Facoltà di Architettura Leonardo Politecnico di Milano a.a. 2002-2003 laboratorio di costruzione dell’architettura I emilio faroldi paola pleba tutors paolo elli davide mantero mauro trapani maria pilar vettori gianni bertoldi giuliana nozza chiara odorizzi paolo raffaglio carolina raggi MODELLI a CONFRONTO documento 2 a cura di chiara odorizzi carolina raggi BEST Building Environment Science and Technology Dipartimento di Scienza e Tecnologia dell’Ambiente Costruito INDICE Il modello in architettura come strumento didattico III MODELLI a CONFRONTO meditazione casa nel bosco 2 casa per vacanze 4 hollainhof 8 residenze per studenti 12 appartamenti per studenti 14 casa del silenzio 16 lavoro villa-studio per un artista 20 fellowship home 24 casa e studio 26 living and working 30 famiglia residenziale olivetti 34 complesso residenziale broelberg 34 hoeldeweg appartments 40 sporenburg 18 44 terraced housing 48 case abbinate 52 residenze in linea 54 l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1 emilio faroldi paol a pleba metodo metodo, insieme di prescrizioni relative allo svolgimento di un’attività in modo ottimale. L’attività in questione può essere sia una prassi collettiva assai complessa, come la gestione della comunità politica (“metodo democratico”), sia la risoluzione di un problema teorico specifico (“metodo diagonale di Cantor”, “metodo delle tavole semantiche”). Nonostante questa estrema generalità d’uso, tuttavia, il concetto di metodo è storicamente legato soprattutto al problema dell’acquisizione della certezza in campo conoscitivo. Nella storia del pensiero occidentale, si deve probabilmente a Socrate l’idea che l’attività avente per fine la conoscenza debba conformarsi a regole, come ogni altra arte; nei dialoghi platonici che sembrano riflettere più da vicino il suo insegnamento, Socrate appare pienamente consapevole del rapporto fra la validità di una conoscenza ed il modo in cui essa viene raggiunta, che è poi l’essenza di ogni posizione che riconosca l’importanza preminente al metodo. Sia il metodo maieutico di Socrate, sia il metodo dialettico teorizzato da Platone, sono procedure volte ad evitare l’errore nell’analisi dei concetti; specialmente quella forma di errore che consiste nell’accettazione tacita dei pregiudizi. Il metodo dialettico, peraltro, contiene anche istruzioni positive che dovrebbero consentire la corretta analisi del concetto. Già in Platone sono quindi presenti i due tipi di prescrizioni che caratterizzeranno le successive soluzioni del problema del metodo: un metodo consta di solito di prescrizioni negative, o “igieniche”, intese a evitare gli errori, e di prescrizioni positive, o regole euristiche, finalizzate alla costruzione della conoscenza. (...) in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 1993. modello modello, termine di largo uso in molte discipline scientifiche e nelle relative filosofie, in vari sensi imparentati fra loro e non sempre ben definiti. Quelli fondamentali (e più chiari) possono ridursi a due, il primo prevalentemente in logica e matematica, il secondo nelle scienze empiriche. Il primo senso è quello in cui si parla di “modello di una teoria”. (...) Un modello così inteso si può considerare intuitivamente come una realizzazione di una teoria, cioè come una struttura astratta che “si comporta” conformemente alla teoria. Nelle scienze naturali e sociali si parla invece solitamente di “modello di un fenomeno o di un insieme di fenomeni”, per intendere una costruzione, più o meno astratta che condivide alcune caratteristiche strutturali del dominio modellato. (...) in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 1993. in copertina: Ignazio Gardella, Casa Borsalino, Alessandria 1950. progetto grafico e realizzazione del documento: gianni bertoldi modello modello, (lat. modulus, “modulo”). I. Genericamente, qualsiasi cosa fatta o assunta per essere riprodotta o imitata, spesso perchè riveste valore canonico e di guida. II. Riproduzione tridimensionale, in scala metrica notevolmente ridotta, di un progetto architettonico, a scopo di controllo compositivo o di chiarimento al committente: in quanto tale costituisce uno dei mezzi della rappresentazione. (...) in N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di Architettura, Einaudi, Torino 1981. III Il modello in architettura come strumento didattico emilio faroldi In architettura nulla si inventa e nulla si distrugge, bensì tutto si trasforma, si potrebbe affermare prendendo a prestito e parafrasando un concetto caro alla filosofia antica: qualsiasi evento, in architettura, ha una matrice, talvolta dichiarata, talvolta inconscia. Progettare significa inserirsi in questo processo di trasformazione, ponendosi da tramite tra un prima e un dopo: significa inoltre aderire a regole metodologiche che, per quanto ci riguarda, individuano nella fase di osservazione critica dell’architettura il primo insostituibile passo di ogni azione propositiva. La lettura di un fenomeno di qualsiasi natura implica sempre e comunque un’operazione di selezione, di scelta specifica di alcuni parametri all’interno di una totalità. Uno studio perciò mirato, mai generico. La lettura di un edificio al pari di quella di un libro o di uno spartito musicale implica quindi un’azione di smontaggio dell’insieme, di riconoscibilità delle sue parti costitutive elementari, di attribuzione del loro valore assoluto e di quello relativo nei confronti degli altri elementi. L’attuale stato della critica mantiene in vita una scissione tra “cultura del progetto” e “cultura tecnologica dell’architettura” che ha spesso portato ad un riduttivo esame del progetto di architettura come prodotto artistico. L’intento del documento “Modelli a confronto” è quello di fornire una prassi metodologica per l’impostazione di una osservazione critica dell’opera di architettura, collocandosi per quanto possibile all’ interno del suo farsi, per capirne le logiche, determinarne lo spessore e l’opportunità delle scelte, coglierne i valori sia di unicità che di trasmissibilità. Tale studio intende costituire uno strumento in grado di fornire una chiave di interpretazione dell’architettura; un esercizio quindi non fine a se stesso bensì in grado di costituire il primo momento progettuale. L’operazione di lettura deve portare a utili indicazioni operative: l’esercizio deve perciò essere inquadrato come un momento del progetto e non come un’interpretazione passiva e terminale dell’opera. Interpretando il modello come esempio metodologico e non formale si è portati con più facilità a leggere un edificio come esito di un percorso progettuale e di un atteggiamento culturale nei confronti del processo di ideazione, progettazione, realizzazione; e quindi come risultato di una serie di interazioni tra diversi fattori, interni ed esterni al processo mentale del progettista. L’operazione sfocia nel tentativo di costruire un’intelaiatura di riferimento per il progettare. E questa “griglia strutturale” va costruita pezzo per pezzo, va formata cercando di organizzare le informazione che veniamo accumulando alla rinfusa nel “magazzino della memoria”. Scopo della lettura di un modello è quello di aiutare a costruire i riferimenti necessari per orientarsi nell’acquisizione di esperienze. Tra gli obiettivi di questa fase vi è quello di decomporre un edificio per variabili riconoscibili e confrontabili al fine di valutare l’incidenza dei fattori progettuali sull’opera finita: l’oggetto architettonico viene scomposto nei principali elementi che compomgono il fenomeno architettonico. Questi saranno sia di natura oggettivo/materiale che di natura contestuale, l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1 emilio faroldi paol a pleba linguistica e semantica: particolare attenzione viene riposta nell’incidenza che il fattore tecnico assume in ogni opera al fine di desumerne i legami, le corrispondenze, le discresie. Partire dalla lettura critica del costruito ed elevarlo a paradigma è uno dei modi, non certo l’unico, per avviare l’attività didattica di un Laboratorio di Costruzione dell’Architettura, andando incontro a quest’ultima, non rifuggendola. “Oltre le scale, oltre le dimensioni”, si potrebbe dire, da sempre il modello rappresenta per l’architetto un vincolo ma, al tempo stesso, una rassicurante certezza. La raccolta di modelli contenuta in questo documento rappresenta, “al di là delle scale”, la validità di un metodo fondato su un concetto di modello applicato sia alla scala urbana - la città - che alla scala del manufatto architettonico - l’edificio -, che a quella dell’elemento costruttivo - il componente. modelli a confronto MEDITAZIONE casa nel bosco casa per vacanze hollainhof ti residenze per studenti appartamenti per studenti casa del silenzio l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba aldo rossi casa nel bosco meditazione borgo ticino, 1973 La casa doveva sorgere su un terreno boscoso sopra il fiume Ticino, in parte pianeggiante e in parte fortemente scosceso. La morfologia del terreno e la memoria di morfologie padane e prealpine hanno avuto un’influenza determinante sulla conformazione del progetto. La costruzione si divide in due parti: il corpo di fabbrica appoggiato sulla parte pianeggiante e quattro corpi, perpendicolari al primo, sospesi sul bosco scosceso, coperti con delle volte a botte. Nella zona pianeggiante troviamo la cucina e il soggiorno aperti su un portico prospiciente il bosco. I quattro corpi sospesi crescono sul pendio come strutture ponte sorrette da una serie di pilastri liberi; all’interno vi sono le camere da letto. Questo artificiale innalzamento di quota permette alla casa di affacciarsi all’altezza delle chiome degli alberi. tratto da: A. Ferlenga, Aldo Rossi architetture 1959-1987, Electa, Milano 1987. progettista aldo rossi localizzazione borgo ticino cronologia 1973, progetto spaccato assonometrico dell’intervento 3 pianta prospetti e assonometria l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba sverre fehn progettista sverre fehn localizzazione norrköping, svezia cronologia 1991 casa per vacanze meditazione progetto di concorso per un centro vacanze norrköping, svezia 1991 Un esempio interessante di progettazione attenta all’equilibrato utilizzo delle risorse e al basso dispendio energetico è la casa ecologica progettata da Sverre Fehn con un gruppo di studenti norvegesi, finlandesi e svedesi all’interno di un programma didattico sviluppato dalla facoltà di architettura di Helsinki. Il tema di progetto prevedeva la creazione di un centro di vacanza a Mauritzberg Manor a Norrkoping in Svezia e la costruzione di 250 abitazioni unifamiliari in un’area situata tra un bosco di querce e un campo da golf. La soluzione prevede lo sviluppo in linea delle unità residenziali a distanza di circa 5 m una dall’altra e l’adozione di dieci tipi edilizi basati sullo stesso modulo spaziale, con dimensioni variabili da 50 a 150 mq. Il progetto giunge a un duplice obiettivo: da una parte disponendo le case sul terreno secondo un andamento sinuoso e permeabile, articola la connessione tra il prato e il bosco favorendone la transazione; dall’altra utilizzando murature perimetrali piene e un patio centrale a cielo aperto, assicura la massima privacy alle singole unità e un alto grado di trasparenza all’interno degli alloggi tratto da: Spazio e Società, n.64, 1993 planimetria dell’intervento 5 piante, prospetti e veduta del modello di alcune tipologie residenziali pianta e sezione trasversale della casa prototipo meditazione l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba veduta dell’interno e dell’esterno della casa prototipo 7 piante, prospetti e sezioni del modello tipologico base l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba neutelings riedijk architekten hollainhof meditazione residenze sociali ghent, belgio 1993-1998 L’insediamento residenziale Hollainhof nasce con lo scopo di integrare i vantaggi dell’urbanizzazione con la necessità di quiete. Il collegamento con la città avviene attraverso un sottopassaggio che, a quota zero individua gli accessi agli alloggi. Le unità residenziali sono divise in due stecche contrapposte formate complessivamente da 15 blocchi diversi. Grazie alla combinazione dei diversi tagli di alloggio, ogni singolo blocco ha una volumetria tipica. Nei piani a quota zero sono collocati i tagli di alloggio piccoli, ognuno con un’entrata indipendente e con un piccolo giardino. Gli alloggi di taglio più grande, al primo, secondo e terzo piano fuori terra,con terrazzo, sono delimitati da corpi scala esterni. tratto da: El Croquis, n.94, gennaio 1994. progettista willem jan neutelings michiel riedijk localizzazione ghent, belgio cronologia 1993-1998 planimetria dell’intervento 9 particolare pianta piano terra particolare pianta primo piano particolare pianta secondo piano l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba particolare pianta terzo piano meditazione sezione trasversale 11 prospetto di un blocco residenziale lungo il fiume prospetto di un blocco residenziale lungo la strada accessi ai monolocali l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba hillebrandt + schulz residenza per studenti halle-saalle, germania 2000 progettisti annette hillebrandt, gernot schulz localizzazione landrain 47-50, halle -saale, germania cronologia 1997, progetto 1999-2000, realizzazione dati dimensionali superficie del terreno 13.628 mq superficie totale 3.232 mq superficie coperta 2.270 mq volume complessivo 14.300 mc meditazione planivolumetrico dell’intervento Sull’area di progetto, caratterizzata da un tessuto di edifici di piccole dimensioni, si trovavano padiglioni in legno che un tempo ospitavano abitazioni per studenti. La semplicità di tali edifici, che non potevano essere restaurati, davano al luogo un fascino particolare. L’obbiettivo è quello di ricreare con le nuove residenze per studenti un’atmosfera altrettanto calma e serena. I padiglioni in rovina sono diventati il punto di partenza del progetto, in relazione alla forma, alla texture e al colore delle facciate. I solai in cemento armato segnano i prospetti creando una forte stratificazione orizzontale. Le residenze ospitano 112 studenti, suddivisi in 4 padiglioni con 4 alloggi per 4 persone e in altrettanti padiglioni con 4 alloggi per 3 persone. Alle abitazioni si accede da hall aperte che ospitano anche depositi per le biciclette. Tutte le stanze hanno le stesse dimensioni e la stessa esposizione. Ogni alloggio ha una cucina-soggiorno, deposito e corridoi ben illuminate. tratto da: Casabella, n.698, marzo 2002 13 pianta del piano terra di uno dei blocchi prospetto principale l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba claus & kaan appartamenti per studenti enschede, belgio 1997 progettista claus & kaan localizzazione enschede, belgio cronologia 1997 meditazione planimetria dell’intervento Si tratta di un nuovo ampliamento su di un’area già occupata dal campus universitario della Twente University of Technology edificato negli anni sessanta. Nella sistemazione originale, venti studenti occupavano ciascun blocco dotato di una cucina comune; il nuovo progetto migliora le prestazioni e le dotazioni limitando a sei il numero delle stanze per piano e dotando ciascun livello di una propria cucina. Una scala a spirale connette i diversi livelli degli edifici. Tratto da: sito www.clausenkaan.com 15 pianta del piano tipo di un blocco particolare prospetto di un’unità l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba peter kulka casa del silenzio meditazione residenze temporanee meschede, germania 1997 Per soddisfare le esigenze particolari di questo monastero temporaneo,cioè per offrire agli ospiti uno spazio adatto alla contemplazione, Peter Kulka ha realizzato un edificio raccolto e intenso: attraverso la scelta dei materiali (cemento bianco, alluminio scuro, quercia chiara) e l’essenzialità della forma cubica è riuscito a creare una struttura ricca di significato. Ha strutturato la Casa del Silenzio in due corpi di dimensioni diverse: uno stretto, che contiene la scala, e uno più largo, dove si trovano le stanze riservate agli ospiti. Fra i due corpi si apre uno stretto spazio, una specie di “canyon”, rivestito di ghiaia e attraversato in alcuni punti da passerelle di collegamento. I visitatori accedono da un ingresso poco vistoso, oltre il quale una scala a pioli li conduce ai piani delle stanze, o meglio delle “celle”…un letto, uno scrittoio, una sedia, un armadio a muro, un ripiano alla parete, più un piccolo bagno, semplici, ma accoglienti. Il luogo di maggiore intensità della Casa del Silenzio è la piccola cappella situata all’estremità del corpo della scala: è il cuore dell’edificio, uno spazio poco più grande di una cella, in cui la luce del giorno penetra solo attraverso un piccolo lucernario… non si tratta solo di uno spazio architettonico, è soprattutto un luogo di concentrazione, di meditazione e di preghiera che non consente distrazioni: un luogo che va oltre la quotidianità. tratto da: Domus, n.849, giugno 2002. progettista peter kulka, kostantin pichler localizzazione meschede, germania cronologia 1997 planimetria dell’intervento 17 vista dell’edificio Pianta del piano terra Pianta del livello -6.25 spaccato prospettico l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba veduta dell’edificio meditazione vista dal “canyon” veduta dell’edificio LA VORO LAVORO villa-studio per un artista fellowship home casa e studio living and working l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba figini e pollini villa-studio per un artista lavoro V triennale di Milano milano, italia La villa studio per un artista fu costruita nell’ambito della V Triennale del 1933 nel Parco Sempione di Milano e demolita tre mesi dopo al termine della manifestazione. L’edificio, a struttura in acciaio con pilastri a sezione quadra disposti secondo un reticolo ad intervalli costanti, era inscritto in pianta in un rettangolo aureo, e si disponeva attorno a due spazi a cielo libero, un patio parzialmente coperto e un solarium con una piccola vasca-piscina delimitato da pareti alte due metri. Così spiegavano il piccolo raffinato edificio Figini e Pollini: ”Nella Villa-Studio il ritmo è determinato dagli intervalli costanti (cioè dal numero); gli spazi ritmici si seguono lungo le prospettive dei pilastri evadendo dall’interno verso l’esterno. La ricerca di dare alla casa una maggiore intimità ha portato a limitare le aperture verso l’esterno e ad aprire sugli spazi a cortile grandi pareti scorrevoli di cristallo orientate in modo da evitare l’insolazione estiva.”. Muovendosi dunque tra i riferimenti alla cultura architettonica della classicità come il patio o l’impluvium pompeiano, o del tardo gotico “italiano” come il cortile della Ca’d’Oro, Figini e Pollini introducono soprattutto nel progetto un’attenzione inedita alla relazione contestuale dell’architettura attraverso la precisazione di un rapporto necessario con la natura e il verde circostante. tratto da: V. Gregotti, G. Marzari (a cura di), Luigi Figini – Gino Pollini, Opera Completa, Electa, Milano 1996. progettista luigi figini, gino pollini localizzazione milano, italia cronologia 1933 dati dimensionali sup. coperta 128 mq volume 380 mc vista assonometrica 21 sezione pianta schizzi prospettici dell’interno l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba lavoro vedute dell’edificio viste degli esterni 23 viste degli interni l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba alfred roth fellowship home casa atelier scuola zurigo, svizzera 1960 progettista alfred roth localizzazione zurigo, svizzera cronologia 1960 lavoro , La Fellowship Home testimonia che la casa può rispondere non solo ad un’esigenza personale, ma anche a una funzione sociale e pedagogica. Il suo progetto è esemplare: il piano terra ospita l’ufficio e l’atelier dell’architetto; il primo piano accoglie le camere per gli studenti, con un ingresso separato; l’ultimo piano è riservato al suo appartamento privato. La composizione è impostata su un sistema modulare di 3 metri (corrispondente alla larghezza di una camera degli studenti): da questo sono derivati una più facile definizione delle dimensioni e un armonioso disegno complessivo. La casa è in cemento armato, mattoni intonacati, legno e colonne di acciaio riempite di cemento. In contrasto con la semplicità e la staticità degli esterni, gli interni rivelano spazi funzionali e organici: il piano degli studenti ospita cinque stanze singole, una cucina e un bagno comuni. Al piano superiore l’appartamento dell’architetto è quasi uno spazio aperto dal grande balcone verso la zona pranzo, il soggiorno con il camino e il doppio lucernario, lo studio e la galleria dei quadri fino alla camera da letto. Da qui si raggiunge il giardino posteriore attraverso un ponticello che grazie ad una scala permette agli studenti di accedere al giardino pensile. L’essenziale arredamento è realizzato su disegno dell’architetto, arricchito da alcuni pezzi di Wohnbedarf, dalle sedie di Alvar Aalto e dai quadri di Piet Mondrian , Henry Van de Velde, Le Corbusier e altri. La casa-atelier di Roth traduce felicemente in termini architettonici rigorosi il rapporto di lavoro e tempo libero, la sintesi tra gli spazi per studiare, soggiornare, esporre l’arte, insegnare. tratto da: Abitare, n.339, aprile 1995 veduta dell’edificio 25 pianta del piano terreno veduta dell’interno pianta del primo piano pianta del secondo piano l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1 emilio faroldi paol a pleba peter w w.. scmidt casa e studio casa unifamiliare pforzheim, germania 1997 lavoro Il terreno occupato da questa abitazione con annesso studio si trova su un’altura che sovrasta Pforzheim. L’organizzazione funzionale della cstruzione è individuata da due corpi edilizi indipendenti, orientati secondo la geometria del lotto, il cui lato privilegiato è rivolto a sud che si sviluppa sulla bisettrice e definisce lo spazi esterno, delimitato a est dal muro monolitico di basalto lavico dello studio. La posizione altimetrica dell’area piuttosto accidentata è stata sfruttata per realizzare un giardino continuo livellato. I due corpi edilizi occupano posizioni differenziate e sono unificati dall’uniformità dei materiali e dei dettagli. tratto da: Casabella, n. 671,ottobre 1999. progettista peter w. scmidt localizzazione pforzheim, germania cronologia 1995-1996, progetto 1996-1197, realizzazione planimetria dell’intervento 27 pianta del primo piano dello studio pianta del piano terra della casa sezione trasversale pianta del primo piano della casa lavoro l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba vista dalla strada dei volumi della casa e dello studio 29 vista da nord dello studio vista degli interni l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1 emilio faroldi paol a pleba hirner & riehl living and working nuovo insediamento residenziale e uffici rosenheim, germania 2000 progettista hirner & riehl localizzazione rosenheim, germania 2000 cronologia 2000 realizzazione lavoro planimetria dell’intervento Su di un’area di nuova espansione alla periferia di Rosenhein, un’azienda, che svolge attività nel terziazio, ha edificato un nuovo insediamento caratterizzato dalla compresenza di due manufatti contrapposti. Il primo, quello di dimensioni maggiori, ospita gli uffici organizzati attorno ad un patio, nel secondo, a destinazione residenziale, si sviluppano gli alloggi su duplex che ospitano il personale dipendente dell’azienda. Il progetto, innovativo sotto l’aspetto tipologico, pone particolare attenzione anche agli aspetti legati al recupero energetico sia attivo che passivo dell’energia solare. Il rivestimento esterno in legno che conclude la parete ventilata evita il surriscladamento delle pareti perimetrali, ma allo stesso tempo costituisce una scelta compositiva e tecnologica attenta all’inserimento dell’edificio nel contesto ambientale. tratto da : Detal, n.6, 2002. 31 pianta del piano terra sezione trasversale l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba vista generale dell’edificio vista della corte coperta che collega i corpi di fabbrica lavoro vista della scala interna FAMIGLIA residenziale olivetti complesso residenziale broelberg hoeldeweg appartments sporenburg 18 terraced housing case abbinate residenze in linea l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1 emilio faroldi paol a pleba roberto gabetti, aimaro isola residenziale olivetti ivrea, 1968-1971 progettista roberto gabetti, aimaro isola collaboratori luciano re localizzazione ivrea, italia cronologia 1968-1971 realizzazione famiglia planimetria dell’intervento Questo edificio, dalla particolare pianta semicircolare di 70 m. di raggio, è stato commissionato dalla società Olivetti per ospitare i suoi dipendenti. La costruzione fa parte di una ricerca sul rapporto architettura-natura eseguita dagli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola. Il parcheggio delle auto, completamente interrato, e gli stessi alloggi, affacciati in una vetrata continua verso il bosco, sono coperti da prato e da una strada pedonale. Gli alloggi sono simplex, di circa 80 mq, e duplex, di 120 mq, e possono ospitare rispettivemente due o tre/quattro persone. tratto da: sito www. archlab.it/museoarchitettura/cvest.html. 35 vista aerea dell’intervento pianta del primo piano settori sud e nord sezioni degli alloggi simplex e duplex pianta dell’alloggio simplex schizzo ad acquarello dell’intervento vista interna dell’esterno l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba gigon & guyer complesso residenziale broëlberg nuovo quartiere residenziale kilchberg, zurigo, svizzera 1994-1996 progettista annette gigon, mike guyer localizzazione kilchberg, zurigo, svizzera cronologia 1994-1996 famiglia planimetria dell’intervento Nel caso di questo complesso residenziale ad attirare l’attenzione sono prima di tutto la collocazione in un parco, la dimensione e distribuzione degli alloggi, oltre che il particolare carattere che deriva dalla combinazione di case a schiera e appartamenti. Invece di sparpagliare su un lotto di terreno insolitamente vasto alloggi unifamiliari, gli architetti hanno proposto sei complessi residenziali, da loro definiti “isole”, in cui si integrano differenti unità abitative. Le tre ali separate delle case a schiera e degli appartamenti portano a definire la piattaforma centrale , sotto alla quale si colloca il parcheggio, come una sorta di corte cha dà accesso a tutti gli appartamenti. La logica distributiva prevede che le cucine e le sale da pranzo siano rivolte verso la corte mentre gli spazi di soggiorno e le camere da letto guardano all’esterno verso il paesaggio, gli spazi di servizio sono concentrati al centro del corpo di fabbrica. tratto da: Casabella, n.654. 37 pianta del piano terra pianta del primo piano sezioni pianta del piano primo prospetti sezioni l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba particolare della facciata famiglia prospetti dell’edificio vista della corte privata 39 vista del fronte “pubblico” dell’edificio l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba splitterwerk hoeldeweg appartments famiglia residenze burmoss, austria 1993-1997 Queste dodici unità abitative sono state collocate nell’estremità nord del lotto, nel mezzo di un bosco di faggi. Esigenza del progetto è stata di applicare un sistema costruttivo economico ed ecologico. Sia la posizione dell’edificio che lo schema degli interni cerca di sfruttare al massimo la luce naturale, con conseguente risparmio energetico. I soggiorni e le camere con ampie superficie vetrate sono situate lungo la parte sud del volume di forma allungata. Nella parte nord dell’edificio si trovano gli atri d’ingresso, le cucine e i servizi, il tutto all’interno di uno spazio comune longitudinale dove confluiscono i percorsi e che al contempo funge da isolamento termico per gli appartamenti. L’edificio a due piani si adatta al pendio in modo che gli alloggi risultano a gradoni sebbene la copertura continua ne mantenga l’unità formale. Le tipologie vanno da appartamenti di piccole dimensioni fino ai duplex. Tutti hanno accesso dallo spazio comune longitudinale lungo il lato nord. Questo è largo tre metri e risulta piuttosto spazioso con un percorso costituito da una scalinata ed una striscia di verde parallela, oltre alla passerella pedonale longitudinale che dà accesso agli alloggi del secondo piano e ai corridoi perpendicolari che conducono ai punti panoramici, aggettanti rispetto ai muri perimetrali. tratto da: Nuovi edifici residenziali collettivi, Edizioni Logos, 2000. progettista splitterwerk localizzazione burmoss, austria cronologia 1993-1997 dati dimensionali sup. coperta 600 mq volume 4.200 mc planimetria dell’intervento 41 sezioni trasversali pianta piano interrato pianta piano terra pianta primo piano pianta piano secondo l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba sezioni trasversali famiglia sezione longitudinale vista dell’edificio 43 vista della galleria viste del prospetto sud l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba MVRDV sporenburg 18 famiglia nuovo quartiere residenziale amsterdam, paesi bassi 1996-1998 Su una delle aree definite nel piano generale come “lotto-giardino” (4,20 m.x16 m., di cui 4 da destinare a giardino sul canale), i progettisti riescono a creare un piano in più rispetto alle previsioni urbanistiche, giocando sull’articolazione dei volumi in altezza e su spazi molto luminosi. L’elemento cardine del progetto è il blocco scale che si snoda attraverso le balconate affacciate sugli spazi a doppia altezza dei locali meno privati (soggiorno e sala da pranzo). Il patio sul canale acquista una dimensione più intima grazie al volume del secondo piano (la camera da letto) che, aggettante sul fronte strada, lo copre completamente e sostiene il terrazzo panoramico del terzo piano. Sulla strada, a livello sfalsato rispetto al canale, la chiusura del garage e dello stretto ingresso crea un alto zoccolo su cui poggia la grande vetrata del soggiorno. Ai vari livelli la completa trasparenza di soggiorno e sala da pranzo permette di godere di viste sempre diverse sulla strada e sul canale. tratto da: Abitare, n.402. progettista MVRDV localizzazione amsterdam, olanda cronologia 1996-1998 dati dimensionali sup. coperta 300 mq volume 2800 mc planimetria dell’intervento 45 piante ai vari livelli sezioni trasversali l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba famiglia vista del modello vista delle facciate verso il canale e verso strada 47 viste degli interni l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba holz box tirol terraced housing complesso di case a schiera innsbruck, austria 1998 progettista holz box tirol localizzazione innsbruck, austria cronologia 1998 dati dimensionali sup. coperta 670 mq volume 2.010 mc famiglia planimetria dell’intervento Le palazzine sono posizionate su un terreno in pendenza e sono state realizzate per lo più in elementi portanti in legno rivestite in perline di larice. La superficie esterna è stata ampliata grazie a terrazze e balconi che permettono a ogni spazio interno un’uscita verso l’esterno. Per ottenere una maggiore libertà nella suddivisione della pianta la struttura in legno è stata rinforzata da travi in acciaio. Le necessarie sale accessorie si trovano in un edificio isolato posizionato nel centro del terreno. Nonostante la vicinanza delle unità abitative, l’uso di terrazze ha concesso una certa privacy sia all’esterno che all’interno delle abitazioni. tratto da: Detai, n.5, 2000. 49 LEGENDA: pianta del piano terra, primo piano, secondo piano 1) garage 2) terrazza 3) camera da letto 4) bagno 5) soggiorno 6) sala da pranzo 7) cucina sezioni famiglia l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba viste del complesso 51 vista della scala interna l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba daniele marques case abbinate famiglia progetto per case bifamiliari lucerna, svizzera 1999 Nel parco di una villa ottocentesca ristrutturata è stato ricavato lo spazio necessario alla costruzione di due unità bifamiliari. La configurazione del terreno e la volontà di ottimizzare lo sfruttamento della superficie abitativa hanno determinato la forma trapezoidale degli edifici. La sistemazione parallela dei fabbricati definisce a est un cortile d’ingresso e a nord-ovest un piccolo giardino (…). Un querceto segna il confine dell’edificio nord-ovest, comprimendo gli spazi esterni delimitati dai fabbricati. Tutte quattro le unità abitative si aprono, mediante ingressi disposti diagonalmente, su un viottolo di accesso che corre lungo il lato sud, caratterizzato da un piccolo muro di sostegno e da ponticelli di legno. Le soluzioni topografiche rappresentate dalle passerelle e dalla disposizione degli ingressi accentua la riservatezza di ciascuna unità abitativa, a dispetto della notevole vicinanza. Ogni edificio risulta caratterizzato da una facciata differente. tratto da: Casabella, n.698, marzo 2002. progettista daniele marques localizzazione lucerna, svizzera cronologia 1998, progetto 1999, realizzazione dati dimensionali superficie area 1.570 mq superficie coperta 910 mc planimetria dell’intervento 53 piante piano interrato piante piano terra piante piano primo vista degli esterni l abor atorio di costruzione dell’architet tura1 emilio faroldi paol a pleba cicchitti e gentile residenze in linea famiglia progetto per un quartiere quarrata, pistoia 2001 Quarrata appartiene al sistema metropolitano che gravita attorno a Firenze. La città (…) ha conosciuto uno sviluppo consistente negli ultimi cinquanta anni (…). L’area di studio è portatrice di immagini apparentemente disomogenee: depositi di materiale, capannoni di struttura prefabbricata, case sparse, piccoli campi, frange urbane strutturate attorno alla presenza dell’argine che mescola vecchie strade a nuove strutture. Le trasformazioni urbane degli ultimi decenni hanno lasciato, tra le maglie dell’edificato, spazi irrisolti, aree marginali (…). L’argine del torrente Fermulla è l’elemento strutturante del progetto. Il sistema di irregimentazione delle acque cui esso appartiene è molto importante nella piana di Firenze e di Pisa(…). L’idea sviluppata nel progetto consiste nell’allargare e dare respiro all’argine, che attualmente definisce un margine dell’area, e di estenderlo verso la città , costruendo un nuovo suolo permeabile, che diventa supporto di un sistema di percorsi e spazi alternativi rispetto alla città consolidata, e su cui appoggiano le nuove residenze (…). Gli edifici residenziali, stretti e lunghi, presentano un unico corridoio che distribuisce tutte le abitazioni. Gli alloggi di diverso taglio (1, 2 e 3 camere), hanno un disegno flessibile con logge profonde e bow-windows aggettanti (…). L’idea da cui il progetto è partito è quella di distribuire alloggi diversi nel disegno e nella distribuzione ma uguali nella struttura portante. tratto da: Casabella, n.704, ottobre 2002. progettista maria cicchetti pierluigi gentile daniela gentile gino lozzi anna santilli localizzazione quarrata, pistoia cronologia 2001 progetto planimetria dell’intervento 55 sezione e prospetto laterale di due corpi residenziali piante di un blocco residenziale vista tridimensionale dell’intervento