IL MOVIMENTO UMANO
Il movimento umano è un fenomeno
estremamente complesso che coinvolge
l’apparato muscolo-scheletrico sotto sotto
il controllo volontario del sistema
nervoso centrale.
SCHELETRO: costituisce l’impalacatura del corpo, ed ha funzioni di
movimento e protezione degli organi interni. É costituito da un elevato
numero di segmenti ossei (approssimativamente 212) collegati tra loro
mediante le articolazioni.
MUSCOLI: sono gli attuatori del corpo, possono contrarsi per generare
una forza di trazione. Le forze applicate dai muscoli ai segmenti ossei ne
provocano il moto relativo.
TENDINI: costituiscono gli elementi di collegamento tra i muscoli ed i
segmenti ossei.
LEGAMENTI: sono organi passivi di collegamento tra segmenti ossei, con
la funzione di stabilizzazione e determinazione delle possibilità di moto
relativo.
SCHELETRO
Ossa
Le ossa sono organi particolarmente duri, con forma, densità e dimensioni variabili in base
alle funzioni assolte. Nel loro insieme, partecipano alla formazione del sistema scheletrico,
una struttura apparentemente inerte, ma viva e dotata di numerose, importantissime,
funzioni.
Nel corpo umano si contano approssimativamente 212 ossa, così distribuite:
Arti inferiori: 60 ossa;
Arti superiori: 60 ossa;
Colonna vertebrale: 33 ossa;
Coste: 24 ossa;
Cranio: 22 ossa;
Orecchio: 6 ossicini;
Cingolo scapolare: 4 ossa;
Sterno: 3 ossa;
Cingolo pelvico: 2 ossa connesse alla colonna vertebrale;
Osso ioide: 1 osso.
CLASSIFICAZIONE DELLE OSSA
Le ossa del corpo umano differiscono tra loro per forma e dimensioni, ricoprendo funzioni altrettanto
diversificate. In base a queste loro caratteristiche vengono distinte in: ossa lunghe, quando la lunghezza prevale
sulle altre dimensioni; ossa piatte o larghe, quando larghezza o lunghezza prevalgono sullo spessore; ossa brevi,
quando le tre dimensioni sono pressoché uguali.
OSSA LUNGHE: sono formate da una parte centrale, detta diafisi, e da due estremità, o teste, più grosse, dette
epifisi.
Le epifisi contraggono rapporti con le ossa vicine e sono provviste di superficie articolare.
La massa centrale (diafisi) è costituita da tessuto compatto e, più all'interno, da una cavità in cui è generalmente
contenuto il midollo osseo. Tipiche ossa lunghe sono quelle degli arti (femore, tibia, fibula, omero, radio, ulna).
OSSA CORTE O BREVI: caratterizzate da lunghezza e diametro di simile misura; sono costituite da tessuto
spugnoso completamente avvolto da una lamina di tessuto compatto. Esempi di ossa corte del corpo umano sono
quelle del polso, del calcagno e delle vertebre.
OSSA PIATTE: similmente alle ossa lunghe, hanno una, seppur ridotta, parte centrale di tessuto spugnoso (detto
diploe) dove si trova il midollo osseo. Il tutto ricoperto da due strati (uno per lato) di tessuto compatto (detti
tavolati). Tipiche ossa piatte sono quelle del cranio, del bacino e dello sterno.
OSSA IRREGOLARI: sono caratterizzate da una forma irregolare (sfenoide ed etmoide del cranio).
OSSA PNEUMATICHE: presentano piccole cavità (seni) piene d'aria che comunicano con le cavità nasali
(mascellare, frontale, sfenoide ed etmoide).
OSSA SESAMOIDI: a livello tendineo, favoriscono la meccanica del movimento (la rotula, ad esempio, è un osso
sesamoide che, oltre a proteggere il ginocchio, facilita l'azione del muscolo quadricipite durante l'estensione della
gamba).
OSSA WORMIANE: piccole ossa piatte soprannumerarie situate, ma solo in alcuni individui, tra le ossa
craniche, lungo il decorso delle suture.
ARTICOLAZIONI
Le articolazioni sono strutture anatomiche, talora complesse, che mettono in
reciproco contatto due o più ossa. Per evitare fenomeni degenerativi dovuti
all'usura, nella maggior parte dei casi si tratta di un contatto non diretto, ma
mediato da tessuto fibroso o cartilagineo e/o da liquido.
Le articolazioni del corpo umano sono assai numerose, se ne contano in media 360,
e strutturalmente molto dissimili le une dalle altre. Questa diversificazione
rispecchia il tipo di funzione richiesta a quella determinata giuntura. Nel loro
insieme, il compito delle articolazioni è di tenere uniti i vari segmenti ossei, in
modo tale che lo scheletro possa espletare la sua funzione di sostegno, mobilità e
protezione.
CLASSIFICAZIONE DELLE ARTICOLAZIONI SU BASE STRUTTURALE
Le articolazioni si suddividono, dal punto di vista strutturale, in:
•
articolazioni fibrose: le ossa sono unite da tessuto fibroso;
•
articolazioni cartilaginee: le ossa sono legate da cartilagine;
•
articolazioni sinoviali: le ossa sono separate da una cavità, oltre che essere
legate per mezzo di strutture che descriveremo meglio in seguito.
La suddivisione più conosciuta è tuttavia quella su base funzionale. Le ossa dello
scheletro umano sono infatti connesse per mezzo di di articolazioni a cui sono
consentiti movimenti di vario tipo e grado. Si parla, allora, di giunture immobili
(sinartrosi), semimobili (anfiartrosi) e mobili (diartrosi).
CLASSIFICAZIONE DELLE ARTICOLAZIONI SU BASE FUNZIONALE
Le articolazioni si suddividono, dal punto di vista funzionale, in:
•
articolazioni immobili o sinartrosi: legano strettamente i capi ossei, tanto
da impedirne i movimenti.
•
Articolazioni ipomobili o anfiartrosi: legano due superfici articolari,
ricoperte da cartilagine, tramite legamenti interossei; tra le due superfici è
interposto un disco fibrocartilagineo che permette soltanto movimenti limitati. Nelle
vertebre, per esempio, superfici ossee pianeggianti sono unite da un disco
interosseo cartilagineo che funge da ammortizzatore.
•
Articolazioni mobili o diartrosi: permettono un ampio range di
movimento, in una o più direzioni dello spazio (ginocchio, spalla, dita...).
La struttura di un'articolazione ne influenza il grado di mobilità:
Nome funzionale
sinartrosi
anfiartrosi
diartrosi
Nome strutturale
fibrosa
cartilaginea
sinoviale
Grado di movimento
fissa
poco mobile
molto mobile
Esempio
cranio
vertebre
spalla
Le sinartrosi (articolazioni immobili)
Sinostosi: il grado di movimento è nullo,
dal momento che uniscono le articolazioni
tramite tessuto osseo (come nel cranio
dell'adulto).
gonfosi: sono un tipo di articolazioni
fibrose caratteristiche per la fissazione dei
denti nelle proprie cavità alveolari. La
fissazione avviene grazie al collagene del
parodonto che connette il cemento del
dente all'osso mandibolare o mascellare.
Non viene considerata una vera e propria
articolazione in quanto non prevede
l'unione di segmenti ossei. (fonte: wikipedia)
Le anfiartrosi (articolazioni ipomobili)
Sincondrosi: il grado di movimento è
scarso, dal momento che uniscono le
articolazioni tramite tessuto cartilagineo
denso (come le prime sterno-costali).
Sinfisi: il grado di movimento è limitato,
dal momento che sono tenute insieme da
tessuto connettivo fibroso (come la sinfisi
pubica).
Le diartrosi (articolazioni mobili)
ARTRODIA
Movimenti permessi: semplice scorrimento
Le artrodie, che uniscono le ossa del carpo nella
mano e del tarso nel piede, permettono soltanto
piccoli movimenti di scivolamento.
Superfici ossee piatte si limitano a scorrere l'una
sopra l'altra per consentire minimi movimenti.
Le ossa carpali, per esempio, scivolano tra di
loro durante i movimenti della mano. Hanno il
compito di ammortizzare gli urti.
Ulteriori esempi: articolazioni costo-vertebrali,
sterno costali (sono delle artrodie di tipo
sinoviale che consentono soltanto piccoli
movimenti di scivolamento per gli atti
respiratori – tranne la sterno-costale della prima
costa che è una sincondrosi).
Le diartrosi (articolazioni mobili)
TROCLEOARTROSI (ginglimo angolare)
Movimenti permessi: flesso/estensione
Le superfici articolari che si affrontano, hanno
forma di segmento di cilindro, di cui uno, a gola
concava (troclea) si inserisce nella faccia
convessa dell'altro.
• Il movimento relativo è una rotazione intorno
ad un asse (1 g.d.l.)
• Equivalente meccanico: cerniera piana
• Esempio: gomito, ginocchio , interflangee
Le diartrosi (articolazioni mobili)
TROCOIDI (ginglimo laterale/parallelo)
Movimenti permessi: pronazione e supinazione
Le due superfici articolari, hanno forma di
segmento di cilindro, di cui uno, a gola concava
(troclea), si inserisce nella faccia convessa
dell'altro. Gli assi dei cilindri sono paralleli.
E' un articolazione uniassiale.
• Il movimento relativo è una rotazione intorno
ad un asse (1 g.d.l.)
• Equivalente meccanico: cerniera piana
• Esempio: tra il capitello del radio e l'ulna
(articolazione radio-ulnare prossimale).
Le diartrosi (articolazioni mobili)
ARTICOLAZIONE A SELLA
Movimenti permessi:
Ognuna delle due superfici ha una
curvatura concava e una convessa
• Consente movimenti di flessione,
estensione, abduzione e adduzione
• Il movimento relativo è un
movimento angolare (2 g.d.l.)
• Equivalente meccanico: giunto
Cardanico
• Esempi: carpo-metacarpo del pollice,
sterno-clavicola.
Le diartrosi (articolazioni mobili)
CONDILARTROSI
Sono articolazioni costituite da due superfici
elissoidali, di cui una piena (condilo) è ospitata
in un altra convessa (cavità condiloidea).
Movimenti permessi: flessione estensione,
adduzione abduzione, circonduzione
Movimento relativo: angolare (2 g.d.l.)
Equivalente meccanico: giunto cardanico
Esempio: tra il radio e il carpo; tra il metacarpo
e le falangi; l'articolazione del ginocchio;
articolazione temporo-mandibolare.
Le diartrosi (articolazioni mobili)
ENARTROSI
Sono articolazioni costituite da un capo
articolare simile ad una sfera piena (testa)
ospitato in una cavità articolare a forma di sfera
cava.
I movimenti si effettuano lungo tutti e tre gli assi
fondamentali (sagittale, trasverso e verticale).
Sono le articolazioni più mobili del corpo
umano.
• Movimenti permessi: flessione estensione,
adduzione abduzione, circonduzione, intra ed
extrarotazione
• Movimento relativo: angolare (2 g.d.l.) +
rotazione (1 g.d.l.)
• Esempio: articolazione dell'anca
(coxo-femorale); articolazione tra scapola e
omero (scapolo-omerale ).
IL MOVIMENTO UMANO
Dal punto di vista dell’analisi del movimento umano le ossa possono essere, in
prima approssimazione, considerate come indeformabili.
In particolar modo le ossa lunghe degli arti superiori ed inferiori offrono dei
riferimenti sufficientemente precisi per lo studio di massima del movimento
basato sull’assunzione del moto relativo di segmenti rigidi. L’ipotesi di
segmento rigido permette di semplificare notevolmente l’analisi riducendo
drasticamente il numero di punti necessari: per conoscere la posizione di un
corpo rigido nello spazio, infatti, sono necessari 6 parametri (es. le coordinate di
due punti).
Altre sezioni dell’apparato muscolo-scheletrico sono usualmente considerati
come segmenti rigidi seppure costituiti da gruppi di ossa dotate di un certo
grado di mobilità relativa (ad esempio il complesso metatarsale).
A seconda del livello di raffinatezza dell’analisi anche il tronco può essere
considerato come segmento rigido, nonostante la colonna vertebrale sia dotata,
nel suo complesso, di un grado di mobilità certamente non trascurabile.
Come visto finora, lo studio di un sistema meccanico prevede la definizione di un
sistema di riferimento, necessario per definire in maniera univoca le grandezze
cinematiche e/o dinamiche.
La medesima esigenza si manifesta quando si voglia esaminare dal punto di vista
meccanico il meccanismo “corpo umano”.
La tradizione legata alla cultura medico/scientifica associa al corpo umano un
sistema si riferimento principale (associato all’intera figura) e sistemi ausiliari
(associati a singole porzioni), e stabilisce alcune posizioni e movimenti fondamentali,
al fine di definire un linguaggio comune a cui riferirsi quando si voglia occuparsi di
tematiche che implicano il coinvolgimento del sistema anatomico umano.
POSIZIONE ANATOMICA
Viene definita una posizione anatomica di
riferimento nel modo seguente:
- Posizione eretta
- Talloni uniti
- Braccia distese lungo i fianchi
- Palmi delle mani rivolti in avanti
Rispetto a tale posizione vengono definiti i
piani anatomici e gli assi anatomici
PIANI ANATOMICI
Piano sagittale: è l’unico piano di
simmetria (seppure solo approssimativa)
del corpo umano , decorre in senso anteroposteriore e divide un corpo in due parti,
destra e sinistra.
Piano frontale o coronale : è un piano
verticale
parallelo
alla
fronte
e
perpendicolare al piano mediano (passa
per gli assi trasversale e longitudinale).
Divide il corpo in parte anteriore e parte
posteriore.
Piano orizzontale o trasversale : è un
piano che divide il corpo in due metà
superiore e inferiore. In posizione eretta è
orizzontale.
E' situato perpendicolarmente al piano
mediano e al piano frontale e passa per gli
assi trasversale e sagittale.
I tre piani anatomici sono mutualmente
ortogonali e passano tutti per il baricentro
del corpo in posizione anatomica.
Il baricentro si trova approssimativamente
in corrispondenza della terza vertebra
lombare,
all’interno
della
cavità
addominale.
M.W. Whittle, “Gait analysis – an introduction”, 4° edit., 2007
asse longitudinale
ASSI ANATOMICI
L’intersezione dei piani anatomici
identifica degli assi che formano un
sistema di riferimento ortogonale.
I tre assi di riferimento sono
perpendicolari a ciascuno dei piani
anatomici
asse medio-laterale: perpendicolare al
piano sagittale, ed intersezione del
piano frontale con il piano trasversale.
asse postero-anteriore: perpendicolare
al piano frontale ed intersezione tra
piano sagittale e piano trasversale.
asse longitudinale (o cefalo-caudale):
perpendicolare al piano trasversale ed
intersezione tra piano frontale e piano
frontale e piano sagittale.
LOCALIZZAZIONI ANATOMICHE
Mediale: vicino al piano sagittale,
Laterale: lontano dal piano sagittale
Il concetto di medianità e lateralità può essere riferito a diverse parti del corpo: è mediale tutto ciò
che è più vicino al piano sagittale mediano e laterale tutto ciò che ne è più lontano. I termini
mediale e laterale indicano rispettivamente gli organi più vicini e lontani dalla linea mediana,
inoltre ulnare e radiale indicano rispettivamente i lati dell'avambraccio occupati dall’ulna e dal
radio; tibiale e fibulare sono impiegati in modo analogo a livello della gamba, essi sono cioè
sinonimo di mediale e laterale.
Prossimale: localizzato verso il tronco (verso il cuore)
Distale: localizzato lontano dal tronco (dal cuore)
Anche in questo caso, prossimale e distale sono usati in termini relativi: le falangi sono la parte
distale della mano, il polso è distale rispetto al gomito, ma prossimale rispetto alle falangi.
Superiore: localizzato verso la testa lungo la direzione longitudinale.
Inferiore: in direzione longitudinale, verso il suolo (rif. Posizione anatomica)
Cranico: localizzato sulla testa
Caudale: localizzato sulle natiche (a volte “cranico” e “caudale” sono sinonimi di superiore ed
inferiore)
Dorsale: sulla schiena, indica anche la superficie superiore del piede e della mano
Ventrale: riferito alla parte frontale (addome)
Palmare: localizzato sul palmo della mano
Plantare: localizzato sulla pianta del piede
LOCALIZZAZIONI ANATOMICHE
superiore
prossimale
laterale
mediale
posteriore
distale
destro
sinistro
laterale
mediale
anteriore
prossimale
laterale
mediale
distale
inferiore
riferimento agli assi anatomici
riferimento al piano sagittale
riferimento locale/relativo
MOVIMENTI ARTICOLARI
Nel corpo umano sono presenti numerose articolazioni che, dal punto di vista dei
moti relativi dei segmenti ossei interessati, consentono moti relativi molto diversi,
sia in termini di tipo di moto (rotazioni, traslazioni) che di estensione del moto. Dal
punto di vista dell’analisi del movimento del corpo, i movimenti angolari sono di
gran lunga più importanti.
Con riferimento alla specifica articolazione, si definiscono degli assi che
individuano la possibilità di movimento relativa all’articolazione considerata.
Esempio: assi di rotazione della spalla
la spalla – articolazione prossimale dell’arto superiore – è la più mobile di
tutte le articolazioni, e consente la rotazione in tre direzioni nello spazio,
intorno agli assi
1 asse trasverso – passa per entrambe le spalle
2 asse anteroposteriore – perpendicolare al piano frontale
3 asse longitudinale – verticale passante per la spalla
4 asse longitudinale dell’arto – allineato col braccio, dipende dalla
posizione di quest’ultimo
L’asse longitudinale dell’omero individua la rotazione esterna-interna del
braccio e dell’arto superiore:
rotazione aggiunta (volontaria): movimento concesso alle articolazioni a
3 gradi di libertà, avviene per contrazione dei muscoli rotatori.
rotazione congiunta (automatica): tipica delle articolazioni a due assi, o
delle articolazioni a tre assi quando operano in condizioni particolari
Fonte: I.A.Kapandji, “Fisiologia articolare, vol.1”
MOVIMENTI ARTICOLARI
I tipi di movimenti permessi da una articolazione
dipendono dalla sua struttura. Alcune articolazioni si
limitano ad un solo tipo di movimento; altre possono
invece muoversi in più direzioni. Salvo in alcuni casi, il
movimento è meglio descritto in relazione alla
posizione anatomica: movimenti che allontanano dalla
posizione anatomica e movimenti che riconducono alla
posizione
anatomica.
Molti
movimenti
sono
accompagnati da movimenti satelliti nella direzione
opposta.
Movimenti angolari: I movimenti angolari si verificano
quando una parte di una struttura lineare, come il
corpo nella sua interezza o un arto, viene piegato verso
un altro segmento della struttura stessa cambiando così
l’angolo tra le due parti. I movimenti angolari sono
anche quelli che si compiono tra l’arto e il corpo con
una conseguente variazione dell’angolo di incontro. I
tipi più comuni di movimento angolare sono la
flessione, l’estensione, l’abduzione, l’adduzione, la
rotazione, la circonduzione.
1. Flessione e Estensione: flessione vuol dire piegare (determinante una riduzione dell’angolo), mentre estensione significa distendere (determinante un
aumento dell’angolo); l’articolazione a ginglimo ne è un esempio (gomito e ginocchio). La flessione causa un piegamento del gomito o del ginocchio;
l’estensione li riporta nella posizione iniziale. In condizioni normali il gomito e il ginocchio non possono essere estesi oltre la normale posizione anatomica
(l’estensione oltre l’escursione massima di una articolazione è detta iperestensione).
Tuttavia, il concetto di flessione come piegamento e di estensione come raddrizzamento può venir confuso quando applicato ad articolazioni che hanno una
gamma di movimenti più vasta di quelli del gomito e del ginocchio. Per esempio, la testa dell’omero è la parte prossimale dell’osso connessa con il corpo
tramite l’articolazione della spalla. Quest’ultima permette al braccio di muoversi in avanti (lontano dalla posizione anatomica), indietro verso la posizione
anatomica e poi ancora posteriormente (lontano dalla posizione anatomica).
Non è chiaro in questo movimento quando l’articolazione è “flessa” o “estesa”, in quanto la variazione angolare è la stessa sia in flessione che in estensione. Lo
stesso dubbio si pone nel caso del collo, del tronco, dell’anca e del polso. E’ quindi meglio adottare i termini letterali di estensione e flessione considerando il
corpo diviso in un settore anteriore ed uno posteriore da un piano immaginario (detto coronale). La flessione muove un segmento, come ad esempio l’arto
superiore in uno spazio anteriore al piano coronale, mentre l’estensione in uno posteriore. La flessione può anche far ritornare un segmento esteso nella
posizione anatomica e viceversa. Per esempio, il movimento in avanti dell’arto superiore per afferrare una maniglia determina una flessione dello stesso.
Muovendo l’arto posteriormente, come per infilarlo in una manica del cappotto, si determina una estensione dello stesso. Fa eccezione la flessione del
ginocchio che sposta la gamba posteriormente. L’estensione fa ritornare la gamba in posizione anatomica.
L’iperestensione è l’estensione anomala e forzata di una articolazione al di là della sua normale possibilità di movimento. Per esempio, quando si cade si cerca
di attutire il colpo con le mani. In questo modo il polso “si iperestende” distorcendosi o addirittura fratturandosi. Si intende quindi per iperestensione un
movimento forzato posteriormente al piano coronale. Quindi per intendere il movimento di estensione che fisiologicamente va oltre il coronale è meglio non
usare il prefisso “iper”, che sta a significare al di là del normale. Per il piede è preferibile parlare di flessione plantare per intendere la posizione delle dita come
quando si è il punta di piedi e di dorsiflessione quando si cammina sui talloni.
2. Abduzione e Adduzione: l’abduzione (allontanare) è un movimento che allontana dalla linea mediana; l’adduzione (avvicinare) è un movimento che
avvicina alla linea mediana. L’abduzione consiste nel muovere gli arti inferiori allontanandoli dalla linea mediana del corpo, mentre l’adduzione consiste nel
riportarli nella posizione iniziale. L’abduzione del polso allontana la mano dall’asse mediale del corpo, mentre l’adduzione fa ritornare la mano verso l’asse
mediale.
Movimenti circolari: i movimenti circolari comprendono la rotazione di un segmento attorno a un asse o un movimento ad arco del segmento.
1. Rotazione: è il movimento di un segmento attorno al proprio asse maggiore (per esempio rotazione del capo, dell’omero o dell’intero corpo). La rotazione
mediale dell’omero ad avambraccio flesso porta la mano davanti al corpo. La rotazione dell’omero che allontani la mano dal corpo è una rotazione laterale.
2. Pronazione e supinazione: si riferiscono solo alla rotazione dell’avambraccio. Prono vuol dire giacere a faccia in giù; supino vuol dire giacere a faccia in su.
La pronazione è la rotazione del palmo in modo tale che guardi posteriormente (in relazione alla posizione anatomica; in basso se viene flesso il gomito); la
supinazione è la rotazione del palmo in modo che guardi anteriormente (in alto se viene flesso il gomito). Nella pronazione, il radio e l’ulna si incrociano; nella
supinazione ritornano in posizione parallela.
3. Circonduzione: è una combinazione tra flessione, estensione, abduzione e adduzione. Avviene nelle articolazioni molto mobili come, ad esempio, quella
della spalla. Nella circonduzione il braccio si muove descrivendo un cono con il vertice in corrispondenza dell’articolazione della spalla.
Segnaliamo inoltre movimenti particolari che sono utili per i protocolli di riabilitazione seguenti.
• Elevazione e abbassamento: il primo è il movimento verso l’alto, il secondo verso il basso. La scapola ne è un esempio. Sollevare le spalle è un esempio di
elevazione della scapola.
• Inversione e eversione: sono movimenti propri della caviglia. L’inversione consiste nella rotazione della caviglia in modo tale che la superficie plantare del
piede guardi medialmente (verso il piede opposto). L’eversione consiste nella rotazione della caviglia in modo tale che la superficie plantare guardi
lateralmente. L’inversione del piede è talvolta chiamata supinazione, l’eversione pronazione.
Fonte: http://www.edurete.org/pd/sele_art.asp?ida=470)
MOVIMENTI ELEMENTARI DELLE ARTICOLAZIONI
Rotazione
• Il punto di contatto
non varia
• Il segmento ruota
attorno al proprio asse
• 1 g.d.l.
Scivolamento
• Il punto di contatto scorre
sulla superficie coniugata
• Il segmento resta parallelo
alla posizione iniziale (trasla)
• 1 o 2 g.d.l. (dipende
dall’articolazione)
Movimento angolare
• Il punto di contatto
non varia
• Il segmento ruota
attorno ad un asse
passante per il punto
di contatto
• 1 o 2 g.d.l. (dipende
dall’articolazione)
Circonduzione
• Il punto di contatto non
varia
• Il segmento non ruota
attorno al proprio asse
• L’asse descrive un cono
• 1 g.d.l.
FLESSIONE – ESTENSIONE
Sono movimenti angolari in direzioni opposte che interessano l’angolo tra due segmenti in moto
relativo piano.
Flessione:
• riduzione dell’angolo tra sue segmenti contigui che interessano l’articolazione
• allontanamento di un segmento dalla posizione anatomica
Estensione:
• aumento dell’angolo tra sue segmenti contigui che interessano l’articolazione
• avvicinamento di un segmento dalla posizione anatomica
Iperestensione:
Movimento di estensione che oltre l’angolo consentito dalla contrazione muscolare volontaria
Flessione:
Estensione:
FLESSIONE - ESTENSIONE
estensione
flessione dorsale
flessione
flessione plantare
ADDUZIONE - ABDUZIONE
Abduzione: movimento che allontana dalla linea mediana.
Adduzione: (avvicinare) movimento che avvicina alla linea mediana.
abduzione
adduzione
adduzione
adduzione
abduzione
abduzione
ROTAZIONE
Rotazione: è il movimento di un segmento attorno al proprio asse maggiore.
Si dice intrarotazione (o rotazione interna o rotazione mediale) il movimento di rotazione che
porta la faccia anteriore dell'arto (quella rivolta verso l'osservatore) a disporsi medialmente,
mentre l'extrarotazione (o rotazione esterna o rotazione laterale) porta tale faccia a disporsi
lateralmente .
Es: la rotazione interna dell’omero a gomito flesso porta la mano a disporsi davanti al corpo.
extrarotazione
intrarotazione
extrarotazione
intrarotazione
Alcuni particolari movimenti rotatori hanno denominazione specifica, come la
rotazione del capo (rotazione destra e rotazione sinistra).
PRONAZIONE e SUPINAZIONE
Sono movimenti di rotazione intorno all’asse dell’avambraccio o del piede.
Nella mano
Pronazione: movimento di rotazione interna della mano,
che porta il palmo verso il basso.
Supinazione: movimento di rotazione esterna della mano,
che porta il palmo verso l’alto.
Nella pronazione il corpo del radio incrocia quello
dell’ulna e la sua estremità inferiore si porta medialmente;
nella supinazione le due ossa tornano a porsi
parallelamente.
supinazione
pronazione
Nel piede i movimenti analoghi prendono
anche il nome di inversione (o supinazione)
ed eversione (o pronazione)
inversione
(o supinazione)
eversione
(o pronazione)
Il piede supinato (in inversione) è detto varo, il piede pronato (in eversione) è detto
valgo.
CIRCONDUZIONE
È un movimento che origina dalla combinazione di due rotazioni intorno a due assi ortogonali.
Durante il moto, l’asse del segmento interessato descrive una superficie conica, con asse del
cono passante per il centro dell’articolazione.
Ovviamente, questo movimento è riservato alle articolazioni più mobili (spalla, anca, dita,
caviglia, capo, etc) mentre è precluso alle articolazioni con un solo grado di libertà (gomito,
ginocchio)