Facoltà di Architettura Leonardo
Politecnico di Milano
a.a. 2002-2003
laboratorio di costruzione dell’architettura I
emilio faroldi paola pleba
tutors
paolo elli davide mantero mauro trapani maria pilar vettori
gianni bertoldi giuliana nozza chiara odorizzi paolo raffaglio carolina raggi
MODELLI a CONFRONTO
documento 2
a cura di chiara odorizzi carolina raggi
BEST
Building Environment Science and Technology
Dipartimento di Scienza e Tecnologia
dell’Ambiente Costruito
INDICE
Il modello in architettura
come strumento didattico
III
MODELLI a CONFRONTO
meditazione
casa nel bosco
2
casa per vacanze
4
hollainhof
8
residenze per studenti
12
appartamenti per studenti
14
casa del silenzio
16
lavoro
villa-studio per un artista
20
fellowship home
24
casa e studio
26
living and working
30
famiglia
residenziale olivetti
34
complesso residenziale broelberg
34
hoeldeweg appartments
40
sporenburg 18
44
terraced housing
48
case abbinate
52
residenze in linea
54
l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1
emilio faroldi paol a pleba
metodo
metodo, insieme di prescrizioni relative allo svolgimento di
un’attività in modo ottimale. L’attività in questione può essere
sia una prassi collettiva assai complessa, come la gestione
della comunità politica (“metodo democratico”), sia la
risoluzione di un problema teorico specifico (“metodo
diagonale di Cantor”, “metodo delle tavole semantiche”).
Nonostante questa estrema generalità d’uso, tuttavia, il
concetto di metodo è storicamente legato soprattutto al
problema dell’acquisizione della certezza in campo
conoscitivo. Nella storia del pensiero occidentale, si deve
probabilmente a Socrate l’idea che l’attività avente per fine
la conoscenza debba conformarsi a regole, come ogni altra
arte; nei dialoghi platonici che sembrano riflettere più da
vicino il suo insegnamento, Socrate appare pienamente
consapevole del rapporto fra la validità di una conoscenza
ed il modo in cui essa viene raggiunta, che è poi l’essenza
di ogni posizione che riconosca l’importanza preminente al
metodo. Sia il metodo maieutico di Socrate, sia il metodo
dialettico teorizzato da Platone, sono procedure volte ad
evitare l’errore nell’analisi dei concetti; specialmente quella
forma di errore che consiste nell’accettazione tacita dei
pregiudizi. Il metodo dialettico, peraltro, contiene anche
istruzioni positive che dovrebbero consentire la corretta
analisi del concetto. Già in Platone sono quindi presenti i
due tipi di prescrizioni che caratterizzeranno le successive
soluzioni del problema del metodo: un metodo consta di
solito di prescrizioni negative, o “igieniche”, intese a evitare
gli errori, e di prescrizioni positive, o regole euristiche,
finalizzate alla costruzione della conoscenza. (...)
in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 1993.
modello
modello, termine di largo uso in molte discipline scientifiche
e nelle relative filosofie, in vari sensi imparentati fra loro e
non sempre ben definiti. Quelli fondamentali (e più chiari)
possono ridursi a due, il primo prevalentemente in logica e
matematica, il secondo nelle scienze empiriche. Il primo
senso è quello in cui si parla di “modello di una teoria”. (...)
Un modello così inteso si può considerare intuitivamente
come una realizzazione di una teoria, cioè come una
struttura astratta che “si comporta” conformemente alla
teoria.
Nelle scienze naturali e sociali si parla invece solitamente
di “modello di un fenomeno o di un insieme di fenomeni”,
per intendere una costruzione, più o meno astratta che
condivide alcune caratteristiche strutturali del dominio
modellato. (...)
in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 1993.
in copertina:
Ignazio Gardella, Casa Borsalino, Alessandria 1950.
progetto grafico
e realizzazione del documento:
gianni bertoldi
modello
modello, (lat. modulus, “modulo”). I. Genericamente,
qualsiasi cosa fatta o assunta per essere riprodotta o
imitata, spesso perchè riveste valore canonico e di guida.
II. Riproduzione tridimensionale, in scala metrica
notevolmente ridotta, di un progetto architettonico, a scopo
di controllo compositivo o di chiarimento al committente: in
quanto tale costituisce uno dei mezzi della
rappresentazione. (...)
in N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di
Architettura, Einaudi, Torino 1981.
III
Il modello in architettura
come strumento didattico
emilio faroldi
In architettura nulla si inventa e nulla si distrugge,
bensì tutto si trasforma, si potrebbe affermare
prendendo a prestito e parafrasando un concetto caro
alla filosofia antica: qualsiasi evento, in architettura,
ha una matrice, talvolta dichiarata, talvolta inconscia.
Progettare significa inserirsi in questo processo di
trasformazione, ponendosi da tramite tra un prima e
un dopo: significa inoltre aderire a regole
metodologiche che, per quanto ci riguarda,
individuano nella fase di osservazione critica
dell’architettura il primo insostituibile passo di ogni
azione propositiva.
La lettura di un fenomeno di qualsiasi natura implica
sempre e comunque un’operazione di selezione, di
scelta specifica di alcuni parametri all’interno di una
totalità. Uno studio perciò mirato, mai generico.
La lettura di un edificio al pari di quella di un libro o di
uno spartito musicale implica quindi un’azione di
smontaggio dell’insieme, di riconoscibilità delle sue
parti costitutive elementari, di attribuzione del loro
valore assoluto e di quello relativo nei confronti degli
altri elementi.
L’attuale stato della critica mantiene in vita una
scissione tra “cultura del progetto” e “cultura
tecnologica dell’architettura” che ha spesso portato
ad un riduttivo esame del progetto di architettura
come prodotto artistico.
L’intento del documento “Modelli a confronto” è quello
di fornire una prassi metodologica per l’impostazione
di una osservazione critica dell’opera di architettura,
collocandosi per quanto possibile all’ interno del suo
farsi, per capirne le logiche, determinarne lo spessore
e l’opportunità delle scelte, coglierne i valori sia di
unicità che di trasmissibilità. Tale studio intende
costituire uno strumento in grado di fornire una chiave
di interpretazione dell’architettura; un esercizio quindi
non fine a se stesso bensì in grado di costituire il primo
momento progettuale. L’operazione di lettura deve
portare a utili indicazioni operative: l’esercizio deve
perciò essere inquadrato come un momento del
progetto e non come un’interpretazione passiva e
terminale dell’opera.
Interpretando il modello come esempio metodologico
e non formale si è portati con più facilità a leggere un
edificio come esito di un percorso progettuale e di
un atteggiamento culturale nei confronti del processo
di ideazione, progettazione, realizzazione; e quindi
come risultato di una serie di interazioni tra diversi
fattori, interni ed esterni al processo mentale del
progettista. L’operazione sfocia nel tentativo di
costruire un’intelaiatura di riferimento per il progettare.
E questa “griglia strutturale” va costruita pezzo per
pezzo, va formata cercando di organizzare le
informazione che veniamo accumulando alla rinfusa
nel “magazzino della memoria”.
Scopo della lettura di un modello è quello di aiutare a
costruire i riferimenti necessari per orientarsi
nell’acquisizione di esperienze.
Tra gli obiettivi di questa fase vi è quello di decomporre
un edificio per variabili riconoscibili e confrontabili al
fine di valutare l’incidenza dei fattori progettuali
sull’opera finita: l’oggetto architettonico viene
scomposto nei principali elementi che compomgono
il fenomeno architettonico. Questi saranno sia di
natura oggettivo/materiale che di natura contestuale,
l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1
emilio faroldi paol a pleba
linguistica e semantica: particolare attenzione viene
riposta nell’incidenza che il fattore tecnico assume in
ogni opera al fine di desumerne i legami, le
corrispondenze, le discresie.
Partire dalla lettura critica del costruito ed elevarlo a
paradigma è uno dei modi, non certo l’unico, per
avviare l’attività didattica di un Laboratorio di
Costruzione dell’Architettura, andando incontro a
quest’ultima, non rifuggendola.
“Oltre le scale, oltre le dimensioni”, si potrebbe dire,
da sempre il modello rappresenta per l’architetto un
vincolo ma, al tempo stesso, una rassicurante
certezza.
La raccolta di modelli contenuta in questo documento
rappresenta, “al di là delle scale”, la validità di un
metodo fondato su un concetto di modello applicato
sia alla scala urbana - la città - che alla scala del
manufatto architettonico - l’edificio -, che a quella
dell’elemento costruttivo - il componente.
modelli a confronto
MEDITAZIONE
casa nel bosco
casa per vacanze
hollainhof
ti
residenze
per studenti
appartamenti per studenti
casa del silenzio
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
aldo rossi
casa nel bosco
meditazione
borgo ticino, 1973
La casa doveva sorgere su un terreno boscoso sopra
il fiume Ticino, in parte pianeggiante e in parte
fortemente scosceso. La morfologia del terreno e la
memoria di morfologie padane e prealpine hanno
avuto un’influenza determinante sulla conformazione
del progetto.
La costruzione si divide in due parti: il corpo di
fabbrica appoggiato sulla parte pianeggiante e
quattro corpi, perpendicolari al primo, sospesi sul
bosco scosceso, coperti con delle volte a botte. Nella
zona pianeggiante troviamo la cucina e il soggiorno
aperti su un portico prospiciente il bosco. I quattro
corpi sospesi crescono sul pendio come strutture
ponte sorrette da una serie di pilastri liberi; all’interno
vi sono le camere da letto.
Questo artificiale innalzamento di quota permette alla
casa di affacciarsi all’altezza delle chiome degli alberi.
tratto da: A. Ferlenga, Aldo Rossi architetture 1959-1987,
Electa, Milano 1987.
progettista
aldo rossi
localizzazione
borgo ticino
cronologia
1973, progetto
spaccato assonometrico dell’intervento
3
pianta
prospetti e assonometria
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
sverre fehn
progettista
sverre fehn
localizzazione
norrköping, svezia
cronologia
1991
casa per vacanze
meditazione
progetto di concorso per un centro vacanze
norrköping, svezia 1991
Un esempio interessante di progettazione attenta
all’equilibrato utilizzo delle risorse e al basso
dispendio energetico è la casa ecologica progettata
da Sverre Fehn con un gruppo di studenti norvegesi,
finlandesi e svedesi all’interno di un programma
didattico sviluppato dalla facoltà di architettura di
Helsinki. Il tema di progetto prevedeva la creazione di
un centro di vacanza a Mauritzberg Manor a
Norrkoping in Svezia e la costruzione di 250 abitazioni
unifamiliari in un’area situata tra un bosco di querce e
un campo da golf. La soluzione prevede lo sviluppo in
linea delle unità residenziali a distanza di circa 5 m
una dall’altra e l’adozione di dieci tipi edilizi basati
sullo stesso modulo spaziale, con dimensioni variabili
da 50 a 150 mq. Il progetto giunge a un duplice
obiettivo: da una parte disponendo le case sul terreno
secondo un andamento sinuoso e permeabile,
articola la connessione tra il prato e il bosco
favorendone la transazione; dall’altra utilizzando
murature perimetrali piene e un patio centrale a cielo
aperto, assicura la massima privacy alle singole unità
e un alto grado di trasparenza all’interno degli alloggi
tratto da: Spazio e Società, n.64, 1993
planimetria dell’intervento
5
piante, prospetti e veduta del modello di alcune
tipologie residenziali
pianta e sezione trasversale della casa prototipo
meditazione
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
veduta dell’interno e dell’esterno della casa prototipo
7
piante, prospetti e sezioni del modello tipologico base
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
neutelings riedijk architekten
hollainhof
meditazione
residenze sociali
ghent, belgio 1993-1998
L’insediamento residenziale Hollainhof nasce con lo
scopo di integrare i vantaggi dell’urbanizzazione con
la necessità di quiete. Il collegamento con la città
avviene attraverso un sottopassaggio che, a quota
zero individua gli accessi agli alloggi. Le unità
residenziali sono divise in due stecche contrapposte
formate complessivamente da 15 blocchi diversi.
Grazie alla combinazione dei diversi tagli di alloggio,
ogni singolo blocco ha una volumetria tipica. Nei piani
a quota zero sono collocati i tagli di alloggio piccoli,
ognuno con un’entrata indipendente e con un piccolo
giardino. Gli alloggi di taglio più grande, al primo,
secondo e terzo piano fuori terra,con terrazzo, sono
delimitati da corpi scala esterni.
tratto da: El Croquis, n.94, gennaio 1994.
progettista
willem jan neutelings
michiel riedijk
localizzazione
ghent, belgio
cronologia
1993-1998
planimetria dell’intervento
9
particolare pianta piano terra
particolare pianta primo piano
particolare pianta secondo piano
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
particolare pianta terzo piano
meditazione
sezione trasversale
11
prospetto di un blocco residenziale
lungo il fiume
prospetto di un blocco residenziale lungo
la strada
accessi ai monolocali
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
hillebrandt + schulz
residenza per studenti
halle-saalle, germania 2000
progettisti
annette hillebrandt, gernot schulz
localizzazione
landrain 47-50, halle -saale, germania
cronologia
1997, progetto
1999-2000, realizzazione
dati dimensionali
superficie del terreno 13.628 mq
superficie totale 3.232 mq
superficie coperta 2.270 mq
volume complessivo 14.300 mc
meditazione
planivolumetrico dell’intervento
Sull’area di progetto, caratterizzata da un tessuto di
edifici di piccole dimensioni, si trovavano padiglioni in
legno che un tempo ospitavano abitazioni per
studenti. La semplicità di tali edifici, che non potevano
essere restaurati, davano al luogo un fascino
particolare. L’obbiettivo è quello di ricreare con le
nuove residenze per studenti un’atmosfera altrettanto
calma e serena. I padiglioni in rovina sono diventati il
punto di partenza del progetto, in relazione alla forma,
alla texture e al colore delle facciate. I solai in
cemento armato segnano i prospetti creando una
forte stratificazione orizzontale.
Le residenze ospitano 112 studenti, suddivisi in 4
padiglioni con 4 alloggi per 4 persone e in altrettanti
padiglioni con 4 alloggi per 3 persone. Alle abitazioni
si accede da hall aperte che ospitano anche depositi
per le biciclette. Tutte le stanze hanno le stesse
dimensioni e la stessa esposizione. Ogni alloggio ha
una cucina-soggiorno, deposito e corridoi ben
illuminate.
tratto da: Casabella, n.698, marzo 2002
13
pianta del piano terra di uno dei blocchi
prospetto principale
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
claus & kaan
appartamenti per studenti
enschede, belgio 1997
progettista
claus & kaan
localizzazione
enschede, belgio
cronologia
1997
meditazione
planimetria dell’intervento
Si tratta di un nuovo ampliamento su di un’area già
occupata dal campus universitario della Twente
University of Technology edificato negli anni sessanta.
Nella
sistemazione
originale,
venti
studenti
occupavano ciascun blocco dotato di una cucina
comune; il nuovo progetto migliora le prestazioni e le
dotazioni limitando a sei il numero delle stanze per
piano e dotando ciascun livello di una propria cucina.
Una scala a spirale connette i diversi livelli degli
edifici.
Tratto da: sito www.clausenkaan.com
15
pianta del piano tipo di un blocco
particolare prospetto di un’unità
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
peter kulka
casa del silenzio
meditazione
residenze temporanee
meschede, germania 1997
Per soddisfare le esigenze particolari di questo
monastero temporaneo,cioè per offrire agli ospiti uno
spazio adatto alla contemplazione, Peter Kulka ha
realizzato un edificio raccolto e intenso: attraverso la
scelta dei materiali (cemento bianco, alluminio scuro,
quercia chiara) e l’essenzialità della forma cubica è
riuscito a creare una struttura ricca di significato.
Ha strutturato la Casa del Silenzio in due corpi di
dimensioni diverse: uno stretto, che contiene la scala,
e uno più largo, dove si trovano le stanze riservate
agli ospiti. Fra i due corpi si apre uno stretto spazio,
una specie di “canyon”, rivestito di ghiaia e
attraversato in alcuni punti da passerelle di
collegamento.
I visitatori accedono da un ingresso poco vistoso,
oltre il quale una scala a pioli li conduce ai piani delle
stanze, o meglio delle “celle”…un letto, uno scrittoio,
una sedia, un armadio a muro, un ripiano alla parete,
più un piccolo bagno, semplici, ma accoglienti.
Il luogo di maggiore intensità della Casa del Silenzio è
la piccola cappella situata all’estremità del corpo della
scala: è il cuore dell’edificio, uno spazio poco più
grande di una cella, in cui la luce del giorno penetra
solo attraverso un piccolo lucernario… non si tratta
solo di uno spazio architettonico, è soprattutto un
luogo di concentrazione, di meditazione e di
preghiera che non consente distrazioni: un luogo che
va oltre la quotidianità.
tratto da: Domus, n.849, giugno 2002.
progettista
peter kulka, kostantin pichler
localizzazione
meschede, germania
cronologia
1997
planimetria dell’intervento
17
vista dell’edificio
Pianta del piano terra
Pianta del livello -6.25
spaccato prospettico
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
veduta dell’edificio
meditazione
vista dal “canyon”
veduta dell’edificio
LA
VORO
LAVORO
villa-studio per un artista
fellowship home
casa e studio
living and working
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
figini e pollini
villa-studio per un artista
lavoro
V triennale di Milano
milano, italia
La villa studio per un artista fu costruita nell’ambito
della V Triennale del 1933 nel Parco Sempione di
Milano e demolita tre mesi dopo al termine della
manifestazione. L’edificio, a struttura in acciaio con
pilastri a sezione quadra disposti secondo un reticolo
ad intervalli costanti, era inscritto in pianta in un
rettangolo aureo, e si disponeva attorno a due spazi a
cielo libero, un patio parzialmente coperto e un
solarium con una piccola vasca-piscina delimitato da
pareti alte due metri. Così spiegavano il piccolo
raffinato edificio Figini e Pollini: ”Nella Villa-Studio il
ritmo è determinato dagli intervalli costanti (cioè dal
numero); gli spazi ritmici si seguono lungo le
prospettive dei pilastri evadendo dall’interno verso
l’esterno. La ricerca di dare alla casa una maggiore
intimità ha portato a limitare le aperture verso l’esterno
e ad aprire sugli spazi a cortile grandi pareti scorrevoli
di cristallo orientate in modo da evitare l’insolazione
estiva.”. Muovendosi dunque tra i riferimenti alla
cultura architettonica della classicità come il patio o
l’impluvium pompeiano, o del tardo gotico “italiano”
come il cortile della Ca’d’Oro, Figini e Pollini
introducono soprattutto nel progetto un’attenzione
inedita alla relazione contestuale dell’architettura
attraverso la precisazione di un rapporto necessario
con la natura e il verde circostante.
tratto da: V. Gregotti, G. Marzari (a cura di), Luigi Figini –
Gino Pollini, Opera Completa, Electa, Milano 1996.
progettista
luigi figini, gino pollini
localizzazione
milano, italia
cronologia
1933
dati dimensionali
sup. coperta 128 mq
volume 380 mc
vista assonometrica
21
sezione
pianta
schizzi prospettici dell’interno
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
lavoro
vedute dell’edificio
viste degli esterni
23
viste degli interni
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
alfred roth
fellowship home
casa atelier scuola
zurigo, svizzera 1960
progettista
alfred roth
localizzazione
zurigo, svizzera
cronologia
1960
lavoro
,
La Fellowship Home testimonia che la casa può
rispondere non solo ad un’esigenza personale, ma
anche a una funzione sociale e pedagogica. Il suo
progetto è esemplare: il piano terra ospita l’ufficio e
l’atelier dell’architetto; il primo piano accoglie le
camere per gli studenti, con un ingresso separato;
l’ultimo piano è riservato al suo appartamento privato.
La composizione è impostata su un sistema modulare
di 3 metri (corrispondente alla larghezza di una
camera degli studenti): da questo sono derivati una
più facile definizione delle dimensioni e un armonioso
disegno complessivo. La casa è in cemento armato,
mattoni intonacati, legno e colonne di acciaio riempite
di cemento. In contrasto con la semplicità e la staticità
degli esterni, gli interni rivelano spazi funzionali e
organici: il piano degli studenti ospita cinque stanze
singole, una cucina e un bagno comuni. Al piano
superiore l’appartamento dell’architetto è quasi uno
spazio aperto dal grande balcone verso la zona
pranzo, il soggiorno con il camino e il doppio
lucernario, lo studio e la galleria dei quadri fino alla
camera da letto. Da qui si raggiunge il giardino
posteriore attraverso un ponticello che grazie ad una
scala permette agli studenti di accedere al giardino
pensile. L’essenziale arredamento è realizzato su
disegno dell’architetto, arricchito da alcuni pezzi di
Wohnbedarf, dalle sedie di Alvar Aalto e dai quadri di
Piet Mondrian , Henry Van de Velde, Le Corbusier e
altri. La casa-atelier di Roth traduce felicemente in
termini architettonici rigorosi il rapporto di lavoro e
tempo libero, la sintesi tra gli spazi per studiare,
soggiornare, esporre l’arte, insegnare.
tratto da: Abitare, n.339, aprile 1995
veduta dell’edificio
25
pianta del piano terreno
veduta dell’interno
pianta del primo piano
pianta del secondo piano
l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1
emilio faroldi paol a pleba
peter w
w.. scmidt
casa e studio
casa unifamiliare
pforzheim, germania 1997
lavoro
Il terreno occupato da questa abitazione con annesso
studio si trova su un’altura che sovrasta Pforzheim.
L’organizzazione funzionale della cstruzione è
individuata da due corpi edilizi indipendenti, orientati
secondo la geometria del lotto, il cui lato privilegiato è
rivolto a sud che si sviluppa sulla bisettrice e definisce
lo spazi esterno, delimitato a est dal muro monolitico
di basalto lavico dello studio. La posizione altimetrica
dell’area piuttosto accidentata è stata sfruttata per
realizzare un giardino continuo livellato. I due corpi
edilizi occupano posizioni differenziate e sono unificati
dall’uniformità dei materiali e dei dettagli.
tratto da: Casabella, n. 671,ottobre 1999.
progettista
peter w. scmidt
localizzazione
pforzheim, germania
cronologia
1995-1996, progetto
1996-1197, realizzazione
planimetria dell’intervento
27
pianta del primo piano
dello studio
pianta del piano terra
della casa
sezione trasversale
pianta del primo piano
della casa
lavoro
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
vista dalla strada dei volumi
della casa e dello studio
29
vista da nord dello studio
vista degli interni
l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1
emilio faroldi paol a pleba
hirner & riehl
living and working
nuovo insediamento residenziale e uffici
rosenheim, germania 2000
progettista
hirner & riehl
localizzazione
rosenheim, germania 2000
cronologia
2000 realizzazione
lavoro
planimetria dell’intervento
Su di un’area di nuova espansione alla periferia di
Rosenhein, un’azienda, che svolge attività nel terziazio,
ha edificato un nuovo insediamento caratterizzato dalla
compresenza di due manufatti contrapposti. Il primo,
quello di dimensioni maggiori, ospita gli uffici
organizzati attorno ad un patio, nel secondo, a
destinazione residenziale, si sviluppano gli alloggi su
duplex che ospitano il personale dipendente
dell’azienda.
Il progetto, innovativo sotto l’aspetto tipologico, pone
particolare attenzione anche agli aspetti legati al
recupero energetico sia attivo che passivo dell’energia
solare. Il rivestimento esterno in legno che conclude
la parete ventilata evita il surriscladamento delle pareti
perimetrali, ma allo stesso tempo costituisce una scelta
compositiva e tecnologica attenta all’inserimento
dell’edificio nel contesto ambientale.
tratto da : Detal, n.6, 2002.
31
pianta del piano terra
sezione trasversale
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
vista generale dell’edificio
vista della corte coperta che collega
i corpi di fabbrica
lavoro
vista della scala interna
FAMIGLIA
residenziale olivetti
complesso residenziale broelberg
hoeldeweg appartments
sporenburg 18
terraced housing
case abbinate
residenze in linea
l abor atorio di costruzione dell’architet tur a1
emilio faroldi paol a pleba
roberto gabetti, aimaro isola
residenziale olivetti
ivrea, 1968-1971
progettista
roberto gabetti, aimaro isola
collaboratori
luciano re
localizzazione
ivrea, italia
cronologia
1968-1971 realizzazione
famiglia
planimetria dell’intervento
Questo edificio, dalla particolare pianta semicircolare
di 70 m. di raggio, è stato commissionato dalla società
Olivetti per ospitare i suoi dipendenti. La costruzione
fa parte di una ricerca sul rapporto architettura-natura
eseguita dagli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola.
Il parcheggio delle auto, completamente interrato, e
gli stessi alloggi, affacciati in una vetrata continua verso
il bosco, sono coperti da prato e da una strada
pedonale. Gli alloggi sono simplex, di circa 80 mq, e
duplex, di 120 mq, e possono ospitare rispettivemente
due o tre/quattro persone.
tratto da: sito www. archlab.it/museoarchitettura/cvest.html.
35
vista aerea dell’intervento
pianta del primo piano
settori sud e nord
sezioni degli alloggi simplex e duplex
pianta dell’alloggio simplex
schizzo ad acquarello dell’intervento
vista interna dell’esterno
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
gigon & guyer
complesso residenziale broëlberg
nuovo quartiere residenziale
kilchberg, zurigo, svizzera 1994-1996
progettista
annette gigon, mike guyer
localizzazione
kilchberg, zurigo, svizzera
cronologia
1994-1996
famiglia
planimetria dell’intervento
Nel caso di questo complesso residenziale ad attirare
l’attenzione sono prima di tutto la collocazione in un
parco, la dimensione e distribuzione degli alloggi,
oltre che il particolare carattere che deriva dalla
combinazione di case a schiera e appartamenti.
Invece di sparpagliare su un lotto di terreno
insolitamente vasto alloggi unifamiliari, gli architetti
hanno proposto sei complessi residenziali, da loro
definiti “isole”, in cui si integrano differenti unità
abitative. Le tre ali separate delle case a schiera e
degli appartamenti portano a definire la piattaforma
centrale , sotto alla quale si colloca il parcheggio,
come una sorta di corte cha dà accesso a tutti gli
appartamenti. La logica distributiva prevede che le
cucine e le sale da pranzo siano rivolte verso la corte
mentre gli spazi di soggiorno e le camere da letto
guardano all’esterno verso il paesaggio, gli spazi di
servizio sono concentrati al centro del corpo di
fabbrica.
tratto da: Casabella, n.654.
37
pianta del piano terra
pianta del primo piano
sezioni
pianta del piano primo
prospetti
sezioni
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
particolare della facciata
famiglia
prospetti dell’edificio
vista della corte privata
39
vista del fronte “pubblico” dell’edificio
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
splitterwerk
hoeldeweg appartments
famiglia
residenze
burmoss, austria 1993-1997
Queste dodici unità abitative sono state collocate
nell’estremità nord del lotto, nel mezzo di un bosco di
faggi. Esigenza del progetto è stata di applicare un
sistema costruttivo economico ed ecologico. Sia la
posizione dell’edificio che lo schema degli interni
cerca di sfruttare al massimo la luce naturale, con
conseguente risparmio energetico. I soggiorni e le
camere con ampie superficie vetrate sono situate
lungo la parte sud del volume di forma allungata.
Nella parte nord dell’edificio si trovano gli atri
d’ingresso, le cucine e i servizi, il tutto all’interno di
uno spazio comune longitudinale dove confluiscono i
percorsi e che al contempo funge da isolamento
termico per gli appartamenti. L’edificio a due piani si
adatta al pendio in modo che gli alloggi risultano a
gradoni sebbene la copertura continua ne mantenga
l’unità formale. Le tipologie vanno da appartamenti di
piccole dimensioni fino ai duplex. Tutti hanno accesso
dallo spazio comune longitudinale lungo il lato nord.
Questo è largo tre metri e risulta piuttosto spazioso
con un percorso costituito da una scalinata ed una
striscia di verde parallela, oltre alla passerella
pedonale longitudinale che dà accesso agli alloggi
del secondo piano e ai corridoi perpendicolari che
conducono ai punti panoramici, aggettanti rispetto ai
muri perimetrali.
tratto da: Nuovi edifici residenziali collettivi, Edizioni Logos,
2000.
progettista
splitterwerk
localizzazione
burmoss, austria
cronologia
1993-1997
dati dimensionali
sup. coperta 600 mq
volume 4.200 mc
planimetria dell’intervento
41
sezioni trasversali
pianta piano
interrato
pianta piano terra
pianta primo piano
pianta piano secondo
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
sezioni trasversali
famiglia
sezione longitudinale
vista dell’edificio
43
vista della galleria
viste del prospetto sud
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
MVRDV
sporenburg 18
famiglia
nuovo quartiere residenziale
amsterdam, paesi bassi 1996-1998
Su una delle aree definite nel piano generale come
“lotto-giardino” (4,20 m.x16 m., di cui 4 da destinare a
giardino sul canale), i progettisti riescono a creare un
piano in più rispetto alle previsioni urbanistiche,
giocando sull’articolazione dei volumi in altezza e su
spazi molto luminosi. L’elemento cardine del progetto
è il blocco scale che si snoda attraverso le balconate
affacciate sugli spazi a doppia altezza dei locali meno
privati (soggiorno e sala da pranzo). Il patio sul canale
acquista una dimensione più intima grazie al volume
del secondo piano (la camera da letto) che,
aggettante sul fronte strada, lo copre completamente
e sostiene il terrazzo panoramico del terzo piano.
Sulla strada, a livello sfalsato rispetto al canale, la
chiusura del garage e dello stretto ingresso crea un
alto zoccolo su cui poggia la grande vetrata del
soggiorno. Ai vari livelli la completa trasparenza di
soggiorno e sala da pranzo permette di godere di
viste sempre diverse sulla strada e sul canale.
tratto da: Abitare, n.402.
progettista
MVRDV
localizzazione
amsterdam, olanda
cronologia
1996-1998
dati dimensionali
sup. coperta 300 mq
volume 2800 mc
planimetria dell’intervento
45
piante ai vari livelli
sezioni trasversali
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
famiglia
vista del modello
vista delle facciate verso il
canale e verso strada
47
viste degli interni
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
holz box tirol
terraced housing
complesso di case a schiera
innsbruck, austria 1998
progettista
holz box tirol
localizzazione
innsbruck, austria
cronologia
1998
dati dimensionali
sup. coperta 670 mq
volume 2.010 mc
famiglia
planimetria dell’intervento
Le palazzine sono posizionate su un terreno in
pendenza e sono state realizzate per lo più in
elementi portanti in legno rivestite in perline di larice.
La superficie esterna è stata ampliata grazie a
terrazze e balconi che permettono a ogni spazio
interno un’uscita verso l’esterno.
Per ottenere una maggiore libertà nella suddivisione
della pianta la struttura in legno è stata rinforzata da
travi in acciaio. Le necessarie sale accessorie si
trovano in un edificio isolato posizionato nel centro del
terreno. Nonostante la vicinanza delle unità abitative,
l’uso di terrazze ha concesso una certa privacy sia
all’esterno che all’interno delle abitazioni.
tratto da: Detai, n.5, 2000.
49
LEGENDA:
pianta del piano terra, primo piano, secondo piano
1) garage
2) terrazza
3) camera da letto
4) bagno
5) soggiorno
6) sala da pranzo
7) cucina
sezioni
famiglia
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
viste del complesso
51
vista della scala interna
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
daniele marques
case abbinate
famiglia
progetto per case bifamiliari
lucerna, svizzera 1999
Nel parco di una villa ottocentesca ristrutturata è stato
ricavato lo spazio necessario alla costruzione di due
unità bifamiliari. La configurazione del terreno e la
volontà di ottimizzare lo sfruttamento della superficie
abitativa hanno determinato la forma trapezoidale
degli edifici. La sistemazione parallela dei fabbricati
definisce a est un cortile d’ingresso e a nord-ovest un
piccolo giardino (…). Un querceto segna il confine
dell’edificio nord-ovest, comprimendo gli spazi esterni
delimitati dai fabbricati. Tutte quattro le unità abitative
si aprono, mediante ingressi disposti diagonalmente,
su un viottolo di accesso che corre lungo il lato sud,
caratterizzato da un piccolo muro di sostegno e da
ponticelli di legno. Le soluzioni topografiche
rappresentate dalle passerelle e dalla disposizione
degli ingressi accentua la riservatezza di ciascuna
unità abitativa, a dispetto della notevole vicinanza.
Ogni edificio risulta caratterizzato da una facciata
differente.
tratto da: Casabella, n.698, marzo 2002.
progettista
daniele marques
localizzazione
lucerna, svizzera
cronologia
1998, progetto
1999, realizzazione
dati dimensionali
superficie area 1.570 mq
superficie coperta 910 mc
planimetria dell’intervento
53
piante piano interrato
piante piano terra
piante piano primo
vista degli esterni
l abor atorio di costruzione dell’architet tura1
emilio faroldi paol a pleba
cicchitti e gentile
residenze in linea
famiglia
progetto per un quartiere
quarrata, pistoia 2001
Quarrata appartiene al sistema metropolitano che
gravita attorno a Firenze. La città (…) ha conosciuto
uno sviluppo consistente negli ultimi cinquanta anni
(…). L’area di studio è portatrice di immagini
apparentemente disomogenee: depositi di materiale,
capannoni di struttura prefabbricata, case sparse,
piccoli campi, frange urbane strutturate attorno alla
presenza dell’argine che mescola vecchie strade a
nuove strutture. Le trasformazioni urbane degli ultimi
decenni hanno lasciato, tra le maglie dell’edificato,
spazi irrisolti, aree marginali (…). L’argine del torrente
Fermulla è l’elemento strutturante del progetto. Il
sistema di irregimentazione delle acque cui esso
appartiene è molto importante nella piana di Firenze e
di Pisa(…). L’idea sviluppata nel progetto consiste
nell’allargare e dare respiro all’argine, che attualmente
definisce un margine dell’area, e di estenderlo verso
la città , costruendo un nuovo suolo permeabile, che
diventa supporto di un sistema di percorsi e spazi
alternativi rispetto alla città consolidata, e su cui
appoggiano le nuove residenze (…). Gli edifici
residenziali, stretti e lunghi, presentano un unico
corridoio che distribuisce tutte le abitazioni. Gli alloggi
di diverso taglio (1, 2 e 3 camere), hanno un disegno
flessibile con logge profonde e bow-windows
aggettanti (…). L’idea da cui il progetto è partito è
quella di distribuire alloggi diversi nel disegno e nella
distribuzione ma uguali nella struttura portante.
tratto da: Casabella, n.704, ottobre 2002.
progettista
maria cicchetti
pierluigi gentile
daniela gentile
gino lozzi
anna santilli
localizzazione
quarrata, pistoia
cronologia
2001 progetto
planimetria dell’intervento
55
sezione e prospetto laterale
di due corpi residenziali
piante di un blocco residenziale
vista tridimensionale dell’intervento