La preghiera liturgica e personale nella vita del prete (alcune note…) Alcune premesse: • La formazione iniziatica in vista di quella permanente. Essere sempre pronti a mettersi in discussione attraverso il metodo dell’integrazione e la docibilità. • Contemplare Gesù: l’Orante (colui che si rivolge al Padre chiamandolo “Abbà”) … come fecero i suoi discepoli. Entrare nel mistero della sua comunione con il Padre: • Tanti sacerdoti che pregano, che ci sono o ci sono stati di esempio… • I rischi del prassismo (“La preghiera: regina o cenerentola?”), della mediocrità, dello spiritualismo. • Nella preghiera personale siamo anche noi discepoli. Anche noi siamo chiamati ad imparare questa difficile arte con le difficoltà della fede, con le crisi, le involuzioni, i dubbi, le gioie e le fatiche. Quest’arte richiede solo tanta docilità allo Spirito. • La preghiera è la risultante di alcune domande forse non troppo scontate… Siamo davanti a una dimensione-sintesi che coinvolge la totalità della nostra persona (l’affettività, il sapere teologico, il nostro vissuto personale ed ecclesiale, le nostre relazioni). 1. Chi è il presbitero? Siamo portatori di un mistero (anche se ogni cristiano racchiude questo inaudito mistero): la presenza e l’amore di Dio. Vergini sì, ma non scapoli: si vive sempre con, in, per Qualcuno! Il Concilio ci definisce: “strumenti vivi di Cristo” e ci ricorda che “la stessa santità dei presbiteri contribuisce non poco al compimento efficace del loro ministero” (PO 12). Il Concilio evidenzia (PO 12) la misura alta della vita del presbitero: “il dovere di tendere alla perfezione” (concetto ripreso da Benedetto XVI nel discorso di indizione dell’anno sacerdotale). Evitare di “normalizzare” il mistero della nostra scelta, della scelta cristiana in genere, stando solo dentro la veste culturale che ci portiamo. Il presbitero è sempre e solo mediatore dell’incontro con Cristo: il prete è invitato ad essere ponte, non diaframma. Per credere è necessario “Essere uomini dei desideri e non delle contestazioni”. San Tommaso ci ricorda che la «causa dell’orazione è il desiderio della carità, dal quale l’orazione procede» (S. Th. II-II, 83,1 e 14). A tal riguardo cf. di A. Cencini la parte terza de “Il respiro della vita”, in cui la parola chiave è “desiderio”. 1. Cos’è la preghiera personale? A cosa serve? La preghiera è un incontro (relazione in una sana dialettica tra identità, alterità e appartenenza). Conservare le caratteristiche dell’incontro. Incontrare uno già presente: predisporsi all’incontro significa: accogliere la novità del vangelo e della presenza di Cristo, far parlare lo Spirito “maestro interiore, dolce ospite dell’anima”, mantenere sempre vivo il dialogo interiore, custodire questo ‘luogo di verità’ (abitare secum). La vita di fede di per sé è difficile perché spesso è difficile raggiungere la nostra intimità. Essa è un momento di unione intima e profonda con i confratelli e con il popolo (unione “de fide et de more”). È il luogo dei sogni… anche se“Dio non realizza tutti i nostri desideri, ma tutte le sue promesse” (D. Bonhoeffer, Resistenza e resa) • Alcune attenzioni * Una sapiente distribuzione del tempo a partire dalle priorità. Per salvaguarda un giusto rapporto tra la preghiera e l’ordine di vita è necessario abituarsi ad una programmazione, anche se non rigida, delle giornate. La giornata del prete non va lasciata agli umori del momento, ma va programmata con un certo ordine, va polarizzata attorno all’incontro con Dio, che non si esaurisce nella messa. “Quando si è riusciti a dare un’unità alla propria giornata, questa acquista ordine e disciplina. È nella preghiera del mattino che bisogna cercare questa unità, e così potrà essere trovata nel lavoro. La preghiera del mattino decide della giornata. Il tempo sprecato, le tentazioni alle quali soccombiamo, la pigrizia e la mancanza di coraggio nel lavoro, il disordine e l’indisciplina dei nostri pensieri e delle nostre relazioni con gli altri, hanno spesso la loro origine nel fatto che si è negligenti nella preghiera del mattino” (cit. indir. di D. Bonhoeffer in F. LAMBIASI, Lettera ai Presbiteri sulla contemplazione del 4 agosto 2008) * ‘Fermarsi’ è un bisogno del cuore, una necessità morale, una scelta di fede, di obbedienza, di amore. Fermarsi per imparare a percorrere un “pellegrinaggio interiore” attraverso un paziente discernimento. La preghiera nella giornata è una delle prove visibili e credibili che Dio occupa il primo posto. Due realtà egemoni nel modo di pensare: quella dell’immagine e quella del fare Chi non prega incorre in un vero esproprio del tempo, che trascina con se l’esproprio della vita: si tratta di un’alienazione, che in definitiva porta alla perdita della libertà. Riappropriarsi del tempo significa riappropriarsi della verità delle cose e ricostruire la gerarchia dei valori nella vita quotidiana. * La via della preghiera del cuore. * Avvalorarsi delle fonti della preghiera: la scrittura (mentre leggiamo il vangelo siamo letti da esso), i padri della Chiesa, il vissuto delle persone… 3. Come vivere la preghiera liturgica? * La preghiera liturgica è il luogo dove si attua il mistero d’amore di Dio in un oggi concreto, in una comunità concreta (questa fu la grande intuizione di Rudolf Otto, accolta dal Concilio) * Tener sempre presente la dignità sacerdotale del popolo di Dio, in forza del battesimo e maturare un processo di coscientizzazione per un sano “protagonismo personale”… * La preghiera liturgica ha, inoltre, sempre una forte e costitutiva valenza comunitaria. * L’importanza della “presidenza” liturgica e il suo significato di ministero e di una certa mediazione. * Inverare la preghiera in genere e soprattutto quella liturgica con la vita. * Nella liturgia delle Ore il sacerdote unisce la sua preghiera a quella della chiesa (cf. la dimensione dell’obbligo CIC, can. 1174,1). * Cf. il rapporto costitutivo tra il sacerdote e l’eucaristia. “Nella loro qualità di ministri della liturgia e soprattutto nel sacrificio della messa, i presbiteri rappresentano in modo speciale Cristo in persona, il quale si è offerto come vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invitati a imitare ciò che compiono…” (PO 13). “L’assemblea eucaristica è dunque il centro della comunità dei cristiani presieduta dal presbitero. I presbiteri insegnano dunque ai fedeli a offrire la vittima divina a Dio Padre nel sacrificio della messa, e a fare, in unione con questa vittima, l’offerta della propria vita” (PO 5). Non concentrarsi solo sul “fons et culmen”, ma lavorare anche sulla strada che da essa parte e ad essa conduce (una specie di riedizione della preparatio ad missam e del gratiarum actio post missam). Valorizzare i diversi linguaggi liturgici… come trasposizione dei linguaggi umani nel contesto di fede. La bellezza della liturgia esprime la bellezza della vita cristiana. È il primo modo in cui la comunità cristiana comunica la gioia della sua fede. * La centralità della domenica nell’impostazione della vita pastorale di una comunità. Nella domenica è possibile vivere fare unitamente una forte esperienza di Dio e una forte esperienza fraterna. * La contemplazione è già missione (cf. il documento preparatorio al Convegno di Verona). “Una pausa di vera adorazione ha maggior valore e frutto spirituale della più intensa attività, fosse pure la stessa attività apostolica” (Giovanni Paolo II). “La fede del sacerdote di oggi è la fede dell’orante,si potrebbe dire quasi del mistico e contemplativo: o non è fede” (K. Rahner, La fede del sacerdote oggi, in Discepoli di Cristo. Meditazioni sul sacerdozio, Paoline, Roma 1968, p. 91) “Il sacerdote è chiamato a dare ali alle anime, a strapparle al mondo per ricondurle a Dio, a conservare in loro l’immagine divina se vi è già, a difenderla se è in pericolo, a ripararla se è andata in rovina,; è chiamato a inserire Cristo nel domicilio del cuore per mezzo dello Spirito Santo e, per dire tutto in breve, divinizzare l’uomo, creato per l’eterno, procurandogli quindi la beatitudine celeste”. (Gregorio Nazianzeno) Possibile bibliografia DOM CHAUTARD, L’anima di ogni apostolato, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1987. AMEDEO CENCINI, Il respiro della vita, La grazia della formazione permanente, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2002. ENRICO MASSERONI, Vi ho dato l’esempio, Lectio divina sulla «giornata del prete», Ed. Paoline, Milano 2006. Possibili tracce per il confronto 1) Condividiamo qualche aspetto della nostra preghiera personale… rispetto al nostro cammino di fede e alla nostra esperienza ministeriale. 2) Risorse e possibili rischi per noi sacerdoti della preghiera liturgica (soprattutto della liturgia delle Ore)… 3) La celebrazione della messa nella vita della chiesa e del prete…