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Le tecnologie
dell’informazione
e della comunicazione
PARTE
PRIMA: LE TECNOLOGIE
Introduzione
ECDL
1.1.1.1
Le tecnologie delle telecomunicazioni hanno trasformato il mondo in un “villaggio globale”, per usare l’espressione introdotta
dal sociologo canadese Marshall McLuhan. Lo si intuisce chiamando per telefono un amico che passeggia nelle strade di Los Angeles o Sidney, Pechino o Città del Messico, magari mentre la televisione diffonde in diretta le stesse immagini in ogni parte del mondo. A questa trasformazione i computer o elaboratori elettronici hanno contribuito in modo determinante, rendendo possibile nel trattamento dell’informazione il raggiungimento di traguardi mai neppure sfiorati in passato.
La disciplina che si occupa dei computer, e più in generale del trattamento automatico dell’informazione, è stata battezzata scienze
dell’informazione o informatica, neologismo che deriva dalla contrazione delle parole informazione e automatica. Approssimativamente con lo stesso significato, in inglese si usa l’espressione computer
science (“scienza del computer”). L’acronimo ICT (Information and
Communication Technology), o in italiano TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), indica invece l’insieme delle tecnologie che abbracciano informatica e comunicazione, quindi i computer e tutto ciò che permette loro di interoperare, dovunque siano dislocati.
In questo primo capitolo introdurremo i concetti fondamentali dell’ICT, osserveremo l’architettura di un elaboratore – in particolare
del personal computer –, ci muoveremo tra processori e memorie
(il “cervello” della macchina), acquisiremo familiarità con tutto ciò
2
CAPITOLO1
Hardware e software,
due termini universali
Il rapporto fra hardware e software – fra silicio
e algoritmi, fra materia e pensiero – è uno dei
punti centrali della speculazione filosofica del
ventesimo secolo, ma qui non vogliamo né possiamo indagarlo ulteriormente. Ci limitiamo
quindi a riferire l’origine di queste due parole,
adottate da tutte le lingue del mondo fatta eccezione del francese in cui, non senza eleganza,
vengono utilizzati rispettivamente i termini
matériel e logiciel.
Hardware è un’antica parola inglese formata da
hard (“duro”) e ware (“merce”), che in italiano
può essere quindi tradotta con “ferramenta”.
Software è invece un neologismo nato con i primi computer alla fine degli anni Quaranta sul
calco di hardware, dove il termine hard è stato
sostituito dal suo opposto, soft (“soffice”, “morbido” ma anche “leggero”). In anni più recenti,
sfruttando questa stessa idea, sono stati coniati
molti altri termini come firmware (da firm: “azienda”), che indica il software fornito assieme all’hardware dalla società che costruisce il computer, o freeware (da free, “libero”, “gratuito”),
che indica invece il software distribuito gratuitamente.
che è hardware e software. Vedremo quindi come i computer possono colloquiare tra loro attraverso le reti di comunicazione, per
arrivare alla Rete delle reti: Internet.
Il computer
Un computer è un sistema formato da due componenti ben distinte: l’hardware, cioè la componente elettronica/meccanica, tangibile
della macchina, e il software, che ne rappresenta invece la parte immateriale, quasi l’“anima” o lo “spirito vitale”. Con termini meno
poetici – o, se volete, più rigorosi – il software è costituito da istruzioni e dati che al loro variare permettono all’hardware di svolgere quella pluralità pressoché illimitata di compiti che giustifica appieno la definizione che è stata data del computer: la macchina universale.
ECDL
1.1.3.1
Nel gergo degli informatici gli elementi, sia hardware che software, necessari per portare a termine uno qualsiasi di questi compiti
vengono indicati con il termine generico di risorse. In particolare,
un elaboratore riceve programmi e dati in ingresso o input, li carica
nella propria memoria, elabora i dati eseguendo la successione di
istruzioni definite dal programma e invia le informazioni risultanti in uscita od output, secondo lo schema mostrato in Figura 1.1.
Per effettuare questo processo un qualsiasi elaboratore – dal piccolo personal computer o PC che usiamo abitualmente, alle costosis-
LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
3
Figura 1.1
Lo schema secondo cui
opera un computer
sime macchine dei più potenti centri di calcolo – si avvale delle
seguenti risorse:
•
•
•
•
•
processore;
memoria centrale;
periferiche di input/output;
memorie di massa o ausiliarie;
dati e programmi.
Le prime quattro sono risorse hardware; dati e programmi costituiscono invece il software. Le componenti hardware sono poi organizzate secondo la particolare architettura mostrata in Figura 1.2,
detta architettura di von Neumann dal grande matematico americano di origine ungherese John von Neumann che per primo la descrisse, oltre cinquant’anni fa.
Le risorse hardware
ECDL
1.2.1.1
PROCESSORE Il processore, noto anche come CPU (Central Process
Unit o unità centrale di elaborazione), è il componente che svolge
le operazioni interpretando il software ed eseguendone le istru-
Dati e informazioni
Le parole dato e informazione sono spesso usate
come sinonimi, tanto che una frase come “In
base ai nostri dati...” nella lingua corrente può
essere considerata equivalente a “In base alle
nostre informazioni...”. Niente di più sbagliato! Con la parola dato si indica un valore, un
elemento che preso di per sé non ha alcun significato preciso; un’informazione è invece il
dato provvisto del surplus di conoscenza che
consegue dalla sua particolare interpretazione.
Così, per esempio, i numeri 18 e 45 sono dati di
per sé senza un significato preciso: diventano
un’informazione importante non appena sappiamo che si riferiscono all’orario di partenza
del nostro volo.
4
CAPITOLO1
Figura 1.2
L’architettura di von
Neumann. Dati
e programmi sono
portati in memoria
centrale attraverso
le periferiche di input
e le memorie di massa.
In base alle istruzioni
che compongono
i programmi, i dati
vengono quindi
elaborati dalla ALU
e infine restituiti
all’utente attraverso
le periferiche di output
zioni. La CPU è formata da chip, microscopiche componenti di silicio che incorporano circuiti elettronici con transistor, diodi e condensatori, ed è suddivisa in due componenti: l’unità di controllo
e l’unità logico-aritmetica o ALU (Arithmetic-Logic Unit). La prima
controlla il flusso di esecuzione determinando quale sarà la prossima istruzione a essere eseguita, interpreta le istruzioni prove-
Programmi, algoritmi e ricette
Intuitivamente, tutti noi abbiamo un’idea su
cosa siano i dati; più difficile è capire cos’è un
programma. Per questo è opportuno richiamare
una strana parola – algoritmo – imparata a scuola studiando matematica. Un algoritmo non è
altro che la successione delle operazioni grazie
alle quali, a partire dai dati iniziali, possiamo
ottenere la soluzione di un determinato problema. Fra gli algoritmi più famosi ricordiamo
quello per calcolare il massimo comune divisore di due numeri interi e quello, più complesso,
per estrarre la radice quadrata. Uscendo poi dall’algido campo della matematica, la cosa più
simile a un algoritmo è una ricetta di cucina,
con tutte le istruzioni per preparare un certo
piatto a partire dalle materie prime.
Bene: un programma non è altro che un algoritmo scritto in un linguaggio che il computer è in
grado di interpretare ed eseguire. Oltre a programmi per calcolare automaticamente il massimo comune divisore o la radice quadrata abbiamo così anche programmi che determinano
il prezzo del carrello del cliente di un supermercato o permettono l’accesso a Internet, che
giocano a scacchi o controllano i movimenti di
un robot.
LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
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nienti dalla memoria centrale e pilota la ALU; quest’ultima esegue
a sua volta sia le operazioni logiche, come valutare se un numero è
uguale a zero, sia le operazioni aritmetiche, come sottrarre due
numeri. Molti elaboratori, compresi i personal computer, hanno
un processore costituito da un solo chip, chiamato microprocessore.
Le CPU dispongono inoltre di un orologio (clock) che sincronizza
le operazioni. La frequenza del clock è misurata in hertz, cioè nel
numero di vibrazioni al secondo. Ogni vibrazione corrisponde al
tempo necessario per eseguire un’operazione elementare, quale
per esempio un’addizione. Il primo personal computer operava a
4,77 megahertz (MHz), ovvero a 4,77 milioni di cicli, ossia di istruzioni elementari, per secondo. Attualmente la frequenza del clock
è dell’ordine di grandezza dei gigahertz (GHz): miliardi di cicli al
secondo.
ECDL
1.2.2.1
MEMORIE RAM E ROM La memoria centrale è il “contenitore” in
cui il processore memorizza le istruzioni e i dati su cui lavora. È
una memoria con tempi di accesso molto rapidi ma è volatile: il suo
contenuto viene cioè completamente cancellato non appena spegniamo il computer. La memoria centrale è anche detta RAM (Random-Access Memory o memoria ad accesso casuale, Figura 1.3); in
essa ogni elemento è identificato da uno specifico indirizzo grazie
al quale il processore può accedervi in lettura o scrittura in tempi
estremamente veloci e indipendenti dall’ubicazione fisica della
parte stessa. In altre parole, per accedere al primo o all’ultimo
elemento della memoria è necessario lo stesso tempo.
In un altro tipo di memoria, detta ROM (Read-Only Memory o memoria di sola lettura), sono presenti i dati e i comandi immessi
dalla stessa casa produttrice al momento della fabbricazione. Questi dati sono indispensabili al computer per avviare l’accensione e
iniziare a svolgere il suo lavoro. Per questa ragione il contenuto
della ROM può essere letto dalla CPU ma non modificato.
ECDL
1.2.3.1
Figura 1.3
Un modulo di memoria
RAM
PERIFERICHE DI I/O Si definiscono periferiche di input/output (I/O)
tutte le unità attraverso le quali il computer comunica con l’esterno, cioè con l’utente o con le altre macchine.
6
CAPITOLO1
Grazie alle periferiche di input il computer riceve in ingresso i dati.
Accanto alla tastiera e al mouse, presenti su tutti i PC, sono ormai
molto diffusi anche il microfono e la telecamera digitale. Altre periferiche di input sono:
•
•
•
la tavoletta grafica, un dispositivo usato soprattutto da grafici e disegnatori, che può essere adoperato come un foglio
di carta elettronico su cui scrivere e disegnare con un particolare stilo;
lo scanner, un dispositivo assimilabile a una fotocopiatrice,
che consente di far acquisire al PC il testo o l’immagine di
una pagina stampata o di una fotografia;
il joystick, una “cloche” ben nota agli appassionati di videogiochi, che consente un’interazione molto rapida ed efficace con il computer.
Inoltre, come alternative al mouse tradizionale (tipicamente sui
computer portatili), esistono la trackball e il touchpad: con la prima
si sposta il puntatore facendo ruotare una sfera con il palmo della
mano, mentre con il secondo si ottiene lo stesso effetto facendo
scivolare un dito su una piccola superficie rettangolare che rappresenta lo schermo.
ECDL
1.2.4.1
Grazie alle periferiche di output il computer comunica invece i dati
all’esterno. Accanto al monitor e alla stampante abbiamo anche gli
altoparlanti (indicati anche con il termine inglese speaker) e il plotter,
uno strumento con cui è possibile stampare complessi disegni tecnici di grandi dimensioni.
ECDL
1.2.5.1
Alcune periferiche sono contemporaneamente di input e di output; è il caso per esempio del touchscreen, un particolare video con
il quale l’utente impartisce comandi alla macchina toccando una
porzione dello schermo. Questi schermi sensibili al tocco (così potrebbe essere tradotto touchscreen) sono utilizzati soprattutto nei
chioschi multimediali a disposizione del pubblico, per esempio nelle
stazioni ferroviarie o nei musei.
ECDL
1.4.4.2
Anche il modem è una periferica di input e output. Parola nata dalla
contrazione di modulatore-demodulatore, il modem è l’apparecchio grazie al quale è possibile trasmettere i dati dei computer
attraverso le linee telefoniche. Per far ciò il modem provvede a
modulare, cioè trasformare in impulsi elettrici, i dati numerici, mentre all’altro capo della linea un analogo modem provvederà a demodulare gli impulsi elettrici in dati numerici. Riprenderemo l’argomento “modem” più avanti, trattando di Internet e delle reti di
telecomunicazione.
LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
7
Quanto è potente il mio computer?
E C D L La potenza di un computer, ovvero la
1.1.4.1 qualità delle sue prestazioni, dipende
innanzitutto dalla frequenza del processore, misurata in megahertz o gigahertz, e
dalla dimensione della sua RAM, che vedremo
essere misurata in Megabyte o Gigabyte. Altre
componenti che influenzano le performance di
un computer sono poi la velocità di accesso e lo
spazio disponibile nelle memorie periferiche.
Per quanto riguarda infine la connessione a Internet, è di fondamentale importanza la velocità del modem e delle linee di collegamento alla
Rete. Tutti questi valori sono in continua evolu-
zione, tanto che è pressoché impossibile indicare dei riferimenti specifici che siano ancora
validi anche solo dopo pochi mesi.
Occorre in ultimo segnalare che i tempi di esecuzione sono determinati anche dal numero e
dalla complessità delle applicazioni che vengono elaborate in un determinato momento. Le
varie applicazioni si contendono infatti le risorse – in special modo CPU e memoria centrale –, per cui quanto maggiore è il numero delle
applicazioni aperte, tanto più lenta è l’elaborazione dei relativi dati.
Le memorie di massa
ECDL
1.2.6.1
Anche le memorie di massa o secondarie – dischetti, dischi fissi, CDROM, nastri... – possono essere considerate delle periferiche di
input/output. Si comportano infatti come periferiche di output
quando il computer le utilizza per salvare le informazioni che ha
elaborato; come periferiche di input quando le utilizza per leggere i
dati su cui lavorare.
Le memorie di massa hanno tempi di accesso nettamente più lunghi rispetto a quelli della memoria centrale, ma a differenza di
questa è possibile archiviarvi i dati in maniera permanente.
FLOPPY DISK I dischetti o floppy disk sono dischi rimuovibili caratterizzati da una ridotta capacità di memorizzazione (i più diffusi
contengono circa 1,4 Megabyte), da una bassa velocità di accesso
alle informazioni sia in lettura che in scrittura, ma anche da un
costo molto contenuto. Nonostante negli ultimi anni il loro uso sia
sensibilmente diminuito, la maggioranza dei PC dispone ancora di
un’unità di gestione (detta anche drive) con cui operare sui floppy disk.
HARD DISK Gli hard disk o dischi rigidi (Figura 1.4) hanno capacità
elevate, per esempio centinaia di Gigabyte, e velocità di accesso
ottime, dell’ordine dei millisecondi, ma costi più elevati rispetto a
tutte le altre memorie qui descritte. Normalmente si tratta di dischi fissi, contenuti cioè all’interno della macchina e a essa connessi
in modo permanente, ma esistono anche unità per hard disk rimuovibili, che possono essere facilmente spostate da macchina a
macchina, e hard disk esterni.
8
CAPITOLO1
La misura della memoria
E C D L Nonostante siano realizzate in moltis1.2.2.2 simi materiali diversi, le memorie dei
computer sono tutte basate su elementi minimi che possono assumere solo due stati: spento o acceso, aperto o chiuso, vuoto o
pieno, smagnetizzato o magnetizzato a seconda di come sono realizzate. Da un astratto
punto di vista matematico tutte queste coppie rappresentano in modo naturale le cifre 0
e 1 della numerazione binaria; non stupisce
quindi che per indicare l’unità minima di
memoria sia stato coniato il neologismo bit
come contrazione dell’inglese BInary digiT
(“cifra binaria”).
Otto bit raggruppati vengono detti byte; un byte
rappresenta l’unità di misura fondamentale
delle memorie. Se con un bit può essere memorizzata solo una cifra binaria, con un byte è già
possibile rappresentare tutti i caratteri presenti
sulla tastiera e molti altri ancora (per la preciTabella 1.1
Il bit e i suoi multipli
Figura 1.4
Un hard disk
con l’involucro
di protezione aperto.
Si possono notare
i componenti elettronici
e meccanici; i dischi
rigidi sono
in effetti costituiti
da un cilindro di dischi
magnetici impilati uno
sopra l’altro, che
vengono letti e scritti
da una testina
magnetica
sione 28 = 256). D’altronde le memorie dei computer hanno ormai dimensioni talmente grandi che è stato necessario introdurre alcuni multipli del byte: il Kilobyte (abbreviato con KB), il
Megabyte (abbreviato con MB), il Gigabyte (abbreviato con GB) e il Terabyte (abbreviato con
TB). In Tabella 1.1 sono riportati gli effettivi valori di ciascuna di queste unità di misura. Come
si può osservare, si tratta di potenze del 2 spesso – per quanto impropriamente – arrotondate alla più vicina potenza del 10, così che Kilobyte, Megabyte, Gigabyte e Terabyte vengono sovente impiegati per indicare mille, un
milione, un miliardo e mille miliardi di byte.
Sempre dai dati di Tabella 1.1 si può notare
come la differenza fra il valore effettivo e la sua
approssimazione, inizialmente trascurabile,
diventi sempre più significativa, tanto che per
un Terabyte abbiamo uno scarto di oltre 99 miliardi di byte.
Unità di misura
Valore
1 bit
1 byte
1 Kilobyte (KB)
1 Megabyte (MB)
1 Gigabyte (GB)
1 Terabyte (TB)
componente elementare: assume solo i valori 0 o 1
8 bit
210 byte pari a 1024 byte
220 byte pari a 1.048.576 byte
230 byte pari a 1.073.741.824 byte
240 byte pari a 1.099.511.627.776 byte
LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
9
La formattazione
E C D L Per poter utilizzare i dischi e i dischetti
1.2.6.2 occorre prima effettuare un’operazione
detta formattazione, che ne struttura lo
spazio di memoria in base a uno schema per
settori e tracce concentriche (Figura 1.5). La specifica organizzazione fisica di questo schema
dipende dal particolare sistema di elaborazione, motivo per il quale il disco di un computer
può rivelarsi inutilizzabile su un’altra macchina. Gli hard disk vengono in genere formattati
una sola volta, al momento della loro installazione. Una seconda formattazione avviene solo
in casi eccezionali, per esempio quando non
esiste altro modo per riutilizzare l’hard disk
perché si è verificato un danno hardware localizzato. Occorre infatti tenere conto che la formattazione fa tabula rasa del contenuto del disco, distruggendo qualsiasi dato che vi sia stato precedentemente memorizzato.
Per quanto riguarda i floppy disk, per i sistemi
più diffusi, in particolare i personal computer
di ambiente Windows, si trovano in commercio
dischetti già formattati, che evitano così la noia
di un’operazione di solito lenta.
Figura 1.5
L’organizzazione per
settori e tracce di un
disco appena
formattato
NASTRI E DISCHI ZIP I nastri hanno una bassissima velocità di lettura e scrittura compensata da grandi capacità di memorizzazione
e costi molto contenuti; sono di solito utilizzati per tenere copie di
salvataggio dei dati. I dischi zip hanno capacità di alcuni ordini di
grandezza inferiori a quelle dei dischi fissi, ma costi (e velocità)
molto minori. Sono gestiti da unità esterne alla macchina e facilmente trasportabili; per queste ragioni hanno avuto una discreta
diffusione in tempi non recentissimi. Oggi sono stati pressoché
soppiantati dagli hard disk rimovibili e da altre unità, come le
memorie USB.
CD-ROM I CD-ROM hanno una capacità di memorizzazione a
partire dai 650 Megabyte, velocità buone anche se molto inferiori
agli hard disk, e un costo decisamente contenuto. A differenza
10
CAPITOLO1
delle altre memorie viste, su di essi è di solito consentita una sola
scrittura (tramite masterizzatore), per cui vengono utilizzati soprattutto per effettuare copie di salvataggio o trasferire dati e programmi; dopo la masterizzazione (termine che per i dischi ottici è
fondamentalmente l’equivalente dell’incisione per le cassette), un
normale CD-ROM può essere solo letto e non è quindi possibile
riutilizzarlo per memorizzare altri file sopra quelli esistenti. Da
alcuni anni sono comunque in vendita anche dei dischi all’apparenza indistinguibili dai più comuni CD-ROM, su cui è possibile
sovrascrivere i dati memorizzati un numero illimitato di volte
mediante un masterizzatore di tipo RW, cioè per dischi riscrivibili
(rewritable).
ALTRE MEMORIE Gli USB flash drive sono circuiti integrati che simulano i dischi, hanno dimensioni poco più grandi di un portachiavi e capacità che aumentano rapidamente con il progredire della
tecnologia: 32, 128, 512... Megabyte. Hanno una velocità di accesso inferiore a quella dei dischi fissi e prezzi molto contenuti. Sono
connessi al computer tramite una porta USB (Universal Serial Bus) e
stanno diventando rapidamente la modalità più utilizzata per trasferire e archiviare i dati.
I DVD (Digital Versatile Disk) sono memorie a disco di tipo ROM
con un’amplissima capacità di memorizzazione, nettamente superiore a quella dei CD-ROM. Vengono utilizzati per film, enciclopedie multimediali, giochi, musica ma anche software. Nell’uso domestico stanno progressivamente sostituendo le videocassette in
formato VHS.
TECNOLOGIE DELLE MEMORIE DI MASSA Attualmente le memorie
di massa si basano principalmente su tre tipi di tecnologia: magnetica, ottica e magnetico-ottica. Nel primo caso opportune testine scrivono e leggono le cifre binarie associando a due diversi livelli di
Le porte
Sul retro dei personal computer sono presenti
diverse prese, oltre a quella della corrente elettrica, dette porte. Le porte parallele, spesso utilizzate per collegare il sistema alla stampante, trasmettono contemporaneamente più dati in parallelo e si distinguono dalle altre per una maggiore ampiezza. Le porte seriali, utilizzate per il
mouse e la tastiera, trasmettono invece i dati in
successione. La porta seriale più diffusa è nota
con la sigla RS232, ma ne esistono altre che
supportano diversi standard di comunicazione. In tempi recenti si è imposta come standard
universale la porta USB, in grado di connettere
qualsiasi dispositivo su qualsiasi computer; è
molto più compatta e facilmente utilizzabile
delle altre. Ormai se ne trovano almeno due su
tutti i personal computer.
LE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE
11
magnetizzazione rispettivamente il valore 0 e il valore 1. Gli hard
disk e i dischetti estraibili sono memorie magnetiche e possono
essere liberamente scritti, cancellati e riscritti.
Nelle memorie ottiche, i livelli 0 e 1 vengono scritti tramite un
laser a elevato potenziale che incide un microsolco sulla superficie
del disco, mentre la lettura avviene tramite una testina laser a
basso potenziale che interpreta la sequenza dei solchi. Si tratta
dello stesso meccanismo utilizzato per i CD-ROM musicali.
Le memorie ottiche contengono a parità di superficie molti più
dati di quelle magnetiche, ma ancora oggi la maggioranza delle
memorie di questo tipo diffuse sul mercato, come i CD-ROM, non
sono riscrivibili.
Le memorie magneto-ottiche, infine, costituite da memorie magnetiche su cui operano testine laser per leggere e scrivere, accomunano le caratteristiche delle due tecnologie: possibilità di essere riscritte e grande capacità di memorizzazione.
Le risorse software
Le risorse software sono costituite da tutti i file utilizzati dall’elaboratore, sia che si tratti di dati memorizzati direttamente su una
delle memorie di massa del nostro computer, sia che si tratti di
pagine Web archiviate su un server di Internet fisicamente situato
in qualche lontano punto del mondo.
ECDL
1.3.1.1
Il software si divide in software di sistema e software applicativo, secondo lo schema mostrato in Figura 1.6. Il software di sistema ha
il compito di interfacciare fra loro i componenti hardware del computer e far funzionare correttamente il software applicativo, costituito dai programmi che utilizziamo direttamente: dai videogiochi ai sistemi per la videoscrittura, dai pacchetti per la gestione
della contabilità e del personale di un’azienda al software per il
disegno tecnico o il fotoritocco.
File
Ogni testo, immagine, suono, filmato, programma, o più in generale quant’altro sia memorizzato sulle memorie di un computer, viene detto
file, termine inglese che può essere tradotto con
archivio ma che non è quasi mai utilizzato nella
versione italiana. Approfondiremo l’argomento “file” nel Capitolo 2.
12
CAPITOLO1
Figura 1.6
Software di sistema e
software applicativo
Nel tempo i programmi software sono soggetti a vari tipi di modifiche, per esempio quando la casa produttrice decide di aggiungere nuovi scenari a un videogioco o nuove funzionalità a un programma, oppure quando viene commercializzato un nuovo dispositivo hardware. Per questa ragione, al momento del rilascio di un
software molte case produttrici gli assegnano un numero di versione, per esempio 1.2.1. Quando viene distribuita una nuova versione questo numero cambia in modo incrementale. Se si tratta
solo di modifiche minimali, come la sistemazione di alcuni malfunzionamenti secondari, cambia la cifra o la lettera meno significativa, diventando per esempio 1.2.2, mentre se le modifiche sono
sostanziali vengono incrementate le altre cifre.
Software di sistema
ECDL
1.3.2.1
Il sistema operativo fa parte del software di sistema. I suoi compiti fondamentali consistono nel permettere il corretto funzionamento
dei software applicativi, pilotando e coordinando fra loro le varie
risorse del computer e gestendo l’interfaccia fra queste e l’utente.
ECDL
1.3.4.1
Per quanto riguarda il dialogo fra l’utente e l’elaboratore è poi
ovvio che quanto più l’interfaccia è semplice e intuitiva, tanto più
facile sarà imparare a usare la macchina, e l’impiego sarà consentito anche a persone non esperte. La breve storia dei computer –
soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, una
manciata d’anni che sono stati per l’informatica l’equivalente di
un’era geologica durante la quale tutto (o quasi) è stato rivoluzionato – è caratterizzata dal costante tentativo di rendere le interfacce sempre più semplici e intuitive ovvero, usando un’espressione inglese, friendly cioè “amichevoli”. Basate su finestre, icone e
menu, le GUI (Graphical User Interface, interfacce grafiche per l’utente) sono state in questo senso una delle innovazioni più significati-