Arte e dermatologia: una mostra in ospedale

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A
rte e dermatologia: una
mostra in ospedale
Alcune considerazioni
Se la medicina è intesa come “l’arte della
cura” per eccellenza essa non dovrebbe
occuparsi solo della fisicità del corpo ma
prendere in considerazione la totalità
dell’essere umano che si trova nella
condizione di malattia.
Per far questo il medico deve possedere, oltre
alle conoscenze in ambito sanitario, una
particolare capacità di comprendere ed
interpretare i bisogni e le necessità “umane”
del paziente. Si parla spesso di
“umanizzazione” della medicina ma la via per
raggiungere questo obiettivo è lunga e spesso
difficile e vari sono i modi e le competenze
necessarie per conseguirlo.
Tra le discipline mediche la dermatologia è
quella che si occupa della pelle, ne studia le
malattie cercando di favorire il suo benessere
e la sua cura. La pelle è, per l’uomo, non solo
una barriera fisica verso l’esterno ma un
luogo di relazione tra l’intimità e l’altro, una
superficie che riflette e mostra ferite reali e
psicologiche, una tavolozza esposta verso il
mondo che il medico deve saper interpretare.
Sensibilità e umanità sono attitudini che
devono essere coltivate attingendo a tutto ciò
che può nutrire l’animo umano e le arti
pittoriche possono essere di aiuto al medico
ispirandolo nella sua attività quotidiana.
Attraverso la rappresentazione delle malattie
cutanee, viste con gli occhi dei vari artisti che
nei secoli hanno inserito nelle loro opere
figure con evidenti lesioni dermatologiche,
raffigurato epidemie, personaggi importanti o
sconosciuti, possiamo oggi avere un’idea
della presenza delle malattie nei diversi
periodi della storia e della loro importanza.
Personaggi con evidenti difetti accentuati dal
pittore, oppure popoli sofferenti per malattie
come lebbra o peste, uomini politici affetti da
dermatosi croniche (es. Marat) o vere e
proprie curiosità, fenomeni da baraccone,
esibiti al pubblico...dai quadri emerge una
umanità varia, descritta da artisti diversi, con
fini educativi, religiosi, storici, irriverenti, etc.
La presenza di opere d’arte in ambiente
ospedaliero, anche se temporanea, può inoltre
essere importante per migliorare la percezione
del luogo da parte dei pazienti: la visione di
opere d’arte come segni di bellezza e di abilità
artistica può sicuramente essere di aiuto per le
persone che per qualunque ragione si trovino
a passare per le sale di un ospedale.
L’arte può aiutare la medicina: un libro
importante, un film coinvolgente, un bel
dipinto possono far dimenticare il dolore e
nello stesso tempo insegnare qualcosa che
aiuti il paziente ad accettare e superare la
condizione di sofferenza.
Il progetto in breve
L’idea e la sua realizzazione
Il Centro Studi GISED da tempo ha iniziato
una ricerca delle opere pittoriche che
rappresentano anche malattie della pelle. A
tale scopo ha dedicato una intera sezione del
sito Internet (www.centrostudigised.it) allo
stretto rapporto esistente tra “Arte e
dermatologia”, una galleria di oltre 30 dipinti,
destinata ad ampliarsi che ospita capolavori
artistici di periodi differenti, opere di grandi
artisti o anonimi dimenticati, ma tutti
importanti per la testimonianza che ci hanno
lasciato.
Prendendo spunto dal lavoro già fatto
abbiamo pensato di organizzare una mostra
itinerante, ideata per un ambiente ospedaliero,
che ospiti un certo numero di pannelli (circa
20) ognuno dei quali sarà dedicato ad un
dipinto, scelto tra quelli già presenti sul sito
del Centro Studi GISED: un’opportuna
descrizione affiancherà il dipinto in modo da
evidenziare le caratteristiche artistiche
dell’autore e dell’opera.
Sul retro del pannello invece ci sarà una
descrizione della malattia presentata sia da un
punto di vista storico che clinico.
Per la descrizione delle opere scelte e degli
autori ci avvarremo della competenza in
campo artistico della prof.ssa Barbara
Oggionni mentre la parte medica vera e
propria sarà oggetto dell’attenzione dei
dermatologi del Centro Studi GISED.
Si parla di mostra itinerante immaginando una
mostra che parta da un ospedale (ad esempio
l’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo)
e poi venga portata anche in altri ospedali
della provincia di Bergamo e della
Lombardia: una mostra che da ospedale in
ospedale diffonda un messaggio di bellezza e
umanizzazione dell’arte medica. Dedicata
quindi ai medici e a tutto il personale
sanitario, e soprattutto ai pazienti e alle loro
famiglie.
Gli aspetti pratici
La mostra sarà costituita da vari pannelli
(pensiamo almeno 20), montati su supporti di
polistirolo inseriti su basi di legno, con
dimensione complessiva 1,80 m x 1 m. Alla
base dei pannelli e all’apice potranno essere
riportati i loghi di sponsor e delle aziende
ospedaliere partecipanti. Si può stimare un
costo di 200 euro per la stampa dei pannelli
(fronte e retro). Le basi e i supporti verranno
dati in prestito dall’associazione culturale
“BGpedia - la Banca della Memoria dei
Bergamaschi”. Per la riproduzione dei dipinti
conservati in musei dove si paga l'ingresso è
previsto il pagamento dell’imposta SIAE.
Per il trasporto e l’installazione si può stimare
un costo di circa 500 euro per esibizione (4
esibizioni per il progetto).
Si stima un periodo di circa 2 mesi per la
realizzazione dei pannelli. Ogni esibizione
avrà durata di 3 mesi.
Alcuni esempi
Il sito del Centro Studi GISED ospita una
sezione dedicata ad Arte e dermatologia. La
sezione contiene al momento 32 opere, 31
sono dipinti appartenenti a differenti periodi
della storia dell’arte, mentre l’ultimo
inserimento presenta alcuni vasi in ceramica
creati da un’artista contemporanea.
La galleria completa vede dipinti di quasi tutti
i periodi artistici ed è destinata ad ampliarsi
raccogliendo, per quanto possibile, tutti gli
spunti relativi alla rappresentazione artistica
delle malattie dermatologiche.
Qui alcuni esempi di opere inserite con una
breve descrizione dell’artista e della malattia
descritta:
Giovanni Battista Crespi e l’erisipela
ferite accidentali, può penetrare nei vasi
linfatici superficiali provocando uno stato di
infiammazione cutanea con febbre e
compromissione delle condizioni generali.
Oggi l'erisipela è una malattia abbastanza rara
e facilmente curabile con antibiotici, ma nel
seicento era un malattia molto comune che
colpiva soprattutto le persone più povere.
Miracolo di Aurelia degli Angeli (Giovanni Battista
Crespi detto il Cerano 1573-1632)
Visitando il Duomo di Milano a Novembre,
mese dedicato alla celebrazione di San Carlo
Borromeo, è possibile ammirare una serie di
grandi tele, dette anche teleri, raffiguranti la
vita ed i miracoli attributi al santo milanese.
Molte di queste sono state dipinte da
Giovanni Battista Crespi detto il Cerano,
pittore, scultore ed architetto vissuto tra il
1573 ed il 1632 , e grande protagonista del
Seicento lombardo.
Una tela in particolare, tra quelle dedicate ai
miracoli di San Carlo Borromeo, rappresenta
il Miracolo di Aurelia degli Angeli. Si tratta
di un grande dipinto, tempera su tela, in cui è
raffigurata una giovane donna "con la gamba
sinistra molto guastata dal male del
canchero…" che si rivolge alla statua del
santo per chiedergli aiuto. La gamba della
donna presenta buchi profondi da cui
fuoriescono "…la carne e li nervi marciti…".
Una cronaca del tempo afferma che la donna
soffriva ormai da tre anni. Nel dipinto una
serva cerca con un fazzoletto di proteggersi
dall'odore forte dell'infezione mentre il
chirurgo osserva quasi disperato la gamba
infetta (1).
La donna soffriva di erisipela, una infezione
acuta della pelle dovuta spesso al batterio
Staphylococcus aureus che, in occasione di
Di erisipela avrebbero sofferto musicisti come
Ludwig van Beethoven e Richard Wagner e lo
scrittore e drammaturgo norvegese Henrik
Ibsen.
1.
Carlo Gelmetti Il fuoco di Sant'Antonio. Storia,
tradizioni e medicina. Sprinter-Verlag eds. 2007
Matthias Grünewald e il Fuoco di
sant’Antonio
La tentazione di sant'Antonio (Matthias Grünewald
1480 ca-1528)
Mathis Gothart Nithart, meglio noto come
Matthias Grünewald (1480 ca-1528) nacque a
Wuezburg e morì ad Halle. Il suo nome
autentico è Mathis Neithardt sostituito poi da
Gothardt. Pittore tedesco rinascimentale dalla
non vastissima produzione ma noto per le sue
opere di argomento religioso e particolari per
la "violenza fantastica" che le pervade.
Una in particolare appartiene al cosiddetto
Altare degli Antoniti di Isenheim, un'opera
destinata appunto all'altare della chiesa del
monastero dedicato a S.Antonio, dove
esisteva anche un ospedale. È un'opera
monumentale costituita da quattro grandi ante
mobili, dipinte da entrambe le parti, due
sportelli fissi ed una predella. Le ante chiuse o
aperte mostrano varie scene: nell'ultima faccia
dell'altare compaiono due dipinti uno dei
quali è intitolato "La tentazione di S.
Antonio".
Nella scena rappresentata il santo è a terra
accerchiato da figure mostruose, animali
enormi che emergono come incubi da un
paesaggio fantastico rasserenato nel fondo
dalla presenza degli angeli. Ed in basso una
creatura sofferente con i segni del fuoco di
sant'Antonio (qualcuno afferma invece
sifilide) in preda a spasimi dolorosi.
Con il termine Fuoco di sant'Antonio
venivano indicate malattie differenti ma tutte
caratterizzate da rash cutanei con formazione
di pustole pruriginose quali l'herpes zoster,
l'ergotismo e l'erisipela.
L'intero altare è adesso ospitato presso il
museo di Unterlinden a Colmar (Francia).
La mostra
Rappresentazione
Esempio di pannello utilizzabile per la
mostra. I pannelli sarebbero ospitati in sale
apposite degli ospedali, luoghi di passaggio,
spazi adatti all’osservazione che saranno
individuati in ogni ospedale. Ogni pannello
sarà dedicato ad una singola opera: un lato
presenterà l’opera scelta accompagnata da un
testo descrittivo dell’opera e dell’autore,
mentre l’altro lato presenterà notizie relative
alla malattia o condizione dermatologica
rappresentata nell’opera.
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