BEETHOVENIANA
5 novembre ore 20,45
Ludwig van Beethoven
Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore op. 73
Allegro
Adagio un poco mosso
Rondo. Allegro.
solista Costantino Catena
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55
Allegro con brio
Marcia funebre. Adagio assai
Scherzo. Allegro vivace
Finale. Allegro molto
Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Cosenza
direttore Donato Sivo
Per informazioni
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Ufficio stampa
Pia Tucci 338.5048865 [email protected]
Alessia Frappi 347.6217129 [email protected]
Mariafrancesca Infusino 349.1878552 [email protected]
Organizzazione
Fabio Vincenzi 393.9246061 [email protected]
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Presidente Prof. Gino Mirocle Crisci
Direttore Dott.sa Cristina Zecchini
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Nato a Bari nel 1963, Donato Sivo ha conseguito il Diploma di Direzione d'Orchestra presso il
Conservatorio Duni di Matera con il massimo dei voti, il diploma di Musica Corale e Direzione di
Coro presso il Conservatorio di Avellino, il Diploma in Pianoforte presso il Conservatorio di Bari, il
diploma di compimento medio di composizione e il Diploma di Direzione d'Orchestra presso
l'Accademia Musicale escarese e al “Wiener Meisterkurse für Musik” a Vienna. Ha seguito corsi di
perfezionamento in Direzione d'Orchestra tenuti dai Maestri: G. Kuhn, N. H. Samale, Duarte e ha
diretto diverse orchestre (Orchestra della Provincia di Bari e di Lecce, Orchestra Sinfonica di
Lugano, Orchestra Sinfonica “Mario Gusella” di Pescara ecc.), riscuotendo calorosi consensi sia di
pubblico che di critica. Nel 1996 è stato vincitore di una borsa di studio al corso triennale di
qualificazione professionale per Direttori di Coro della Regione Toscana ed Unione Europea sotto
la guida di docenti di fama internazionale. Nel novembre 1997 ha vinto il secondo (primo non
assegnato), dirigendo il Coro Orfea al XIV Concorso Polifonico Nazionale “Guido D'Arezzo”, ltre
al premio F.E.N.I.A.R.C.O. quale miglior coro dell'intero concorso. Dal 1998 collabora stabilmente
con Diego Fasolis, Direttore del Coro della Radio Svizzera Italiana incidendo per la casa
discografica ARTS. Nel 2003 con la partecipazione al III concorso nazionale di cori polifonici in
Benevento, la giuria gli ha attribuito, per il secondo anno consecutivo, il premio speciale per la
“Miglior Direzione” con medaglia del Presidente della Repubblica. Come Maestro del coro ha
collaborato con direttori d'orchestra quali: Donato Renzetti, Luis Bacalov, Bruno Aprea, ecc..
È titolare della cattedra di Esercitazioni Orchestrali presso il Conservatorio “S.Giacomantonio” di
Cosenza e nel 2007 è stato nominato Direttore Artistico del Festival dell'Aurora di Crotone.
Costantino Catena ha intrapreso lo studio del pianoforte all’età di quattro anni. Dopo aver
conseguito con il massimo dei voti e la lode il diploma di pianoforte sotto la guida del M° Luigi
D’Ascoli, ha proseguito e completato la sua formazione pianistica seguendo corsi di
perfezionamento con Boris Bechterev, Konstantin Bogino e Bruno Mezzena. Importanti riferimenti
per la sua formazione musicale sono stati anche gli incontri con Aldo Ciccolini e Joaquin
Achucarro.
Premiato in molte competizioni pianistiche nazionali ed internazionali (tra cui l’Internationalen “J.
Brahms” Wettbewerb di Pörtschach, il Concorso Internazionale di Sulmona, il Concorso
Internazionale “S. Rachmaninoff”, etc.), ha suonato in vari paesi europei, in Australia, negli U.S.A.
e in Russia, presso importanti istituzioni musicali e con diverse orchestre (Agimus, Amici del
Teatro Regio di Torino, Accademia Angelica Costantiniana, Festival Internazionale di Ravello,
Festival Internazionale di Alghero, Istituto Liszt di Bologna, Kennedy Center e Georgetown
University di Washington, Collegio Musicale del Conservatorio Tchaikovsky di Mosca, Orchestra
Filarmonica di Bacau, Camerata Romanica di Cluj, etc.). Nella musica da camera ha collaborato
con artisti quali Alessandro Carbonare, Michele Lomuto, Franco Maggio Ormezowski, Gabriele
Geminiani, Carlo Parazzoli e si esibisce frequentemente in duo con il violinista Mauro Tortorelli,
insieme al quale ha inciso, per l’etichetta Phoenix, la musica di Liszt e per la Nuova Era le parafrasi
di Thalberg per violino e pianoforte e con il quale ha recentemente completato l'integrale delle
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opere di Liszt per violino e pianoforte partecipando alla registrazione, per l'Istituto Liszt di Bologna,
di una raccolta di 3 cd pubblicata sul "Giornale della Musica" nell'aprile 2008. Accanto a quella di
interprete ha sempre svolto una parallela attività di studio e di ricerca, laureandosi con lode in
Filosofia presso l’Università degli Studi di Salerno. Ha quindi approfondito lo studio della
psicologia cognitiva della musica partecipando con borsa di studio dell’Istituto Mitteleuropeo di
Cultura alla Bolzano International School in Cognitive Analysis, con borsa di studio dell’Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici alla Scuola Estiva di Musica e Filosofia di Maratea e al seminario
permanente di Filosofia e Sociologia della Musica di Forlì e si è poi laureato con lode in Psicologia
presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, conducendo ricerche sulla psicofisiologia
dell’esecuzione pianistica. Membro dell’European Society for the Cognitive Sciences of Music, è
attualmente docente di pianoforte presso il Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio” di
Cosenza.
Beethoven: I cinque concerti per Pianoforte e Orchestra
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La formazione musicale di Beethoven è legata in modo particolare al pianoforte e i suoi primi
successi furono ottenuti soprattutto grazie al talento virtuosistico dell’esecutore e
dell’improvvisatore. Le composizioni pianistiche quindi costituiranno un terreno di sperimentazione
linguistico e strumentale che sin dagli esordi diverrà un costante battistrada di tutta la sua
produzione. Con Beethoven il Concerto per pianoforte e orchestra subisce un’evoluzione radicale,
affrancandosi dai modelli per eccellenza di Haydn e di Mozart non tanto per l’impiego di nuove
formule compositive, almeno all’inizio, quanto per l’intrinseca e differente concezione. L’orchestra
smette di essere relegata per lo più al ruolo di semplice sostegno del solista ma realizza un vero e
proprio dialogo con il pianoforte partecipando allo sviluppo tematico con tutte le sue risorse
timbriche e coloristiche. Ciò costituisce, tra gli altri, un importante motivo della dilatazione della
forma che assume nel Concerto (e nella Sinfonia) proporzioni di un’imponenza e di una grandiosità
mai viste prima. La scrittura pianistica prende decisamente le distanze dal virtuosismo di maniera
per aprire le porte ad una esplorazione della tecnica strumentale che prelude e prepara le grandi
conquiste del pianoforte romantico. Il virtuosismo in Beethoven non è più una semplice
ostentazione esecutiva ma un mezzo espressivo inscindibile dal materiale tematico. Il Concerto
solistico, inoltre, cessa di essere un pezzo ideato unicamente per le proprie personali esecuzioni e si
afferma invece come composizione concepita per essere pubblicata e quindi eseguita da altri
interpreti. Nati tra il 1795 e il 1809, i cinque concerti per pianoforte si collocano nel periodo
centrale dell’evoluzione stilistica dell’autore.
Composto nel 1809 mentre le armate di Napoleone marciavano verso Vienna, il Concerto per
pianoforte N. 5, Op. 73, fu eseguito nel 1811 a Lipsia e l’anno dopo a Vienna da C. Czerny. Il
nome “Imperatore”, introdotto nella partitura dopo la morte di Beethoven, si deve, probabilmente,
al carattere solenne ed imperioso dei temi degli allegri, entrambi riconducibili all’eloquio della
sinfonia Eroica. E’ un concerto in cui il pianoforte si inserisce come elemento di fusione e di
comando e diviene la voce principale di un componimento molto simile, nella struttura e nei
contenuti, alla sinfonia. Nell’Allegro è il solista che esordisce e che, con una cadenza virtuosistica,
introduce l’orchestra che, alla undicesima battuta, fa il suo trionfale ingresso con il maestoso tema
principale. L’Adagio un poco mosso si apre con un tema celestiale, esposto dagli archi con sordina,
al quale il pianoforte risponde con una linea melodica basata su una serie di frammenti di scala
discendente, in un clima di meditazione romantica che preannuncia Chopin. Alla fine del
movimento il presentimento del tema del Rondò risuona indistintamente in una lenta successione di
accordi ascendenti. Il fulgore orchestrale e lo slancio del solista chiudono l’esuberante finale.
Salvatore Giannella
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Beethoven Terza Sinfonia in mi bemolle maggiore op.55
L’impressione di sviluppo rettilineo, che si può avere considerando il passaggio dalla Prima alla
Seconda Sinfonia, svanisce con la Terza, la “Sinfonia Eroica” (“composta per festeggiare il
sovvenire di un grand’Uomo”, come nella prima edizione a stampa del 1806 fu completato il titolo).
La Sinfonia avrebbe dovuto in origine portare il titolo “Bonaparte”. Composta nel 1803 e compiuta
definitivamente più tardi, all’inizio del 1804, non molto tempo dopo la Seconda.
La Terza parve però ai contemporanei scritta in “tutt’altro stile”: ciò soprattutto per le sue
dimensioni esterne, senza precedenti, alle quali Beethoven non si attenne nelle Sinfonie successive,
ad eccezione della Nona.
Non meno “provocatoria” era la concezione globale dell’opera: la celebrazione dell’uomo eroico.
Si richiama nel modo più evidente a questa istanza la Marcia Funebre ( Adagio assai) del secondo
movimento. Ma con la musica a programma dell’epoca successiva l’Eroica non ha assolutamente
nulla a che fare, né per il suo linguaggio né per i suoi intendimenti. Vi manca qualunque riferimento
ad una virtuale vicenda (qualcosa come una successione di “scene”), intesa come filo conduttore.
Per la prima volta incontriamo un movimento in forma di variazione come Finale di grandi
proporzioni e profondo significato.
I quattro movimenti sono strettamente congiunti in una superiore unità, senza che tale coesione
possa essere riportata ad denominatore comune della componente motivico-tematica, e si può
rilevare ciò all’inizio e alla fine del movimento iniziale, incastonato rispettivamente tra due e tre
poderosi accordi dell’orchestra. La molteplicità apparentemente dirompente delle figure
compositive, che sempre infrangono i loro contorni (emblematico il primo motivo con le note della
triade di mi bemolle maggiore, che scivola sul famoso do diesis!), viene raccolta in un
procedimento compresso e concentrato senza precedenti, che con inusitata energia ed ampiezza di
respiro costringe gli elementi eterogenei in una salda architettura.
Anche lo Scherzo acquista nuove dimensioni, senza perdere nulla del suo carattere di danza. Si
tenga solo presente con quale energica “torsione”, quasi avvertibile fisicamente, il tema viene
trascinato per la prima volta nella tonalità fondamentale di mi bemolle maggiore e nel fortissimo.
Nonostante le inconsuete dimensioni di questa Sinfonia, non viene eliminata quella disposizione
della forma-sonata (esposizione – sviluppo – ripresa) che nel classicismo era ancor sempre motivata
coreograficamente, e cioè riconducibile alla danza. La Coda del primo movimento, configurata
come un secondo sviluppo, è un ampliamento, non una frattura del principio di costruzione classico.
La ricchezza di strutture, tra cui il “terzo motivo”, che nella sua ondeggiante compiutezza sembra
sprigionarsi da un mondo diverso, remoto, richiedeva ambiti più ampi, e porta ad agglomerazioni
culminanti strutturalmente nel famoso passaggio di transizione da sviluppo a ripresa. Qui suonano
contemporaneamente (in ppp e pp ) elementi inconciliabili per antonomasia, vale a dire dominante
(nel tremolo dei violini) e tonica (nel corno), fino a che una vigorosa cadenza riporta ad unità
questi elementi tendenti a divergere.
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I motivi per cui l'Eroica appare oggi come la prima opera di un nuovo mondo, come il lavoro che
costituisce il passaggio del genere sinfonico dalla vecchia destinazione di intrattenimento a veicolo
di alte tensioni intellettuali ed emotive, sono stati spiegati in modo esemplare dal musicologo Paul
Bekker, nel 1918: "Beethoven modifica la destinazione del genere sinfonico […]. Lo schema
tecnico musicale secondo il quale Beethoven scrive le sue sinfonie è, nei caratteri fondamentali,
quello tradizionale. La novità rivoluzionaria, grazie alla quale la sinfonia di Beethoven rappresenta
per noi l'inizio di una nuova era musicale, sta nel fatto che - se posso servirmi di una definizione
drastica - Beethoven compone non una nuova musica, ma un "nuovo uditorio". La sinfonia di
Beethoven viene concepita partendo dall'idea di un uditorio completamente nuovo. Tutte le
differenze in senso strettamente musicale rispetto ai predecessori si possono spiegare, in parte
persino riconoscere, come riflessi dell'idea dell'uditorio che è loro alla base".
Graziella Spinali
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STORIA DEL TANGO
Orchestra Roma Sinfonietta
Direttore e pianista Luis Bacalov
Programma
Luis Bacalov
Una Storia Semplice
Seduccion
Angel Violloldo
El Choclo
Carlos Gardel
Mi Buenos Aires Querido
Luis Bacalov
Concerto Grosso per violino e orchestra
solista Marco Serino
----------------------------------------------------------------------------
Ennio Morricone
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
Luis Bacalov
Il Postino
Luis Bacalov
Baires I Suite
I) Paralelo a Paralelo
II)Ricercare Baires I
III) Tangana Ostinato
Astor Piazzolla
Oblivion
Libertango
Luis Bacalov, nato a Buenos Aires, inizia giovanissimo la sua formazione musicale studiando
pianoforte con Enrique Barenboim. Inizia ben presto l’attività concertistica in Argentina come
solista e in duo con il violinista Alberto Lisy nonché in gruppi di musica da camera. Fa ricerche sul
folklore musicale sudamericano, lavorando in questa disciplina per la Radio e la Televisione
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Colombiana. Luis Bacalov è attivo come pianista e direttore d’orchestra. Ha inaugurato la Cavea
dell’Auditorium Parco della Musica a Roma nel 2003, dirigendo il programma “Cinema italiano”
con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ha suonato al pianoforte Triple
Concierto, con la Santa Barbara Symphony Orchestra, in California. E’ stato nominato direttore
principale dell’Orchestra della Magna Grecia di Taranto. E’ docente di Composizione di musica per
il cinema all’Accademia Chigiana di Siena. La sua composizione Misa Tango, registrata dalla
D.G.G. sotto la direzione di Myung-Whun Chung è stata eseguita a Roma con l’Orchestra e il Coro
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel 1999. Per la D.G.G. ha registrato, nella
rielaborazione per pianoforte e orchestra, i tanghi di Piazzolla e il suo Tangosain ricevendo la
nomination al Latin American Grammy Awards 2001. Ha diretto la prima esecuzione mondiale
della sua prima opera teatrale Estaba la Madre al Teatro Nazionale per il Teatro dell’Opera di
Roma con la regia di Giorgio Barberio Corsetti nel 2004 e ripresa nel 2005. L’opera è stata poi
eseguita in Argentina al Teatro di La Plata (Buenos Aires) nel novembre 2007 sotto la direzione
dell’autore. A Città del Messico nel 2006 ha diretto la prima mondiale della sua opera Un ingenioso
hidalgo en America.
Ha formato un quartetto con bandoneón, contrabbasso, percussioni e pianoforte, con il quale esegue
composizioni che ricercano punti d’incontro fra diverse culture musicali, approdando ad un risultato
fortemente sincretico (musica etnica, urbana, contemporanea).
Nel 1995 è vincitore del Premio Oscar per la miglior colonna sonora per le musiche del film “Il
postino” con Massimo Troisi.
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