TERRITORIO 312.685 kmq POPOLAZIONE E DENSITA’ 38.623.000 / 123,5 ab/kmq CAPITALE Varsavia (1,6 mln di abitanti) LINGUA Polacco MONETA E TASSO DI CAMBIO Zloty (PLN) PLN/EUR (gen. 2004 ) 4,763 FORMA ISTITUZIONALE REPUBBLICA PARLAMENTARE ASSETTO TERRITORIALE 16 Voivodati (Regioni) – 308 distretti e 65 cittàdistretto 1 Quadro economico generale del Paese La Polonia è un Paese in crescita con una economia vitale e ricca di opportunità, grandi risorse naturali, una popolazione giovane e istruita e un sistema giuridico che persegue con successo l’evoluzione verso un impianto economico moderno, in linea con i partner dell’Unione Europea. Nel primo decennio dal passaggio dall’economia di Stato a quella di mercato il ritmo di sviluppo è stato il più alto dell’area, con un livello medio annuo di crescita del PIL del 4.6% e un tasso di incremento della produzione industriale del 4.2%: dati significativi anche a livello globale, se si considera che la media mondiale di questi indici per il periodo considerato, calcolata dalla Banca Mondiale, era rispettivamente del 2.7% e del 1.5%. Negli ultimi tre anni la crescita economica ha conosciuto una flessione: nel 2001, contro previsioni ottimistiche di crescita del PIL al 4.5%, si è giunti a fine anno con un valore su base annuale pari a l’1%. Già nel 2002 però una limitata ripresa ha permesso una crescita del 1.3%. Per quanto riguarda il 2003 le stime sono all’interno di una fascia che va dal 2.7% al 3.6%. La Commissione Europea prevede un incremento della crescita del PIL fino ad arrivare al 4.2 nel 2004 e al 4.8 nel 2005. Rimane però da risolvere il problema dell’alto debito pubblico, all’inizio del 2004 già vicino alla soglia del 6%. La produzione polacca è, in alcuni settori, di grande rilievo. La Polonia è tra i primi dieci produttori al mondo di rame raffinato, zolfo, carbon fossile e lignite, ma anche di segale, patate, barbabietole da zucchero, suini e latte. La capacità produttiva del Paese non si limita però ai settori minerario e agro-alimentare, basti pensare all’importanza delle produzioni di cemento e acciaio grezzo come di televisori e autoveicoli, dove a livello globale la Polonia si situa fra i primi venti. E’ così evidente come la struttura produttiva polacca sia composita e variegata. A livello internazionale l’attenzione per la Polonia è altissima: sul territorio sono presenti molti gruppi multinazionali (come France Telecom, Fiat e Daewoo) e il livello degli investimenti esteri diretti (IDE o FDI) è il più alto dell’area centro-orientale europea. L’Italia, dopo la Germania, è il principale partner commerciale del Paese. A conferma della solidità dell’economia polacca le aspettative degli analisti internazionali sono ottime. Altri due punti di forza del sistema-Polonia sono: a) un’inflazione modesta, stimata sotto il 2% nel 2003, il cui valore va ascritto ad una funzionale politica monetaria restrittiva, visto il valore del 10.1% del 2000. b) un serio impegno del Governo nel varare misure per dare sostegno all’economia, all’occupazione e allo sviluppo delle imprese. E’ il caso dei progetti per il quadriennio 2002-2005 denominati “Imprenditoria prima di tutto”, “Il tuo primo lavoro” e “Infrastrutture: la chiave dello sviluppo”; importanti sono anche la riduzione delle aliquote di tassazione delle persone giuridiche e lo snellimento del finora complicato apparato burocratico. Non si può dimenticare infine che il 1° maggio 2004 la Polonia entrerà ufficialmente nell’Unione europea e dei 10 nuovi membri sarà il più rilevante come popolazione e superficie, entrando direttamente a far parte del cosiddetto “Club dei grandi Paesi”. L’ingresso nell’Unione è stato l’obiettivo principale delle riforme e costituisce tuttora l’elemento fondamentale del processo di rivoluzione, modernizzazione e apertura dell’economia polacca. SETTORI E CARATTERISTICHE GENERALI Agricoltura I terreni coltivati in Polonia costituiscono il 59% del territorio, ma il settore agricolo contribuisce al PIL solo per il 2.9%. Questo dato testimonia una diminuzione dell’importanza relativa dell’agricoltura nel Paese, confermata da un livello di disoccupazione dei lavoratori agricoli del 2 28%. Attualmente il 72.1% dei terreni è gestito dalla proprietà privata e la struttura del settore è fondata prevalentemente sulla piccola proprietà individuale. Esistono due tipi di aziende agricole: piccole aziende di proprietà individuale (1.8 mln) e aziende agricole di proprietà di persone giuridiche (circa 6 mila). Le poche aziende di grandi dimensioni sono orientate verso una produzione di tipo estensivo (quali cereali o colza) e godono di un livello superiore di specializzazione e meccanizzazione rispetto alle piccole aziende che lavorano in maniera tradizionale. La differenza tra le imprese agricole polacche e quelle dell’UE sta soprattutto nel gap di produttività. Tale discrepanza rende impossibile l’introduzione della Politica Agricola Comune già nel 2004. I tempi necessari per la modernizzazione del settore sembrano molto lunghi, benché sia l’UE che la Banca Mondiale abbiano stanziato fondi a questo fine, in aggiunta ai fondi del Governo polacco, facenti capo dall’Agenzia per il Mercato Agricolo (ARR) e destinati alla stabilizzazione dei prezzi. Industria Come molti dei Paesi in transizione dal sistema centralizzato sovietico, l’economia polacca ha ereditato un’industria pesante, poco efficiente, con dimensioni inadatte. Il sistema è però in una fase avanzata di ristrutturazione e innovazione. Di grande peso il settore automobilistico, con stabilimenti di grandi case come FIAT, Daewoo e Volkswagen. L’andamento globale del settore ha risentito della breve crisi verificatasi all’inizio del decennio, passando da un valore della produzione di +7.2% nel 2000 ad uno del -0.2% nel 2001 per poi riprendersi e raggiungere livelli di crescita intorno all’8% nel 2002. E’ importante sottolineare come la produzione industriale vari, in maniera significativa, a seconda delle regioni. I voivodati più industrializzati sono: Malopolskie, Slaskie, Opolskie e Wielkoposkie, tutti situati nel sud-ovest del Paese. In questo periodo di preadesione all’UE, i lavori pubblici costituiscono una buona opportunità di sviluppo, ma una delle occasioni più interessanti per le imprese polacche è al momento rappresentata dalla partecipazione al programma di ricostruzione in Irak. Le tendenze più recenti del flusso degli investimenti esteri nell’industria tendono ad andare oltre le grandi città, per espandersi verso le zone rurali e i piccoli centri. Servizi Il mercato dei servizi ha completato la transizione verso il settore privato ed è quasi interamente aperto alle imprese dei Paesi UE, ad eccezione del settore audio-visivo e delle lotterie, dove gli imprenditori stranieri non possono detenere pacchetti di maggioranza. Problematici sono solo quei casi in cui lo Stato, partecipando ai processi di privatizzazione, gode di privilegi simili al “golden share”. Il numero di agenzie di servizi e consulenza aziendale e quello dei liberi professionisti è in continuo aumento. Benché i maggiori operatori stranieri, dalla ristorazione all’abbigliamento, siano già presenti, essendo il mercato in continua espansione, sono ancora disponibili ampi spazi. Risorse naturali Uno dei principali punti di forza della Polonia è proprio la ricchezza del sottosuolo. Il Paese è il maggior produttore europeo, e sesto al mondo, di rame, la cui estrazione è controllata dalla grande holding statale KGHM, in fase di privatizzazione. Anche zolfo, zinco, salgemma, argento e piombo vengono estratti in grandi quantità. L’industria del carbone invece, pur con ampia disponibilità di materia prima, risulta in una fase di ristrutturazione, viste le inefficienze dovute al regime cronicamente sussidiato degli ultimi decenni. Il settore energetico si basa fondamentalmente sul carbone, mentre le risorse di petrolio e gas, allo stato attuale, sono limitate. Sono però in corso alcuni programmi di ricerca che potrebbero aumentare l’indipendenza energetica del Paese. A livello ambientale, la Polonia si evidenzia per la consistente riduzione delle emissioni nocive nell’aria, ma rimane uno dei più grandi produttori di rifiuti industriali e urbani e deve ancora risolvere il problema dello smaltimento delle acque. Dalla necessità di adeguarsi agli standard 3 europei in materia, nascono notevoli possibilità di investimento: già nel 2001 il dicastero della protezione ambientale prevedeva un investimento di 34 mld USD. Programmi internazionali come l’ECOFUND prevedono inoltre la possibilità per Paesi terzi di mutare il credito nei confronti della Polonia in finanziamenti alla salvaguardia ambientale. Recentemente, anche il Ministero delle Attività Produttive italiano ha intrapreso alcune iniziative per la promozione di investimenti in loco, rivolte ad aziende italiane dell’ecobusiness. Infrastrutture Prima di analizzare la realtà del trasporto polacco va anticipato che nel suo piano di sviluppo la Polonia mira a diventare il polo centrale del trasporto regionale nell’Europa centro-orientale e a questo fine sono dirette le azioni di modernizzazione del sistema. A livello di rete stradale, pur essendo ben collegate le principali città, grazie ad autostrade a due corsie, solo l’1% delle strade è in grado di soddisfare gli standard europei, generando grossi problemi per il trasporto di merci su gomma e la congestione delle reti viarie, visto il rapido aumento delle vendite di automobili. Attualmente è previsto un progetto di adeguamento della rete viaria polacca, finanziato da UE, Banca Europea degli Investimenti, Banca Europea Ricostruzione e Sviluppo e Banca Mondiale, che dovrebbe portare alla costruzione di 4.808 km di strade entro il 2015. Da segnalare a questo fine, che un terzo dei fondi UE sarà proprio destinato alle infrastrutture, per realizzare le grandi direttrici est-ovest (Varsavia – Berlino) e nord-sud (DanzicaRepubblica Ceca) a partire dal 2006. I trasporti ferroviari, forniti dalla compagnia di Stato PKP, si presentano disomogenei a livello territoriale, poiché se eccellenti servizi di intercity collegano le vicine capitali europee e le stesse metropoli polacche, come Varsavia, Katowice e Cracovia, il resto della rete è mal gestito e, dalla caduta del comunismo, pochissimi sono stati gli investimenti. E’ stata di recente approvata la ristrutturazione della PKP, trasformata in S.p.A. e suddivisa in quattro sussidiarie. L’UE, tramite il programma PHARE, sta contribuendo all’ammodernamento della rete, ma è da rilevare come ancora manchi l’apertura del settore ferroviario alla competizione internazionale. Interessante è anche il progetto della direttrice est-ovest, che colleghi Berlino e Mosca passando attraverso la Polonia. I porti più importanti sono quelli di Gdansk (Danzica) e Szczecin, seguiti da Szczecin-Swinoujscie e Gdynia, sul Mar Baltico. Da ricordare, inoltre, è il sistema fluviale navigabile di ben 4.000 km. I trasporti aerei conoscono, in questo periodo, un momento di espansione per l’aumento del 20% annuale dei passeggeri. La compagnia aerea nazionale LOT è stata privatizzata e il 38% delle azioni è ora di proprietà della SwissAir. Va però ricordata l’inadeguata capacità d’accoglienza degli aeroporti polacchi, situazione evidente a Varsavia, dove l’aeroporto Okecie si sta pericolosamente avvicinando alla sua capacità di accoglienza massima, con 4.5 mln di passeggeri all’anno. Entro il quinquennio 2010-2015 la città dovrà dotarsi di un nuovo aeroporto. Grande distribuzione Lo sviluppo della grande distribuzione in Polonia è strettamente legato alla presenza di gruppi stranieri. Attualmente la maggior parte delle grandi catene sono già presenti: è il caso di Carrefour, Auchan, Metro e Ikea. I gruppi più attivi nello sviluppo di reti di supermercati sono la norvegese RETAIN e l’inglese TESCO. Le strategie dei vari gruppi sono molto diverse: le francesi e le tedesche puntano ad investimenti di tipo “green field”, con uno start-up dell’intera azienda, mentre altre società tendono ad entrare nel capitale di gruppi preesistenti. La famiglia media polacca spende una quota (35%) del reddito maggiore in alimentari rispetto a quella media dei Paesi UE (15-18%). Attualmente si stanno diffondendo gli ipermercati, mentre i discounts hanno già un grande successo. Esistono buone possibilità nei contratti di franchising che le aziende italiane potrebbero sfruttare. 4 Telecomunicazioni e IT L’evoluzione delle telecomunicazioni, negli ultimi dieci anni, è stata impressionante. La rete sta crescendo al ritmo costante del 14% circa su base annuale, ma, se le comunicazioni internazionali e nelle grandi città raggiungono standard elevati, lo stesso discorso non vale per le aree rurali, dotate di linee telefoniche modeste. Il mercato è dominato dalla Telekomunikacja Polska S.A. (TPSA), ex monopolista, ora privatizzata, cui parte del capitale è in mano a France Telecom, primo e più importante operatore dell’Europa occidentale giunto in Polonia. Altri importanti operatori di telefonia fissa sono Netia, Nom e Energis. Le mancanze della telefonia fissa sono state in parte supplite dalla telefonia mobile, presente sul mercato con tre operatori: Era, Plus e Idea. Per il 2004 si prevedono 34.7 apparecchi fissi e 43.9 mobili ogni 100 abitanti, mentre la buona diffusione di Internet, anche se limitata principalmente ai centri urbani, porterà il 29.1% dei polacchi ad avere accesso al web. Proprio allo sviluppo della rete informatica è legata la crescita del settore IT, cresciuto del 7% nel 2002. L’informatizzazione risulta tra le priorità del Governo e la produzione e vendita di hardware e software è aumentata molto velocemente. Il maggiore finanziatore della ricerca e sviluppo rimane lo Stato, con il 58.5% degli investimenti totali del settore, rispetto al 30.6% dei privati. Gli analisti di PriceWaterhouseCoopers osservano, inoltre, un aumento del 30% della richiesta di servizi di IT in outsourcing, come l’elaborazione dati e il leasing di server e softwares. Pur con ampi spazi di intervento gli investimenti esteri in questo mercato , rispetto a quelli in Ungheria o nella Repubblica Ceca, sono ancora limitati. Quadro generale dell’economia polacca: indicatori generali 1999 2000 2001 2002 Variazione annuale 4.1 4.0 1.0 1.3 PIL reale in % Inflazione in % 7.3 10.1 5.5 1.9 Tasso di 12.0 14.2 16.2 17.8 disoccupazione 2003 2.5a-3.6d 1.1-1.3b 17.5a a: Stime ICE; d: Stima Ufficio nazionale di statistica polacco. b: Stima Fondo Monetario Internazionale – Stima Economist Intelligence Unit (EIU). Exp. Beni a Prezzi correnti Imp. Beni a Prezzi correnti Saldo Bilancia Commerciale 1999 26.347 2000 28.256 2001 30.275 2002 32.983 2003c 23.900 40.724 41.424 44.950 43.287 30.700 -14.380 -13.168 -11.675 -10.304 -6.800 c: dati relativi al primo semestre 2003 (ICE) Fonte: Elaborazione su dati ICE, Mondimpresa, FMI, Unido, EIU. Rischio Paese La Polonia può essere considerata uno Stato stabile a livello economico e politico, come conferma, a metà del 2003, il rating del credito S&P/Moody’s di BBB+/A2, considerando una scala da A a C, con varie sottocategorie, che in ordine crescente verso C esprime il rischio di inadempienza. La SACE conferma la stabilità inserendo il Paese nella categoria di rischio 2 su 7 e nella classe A, 5 ossia nella fascia di Paesi che generalmente offrono di per sé garanzie di solvibilità ritenute accettabili, indipendentemente dalla natura delle controparti (pubblica, sovrana, corporate o bancaria). Gli analisti della Dun & Bradstreet forniscono una valutazione globale di rischio DB3b, rating che sta ad indicare una situazione di “rischio esiguo”. Previsioni e tendenze future dell’economia La ripresa dell’economia del 2003, già cominciata l’anno precedente, sembra essere l’inizio di un nuovo periodo di crescita, con un aumento della domanda interna e degli investimenti. Anche gli investitori internazionali sono sicuri del miglioramento della situazione ed infatti, pur con la diminuzione degli indici di crescita nel 2002, non hanno smobilitato i propri impianti, al contrario, hanno aumentato gli investimenti. La crescita, nel periodo 2003 – 2004 sembra però più svincolata dal commercio estero (legato all’economia del principale partner: la Germania) e dovuta a cause interne. I tre programmi del governo per il periodo 2002-2005, precedentemente esposti, danno dunque i primi frutti, grazie anche alla semplificazione annunciata di 40 leggi sull’imprenditoria. Nel secondo semestre 2003, inoltre, sono state varate altre iniziative a sostegno delle imprese e dell’occupazione con le quali rimuovere le vischiosità burocratiche, prevedendo, tra le altre, procedure più snelle per la costituzione e registrazione delle società, esecuzioni di ingiunzione più rapide, concessioni di prestiti ipotecari più semplici e diffusi. Interessante per la costituzione di nuove imprese è, ad esempio, la riduzione da 40-58 gg. a 20 gg. nella procedura per ottenere il REGON statistical number e il NIP tax number (parificabili a P. IVA e C.F.). Sul fronte della tassazione dal 2004 l’aliquota societaria passa dal 24% al 22%, mentre per le piccole imprese scende al 19%. Tali tagli si basano su previsioni di crescita nel 2004 del 5% e su prevedibili entrate aggiuntive dovute alle privatizzazioni, quasi doppie rispetto al 2003. Entro il 2006 la Polonia dovrà liberalizzare il trasporto ferroviario e aprirlo agli investitori stranieri; per le tratte internazionali è però stato concesso dall’UE un periodo di transizione fino al 2008. Infine è da rimarcare il grande e difficile traguardo che l’attuale Governo polacco si è posto: il progetto di riportare il deficit al 3% entro il 2006, per poter entrare nell’area euro già nel 2007. Previsioni degli indicatori economici principali (variazioni percentuali annue)a 2004 2005 PIL a prezzi costanti 4.2 4.8 Disoccupazione 20.9 20.3 b Inflazione 2.7 2 Deficit pubblico (% PIL) 5.9 4.9 – 7.0c Import 8.6 10.5 Export 8.8 9.8 Costo orario del lavoro -0.3 1.6 a: Elaborazione su previsioni Commissione Europea; b: Dato EIU. c: previsione Bank Austria Adesione all’Unione Europea Dal 1° maggio 2004 la Polonia entra a far parte dell’Unione europea insieme ad altri nove Stati. L’istituzione incaricata di monitorare e controllare gli adeguamenti alle norme europee è l’Ufficio del Comitato dell’Integrazione Europea (UKIE). Grazie alla firma dell’Accordo di associazione, all’inizio degli anni Novanta, questo Paese ha potuto maturare delle politiche di sviluppo coerenti con l’obiettivo di entrare nei parametri fissati dall’UE. A partire dal 1999, e per le autovetture dal 1 gennaio 2002, sono stati aboliti la maggior parte dei dazi doganali ed è entrata in vigore l’area di libero scambio per i prodotti industriali. I dazi sui prodotti agricoli sono invece stati materia di negoziazioni più intense. In ogni caso, tutti i capitoli sono stati chiusi dai negoziatori a dicembre 2002. 6 L’importanza della Polonia nel processo di allargamento è confermata dagli stanziamenti dell’UE, che ammontano a ben 12.5 mld di euro nel triennio 2004-2006, pari al 45% del totale destinato ai 10 nuovi Membri. Per il settennio 2000-2006 i soli programmi ISPA e SEPARD mettono a disposizione 3.7 mld di euro a fondo perduto per investimenti, formazione, creazione e applicazione degli standard produttivi europei. Nella versione completa della Guida sono inoltre reperibili informazioni riguardo a: - scambi con l’estero - interscambio con l’Italia - settori più promettenti - regolamentazione delle importazioni e delle esportazioni 7 La legislazione polacca riconosce la possibilità ad investitori stranieri di impegnarsi in ogni settore: agli investimenti stranieri si applicano infatti le norme previste per quelli polacchi, secondo un principio di parità. L’unica attività che non può essere esercitata se non da aziende locali è quella del gioco e scommesse. Inoltre, la partecipazione del capitale straniero è limitata al 33% nel settore radio televisivo e al 49% in quello delle telecomunicazioni. Dal 1° gennaio 2001, secondo la legge sull’attività economica (Prawo dzialalnosci gospodarczeju – G.U. n. 101 del 1999, sez. 1178) i cittadini stranieri che hanno ricevuto il permesso di soggiorno, possono svolgere attività commerciale al pari dei cittadini polacchi. Tra Polonia e Italia, inoltre, esiste una Convenzione bilaterale sulla tutela e la promozione degli investimenti, entrata in vigore senza riserve fin dal 1993. Secondo il trattato, a tutti gli investitori in Polonia deve essere garantito eguale trattamento. Il loro diritto di gestire gli affari, di guadagnare profitti e di determinare l’utilizzo dei propri fondi non può essere violato. Alcune attività sono sottoposte alla concessione di una autorizzazione da parte di differenti autorità, ma si tratta di un elenco molto ridotto, riguardante settori sensibili dello Stato, materiali pericolosi e alcuni beni e servizi a cui viene concessa una certa protezione. Tra Italia e Polonia il rapporto si è rafforzato anche a livello regionale: per quanto riguarda la provenienza dei capitali, le Regioni maggiormente presenti sono Lombardia e Piemonte. E’ da evidenziare però, anche come modello da imitare, l’accordo, firmato nel 2000, tra la Toscana e il Voivodato di Malopolska, che in considerazione delle affinità tra le due regioni, riguardanti una solida tradizione universitaria e di ricerca e un’economia fondata sulle PMI, hanno istituito una collaborazione operativa tra le due realtà. Sono allo studio possibilità di joint venture fra PMI delle due regioni e corsi di formazione rivolti agli imprenditori. I Paesi CEI (Central and Eastern Europe) sono riusciti, in poco più di un decennio, ad attirare una forte quantità di investitori internazionali. All’interno di un’area così vitale è significativo che la Polonia primeggi per quantità di investimenti esteri diretti (Foreign Direct Investment - FDI), che nella prima metà del 2003 hanno superato, come livello totale raccolto in tredici anni, i 68.3 miliardi di dollari, di cui 64.46 miliardi in investimenti superiori al milione di dollari e i restanti 3.84 mln USD in investimenti di meno di 1 mln USD. Stock di FDI alla fine del 2002, in USD mln. Fonte: PAIZ 8 FDI CEI in percentuale rispetto ai vari Stati, 2002, Fonte: PAIZ Secondo i dati dell’Agenzia governativa per gli investimenti esteri (PAIZ), il flusso degli investimenti stranieri, pur ragguardevole, ha subito un leggero rallentamento nel 2003; infatti, il valore totale nel primo semestre del 2003 ammonta a 2.53 miliardi di dollari, 702 milioni di dollari in meno rispetto allo stesso periodo del 2002. La maggior parte degli investitori provengono dai Paesi dell’Unione europea e generano il 74% degli investimenti. Va però detto che un numero crescente di società dislocate negli Stati Uniti e in Asia (soprattutto in Giappone e Sud Corea) investe tramite le sussidiarie europee, localizzate perlopiù nei Paesi Bassi. La piccola diminuzione degli FDI, a livello contabile, dipende in parte dal fatto che alcune società polacche sono subentrate nel capitale di aziende di proprietà straniera negli ultimi tempi. 10601 9574 7891 5197 5678 6064 2510 2830 7147 2528 1491 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003a Flusso degli investimenti esteri in Polonia dal 1993 al 2003. (a: 1° sem.) Fonte: PAIZ Nel primo semestre del 2003, la maggioranza dei capitali è stata di provenienza olandese, con un valore in USD di 1.26 mld, corrispondente al 50% del valore totale degli investimenti. Le compagnie tedesche costituiscono il secondo gruppo più importante di investitori stranieri, con 356.5 mln, ossia il 15% dei FDI nei primi sei mesi del 2003. Infine l’Austria, al terzo posto, con 267.2 mln USD investiti, l’11% del totale. Interessante è anche il flusso di investimenti da Paesi geograficamente distanti, come le Filippine, con 40 mln USD e il Sud Africa, con 32.2 mln USD. Osservando i FDI come uno stock, le società francesi rimangono leaders, visto che il loro capitale costituisce circa il 20% degli FDI totali. Nel ranking degli investimenti troviamo ancora al secondo posto le compagnie olandesi, con il 14%, seguite dalle imprese di Stati Uniti d’America con il 14%, Germania con il 12% e Italia con il 6%. 9 A metà del 2003 si contano in Polonia 993 imprese straniere di 36 differenti Paesi, inclusi nella lista PAIZ dei maggiori investitori. Come evidenziato dal grafico sotto riportato, negli ultimi dieci anni il numero delle aziende a partecipazione estera è aumentato costantemente. Il gruppo di investitori stranieri che conta più aziende è quello tedesco, con 227 aziende, seguito dagli statunitensi, con 124 imprese, dagli olandesi, presenti in 106 realtà ed infine da aziende francesi e italiane, con, rispettivamente, 92 e 65 unità. 979 881 993 906 799 714 585 492 362 267 193 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003a Numero di imprese a capitale estero in Polonia.(a: 1° sem.)Fonte: PAIZ Alcuni gruppi multinazionali o con sede all’estero hanno stabilito rappresentanze o creato nuove entità aziendali in Polonia: tra queste spiccano, con rilevanza economica descrescente, France Telecom (Francia), Daewoo (Sud Corea), HVB (Germania), Citigroup (USA), OAO Gazprom (Russia), Vivendi Universal (France) United Pan Europe Communication (Paesi Bassi) e molte altre società, tra cui le italiane FIAT e Unicredito Italiano Spa, rispettivamente al secondo e ottavo posto nella graduatoria degli investitori esteri, con 1.749 mld USD investiti dalla FIAT e 1.200 mld USD investiti da Unicredito (dati 1° sem. 2003, Fonte: PAIZ). L’entità (in termini monetari) dei maggiori investimenti nel primo semestre del 2003 evidenzia la positività delle grandi aziende rispetto alle possibilità di crescita della Polonia. FIAT GM Powertrain, società con sede nei Paesi Bassi, ha infatti effettuato un investimento di 432.2 mln USD nella produzione di motori diesel, così come la multinazionale GE Capital Real Estate ha investito 254.7 mln USD nel settore immobiliare, settore di forte attrazione, visti i notevoli investimenti della Deusche Bank e dell’austriaca Europolis Invest. Questi dati non possono che confermare le previsioni ottimistiche degli analisti. Da sottolineare però che gli esperti della McKinsey, nota società internazionale di consulenza, sostengono che il sistema Polonia necessita di 10 mld di euro di FDI all’anno per sviluppare un processo di crescita veloce. Buone opportunità sono intraviste dai consulenti soprattutto nei servizi, con l’accento sulla contabilità, il management delle risorse umane e il sistema bancario. Dall’analisi della struttura settoriale degli investimenti diretti esteri si rileva la tendenza degli investitori a prediligere i cosiddetti settori tradizionali, mentre di scarsa entità sono gli investimenti nei settori tecnologici. E’ però prevedibile nel breve termine un dinamico incremento degli investimenti in questo campo, dovuto a due fattori importanti: il costo del lavoro in aumento, il che rende questo paese relativamente meno interessante per investimenti nei settori tradizionali e la costante crescita delle spese per la Ricerca e lo Sviluppo, il che crea un clima favorevole per lo sviluppo degli investimenti in alte tecnologie. Per il momento, l’interesse degli investitori si focalizza tuttora su aziende con un’affermata presenza sul mercato. Il settore manifatturiero è quello dove si concentrano la maggior parte degli investimenti, seguito dai servizi bancari e finanziari, inevitabilmente, visto che gli stranieri detengono il 70% delle attività in questo settore. Al terzo posto, infine, troviamo la vendita al dettaglio e all’ingrosso. 10 Nella versione completa della Guida sono inoltre reperibili informazioni riguardo a: - incentivi agli investimenti - restrizioni agli investimenti - trasferibilità all’estero di profitti e capitali - costi industriali - Zone Economiche Speciali LEGISLAZIONE SOCIETARIA Seguendo il principio di reciprocità, soggetti stranieri possono investire ed esercitare un’attività economica in Polonia negli stessi termini in cui ciò è possibile per persone giuridiche o fisiche aventi sede o residenza permanente nel Paese, a meno che non sia previsto diversamente da espliciti trattati internazionali. I cittadini stranieri che abbiano un permesso di residenza permanente in Polonia hanno gli stessi diritti, nell’attività imprenditoriale, dei cittadini polacchi. Solo alcune attività (precedentemente esposte nel paragrafo dedicato agli investimenti) prevedono la concessione di una licenza o dei limiti per i soggetti stranieri. Già dell’Accordo di Associazione all’Unione Europea sottoscritto dalla Polonia nel 1994 è possibile per gli imprenditori italiani operare secondo il principio di reciprocità e quindi attraverso tutte le tipologie di impresa. Piccole e medie imprese La normativa del 1999, insieme al Codice Civile e al Codice delle Società commerciali e delle Imprese, regola l’attività economica in Polonia. Secondo le disposizioni un’impresa è considerata “piccola” se: - il numero medio annuale degli impiegati è inferiore a 50 - i ricavi totali non superano i 7 mln di euro in PLN equivalenti Un’impresa è considerata “media” se: - il numero medio annuale degli impiegati è compreso tra 50 e 250 - i ricavi totali non superano i 40 mln di euro in PLN equivalenti. Il Governo e gli enti locali, pur osservando i principi di equità e concorrenza offrono alle Piccole e Medie Imprese alcuni incentivi e facilitazioni, promuovendone la collaborazione con le imprese estere, supportando enti finanziatori e facilitando l’accesso alle informazioni e la formazione del personale. Tipologie di conduzione dell’attività economica Per un soggetto straniero è possibile esercitare un’attività economica in Polonia nelle seguenti forme: Società a Responsabilità Limitata (spolka z ograniczona odpowiedzialnoscia: Sp. z o.o.) Società per Azioni (spolka akcyjna: S.A.) Impresa individuale Società in Nome Collettivo (spolka jawna) Società in Accomandita Semplice (spolka komandytowa) Società professionale Società in accomandita per azioni (spolka komandytowa-akcyjna) Uffici di rappresentanza (przedstawicielstwa) Sedi distaccate e filiali di società straniere (oddzialy) 11 Nella versione completa della Guida sono inoltre reperibili informazioni riguardo a: - principali tipologie di impresa - normativa tributaria - legislazione e mercato del lavoro - requisiti tecnici, certificazioni, imballaggio e standardizzazione - legge sull’uso obbligatorio della lingua polacca Il Banking Act e l'Act della Banca Nazionale Polacca, ambedue del 1997, definiscono l’assetto giuridico del settore. Questi due atti normativi, che hanno riformato l’intero sistema creditizio in Polonia, nonché la struttura e le competenze della banca centrale, sono pienamente compatibili con la legislazione dell’Unione Europea. Le norme bancarie, fondamento giuridico della riforma strutturale della finanza pubblica in corso dal 1990, hanno avvicinato il settore bancario polacco agli standard mondiali favorendone l’integrazione con i mercati finanziari internazionali. L’Ente indipendente che svolge le tradizionali funzioni di Banca Centrale è la Banca Nazionale Polacca (Narodowy Bank Polski- NBP). La sicurezza che il settore bancario polacco è in grado di assicurare deriva anche dalla notevole presenza di capitale straniero. Il capitale estero investito nel settore creditizio polacco al 30 settembre 2001 (ultimi dati disponibili) era equivalente a 225,2 mln di PLN. Gli investimenti più importanti nel settore bancario sono quelli realizzati da istituti tedeschi (1.263,3 mln di PLN), americani (1.058,8 mln di PLN) e olandesi (693,1 mln di PLN). L’impegno degli istituti francesi, irlandesi e austriaci è superiore a 400 milioni di PLN e quello degli istituti belgi e portoghesi è pari a circa 200 milioni di PLN. Alla fine del terzo trimestre del 2001 in Polonia erano presenti 45 banche controllate da società estere tra cui 17 società per azioni con il 100% del capitale estero (di cui 3 rilevate dai fondatori polacchi), 20 banche controllate (di cui 3 società costituite con la partecipazione straniera, 8 banche privatizzate con la partecipazione straniera e 9 banche rilevate da investitori stranieri per apporto di capitale), 2 sedi di banche straniere nonché altre 9 banche controllate in modo indiretto (Dati Fonti ICE e UNIDO). Le più importanti banche polacche e i loro investitori strategici sono: Powszechna Kasa Oszczednosci Bank Polski S.A. (PKO BP) – statale, Bank Pekao S.A. – UniCredito Italiano, Bank Handlowy w Warszawie S.A. – Citibank Powszechny Bank Kredytowy S.A. (PBK) - Bank Austria Creditanstalt, Bank Gospodarki Zywnosciowej SA (BGZ) – statale, Bank Przemyslowo Handlowy S.A. (BPH) – HypoVereinsBank, Bank Slaski S.A. – ING Group NV (Olanda), Kredyt Bank S.A. - KBC Bank N.V. (Belgio), Bank Rozwoju Eksportu S.A. (BRE) – Commerzbank, BIG Bank Gdanski S.A. - Banco Comercial Portugues. Nella versione completa della Guida sono inoltre reperibili informazioni riguardo a: - sistema bancario e finanziamenti internazionali All’interno della Guida completa, in versione cartacea, sono inoltre disponibili informazioni e dati riguardanti strumenti di cooperazione nazionale ed internazionale, fiere e promozione, indirizzi e siti web utili. Dati aggiornati a Febbraio 2004 12