti, festività patronali, sagre e degustazioni di prodotti tipici si
susseguono per tutto l’arco dell’anno.
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La Via Francigena
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La via Francigena o Romea, antico itinerario
religioso, attraversa la
Tuscia dai confini toscani fino alla provincia di
Roma. Un tratto significativo è quello che interessa i Comuni dell’area
cimina: Vetralla, Capranica, Sutri, Caprarola,
Ronciglione, costituiscono tappe fondamentali del percorso laziale.
La storia della Francigena risale all’Alto
Medioevo, quando intorno al VI sec. i
Longobardi si stanziarono in Italia; la ne-
cessità di spostarsi dal nord al sud della
Penisola contribuì al potenziamento delle
antiche vie di comunicazione realizzate
dai Romani, quali Via Emilia e Via Cassia.
Tuttavia fu sotto i Franchi, i quali si recavano dalla Francia a Roma, che l’itinerario
acquisì una vera e propria identità, appropriandosi dell’appellativo “Francigena”.
Preziosa testimonianza, per ricostruire il
percorso della Romea, è la redazione di
un diario da parte del vescovo Sigerico
(X secolo), il quale, a seguito di un pellegrinaggio da lui compiuto da Canterbury
a Roma, descrisse le tappe principali del
viaggio. La Francigena tuttavia non era
Sentiero da Ronciglione a Nepi
un’unica strada ma un ampio sistema viario, costituito da diversi sentieri e ramificazioni. Il tratto dal nord Europa a Roma si
sviluppa su un itinerario di 1.600 km, che
parte da Canterbury e arriva a Dover, attraversa la Manica e da Calais, passando
per Reims, Besançon e Losanna arriva alle
Alpi, varcando il Gran S. Bernardo. Dalla
Val d’Aosta raggiunge Ivrea, Vercelli, Pavia e percorre le province di Piacenza e
Parma. Da Pontremoli prosegue per Lucca,
Altopascio, S. Gimignano, Colle Val d’Elsa, Poggibonsi, Siena, Viterbo e Roma.
Nel Medio Evo, le tre principali mete del
pellegrinaggio erano Roma, capitale della
Cristianità (per recare visita alla tomba di
S. Pietro), Santiago di Compostela e la
Terra Santa. L’Italia dunque era percorsa
Sentiero da Ronciglione a Nepi
di continuo da pellegrini provenienti da
ogni parte d’Europa, i quali spesso, raggiunta la capitale, proseguivano il viaggio
fino a Brindisi, dove si imbarcavano per
raggiungere Gerusalemme ed il Santo Sepolcro. La Francigena era sicuramente più
frequentata in occasione degli anni giubilari. Cronache viterbesi narrano di flussi
continui di viandanti, lungo le strade della
Tuscia.
Il tema del pellegrinaggio va esaminato alla luce della religiosità medievale:
all’epoca la vita era concepita come un
cammino, un percorso in cui doversi purificare, per prepararsi all’incontro con
Dio dopo la morte; proprio con la finalità
della purificazione era intrapreso il viaggio verso i luoghi santi dai pellegrini della
Francigena.
In tale contesto, la provincia di Viterbo,
in posizione strategica sulla Via Cassia,
a pochissimi chilometri da Roma, acquisì
un ruolo fondamentale nella storia della
spiritualità. Sul territorio cominciarono a
sorgere, un po’ ovunque, monasteri, chiese ed ostelli volti ad offrire ospitalità ed
assistenza ai pellegrini.
La Francigena, lungo il tratto cimino, seguiva due itinerari: uno ad est, l’altro ad
ovest del lago di Vico. Il territorio della
Riserva Naturale è attraversato dalla
“variante Cimina” della romea, che da
Viterbo saliva verso la caldera del lago,
scendeva in direzione del Monte Venere
e proseguiva per Ronciglione. La “variante
di montagna” costituiva un’alternativa al
tragitto compiuto da Sigerico lungo la “via
di valle”, che collegava Viterbo a Vetralla
fino alla chiesetta di Santa Maria in Forcassi, attraversava Capranica e proseguiva per Sutri.
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Saluti
Testoriemp
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La ricchezza di
beni
ambientali,
paesaggistici, archeologici e architettonici fa della Tuscia una provincia
dalle forti potenzialità culturali e turistiche. Il territorio viterbese è infatti ricco
di una storia che,
dagli Etruschi fino al potere temporale della
Santa Sede, ne ha segnato profondamente la
tradizione culturale e sociale. Non è esagerato affermare quindi che ogni piccolo centimetro di questa provincia sia contraddistinto
da peculiarità storiche, ambientali e culturali
che rendono unica la nostra terra. I Monti Cimini costituiscono una forte attrazione turistica
territoriale. Splendidi scorci del Lago di Vico,
siti etruschi e romani, Via Francigena, borghi
medioevali e rinascimentali, che hanno visto
l’affermarsi di nobili famiglie come i Farnese,
prodotti territoriali quali: castagne, nocciole e
vino, tradizioni antropologiche e culinarie fanno dei Cimini un’area da tutelare, promuovere
e valorizzare, per incrementare il già significativo numero di turisti, che annualmente visita
il comprensorio. Natura, arte, prodotti della
terra, gastronomia, dunque le peculiarità su
cui puntare per rispondere ad una domanda
sempre più vasta, con l’obiettivo di garantire
un turismo di qualità. Questa guida, realizzata
dall’Apt di Viterbo, rappresenta un valore aggiunto per la promozione del territorio, perché
offre un’informazione capillare, approfondita
e accurata del territorio dei Monti Cimini. Una
risorsa in più che renderà ancora più piacevole il soggiorno nella Tuscia di chi sceglierà la
nostra terra come meta del proprio viaggio.
Dopo il successo della Guida
all’Ospitalità delle
edizioni 2007 e
2008, la promozione della Tuscia si arricchisce di un’opera monografica che
va ad integrare ed
approfondire, nelle
informazioni e nei
contenuti, le aree che compongono la provincia di Viterbo. Nella Guida all’Ospitalità, il
territorio è stato volutamente diviso per aree,
omogenee per storia e tradizioni; ognuna è
stata identificata per praticità di consultazione
e quindi individuata, con un colore ad hoc. In
questa sezione monografica, l’abbinamento
cromatico è rimasto invariato, al fine di creare
un continuum grafico che è poi anche un continuum concettuale e territoriale. Puntare il focus e
quindi lo zoom del turista su un’area in particolare consente una promozione più mirata e informazioni più specifiche e quindi più esaustive
ai visitatori. Una sorta di viaggio più da vicino
fra le bellezze della Tuscia data da questa serie
di monografie che, per i turisti così come per i
viterbesi più appassionati, può diventare una
raccolta di pregio. Il paesaggio boschivo, che
si affaccia sulle rive del Lago di Vico, con la
sua pluralità di colori che mutano col susseguirsi
delle stagioni, offre ai visitatori uno spettacolo
unico in ogni momento dell’anno; borghi ricchi
di storia e tradizioni enogastronomiche e culturali costituiscono la meta più indicata per un
turismo eterogeneo. Queste monografie si propongono di rappresentare ogni area con le sue
specificità, con un’immagine ben precisa che
rientra nell’immagine collettiva della Tuscia ma
che non soffoca, anzi valorizza ognuna. Siamo
certi di fornire ai tanti visitatori un valido strumento di supporto informativo, facile da consultare e piacevole da leggere, un compagno di
viaggio silenzioso ma esaustivo da conservare
come il ricordo di questa splendida terra.
Marcello Meroi
Direttore APT di Viterbo
Presidente della Provincia di Viterbo Commissario Straordinario APT
Marco Faregna
Per informazioni
Azienda di Promozione Turistica
Palazzo Doria Pamphilj, Piazza dell’Oratorio, 2
01030 San Martino al Cimino- Viterbo
Tel. 0761.291000 - Fax 0761.379233
www.aptviterbo.it
iat
Via Romiti (stazione ferroviaria di Porta Romana)
Tel 0761.291000.
BeC srl - www.bec.it
Strada Teverina Km 3.600 - 01100 Viterbo
Tel 0761.3931 Fax 0761.393.222
[email protected]
Tuscia Terra Degli Etruschi,
Gli Etruschi e i Monti Cimini Monti Cimini Via Francigena Saluti Cartina Geografica 1
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COMUNi DEI MONTI CIMINI
Canepina Capranica
Caprarola Carbognano Ronciglione Soriano Sutri Vallerano Vetralla Vignanello Vitorchiano 10
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16
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27
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Coordinamento Editoriale: Diana Carbonetti
Testi a cura di: Valentina Berneschi
Progetto grafico e impaginazione: bec srl - DIVISIONE GRAFICA
Stampa: UNIVERSO EDITORIALE
Immagini: ARCHIVI FOTOGRAFICI COMUNI AREA cimini - BeC ARCHIVIO FOTOGRAFICO- alberto scala, bruno pastorelli, Claudia
ruspoli, fabio ceccarini, francesco galli, maurizio pinna Stefano ioncoli,vincenzo pacelli
Si Ringraziano i Comuni dei Monti Cimini per le documentazioni fornite Distribuzione Gratuita Stampato Marzo 2011
Indice
Indice
Presentazione
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Canepina
Canepina
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Sorge sul versante orientale dei Monti Cimini,
ad un’altitudine di 520 m s.l.m. Il paesaggio
è caratterizzato da castagneti e noccioleti,
tanto che Canepina deve fama e prestigio
proprio alla produzione di castagne: è il Comune con la maggiore estensione di superficie coltivata a castagno dell’intera Tuscia.
Nel Medioevo il territorio si distinse per la
coltivazione della canapa, da cui la cittadina acquisì l’appellativo di Canapina (terreno
adibito a questo tipo di attività).
CENNI STORICI
Le origini di Canepina risalgono al secolo XI,
ma reperti rinvenuti sul territorio attestano che
l’area fu popolata fin dai tempi degli Etruschi.
Con il consenso del pontefice Leone IX i Di
Vico fecero costruire un castello a presidio
della piana del Tevere, che nel 1154 venne
acquistato da Adriano IV, entrando così a far
parte dei possedimenti del Patrimonio di S.
Pietro. Nel 1170 il castello passò ai viterbesi
e nel 1332 ceduto alla Santa Sede. Segnato
dalla duplice dipendenza dallo Stato Pontificio e da Viterbo, il borgo confluì nel Ducato
di Castro, seguendone le disastrose vicende
fino alla sua disgregazione ed il conseguente
ritorno dei territori sotto la giurisdizione pontificia.
DA VISITARE
CASTELLO ANGUILLARA
Fatto costruire intorno alla metà del secolo XI
dalla famiglia Di Vico per presidiare la piana
del Tevere da attacchi nemici, fu sottoposto
a vari domini tra cui quello degli Anguillara,
i quali lo frazionarono; una parte fu ceduta
alla famiglia Rem – Picci come vitalizio e,
agli inizi del XX secolo, la torre d’oriente fu
donata al Comune. Dal pulpito sul piazzale
d’ingresso del castello, secondo la tradizione, predicò S. Bernardino da Siena.
Museo delle tradizioni popolari
CHIESE
La Chiesa Collegiata nel 1492 fu restaurata,
da Antonio Cordini da Sangallo detto il giovane, sullo stile della Basilica di Santa Maria
della Quercia di Viterbo, in memoria di un
evento prodigioso accaduto nel 1488, che,
secondo la tradizione, vide protagonista un
sacerdote canepinese, ridotto in fin di vita e
salvato dalla Vergine Maria. Presso la chiesa
è custodita la statua di Santa Corona, trasportata in processione nel mese di maggio.
In piazza 1 Maggio è possibile ammirare
chiesa collegiata
l’effige dedicata alla Santa.
La Chiesa di Santa Corona è situata sul monte vicino al paese. È l’edificio di culto più antico di Canepina: la sua esistenza è attestata
già alla fine del XIII secolo.
La Chiesa della Madonna delle Grazie risale
alla fine del XVII secolo. Presenta una struttura
a pianta quadrata ed è sormontata da una
cupola con sovrapposto un cilindro, caratteristiche architettoniche assai rare.
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo si trova di
fronte al Palazzo Comunale, probabilmente
di committenza farnesiana.
La Chiesa di S. Giuseppe fu edificata nel
1525 per volere di Gentile Billacqua di Fermo, commissario di Canepina. Nel 1726
venne realizzata la cappella dedicata alla
S.S. Vergine, eseguita in peperino e ornata
da colonne e stucchi.
La Chiesa di S. Sebastiano si trova fuori le
mura di Canepina. La sua esistenza è attestata già dal XVI secolo.
CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLARI
Si erge là dove sorgeva la chiesetta di Santa
Maria del Fossatello (XV secolo). Nel 1573
fu affidata ai frati Carmelitani, i quali promossero la costruzione del convento adiacente
e Fra Angelo Menicucci, priore dal 1593,
trasformò la chiesa, demolendo il muro laterale sinistro per allungarla e terminare l’intero complesso religioso. Recenti restauri del
chiostro del convento hanno riportato alla
luce antichi affreschi che lo adornavano. Le
pitture, nascoste per secoli sotto la scialbatura, furono eseguite tra XVII e XVIII secolo. Del
vecchio convento, un’ala è riservata ad ospitare le suore del Preziosissimo Sangue, l’altra
è sede del Museo Delle Tradizioni Popolari.
Il museo, a carattere antropologico, mira a
sviluppare la conoscenza delle attività e dei
processi storico-culturali che hanno contraddistinto la comunità canepinese nel corso dei
secoli. Vi sono numerosi riferimenti al territorio
Canepina
PALAZZETTO FARNESE
Attualmente sede comunale, fu fatto costruire
da Alessandro Farnese per il figlio Pierluigi,
come sede di amministrazione dei beni. Si
contraddistingue per la solida struttura e le
scarse decorazioni.
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e alle sue peculiarità socio-economiche fondate sullo sviluppo dell’agricoltura e dell’artigianato. I manufatti e gli strumenti esposti
(aratri, zappe, falci, telai) testimoniano il
lavoro di uomini, donne, bambini, anziani
delle generazioni passate. Il museo, oltre ad
ospitare un interessante allestimento, svolge
la funzione di centro didattico, all’interno del
quale si tengono incontri culturali, convegni
e concerti.
Canepina
Testoriemp
Si ringrazia il Direttore del Museo delle Tradizioni Popolari Prof. Quirino Galli.
I FONTANILI Sorgente Fontanella e Fontana di Via Umberto I sono le antiche fonti di Canepina, a
pochi chilometri dal centro sorge Fontanile
Cavonelli.
all’uovo servita con un classico ragù condito
con pecorino; i Ceciliani: ottenuti dall’impasto di farina, acqua e sale.
Per Informazioni:
Comune di Canepina:
www.comune.canepina.vt.it
Tel. 0761.750990.
Museo delle tradizioni popolari
Tel. 0761.327677.
Foto gentilmente concesse da:
Alberto Scala - Bruno Pastorelli - Francesco Galli.
canepina per date
SANT’ANTONIO
17 GENNAIO
PRODUZIONI TIPICHE
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La notte tra il 16 e il 17 gennaio si tiene il tradizionale fuoco di Sant’Antonio in piazza. Per celebrare
la ricorrenza, una piccola statua del Santo, ospitata in casa da una famiglia del paese per un intero
anno, viene trasportata per le vie di Canepina.
Per effettuare il percorso è utilizzato un furgone
addobbato, seguito da uomini e donne a cavallo.
SANTA CORONA
Il castagno ed i suoi frutti rappresentano il
fulcro dell’economia canepinese. Il Marrone
dei Monti Cimini è considerato uno dei migliori d’Italia: la polpa dolce e di ottima qualità mostra una buona resistenza ai processi
industriali. Già dal Medioevo, dal legno del
castagno si ricavavano le botti tipiche della
produzione artigianale canepinese. L’arte del
bottaio, della canestraia e del sediaio sono
andati progressivamente estinguendosi.
Da segnalare le specialità culinarie canepinesi, quali: il Fieno di Canepina, pasta
festa della castagna
14 MAGGIO
é la festa della patrona di Canepina. Attorno ai
festeggiamenti in suo onore ruota un comitato
direttivo in cui, a turno, ogni famiglia devota ha
un esponente detto “Santocoronao”. Si celebra la
cerimonia religiosa nella Chiesa Collegiata. Tra le
attività vengono proposte manifestazioni di beneficenza e convegni sul tema della castagna.
GIORNATE DELLA CASTAGNA
OTTOBRE
Alla castagna, prodotto tipico per eccellenza,
Canepina dedica i festeggiamenti che si svolgono
annualmente le ultime settimane di Ottobre.
Sono proposti per l’occasione: convegni, musica,
rappresentazioni e giochi folkloristici. Alla tradizionale apertura delle cantine, in cui si possono
assaporare prodotti locali, segue la distribuzione
di caldarroste.
canepina, scorcio
Capranica
Capranica
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capranica, fonte di san rocco
Sorge su una rocca tufacea che domina la
Cassia, lungo il tracciato della Via Francigena. Poco distante dalla cittadina si innalza il
Monte Fogliano con i suoi boschi di cerro,
faggio, castagno.
CENNI STORICI
I primi insediamenti risalgono alla civiltà etrusca. I Romani vi stanziarono un presidio militare e fondarono più a nord l’abitato di Vico
Matrino. Con le invasioni barbariche, le abitazioni dell’antico centro, diroccate e abbandonate, divennero rifugio per i pastori, che
vi si stabilirono con i loro greggi di capre,
vicenda da cui prese il nome Capranica.
Nel X secolo l’imperatore Ottone III concesse
la cittadina al monastero dei Santi Alessio e
Bonifacio sull’Aventino. Costituì un importan-
te presidio della Santa Sede, fu feudo degli
Anguillara, poi dei Di Vico e di nuovo degli
Anguillara, i quali nel 1337 ospitarono nel
loro castello il poeta Francesco Petrarca. Nel
XVI secolo, con la cacciata della nobile famiglia, la popolazione fece atto di dedizione
al Papa, il cui potere fu rappresentato da
governatori cardinali, l’ultimo dei quali fu il
cardinale Alderano Cybo. Conquistata dalle
truppe francesi, si adeguò alla nuova gestione amministrativa. Il 17 settembre 1870 vi
entrarono le milizie del Re d’Italia.
DA VISITARE
Sul territorio comunale sono presenti tracce di
antichi insediamenti etruschi e romani, come
in località Pian del Pozzo. Nelle vicinanze
della frazione di Vico Matrino sorgono le Tor-
Capranica
ri di Orlando, resti di una abbazia medievale
e due monumenti funerari di epoca repubblicana.
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CHIESE
Il Santuario della Madonna del Piano venne
edificato nel Cinquecento su disegno del
Vignola e ricostruito nel secolo successivo.
Presenta un soffitto ligneo dipinto. Sull’altare
maggiore, la Madonna con Bambino del pittore senese Andrea Vanni. Nelle pareti laterali
affreschi degli Zuccari riportano episodi della
Vita della Vergine. La Chiesa della Madonna di Cerreto edificio tardo barocco, è stata
realizzata nel XVIII secolo su progetto dell’architetto Antonio Spinedi. La Chiesa di S. Francesco, eretta nel XII secolo, ristrutturata e ampliata tra XIII e XIV secolo, di stile romanico, è
stata restaurata da Antonio Munoz nel 1927;
conserva il sepolcro marmoreo di Francesco
e Nicola Anguillara e affreschi rinascimentali.
La Collegiata di S. Giovanni, ricostruita su un
preesistente edificio romanico, di cui conserva
il campanile, custodisce un prezioso Crocifisso
ligneo, una pala d’altare di Andrea Pozzi, un
tabernacolo del Quattrocento, il dipinto con la
Madonna Auxilium Christianorum e un organo ottocentesco. La Chiesa di Santa Maria,
costruita in luogo di una più antica, di cui rimane un frammento di affresco quattrocentesco con la Vergine, è stata realizzata in stile
neoclassico su progetto dell’architetto Virginio
Vespignani nel XIX secolo. Contraddistinguono
la facciata il portico con colonne in mattoni e il
campanile con orologio sormontato da cuspide ottagonale. L’interno, diviso in tre navate,
custodisce la tavola con il Salvatore Benedicente (XII secolo) e il trittico con S. Terenziano,
S. Rocco e S. Sebastiano. Nelle cappelle laterali si trovano la statua della Madonna delle
Grazie e il busto argenteo di S. Terenziano.
S. Pietro Apostolo (sec. XI-XII), la più antica del
paese, è caratterizzata da un’abside romanica e da un campanile a vela. La Chiesa rurale
della Madonna delle Grazie (sec. XIV-XV) nel
mese di maggio accoglie la celebrazione della festività più sentita dalla comunità cittadina.
All’interno: un tabernacolo posto sulla parete
di fondo della cappella con l’immagine della
Madonna con Bambino dipinta su tegola; affreschi con la Vergine, Sant’Antonio Abate e S.
Giuliano e con l’Ultima Cena; una pala d’altare con la Madonna con Bambino e Santi.
S. Terenziano al Monte (sec. XIII-XIV), dedicata al patrono del paese, ha subito nei secoli
diversi rifacimenti. L’interno è arricchito da un
ciclo di affreschi sulla Vita del Santo, realizzato dal pittore Vincenzo Manenti nel XVII sec.
PONTE DELL’OROLOGIO E CASTELLO
DEGLI ANGUILLARA
Fu il cardinale Antonio Barberini, governatore
dal 1633 al 1644, a far ristrutturare e abbellire, con l’orologio, i pinnacoli e la corona
di ferro, la torre centrale che controllava l’ingresso e il ponte levatoio. Il lato destro della
costruzione è ornato da merli ghibellini. A sinistra del ponte, dove si ergevano le antiche
torri, sono state costruite una serie di case.
All’estremo lato sinistro si possono ammirare
i resti di un torrione circolare fatto abbattere
nel 1484 da papa Sisto IV.
MONUMENTI E PALAZZI DI INTERESSE
STORICO-ARTISTICO
Da menzionare la Porta di Sant’Antonio
risalente al XVII secolo e, lungo il Corso F.
TORRE DELL’OROLOGIO
MUSEO DELLE CONFRATERNITE
È allestito all’interno della chiesa dedicata
a S. Rocco (XV secolo), protettore dei malati
di peste, a cui è intitolata anche una fonte
nei pressi dell’edificio. Il museo ha la finalità
di raccogliere e tramandare le memorie e le
tradizioni delle Confraternite di Capranica.
Percorso a carattere storico –antropologico,
è supportato da vetrine e pannelli che custodiscono ed illustrano oggetti d’arte sacra.
di nocciole e miele.
Per Informazioni:
Comune di Capranica:
www.comune.capranica.vt.it
Tel. 0761.66791
fax 0761.6679232.
Museo delle confraternite
Tel. 0761.6679202
e-mail: [email protected]
Foto gentilmente concesse da: Fabio Ceccarini.
CAPRANICA PER DATE
S. ANTONIO ABATE
17 GENNAIO
PASQUA
PRODOTTI DEL TERRITORIO
Prodotto tipico per eccellenza è la nocciola,
utilizzata per la produzione dei dolci tradizionali: “panpepato”, dolce natalizio a base
di nocciole intere, miele, pepe, cioccolato
a scaglie, canditi; “tozzetti”, biscotti secchi
dolci a base di farina, zucchero e granella di
nocciole; “mostaccioli”, ottenuti dall’impasto
2° DOMENICA
DI MAGGIO
Tradizionale “focarone”, con distribuzione di bruschette, salsicce e vino. La domenica successiva
si tiene la processione religiosa con la macchina
votiva e l’immagine del Santo, seguita dalla benedizione degli animali.
Venerdì Santo tradizionale processione notturna
con il Cristo Morto.
FESTA DELLA MADONNA DELLE
GRAZIE
Processione alla chiesetta rurale, concerti in piazza, mostre della confraternita, tombola.
ESTATE A CAPRANICA
GIUGNO
AGOSTO
Festa del VII luglio: Buon Compleanno Capranica;
Notte delle notti: musica, piano bar, in vari punti
del paese; rassegna cinematografica all’aperto;
escursioni notturne presso le aree archeologiche
con bivacco e stand gastronomici; percorsi culturali nelle chiese e nel centro storico; commedie
dialettali nel centro storico; palio dei rioni con
cortei, gare di abilità a cavallo, corsa della stella,
esibizioni folcloristiche in costume medievale; Notti luminose: manifestazione musicale, teatrale,
folcloristica con concerti e rappresentazioni nelle
chiesette rurali; Sagra della Nocciola con conferenze e stand gastronomici; Sagra degli strozzapreti
(15 e 16 agosto).
S. TERENZIANO
1° DOMENICA
DI SETTEMBRE
Chiesa di S. Francesco
festa patronale; all’alba Santa Messa e Solenne
processione con le reliquie del Santo, concerti in
piazza, tombola, Mostra Artigianato. Sabato precedente: veglia al monte con funzioni religiose,
concerti della banda.
Capranica
Petrarca, il portale dell’Ospedale di S. Sebastiano (XII secolo). Tra gli edifici storici,
si segnalano: Palazzo Montenero Sansoni
(XVIII secolo); Palazzo Forlani (XVII secolo);
Palazzo Patrizi-Naro, sede della biblioteca
comunale, della scuola musicale e dell’archivio storico; Palazzo Accoramboni, sede
dell’Amministrazione Comunale, realizzato
su commissione di Paolo Giordano Orsini,
Duca di Bracciano, tra il 1571 e il 1579,
conserva dipinti del XVII secolo.
15
Testoriemp
Caprarola
Caprarola
16
caprarola
Sorge su uno sperone tufaceo sul versante meridionale dei Monti Cimini, a pochi chilometri
dal lago di Vico. Il territorio, quasi interamente
protetto dalla Riserva Naturale del Lago, ricoperto da fitte vegetazioni di boschi, castagneti e noccioleti, è la meta ideale per escursioni
all’insegna della natura e del relax.
CENNI STORICI
Nei dintorni compaiono tracce etrusche, tuttavia i primi insediamenti stabili, da cui trasse
origine Caprarola, risalgono al Medioevo.
Contesa da diverse famiglie feudatarie, vi si
alternarono gli Orsini, i Di Vico e gli Anguillara. Nel 1435 passò sotto la giurisdizione
della Santa Sede. La cittadina fu acquistata
pochi anni dopo dal conte Everso degli An-
guillara e la famiglia conservò il feudo fino al
1465. In seguito affidata in vicariato ai Riario
della Rovere, Caprarola vide la vera fioritura
nel Cinquecento con i Farnese, che vi fecero
erigere uno dei palazzi più rappresentativi
del loro casato. La committenza farnesiana
diede impulso ad uno sviluppo urbanistico del
paese: per volere di papa Paolo III si avviò la
costruzione del palazzo, la cui realizzazione
si concretizzò con il cardinale Alessandro,
nipote del pontefice. I successivi progetti di
Giacomo Barozzi da Vignola, per la trasformazione della rocca, furono finalizzati a celebrare l’ascesa politica della famiglia: il card.
Alessandro, divenuto papa nel 1534, costituì
il ducato di Castro e Ronciglione (1537),
riunendo tutti i possedimenti farnesiani della
Tuscia in feudo autonomo. L’assetto urbanisti-
co della cittadina fu pianificato in funzione
del Palazzo. Il dominio dei Farnese cessò
nel 1649, anno della distruzione di Castro
e la cittadina fu incamerata dalla Camera
Apostolica. Poiché il Duca Ranuccio Farnese
non aveva saldato i debiti contratti, nel 1660
tutti i beni del ducato di Castro e Ronciglione
passarono alla Chiesa, tranne il Palazzo ed
il contiguo giardino, che non dovevano essere né venduti né affittati. Essi (ad eccezione
delle scuderie e del cantinone, che vennero
trasferiti alla Camera Apostolica), rimasero ai
Farnese fino al 1731, per poi passare a Carlo di Borbone.
DA VISITARE
CHIESE
Santa Maria della Consolazione, eretta nel
XVI secolo su commissione dei Farnese, presenta una splendida porta lignea intagliata.
Conserva: stucchi ed affreschi del XVI-XVII secolo, l’altare maggiore disegnato dal Vignola
e un soffitto a cassettoni con scene dell’Incoronazione della Vergine e Santi.
La Chiesa di S. Michele Arcangelo (Duomo)
si erge al centro del paese.
Al suo interno è possibile ammirare una tavola con il Salvatore Benedicente (XV secolo) e
una tela del Seicento con la Vergine in Gloria
con Bambino e Santi.
palazzo farnese, scala regia
Non distante dal palazzo si trova la Chiesa
di Santa Teresa con annesso convento, costruita nel XVI secolo su disegno del Rainaldi. L’interno custodisce un dipinto attribuito a Guido
Reni con la Madonna del Carmine e Santi e
una tela del Lanfranco raffigurante S. Silvestro
e il drago.
PALAZZI E BENI DI INTERESSE CULTURALE
Le Scuderie di Palazzo Farnese rivestono particolare interesse storico-culturale.
L’imponente edificio (XVI secolo) fu costruito
alla fine del Cinquecento su disegno del Vignola, sotto la direzione degli architetti Giovanni Antonio Garzoni o Jacopo del Duca.
Attualmente vi si svolgono attività culturali.
Palazzo Riario sorge di fronte alla Chiesa di
S. Michele Arcangelo; edificato nel XIV secolo dagli Anguillara, nel Cinquecento passò
alla famiglia Riario da cui prese il nome. Il
palazzo è dotato di due torrioni quadrati e
uno circolare.
Palazzo Gherardi, ex convento delle Agostiniane, sede comunale, è contraddistinto da
una facciata ornata da stemmi e lapidi e dal
portale bugnato.
La Fontana delle Boccacce (XVI secolo), addossata ad un palazzo di piazza Pietro Cuzzoli, ad arco semicircolare, è sormontata da
un balconcino decorato con stemmi farnesiani. All’interno di nicchie, tre maschere gettano
Caprarola
Palazzo farnese, interno
17
Caprarola
acqua.
La Fontana delle tre Cannelle fu fatta costruire
nel XV secolo dai Riario della Rovere. Incassata in un arco, presenta due abbeveratoi.
18
PALAZZO FARNESE
Fu il cardinale Alessandro Farnese il Vecchio
(futuro Papa Paolo III) ad affidare ad Antonio
da Sangallo il Giovane il progetto per la realizzazione di una residenza fortificata. I lavori
ebbero inizio nel 1530, ma furono interrotti
alla morte del Sangallo. Il cantiere riprese per
volere del cardinale Alessandro il Giovane;
l’incarico fu affidato al Vignola, che trasformò la fortezza in palazzo rinascimentale.
L’edificio, di forma pentagonale, è suddiviso
all’interno in una zona estiva, a nord e una
zona invernale, a sud. Gli interrati, da cui
avevano accesso le carrozze, accoglievano
le cucine, i magazzini e gli ambienti della
servitù. Le stanze del piano superiore, detto
Piano dei Prelati, conservano preziosi affre-
Casina del piacere
schi di Taddeo e Federico Zuccari. Al piano
nobile, la cui zona estiva fu affrescata da Taddeo Zuccari e l’invernale da Jacopo Zanguidi
Raffaellino da Reggio e Giovanni de Vecchi,
si trovano la Camera dell’Aurora, camera da
letto del cardinale; la Stanza dei Fasti Farnesiani, camera delle celebrità; l’Anticamera del
Concilio, che prende il nome dall’affresco del
Concilio di Trento; la Sala di Ercole. Uno degli ambienti più prestigiosi è la Sala del Mappamondo, affrescata da Giovanni Antonio da
palazzo farnese
chiesa di santa teresa
PRODOTTI DEL TERRITORIO
L’economia locale è basata per lo più sull’agricoltura, in particolare sulla produzione di
castagne e nocciole (la provincia di Viterbo
risulta la più grande produttrice di nocciole
d’Italia), con le quali si preparano dolci tradizionali come tozzetti, amaretti, pampepati e
crema di nocciole.
settembre. Per l’occasione si tengono sfilate di
carri folcloristici, degustazioni di prodotti tipici
e distribuzione di dolci e nocciole.
Per Informazioni: Comune di Caprarola:
www.comune.caprarola.vt.it - Tel. 0761.64901.
Palazzo Farnese Tel. 0761.646052.
Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
CAPRArola PER DATE
17 GENNAIO
ULTIMA
DOMENICA
DI MAGGIO
ULTIMO
WEEK-END
DI GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
EVENTI E MANIFESTAZIONI
SAGRA DELLA NOCCIOLA
Alla nocciola, prodotto locale per eccellenza,
Caprarola dedica una sagra che si svolge
annualmente tra la fine di agosto e gli inizi di
Caprarola
Varese. Il quarto e quinto piano spettavano
agli staffieri ed ai cavalieri. Da menzionare
inoltre lo splendido cortile, di forma circolare, progettato dal Vignola, composto da due
porticati sovrapposti, con volte affrescate da
Antonio Tempesta. Appartengono al Vignola
anche gli affreschi della Scala Regia, scala
interna che ruota intorno a 30 colonne di peperino. Sul retro del palazzo si aprono gli Orti
farnesiani, meraviglioso esempio di giardino
tardo-rinascimentale, i cui lavori furono iniziati
nel 1565 da Giacomo del Duca e si conclusero nel 1630, sotto la direzione di Girolamo
Rainaldi. I giardini culminano nella segreta
Casina del Piacere, residenza estiva del Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955.
ULTIMO
WEEK-END DI
AGOSTO E
1 SETTEMBRE
S. ANTONIO ABATE
Benedizione degli animali.
FIERA AGRICOLA ARTIGIANALE
esposizione di macchine agricole, prodotti tipici,
artigianato e folclore.
PALIO DELLE CONTRADE
CORTEO STORICO
Sfilata notturna per le vie del centro; cena rinascimentale.
ESTATE TRA ARTE E NATURA
manifestazioni teatrali in piazza e alle Scuderie
Farnese, “Musica al Palazzo Farnese”, concerti di
musica classica, vari spettacoli d’intrattenimento.
SAGRA DELLA NOCCIOLA E FESTA
DEL PATRONO S. EGIDIO ABATE
rievocazione storica della visita di papa Gregorio
XIII del 1575 al Card. Alessandro Farnese. In
occasione dei festeggiamenti patronali si tiene la
processione in onore del Santo ed il Palio di S.
Egidio Abate.
19
Carbognano
Carbognano
20
Centro agricolo ai piedi dei Monti Cimini,
sul versante orientale del lago di Vico, si distingue per la presenza di folti castagneti e
rigogliosi noccioleti.
CENNI STORICI
Tracce dell’arte etrusca rinvenute nei dintorni
fanno supporre che il Centro risalga all’epoca dei Falisci, IX – VIII sec. a. C. Tra il IV
sec. a. C. e III sec. d. C., fu sotto il dominio
romano. La storia di Carbognano è legata
al Patrono Sant’Eutizio da Ferento, vissuto
nei primi secoli dell’era cristiana, al quale
è attribuito il “miracolo del grano”: secondo
la tradizione il Santo gettò a terra dei semi
che germogliarono all’istante per sfamare
dei buoi.
Il paese, edificato a scopo difensivo su un
piccolo colle alla confluenza di due fossi,
nel 1049 C. fu fondo dell’Abazia di Farfa.
Nel secolo XIV appartenne alla famiglia Di
Vico e successivamente passò alla Camera
Apostolica. Nel 1494 Papa Alessandro VI
Borgia l’affidò ad Orsino Orsini, signore di
Bassanello e alla moglie Giulia Farnese,
che vi soggiornò fino al 1522. Passò quindi
in eredità ai della Rovere. Nel 1630, Papa
Urbano VIII Barberini l’elevò a Principato.
Carbognano fece parte dei possedimenti
della famiglia Colonna di Sciarra fino al
1870.
DA VISITARE
palazzo comunale
In Piazza del Comune si erge il Palazzo Comunale, con la torre dell’orologio, a cui si
accede da una scala elicoidale in peperino, eseguita nel 1254. A lato dell’edificio,
IL CASTELLO
La rocca, o castello, o palazzo baronale,
residenza di Giulia Farnese, fu edificato tra Quattrocento e Cinquecento su una
preesistente costruzione. L’edificio, più volte
rimaneggiato, costituito da un fabbricato, a
pianta quadrilatera irregolare, presenta una
serie di finestre incorniciate in peperino, di
cui, alcune che danno sulla piazza comunale, portano la scritta “Iulia Farnesia”. Sono
presenti in tutti i lati del castello e del mastio
beccatelli che sorreggono un camminamento con merli a sagoma dritta e con feritoie a
croce. Possente dal retro, appare il mastio.
Due torri di diversa altezza e forma impreziosiscono la costruzione. All’interno si apre
un cortile; un atrio permette l’accesso ad
una doppia rampa di scale che conduce ad
un’anticamera. L’ambiente di disimpegno, il
salone, la camera di Giulia, la Cappella
e la sala da pranzo conservano pitture ad
affresco. Tra i dipinti della sala da pranzo
compaiono animali, piante, fiori, frutti, gli
stemmi dei Farnese, Caetani, Della Rovere,
Orsini e l’immagine dell’unicorno, animale
fantastico, che ricorre nelle opere di committenza farnesiana.
CHIESE
La Collegiata di S. Pietro Apostolo, in Piazza Roma, risale al XVIII secolo. Presenta una
grande navata con sei cappelle per lato, di
cui una dedicata a S. Eutizio. Dietro l’altare,
in una cornice a stucco è raffigurato Gesù
che consegna le chiavi a S. Pietro.
La Chiesa di S. Filippo Neri, costruita nel
1636, custodisce: un’acquasantiera quattrocentesca e dipinti del Settecento di scuola
romana. Il Santo a cui è dedicata la chiesa
è il Comprotettore del paese.
La Chiesa di Santa Maria della Concezione, edificata nel XVI secolo, ha un’unica navata, finestre bifore rinascimentali e pitture
Carbognano
la fontana commissionata da Giulia Farnese nel XVI secolo; costruzione a tre vasche,
di cui le due laterali erano utilizzate come
abbeveratoio per gli animali e la centrale,
sormontata da una testa di leone, per l’approvvigionamento idrico. In alto, compare
uno stemma gentilizio. Sotto il castello, attorno al quale si sviluppa il centro del paese,
si erge un lavatoio; strutturato in tre vasche
e coperto da tettoia, fu fatto realizzare dal
principe Colonna.
chiesa di san pietro apostolo
castello
21
Bambino e il miracolo di S. Eutizio. Alcuni
dipinti attribuiti al Balletta sono stati rifatti nel
Settecento.
PRODOTTI DEL TERRITORIO
Consistente la presenza di noccioleti e
castagneti, ma non mancano coltivazioni
come l’ulivo e la vite. Alla castagna viene
dedicata una sagra a fine ottobre. Le “gavinelle”, costituiscono il piatto tipico di Carbognano; ottenute da un impasto di acqua
e farina, sono condite con ragù o porcini.
Carbognano
Per Informazioni: Comune di Carbognano:
Tel. 0761.31401.
22
Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
chiesa di SAN FILIPPO NERI
CARBOGNANO PER DATE
della fine del Cinquecento.
La Chiesa di Sant’Anna (XVIII sec.), su un
piccolo pianoro, sotto il palazzo farnese, si
adagia, fra scoscesi dirupi, a fianco della
strada di raccordo tra Carbognano e Fabrica.
La Chiesa di Santa Lucia, a fianco del castello, è stata edificata tra XIII e XIV secolo.
Il sedile in pietra dietro l’altare testimonia
l’antichità della Chiesa di S. Donato. Vi
sono affreschi di notevole valore storico,
una finestra bifora e rosone centrale di preziosa fattura.
La Chiesa della Madonna della Valle custodisce un interessante affresco con la Vergine
eseguito dal Pastura (XV secolo).
La Chiesa di S. Eutizio, risalente al IX secolo, si trova fuori dal paese. Edificio a tre navate, conserva importanti affreschi con il S.
S. Crocifisso, SS. Salvatore, la Vergine col
PASQUA
GIUGNO
DOMENICA
DOPO
FERRAGOSTO
METà OTTOBRE
il Venerdì Santo si svolge la “Processione del Cristo Morto”. La Passione è rievocata da figuranti.
CORPUS DOMINI
Processione e infiorate lungo le vie del paese.
SAGRA DELLA GAVINELLA
Degustazione della pasta tipica locale.
FESTA DELLA CASTAGNA
Si organizzano cene con prodotti tipici, stand gastronomici, distribuzione di caldarroste.
PRESEPE VIVENTE
NATALE
Il borgo si anima di figuranti. Si svolgono due rievocazioni: una effettuata dai bambini, l’altra ambientata nel Quattrocento alla corte dei Farnese,
con dame e principi dell’epoca. Durante il percorso
il visitatore potrà gustare prodotti locali.
Ronciglione sorge lungo la Cassia Cimina
a circa 400 metri s.l.m, sull’asse della Via
Francigena. Il paesaggio, prevalentemente
collinare, è caratterizzato da una ricca area
boschiva, che circonda la caldera del Lago
di Vico, costituita da faggi, querce, castagni
e noccioleti.
CENNI STORICI
Sul territorio sono state rinvenute testimonianze di epoca etrusca e romana, quando la
città costituiva un castrum, posto tra la Via
Cassia e la Via Clodia. Spesso preda di saccheggi da parte dei barbari, Ronciglione fu
fondata nel 1045 dai Prefetti di Vico, che ne
contesero a lungo il controllo con gli Anguillara. Raggiunse il massimo splendore nel XVI
secolo, con la nascita del Ducato di Castro,
voluto dal cardinale Alessandro Farnese,
papa Paolo III, di cui Ronciglione divenne la
capitale. I Farnese promossero una politica
volta a favorire la “rinascita artistica” cittadina, chiamando a prestare servizio insigni
corse a vuoto
Ronciglione
Ronciglione
23
Ronciglione
24
architetti quali: Antonio da Sangallo, Vignola
e Pietro da Cortona. Fu irrobustito l’apparato manifatturiero con l’impianto di ferriere,
cartiere, ramiere, concerie, tessili, ceramiche, armerie. Anche il campo culturale fu
animato da una vivace attività letteraria,
con la nascita di accademie e stamperie:
vi furono stampate la prima edizione della
Secchia Rapita del Tassoni e dell’ Aminta
del Tasso. Ciò diede impulso al richiamo
di manodopera, che favorì un forte incremento demografico ed una conseguente
crescita economica. Alla caduta del Ducato, Ronciglione passò sotto la giurisdizione
pontificia; nel 1728 Benedetto XIII le conferì
il titolo di città. L’incendio appiccato dalle
truppe francesi nel 1799 distrusse numerosi
edifici e l’archivio storico.
DA VISITARE
Ronciglione costituisce la testimonianza più
significativa di tutte le sistemazioni urbanistiche promosse dai Farnese. Le scelte operate
dagli architetti farnesiani non hanno alterato
l’assetto preesistente: nel centro cittadino,
sono chiaramente distinguibili la fase medioevale, rinascimentale e barocca.
PALAZZO COMUNALE
Si erge in Piazza Principe di Napoli. Costruito intorno al 1550, dal 1816 è sede
dell’Amministrazione Comunale. La facciata
è abbellita da un balcone sormontato da un
orologio che risale al XVIII secolo.
FONTANA GRANDE
Detta anche Fontana degli Unicorni o dei
Cavalli Marini, attribuita per tradizione al
Vignola, fu, in realtà, eseguita da Antonio
Gentili da Faenza nel XVI secolo. Costruita
in pietra arenaria, è ornata da tre unicorni dalla cui bocca sgorga l’acqua che va a riempire
le due vasche sottostanti. L’unicorno, animale
mitico, è prediletto nel simbolismo farnesiano.
La rocca
LA ROCCA (TORRIONI)
Eretta nell’Alto Medioevo dai Prefetti di Vico
a funzione difensiva, passata in seguito agli
Anguillara, poi ai Della Rovere e ai Farnese,
subì diversi interventi nel corso dei secoli,
come quelli realizzati da Giovanni Dolci, su
commissione di Sisto IV, che videro l’aggiunta
del mastio e delle quattro torri fortificate.
CASA MUSEO DELLA VENERABILE
MARIANGELA VIRGILI
È situata nel borgo medievale.
Si tratta della casa, ora trasformata in museo,
di Mariangela Virgili, giovane di nobili origini,
Terziaria Carmelitana dell’Antica Osservanza.
All’interno si possono ammirare numerosi ex
voto, quali: cuori in argento, tavolette, tele,
fotografie.
PORTA ROMANA
Divide il centro storico della cittadina dalla
zona sud. Realizzata per volere del duca
Odoardo Farnese nel 1618, su disegno del
Vignola, è caratterizzata da una lavorazione
a bugnato. Fu più volte rimaneggiata, come
nel 1857, quando venne aggiunta in alto
una torretta con orologio, poi rimossa negli
anni Cinquanta.
CHIESE
Il Duomo, dedicato ai Santi Pietro, Caterina e
Bartolomeo, eretto nel XVII secolo su progetto
duomo
tura è stata riportata all’originario stile romanico. La chiesa è detta “della Provvidenza”
a seguito del ritrovamento dell’affresco della Madonna con Bambino, che permise al
parroco di ottenere nuovi fondi per portare a
termine i restauri dell’edificio. La Chiesa di S.
Sebastiano sorge in Piazza Vittorio Emanuele. L’interno, diviso in tre navate, conserva,
sull’altare maggiore, decorazioni in stucco,
che contornano tre tavole con i Santi Sebastiano, Caterina e Rocco. La Chiesa di Santa
Maria della Pace si trova in fondo a viale
Garibaldi. Realizzata nel 1551 per volere
del Cardinale Alessandro Farnese, presenta
una facciata di scuola vignolesca. All’interno, l’altre maggiore è ornato da stucchi. Si
possono ammirare diversi affreschi: la Vergine del Pastura e pitture di scuola manieristica. La Chiesa di Sant’Eusebio è situata a
pochi chilometri dal paese, sulla sinistra della
Cassia Cimina, in direzione di Roma. Risale
all’VIII secolo. Il complesso monumentale è
formato da due strutture: la prima, il sepolcro
Chiesa della Provvidenza
Ronciglione
di Pietro da Cortona, presenta una facciata
suddivisa in due ordini: ionico e composito.
Il complesso architettonico è dominato da
una maestosa cupola ed affiancato da un
campanile settecentesco. L’interno, a croce
latina, diviso in tre navate, custodisce il trittico del SS. Salvatore, eseguito dal pittore
viterbese Gabriele di Francesco da Viterbo
nel XV secolo. Della Chiesa di Sant’Andrea,
costruita nel XII secolo, rimangono visibili solo
parte della struttura esterna e del campanile,
sormontato da una copertura ottagonale realizzata nel 1436. La Chiesa della Provvidenza è la più antica del paese, costruita dai
Prefetti di Vico su un tempio pagano. Risale
al secolo XI. L’edificio è caratterizzato dal
campanile romanico aggiunto nel XIII secolo.
L’interno è decorato da pitture, tra cui si segnalano: il dipinto absidale con i frammenti
di una Crocifissione e un Cristo Benedicente nel catino. Nel 1702 si verificò il crollo
della parte sinistra, restaurata nel 1742 in
stile barocco. Negli anni Cinquanta la strut-
25
Ronciglione
Piazza Principe di Napoli
26
Sfilata di carri
di Flavio Eusebio (IV secolo), l’altra, la chiesa
che corre attorno al monumento e lo contiene. L’edificio è diviso in tre navate, le arcate
poggiano su colonne sormontate da capitelli
lavorati a nastri intrecciati, volute angolari, foglie lanceolate. Custodisce preziosi affreschi
medievali.
cittadina, sfilate di carri allegorici e “corse
a vuoto”, tradizione tramandata dall’epoca
farnesiana. Sono due i pali corsi annualmente nella cittadina: il Palio della Manna, nel
periodo di Carnevale e il Palio di S. Bartolomeo, in occasione dei festeggiamenti patronali nel mese di agosto.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
Per Informazioni: Comune di Ronciglione:
www.comune.ronciglione.vt.it
Tel. 0761.62901
IL CARNEVALE
È noto lo spirito vivace e festoso che contraddistingue Ronciglione, incarnato dalla maschera del Naso Rosso, personaggio satirico
che, in modo ironico, spinge i visitatori, che
affollano la piazza nel giorno di festa, ad
assaggiare gustosi maccheroni.
Il Carnevale è l’evento ronciglionese per
eccellenza, a cui il paese deve fama e prestigio: cinque giorni all’insegna del divertimento, animati dalle musiche della banda
Foto gentilmente concesse da: Stefano Ioncoli.
RONCIGLIONE PER DATE
FEBBRAIO
PASQUA
CARNEVALE
Festa tradizionale. Corse a vuoto, sfilata di carri allegorici e maschere, degustazioni di prodotti tipici.
Durante la Settimana Santa processione del Cristo
Morto.
FESTA DEI BORGHI MEDIEVALI
AGOSTO
Per l’occasione i borghi storici del paese vengono
addobbati a festa e si organizzano la “gnoccata”
e la “fagiolata”: stand gastronomici di gnocchi e
fagioli.
S. BARTOLOMEO
24 AGOSTO
sfilata dei Nasi Rossi
Festeggiamenti patronali; si svolgono le funzioni
religiose e viene trasportata in processione la statua del Santo. Palio di S. Bartolomeo con corse a
vuoto e spettacolo pirotecnico in serata.
Soriano
in inverno.
CENNI STORICI
Sono stati rinvenuti reperti risalenti al Paleolitico, Neolitico, Età del Rame, del Bronzo
e del Ferro, tuttavia la prima testimonianza
scritta relativa al Comune di Soriano è costituita dall’opera Ab Urbe condita di Tito
Livio, in cui l’autore descrive l’invasione romana a scapito degli Etruschi. Tra III e IV
secolo, le popolazioni locali furono evan-
Soriano, panoramica-castello Orsini
Soriano
Sorge su una collina compresa tra due corsi
d’acqua, alle pendici del Monte Cimino. Il
paesaggio è caratterizzato in prevalenza
da alberi di castagno e faggio, a quote più
basse da boschi di querce. Il monte Cimino,
che ben si presta ad escursioni e passeggiate, è la meta ideale per gli amanti della natura e del relax. Il susseguirsi delle stagioni
riserva un’armonia di colori e profumi sempre nuova: alle vivaci fioriture primaverili ed
estive seguono le calde tinte autunnali, sostituite dal candore del paesaggio innevato
27
acquistato dai Madruccio, imparentati con
gli Altemps. Nel 1715, Soriano passò agli
Albani, quindi ai Chigi, che rinunciarono ai
diritti feudali, in favore dello Stato Pontificio,
sotto la cui giurisdizione la cittadina rimase
fino al 1870.
Soriano
DA VISITARE
Chiesa di S. Nicola di Bari
28
gelizzate da S. Eutizio di Ferento, qui sepolto dopo il martirio. Tra VIII e XIII secolo
il territorio appartenne prima ai Benedettini
dell’Abbazia di S. Andrea in Flumine, poi
ad istituti religiosi romani. Verso la metà del
XIII secolo, cominciò ad assumere particolare rilievo, tra gli altri insediamenti, il borgo
di Soriano, costruito su una collina attorno
alla fortezza dei Guastapane Pandolfo.
Successore della famiglia Guastapane fu
Orso Orsini, nipote del pontefice Nicola III,
che nel 1277 fece costruire il castello. Nel
XIV secolo il feudo passò alla Santa Sede,
poi alle famiglie Colonna e Vitelleschi e di
nuovo al Papato. Soriano godé un periodo particolarmente favorevole con Niccolò
V (1447-1455). Durante il pontificato di
Innocenzo VIII (1484-1492), il castello fu
affidato allo spagnolo Didaco de Carvajal, ucciso nel 1489 dal conte Pietro Paolo
Nardini, signore di Vignanello. Si susseguirono diverse signorie: Orsini, Borgia, Della
Rovere e Caraffa. Nel 1560 il castello fu
DINTORNI
Presso la faggeta è possibile ammirare il
sasso menicante (o “naticarello”), considerato da Plinio il Vecchio un «miracolo della
natura», è un grande macigno ovoidale che
si regge in bilico, da secoli, su una stretta
base di appoggio.
La Selva di Malano è la principale area
archeologica territoriale, che si caratterizza
per tombe a fossa e a camera. All’interno
della selva si conservano i resti della città
etrusco-romana di Corviano.
La frazione di Chia si erge in posizione
panoramica sulla Valle del Tevere, antico
borgo medievale caro a Pier Paolo Pasolini,
che lo eresse a sua seconda dimora, restaurandone il castello con la torre. La frazione
di S. Eutizio, a pochi chilometri dal paese
è circondata da resti archeologici di diverse
epoche e accoglie il santuario dedicato al
martire; particolare interesse è rivestito dalle
catacombe del III secolo e dalla cripta del
Santo. A destra della stradina che unisce
Bassano in Teverina alla frazione di S. Eutizio si innalza, su un basamento romano, la
torre medievale di Santa Maria di Luco. Altri
resti archeologici, come tombe a fossa, a
grotta o cunicoli, sono presenti in contrada
Fornacchia. I percorsi archeologici possono
risultare a tratti impervi.
Provenendo dai Cimini si accede al paese
da Porta Romana, fatta realizzare nel XVIII
secolo, su disegno di Michelangelo Buonarroti, dal principe Carlo Albani, allo scopo
di fissare il limite dell’abitato.
Porta Romana
CASTELLO ORSINI
Eretto nel 1277, per volere del pontefice
Niccolò III, su una precedente struttura, è
costituito dal palazzo e da una torre rettangolare, uniti tra loro da alcuni fabbricati
minori. L’intero complesso, sormontato da
merli guelfi, poggianti su archetti pensili,
sostenuti da beccatelli, è circondato da
un cammino di ronda, delimitato da un
bastione, nel quale è inserita, tra due torri,
la porta d’accesso originaria. La rocca, in
epoca rinascimentale, ha subito aggiunte e
modifiche. Notevoli gli ampi saloni del piano nobile del cassero ed un locale, al pian
terreno, sormontato da volte a crociera, con
costoloni poggianti su un pilastro ottagonale. Nel locale utilizzato come cappella
è stato posto un altare cinquecentesco, in
peperino, ornato a bassorilievo, proveniente dalla Chiesa della SS. Trinità del Monte
Cimino. Sotto il governo dello Stato Pontificio, in seguito alle dipendenze dello Stato
Italiano, il castello è stato adibito a carcere.
CHIESE
Nella piazza centrale si erge il Duomo dedicato a S. Nicola di Bari, realizzato alla
fine del Settecento su progetto di Giulio
Camporese. La facciata è caratterizzata
da due oridini: dorico e ionico. L’interno, a
croce greca e tre navate, custodisce: rosoni in stucco, il coro ligneo, la statua gotica
di Sant’Antonio abate, un fonte battesimale
rinascimentale e un trittico quattrocentesco
con il Salvatore e Santi. La Chiesa di S.
Eutizio, di fronte alla Fontana Vecchia (XV
secolo), risale al Medioevo, ma subì diverse modifiche nel Settecento per volere degli
Albani. La facciata, a muratura e ad unico
ordine, ha la parte architettonica in peperino. In essa primeggia lo stemma di casa
Albani. All’’interno vanno segnalati: l’altare
maggiore, un busto in argento di S.Eutizio,
una settecentesca immagine della Madonna, attribuita a Sebastiano Conca, un oliario marmoreo del XV secolo di Andrea Bregno ed un crocefisso ligneo barocco.
La Chiesa di S. Giorgio si trova fuori
dall’abitato. Risalente all’XI secolo, presenta
eleganti motivi ornamentali nel portale, nel
timpano e nell’abside. Sul fianco dell’edificio
Soriano
PALAZZO E FONTANA DI PAPACQUA
Il Palazzo Chigi-Albani e l’adiacente Fonte
Papacqua costituiscono un complesso architettonico di particolare interesse; caduto in
abbandono, si può visitare solo in alcune
occasioni. L’edificio, edificato alla metà del
Cinquecento, fu voluto dal Cardinale Cristoforo Madruzzo, al quale si deve la realizzazione della Fonte, che abbellisce la
terrazza dove si apre il portone d’ingresso.
Bassorilievi scolpiti nella roccia ornano la
Fonte. L’acqua, che viene convogliata in
una vasca rettangolare decorata con mascheroni, defluisce in un laghetto a valle. Il
palazzo, ristrutturato agli inizi del Settecento dal cardinale Annibale Albani, passò ai
Chigi.
29
Soriano
Testoriemp
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si innalza una torre campanaria quadrata.
Nella Chiesa di Sant’Agostino (o della Santissima Trinità, XVIII secolo), con volta affrescata
nel Settecento da Taddeo Kunds raffigurante
l’Apoteosi di Sant’Agostino, è custodita una
tavola di scuola senese del 1343 con la Madonna in trono e il Bambino. La Chiesa della
Misericordia è la più antica di Soriano, risale
al Medioevo ma ha subito modifiche in epoca
rinascimentale. Vi è conservato un crocifisso
ligneo del ‘700. La Chiesa di S. Antonio da
Padova risale alla metà del XVII secolo, presenta un’unica navata, con tre altari barocchi.
Nell’immediate vicinanze di Soriano si trova
la Chiesa della Madonna del Poggio del XVII
secolo. La facciata è eseguita con blocchetti
di peperino grigio-rossastri. L’interno, ad una
navata, si distingue per l’altare maggiore scolpito in legno di noce. L’attiguo ex convento
appartenne prima ai carmelitani, poi ai francescani. Nella Chiesa parrocchiale di Chia
si conserva un trittico quattrocentesco raffigurante il Salvatore Benedicente tra la Madonna
Annunziata e l’Angelo Annunziante.
SAGRA DELLA CASTAGNA
Si svolge il primo e secondo week-end di
ottobre. La festa ha origini antichissime
che risalgono ai festeggiamenti istituiti dal
Consiglio della Comunità alla fine del XV
secolo, a ricordo del tentativo di conquista
del Castello di Soriano, avvenuto nel 1489
da parte del signore di Vignanello. La cittadina, divisa nei rioni Papacqua, Rocca,
San Giorgio e Trinità, si cala in un’atmosfera medioevale, addobbando le vie con
stemmi ed effigi. Si tengono: il Palio delle
contrade, spettacoli di sbandieratori, esibizione di spadaccini e sfilate in costume
storico. Presso le taverne rionali è possibile
degustare prodotti tipici e vengono distribuite caldarroste.
PRODOTTI DEL TERRITORIO
Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
L’economia locale si basa sull’agricoltura,
sul terziario e su piccole attività artigianali.
Nel comprensorio comunale prevalgono
noccioleti e castagneti. La coltivazione
della nocciola si localizza principalmente
nel versante orientale e meridionale del
monte Cimino. Le castagne, della qualità
del marrone fiorentino, vengono coltivate
tra i 500 e 700 m. s. l.m. Altra peculiarità di Soriano, il peperino, originato dalla
cementazione di materiali vulcanici. Tra i
piatti tipici tradizionali: gli “gnocchi col
ferro”, ottenuti da un impasto di acqua, farina e sale e conditi con porcini; gli “spaghetti con ricotta”, zucchero e cannella; le
“sutrine”, frittelle condite con pecorino o
marmellata.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
Per Informazioni:
Comune di Soriano nel Cimino:
www.comune.sorianonelcimino.vt.it
Tel. 0761/742219
Pro Loco tel. 0761/746001
[email protected]
www.prolocosoriano.it
SORIANO PER DATE
S. ANTONIO ABATE
17 GENNAIO
Ogni anno viene eletto il “signore”, che, nel giorno di festa, con una biga trainata da un cavallo, si
reca sulla piazza centrale, dove numerosi cittadini
lo attendono per la tradizionale benedizione degli
animali. Al termine della cerimonia, la moglie del
signore lega al collo degli animali il “biscotto”.
La sera prima, davanti alla Chiesa Collegiata, si
accende il “Fuoco di Sant’Antonio”.
S. EUTIZIO
14/15 MAGGIO
1°/2° WEEK-END
DI OTTOBRE
Solenne processione con il suggestivo trasporto,
da parte dei Facchini di S. Eutizio, della statua del
Santo. Nei giorni precedenti e in quelli successivi
gare cinofile, esibizione di cori polifonici, pellegrinaggi al santuario, spettacoli musicali, maratone,
gare equestri, tombola e fuochi d’artificio.
SAGRA DELLE CASTAGNE
rievocazioni storiche, degustazioni di prodotti
locali e distribuzione di caldarroste.
Sutri, situata lungo la Via Cassia, nella depressione che divide i Monti Cimini dai Sabatini,
sorge su uno sperone tufaceo, delimitato dai
torrenti Rotoli e Promonte, che percorrono profonde vallate. Città ad economia prevalentemente agricola, si distingue per la coltivazione
di grano, orzo, nocciole, fagioli, uva.
CENNI STORICI
Le origini di Sutri sono molto antiche, probabilmente risalenti all’età del bronzo. Sulla fondazione della cittadina si tramandano diverse
leggende, come quella che attribuisce la nascita del primo insediamento ai Pelasgi, popolazione di navigatori orientali, o al Dio Saturno
(Sutri da Sutrinas nome etrusco della divinità),
raffigurato, a cavallo e con tre spighe di grano in mano, nello stemma cittadino. Durante la
dominazione etrusca Sutri fu centro agricolo e
commerciale. Secondo Tito Livio, per la particolare posizione strategica, la città fu considerata
pIAZZA DEL COMUNE
dai Romani la naturale porta dell’Etruria. Costituì un importante polo di confluenza: prima lungo la linea di collegamento tra i Centri Falisci
e le città dell’Etruria interna, poi come passaggio lungo la Cassia. Nel 396 a. C., decaduta
Veio per mano dei Romani, Sutri divenne colonia latina. Sotto il dominio romano fu ancora
teatro di scontri tra Roma e le città etrusche, che
si conclusero con la sottomissione di Tarquinia
e la distruzione di Volsinii e di Falerii. Alla fine
del I sec. a. C. Sutri visse una fase di sviluppo,
beneficiando della posizione sulla Via Cassia,
che le permise di intrecciare importanti scambi
commerciali.
Il Cristianesimo deve esservi penetrato molto
presto: la cittadina fu un’importante sede vescovile già dal V secolo; il primo vescovo di cui si
hanno notizie è S. Eusebio (465 d. C.). Tra il
V e l’VIII secolo Sutri fu coinvolta nelle lotte tra
Longobardi e Bizantini, fin quando nel 728 Liutprando, re longobardo, donò la città e le terre
circostanti al pontefice Gregorio II.
Con questa “donazione” si costituiva il primo
nucleo del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia,
conferendo dominio temporale alla Chiesa.
Una leggenda narra che Berta, sorella di Carlo Magno, in viaggio verso Roma, sostando a
Sutri, diede alla luce, in una grotta, Rolando (o
Orlando), paladino di Francia e protagonista
di numerose opere sulle sue gesta. La città ebbe
enorme importanza per tutto il Medioevo: tappa della Francigena, fu transitata, soprattutto
in anni giubilari, da numerosi pellegrini diretti
nella Capitale. Nel 1046 con il Concilio di Sutri, indetto dall’imperatore Enrico III, si pose fine
allo scisma di tre papi, che vide salire al soglio
pontificio Clemente II. Nel 1111 vi fu stabilito,
Sutri
Sutri
31
tra Pasquale II ed Enrico V, il iuramentum sutrinum, che segnò una tregua nella lotta per le
investiture. Nel 1155 vi si tenne l’incontro tra
Federico Barbarossa e papa Adriano IV. Nel
1244 trovò rifugio nella cittadina Innocenzo
IV, in lotta con Federico II. I secoli XIII e XIV
furono caratterizzati da ripetuti scontri tra Guelfi e Ghibellini, che culminarono, ad opera di
Nicolò Fortebraccio, nell’incendio del 1433
che distrusse il borgo. Seguì un rapido declino, dovuto anche allo spostamento dei traffici
dalla Cassia alla Via Cimina. Alla fine del XVIII
secolo, Sutri subì l’occupazione da parte delle
truppe francesi; in seguito entrò a far parte del
Regno d’Italia.
Sutri
DA VISITARE
32
Nel visitare Sutri, si potranno ammirare: Porta
Furia, da tempo murata, i cui resti sono visibili
nella parte settentrionale del paese; Porta Morone, nella parte occidentale della città, che ha
subito nei secoli sostanziali trasformazioni; Porta Vecchia, o Franceta o della Vittoria che conserva l’originario aspetto medievale. In Piazza
Cavour si erge una fontana eseguita negli anni
Trenta sul modello di una fonte medievale viterbese. Un angolo suggestivo e caratteristico
della cittadina accoglie l’antico lavatoio pubblico, che, nei mesi estivi, ospita manifestazioni
culturali. Tra gli altri beni di interesse artistico la
Torre dell’Orologio, che, fatta costruire da Innocenzo XIII nel XVIII secolo, sormonta un arco
vILLA SAVORELLI
romano. Presso l’atrio del Palazzo Comunale
sono conservati frammenti lapidei dall’epoca
romana a quella medievale.
CHIESE
La Cattedrale di Santa Maria Assunta fu consacrata da papa Innocenzo III nel 1207. A
causa dei rifacimenti eseguiti nei secoli XVII
e XIX, poco rimane dell’antica chiesa medievale di stile romanico. La facciata presenta
un portico barocco e portale con decorazioni
policrome ed intarsi. Il campanile in tufo (X-XI
secolo) è suddiviso in quattro ordini di finestre. L’interno è costituito da tre navate, abside
e cappelle laterali. Il pavimento cosmatesco
risale al periodo medievale. Si segnalano affreschi del XIX secolo attribuiti a Luigi Fontana,
un Crocifisso ligneo (XIV secolo) e un ciborio
(XV secolo). Di particolare interesse la Tavola
del Santissimo Salvatore (XIII secolo), di stile
bizantino. La cripta, capolavoro d’arte longobarda, conserva colonne di marmo di epoca
romana e capitelli realizzati in diversi periodi,
che, sorreggendo volte a crociera, scandiscono l’andamento delle campate. S. Francesco
con l’annesso convento, già dedicata a San
Michele Arcangelo, edificata nel XIII secolo in
stile romanico, presenta aggiunte cinquecentesche. Da menzionare il campanile a vela. S.
Silvestro conserva parte dell’originaria struttura
romanica. La torre custodisce la campana dono
della contessa Matilde di Canossa. L’interno
presenta un affresco dedicato a San Silvestro
cattedrale - cripta
MUSEO DEL PATRIMONIUM
Sorge nel centro storico di Sutri, all’interno di
un antico ospedale. La struttura ospita anche
l’archivio storico e la biblioteca. Vi sono esposti
reperti dal periodo romano al primo Rinascimento. Un Lapidarium raccoglie sculture ed epigrafi; vi sono conservati affreschi, dipinti e oggetti sacri provenienti dalle chiese locali, come
mitreo
un tabernacolo della scuola di Andrea Bregno,
un Memento Mori in marmo del XVII secolo,
un trono ligneo barocco, teche con paramenti
sacri, reliquiari, un ostensorio del XIX secolo.
PARCO URBANO DELL’ANTICHISSIMA CITTA’ DI SUTRI
Il Parco Urbano, area naturale protetta della Regione Lazio, si estende per circa 7 ettari poco
distante dal centro abitato. Conserva un ricco
patrimonio culturale.
La Necropoli sorge lungo la Via Cassia, d’origine etrusca, fu utilizzata in epoca romana e
costituisce uno degli esempi più significativi di
tombe ricavate nel tufo. Il complesso è composto da 64 sepolture, disposte su più livelli, risalenti al I sec. a. C. Sono presenti tombe ad una
camera, a doppia camera, con o senza vano
di ingresso ad arco, nicchie rettangolari, arcosoli. L’anfiteatro per molti anni è stato al centro
di una disputa tra studiosi che ne attribuivano
la paternità ai Romani e quelli che lo facevano
risalire ad un periodo anteriore; oggi la costruzione del monumento si ritiene avvenuta alla
fine del I sec. d. C. (età augustea). Organizzato su pianta ellittica, era provvisto di tre ordini
di gradinate e arricchito da un coronamento di
colonne e statue. Lungo il podio che delimita
l’arena sono disposte dieci piccole porte.
La Chiesa di Santa Maria del Tempio ospita
il Centro Servizi del Parco. Edificio del XIII secolo, presenta una struttura rinascimentale con
poche decorazioni. L’altare all’interno, dedica-
anfiteatro
Sutri
Papa e Sant’Anna ed un altro raffigurante la Deposizione. S. Sebastiano, d’epoca medievale,
conserva un dipinto con la Madonna in trono
tra San Sebastiano e San Rocco (XV secolo). La
Chiesa di S. Rocco sorge a fianco al museo.
Dal XVII secolo fu sede della Confraternita che
le diede il nome; di semplice struttura, con tetto
a spiovente e portale con architrave in peperino. La Chiesa della Santissima Concezione,
annessa al monastero delle Carmelitane originariamente castello medievale, fu risistemata
nel XVI secolo. Nella parte in alto dell’edificio si
trova il matroneo, più in basso la cantoria. Vi si
conservano la pala d’altare del XVII secolo con
la Madonna Immacolata in Gloria fra angeli
e santi e il dipinto di Martino De Voes con la
Cena di Betania (XVI secolo). Santa Croce si fa
risalire all’epoca crociata. Presenta pavimento
in cotto e soffitto a capriate in legno. Sull’altare
maggiore è esposta un’Esaltazione della Santa
Croce. La Chiesa della Madonna della Cava
nel Medioevo fu dedicata a S. Lazzaro e a
Santa Maria Maddalena, restaurata recentemente, conserva all’interno alcuni dipinti.
33
Sutri
34
to a Santa Maria del Tempio, è caratterizzato
da due angeli che sorreggono una cornice con
tre immagini affrescate, di cui, quella centrale
rappresenta la Madonna col Bambino.
Il Mitreo è il risultato di numerose stratificazioni
culturali, visibili tuttora nella struttura e nei dipinti
che decorano l’ambiente: tomba etrusca, tempio pagano dedicato al dio Mitra, chiesa cristiana intitolata prima a S. Michele Arcangelo,
poi alla Madonna con il Bambino (S. Maria del
Parto). Presenta una navata principale coperta
da volta a botte, due piccole navate laterali, un
lungo sedile che collega i pilastri della navata,
alcuni gradini posti davanti all’altare e una nicchia che conteneva il bassorilievo con Mitra che
sacrifica il Toro Cosmico.
Villa Savorelli, sul colle di S. Giovanni, fu fatta
costruire dalla famiglia Muti Papazzurri agli inizi
del XVIII secolo; la famiglia provvide anche a
far riedificare l’annessa Chiesa di Santa Maria
del Monte: edificio dalla facciata barocca fiancheggiata da due campanili e pianta a croce
greca. Verso la fine del secolo, la proprietà passò ai Conti Savorelli, quindi alla famiglia Staderini ed infine acquistata dal Comune di Sutri. La
villa, a pianta rettangolare, presenta una semplice facciata con parte inferiore a scarpa, bugnature agli angoli e sulla cornice del portale principale. Busti marmorei ne decorano la sommità.
L’interno non possiede soluzioni architettoniche
rilevanti. L’edificio si affaccia su un giardino dai
canoni rinascimentali. Il resto del parco, detto
Bosco sacro, accoglie lecci secolari.
cessione la statua lignea, di scuola berniniana,
con l’immagine della Santa.
Per Informazioni:
Comune di Sutri www.comune.sutri.vt.it
Tel. 0761.6011
Museo del Patrimonium (Biblioteca Comunale)
Tel. 0761.600867 e-mail: [email protected]
Ufficio Turistico: Tel 0761.609380
[email protected]
Parco Urbano dell’Antichissima Cittò di Sutri:
Centro Servizi Parco Tel 0761/609393;
[email protected]
sutri PER DATE
S. ANTONIO ABATE
17 GENNAIO
CARNEVALE
SETTIMANA
SANTA-
cinque giorni all’insegna del divertimento, tra sfilate di
maschere, giochi, balli in piazza e veglioni. I festeggiamenti si concludono nella serata di martedì grasso,
quando un corteo in maschera accompagna Re Carnevale che verrà bruciato sulla piazza del Comune.
RIEVOCAZIONE DELLA PASSIONE
DI CRISTO
figuranti in costume ne mettono in scena
i momenti più significativi.
CORPUS DOMINI
giugno
EVENTI E MANIFESTAZIONI
SANTA DOLCISSIMA
Di Santa Dolcissima, patrona di Sutri, si possiedono pochissime notizie. Il corpo della giovane, martirizzata sotto Diocleziano, fu rinvenuto
nelle catacombe di S. Giovanale (poco distanti
dal centro urbano) e attualmente conservato in
Cattedrale. I festeggiamenti in suo onore si tengono dal 15 al 17 settembre: nella notte del
16, per le vie cittadine, è trasportata in pro-
per l’occasione si tiene la sfilata delle due “Cavallerie”, confraternite cittadine, rappresentate ciascuna
da uno stendardo con l’effige del Santo. Nel giorno
di festa lo stendardo è trasportato con una sfilata di
cavalli in piazza; dopo la benedizione è portato a
casa di un “Festarolo”, dove rimarrà esposto alcuni
giorni per i fedeli che vorranno visitarlo. La domenica successiva ha luogo il Palio della Stella, conteso
dai rappresentanti delle due cavallerie.
processione lungo le vie del paese, su cui sono
state allestite infiorate: disegni artistici realizzati
con petali di fiori e foglie.
SAGRA DEL FAGIOLO
PRIMI
2 WEEK END
DI SETTEMBRE-
degustazione di fagioli, serviti in caratteristiche
ciotole di terracotta. Il legume costituisce il prodotto tipico locale per eccellenza. L’evento è allietato
da musica, balli e intrattenimenti di vario tipo.
SANTA DOLCISSIMA
15-17
SETTEMBRE-
festeggiamenti patronali, manifestazioni religiose
e popolari. Solenne processione nella serata del
16 settembre.
PRESEPE VIVENTE
NATALE
figuranti in costume mettono in scena la Natività
nella suggestiva cornice del Parco Archeologico,
all’interno della necropoli adiacente l’anfiteatro.
Vallerano
CENNI STORICI
I primi insediamenti rinvenuti sul territorio risalgono all’Età del Bronzo; numerose tombe attestano la presenza degli Etruschi. Dopo il 300 a.
C. il centro passò al dominio romano. Nell’Alto
Medioevo subì saccheggi e devastazioni da
parte di popolazioni barbariche. Nel 1154
per volere di papa Adriano IV, Vallerano entrò a far parte del Patrimonio di S. Pietro; per
lungo tempo fu conteso e al centro di dispute tra le famiglie Di Vico e Orsini. Intorno al
1500, la cittadina fu assegnata alla proprietà
della Camera Apostolica; passò in seguito a
Pier Ludovico Borgia e, infine, costituì parte dei
possedimenti farnesiani del Ducato, fino alla
distruzione di Castro, quando tornò sotto la giurisdizione pontificia. Nel 1870 il paese entrò
a far parte del Regno d’Italia. Vallerano fu la
città natale di Francesco Orioli (1785), illustre
letterato, medico, avvocato, politico ed esperto
archeologo.
DA VISITARE
SITI ARCHEOLOGICI
Intorno alla rupe in tufo, su cui sorge il borgo
medioevale, sono presenti numerose tombe a
colombaia e grotte su più livelli. Nelle campagne circostanti si distinguono eremi benedettini
e centri di culto primordiali, ricovero di asceti
ed eremiti in epoca altomedievale, quali: la
Grotta del Salvatore, di Sant’Angelo, della Madonna, di S. Leonardo. In particolare, la rupe
del SS. Salvatore si caratterizza per la presenza di un insediamento, con rari affreschi in stile
bizantino, probabilmente risalenti al IX-X sec. d.
C. Principale elemento è una grotta usata come
cappella, dove, nella parete laterale sinistra, è
effigiato il SS. Salvatore con ai lati S. Pietro ed
un angelo e nella parete di fondo è dipinto un
gruppo di santi.
Grotte del Salvatore, dipinti
Vallerano
Vallerano sorge nel cuore di una vallata sul
versante est dei Cimini, a 390 m s.l.m. L’ambiente è caratterizzato da estesi e fitti boschi,
tra cui prevalgono castagneti. Il paesaggio
si contraddistingue per la pluralità di colori,
che varia a seconda delle stagioni. La produzione di castagne e nocciole è alla base
dell’economia locale.
35
Vallerano
36
CHIESE
La chiesa di Sant’Andrea fu edificata nel
1512, inizialmente proprietà farnesiana,
passò alla Camera Apostolica. Nel Settecento venne ricostruita dove sorgeva la Rocca
antica, a pochi metri da quella originaria.
Vi si conserva il trittico dell’Assunta, eseguito
da Carolino da Viterbo nel XV secolo .A S.
Vittore, Patrono di Vallerano, è dedicata la
chiesa di stile romanico, affiancata da una
torre campanaria impreziosita da un orologio
a mosaico in ceramica. L’interno si caratterizza per un pregiato soffitto ligneo a riquadri
ottagonali, ornato da decorazioni auree eseguite nel XVIII secolo. Si segnalano un Battistero rinascimentale e un dipinto del Seicento di
scuola senese. La Chiesa della Madonna della Pieve risale al XII secolo. La struttura dell’edificio presenta due aperture absidali. Conserva
tracce di pitture murali di diverse epoche.
La Chiesa dell’Oratorio è da tempo chiusa al
culto. Nel XVII secolo appartenne alla Compagnia del Santissimo Rosario, che ne curò i
restauri. La Chiesa del Crocifisso si trova lungo
la strada che congiunge Vallerano a Fabbrica di Roma. Secondo la leggenda, sorge là
dove fu rinvenuta un’immagine della Madonna, considerata miracolosa. Innalzata nel XVII
Chiesa di S. Vittore, interno
secolo su disegno di un allievo del Vignola, vi
fu collocato un crocifisso appartenuto ai Passionisti di Carbognano. Da quanto si tramanda, fallì il tentativo di sottrarre il crocifisso per
riportarlo alla sede originaria, poiché tornò
miracolosamente in chiesa.
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL RUSCELLO
È situato fuori dal paese, si raggiunge percorrendo un breve e largo viale che fiancheggia
la Strada Romana. Le vicende relative al Santuario risalgono al 1604. Ai margini di un ruscello sorgeva una cappellina, che custodiva
un affresco con la Madonna e il Bambino
del XV secolo. Durante i restauri del dipinto,
dalle labbra della Vergine sgorgò del sangue.
Seguì, in ricordo dell’evento miracoloso, la
costruzione del Santuario, alla quale contribuirono anche i Farnese. L’edificio, realizzato
su disegni del Vignola, presenta una facciata
suddivisa in due piani sovrapposti. L’interno
è a una navata, con due cappelle per lato,
decorate da stucchi secenteschi e affreschi.
La più ricca è quella Farnese, all’interno della
quale è custodita la pala d’altare con la Madonna Assunta in cielo, attribuita a Giovanni
Lanfranco. La navata del Santuario culmina
con un transetto coperto nella parte centrale
da una cupola tonda internamente, ottagonale nella parte esterna. L’Altare Maggiore è in
marmi policromi. Quattro colonne sostengono un grande timpano che delimita l’edicola
Santuario Madonna del Ruscello
PRODOTTI DEL TERRITORIO
LA CASTAGNA E IL MARRONE
La castagna e il marrone costituiscono i principali prodotti territoriali. Documenti risalenti
al secolo XI certificano la presenza di castagneti nei dintorni di Vallerano. Ancora oggi
sono visibili esemplari di alberi ultracentenari
che attestano l’antico legame tra la popolazione e il Castagno. Il visitatore che giunge
a Vallerano s’immette in una macchia di colore verde intenso che muta con l’avanzare
dell’autunno in una spettacolare policromia.
La castagna e il marrone di Vallerano, che
hanno ottenuto il riconoscimento del marchio
Dop (Denominazione d’Origine Protetta),
possiedono proprietà organolettiche che ne
esaltano il valore nutritivo e commerciale.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
GIORNATE DELLA CASTAGNA
E DEL MARRONE
La manifestazione rinnova l’antico legame tra
la popolazione e il suo ambiente naturale. I
festeggiamenti si tengono nei fine settimana
di ottobre, quando la cittadina si apre ai visitatori per offrire il meglio della produzione
presente nel comprensorio dei Cimini.
Per Informazioni:
Comune di Vallerano
www.comune.vallerano.vt.it Tel 0761/751001
VALLERANO PER DATE
S. VITTORE
1o2
domenica
di Maggio
PRIMA
DOMENICA DI
GIUGNO
GIUGNO
Festa patronale. Per l’occasione si tengono: processione in onore del Santo, rievocazioni storiche,
concerti musicali e spettacoli pirotecnici. L’evento
si ripete l’ultima settimana di agosto.
MARATONINA DEI CASTAGNI
Gara podistica tra i castagneti di Vallerano. Vi
prendono parte atleti di livello nazionale e internazionale.
CORPUS DOMINI
Lungo le vie cittadine si preparano infiorate:
decorazioni floreali. Si tiene la processione.
MADONNA DEL RUSCELLO
5 LUGLIO
Si celebra la ricorrenza del miracolo della Madonna del Ruscello. Il viale di fronte al santuario viene
decorato con temi dedicati alla Madonna. Segue
la “luminata” notturna.
PICCOLE SERENATE NOTTURNE
FINE AGOSTO
Nella notte delle candele, nella suggestiva
Piazzetta dell’Oratorio, anfiteatro naturale dalla
eccezionale acustica e negli angoli più suggestivi
del centro storico, illuminati a giorno da più di
10.000 candele, si tengono simultaneamente
intrattenimenti musicali di diverso tipo.
SAGRA DELLA CASTAGNA
E DEL MARRONE
ULTIMO
FINE SETTIMANA
DI OTTOBRE
24 DICEMBRE
10 GENNAIO
altare della Madonna del Ruscello
Vallerano
della Madonna del Ruscello. Le pareti di fondo del transetto sono occupate da due cantorie identiche, su una di esse è stato montato
l’Organo monumentale, opera straordinaria
risalente al XVII secolo, conferisce prestigio
al Santuario. La cassa in legno di castagno è
dell’architetto francese Chainnequiau.
è uno degli eventi principali di Vallerano, in cui si
celebra il prodotto tipico per eccellenza: la castagna. Nel corso dei festeggiamenti si distribuiscono caldarroste, si organizzano cene nelle cantine
scavate nel tufo. Sono proposti spettacoli, visite
guidate nel borgo antico, stand gastronomici,
spettacoli pirotecnici.
PRESEPE VIVENTE
Presepe vivente nella caratteristica Piazzetta
dell’Oratorio o, alternativamente, presepi statici
nel centro storico del paese.
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Vetralla
Vetralla
vetralla
38
Sorge lungo il tracciato della Francigena,
tra le pendici del Montefogliano e le distese
tufacee che degradano verso il mare.
CENNI STORICI
La presenza di tombe a fossa (VIII-VI sec. a
C.) fa presupporre che la cittadina in origine fosse un pagus villanoviano. Durante
il dominio romano, venne popolata l’area
del Forum Cassii, stazione di posta lungo
la Cassia. Il nucleo originario dell’attuale
centro urbano risale al V-VI sec. d. C. Nel
728, a seguito della “Donazione di Sutri”,
Vetralla entrò a far parte del Patrimonio di
S. Pietro. Tra il XIV e il XVI secolo fu contesa
dagli Orsini e Di Vico. Passò poi al cardinale Giovanni Borgia (1474), a Lorenzo Cybo
(1529) e al cardinale Alessandro Farnese
(1534). Tornata alla Santa Sede, nel 1783
ottenne da Pio VI il titolo di Città. Visse le
vicende della storia risorgimentale fino alla
presa di Roma avvenuta nel 1870.
DA VISITARE
SITI ARCHEOLOGICI
Il Foro Cassio, stazione romana sulla Cassia, si sviluppò verso la fine dell’Età Repubblicana. Significativa testimonianza è la
Chiesa di Santa Maria in Forcasii risalente
al IX secolo; ad un’unica navata e tre aperture absidali, conserva frammenti di affreschi.
Norchia, necropoli rupestrie, è caratterizzata da tombe a dado o a finto dado, che
vanno dal IV al I secolo a. C. La necropoli
più visibile è quella del Fosso del Pile, dove
sorgono interessanti tombe, come la Ciarlanti, Prostila, del Caronte e delle Tre Teste.
Cerracchio è un piccolo insediamento tufaceo, con testimonianze risalenti all’epoca villanoviana. Il centro etrusco di Grotta
LA ROCCA
Costruita nel XII secolo in posizione strategica, fu possedimento dei Di Vico. Continui
lavori di rafforzamento la trasformarono in
fortezza. Nel XVII secolo ospitò un monastero. I bombardamenti del ‘44 rasero al suolo
quasi completamente l’edificio. Ne rimangono solo due torri.
PALAZZI
Nel centro storico si possono ammirare: il
Palazzo Comunale, con campanile a vela
e orologio, la cui facciata è stata realizzata
su disegno del Vignola; Palazzo Franciosoni e Palazzo Vinci, anch’essi d’ispirazione
vignolesca; Palazzo Piatti.
palazzo comunale
CHIESE
La Chiesa di S. Francesco risale all’XI secolo. La facciata è costruita in blocchi di peperino e tufo; l’interno, diviso in tre navate,
conserva i resti di un pavimento cosmatesco
e numerosi affreschi. La cripta, costituita da
sei navate divise da ventisette colonnine, risale al VI - VII secolo. Il Duomo fu realizzato
nel Settecento su progetto del Contini. L’interno custodisce tele di celebri artisti come il
Muratori e il Benefial. Presso la Chiesa dei
Santi Filippo e Giacomo tra i dipinti si può
ammirare il Riposo nella fuga in Egitto, eseguito da Bartolomeo Cavarozzi nel XVIII secolo. Da visitare inoltre le chiese di S. Pietro,
S. Egidio e della Madonna del Soccorso.
La chiesetta di campagna dell’Ave Maria
è arricchita dall’affresco con la Madonna
in trono col Bambino tra i Santi Giovanni
Battista e Sebastiano. Si segnala la presenza dei monasteri delle Carmelitane e delle
Benedettine.
MUSEO DELLA CITTà E DEL TERRITORIO
Allestito all’interno di una torre medioevale,
museo a carattere demoetnoatropologico,
conserva le memorie e le tradizioni territoriali, attraverso la storia dei centri urbani, delle tecniche e dei mestieri legati all’edilizia.
Presso il museo si svolgono diverse attività,
quali mostre, visite e conferenze.
Chiesa di san francesco
Vetralla
Porcina risale al VI secolo a. C. La Grande
Ruota, una delle sepolture principali, è un
tumulo in tufo costituito da tre camere. L’area
sepolcrale è ubicata lungo la Clodia, antica
via di comunicazione, realizzata tra il 268
e il 225 a. C.
Per alcuni tratti percorso impervio.
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DINTORNI
Il bosco di Montefogliano, a pochi chilometri da Vetralla, caratterizzato da faggete e
castagneti, in primavera si colora di un’infinità di fiori e profumi. Sul monte sorge il
Convento di S. Angelo, fondato nel 1744
da S. Paolo della Croce e tenuto ancora
oggi dai Padri Passionisti. Sul territorio sorge l’Eremo di S. Girolamo. Nel bosco delle
Valli, lungo la strada che conduce a Blera,
si scorge una piccola chiesa dedicata alla
Madonna della Folgore.
Vetralla
PRODOTTI DEL TERRITORIO
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L’olio extra vergine di oliva costituisce il
vero vanto di Vetralla; prodotto nei frantoi
locali, si accompagna a piatti tipici serviti
nelle tradizionali terraglie dei “pignattari”.
Nelle fornaci viene sfornata creta in prodotti
artistici. Legname e funghi porcini, frutti dei
boschi, rappresentano una risorsa per la cittadina. Il legno di faggio, cerro, quercia è
impiegato per un’infinità di usi.
Mare”.
Per Informazioni:
Comune di Vetralla
www.comune.vetralla.vt.it
Tel 0761.46691
Biblioteca Comunale
Tel 0761.461272;
Proloco: www.prolocovetralla.it
Museo della Città e del Territorio:
Tel 0761.461889
Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
VETRALLA PER DATE
SPOSALIZIO DELL’ALBERO
8 MAGGIO
EVENTI E MANIFESTAZIONI
24 MAGGIO
SPOSALIZIO DELL’ALBERO
Ogni anno Vetralla rinnova, presso il bosco di Montefogliano, la cerimonia dello
“Sposalizio dell’albero”. Il Sindaco unisce
simbolicamente in matrimonio un cerro e
una quercia, addobbati a festa. Testimoni di
“nozze”, le autorità locali e la popolazione
vetrallese. Conferiscono valore alla tradizione cavalieri in costume d’epoca, banda
musicale, gruppo folcloristico. Il significato
della cerimonia risale al Medioevo, quando, alla fine di sanguinose guerre con Viterbo, con la Bolla Exigit, promulgata da Papa
Eugenio IV nel 1432,Vetralla entrò in possesso dei boschi. Da allora, per ribadire il
proprio dominio sulla territorio, viene rogato
l’”atto di possesso”. Il Comune è gemellato
con Venezia, che celebra lo “Sposalizio del
31 Maggio
Presso il Convento di S. Angelo, si ripete la cerimonia che conferma l’appartenenza dei boschi di
Monte Fogliano al Comune di Vetralla. Si tiene il
“Palio di Foro Cassio” (gara tra cavalieri dei vari
rioni).
SELVA D’ORO
Spettacolo musicale con la partecipazione di cantanti e artisti di fama internazionale.
Madonna del Carmelo
processione e infiorate lungo le vie cittadine.
VETRALLA IN FIORE
21-23 GIUGNO
ULTIMA
DOMENICA
DI GIUGNO
SAGRE
Premiazione del migliore addobbo floreale cittadino. Degustazioni di piatti tipici nelle cantine
del paese.
MADONNA DELLA FOLGORE
Sul viale che conduce alla Chiesa della Madonna
della Folgore viene allestita un’artistica infiorata.
Gastronomia, folklore e Palio dei Somari.
I primi di Settembre si organizza la sacra del fungo porcino; il primo week-and di dicembre la sagra
dell’olio di oliva
S. IPPOLITO
13-15 AGOSTO
NATALE
In onore del Patrono si celebrano cerimonie religiose, seguite da intrattenimenti musicali e stand
gastronomici.
Rappresentazione del Presepe Vivente. Il centro
storico si rianima, vengono riaperte antiche botteghe, con i tradizionali mestieri.
Sorge tra castagneti e coltivazioni di noccioleti, ad un’altitudine di 369 m. s. l. m., sulle
pendici collinari che dal Cimino scendono
verso la Valle del Tevere. Cittadina ricca di
storia, vanta uno dei palazzi più importanti
del Viterbese e si distingue, tra le tante peculiarità, per la produzione di vino.
CENNI STORICI
I primi insediamenti significativi rinvenuti appartengono ai Falisci (IX e l’VIII sec.
a.C.), ma il centro cittadino si affermò tra
Medioevo e Rinascimento. Probabilmente il
primo vero nucleo urbano si costituì intorno
all’853, quando i monaci benedettini innalzarono un convento-fortezza più volte trasformato. Alla metà del XII secolo Vignanello fu
conquistata da Federico Barbarossa e consegnata ai viterbesi. Nei secoli successivi la
cittadina passò da un feudatario all’altro, tra
XV e XVI secolo fu sotto il dominio pontificio
e controllata da vicari appartenenti alle nobili famiglie Nardini, Orsini e Borgia. Nel
1531 papa Clemente VII Medici affidò il
feudo a Beatrice Farnese, alla quale seguì
la figlia Ortensia, sposa del Conte Sforza
Marescotti, che, avvalendosi delle capacità del Sangallo, fece apportare dei lavori
al castello conferendogli la struttura attuale.
La famiglia Marescotti, che diede i natali a
Santa Giacinta, governò Vignanello fino alla
prima metà del XVII secolo, quando la cittadina passò ai Ruspoli, i quali, con le riforme
di Pio VII, nel 1816, persero la giurisdizione
sul feudo, mantenendo il titolo nobiliare e i
possedimenti. Nel 1870 il paese entrò a far
parte del Regno d’Italia.
DA VISITARE
AREE ARCHEOLOGICHE
Nell’area del pianoro del Molesino, insediamento falisco rinvenuto agli inizi del Novecento, è la necropoli della Valle della Cupa,
in cui sono state rinvenute sedici tombe a
camera. Cenciano diruto, insediamento
preistorico, falisco e medievale, conserva le
rovine di un castello.
Il sottosuolo di Vignanello inoltre, è ricco di
Vignanello
Vignanello
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Vignanello
pretoriale sito in Largo Gramsci; di fronte
ad esso si innalzava la colonna Citatoria
(eseguita nel 1730), che attualmente si trova all’interno del parco Ruspoli. Tra gli altri
beni di interesse artistico, si ricorda la fontana barocca, costruzione in peperino, voluta
nella metà del Seicento dal conte Francesco
Marescotti.
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chiesa collegiata
percorsi artificiali. Cunicoli per la canalizzazione delle acque, denominati connutti, furono realizzati già al tempo dei Falisci.
MONUMENTI E PALAZZI DI INTERESSE
CULTURALE
Porta Molesino, detta anche Porta del Vignola, notevole dal punto di vista monumentale
ed architettonico, fu voluta dal conte Alessandro Marescotti Capizucchi nel 1692.
L’edificio Comunale risale al 1856 ed è
sede della biblioteca e dell’Archivio Storico.
La costruzione dell’antico palazzo pretoriale,
posto sul lato sud di piazza della Repubblica, fu avviata sotto il conte Sforza Marescotti e completata dal nipote nel 1618. Sulla
stessa piazza sorgono i casini Ruspoli, detti
anche “palazzo con gli archi”, edificati fra
il 1722 e il 1725, su progetto dell’architetto Contini e sotto la direzione dell’architetto Gazzale, che progettò il nuovo palazzo
CHIESE
La Collegiata di Santa Maria della Presentazione fu edificata nel Settecento per volere
del principe Francesco Maria Ruspoli. La
facciata è caratterizzata dagli ordini tuscanico e ionico sovrapposti e sormontati da
un timpano. L’interno presenta un’aula sormontata da volta a botte e tre cappelle per
lato. La Gloria di angeli in stucco dorato,
che orna l’abside, racchiude la Madonna
col Bambino di Annibale Carracci. Nei sotterranei della chiesa si trovano una cappella
e diversi vani adibiti ad ossari.
San Giovanni Decollato risale al 1614.
Dedicata anche all’Immacolata nel 1893,
contiene un quadro di scuola bolognese raffigurante la Vergine.
La chiesa dei SS. Angeli Custodi (XVIII secolo) ospitava la confraternita dei Sacconi,
istituita da Santa Giacinta Marescotti nel
Seicento.
S. Sebastiano risale al XVII secolo e conserva una Vergine Maria con San Sebastiano e
San Francesco attribuita al Pomarancio.
La Chiesa di San Biagio, edificata nel
1618, nel 1726 fu intitolata a S. Francesco.
La Chiesa della Madonna delle Grazie, risalente alla fine del XIII secolo, è attualmente
inglobata all’interno di un edificio.
La chiesa della Madonna del Pianto, a pianta circolare, costruita nel luogo in cui si era
verificato un evento prodigioso, fu consacrata nel 1725.
S. Lorenzo e il Convento delle Suore passioniste costituiscono un complesso costruito nella zona del Molesino nel primo Novecento,
per mezzo dei lasciti delle sorelle Clementina e Giacinta Gionfra.
Si segnala infine la chiesa di Santa Maria
Vergine di Sudano risalente al XVI.
Castello Ruspoli
Castello Ruspoli, giardino
Castello Ruspoli, giardino particolare
La forma attuale del castello risale ai lavori di
ricostruzione avvenuti tra il 1531 e il 1538
su commissione di Beatrice Farnese e Sforza Marescotti. Lavori più consistenti furono
effettuati agli inizi del Seicento per volere
di Ottavia Orsini, moglie di Marc’Antonio
Marescotti. Nel 1704 il castello divenne
proprietà dei Ruspoli, a seguito del matrimonio tra Sforza-Marescotti e Vittoria Ruspoli.
Il castello appartiene ancora ai discendenti
della nobile famiglia: Claudia e Giada hanno mantenuto vivo l’amore per il palazzo e
per il suo splendido giardino. Il maestoso
edificio in pietra grigia, circondato da un
profondo fossato, contraddistinto da quattro
bastioni angolari, è contornato da merlatura
ghibellina. Sui lati lunghi delle possenti mura
poggiano due ponti levatoi. All’interno, le
numerose stanze situate al piano nobile accolgono affreschi e ritratti di varie epoche.
Fu Ottavia Orsini a far realizzare l’incantevole giardino, sulla dorsale del promontorio
ad est del palazzo, articolato in varie parti:
il Giardino di verdura, il Giardinetto segreto,
ad un livello più basso, il Barchetto e il Barco
sul lato sud del palazzo, utilizzati per le battute di caccia. Il Giardino di verdura ricopre
particolare interesse: si estende su uno spazio pianeggiante rettangolare ed è suddiviso
in dodici parterre il cui perimetro è composto
da siepi di alloro, lauroceraso, viburno tino e
bosso; i disegni interni sono formati da siepi
di bosso più basse; nei parterre centrali sono
rappresentate le iniziali di Ottavia Orsini e
di Sforza Vicino e Galeazzo. Al centro del
giardino è situata una peschiera ornata da
una balaustra in peperino.
Vignanello
CASTELLO RUSPOLI
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PRODOTTI DEL TERRITORIO
Al vino sono legate economia e tradizioni
locali: il territorio ben si presta alla coltivazione della vite, pertanto vengono prodotti
e commercializzati vini DOC di qualità. Da
menzionare anche la nocciola Tonda Gentile Romana, dalla polpa chiara e dal gusto
delicato. L’olio di Vignanello presenta eccezionali caratteristiche qualitative e bassissima
acidità.
Viignanello
EVENTI E MANIFESTAZIONI
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FESTA DEL VINO
Ad agosto, nel corso della manifestazione, è
possibile degustare il vino di Vignanello accompagnato da prodotti tipici locali. Sono
allestiti stand e mostre d’artigianato, si tengono esibizioni di gruppi folcloristici e sfilata di
“carri del vino”. Nel mese di novembre ricorre la Festa del Vino Novello, in cui il prodotto
è servito con assaggi di dolci e caldarroste,
il tutto allietato da intrattenimenti musicali.
Per Informazioni:
Comune di Vignanello;
Tel 0761.75631
www.prolocovignanello.it
Palazzo Ruspoli
Tel/Fax 0761.755338
[email protected]
Aree Archeologiche:
ww.iconnutti.org
[email protected]
Foto gentilmente concesse da:
Maurizio Pinna, Vincenzo Pacelli, Claudia Ruspoli, la cui collaborazione è risultata particolarmente
preziosa.
VIGNANELLO PER DATE
CARNEVALE
GIUGNO
1° DOMENICA
DI AGOSTO
META’ AGOSTO
META’
NOVEMBRE
sfilate di carri allegorici e gruppi mascherati lungo
le vie del centro; serate con balli in piazza.
CORPUS DOMINI
le vie del paese sono ornate con infiorate: disegni
floreali a soggetto sacro.
festeggiamenti in onore di Santa Giacinta Marescotti (che ricorre il 30 gennaio) e di S. Biagio
(che ricorre il 3 febbraio), Santi Patroni. Il sabato
precedente si svolge la processione, al termine
della quale si tiene il tradizionale spettacolo
di pioggia di bengala dai merli del castello. I
festeggiamenti proseguono per diversi giorni con
manifestazioni e spettacoli.
FESTA DEL VINO
degustazioni di prodotti tipici, accompagnate dal
buon vino locale.
FESTA DEL VINO NOVELLO
degustazioni di prodotti tipici, accompagnate dal
buon vino locale.
FIERA DELLA MADONNA
FINE
NOVEMBRE
fontana barocca
NATALE
si tiene nelle tre domeniche successive alla Festa
della Presentazione della Madonna al Tempio. La
tradizione fu istituita da Paolo III nel XVI secolo.
Vengono allestiti stand e bancarelle.
PRESEPI RIONALI
esposizione di presepi lungo le vie del paese.
Sorge ai piedi dei Cimini, su una rupe tufacea, alla confluenza dei fossi Vezza e Rio
Acqua Fredda. L’ambiente circostante, ricco di
boschi di querce, frassini, faggi, olmi e castagni, è attraversato da ruscelli e fonti; il sottobosco, rigoglioso di ginepri, felci, ginestre,
agrifogli è contraddistinto da numerose specie
di funghi, tra cui il porcino.
CENNI STORICI
Le origini etrusche del paese si riscontrano già
nel nome Vitorchiano, da Vicus Orclanus, co-
vitorchiano, veduta
lonia alle dipendenze di Norchia (o Orcla),
prestigioso centro dell’Etruria. Castrum in epoca romana, alla caduta dell’Impero subì numerose invasioni barbariche, che terminarono
con la conquista longobarda del comprensorio. Vitorchiano fu a lungo nell’orbita della politica della vicina Viterbo, fin quando non ne
rivendicò la sua indipendenza, scatenando
una forte reazione da parte dei viterbesi, che
ne assediarono il borgo; occasione in cui il
paese beneficiò dell’aiuto di Roma, di cui
divenne feudo. Data come pegno nel 1217
a Giovanni Annibaldi, pagò da sola il prez-
Vitorchiano
Vitorchiano
45
zo del riscatto e si sottomise spontaneamente
a Roma; il Senato Romano pertanto designò
la cittadina“Terra Fedelissima all’Urbe”, conferendole onori e privilegi speciali. Nel 1414
Vitorchiano fu annessa al demanio regio di Ladislao re di Napoli, tuttavia nel 1428 Martino
V la riassegnò al Comune Romano, a cui restò
integrata nei beni camerali, fino al 1870.
Vitorchiano
DA VISITARE
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Il borgo, con le sue case, viuzze strette e
tortuose, palazzi e profferli (scale esterne
alle abitazioni), conserva quasi interamente
l’aspetto medioevale, con qualche aggiunta
di epoca rinascimentale.
È circondato da mura del XIII secolo, con torri
quadrilatere del XIV.
MONUMENTI E PALAZZI DI INTERESSE
STORICO-ARTISTICO
Sulla piazza che dà accesso al centro storico si trova la scultura di un Moai, realiz-
fontana a fuso, XIII secolo
zato da un gruppo di artigiani dell’isola di
Pasqua. Tramite Porta Romana si accede al
borgo. Poco dopo si apre una piazzetta su
cui si erge l’elegante fontana a fuso del XIII
secolo, con simboli di evangelisti e figure leonine che gettano acqua. Tra gli edifici di
interesse storico, si segnalano la casa del
Podestà e il Palazzo Comunale, che custodisce una preziosa raccolta di manoscritti.
L’edificio risale al XIII secolo, di forme severe,
è caratterizzato da un’alta torre incorporata
nella facciata ed un torrione a ridosso nella
parte posteriore.
CHIESE
In prossimità di Porta Romana sorge la chiesa di Sant’Amanzio (XV secolo), in cui è custodita un’ Annunciazione del 1514. L’edificio ha inglobato sul lato sinistro la Chiesa di
S. Carlo a cui è dedicata l’iscrizione sulla
porta di ingresso. il corpo del martire venne trasportato da Roma e collocato nella
chiesa. La Chiesa di Santa Maria Assunta
(XIV sec.). Poco distante dal borgo si trova la
comunità delle trappiste Nostra Signora di
S. Giuseppe. Grazie all’attività legata alle
arti grafiche religiose svolta dalle monache,
Vitorchiano rappresenta un importante centro
della stamperia vaticana relativa ai santini.
Presso il monastero inoltre sono prodotti e
venduti olio, vino, dolciumi, marmellate.
porta romana
presenta un pregevole portale laterale e un
campanile a tre ordini di monofore, bifore e
trifore (XIII secolo). All’interno, oltre a resti di
affreschi, si conservano un fonte battesimale
rinascimentale e un pergamo del XVI secolo.
La Chiesa di S. Antonio custodisce il tabernacolo, il coro ligneo del XIV secolo e
notevoli dipinti eseguiti tra XVI e XIX secolo.
Poco fuori dall’abitato, si erge la Chiesa di
San Nicola (annessa al monastero di Santa
Maria delle Grazie). All’interno si può ammirare un ciclo di affreschi realizzato da diversi
artisti (XVI - XVIII secolo). Tra le tante pitture si
distingue la Madonna del Soccorso tra San
Marco e San Liberato vescovo. Di interesse
artistico anche un San Sebastiano del XVI secolo, la scena del Giudizio Universale e la
Gloria di Cristo, nel catino absidale. Il dipinto più antico è l’affresco della Madonna di
San Nicola, sull’altare maggiore. Nel territorio circostante al paese si erge il Santuario
dedicato al patrono S. Michele Arcangelo
Tra i prodotti locali si segnalano: castagne,
nocciole, funghi. Il peperino, a cui sono legate le attività di estrazione e lavorazione,
costituisce la risorsa specifica del luogo.
I “Cavatelli” sono alla base della tradizione culinaria vitorchianese; si ottengono da
un impasto di farina e uova, spesso condito
con sugo di carne di maiale e pecorino. Al
cavatello è dedicata una sagra nel periodo
estivo.
Per Informazioni:
Comune di Vitorchiano:
www.comune.vitorchiano.vt.it - Tel 0761.37371
Monastero Nostra Signora di San Giuseppe
www.vitorchiano.org - Tel 0761.370017
[email protected]
Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna
VITORCHIANO PER DATE
SAN MICHELE ARCANGELO
8 MAGGIO
GIUGNO
1° SETTIMANA
DI AGOSTO
festeggiamenti patronali. Per l’occasione si tiene
la processione religiosa che si snoda lungo le vie
del paese, per raggiungere il Santuario. Segue la
“poggiata” escursione pomeridiana nelle campagne, accompagnata da merenda all’aperto, con
ciambelle e fiaschetti di vino.
processioni del Corpus Domini e del comprotettore S.
Amanzio Martire, in occasione delle quali le vie del borgo
vengono artisticamente ricoperte di disegni floreali
SAGRA DEL CAVATELLO
degustazioni del piatto tipico vitorchianese
per eccellenza.
Vitorchiano
PRODOTTI DEL TERRITORIO
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Note
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