Perché la contrazione isotonica non esiste. Quando diciamo contrazione isotonica, intendiamo una contrazione muscolare durante la quale il tono del muscolo rimane costante per tutta la durata del movimento articolare (iso-tono = uguale tono). Bisogna però precisare, come già osservato da altri autori, che la contrazione isotonica è una modalità di contrazione muscolare puramente teorica preferendo quindi il termine auxotonica (tono variabile). Come la biomeccanica insegna, la muscolatura prende inserzione sui segmenti scheletrici venendo a realizzare quello che viene indicato come “angolo inserzionale”. γ Nella figura qui accanto, quelli indicati con β e γ rappresentano schematicamente gli angoli inserzionali del muscolo brachiale β anteriore rispettivamente sull’ulna e sull’omero. Se diamo alla forza del muscolo una rappresentazione vettoriale, (il modulo del vettore è in questo caso indicativo) sappiamo che questo vettore si scomporrà nelle sue componenti a e b. Una di queste componenti, in questo caso, avrà un verso diretto verso l’articolazione mentre l’altra avrà verso diretto verso il movimento dell’ulna. E’ evidente che la quantità di forza che si occuperà di muovere il segmento scheletrico è quindi rappresentata dal vettore b b che è solo una frazione della forza totale applicata infatti b < vettore a rosso. Se osserviamo la stessa immagine in un momento diverso e cioè con un angolo di flessione al gomito più grande, notiamo che la componente b’ è diminuita mentre la componente a’ è aumentata. (da notare che il modulo della forza muscolare, rappresentata dal vettore rosso, non è cambiato). In questo momento, la forza (b’) b’ a’ che verrà applicata sul segmento scheletrico per originare il movimento sarà minore. Possiamo quindi dire che le componenti a e b sono funzione dell’angolo inserzionale del muscolo che infatti non è più lo stesso essendo in questo caso diminuito. Se il soggetto volesse applicare una forza per generare un movimento della stessa intensità del vettore b, sarebbe costretto ad aumentare il valore del modulo del vettore rosso fino a che la compone b’ diventi uguale alla componente b. Se osservassimo altri momenti scopriremmo che, a parità di forza sviluppata dal muscolo, l’efficacia rappresentata dalla componente b è sempre variabile. Per un angolo al gomito di 180° Dott. Andrea Melani avremo una componente b dal valore quasi nullo per crescere fino ad un massimo verso i 100-110° (quando il vettore rosso forma con l’ulna un angolo di 90°) per poi ricominciare a diminuire. Se ipotizziamo ora di avere un carico di massa costante pari per esempio a 5Kg da dover muovere attraverso la flessione del gomito, la componente b dovrà come minimo essere maggiore di 5Kg. Per sviluppare una forza b pari a, per esempio, 5,5Kg, sarà necessario sviluppare una forza muscolare tale da originare una componente b di 5,5Kg. Come dimostrato precedentemente, la forza muscolare necessaria sarà variabile da un massimo (gomito a 180°) ad un minimo (gomito a 100110°). Tutto questo facendo uno studio vettoriale della sola forza muscolare. Se però facciamo uno studio vettoriale anche della resistenza applicata (carico da muovere) scopriamo che le variabili in gioco a questo punto diventano due poiché anche il vettore b della resistenza avrà una modulazione della sua intensità in funzione dell’atteggiamento del gomito. a Nell’esempio in figura, la resistenza genererà un momento che sarà massimo quando l’ulna sarà orizzontale per b diminuire distendendo il gomito o flettendolo ulteriormente. E’ necessario osservare che mentre lo studio vettoriale dell’azione muscolare non cambia in funzione della stazione del soggetto o dell’atteggiamento degli arti, lo studio vettoriale delle resistenze applicate varierà in funzione della stazione, dell’atteggiamento degli arti e dell’attrezzo utilizzato come resistenza. Basta pensare alla differenza tra l’utilizzo di un manubrio o di un bilanciere, che genereranno una resistenza a direzione verticale verso il basso, e l’utilizzo di una ercolina che genererà una resistenza la cui direzione sarà rappresentata dalla direzione del cavo. Dott. Andrea Melani