10.04.2015 progetto definitivo - 1° lotto relazione tecnica impianti

Progettisti:
Resp. del progetto - Prog. arch. e coordinam.
Von Gerkan, Marg und Partner - gmp GmbH
Arch. Volkwin Marg
Progettazione impianti
Studio TI Soc. Cooperativa
Ing. Ennio Menotti
Geologo
Dott. Aldo Antoniazzi
Progettazione strutture
Werner Sobek Stuttgart GmbH e Co.
Ing. Michael Duder
Progettazione del verde
LAND Milano srl
Arch. Andreas Kipar
Coordinam. operativo
Arch. Clemens Kusch
RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
10.04.2015
D06_REL_RETI_IMP_ELETT
D.06
REGIONE EMILIA ROMAGNA
Tecnopolo di Bologna
FASE ”1”
RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI
AFFINI
Aprile 2015
ED
TECNOPOLO BOLOGNA
INDICE
1
PREMESSA
LIMITI DI BATTERIA
1.1
2
CONSIDERAZIONI INIZIALI
CRITERI DI SCELTA GENERALI
COMFORT
AFFIDABILITÀ
ISPEZIONABILITÀ
IGIENICITÀ E SICUREZZA
FLESSIBILITÀ
PARZIALIZZAZIONE D’USO
RISPARMIO ENERGETICO
COSTO DI MANUTENZIONE E STANDARDIZZAZIONE DEI COMPONENTI
COSTI DI GESTIONE
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
2.7
2.8
2.9
2.10
3
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
NORME PER AMBIENTI DI LAVORO O ASSIMILABILI
NORME IMPIANTI PER SUPERAMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE
NORME DI CARATTERE GENERALE
NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA
NORME ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA
NORME PER STRUTTURE CON RISCHIO DI INCENDIO ED ESPLOSIONE
NORME IMPIANTI TELEFONICI
NORME IMPIANTI DI TELECONTROLLO
NORME IMPIANTI DI ANTINTRUSIONE E CONTROLLO ACCESSI
NORME IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO
NORME IMPIANTI DI DIFFUSIONE SONORA
NORME PER IMPIANTI DI CABLAGGIO STRUTTURATO
NORME PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI
NORME PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE ENERGIA
NORME SULLE INTERFERENZE ELETTROMAGNETICHE
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
3.6
3.7
3.8
3.9
3.10
3.11
3.12
3.13
3.14
3.15
4
IMPIANTI ELETTRICI DI POTENZA
4.1
4.2
4.2.1
4.2.2
4.2.3
4.2.4
4.2.5
4.3
4.4
DATI DI PROGETTO
CRITERI DI SCELTA DELLE PROTEZIONI
Protezione contro le sovracorrenti e i corto circuiti
Condizione di corto circuito
Protezione contro i contatti indiretti nei sistemi TN
Protezione contro i contatti diretti
Misura di protezione addizionale mediante interruttore differenziale
SCELTE PROGETTUALI
DISTRIBUZIONE ENERGIA ELETTRICA TECNOPOLO
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
5
5
7
7
7
7
7
7
8
8
8
8
9
10
10
10
10
11
13
13
13
14
14
16
16
17
18
19
20
21
21
21
21
22
22
22
24
25
25
PAGINA 2 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
4.4.1
4.4.2
4.4.3
4.4.4
4.4.5
4.4.6
4.4.7
4.4.8
4.4.9
4.4.10
4.4.11
Dimensionamento impianto elettrico Tecnopolo
Stima delle potenze contemporanee
26
Sistema Efficiente d’Utenza (SEU)
Rete utente MT Tecnopolo
Centrale di produzione energia di riserva (GE)
Produzione di energia
Distribuzione BT generale
Bilancio energetico ipotizzato per il Tecnopolo
Trasformatori MT/BT
Sequenza energizzazione trasformatori MT/BT
RIFASAMENTO
QUADRI ELETTRICI
4.5
4.6
4.6.1
4.6.2
4.6.3
Power center
Quadri elettrici di distribuzione principale
Quadri elettrici di distribuzione secondaria
DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PRINCIPALE
DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PER LUCE E F.E.M. SECONDARIA
4.7
4.8
4.8.1
4.8.2
4.8.3
4.8.4
4.8.5
4.8.6
Cavidotti principali
Impianto incassato sotto traccia
Impianto in vista IP4X
Impianto in vista IP44/IP55
Cavi di energia
Barriere tagliafuoco
IMPIANTO DI MESSA A TERRA
IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA
4.9
4.10
4.10.1 Premessa
4.10.2 Dati di progetto
4.10.3 Scelte progettuali
IMPIANTO A SERVIZIO DEGLI IMPIANTI MECCANICI
IMPIANTO FOTOVOLTAICO
4.11
4.12
4.12.1 Convertitori statici CC/CA
4.12.2 Cavi elettrici e cablaggio
5
IMPIANTI DI SICUREZZA
5.1
5.2
5.3
5.3.1
5.3.2
5.3.3
5.3.4
5.3.5
5.4
5.4.1
5.4.2
5.4.3
5.4.4
5.4.5
5.4.6
PREMESSA
SCELTE PROGETTUALI
IMPIANTO DI RIVELAZIONE FUMI
Premessa
Dati di progetto
Scelte progettuali
Descrizione delle opere
Configurazione funzionale dell'impianto
IMPIANTO DI DIFFUSIONE SONORA EVAC EN54
Premessa
Impianto di diffusione sonora (Norma CEI 100-55)
Dati di progetto
Criteri di scelta
Descrizione delle opere
Architettura del sistema
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
25
26
27
27
28
29
29
31
33
34
34
35
35
35
35
36
36
37
37
38
38
39
40
40
42
42
42
42
44
44
45
45
46
46
46
46
46
49
50
50
51
51
51
51
54
54
56
56
PAGINA 3 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
5.4.7
5.4.8
IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
5.5
5.5.1
5.5.2
5.5.3
5.5.4
5.5.5
5.5.6
5.5.7
6
Distribuzione cavi
Suddivisione in zone e in settori di evacuazione
Premessa
Dati di progetto
Apparecchi per segnalazione di sicurezza
Apparecchi per l’illuminazione di sicurezza
Controlli
Scelte progettuali
Descrizione delle opere
IMPIANTI AUSILIARI
6.1
6.2
6.3
6.4
6.5
6.5.1
6.5.2
PREMESSA
SCELTE PROGETTUALI
IMPIANTO DI ANTINTRUSIONE, CONTROLLO ACCESSI E SORVEGLIANZA TVCC
IMPIANTO DI TRASMISSIONE DATI E FONIA
SISTEMA DI SUPERVIZIONE (BMS - BUILDING MANAGEMENT SYSTEM)
Supervisione impianto elettrico e meccanico
Automazione e controllo rete MT e BT
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
57
57
57
57
57
59
59
60
60
61
62
62
62
62
62
63
64
64
PAGINA 4 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
1
PREMESSA
Oggetto del presente intervento è la esecuzione delle opere relative alla 1° fase di realizzazione del
Tecnopolo di Bologna. L’area di intervento è quella della ex manifattura tabacchi ed è compresa tra via
della Manifattura, via Ferrarese, via Stalingrado e la linea ferroviaria.
Nella prima fase è prevista la realizzazione dei nuovi edifici F1 ed F2, la ristrutturazione dell’edificio
C1, la nuova centrale tecnologica ed il tratto di tunnel tecnologico per il collegamento delle reti dalla
centrale ai nuovi edifici. Nella prima fase è inoltre prevista la realizzazione della nuova cabina Enel di
via della Manifattura, le centrali per i gas tecnici e la sistemazione delle aree esterne comprese
nell’area di intervento.
La presente relazione tecnica vuole dare una descrizione degli impianti elettrici e speciali che saranno
realizzati a servizio del nuovo Tecnopolo di Bologna.
A Servizio del Tecnopolo sono previste le seguenti dotazioni impiantistiche:
Impianti Elettrici di Potenza
Rete di distribuzione MT - Anello di Media Tensione;
Distribuzione principale in Bassa Tensione – Privilegiata – Continuità assoluta;
Distribuzione secondaria – Privilegiata – Continuità assoluta;
Distribuzione terminale in Bassa Tensione – Privilegiata – Continuità assoluta;
Rete alimentazione impianto d’illuminazione e segnaletica di sicurezza;
Gruppi di Continuità Assoluta;
Impianto di terra e protezione scariche atmosferiche;
Impianto d’illuminazione normale;
Impianto forza motrice;
Impianti Ausiliari
Impianto TVCC;
Impianto antintrusione e controllo accessi;
Impianto di supervisione;
Impianto di trasmissione dati e telefonia;
Impianti di Sicurezza
Impianto di rivelazione incendi;
Impianto d’illuminazione di sicurezza;
Impianto di diffusione sonora di emergenza;
Nella redazione del progetto si è cercato, per quanto possibile, di standardizzare le apparecchiature da
installare in modo da contenere al massimo la dotazione di ricambi e di apparecchiature di riserva
necessarie al funzionamento dell’impianto.
1.1
LIMITI DI BATTERIA
Sono espressamente esclusi dal progetto Impianti Elettrici ed Affini e sono a carico dell’Impresa
Civile:
Opere da fabbro, per griglie di protezione trasformatori, lamiere striate, cunicoli ecc.
Sono espressamente esclusi dal progetto Impianti Elettrici ed Affini e sono inclusi nel progetto
Architettonico e Strutturale:
gli impianti di sollevamento e trasporto, quali ascensori, montacarichi;
gli eventuali impianti di evacuazione di fumo e di calore EFC, esclusi i collegamenti per il
comando dall'impianto di rivelazione incendio;
la segnaletica di qualsiasi tipologia tranne la cartellonistica di sicurezza (solo quella
specificata di seguito);
botole, porte ecc. di ispezione ed accesso a tutti i cavedi e/o controsoffitti;
infissi e porte delle cabine MT/BT, delle centrali tecnologiche e dei locali tecnici in genere;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 5 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
-
elettroserrature da prevedere su porte comandate da citofoni/videocitofoni e/o lettori di
badge;
eventuali motorizzazioni di porte;
portoni REI e relativi fermi elettromagnetici;
eventuali insonorizzazioni dei locali tecnologici (locali quadri, ecc.), dei cavedi e degli
attraversamenti in genere;
compartimentazioni REI in genere ad esclusione degli attraversamenti dei canali e/o
tubazioni.
Sono espressamente esclusi dal progetto Architettonico e Strutturale e sono inclusi nel progetto
Impianti Elettrici ed Affini:
cartellonistica di sicurezza riferita solo alla segnalazione dei locali tecnici e dei pulsanti
allarme incendio;
barriere REI degli attraversamenti dei canali e/o tubazioni;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 6 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
2
CONSIDERAZIONI INIZIALI
2.1
CRITERI DI SCELTA GENERALI
L'impostazione generale della progettazione degli impianti elettrici, ausiliari e di sicurezza, è stata
rivolta al raggiungimento di un sistema tecnologico generale di estrema affidabilità e funzionalità.
Particolare importanza è stata data alla componente della funzionalità di tutte le tipologie impiantistiche
proposte che a nostro avviso, suffragato dall'esperienza maturata nella progettazione e realizzazione
di altre opere, devono anche essere tecnologicamente flessibili per potersi adattare al continuo
evolversi delle moderne esigenze.
Tutti gli apparecchi dovranno essere costruiti e/o montati a regola d'arte secondo la normativa vigente,
in particolare essere conformi alle Norme UNI–CEI, alle tabelle UNEL ed essere provvisti del marchio
IMQ in tutti i casi in cui ne sia previsto il regime di ammissione o di equivalente contrassegno
qualitativo, se di produzione estera; tutto il materiale dovrà comunque essere dotato della marcatura
CE per le apparecchiature soggette alla direttiva di Bassa Tensione (73/23/CEE, 93/68/CEE e
successive direttive o varianti) e alla direttiva Compatibilità elettromagnetica (89/336/CEE e successive
direttive o varianti).
Di seguito vengono illustrati sinteticamente i criteri posti alla base della progettazione che sono il
riferimento essenziale per qualificare le scelte impiantistiche.
2.2
COMFORT
Per quanto riguarda l’impianto elettrico saranno soddisfatte, oltre alle norme CEI le prescrizioni delle
norme UNI 12464-1 relative all’illuminazione con luce artificiale, in particolare dovranno essere
privilegiate le soluzioni tecniche che prevedono livelli di illuminamento adeguati con elevata uniformità,
limitazione dei fenomeni di abbagliamento e ottima resa dei colori.
Anche se per il posizionamento degli apparecchi si è dovuto tener conto delle esigenze architettoniche
di pulizia e geometria degli ambienti, non si è trascurata la necessità di rispettare i criteri minimi di
uniformità, suddivisione dei circuiti, e tonalità di luce e resa cromatica adatta all’ambiente ed all’utilizzo.
2.3
AFFIDABILITÀ
La scelta dei componenti degli impianti, come peraltro le soluzioni tecniche adottate, sono mirate ad
ottenere un impianto, che nella sua semplicità di funzionamento e nella qualità dei componenti, incide
sensibilmente sulla riduzione dei costi di gestione e manutenzione della struttura.
Sia nelle scelte dei materiali sia nella progettazione circuitale dei comandi e del controllo degli impianti
è stata data molta importanza all’affidabilità dell’intero impianto, aspetto che si riflette sensibilmente sui
costi di gestione e manutenzione della struttura.
L’affidabilità dei componenti elettrici sarà garantita dal Marchio di Qualità, non saranno utilizzati
materiali sprovvisti di marchio IMQ, e dalla marcatura CE.
2.4
ISPEZIONABILITÀ
Grazie alle soluzioni adottate, gli impianti risulteranno facilmente accessibili, con particolare attenzione
alle dimensioni dei componenti e alle misure dei relativi scartamenti, per consentire agevole accesso,
manutenzione, sostituzione di parti.
L’impiantistica elettrica sarà generalmente realizzata in vista o entro opportuni spazi tecnici (camerette,
pozzetti e cunicoli) in modo da garantire la massima ispezionabilità, provvedendo alla posa in vista
all’interno dei controsoffitti, sotto traccia in parete, sotto traccia a pavimento.
2.5
IGIENICITÀ E SICUREZZA
Sono stati adottati quegli accorgimenti che oltre a garantire il miglior comfort come detto, siano in
grado di garantire la sicurezza delle persone, la facile pulizia dei vari componenti preservandoli da
prematuri inconvenienti.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 7 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
2.6
FLESSIBILITÀ
Quanto previsto nel presente progetto, è tale da consentire, anche dopo l’ultimazione dei lavori, la
realizzazione di modifiche, in tempi successivi con ridotti costi impiantistici, in quanto secondo quanto
richiesto dal Committente, sono stati approntate tutte le opere provvisionali di predisposizione per
eventuali futuri arricchimenti della dotazione impiantistica e/o ampliamenti.
2.7
PARZIALIZZAZIONE D’USO
La distribuzione dell’energia è tale da consentire nei limiti del possibile una sufficiente parzializzazione
di funzionamento suddivisa per zone, come pure in caso di guasto, riducendo al minimo il disservizio
solo alla zona interessata dal guasto.
2.8
RISPARMIO ENERGETICO
Sono state attentamente analizzate tutte le possibili soluzioni che la tecnologia mette oggi a
disposizione per il contenimento dei consumi e l’ottimizzazione degli impegni di potenza elettrica, quali
ad esempio la possibilità mediante multimetri di monitorare i consumi per offrire il mezzo per
l’applicabilità della riduzione dei picchi di carico agendo sullo spegnimento o regolazione parziale
dell’apparecchiature meccaniche, quali gruppi frigo, macchine di trattamento aria ecc. Inoltre per
quanto concerne l’impianto di illuminazione, che in tipologie di edificio come queste risulta avere un
peso importante nei consumi energetici globali, si è adottato un sistema di gestione che sfrutta
l’integrazione dell’illuminazione artificiale con l’illuminazione naturale andando a ridurre notevolmente i
consumi.
Oltre ai suddetti sistemi di Building Automation, al fine di ridurre i consumi energetici, i componenti
dell’impianto elettrico sono stati scelti in relazione al contenimento dei consumi energetici privilegiando
componenti con consumi elettrici inferiori ed elevata efficienza. Di seguito si riportano le principale
scelte fatte:
Tutti i trasformatori MT/BT saranno a perdite ridotte;
L’impianto di rifasamento sarà del tipo misto: centralizzato con quadri automatici per i powercenter principali e localizzato con quadri di rifasamento fissi per i trasformatori e per le
singole apparecchiature con carichi elettrici elevati;
Le sorgenti luminose, sono state scelte in ragione delle migliori soluzioni di illuminazione sia
sotto il profilo scenografico che funzionale, privilegiando LED e lampade fluorescenti;
L’impianto di gestione dell’illuminazione sarà costituito da sensori di presenza e luminosità
che andranno a comandare gli apparecchi di illuminazione dimmerandoli da 0 a 100% a
seconda dell’illuminazione naturale presente all’interno di ogni singolo ambiente e dei valori
di illuminamento richiesto dalla normativa.
2.9
COSTO DI MANUTENZIONE E STANDARDIZZAZIONE DEI COMPONENTI
Particolare rilievo merita l'aspetto della facilità di manutenzione ordinaria e della possibilità di efficace
individuazione degli eventuali guasti e rapidità di intervento, spesso fonte di gravissimi disagi anche
per impianti correttamente dimensionati.
La letteratura degli ultimi anni è ricca del cosiddetto fenomeno "S.B.S." ( Sick Bulding Syndrome)
sindrome da edifici malati, spesso causato da scarsa od inesistente manutenzione, anche per impianti
correttamente dimensionati ed eseguiti a regola d'arte.
Particolare riguardo è stato dato, come sottolineato ai punti precedenti, a questo aspetto di primaria
importanza, consentendo facili accessi, totale ispezionabilità ed in particolare dotando gli impianti di un
sistema di supervisione, standardizzando il più possibile le apparecchiature, concentrando le macchine
in appositi vani dedicati ecc.
In sintesi risolto ogni problema tecnico progettuale è necessario tenere presente, che se la
realizzazione è tale da non consentire facili ed immediate manutenzioni e pulizie l'impianto stesso
diventa causa di inquinamento vanificando l'intero investimento..
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 8 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
2.10
COSTI DI GESTIONE
Lo sviluppo della progettazione in accordo ai criteri di progettazione sopraddetti, contribuisce in
maniera consistente al contenimento dei consumi energetici, che risulta uno dei risultati fondamentali
di una buona progettazione.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 9 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
3
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Gli impianti elettrici ed affini (comprendenti impianti ausiliari quali telefono, citofono, sonorizzazione
ecc. e speciali quali rivelazione incendi, ecc.), di seguito più dettagliatamente descritti, da realizzare al
servizio del predetto edificio, saranno realizzati allo scopo di ottenere le migliori condizioni d’utilizzo e
sicurezza, nel pieno rispetto delle vigenti leggi, normative, e disposizioni particolari degli Enti
competenti per Zona e Settore Impiantistico, di cui di seguito si riportano le principali:
3.1
3.2
3.3
NORME PER AMBIENTI DI LAVORO O ASSIMILABILI
D.P.R.
n° 547
D.Lgs.
n° 81
del 27 aprile 1955 - Norme per la prevenzione di infortuni sul
lavoro;
del 9 aprile 2008 - Attuazione dell'articolo 1 della legge 3
agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro
NORME IMPIANTI PER SUPERAMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE
Legge
n° 13
D.P.R.
n° 503
del 9/01/89 e D.M. 14/6/89, n° 236: Disposizioni per favorire il
superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche
negli edifici privati;
del 24/7/96: Regolamento recante norme per l’eliminazione
delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi
pubblici.
NORME DI CARATTERE GENERALE
Norma
CEI 3-23
Norma
CEI 99-2
Norma
CEI 99-3
Norma
CEI 17-13/1
Norma
CEI 17-13/2
Norma
CEI 17-13/3
Norma
CEI-UNEL
35024/1
Norma
Norma
CEI 20-22
CEI 23- 3
Segni grafici per schemi e piani di installazione architettonici e
topografici
Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente
alternata
Messa a terra degli impianti elettrici a tensione superiore a 1
kV in c.a.
Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT).
Parte 1: prescrizioni per apparecchiature di serie (AS) e non di
serie (ANS).
Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT).
Parte 2: prescrizioni particolari per i condotti sbarre.
Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT).
Parte 3: prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate
di protezione e di manovra destinate ad essere installate in
luoghi dove personale non addestrato ha accesso al loro uso.
Quadri di distribuzione (ASD).
Cavi elettrici isolati con materiale elastomerico o termoplastico
per tensioni nominali non superiori a 1000V in corrente
alternata ed a 1500V in corrente continua. Portate di corrente
in regime permanente per posa in aria.
Prova dei cavi non propaganti l’incendio
Interruttori automatici di sovracorrente per usi domestici e
similari per tensione nominale superiore a 415 V in corrente
alternata;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 10 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
3.4
Norma
CEI 23-17
Norma
CEI 23-51
Norma
CEI 34-22
Norme
CEI 64-8
Norma
CEI 64-12
Norma
CEI 64-50
Norma
CEI 81-10/1
Norma
CEI 81-10/2
Norma
CEI 81-10/3
Norma
CEI 81-10/4
Norma
CEI 81-3
D.P.R.
n° 1497
Legge
n° 186
Legge
n° 791
D.M.
Ufficio
Ufficio
Ufficio
37
VV.F.
DEVAL
TELECOM.
Tubi protettivi pieghevoli autorinvenenti di materiale
termoplastico non autoestinguenti;
Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei
quadri di distribuzione per installazioni fisse per uso domestico
e similare;
Apparecchi d’illuminazione.
Parte 2A: requisiti particolari. Apparecchi per illuminazione di
emergenza;
Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore
a 1000 V in corrente alternata, e a 1500 V in corrente
continua;
Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra negli edifici per
uso residenziale e terziario.
Edilizia residenziale. Guida per l’integrazione nell’edificio degli
impianti elettrici utilizzatori, ausiliari e telefonici
Protezione contro i fulmini.
Parte 1: Principi generali
Protezione contro i fulmini.
Parte 2: Valutazione del rischio
Protezione contro i fulmini.
Parte 3: Danno materiale alle strutture e pericolo per le
persone
Protezione contro i fulmini.
Parte 4: Impianti elettrici ed elettronici nelle strutture
Valori medi del numero dei fulmini a terra per anno e per
chilometro quadrato dei comuni di Italia, in ordine alfabeticoElenco dei Comuni
del 29/05/1963: approvazione del regolamento per gli
ascensori ed i montacarichi in servizio privato
del 01.03.1968 - Disposizioni concernenti la produzione di
materiali, apparecchiature, macchinari, impianti elettrici a
regola d’arte;
del 18.10.1977 - Attuazione delle direttive del Consiglio delle
Comunità Europee relativa alle garanzie di sicurezza che deve
possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato
entro alcuni limiti di tensione
del 22 gennaio 2008 - Norme per la sicurezza degli impianti;
Disposizioni particolari;
Disposizioni particolari;
Disposizioni particolari;
NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA
NORME GENERALI
C.I.E.
Norma
Raccomandazioni CIE (Commission
l’Eclairage)
Apparecchi di illuminazione
Parte 1: Prescrizioni generali e prove
CEI 34-21
Internationale
de
NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE ESTERNA
Norma
L.R.
Valle
D’Aosta
CEI 64-7
N°17
1998
del
Impianti elettrici di illuminazione pubblica.
Norme in materia di illuminazione esterna
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 11 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
Norma
10819
Norma
UNI EN 40-1
Norma
UNI EN 40-2
Norma
UNI EN 40-31
Norma
UNI EN 40-32
Norma
UNI EN 40-33
Norma
UNI EN 40-5
Norma
UNI 11248
Norma
UNI 13201-2
Norma
UNI 13201-3
Norma
UNI 13201-4
Norma
CEI 34-33
Luce e illuminazione
Impianti di illuminazione esterne
Requisiti per la limitazione della dispersione verso l’alto del
flusso luminoso
Pali per illuminazione
Termini e definizioni
Pali per illuminazione pubblica
Parte 2: Requisiti generali e dimensioni
Pali per illuminazione pubblica
Progettazione e verifica
verifica tramite prova
Pali per illuminazione pubblica
Progettazione e verifica
verifica tramite prova
Pali per illuminazione pubblica
Progettazione e verifica
verifica mediante calcolo
Pali per illuminazione pubblica
Specifiche per pali per illuminazioni pubblica di acciaio
Illuminazione stradale
Selezione delle categorie illuminotecniche
Illuminazione stradale
Parte 2: Requisiti prestazionali
Illuminazione stradale
Parte 3: Calcolo delle prestazioni
Illuminazione stradale
Parte 4: Metodi di misurazione delle prestazioni fotometriche
Apparecchi di illuminazione
Parte 2-3: Prescrizioni particolari
Apparecchi per illuminazione stradale
NORME PER IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE INTERNA
Norma
UNI
12464-1
EN
Norma
UNI
12464-2
EN
Norma
UNI 10530
Norma
UNI 12665
Norma
UNI 13032-1
Norma
UNI 13032-2
Norma
UNI 11142
Luce e illuminazione
Illuminazione dei posti di lavoro in interno
Parte 1: Posti di lavoro in interni
Luce e illuminazione
Illuminazione dei posti di lavoro in esterno
Parte 2: Posti di lavoro in esterno
Principi di ergonomia della visione
Sistemi di lavoro e illuminazione
Luce e illuminazione
Termini fondamentali e criteri per i requisiti illuminotecnici
Luce e illuminazione
Misurazione e presentazione dei dati fotometrici di lampade e
apparecchi di illuminazione
Parte 1: Misurazione e formato dei file
Luce e illuminazione
Misurazione e presentazione dei dati fotometrici di lampade e
apparecchi di illuminazione
Parte 2: Presentazione dei dati per posti di lavoro in interno e
in esterno
Luce e illuminazione
Fotometri portatili
Caratteristiche prestazionali
NORME SPECIFICHE
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 12 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
3.5
3.6
3.7
Norma
UNI 10840
Norma
UNI 11095
Norma
Norma
UNI
EN
12193
UNI 9821
Norma
UNI 9316
Norma
UNI 15193
Luce e illuminazione
Locali scolastici
Criteri generali per l’illuminazione artificiale e naturale
Luce e illuminazione
Illuminazione delle gallerie
Luce e illuminazione
Illuminazione di installazioni sportive
Impianti sportivi
Collaudo illuminotecnico
Impianti sportivi
Illuminazione per le riprese televisive a colori
Prestazioni
Prestazione energetica degli edifici - Requisiti energetici per
illuminazione
NORME ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA
Norma
CEI 34-22
Norma
UNI EN 1838
Norma
Norma
CEI
EN
50171
EN 50172
Norma
EN 50272-2
DLgs
493/96
Apparecchi di illuminazione
Prescrizioni particolari
Apparecchi di emergenza
Applicazione dell’illuminotecnica
illuminazione di emergenza
Sistemi di alimentazione centralizzati
Sistemi di illuminazione di emergenza
Manutenzione e verifiche
Prescrizioni di sicurezza per batterie di accumulatori e loro
installazione
Parte 2: Batterie stazionarie
Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le
prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di
salute sul luogo di lavoro
NORME PER STRUTTURE CON RISCHIO DI INCENDIO ED ESPLOSIONE
Norma
CEI 64-8/7
Norma
CEI 31-30
Norma
CEI 31-33
Norma
CEI 31-35
D.M.
n° 74
D.M.
n° 38
Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore
a 1000 V in corrente alternata, e a 1500 V in corrente
continua.
Parte 7: ambienti ed applicazioni particolari
Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza
di gas.
Parte 10: classificazione dei luoghi pericolosi
Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza
di gas.
Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione
per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza
di gas. Guida alla classificazione dei luoghi pericolosi
del 12/4/96: Approvazione regola tecnica di prevenzione
incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di
impianti termici alimentati da combustibili gassosi
del 1/2/86: Norme di sicurezza antincendio per la costruzione
e l’esercizio di autorimessa e simili
NORME IMPIANTI TELEFONICI
Norma
CEI 103-1
Impianti telefonici interni;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 13 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
Ufficio
3.8
Prescrizioni particolari.
NORME IMPIANTI DI TELECONTROLLO
Norma
Norma
Norma
3.9
Telecom
CEI 57-4
CEI
EN
60870-2-1
CEI
EN
61334-4-x
Sistemi di apparecchiature di telecontrollo.
Sistemi ed apparecchiature di telecontrollo.
Automazione della distribuzione
comunicazione su linee elettriche.
mediante
sistemi
di
NORME IMPIANTI DI ANTINTRUSIONE E CONTROLLO ACCESSI
Norma
CEI 79-x
Ufficio
Forze Ordine
Impianti
antieffrazione,
antintrusione,
antifurto
e
antiaggressione.
Prescrizioni particolari delle forze dell'ordine sulle modalità di
segnalazione dell'allarme.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 14 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
•
•
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•
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•
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•
•
•
•
ED IN PARTICOLARE:
CEI 79- 2: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione - Norme particolari per le
apparecchiature;
CEI 79- 3: Impianti antieffrazione, antintrusione, antirapina e antiaggressione - Norme particolari per gli
impianti antieffrazione e antintrusione;
CEI 79- 4: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione - Norme particolari per il
controllo degli accessi;
CEI 79- 5: Protocollo di comunicazione per il trasferimento di informazioni di sicurezza (allarmi) Parte 1:
Livello di trasporto;
CEI 79- 6: Protocollo di comunicazione per il trasferimento di informazioni di sicurezza (allarmi) Parte 2:
Livello applicativo;
CEI 79- 7: Protocollo CEI 79-5. Guida all'applicazione;
CEI EN 50130-4 (CEI 79- 8): Sistemi di'allarme Parte 4: Compatibilità elettromagnetica Norma per
famiglia di prodotto: Requisiti di immunità per componenti di sistemi antincendio, antintrusione e di allarme
personale;
CEI EN 50130-4/A1 (CEI 79-8;V1): Sistemi di allarme Parte 4: Compatibilità elettromagnetica Norma per
famiglia di prodotto: Requisiti di immunità per componenti di sistemi antincendio, antintrusione e di allarme
personale;
CEI EN 50132-7 (CEI 79- 10): Impianti di allarme. Impianti di sorveglianza CCTV da utilizzare nelle
applicazioni di sicurezza. Parte 7: Guide di applicazione;
CEI 79- 11: Centralizzazione delle informazioni di sicurezza. Requisiti di sistema;
CEI R079-001 (CEI 79- 12): Guida per conseguire la conformità alle direttive della CE per i sistemi di
allarme;
CEI 79 – 13: Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione - Norme particolari per le
apparecchiature. Linee guida per l'installazione di sistemi di controllo accessi;
CEI EN 50133-1 (79 - 14): Sistemi di allarme - Sistemi di controllo d'accesso per l'impiego in applicazioni
di sicurezza. Parte 1: Requisiti dei sistemi;
CEI EN 50131-1 (CEI 79- 15): Sistemi di allarme - Sistemi di allarme intrusione Parte 1: Prescrizioni generali;
CEI 79- 16 V1: Requisiti per apparecchiature e sistemi di rilevazione e segnalazione di allarme intrusione,
antifurto e antiaggressione "senza fili" che utilizzano collegamenti in radiofrequenza;
CEI EN 50136-1-1 (CEI 79-18): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-1:
Requisiti generali per sistemi di trasmissione allarmi;
CEI EN 50136-1-2 (CEI 79-19): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-2:
Requisiti per sistemi che usano collegamenti dedicati;
CEI EN 50136-1-3 (CEI 79-20): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-3:
Requisiti per sistemi con dispositivi di comunicazione digitale che usano la rete telefonica pubblica
commutata;
CEI EN 50136-1-4 (CEI 79-21): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 1-4:
Requisiti per sistemi con dispositivi di comunicazione vocale che usano la rete telefonica pubblica
commutata;
CEI EN 50136-2-1 (CEI 79-22): Sistemi di allarme - Impianti ed apparati di trasmissione allarmi Parte 2-1:
Requisiti generali per gli apparati di trasmissione allarmi;
CEI EN 50136-2-2 (CEI 79-23): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi Parte 2-2:
Requisiti per gli apparati utilizzati in sistemi che usano collegamenti dedicati;
CEI EN 50136-2-3 (CEI 79-24): Sistemi di allarme - Impianti ed apparati di trasmissione allarmi Parte 2-3:
Requisiti per gli apparati utilizzati in sistemi con dispositivi di comunicazione digitale che usano la rete
telefonica pubblica;
CEI EN 50136-2-4 (CEI 79-25): Sistemi di allarme - Sistemi ed apparati di trasmissione allarmi.
Parte 2-4: Requisiti per gli apparati utilizzati in sistemi con dispositivi di comunicazione vocale che usano la
rete telefonica pubblica;
CEI EN 50132-2-1 (CEI 79-26): Sistemi di allarme - Impianti di sorveglianza CCTV da utilizzare nelle
applicazioni di sicurezza Parte 2-1: Telecamere in bianco e nero;
CEI EN 50131-6 (CEI 79-27): Sistemi di allarme - Sistemi di allarme intrusione Parte 6: Alimentatori;
CEI EN 50130-5 (CEI 79-29): Sistemi di allarme - Parte 5: Metodi per le prove ambientali;
CEI EN 50133-7 (CEI 79-30): Sistemi di allarme - Sistemi di controllo d'accesso per l'impiego in
applicazioni di sicurezza.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 15 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
3.10
NORME IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO
Norma
UNI 9795
Norme
Ufficio
EN 54
VV.F.
Sistemi fissi di rivelazione e di segnalazione manuale
d’incendio
Componenti dei sistemi di rivelazione automatica d’incendio
Prescrizioni particolari
ED IN PARTICOLARE:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
3.11
UNI EN 54-1: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 1: introduzione;
UNI EN 54-2: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 2: centrale di controllo;
UNI EN 54-3: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 3: dispositivi sonori di allarme
incendio;
UNI EN 54-4: sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio – Parte 4: apparecchiatura di
alimentazione;
UNI EN 54-5: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 5: rivelatori di calore –
rivelatori puntiformi con un elemento statico;
UNI EN 54-6: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 6: rivelatori di calore rivelatori velocimetrici di tipo puntiforme senza elemento statico;
UNI EN 54-7: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio - Parte 7: rivelatori puntiformi
di fumo – rivelatori funzionanti secondo il principio della diffusione della luce, della trasmissione della luce o
della ionizzazione;
UNI EN 54-8: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 8: rivelatori di calore a
soglia di temperatura elevata;
UNI EN 54-9: componenti dei sistemi di rivelazione automatica di incendio – Parte 9: prove di sensibilità
su focolari tipo.
UNI EN 54-11: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 11: Punti di allarme manuali.
UNI EN 54-12: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio – Parte 12: Rivelatori di fumo Rivelatori lineari che utilizzano un raggio ottico luminoso.
UNI EN 54-14: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 14: Linee guida per la
pianificazione, la progettazione, l'installazione, la messa in servizio, l'esercizio e la manutenzione.
UNI EN 54-17: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 17: Isolatori di corto circuito.
UNI EN 54-18: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 18: Dispositivi di
ingresso/uscita.
UNI EN 54-20: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 20: Rivelatori di fumo ad
aspirazione.
UNI EN 54-21: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 21: Apparecchiature di
trasmissione allarme e di segnalazione remota di guasto e avvertimento.
UNI EN 54-25: Sistemi di rivelazione e di segnalazione d'incendio - Parte 25: Componenti che utilizzano
collegamenti radio.
NORME IMPIANTI DI DIFFUSIONE SONORA
Norma
Norma
EN 60849
CEI 100-55
EN 60065
(CEI 92-1)
EN 54-16
Norma
EN 54-24
Norma
EN 54-4
Norma
UNI ISO
7240-19:2010
Ufficio
VV.F.
Norma
Sistemi Elettroacustici applicati ai servizi di emergenza.
Apparecchi audio, video e apparecchi elettronici similari –
Requisiti di sicurezza.
Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio
apparecchiatura di controllo e segnalazione per i sistemi di
allarme vocale.
Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio
componenti di sistemi di allarme vocale - altoparlanti.
Sistemi di rivelazione e di segnalazione d’incendio
Apparecchiatura di alimentazione.
Sistemi fissi di rivelazione e di segnalazione allarme d'incendio
Progettazione, installazione, messa in servizio, manutenzione
ed esercizio dei sistemi di allarme vocale per scopi
d'emergenza.
Prescrizioni particolari.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 16 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
NORME SPECIFICHE
3.12
D.M.
10.03.98
D.M.
D.M.
26.08.92
19.08.96
D.M.
D.M.
11.01.88
18.03.96
D.M.
18.09.02
D.M.
22.02.06
Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell'emergenza nei luoghi di lavoro.
Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica.
Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per
la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di
intrattenimento e di pubblico spettacolo.
Norme di prevenzione degli incendi nelle metropolitane.
Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli
impianti sportivi.
Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per
la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture
sanitarie pubbliche e private.
Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per
la progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali
destinati ad uffici.
NORME PER IMPIANTI DI CABLAGGIO STRUTTURATO
Standa
rd
Standa
rd
Standa
rd
Standa
rd
Standa
rd
Standa
rd
Norma
TIA/EIA 568-B
Commercial Building Telecommunications Cabling Standard
TIA/EIA 569-A
Commercial Building Standard for Telecommunications
Pathways and Spaces.
Administration
Standard
for
the
telecommunication
infrastructure of commercial buildings.
Commercial Building Grounding and Bonding Requirements
for Telecommunications.
Residential Telecommunications Cabling Standard.
Norma
CEI 50173-2
Norma
CEI 50173-3
Norma
CEI 50173-4
Norma
CEI 50173-5
Norma
CEI 50310
Norma
CEI 50174-1
Norma
CEI 50174-2
Guida
CEI 306-2
TIA/EIA 606
TIA/EIA 607
TIA/EIA 570-A
ISO/TEC
IS
11801
CEI 50173-1
Information Technology – Generic cabling for customer
premises Cabling.
Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato
Parte 1: Prescrizioni generali.
Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato
Parte 2: Locali per ufficio.
Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato
Parte 3: Ambienti industriali.
Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato
Parte 4: Abitazioni.
Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio strutturato
Parte 5: Centri dati.
Applicazione della connessione equipotenziale e della messa
a terra in edifici contenenti apparecchiature per la tecnologia
dell'informazione.
Tecnologia dell’informazione - Installazione del cablaggio –
Parte 1:
Specifiche ed assicurazione della qualità
Tecnologia dell'informazione – Installazione del cablaggio –
Parte 2: Pianificazione e criteri di installazione all’interno degli
edifici.
Guida per il cablaggio per telecomunicazioni e distribuzione
multimediale negli edifici residenziali.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 17 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
3.13
NORME PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Norma
CEI 82-1
Norma
CEI 82-2
Norma
CEI 82-3
Norma
CEI 82-4
Norma
CEI 82-5
Norma
CEI 82-6
Norma
(CEI EN
61215) CEI
82-8
CEI 82-9
Norma
Norma
Norma
Norma
(CEI
EN
61215)
CEI 82-12
CEI 82-14
CEI 82-15
Norma
CEI 82-16
Norma
CEI 82-17
Norma
CEI 82-18
Norma
CEI 82-20
Norma
Norma
(CEI
EN
50380)
CEI 82-22
CEI 82-24
Norma
CEI 82-25
Norma
UNI 8477
Norma
UNI 10349
Dispositivi fotovoltaici
Parte 1: Misura delle caratteristiche fotovoltaiche corrente tensione
Dispositivi fotovoltaici
Parte 2: Prescrizioni per le celle solari di riferimento
Dispositivi fotovoltaici
Parte 3: Principi di misura per sistemi solari fotovoltaici (PV)
per uso terrestre e irraggiamento spettrale di riferimento
Protezione contro le sovratensioni dei sistemi fotovoltaici (FV)
per la produzione di energia
Caratteristiche I-V di dispositivi fotovoltaici in silicio cristallino
Procedure di riporto dei valori misurati in funzione di
temperatura e irraggiamento
Dispositivi fotovoltaici
Parte 6: Requisiti dei moduli solari di riferimento
Moduli fotovoltaici (FV) in silicio cristallino per applicazioni
terrestri
Qualifica del progetto e omologazione del tipo
Sistemi fotovoltaici (FV)
Caratteristiche dell'interfaccia di raccordo alla rete
Moduli fotovoltaici (FV) a film sottili per usi terrestri
Qualificazione del progetto e approvazione di tipo
Prova all'UV dei moduli fotovoltaici (FV)
Rilievo delle prestazioni dei sistemi fotovoltaici
Linee guida per la misura, lo scambio e l'analisi dei dati
Schiere di moduli fotovoltaici (FV) in silicio cristallino
Misura sul campo delle caratteristiche I-V
Sistemi fotovoltaici (FV) di uso terrestre per la generazione di
energia elettrica
Generalità e guida
Prova di corrosione da nebbia salina dei moduli fotovoltaici
(FV)
Sistemi fotovoltaici
Condizionatori di potenza
Procedura per misurare l'efficienza
Fogli informativi e dati di targa per moduli fotovoltaici
Componenti di sistemi fotovoltaici - moduli esclusi (BOS) Qualifica di progetto in condizioni ambientali naturali
Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica
collegati alle reti elettriche di media e bassa tensione
Energia solare – Calcolo degli apporti per applicazioni in
edilizia – Valutazione dell’energia raggiante ricevuta.
Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici.
NORMATIVA COMUNITARIA E STATALE:
•
•
•
Direttiva 2001/77/CE - Promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel
mercato interno dell'elettricità;
DECRETO LEGISLATIVO 29 dicembre 2003 n. 387 - Attuazione della Direttiva 2001/77/CE sulla
promozione delle fonti rinnovabili;
LEGGE 23 agosto 2004, n. 239 - Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il
riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 18 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
•
•
•
•
•
•
DM 28/07/2005 - Criteri per l'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione
fotovoltaica della fonte solare;
DM 06/02/2006 - Criteri per l'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione
fotovoltaica della fonte solare;
DM 19/02/2007 - Criteri e modalità per incentivare la produzione di energia elettrica mediante conversione
fotovoltaica della fonte solare, in attuazione dell'articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387;
DM 06/08/20010 - Incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica
della fonte solare;
DECRETO LEGISLATIVO 3 marzo 2011, n. 28 - Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione
dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive
2001/77/CE e 2003/30/CE;
DECRETO 5 maggio 2011 .- Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari
fotovoltaici.
DELIBERE AUTORITÀ ENERGIA ELETTRICA E GAS (AEEG)
•
•
•
•
Delibera n. 201/04 - Modifica ed integrazione delle deliberazioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas
19 marzo 2002, n. 42, e 30 dicembre 2003, n. 168, in materia di riconoscimento della produzione combinata
di energia elettrica e calore come cogenerazione e di dispacciamento delle unità di cogenerazione;
Delibera n. 296/05 - Aggiornamento dei parametri di riferimento per il riconoscimento della produzione
combinata di energia elettrica e calore come cogenerazione ai sensi dell’articolo 3, comma 3.1, della
deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas 19 marzo 2002, n. 42/02;
Delibera n. 88/07 - disposizioni in materia di misura dell’energia elettrica prodotta da impianti di
generazione;
Delibera n. 89/07 -condizioni tecnico economiche per la connessione di impianti di produzione di energia
elettrica alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi a tensione nominale minore o uguale ad 1kV;
•
Delibera n. 91/07 - avvio di procedimento ai fini dell’attuazione del decreto legislativo n. 20/07 in materia
di cogenerazione ad alto rendimento;
•
Delibera n. 90/07 - attuazione del decreto del ministro dello sviluppo economico, di concerto con il
ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 19 febbraio 2007, ai fini dell’incentivazione della
produzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici;
Deliberazione 23 luglio 2008 - ARG/elt 99/08 - Testo integrato delle condizioni tecniche ed economiche
per la connessione alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi degli impianti di produzione di
energia elettrica (Testo integrato delle connessioni attive - TICA);
Allegato A - Deliberazione 23 luglio 2008 - ARG/elt 99/08 Testo integrato delle condizioni tecniche ed
economiche per la connessione alle reti elettriche con obbligo di connessione di terzi degli impianti di
produzione di energia elettrica (Testo integrato delle connessioni attive - TICA);
Delibera ARG/elt 123/08 - Procedura per la risoluzione delle controversie tra produttori e gestori di rete, ai
sensi dell'articolo 14, comma 2, lettera f-ter), del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387/03;
•
•
•
•
•
•
•
•
3.14
Allegato A - Delibera ARG/elt 123/08 - Procedura per la risoluzione delle controversie tra produttori e
gestori di rete, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, lettera f-ter), del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.
387/03;
Delibera n. 74/08 - Testo Integrato Scambio sul posto;
Delibera n. 74/08 - Testo Integrato Scambio sul posto - Allegato A;
Delibera n. 181/10 - Attuazione del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il
Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 6 agosto 2010, ai fini dell'incentivazione della
produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare;
Delibera n. 181/10 - Attuazione del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il
Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 6 agosto 2010, ai fini dell'incentivazione della
produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare - Allegato A.
NORME PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE ENERGIA
Norma
CEI 0-16
Norma
CEI 3-18
Norma
CEI 11-1
Regola tecnica di riferimento per la connessione di Utenti attivi
e passivi alle reti AT ed MT delle imprese distributrici di
energia elettrica
Segni grafici per schemi produzione, trasformazione e
conversione energia elettrica
Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente
alternata
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 19 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
Norma
Norma
3.15
CEI 11-35
CEI 14-4
Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente
Trasformatori di potenza;
NORME SULLE INTERFERENZE ELETTROMAGNETICHE
Norma
CEI 64-16
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
superiore a 1000 V in corrente alternata, e a 1500 V in
corrente continua.
Protezione contro le interferenze elettromagnetiche (EMI)
negli impianti elettrici
PAGINA 20 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
4
IMPIANTI ELETTRICI DI POTENZA
4.1
DATI DI PROGETTO
L’impianto è stato progettato assumendo, alla base dei calcoli, i seguenti dati:
FORNITURA TECNOPOLO
SISTEMA FORNITURA ENERGIA
MT
TRIFASE IT
TENSIONE FORNITURA ENERGIA
kV
15
TENSIONE A VALLE DEI TRASFORMATORI
V
400
CORRENTE c.to c.to FORNITURA ENERGIA
kA
12,5
FREQUENZA
Hz
50
TENSIONE CIRCUITI FEM
V
3x400∼
TENSIONE CIRCUITI ILLUMINAZIONE
V
1x230∼
∆V%
4
IP
2X
BT
MONOFAS
E TT
TENSIONE FORNITURA ENERGIA
V
400
CORRENTE c.to c.to FORNITURA ENERGIA
kA
16
FREQUENZA
Hz
50
TENSIONE CIRCUITI FEM
V
3x400∼
TENSIONE CIRCUITI ILLUMINAZIONE
V
1x230∼
∆V%
4
IP
2X
CADUTA DI TENSIONE max
GRADO DI PROTEZIONE IMPIANTO min
FORNITURA UNITA’ COMMERCIALE
SISTEMA FORNITURA ENERGIA
CADUTA DI TENSIONE max
GRADO DI PROTEZIONE IMPIANTO min
4.2
CRITERI DI SCELTA DELLE PROTEZIONI
4.2.1
Protezione contro le sovracorrenti e i corto circuiti
Gli interruttori per la protezione contro i sovraccarichi ed i corto circuiti sono dimensionati in modo da
soddisfare le seguenti relazioni:
- Condizione di sovracorrenti
If ≤ 1,45 Iz
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Ib ≤ In ≤ Iz
dove:
Iz =
If =
In =
Ib =
portata massima del conduttore correlata alle condizioni di posa [A];
corrente convenzionale di funzionamento dell'interruttore [A];
corrente nominale o di taratura dell'interruttore [A];
corrente di impiego dell'utilizzatore [A];
Dalle condizioni di coordinamento sopra citate, ne consegue che il conduttore non risulta protetto se il
sovraccarico è compreso tra Iz e If in quanto esso può permanere a lungo senza provocare l’intervento
della protezione. Ciò può essere evitato fissando il valore di Ib in modo che Iz non venga superato
frequentemente.
4.2.2
Condizione di corto circuito
I²t ≤ K²S²
I²t
K²S²
dove:
=
energia passante;
=
energia specifica tollerabile dal cavo in condizioni adiabatiche (K costante caratteristica dei cavi
in funzione del materiale conduttore e del tipo di isolante, S sezione del conduttore).
4.2.3
Protezione contro i contatti indiretti nei sistemi TN
La protezione contro i contatti indiretti, nel caso specifico di un sistema TN, consiste nel prendere
misure intese a proteggere le persone contro i pericoli risultanti dal contatto di parti conduttrici che
possono andare in tensione in caso di cedimento dell'isolamento principale.
Gli utilizzatori per i quali è prevista la protezione contro le tensioni di contatto mediante il collegamento
a terra, saranno collegati al conduttore di protezione.
La protezione sarà coordinata in modo tale da assicurare la tempestiva interruzione del circuito se la
tensione di contatto assume valori pericolosi, e ciò sarà ottenuto mediante l'installazione di dispositivi
di massima corrente a tempo inverso o dispositivi differenziali di caratteristiche tali da avvalorare la
seguente relazione:
Zs x Ia ≤ U0
U0
Ia
Zs
dove:
=
tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra [V];
=
corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito
in tabella in funzione della tensione nominale U0 oppure entro un tempo convenzionale non superiore
a 5s; se si usa un interruttore differenziale Ia è la corrente differenziale nominale Idn [A];
=
impedenza dell’anello di guasto che comprende la sorgente, il conduttore attivo fino al punto di
guasto ed il conduttore di protezione tra il punto di guasto e la sorgente [Ω].
U0
[V]
120
230
400
> 400
4.2.4
Tempo di interruzione
[s]
0,8
0,4
0,2
0,1
Protezione contro i contatti diretti
Si attua la protezione contro i contatti diretti ponendo in essere tutte quelle misure e accorgimenti
idonei a proteggere le persone dal contatto con le parti attive di un circuito elettrico. La protezione può
essere parziale o totale. La scelta tra la protezione parziale o totale dipende dalle condizioni d’uso e
d’esercizio dell’impianto (può essere parziale solo dove l’accessibilità ai locali è riservata a persone
(1)
addestrate) .
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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La Norma CEI 64-8 prevede inoltre quale misura addizionale di protezione contro i contatti diretti
l’impiego di dispositivi a corrente differenziale.
- Misure di protezione totali
Sono destinate alla protezione di personale non addestrato e si ottengono mediante:
Isolamento delle parti attive
Devono essere rispettate le seguenti prescrizioni:
parti attive ricoperte completamente con isolamento che può essere rimosso solo a mezzo di
distruzione;
altri componenti elettrici devono essere provvisti di isolamento resistente alle azioni
meccaniche, chimiche, elettriche e termiche alle quali può essere soggetto nell’esercizio.
Involucri o barriere
Devono essere rispettate le seguenti prescrizioni:
parti attive contenute entro involucri o dietro barriere con grado di protezione almeno IP2X o
IPXXB(2);
superfici orizzontali delle barriere o involucri a portata di mano, con grado di protezione
almeno IP4X o IPXXD;
involucri o barriere saldamente fissati in modo da garantire, nelle condizioni di servizio
prevedibili, la protezione nel tempo;
barriere o involucri devono poter essere rimossi o aperti solo con l’uso di una chiave o di un
attrezzo speciale;
il ripristino dell’alimentazione deve essere possibile solo dopo sostituzione o richiusura delle
barriere o degli involucri.
Note:
Le Norme CEI danno la seguente definizione di persona addestrata: persona avente conoscenze
tecniche o esperienza, o che ha ricevuto istruzioni specifiche sufficienti per permetterle di prevenire i
pericoli dell’elettricità, in relazione a determinate operazioni condotte in condizioni specificate.
il termine addestrato è pertanto un attributo relativo:
– al tipo di operazione;
– al tipo di impianto sul quale, o in vicinanza del quale, si deve operare;
– alle condizioni ambientali contingenti e di supervisione da parte di personale più preparato.
(1)
(2)
Il grado di protezione degli involucri delle apparecchiature elettriche viene identificato mediante un
codice la cui struttura viene indicata dalla Norma CEI EN 60519.
- Misure di protezione parziali
Sono destinate unicamente a personale addestrato; si attuano mediante ostacoli o distanziamento.
Impediscono il contatto non intenzionale con le parti attive. Nella pratica sono misure applicate solo
nelle officine elettriche.
Devono essere rispettate le seguenti prescrizioni:
Ostacoli
Devono impedire:
l’avvicinamento non intenzionale del corpo a parti attive;
il contatto non intenzionale con parti attive durante lavori sotto tensione nel funzionamento
ordinario.
Gli ostacoli possono essere rimossi senza una chiave o un attrezzo speciale, ma devono
essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale.
Distanziamento
Il distanziamento delle parti simultaneamente accessibili deve essere tale che esse non risultino a
portata di mano. La zona a portata di mano inizia dall’ostacolo (per es. parapetti o rete grigliata) che
abbia un grado di protezione < IPXXB.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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4.2.5
Misura di protezione addizionale mediante interruttore differenziale
La protezione con interruttori differenziali con Idn ≤ 30mA, pur eliminando gran parte dei rischi dovuti ai
contatti diretti, non è riconosciuta quale elemento unico di protezione completa e richiede comunque
l’abbinamento con una delle misure di protezione di cui ai precedenti paragrafi.
L’uso dell’interruttore differenziale da 30mA permette inoltre la protezione contro i contatti indiretti in
condizioni di messa a terra incerte ed è sicuramente una protezione efficace contro i difetti di
isolamento, origine di piccole correnti di fuga verso terra (rischio d’incendio).
A questo proposito vale la pena ricordare che non sempre le correnti di forte intensità sono
responsabili di innesco d’incendio; spesso invece lo sono quelle di bassa intensità.
Gli incendi che hanno origine nei vari ambiti dell’impianto elettrico (quadri di distribuzione primaria o di
subdistribuzione, cassette di distribuzione, motori, cavi) sono dovuti in buona parte dei casi al
cedimento dell’isolamento, per invecchiamento, per surriscaldamento o per sollecitazione meccanica
delle parti isolanti, con il conseguente fluire di deboli correnti di dispersione verso massa o tra le fasi
che, aumentando di intensità nel tempo, possono innescare “l’arco”, sicura fonte termica per l’inizio di
un incendio. Il guasto però non sempre si evolve in questo modo: a volte la “debole corrente di
dispersione” al suo nascere è sufficiente ad innescare un focolaio di incendio se esso interessa un
volume ridotto di materiale organico. Per esempio una corrente di 200mA alla tensione di fase di 220V,
sviluppa una potenza termica di 44W cha paragonata a quella di circa 35W della fiamma di un
fiammifero dà un’idea della possibilità di cui sopra.
L’esperienza dimostra che pericoli di incendio possono presentarsi, in alcune condizioni, già quando la
corrente oltrepassa i 70mA a 220V (15,5W). Pertanto per un’efficace protezione contro l’incendio è
necessario che il guasto venga eliminato al suo insorgere. Questo è possibile solo con l’impiego di
dispositivi di protezione che intervengano in corrispondenza dei suddetti valori di corrente, cioè gli
“interruttori differenziali”.
- Coordinamento della selettività differenziale
In un impianto elettrico come il nostro, che risulta essere molto vasto con un gran numero di
utilizzatori, si è optato di installare, onde evitare spiacevoli disservizi, in luogo di un solo interruttore
generale differenziale, diversi interruttori differenziali sulle derivazioni principali,
con a monte un interruttore generale non differenziale.
Così facendo si realizza una certa “selettività orizzontale”, evitando che con un guasto a terra in un
punto qualunque del circuito o per effetto di quelle piccole dispersioni, comunque presenti, si abbia un
intervento intempestivo dell’interruttore generale con la conseguente messa fuori servizio di tutto
l’impianto.
Per garantire oltre alla “selettività orizzontale” anche una “selettività verticale” tra le varie protezioni
differenziali poste in serie, bisogna coordinare l’intervento dei vari dispositivi per non compromettere la
“continuità del servizio” e “la sicurezza”. La selettività in questo caso può essere amperometrica
(parziale) o cronometrica (totale).
Selettività amperometrica (parziale)
La selettività amperometrica si può realizzare disponendo a monte interruttori differenziali a bassa
sensibilità e a valle interruttori a sensibilità più elevata.
In questo caso la selettività è parziale. Difatti se la Idn dell’interruttore posto a monte (interruttore
generale) è maggiore a tre volte la Idn dell’interruttore posto a valle (condizione necessaria per avere
un coordinamento selettivo), per correnti di guasto verso terra maggiori della Idn dell’interruttore a
valle, si avrà l’intervento sia dell’interruttore a monte che dell’interruttore a valle, salvo il caso in cui il
guasto verso terra non sia franco, ma evolva lentamente.
Selettività cronometrica (totale)
Per ottenere una selettività totale è necessario quindi realizzare oltre ad una selettività amperometrica
anche una selettività detta cronometrica. Tale selettività si ottiene utilizzando interruttori differenziali
ritardati intenzionalmente o del tipo “selettivi”.
I tempi di intervento dei due dispositivi posti in serie, devono essere coordinati in modo che il tempo
“t2” di quello a valle sia inferiore al tempo limite di non risposta “t1” dell’interruttore a monte, per
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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qualsiasi valore di corrente, in modo che quello a valle abbia concluso l’apertura prima che inizi il
funzionamento di quello a monte.
Ovviamente i tempi di intervento ritardati dell’interruttore posto a monte, ai fini della sicurezza,
dovranno collocarsi sempre al di sotto della curva di sicurezza.
4.3
SCELTE PROGETTUALI
Di seguito riportiamo sinteticamente le principali scelte progettuali fatte per la realizzazione degli
impianti elettrici ed affini all’interno dei fabbricati:
Quadri elettrici distribuiti per le diverse zone;
Cavi elettrici del tipo a bassissima emissione di gas e fumi tossici LS0H;
Utilizzo di canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo per la distribuzione in
esterno;
Utilizzo di canali chiusi con coperchio in acciaio zincato sendzimir per la distribuzione interna
principale;
Utilizzo di canali forati senza coperchio in acciaio zincato sendzimir per la distribuzione
terminale all’interno dei reparti;
Tutte le tubazioni installate in vista sopra controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti saranno
del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP40.
Tutte le tubazioni installate in vista in ambienti ordinari (es. depositi) saranno del tipo in PVC
autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP55.
Tutte le tubazioni incassate nei getti di calcestruzzo saranno del tipo in PVC pieghevole
autoestinguente e autorinvenente con sonda tiracavo.
Per le tubazioni incassate ogni tipologia di impianto sarà contraddistinta da tubazioni di
colore diversificato;
Utilizzo di apparecchi illuminanti equipaggiati con reattori elettronici se non previsti sotto
sistema di gestione altrimenti saranno equipaggiati con reattori elettronici dimmerabili DALI;
Realizzazione di un sistema di automazione per il controllo e la gestione del livello di
illuminazione;
4.4
DISTRIBUZIONE ENERGIA ELETTRICA TECNOPOLO
Il progetto prevede la realizzazione di una nuova centrale tecnologica autonoma a servizio di tutte le
aree costituenti il Tecnopolo destinata alla produzione dell’energia termo-frigorifera associata ad una
centrale di cogenerazione. All’interno dell’edificio di centrale, si è previsto di predisporre il punto di
connessione alla rete di media tensione per l’alimentazione dell’intero Tecnopolo (ad esclusione delle
attività commerciali per le quali si prevedono punti di connessione e forniture di energia indipendenti).
La rete MT interna del Tecnopolo sarà dotata di alimentazione di riserva prodotta da 2 gruppi
elettrogeni installati nei locali della nuova centrale tecnologica.
All’interno del complesso verrà distribuita un’unica rete di media tensione privilegiata (alimentata in
mancanza rete dai gruppi elettrogeni) che a partire dalla cabina di ricezione MT andrà ad alimentare in
entra-esci seguendo un percorso ad anello tutte le sottocentrali elettriche di edificio.
In ogni sottocentrale, sarà prevista l’installazione dei trasformatori MT/BT, dei quadri elettrici generali di
bassa tensione e degli UPS necessari per alimentare le utenze che richiedono continuità di servizio.
A partire dai quadri elettrici generali di bassa tensione, si prevede di realizzare una distribuzione
principale su due sezioni (Privilegiata e continuità) fino ai quadri di zona e da questi alle utenze finali.
4.4.1
Dimensionamento impianto elettrico Tecnopolo
La stima preliminare dei carichi, eseguita su una parametrizzazione per ogni macro destinazione d’uso
ed in funzione delle specifiche richieste dei singoli enti prevede i seguenti fabbisogni in termini di
potenze installate.
Denominazione
Superficie
lorda indicativa
m²
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Potenza
prevista
kW
Lotto di
intervento
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C1 – Edificio
“Lavorazioni”
F1 – Edificio nuovo
11.200
800
Lotto 1
14.800
1.100
Lotto 1
F2 – Edificio nuovo
14.500
700
Lotto 1
L – Edificio “officine”
CT – Centrale
tecnologica
D – Edificio Nuovo
2.300
1500
4.300
2700
4.000
300
Lotto Lepida
Lotto 1
(Parziale)
Lotto 2
Lotto 2
E – Edificio Nuovo
1.7000
200
A – Edificio “Ballette”
27.000
1.800
Futuro
B – Edificio “Botti”
17.000
1.500
Futuro
C2 – Edificio “officine”
3.800
400
Futuro
C3 – Edificio Nuovo
2.200
150
Futuro
F3 – Edificio nuovo
14.400
800
Futuro
G1 – Edificio nuovo
5.800
350
Futuro
G2 – Edificio nuovo
4.000
700
Futuro
Considerando un coefficiente medio di utilizzo del singolo fabbricato pari all’ 80% ed una
contemporaneità generale delle attività pari a circa 80%, si è stimato pertanto che il fabbisogno in
termini di potenza elettrica per l’intera area del Tecnopolo sia di circa 9MW.
4.4.2
Stima delle potenze contemporanee
A partire dalle ipotesi del paragrafo precedente, considerando le superfici previste per i singoli
fabbricati ripartite per le diverse destinazioni d’uso, si sono stimati i seguenti valori di potenza elettrica
contemporanea da prevedere per ogni fabbricato.
Fabbricato "F1"
Fabbricato "F2"
Fabbricato "C1"
Fabbricato "D"
Fabbricato "E"
Servizi Esterni
1100
700
800
300
200
200
pot. Totale
contempora
nea
kW
900
600
700
200
200
100
Edifici Lotto 1 e 2
3.300
2.700
Destinazione d'uso
pot.
Totale
kW
4.4.3
Potenze Centrale Tecnologica (CT)
Il polo tecnologico (edificio CT – Centrale Tecnologica) è stato dimensionato per soddisfare, nella fase
finale, le esigenze in termini energetici di tutti gli edifici costituenti l’area. Si è previsto pertanto in una
prima fase (Lotto 1) l’installazione solo delle apparecchiature di centrale necessarie a soddisfare le
esigenze degli edifici costituenti il lotto 1 e 2.
Possiamo ipotizzare per la centrale le potenze riepilogate nelle seguenti tabelle e suddivise tra usi di
centrale ESCO ed usi di centrale Tecnopolo.
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Destinazione d'uso
pot.
Totale
kW
Esco Fase 1
ESCO Integrazione
Tecnopolo
1.500
2.000
300
pot. Totale
contemporan
ea
kW
1.100
1.400
200
Totale Centrale
Tecnologica
3.800
2.700
Potenze DataCenter Lepida (L)
Si è ipotizzato per l’edificio “L” l’insediamento di un data center di Lepida che da un punto di vista
elettrico risulta di rilevante importanza in quanto le apparecchiature in esso contenuto hanno degli
assorbimenti elevati sia in termini di potenza elettrica e frigorifera, sia in termini di energia consumata.
In termini di potenza richiesta, è stato comunicato che la capacità di calcolo massima del data center
sarà di 1MW di potenza elettrica, che la potenza frigorifera necessaria sarà di 1MW (con macchine di
capacità doppia per garantire la ridondanza). Conseguentemente è stata richiesta una disponibilità di
potenza elettrica complessiva di circa 1,5MW elettrici per il funzionamento di tutto il data center.
Per il data center è stata predisposta una partenza MT a livello del quadro di Ricezione all’interno del
polo tecnologico.
4.4.4
Sistema Efficiente d’Utenza (SEU)
Al fine di valutare le diverse opportunità tecniche ed economiche di realizzazione della nuova centrale
tecnologica a servizio del Tecnopolo, anche nell’ottica di poterne affidare la realizzazione e la gestione
pluriennale ad una ESCO, si è ipotizzata una soluzione impiantistica che preveda la possibilità di
configurare un Sistema Efficiente di Utenza (SEU) come previsto dalla Delibera AEEG 578/2013.
Tale soluzione prevede di realizzare un sistema di impianto “unico” in cui siano individuabili due
soggetti distinti il “produttore” di energia elettrica (ESCO) ed il “cliente utilizzatore finale” (Tecnopolo)
eventualmente anche coincidenti che andranno a condividere il medesimo punto di connessione alla
rete. In queste condizioni il “produttore” potrà vendere energia all’unico “cliente finale” evitando i costi
dei corrispettivi tariffari di trasmissione e distribuzione, nonché quelli di dispacciamento e quelli a
copertura degli oneri generali di sistema in modo da massimizzare la valorizzazione della energia
elettrica prodotta tanto per il produttore (ESCO) che per l'utilizzatore (Tecnopolo).
Il sistema di impianto ipotizzato dovrà essere dotato di una serie di contatori di energia in grado di
contabilizzare l’energia prodotta (contatori posto sui singoli rami di produzione dell’impianto), l’energia
consumata dalla ESCO, l’energia consumata dal Tecnopolo, l’energia scambiata con la rete pubblica.
Per la produzione di energia elettrica sono previsti gruppi di cogenerazione posti nel nuovo polo
tecnologico ed impianti fotovoltaici posti ove possibile sui singoli edifici.
Vincoli per la realizzazione di un SEU
Si evidenzia che la legislazione vigente in materia di SEU definisce che all’interno del sistema
(impianto) deve esistere un solo “cliente utilizzatore finale” ed in particolare una sola “unità di
consumo” ovvero il prelievo complessivo di energia delle utenze collegate a quel punto di fornitura,
deve essere utilizzato per un singolo impiego o finalità produttiva.
4.4.5
Rete utente MT Tecnopolo
Dalla cabina di ricezione (posta al piano terra della centrale tecnologica) verranno derivate 3 linee MT
principali:
Linea MT centrale ESCO. Tale linea è prevista per alimentare le utenze della centrale ESCO e per
immettere sulla rete MT interna al Tecnopolo l’energia prodotta dai cogeneratori ;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Linea MT centrale Data Center Lepida. Tale linea è predisposta per l’alimentazione del data center
Lepida. Essa è derivata a monte del quadro di commutazione RETE-GE in MT del Tecnpopolo per
evitare in caso di mancanza rete un sovraccarico dei GE. Il data center sarà alimentato pertanto solo
da linea normale dall’impianto del Tecnopolo mentre la sorgente privilegiata sarà locale al data center
e ad esso dedicata.
Linea MT quadro commutazione Tecnopolo. Si prevede di alimentare l’intero anello MT del Tecnopolo
(ad esclusione delle utenze sopra indicate) a valle di un quadro di commutazione RETE-GE in media
tensione. Tale quadro sarà alimentato in condizione di presenza rete Enel dalla linea MT derivata dal
quadro di ricezione MT del Tecnopolo. Al mancare della tensione di rete sarà comandato l’avviamento
dei gruppi elettrogeni e l’alimentazione dell’anello MT sarà previsto dal quadro di cabina MT Gruppi
elettrogeni.
o
o
A partire dal quadro MT di commutazione RETE-GE, collocato in locale dedicato posto all’interno della
nuova centrale tecnologica (CT), si prevede di realizzare una rete utente di distribuzione principale in
media tensione, che andrà ad alimentare le diverse sottocentrali previste per i singoli edifici (o gruppi di
edifici) in entra/esci con un percorso ad anello (nella configurazione finale).
Nella Fase 1 si prevede di alimentare da tale anello le seguenti cabine:
Cabina MT/BT Polo tecnologico: Tale cabina posta al piano primo della centrale
tecnologica (CT) andrà ad alimentare tutte le utenze di bassa tensione del polo tecnologico di
pertinenza del Tecnopolo (servizi locali elettrici, servizi locali gruppi elettrogeni, servizi locali impianti
speciali, utenze centrale antincendio) e le utenze esterne previste nella medesima area oltre agli
impianti del tunnel tecnologico.
Cabine MT/BT Centrali edifici “C ed “F”: Tali cabine posta al piano interrato nella zona
tecnica compresa tra gli edifici “C” ed “F”, andrà ad alimentare tutte le utenze di bassa tensione degli
edifici C1, F1, F2, e delle aree comuni interne (sale conferenze, portineria, autorimessa interrata) ed i
servizi esterni (illuminazione, punti informativi, punti di ricarica veicoli, ecc.)
Nella Fase 2 si prevede che la rete MT del Tecnopolo sia estesa per il collegamento del nuovo edificio
“D” e della relativa cabina MT/BT la cui realizzazione è prevista in prossimità della nuova cabina Enel
di via della Manifattura. Da qui verrà predisposto anche il tratto di rete MT necessario per l’estensione
futura (in direzione degli edifici G, A, B, ecc.) fino all’effettiva chiusura con percorso ad anello della rete
nell’edificio centrale tecnologica (CT).
Per evitare l’intervento intempestivo delle protezioni dell’Ente Distributore, in caso di mancanza e
successivo ritorno della rete, e in rispetto di quanto richiesto dal CEI 0-16 si provvederà ad effettuare,
per mezzo del sistema di supervisione, l’inserzione dei trasformatori presenti nelle cabine elettriche
secondo una sequenza che sarà coordinata con i valori delle protezioni fornite dall’Ente Distributore.
Per sopperire alla mancanza di alimentazione da rete, il sistema di supervisione provvederà anche a
ritardare lo spegnimento dei gruppi elettrogeni fintanto che non sarà ripresa in carico l’intera potenza
da parte della rete.
Tutti i trasformatori MT/BT installati nelle cabine sono protetti da appositi interruttori motorizzati
controllati da sistema di supervisione in grado di automatizzare le procedure di energizzazione delle
diverse macchine elettriche, in modo da evitare l’intervento delle protezioni dell'Ente Fornitore; in
particolare il sistema rileva la mancanza di tensione sulla rete e/o sulle singole sbarre del quadro di
Media Tensione, procede all'apertura delle protezioni dei trasformatori non più alimentati ed al ritorno
della tensione, ad intervalli di tempo prestabiliti, procede alla richiusura degli interruttori dei singoli
trasformatori.
4.4.6
Centrale di produzione energia di riserva (GE)
Prevedendo la realizzazione di un polo tecnologico a servizio dell’intero Tecnopolo si è ritenuto
opportuno centralizzare all’interno della medesima centrale, anche la produzione di energia da gruppi
elettrogeni, necessaria per l’alimentazione delle utenze degli edifici in condizioni di mancanza rete MT
del gestore.
In condizione di assenza dell’alimentazione di rete si prevede l’avvio automatico dei gruppi elettrogeni
che attraverso una trasformazione BT/MT saranno in grado di erogare la potenza in media tensione. A
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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livello di quadro MT generale del Tecnopolo verrà attivata una commutazione dell’intero anello MT da
linea normale a linea sotto gruppi elettrogeni. Per limitare entro il valore erogabile dai gruppi la potenza
assorbita, verrà prevista una gestione automatica delle principali utenze a livello di supervisione.
La soluzione proposta prevede le seguenti scelte progettuali:
Realizzazione al piano terra della centrale Tecnologica di 2 locali per i gruppi elettrogeni ciascuno dei
quali è stato dimensionato per l’installazione di 2 macchine da 2500 kVA (2000 kW di potenza attiva).
Nella fase 1 si prevede l’installazione delle prime due macchine per una potenza massima erogabile
da GE di circa 3MW (4000kW con carico al 75% dei gruppi). Nella configurazione finale è stato
previsto di installare fino ad un massimo di 4 gruppi elettrogeni da 2500kVA ottenendo una potenza
complessiva privilegiata di circa 6MW.
Realizzazione al piano 1° della centrale della cabina di conversione BT/MT dell’energia prodotta dai
gruppi elettrogeni ed del locale quadri MT di parallelo gruppi. Tali locali saranno allestiti al 50%
prevedendo nella fase 1 solo l’installazione dei trasformatori e del quadro MT-GE per solo 2 gruppi
elettrogeni. I locali sono stati comunque dimensionati per accogliere le apparecchiature previste nel
futuro completamento della centrale.
Realizzazione per ciascuna coppia di gruppi elettrogeni di un serbatoio per il gasolio con capienza di
3
10m . I gruppi elettrogeni previsti, al 75% della potenza nominale sono caratterizzati da un consumo
pari a circa 330 litri/ora ciascuno. Pertanto si prevede di garantire in queste condizioni un’erogazione di
3MW di potenza per circa 15 ore di autonomia.
4.4.7
Produzione di energia
Per soddisfare il fabbisogno energetico del complesso si prevede di integrare nell’impianto di
produzione di energia termo-frigorifera, un impianto di cogenerazione ad alto rendimento costituito
da un motore alternativo alimentato a gas naturale.
Si è previsto di installare nella fase 1 un cogeneratore da 800 kW di potenza elettrica ed è stato
predisposto a livello si spazi di centrale l’installazione di ulteriori 3 cogeneratori per una potenza
complessiva massima erogabile di circa 3.2MW.
Il cogeneratore sarà collegato a partire dal quadro bordo macchina (fornito con il cogeneratore stesso)
in bassa tensione al quadro elettrico generale BT ESCO utilizzando una Blindosbarra in alluminio di
adeguata portata.
Inoltre per aumentare la quota di produzione di energia da fonte rinnovabile per il Tecnopolo, si
prevede di realizzare sugli edifici oggetto di intervento, compatibilmente con i vincoli paesaggistici e
con i layout dei piani di copertura, impianti fotovoltaici connessi in bassa tensione a livello di quadro
generale di edificio. Nella fase 1 e 2 si è previsto di installare impianti fotovoltaici utilizzando le superfici
disponibili sugli edifici F1, F2, D ed E destinando agli impianti una superficie totale di circa 1300m² per
una potenza di picco installabile pari a circa 100 kW.
Tutti gli impianti di produzione, dovranno essere dotati di opportuno contatore fiscale omologato UTF
per la contabilizzazione dell’energia prodotta e dovranno essere realizzati e gestiti dalla società ESCO
che andrà a rivendere l’energia prodotta al cliente finale Tecnopolo. Gli impianti di produzione
dovranno essere dotati singolarmente o a gruppi, di dispositivi di interfaccia con la rete regolati e gestiti
da una rete di protezioni di interfaccia conformi alla norma CEI 0-16.
4.4.8
Distribuzione BT generale
La distribuzione principale e secondaria degli impianti elettrici sarà realizzata con canalizzazioni
metalliche e cavi a basse emissioni di fumi e gas tossici tipo FG7-M1. Le utenze antincendio e gli
impianti i sicurezza saranno alimentati con cavi a bassa emissione e resistenti al fuoco di tipo FTG10M1. Gli impianti elettrici della centrale ESCO, non potendo essere collegati ai gruppi elettrogeni del
Tecnopolo, saranno alimentati solamente da linea normale.
CENTRALE TECNOLOGICA – CABINA ESCO
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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L’edificio Centrale Tecnologica, sarà funzionalmente suddiviso tra pertinenze della centrale ESCO (che
realizzerà e gestirà la centrale di trigenerazione) e pertinenze TECNOPOLO che di fatto rappresenta
l’utilizzatore finale di tale punto di fornitura. Gli impianti elettrici dei due soggetti (produttore ed
utilizzatore) saranno collegati in parallelo a livello di quadro MT di ricezione ed andranno ad alimentare
due distinte cabine di trasformazione MT/BT.
Al piano terra dell’edificio CT è previsto il locale cabina elettrica MT/BT ed il quadro elettrico generale
di tipo power center della ESCO. La cabina elettrica, dimensionata per coprire i fabbisogni previsti
nell’allestimento finale della centrale di trigenerazione, dovrà contenere:
Quadro di media tensione con protezioni di linea di 4 trasformatori;
N° 4 Trasformatori MT/BT da 2000kVA (2 previsti per la fase 1 e 2 previsti per il completamento);
Quadro generale BT con spazio predisposto per l’espansione futura delle utenze
Il collegamento tra quadro generale BT e trasformatori sarà previsto con Blindosbarre in alluminio da
4000A. Dal quadro generale si andranno ad alimentare tutte le utenze di centrale previste dal progetto
ed in particolare:
quadro centrale idrica;
quadri gruppi frigo
quadro pompa di calore
quadro assorbitori
quadri pompe di circolazione
quadri centrale termica
quadri di servizio centrale di cogenerazione
quadri torri evaporative ed apparecchiature meccaniche di copertura
quadro di rifasamento
Al piano primo dell’edificio è stato previsto un locale tecnico a disposizione della ESCO per
l’installazione dei quadri elettrici a servizio degli impianti di copertura e delle centrali degli impianti
speciali.
CENTRALE TECNOLOGICA – CABINA ANELLO 1 (Centrale Tecnologica)
Al piano primo dell’edificio CT è previsto il locale cabina elettrica MT/BT ed il locale BT del polo
tecnologico. La cabina elettrica ed il locale quadri, sono stati dimensionati per il contenimento di:
Quadro di media tensione con protezioni di linea di 2 trasformatori;
N° 1 Trasformatore MT/BT da 1600kVA (con possibilità di inserire un eventuale futuro trasformatore);
Quadro generale BT con spazio predisposto per l’eventuale espansione futura;
UPS per utenze in continuità della centrale tecnologica
Dal quadro generale BT si andranno ad alimentare tutte le utenze di centrale e del tunnel tecnologico
ed in particolare:
pompe antincendio
quadro servizi centrale antincendio
quadro servizi locale gruppi elettrogeni (un locale sarà allestito nella prima fase mentre il secondo sarà
solo predisposto per l’installazione futura dei gruppi)
quadri servizi locali MT e misura piano terra
quadro servizi locali cabine MT/BT gruppi elettrogeni
quadro locale impianti tecnologici Tecnopolo
quadri servizi tunnel
quadri pompe vasca di laminazione
quadri pompe vasca di irrigazione
EDIFICIO “F” - CABINA ANELLO 2 (Edificio F2 e parti comuni) - CABINA ANELLO 3 (Edificio F1
e C1)
Al piano interrato dell’edificio F è prevista un’area dedicata all’installazione delle cabine elettriche di
trasformazione MT/BT ed i locali di bassa tensione dedicati alle seguenti sottosezioni di impianto:
Edificio F1;
Edificio F2;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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TECNOPOLO BOLOGNA
Edificio C1;
Condominiale (autorimessa, servizi esterni,sale conferenze, incubatore d’impresa)
I locali sono stati dimensionati per il contenimento di:
Cabina Anello 2
Quadro di media tensione con protezioni di linea di 4 trasformatori;
N° 3 Trasformatore MT/BT da 2000kVA (con possibilità di inserire un eventuale futuro trasformatore);
Quadro generale BT con spazio predisposto per l’eventuale espansione futura;
Cabina Anello 3
Quadro di media tensione con protezioni di linea di 4 trasformatori;
N° 3 Trasformatore MT/BT da 2000kVA (con possibilità di inserire un eventuale futuro trasformatore);
Quadro generale BT con spazio predisposto per l’eventuale espansione futura;
Locale BT – F1
Quadro generale BT con doppia sezione;
UPS per utenze in continuità di edificio;
Locale BT – F2
Quadro generale BT con doppia sezione;
UPS per utenze in continuità di edificio;
Locale BT – C1
Quadro generale BT con doppia sezione;
UPS per utenze in continuità di edificio;
Locale BT – Condominiale
Quadro generale BT con doppia sezione;
UPS per utenze in continuità;
Dal quadro generale BT di ciascun edificio si andranno ad alimentare tutti i quadri elettrici di zona
previsti nei singoli edifici.
4.4.9
Bilancio energetico ipotizzato per il Tecnopolo
Di seguito vengono esposti i risultati emersi dalle analisi descritte nei paragrafi precedenti tenendo
conto delle stime energetiche presunte e delle scelte progettuali adottate. Tali risultati, derivati da
ipotesi di massima e stime parametriche, sono da ritenere puramente indicativi.
Configurazione Iniziale (fase 1 e 2)
La configurazione iniziale prevede la realizzazione di:
edifici F1, F2, C1, D, E e delle relative pertinenze esterne;
edificio centrale tecnologica (CT) con allestimento al 50% della potenzialità elettrica da GE;
centrale tecnologica ESCO allestita al 40% della potenzialità massima elettrica;
Potenza
kW
Energia
anno
MWh
Ente di
Pertinenz
a
2.500
4.400
Tecnopolo
Totale valori di potenza ed
energia per gli usi di centrale
tecnologica del Tecnopolo
200
50
Tecnopolo
Totale valori di potenza ed
energia per gli usi di centrale
tecnologica ESCO
1.100
1.750
ESCO
Condizioni normali (RETE)
Totale valori di potenza ed
energia per gli edifici costituenti
il lotto 1 e 2 (F1, F2, C, D)
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 31 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
Totale potenza ed energia
prevista nel punto di fornitura
3.800
6.200
Tecnopolo
+ Esco
Totale valori di potenza ed
energia prodotti dall'impianto di
cogenerazione
800
3.200
ESCO
Totale valori di potenza ed
energia prodotti dagli impianti
fotovoltaici
100
120
ESCO
Totale potenza ed energia
autoprodotta nell'impianto
900
3.300
ESCO
In condizioni normali si evince, esaminando i dati riportati in tabella e ricavati dalle stime presentante,
che nella configurazione iniziale è necessario richiedere una fornitura di energia al gestore di rete di
circa 3800 kW con un consumo stimato di circa 6200 MWh /anno di cui 1750 MWh /anno risultano
essere previsti per la centrale ESCO.
In condizioni di pieno funzionamento degli impianti di produzione si stima una potenza massima
erogata di circa 900 kW con una produzione di circa 3300 MWh /anno pari a circa il 50% del
fabbisogno energetico previsto.
Condizioni privilegiate (GE)
Totale potenza erogabile in
emergenza dai gruppi
elettrogeni previsti
Potenza
kW
Energia
anno
MWh
3.000
Ente di
Pertinenz
a
Tecnopolo
Nella configurazione iniziale si prevede che il Tecnopolo possa assorbire una potenza pari a circa
2700 kW totalmente erogabili in condizioni di mancanza rete dai due gruppi previsti che lavoreranno in
parallelo. Il guasto di uno dei gruppi permetterà comunque il funzionamento del Tecnopolo al 50% del
carico previsto.
Configurazione Finale
La configurazione finale prevede la realizzazione e l’occupazione di tutti gli edifici del Tecnopolo con
l’allestimento completo delle centrali. In tale configurazione si può stimare indicativamente un
raddoppio delle potenze necessarie sia per gli edifici collegati alla rete MT del Tecnopolo, sia per gli
usi di centrale.
A questi va sommata la potenza elettrica necessaria per alimentare le utenze del data center di Lepida
(circa 1.500kW)
Condizioni normali (RETE)
Totale valori di potenza per
gli edifici
5.000
Edificio Lepida
1.500
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
Ente di
Pertinenz
a
Potenza
kW
(Da verificare
in fasi
successive)
Tecnopolo
Tecnopolo
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Totale valori di potenza per
gli usi di centrale
tecnologica ESCO
2.700
ESCO
Totale potenza prevista
nel punto di fornitura
9.000
Tecnopolo
+ Esco
Totale valori di potenza
erogati da impianti di
produzione
3.500
ESCO
In tali condizioni si prevede la necessità di attivare una fornitura complessiva di energia di circa 9MW.
Si prevede inoltre un ampliamento e potenziamento degli impianti di produzione di energia interni al
complesso per raggiungere una potenza massima erogabile di circa 3500 kW.
Condizioni
(GE)
privilegiate
Totale potenza erogabile in
emergenza dai gruppi
elettrogeni
Potenza
kW
Ente di
Pertinenz
a
6.000
Tecnopolo
Nella configurazione finale si prevede che il Tecnopolo possa assorbire una potenza pari a circa 5MW
totalmente erogabili in condizioni di mancanza rete dai 4 gruppi previsti nell’ampliamento che
lavoreranno in parallelo. Il guasto di uno dei gruppi permetterà comunque il funzionamento del
Tecnopolo al 80% del carico previsto.
4.4.10
Trasformatori MT/BT
Nella cabina di trasformazione dei diversi edifici sono previsti i seguenti trasformatori MT/BT:
Cabina Anello 1 – Polo Tecnologico
N° 1 trasformatore trifase da 1600kVA del tipo isolato in resina.
Cabina Anello 2 – Edifici F2 e Parti comuni
N° 3 trasformatori trifase da 2000kVA del tipo isolato in resina più lo spazio per un 4°
trasformatore.
Cabina Anello 3 – Edifici F2 e Parti comuni
N° 3 trasformatori trifase da 2000kVA del tipo isolato in resina più lo spazio per un 4°
trasformatore.
Cabina gruppi elettrogeni - Polo Tecnologico
N° 2 trasformatore trifase da 2500kVA del tipo isolato in resina più due predisposti per
l’ampliamento futuro della centrale gruppi elettrogeni.
Le caratteristiche elettriche e prestazionali delle macchine saranno le seguenti:
tensione al primario
15KV;
tensione sul secondario a vuoto400V;
tensione di isolamento 24kV;
classi di riferimento
F1, E2, C2;
tensione di c.to c.to
6%;
Tensione di c.c. a 120° C
6%;
Corrente a vuoto
1,2%;
Valore delle scariche parziali <10 pC;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 33 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
I trasformatori, installati su guide metalliche ancorate al pavimento, saranno posizionati all’interno di
box di contenimento con griglie metalliche di protezione e porta frontale di accesso incernierata e
grigliata per facilitare lo smaltimento del calore prodotto.
Sulla porta oltre ad un blocco chiave meccanico con il relativo interruttore di media tensione è prevista
l’installazione di un fine corsa per lo sgancio in sicurezza dell’interruttore relativo.
All’interno del box è prevista l’installazione della batteria di rifasamento fissa protetta con fusibili.
Ogni macchina sarà completa dei seguenti accessori:
attacchi lato MT su isolatore fisso solidale con la fase.
attacchi lato BT in piatto e piastre di accoppiamento con le barre di uscita dell’impianto.
attacchi per la traslazione orizzontale e golfari di sollevamento.
morsettiera cambio tensione a trasformatore disinserito, campo di regolazione ±2x2,5%.
ruote di scorrimento orientabili di 90°.
attacchi di messa a terra.
targa caratteristiche a Norme CEI.
termoresistenza al platino PT 100 Ohm (una per ciascuna colonna BT ed una per il nucleo
magnetico).
apparecchiatura di controllo con visualizzazione della temperatura delle tre fasi e del nucleo
magnetico, fornita come parte staccata da installare sul quadro.
La prima soglia della centralina termometrica di ciascuna macchina provvederà ad attivare l’impianto di
estrazione dell’aria, la seconda provvederà allo sgancio dalla rete della macchina stessa.
4.4.11
Sequenza energizzazione trasformatori MT/BT
La norma CEI 0-16 prescrive e definisce i criteri e le modalità per la connessione degli utenti attivi e
passivi. Queste prescrizioni si applicano in modo specifico agli allacciamenti alla rete MT a tensione
nominale di 15kV e 20kV.
Il Distributore, all’atto della richiesta di connessione, deve comunicare il limite alla potenza massima
del singolo trasformatore e/o di più trasformatori in parallelo sulla stessa sbarra BT riferita alle tensioni
di cortocircuito tipiche riportate nella Norma CEI EN 60076-5 (ucc = 6% per trasformatori con potenza
nominale maggiore di 630kVA), che l’Utente può installare nel proprio impianto al fine di evitare
l’intervento della protezione di massima corrente installata sulla linea MT che lo alimenta in caso di
cortocircuito sulle sbarre BT del trasformatore. Tale limite alla potenza massima (comunicato dal
Distributore) non deve essere generalmente inferiore a 2000kVA (reti a 20 kV) e 1600kVA (reti a 15
kV).
Oltre ai limiti sulle sezioni dei trasformazione MT/BT la norma CEI 0-16 prescrive i limiti
sull’energizzazione contemporanea dei trasformatori installati.
L’Utente non può installare trasformatori per una potenza complessiva superiore a tre volte i limiti
indicati precedentemente per ciascun livello di tensione, anche se con sbarre BT separate. In caso di
installazione di trasformatori di potenza complessiva eccedente la predetta potenza limite, si devono
prevedere nel proprio impianto opportuni dispositivi al fine di evitare la contemporanea energizzazione
di quei trasformatori che determinano il superamento delle limitazioni suddette. Tali dispositivi devono
intervenire in caso di mancanza di tensione superiore a 5s e provvedere alla rienergizzazione dei
trasformatori secondo quantità complessive non superiori ai limiti sopra determinati, con tempi di
rientro intervallati di almeno 1s.
Al mancare della rete si apriranno indipendentemente tutti gli interruttori di partenze dei vari
trasformatori, per poi essere richiusi sequenzialmente in automatico tramite il sistema di supervisione.
4.5
RIFASAMENTO
Il rifasamento previsto è di tipo misto, con installazione di rifasatore fisso per i trasformatori e con
l’installazione di quadri di rifasamento automatici sulle diverse barrature del quadro generale di
fabbricato.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 34 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
I trasformatori avranno un sistema fisso di rifasamento in cassetta metallica completa di sezionatore e
fusibili di protezione;
4.6
QUADRI ELETTRICI
4.6.1
Power center
Il quadro elettrico generale di bassa tensione ed il quadro elettrico generale fabbricato per le diverse
barrature saranno del tipo Power center realizzati in forma 3b, ed equipaggiati con interruttori di tipo
aperto o scatolato installati su basi estraibili.
Tutti gli interruttori installati su questi quadri saranno del tipo estraibile e motorizzato completi di bobine
di chiusura ed apertura, di contatti di stato e di scattato relé per il completo interfacciamento con il
sistema di supervisione e telecontrollo dell’impianto. Inoltre gli interruttori saranno equipaggiati con relé
di protezione di tipo elettronico
4.6.2
Quadri elettrici di distribuzione principale
I quadri elettrici principali di distribuzione saranno realizzati in forma 2, ed equipaggiati con interruttori
di tipo aperto o scatolato installati su basi estraibili.
I quadri da realizzare con questa tipologia saranno i quadri di zona posti ai vari piani.
Il quadro adottato per la distribuzione principale sarà generalmente in lamiera di acciaio 20/10mm
autoportante verniciata con smalto a polveri epossidiche previo trattamento di sgrassaggio,
decappaggio e fosfatizzazione.
Sarà dotato di sportello anteriore esterno (telaio in acciaio e schermo in cristallo) apribile a cerniera del
tipo invisibile e chiusura a chiave
Dovranno essere dotati di pannelli anteriori chiusi a mezzo di viti per la copertura delle parti in
tensione, e dotati di asolature per l'azionamento delle apparecchiature.
Le apparecchiature saranno dotate di targhette serigrafate per l'identificazione dell'utenza. Le
morsettiere di ingresso e i morsetti dell'interruttore generale dovranno avere schermi con protezione IP
4X.
4.6.3
Quadri elettrici di distribuzione secondaria
Il quadro adottato per la distribuzione sarà generalmente in lamiera di acciaio 20/10mm autoportante
verniciata con smalto a polveri epossidiche previo trattamento di sgrassaggio, decappaggio e
fosfatizzazione.
Sarà dotato di sportello anteriore esterno (telaio in acciaio e schermo in cristallo) apribile a cerniera del
tipo invisibile e chiusura a chiave
Dovranno essere dotati di pannelli anteriori chiusi a mezzo di viti per la copertura delle parti in
tensione, e dotati di asolature per l'azionamento delle apparecchiature.
Le apparecchiature saranno dotate di targhette serigrafate per l'identificazione dell'utenza.
Le morsettiere di ingresso e i morsetti dell'interruttore generale dovranno avere schermi con protezione
IP 4X.
I conduttori di collegamento tra la barra collettrice a valle dell'interruttore generale e gli interruttori
derivati e tra questi e le morsettiere di uscita dovranno avere le seguenti sezioni minime:
6 mm² per interruttori fino a 25A:
un calibro superiore a quello della linea in uscita corrispondente per quelli superiori.
Il tipo di installazione, ( es. incasso, sporgente, ecc.) sarà stabilito in accordo alla destinazione d'uso
del locale, alle dimensioni del quadro stesso e alle richieste della D.L., per i quadri ad incasso dovrà
essere prevista una cornice coprifilo.
Tutti gli interruttori saranno provvisti di contatto ausiliario di scattato relé, in ogni quadro, cumulativo
per sezione (Normale, Privilegiata e UPS) rendendo disponibile in morsetteria un contatto pulito per la
supervisione; gli interruttori dei circuiti di sicurezza saranno provvisti anche di contatto ausiliario di
stato e saranno distinti come segnalazione dai circuiti normali.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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TECNOPOLO BOLOGNA
Tutti i comandi di accensione saranno eseguiti da supervisione e potranno essere associati ad ogni
singolo circuito.
Tutti i circuiti saranno protetti, per gruppi, con protezione di tipo differenziale ad alta sensibilità.
Nella scelta degli, interruttori si è tenuto conto anche della necessità di garantire la selettività
termomagnetica tra i vari interruttori in cascata, in modo da limitare l’intervento per corto circuito solo
all’interruttore a protezione della linea stessa; questo è stato possibile utilizzando interruttori scatolati
con relé termomagnetici di tipo elettronico e verificando il coordinamento selettivo anche con gli
interruttori con relé non elettronico o magnetotermici modulari.
Anche nella scelta delle protezioni differenziali si è cercato di garantire la completa selettività tra relé
regolabili in tempo e corrente, tra questi ed interruttori selettivi e tra questi e quelli istantanei a
protezione dei circuiti terminali.
Il grado di protezione dovrà essere non inferiore a IP4X (IP55 per i quadri al servizio degli impianti
meccanici); potranno essere utilizzati anche quadri con carpenteria in resina che garantiranno un
grado di protezione non inferiore a IP 55.
Per tutti i quadri in copertura prevedere una tettoia coibentata di protezione per i quadri elettrici di
smistamento estrattori/UTA con pannelli sandwich.
Circuitalmente le singole sottosale saranno gestibili in modo separato sia per l’impianto di illuminazione
sia per quello di distribuzione f.e.m. agli stand.
Per ogni sala la linea di alimentazione dell’impianto luce e f.e.m. sarà diversa da quella riservata alla
regie audio-video e traduzione simultanea, per evitare che i disturbi sulla rete sporchino il segnale
audio.
E’ previsto un sistema di automazione per gli interscambi di barratura sui quadri principali, garantendo
un elevato livello di continuità sul servizio elettrico, alimentato da linee in doppio radiale.
4.7
DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PRINCIPALE
La distribuzione dell’energia sarà realizzate utilizzando la linea in cavo di media tensione chiuso tra le
seguenti cabine:
Cabina di commutazione (A0) – Cabina polo tecnologico (A1) – Cabina edifici F2 e condominiale (A2)
– Cabina edifici F1 e C1 (A3).
Per la realizzazione degli edifici futuri si prevede di aprire tale anello inserendo le nuove cabine in
entra-esci.
Dalle cabine di trasformazione la distribuzione BT verso i locali generali di edificio (power center) sarà
realizzata in blindo compatto in alluminio di adeguato amperaggio.
Tutti i quadri di bassa tensione del polo tecnologico previsti nel presente appalto saranno alimentati
dall’anello MT a valle del quadro di commutazione e pertanto le relative sezioni saranno di tipo
privilegiato.
Ogni edificio sarà dotato di UPS dedicati per l’alimentazione delle utenze in continuità.
I quadri di piano saranno alimentati da entrambe le sezioni con linee dedicate derivate dal quadro
elettrico generale di edificio.
4.8
DISTRIBUZIONE DI ENERGIA PER LUCE E F.E.M. SECONDARIA
La distribuzione di energia per l’alimentazione dei sottoquadri, per le dorsali luce e prese, sarà
realizzata con utilizzo di:
Cavi multipolari isolati in gomma a bassissima emissione di gas tossici e corrosivi tipo FG7(O)M1 se
posati:
In canali forati senza coperchio in acciaio zincato sendzimir all’interno dei controsoffitti nelle zone
interne;
In canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo nelle zone esterne;
Cavi unipolari isolati in PVC a bassissima emissione di gas tossici e corrosivi tipo N07G9-K se posati:
Tubazioni in PVC incassate;
Tubazioni in PVC rigide installate in vista;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Il grado di protezione minimo sarà IP55 per i locali tecnici e IP40 per le zone al di sopra dei
controsoffitti;
Note distribuzione generale:
In corrispondenza dei giunti sismici strutturali, nelle passerelle e nei canali dell'impianto di
illuminazione, F.E.M. e speciali si dovranno prevedere elementi flessibili e staffe tali da
garantire spostamenti trasversali e longitudinali accettabili.
All'interno dei canali e passerelle i singoli circuiti dovranno essere identificati mediante
cartellini in arrivo, in partenza e lungo il percorso con una interdistanza di non più di 20m e
sempre in corrispondenza delle derivazioni e dei pozzetti. Per la formazione dei cavi PE
dovrà essere utilizzato cavo a doppio isolamento FG7OM1; i cavi PE e N a doppio
isolamento dovranno riportare fascette o nastrature di identificazione ogni 20m, dentro i
pozzetti e in corrispondenza delle derivazioni.
4.8.1
Cavidotti principali
I cavidotti, necessari per la realizzazione dell’impianto elettrico di distribuzione, completamente
sfilabile, saranno costituiti, in relazione alle condizioni di posa, come appresso indicato:
per i percorsi realizzati in vista, principalmente passerelle o canale metallico, tubazioni in
ferro zincato o in PVC filettabile, dovranno essere completi delle mensole di sostegno in
ferro zincato fissati con tasselli ad espansione o direttamente murate o ancorate stabilmente
attraverso morsetti di serraggio alle strutture metalliche;
per i tratti realizzati incassati si dovranno utilizzare idonee tubazioni flessibili corrugate di
PVC del tipo autoestinguente;
per i tratti realizzati interrati si dovranno utilizzare tubi di PVC pesante, posate in apposito
scavo con letto di sabbia e copertura sul tubo con malta di cemento, con il posizionamento di
pozzetti rompitratta sulle tirate rettilinee di notevole lunghezza, sulle deviazioni, sulle
derivazioni e alla base del sostegno di illuminazione esterna da alimentare dove saranno
realizzati i collegamenti.
Sia le tubazioni che i canali dovranno essere provviste del marchio IMQ.
Saranno realizzati cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto
di vista esecutivo sia da quello funzionale, infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per energia,
luce, telefono, ausiliari, ecc...
Non dovranno mai essere realizzati cavidotti comuni per sistemi di tensione diverse.
A tale scopo saranno utilizzati idonei setti divisori da porre nei canali principali, così da creare
scomparti fisicamente distinti per i vari impianti a tensione diversa.
Le tubazioni e i canali impiegati nella realizzazione dell'impianto dovranno essere conformi alle norme
richiamate.
In particolare per le singole pose ci si dovrà attenere a quanto segue:
4.8.2
Impianto incassato sotto traccia
L'impianto incassato sotto traccia sarà utilizzato per i locali:
a)
servizi igienici;
b)
ovunque le strutture edili lo permettano.
I cavidotti incassati in traccia sotto intonaco o sotto pavimento, saranno costituiti da tubazioni corrugate
flessibili di PVC autoestinguente.
Le tubazioni predette si attesteranno a cassette di derivazione da incasso del tipo in PVC pesante
autoestinguente complete di coperchio in PVC bloccato con viti.
Le cassette da incasso saranno installate in modo da avere il coperchio a filo dell'intonaco.
Durante la esecuzione dei lavori, si porrà particolare attenzione all'innesto dei cavidotti che si attestano
alle cassette , ai quadri, in modo che questi siano tagliati a filo interno onde non danneggiare la guaina
isolante dei conduttori durante le operazioni di infilaggio.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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TECNOPOLO BOLOGNA
Tali apparecchi dovranno essere contenuti in idonee cassette da incasso e supportati da apposita
staffa con bloccaggio a vite alla cassetta stessa, e coperti da apposita placca di materiale plastico
bloccata anch'essa alla cassetta a mezzo di idoneo sistema ad incastro o con viti.
Gli apparecchi di comando, serie civile, quali interruttori, commutatori, pulsanti, invertitori, nonché le
prese ed i corpi illuminanti interni ed esterni, saranno dotati del Marchio di Qualità I.M.Q..
Il tubo sarà provvisto del marchio I.M.Q.
Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di
vista esecutivo sia da quello funzionale.
Infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA, LUCE, TELEFONO, AUSILIARI, ecc..
Non saranno mai realizzati cavidotti comuni per sistemi a tensioni diverse.
In presenza di luoghi MARCI, tutti i componenti elettrici da incasso devono essere di materiale
resistente alla prova del filo incandescente a 550°C.
4.8.3
Impianto in vista IP4X
L'impianto in vista con grado di protezione minimo IP4X sarà utilizzato principalmente all’interno dei
controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti e quindi per i locali:
a)
zone comuni;
b)
uffici;
c)in genere dove è presente controsoffitto;
I cavidotti realizzati in vista, utilizzeranno principalmente tubazioni di PVC autoestinguente di tipo rigido
o flessibile serie pesante e canali forati metallici o a filo.
Le tubazioni predette si attesteranno a cassette di derivazione in vista del tipo in PVC pesante
autoestinguente complete di coperchio in PVC bloccato con viti.
Il collegamento fra cassetta e tubazione sarà realizzato con opportuni raccordi in PVC
autoestinguente.
Per le derivazioni, da eseguire dal predetto canale, le scatole e le cassette potranno essere fissate alla
canaletta stessa, oppure alla parete e sarà eseguito un doppio collegamento fra canaletta e scatola
allo scopo di realizzare un entra/esci, per la realizzazione delle giunzioni e derivazioni esclusivamente
all'interno delle scatole.
Tutti i componenti avranno grado di protezione minimo IP4X.
Sia il tubo che il canale saranno provvisti del marchio I.M.Q.
Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di
vista esecutivo sia da quello funzionale.
Infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA, LUCE, TELEFONO, AUSILIARI, ecc..
Non saranno mai realizzati cavidotti comuni per sistemi a tensioni diverse. A tale scopo saranno
utilizzati idonei setti divisori da porre nel canale, così da creare scomparti fisicamente distinti per i vari
impianti a tensione diversa.
Per i luoghi MARCI tutti i componenti in vista dovranno essere di materiale resistente alla prova del filo
incandescente a 650°C ed in particolare nel caso di condutture realizzate con cavi unipolari o
multipolari sprovvisti e di conduttori di protezione contenute in tubi protettivi o canali si deve assumere
per la prova del filo incandescente 850°C; ne deriva quindi che per tutti i canali o tubi in PVC installati
all’interno dei controsoffitti il grado di protezione minimo dovrà essere IP4X e per la prova del filo
incandescente si dovrà assumere 850°C nel caso in cui verranno utilizzati esclusivamente conduttori
unipolari del tipo N07G9-K.
4.8.4
Impianto in vista IP44/IP55
L'impianto in vista con grado di protezione minimo IP44 sarà utilizzato principalmente per i locali:
a)
locali tecnici;
b)
esterno;
c)Laboratori;
I cavidotti realizzati in vista, utilizzeranno principalmente tubazioni di PVC autoestinguente di tipo rigido
o flessibile serie pesante, tubazioni metalliche in acciaio zincato e canali forati metallici.
Le tubazioni predette si attesteranno a cassette di derivazione in vista del tipo in PVC pesante
autoestinguente o in alluminio complete di coperchio bloccato con viti.
Il collegamento fra cassetta e tubazione sarà realizzato con opportuni raccordi.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Per le derivazioni, da eseguire dal predetto canale, le scatole e le cassette potranno essere fissate alla
canaletta stessa, oppure alla parete e sarà eseguito un doppio collegamento fra canaletta e scatola
allo scopo di realizzare un entra/esci, per la realizzazione delle giunzioni e derivazioni esclusivamente
all'interno delle scatole.
Gli apparecchi di comando e le prese dovranno essere contenuti in idonee cassette in vista e
supportati da apposita staffa con bloccaggio a vite alla cassetta stessa, e coperti da apposita placca di
materiale plastico con membrana di silicone, bloccata anch'essa alla cassetta con viti.
Gli apparecchi di comando, serie civile, quali interruttori, commutatori, pulsanti, invertitori, nonché le
prese ed i corpi illuminanti interni ed esterni, saranno dotati del Marchio di Qualità I.M.Q..
Gli apparecchi di comando e di utilizzo della serie industriale quali interruttori a bordo macchina,
sezionatori, prese interbloccate oltre al Marchio di Qualità saranno rispondenti ai requisiti richiesti dalla
normativa C.E.E. e avranno l'involucro in materiale plastico autoestinguente.
Tutti i componenti avranno grado di protezione minimo IP44/55.
Sia il tubo che il canale saranno provvisti del marchio I.M.Q.
Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di
vista esecutivo sia da quello funzionale.
Infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA, LUCE, TELEFONO, AUSILIARI, ecc..
Non saranno mai realizzati cavidotti comuni per sistemi a tensioni diverse. A tale scopo saranno
utilizzati idonei setti divisori da porre nel canale, così da creare scomparti fisicamente distinti per i vari
impianti a tensione diversa.
Per i luoghi MARCI tutti i componenti in vista dovranno essere di materiale resistente alla prova del filo
incandescente a 650°C ed in particolare nel caso di condutture realizzate con cavi unipolari o
multipolari sprovvisti e di conduttori di protezione contenute in tubi protettivi o canali si deve assumere
per la prova del filo incandescente 850°C; ne deriva quindi che per tutti i canali o tubi in PVC installati
all’interno dei controsoffitti il grado di protezione minimo dovrà essere IP4X e per la prova del filo
incandescente si dovrà assumere 850°C nel caso in cui verranno utilizzati esclusivamente conduttori
unipolari del tipo N07G9-K.
4.8.5
Cavi di energia
Le linee di alimentazione delle varie utenze saranno costituite principalmente da cavi multipolari di
rame non propaganti la fiamma e l’incendio e a bassissima emissione di fumi e gas tossici e corrosivi
LSOH.
Saranno utilizzati cavi multipolari per sezioni fino a 16mm² ed unipolari per sezioni superiori.
Per le linee con grosse portate si adotteranno cavi unipolari in parallelo su ogni fase con una sezione
massima di ogni conduttore di 300mm².
Qualora si utilizzino cavi unipolari si predisporrà l’interlacciamento degli stessi al fine di limitare l’effetto
delle mutue induzioni ed il riscaldamento delle parti metalliche a contatto con i cavi.
Per le dorsali luce sarà adottata la sezione minima di 2,5mm².
Per le dorsali prese sarà adottata la sezione minima di 4mm².
Per la realizzazione dei collegamenti ai singoli utilizzatori derivati dalle dorsali si adotterà cavo
multipolare nelle seguenti sezioni minime:
1)
Punti luce o prese luce sez. 1,5mm²;
2)
Punti prese f.e.m. sez. 2,5mm²;
Conformemente a quanto specificato nelle Norme per i cavi di alimentazione saranno utilizzati i
seguenti colori:
Colore
Nero
Marrone
Grigio
Azzurro
Giallo/verde
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
Conduttore
Fase
Fase
Fase
Neutro
Terra
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TECNOPOLO BOLOGNA
Per i restanti conduttori di sistemi ausiliari, di regolazione e sicurezza si utilizzeranno cavi di pari
caratteristiche cavi multicoppie dove ogni singolo conduttore è già numerato.
Le giunzioni fra i vari conduttori saranno eseguite esclusivamente all’interno delle scatole di
derivazione o con morsetti a cappuccio isolante o con morsetti fissati sul fondo delle scatole stesse e
comunque con grado di protezione IP20.
I conduttori che faranno capo a quadri ed apparecchiature si attesteranno ai morsetti predisposti sulla
apparecchiatura stessa, e dovranno essere marcati singolarmente, come pure i morsetti sui quadri,
allo scopo di identificare esattamente il circuito o l’utenza che servono.
I conduttori sulla guaina isolanti riporteranno il Marchio di Qualità IMQ
Le tipologie dei cavi saranno scelte in relazione ai locali attraversati ed in particolare:
Se posati in canale saranno utilizzati cavi uni/multipolari tipo FG7(O)M1 0,6/1kV, del tipo non
propagante l’incendio e la fiamma ed a bassissima emissione di fumi e gas tossici e corrosivi
LSOH ( tipo FTG10OM1 come cavi resistenti al fuoco per i servizi di sicurezza);
Se posati in tubazione cavi unipolari tipo FM9, del tipo non propagante l’incendio e la fiamma
ed a bassissima emissione di fumi e gas tossici;
Se posati in tubazioni interrate esterne saranno utilizzati cavi uni/multipolari tipo FG7(O)R
0,6/1kV, del tipo non propagante l’incendio e la fiamma.
Tutte le linee elettriche posate dovranno essere dotate di cartellini identificatori recanti il nome del
circuito di appartenenza. Tali cartellini dovranno essere dislocati ogni 20m lungo tutta la lunghezza
della tratta della linea in oggetto.
Il calcolo delle linee elettriche è stato effettuato per via informatica tramite software specifici e i fattori di
correzione per fascio o strato sono stati calcolati supponendo che i fasci siano costituiti da cavi simili e
uniformemente caricati. Un gruppo è considerato di cavi simili quando il calcolo della portata per tutti i
cavi è basato sulla stessa temperatura massima permissibile di esercizio e quando la variazione della
sezione dei conduttori risulta compresa entro tre sezioni adiacenti unificate. Nel qual caso all’interno
della stessa canalizzazione fossero presenti cavi con sezioni nominale non comprese entro tre sezioni
adiacenti unificate, onde evitare di applicare coefficienti di riduzione troppo stringerti si è optato per
installare all’interno di suddetti canali setti separatori in modo da creare una separazione fisica.
4.8.6
Barriere tagliafuoco
Tutti gli attraversamenti di solai e pareti tagliafuoco dovranno essere isolati con materiali atti ad
impedire la propagazione della fiamma da un lato all'altro dell'attraversamento o meglio atti a garantire
il mantenimento delle caratteristiche REI della struttura, secondo una delle seguenti soluzioni:
attraversamento con tubazioni: ai due lati della parete la conduttura (tubazione) andrà
interrotta con scatole che, dopo la posa dei conduttori, andranno riempite con materiale
intumescente adeguatamente compattato (l’intervento di tamponatura REI non è richiesto
nel caso di attraversamento di un solo tubo con diametro < 30mm);
attraversamento con canale: nel punto di attraversamento la canala, dopo la posa dei
conduttori, andrà riempita con materiale come sopra adeguatamente compattato, ed il foro
andrà chiuso e riquadrato attorno ai canali utilizzando idonei pannelli, mattoncini
intumescenti ed espandenti;
attraversamento con cavo: il foro di passaggio andrà richiuso a perfetta tenuta con materiale
come sopra adeguatamente compattato ed eventualmente trattenuto con piccola
cassaforma in lamiera.
In corrispondenza dei cavedi, anche se tra un solaio e l’altro non vengono oltrepassati dei
compartimenti, dovranno essere realizzate comunque delle barriere tagliafuoco ad ogni piano.
Ogni barriera dovrà essere certificata ed identificata con apposito cartello metallico riportante le
caratteristiche necessarie, a riguardo dei prodotti utilizzati e delle modalità di posa.
4.9
IMPIANTO DI MESSA A TERRA
L’impianto di messa a terra prevede l’utilizzo dei dispersori naturali costituiti dai plinti di fondazione dei
pilastri, per le quali sono previste idonee connessioni e legature in conformità alla norma CEI 64-12,
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 40 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
predisponendo sull’esterno del getto di calcestruzzo le opportune piastre di collegamento agli impianti
di messa a terra interni.
La trave di fondazione che collega i pilastri fra loro, realizzata con le stesse modalità sopra citate,
provvederà alla equalizzazione del potenziale dei vari pilastri.
Inoltre sarà previsto un anello di terra perimetrale costituito da una corda di rame nuda posata
direttamente nel terreno che correndo tutto attorno al fabbricato andrà a collegare i ferri di armatura .
Per la cabina di trasformazione è stata inoltre realizzata una rete di terra autonoma collegata con
l’impianto generale di terra.
La sezione del conduttore di terra sarà coordinato con il valore della corrente di guasto dell’impianto in
MT; dall’Allegato della Norma CEI 99-3.
Per il collegamento del centro stella al collettore di cabina si rispetterà la sezione utilizzata per il
conduttore di neutro.
Dimensioni trasversali minime per la protezione meccanica e contro la corrosione come previsto dalle
norme CEI 64-8 e CEI 99-3 come di seguito riportato.
Sezioni minime dei conduttori di terra
Caratteristiche di posa del conduttore
Protetto dalla corrosione ma non meccanicamente
Non protetto contro la corrosione
Sezione minima
[mm²]
16(Cu)
16(Fe)
25(Cu)
50(Fe)
Sezioni minime dei conduttori di protezione
Sezione del conduttore di fase S
Sezione minima corrispondente del conduttore di
protezione Sp
[mm²]
[mm²]
S ≤ 16
Sp = S
16 < S ≤ 35
16
S >35
Sp = S/2
- I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del
conduttore di fase. in caso contrario, la sezione del conduttore di protezione deve essere determinata in
modo da avere conduttanza equivalente.
- Quando il conduttore di protezione non fa parte della stessa conduttura dei conduttori di fase, la sua
sezione deve essere deve essere minore di:
2,5mm² se è prevista una protezione meccanica;
4mm² se non è prevista un a protezione meccanica
- Quando la sezione ricavabile dalla relazione Sp=S/2 non risulta valore unificato è ammesso adottare la
sezione unificata più prossima a quella calcolata;
- Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori, si deve far riferimento al
conduttore di fase di sezione più elevata
In realtà date le notevoli distanze in gioco, che hanno determinato un sovradimensionamento delle
linee più per la caduta di tensione che per la portata effettiva, sono state fatte verifiche dimensionali dei
conduttori di protezione seguendo la formula:
I 2t
S=
K
dove:
I =
K=
t =
S=
valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore [A];
fattore dipendente dal tipo di conduttore (Cu o Al) (deducibile dalla CEI 64-8);
tempo di intervento dei dispositivi di protezione [s];
sezione del conduttore [mm²];
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 41 DI 66
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Questo permetterà di ridurre notevolmente la sezione del PE rispetto ai valori dedotti dalla tabella
precedente.
4.10
IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE ORDINARIA
4.10.1
Premessa
Il fabbricato oggetto del presente appalto è stato dotato di un impianto di illuminazione ordinaria che
risponde a tutte le normative in vigore e che si compone come di seguito descritto.
4.10.2
Dati di progetto
La continua e crescente richiesta di un ambiente con elevata qualità, unita al sempre maggior tempo
trascorso dall’uomo in ambienti “chiusi”, comporta la necessità di creare un microclima interno in grado
di soddisfare le esigenze degli occupanti.
In particolare sotto l’aspetto dell’illuminazione ciò comporta la necessità di assicurare adeguate
condizioni visive, realizzando condizioni di comfort visuale nei riguardi dell’ambiente occupato. Il
controllo energetico ed ambientale delle soluzioni adottate costituisce inoltre un aspetto della
progettazione dal quale al giorno d’oggi non è ormai più possibile prescindere.
Il presente progetto illuminotecnico è volto a studiare e risolvere i problemi relativi all’illuminazione,
nell’ottica di assicurare all’uomo adeguate condizioni visive. In particolare in un ambiente interno
l’illuminazione sarà tale da garantire l’espletamento dei compiti visivi svolti e realizzare condizioni di
comfort visuale.
Tali requisiti sono soddisfatti se tutti gli elementi interni possono essere distinti chiaramente senza
difficoltà ed i compiti svolti senza sforzo.
Il presente progetto illuminotecnico si pone come obiettivo l’identificazione del tipo, del numero, della
potenza e della distribuzione dei corpi illuminanti necessari per ottenere sulle diverse zone del compito
visivo un livello di illuminamento prestabilito e realizzare condizioni di comfort visuale in relazione alle
attività che devono svolgersi nell’area da illuminare. Il calcolo illuminotecnico sarà condotto per via
informatica tramite l’ausilio di software specifici; comunque in questo capitolo si mettono in evidenza i
requisiti fondamentali che vengono analizzati per realizzare il progetto dell’impianto di illuminazione.
4.10.3
Scelte progettuali
Per la realizzazione dell’impianto di illuminazione, è stato essenziale, oltre al valore di illuminamento
richiesto dalla norma UNI EN 12464-1, soddisfare le esigenze qualitative e quantitative.
I principali parametri da valutare in fase di progettazione e che caratterizzano un ambiente sono:
distribuzione delle luminanze;
illuminamento;
abbagliamento;
direzione della luce;
resa dei colori e colore apparente della luce;
sfarfallamento;
luce diurna.
La progettazione si è prefissata, come scopo primario, quello di garantire in ogni ambiente il giusto
livello di illuminamento. I valori di illuminamento da adottare sono stati scelti in relazione al tipo e alla
durata dell’attività prevista nell’ambiente preso in considerazione (cap. 5 norma UNI EN 12464-1) e
sono influenzati dal potere di assorbimento e di riflessione del flusso luminoso da parte dei materiali
presenti nell’ambiente e dal loro colore.
Nella scelta del sistema di illuminazione, specialmente nei locali destinati ad attività particolari, si è
tenuto conto del fatto che tutte le fonti luminose alterano il reale colore degli oggetti.
Un altro aspetto fondamentale di cui si è tenuto conto nell’eseguire i calcoli illuminotecnici è stato
quello di scegliere sistemi di illuminazione (diretta, indiretta, mista ecc\) tali da garantire valori di
luminanze e contrasti né troppo elevati che sono causa di abbagliamento e affaticamento né troppo
bassi che rendono l’ambiente monotono e poco stimolante.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Altri fattori, non meno importanti, che sono stati attentamente valutati sono l’abbagliamento molesto
che dovrà risultare minore a quanto previsto dalla normativa UNI EN 12464-1, la direzionalità
dell’illuminazione che non sarà né troppo accentuata per non produrre ombre dure, né troppo diffusa
per non rendere monotono l’ambiente, il minor sfarfallamento possibile che è causa di effetti fisiologici
quali, per esempio, cefalee e un’uniformità sulla zona del compito visivo e delle zone immediatamente
circostanti che non dovrà mai essere inferiore ai valori forniti dal prospetto 1.
Prospetto 1 Rapporto tra illuminamenti e uniformità nelle zone immediatamente circostanti e nelle
zone del compito
Illuminamento del compito
Illuminamento delle zone circostanti
[lx]
[lx]
b)
c)
d)
e)
≥750
500
500
300
300
200
200
150
150
Ecompito
100
Ecompito
≤50
Ecompito
Per ottenere quindi, quanto prefissato precedentemente, si sono valutati attentamente alcuni parametri
caratteristici dei locali e fatte delle scelte che di seguito riportiamo:
a)
Valutazione della reale destinazione d’uso di ogni singolo locale, se questo è un ufficio
oppure un archivio o una sala riunioni e così via. Una volta stabilito quali sono le funzionalità di ogni
locale si è verificato se all’interno di esso vi si utilizzano attrezzature che richiedono un certo livello di
comfort visivo quali possono essere dei videoterminali. Un importanza notevole, negli uffici con
videoterminali, la riveste anche il tipo di software che si utilizza durante la normale attività lavorativa;
infatti se durante l’arco della giornata per la maggior parte del tempo si utilizzano software a contrasto
positivo (es. pacchetto Office) si potranno scegliere apparecchi illuminanti con limiti di luminanza più
elevati mentre se si utilizzano software a contrasto negativo (es. postazioni cad) si dovranno scegliere
apparecchi illuminanti con limiti di luminanza più contenuti, tutti però con valori comunque entro i limiti
posti dalle norma UNI EN 12464-1 (vedi prospetto 2). Queste prime valutazioni permettono così di
inquadrare ogni singolo locale a livello normativo (cap. 5 norma UNI EN 12464-1) e assegnargli dei
requisiti minimi di illuminamento e comfort.
Valutazione in maniera più puntuale e precisa possibile dei reali fattori di riflessione delle parete
nonché del soffitto e del pavimento del locale in esame che influiscono notevolmente sulla
distribuzione delle luminanze;
Individuazione chiara, dove possibile, della zona del compito visivo (Task area), dell’altezza del piano
di lavoro e della sua eventuale inclinazione, in modo da concentrare l’illuminazione e quindi i livelli di
illuminamento necessari solo in quel punto evitando inutili sprechi energetici e quindi economici;
Individuazione chiara, dove possibile, delle zone circostanti al compito visivo;
Valutazione del fattore di manutenzione generale determinato in base alle caratteristiche della
lampada, dell’alimentatore, dell’apparecchio di illuminazione, dell’ambiente circostante e dal
programma di manutenzione. In particolare per ogni tipologia di ambiente si preparerà un programma
di manutenzione completo che comprenda la frequenza del ricambio delle lampade, gli intervalli di
pulizia degli apparecchi di illuminazione, del locale ed il metodo di pulizia più adeguato;
Considerato l’impossibilità nella fase progettuale di conoscere la reale disposizione di ogni singolo
posto operatore e quindi l’individuazione precisa delle varie zone del compito visivo e comunque per
garantire un’estrema flessibilità degli spazi, si è optato in alcuni casi, nell’eseguire i calcoli
illuminotecnici, di considerare tutta l’area del locale in oggetto, esclusa un porzione perimetrale, come
zona del compito visivo.
Questo come detto consente una notevole flessibilità delle varie postazioni di lavoro la cui posizione
non sarà mai vincolata all’illuminazione; Di contro comporta un aumento dei valori di illuminamento
medio del locale e un aumento del numero degli apparecchi illuminanti. Per ovviare ed ottimizzare il
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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conseguente maggior impiego di energia elettrica si è pensato di dotare ogni singolo apparecchi di un
reattore “intelligente” cioè in grado di essere programmato per poter erogare il flusso realmente
necessario e quindi di risparmiare a livello energetico pur garantendo sempre i valori di minimi imposti
della norma UNI EN 12464-1.
Prospetto 2 Limiti delle luminanze degli apparecchi che possono riflettersi nello schermo
Schermo ad elevata
Schermo a media
Schermo ad alta luminosità
luminosità
luminosità
-2
-2
L > 200 cd m
L ≤ 200 cd m
Caso A
(polarità positiva e normali esigenze relative
2
2
≤ 3.000 cd/m
≤ 1500 cd/m
al colore e dettagli degli elementi visualizzati,
ad esempio per uffici, luoghi di
insegnamento, ecc..)
Caso B
(polarità negativa con esigenze maggiori
2
2
riguardo a colore e dettagli degli elementi
≤ 1.500 cd/m
≤ 1000 cd/m
visualizzati come per esempio per l’ispezione
CAD a colori, ecc..)
4.11
IMPIANTO A SERVIZIO DEGLI IMPIANTI MECCANICI
Gli impianti tecnici di climatizzazione, nonché gli impianti idrici, necessitano di proprio impianto elettrico
di alimentazione di tutte le apparecchiature installate (pompe, bruciatori, CTA, estrattori, split, fan-coil,
boiler, asciugamani, termosifoni e lavandini elettrici, valvole, regolatori, termostati, ecc.), pertanto
saranno realizzati opportuni quadri di centrale, in accordo alle modalità già espresse per i quadri
elettrici di distribuzione.
Nel presente progetto sono stati previsti non solo i punti di alimentazione dei quadri elettrici e dei
quadri di regolazione ma anche i punti di intercollegamento:
tra elementi in campo e quadro elettrico di centrale tecnologica o di CTA
tra elementi in campo e quadro di regolazione
tra quadro di centrale tecnologica o di CTA e quadro di regolazione
tra termostati, sonde o regolatori ed i fan-coil.
Tutti i motori elettrici saranno provvisti di sezionatore dell'alimentazione per garantire la necessaria
sicurezza durante i lavori di manutenzione; in particolare tutti gli estrattori e tutti i ventilatori delle CTA
saranno sempre provvisti di sezionatori locali.
Per il controllo di tutte le apparecchiature di trattamento aria si è quindi ricorsi a delle centraline di
controllo a microprocessore collocate all’interno di apposito quadro; tutti i collegamenti tra le sonde ed i
sensori in campo con le centraline di controllo dovranno essere realizzate con cavi schermati posati in
cavidotti separati da quelli degli altri impianti.
Lungo i canali di areazione sarà installato un certo numero di serrande tagliafuoco che dovranno
essere collegate al sistema di rivelazione incendio ed al quadro CTA relativo.
Sulle tavole di progetto degli Impianti Elettrici ed Affini sono stati riportati tutti i punti di alimentazione di
CTA, estrattori, pompe, bruciatori, fan-coil, boiler, ecc. cioè tutti i punti che richiedono alimentazione
elettrica; non sono invece stati riportati tutti i punti relativi a sonde, termostati, ugelli motorizzati,
serrande di regolazione, serrande tagliafuoco, ecc., cioè tutti i punti che richiedono in generale solo un
collegamento di comando e segnale.
Per il posizionamento dei punti di cui sopra, sia quelli riportati sia quelli non riportati, si rimanda alle
tavole del progetto degli Impianti Meccanici.
4.12
IMPIANTO FOTOVOLTAICO
Sulla copertura dell’edificio F1 ed F2 verrà installato un impianto solare fotovoltaico per una potenza di
picco pari a 100 kw realizzato utilizzando moduli in silicio policristallino montati su struttura metallica
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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TECNOPOLO BOLOGNA
inclinata a 15° esposta a sud-ovest realizzata sulle coperture dei locali tecnici. L’impianto fotovoltaico
sarà collegato al quadro elettrico generale delle zone condominiali e sarà dotato di protezione di
interfaccia conforme alla norma CEI 0-16. Tale protezione dovrà dialogare con la PDI installata nella
centrale ESCO per gli opportuni coordinamenti tra tutti gli impianti di produzione di energia.
4.12.1
Convertitori statici CC/CA
Il sistema di condizionamento della potenza è costituito da un gruppo di conversione a commutazione
forzata operante con tecnica PWM e dotato del dispositivo per l’inseguimento del punto di massima
potenza del generatore fotovoltaico (MPPT); il convertitore ha come riferimento la tensione di rete,
senza la quale non può erogare energia, è collegato al generatore fotovoltaico per mezzo della
sezione di arrivo, che realizza la connessione al generatore fotovoltaico, e alla rete elettrica in bassa
tensione tramite il gruppo di consegna.
Il convertitore sarà dotato di doppio inseguitore MPPT in grado di gestire in modo completamente
indipendente due gruppi di stringhe.
La sezione di ingresso del convertitore DC/AC sarà dotata di sezionatore di ingresso generale per ogni
MPPT e di 3 ingressi stringa ogni inseguitore ciascuno dei quali sarà completo di fusibili onnipolari di
protezione stringa da 12A.
La sezione di ingresso dell’inverter sarà dotata di scaricatori di sovratensione per corrente continua su
ciascun ingresso MPPT.
Tra tutte le misure il sistema memorizza e visualizza la quantità di energia prodotta (cumulata)
dall’impianto e le rispettive ore di funzionamento dell’impianto.
4.12.2
Cavi elettrici e cablaggio
I cavi, sono dimensionati e concepiti in modo tale da semplificare e ridurre al minimo le operazioni di
posa in opera, con particolare riguardo al contenimento delle cadute di tensione. Queste saranno,
indicativamente, contenute entro il 2% del valore nominale.
I cavi avranno la guaina in PVC non propagante la fiamma e l'isolante in PVC o in gomma
etilenpropilenica.
La tensione nominale sarà di 0,6 / 1 kV e la tensione d'isolamento 4 kV.
I conduttori saranno di corda di rame ricotto, in accordo alle norme CEI 20-32/1980.
I cavi di collegamento dei quadri di campo con il quadro di parallelo situato nel locale quadri saranno
posati in appositi cavidotti, costituiti da canalina/tubi.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 45 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
5
IMPIANTI DI SICUREZZA
5.1
PREMESSA
Gli impianti di sicurezza previsti nel presente progetto sono:
Impianto di rivelazione incendio secondo EN54;
Impianto di diffusione sonora di evacuazione EVAC secondo EN54;
Impianto di illuminazione di sicurezza;
Impianto di rivelazione benzene e CO2 (solo nel parcheggio multipiano):
Pulsanti di sgancio;
Alimentazione pompe antincendio;
Alimentazione ascensori antincendio.
5.2
SCELTE PROGETTUALI
Di seguito riportiamo sinteticamente le principali scelte progettuali fatte per la realizzazione degli
impianti di sicurezza all’interno dei fabbricati.
Cavi elettrici del tipo a bassissima emissione di gas e fumi tossici LS0H;
Utilizzo di canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo per la distribuzione in
esterno;
Utilizzo di canali chiusi con coperchio in acciaio zincato sendzimir con setti separatori;
Tutte le tubazioni installate in vista sopra controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti saranno
del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP40.
Tutte le tubazioni installate in vista in ambienti ordinari (es. depositi) saranno del tipo in PVC
autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP55.
Tutte le tubazioni incassate nei getti di calcestruzzo saranno del tipo in PVC pieghevole
autoestinguente e autorinvenente con sonda tiracavo.
Per le tubazioni incassate ogni tipologia di impianto sarà contraddistinta da tubazioni di
colore diversificato;
Illuminazione di sicurezza ottenuta tramite l’utilizzo di quadri di alimentazione, gestione e
controllo dislocati in campo dotati di batterie tampone e da apparecchi illuminanti distinti da
quelli ordinari equipaggiati con LED per tutti i locali di gruppi 0 e 1;
Per tutti i livelli ad esclusione del livello -1 utilizzo di centrali di illuminazione di sicurezza con
tensione di alimentazione degli apparecchi di emergenza a 24Vdc;
Per il livello -1 utilizzo di una centrala di illuminazione di sicurezza con tensione di
alimentazione degli apparecchi di emergenza a 230Vdc;
Illuminazione di sicurezza ottenuta tramite l’utilizzo del 50% degli apparecchi illuminanti
utilizzati per l’illuminazione ordinaria ed alimentati dall’UPS dei medicali per tutti i locali di
gruppi 2;
Utilizzo di sistemi a tubi aspiranti per la rivelazione incendi all’interno delle centrali
tecnologiche, nei cavedi verticali e nei controsoffitti delle zone sterili;
Utilizzo di un sistema completamente digitale e certificato EN 54 per la diffusione sonora;
5.3
IMPIANTO DI RIVELAZIONE FUMI
5.3.1
Premessa
La normativa che regolamenta la realizzazione di impianti automatici di rivelazione incendi e dei
sistemi fissi manuali di segnalazione di incendio è la UNI 9795.
La presente norma prescrive i criteri per la realizzazione e l’esercizio dei sistemi fissi automatici di
rivelazione, di segnalazione manuale e di allarme incendio.
Essa si applica ai:
sistemi fissi automatici di rivelazione e di allarme di incendio, dotati di rivelatori puntiformi di
fumo e di calore, collegati o meno ad impianti di estinzione o ad altro sistema di protezione;
sistemi fissi di segnalazione manuale e di allarme di incendio;
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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destinati ad essere installati in edifici adibiti ad uso civile ed industriale.
I principi fondamentali su cui si deve basare la distribuzione dei rivelatori è indicata nei seguenti
prospetti.
Prospetto 1 Distribuzione dei rivelatori puntiformi di calore
Altezza (h) dei locali (m)
h≤6
6<h≤8
8<h≤12
Tecnologia rivelazione
Raggio di copertura [m]
Rivelatori puntiformi
4,5
4,5
NU
di calore (UNI EN 54-5)
12<h≤16
NU
NU= Non Utilizzabile
Prospetto 2 Distanze dei rivelatori puntiformi di calore
D
Distribuzione dei rivelatore di calore nei riquadri
D>0,25 (H-h)
Rivelatore in ogni riquadro
D<0,25 (H-h)
Rivelatore ogni 2 riquadri
D<0,13 (H-h)
Rivelatore ogni 3 riquadri
D = Distanza fra gli elementi sporgenti misurata da esterno a esterno (m)
H = Altezza del locale (m)
h = Altezza elemento sporgente (m)
Prospetto 3 Distribuzione dei rivelatori puntiformi di calore
Soffitti piani o con α<20° , senza elementi sporgenti
Altezza (h) dei locali (m)
h≤6
6<h≤8
8<h≤12
Tecnologia rivelazione
Raggio di copertura [m]
Rivelatori puntiformi
6,5
6,5
6,5
di fumo (UNI EN 54-7)
12<h≤16
AS
AS = Applicazioni Speciali previste in ambienti particolari dove è ipotizzabile l'utilizzo della tecnologia dei rivelatori di
fumo, solo ed esclusivamente, se l'efficacia del sistema viene dimostrata con metodi pratici quali, per esempio, quelli
riportati nel punto 8 (verifica dei sistemi) oppure mediante l'installazione di rivelatori a piani intermedi.
Prospetto 4 Distribuzione dei rivelatori puntiformi di fumo
Soffitti con α<20° , senza elementi sporgenti
Altezza (h) dei locali (m)
h≤6
6<h≤8
8<h≤12
Inclinazione
Raggio di copertura [m]
20°≤ α≤45°
7
7
7
α >45°
7,5
7,5
7,5
12<h≤16
AS
AS
AS = Applicazioni Speciali previste in ambienti particolari dove è ipotizzabile l'utilizzo della tecnologia dei rivelatori di
fumo, solo ed esclusivamente, se l'efficacia del sistema viene dimostrata con metodi pratici quali, per esempio, quelli
riportati nel punto 8 (verifica dei sistemi) oppure mediante l'installazione di rivelatori a piani intermedi.
Prospetto 5 Distanze dal soffitto (o dalla copertura) dei rivelatori puntiformi di fumo
Altezza h del
Distanza dell’elemento sensibile al fumo dal soffitto (o dalla copertura )in
locale
funzione della sua inclinazione rispetto all’orizzontale
Sorvegliato
α > 30°
α ≤ 15°
15° < α ≤ 30°
[m]
min.
max.
min.
max.
min.
max.
cm
cm
cm
cm
cm
cm
h≤6
3
20
20
30
30
50
6<h≤8
7
25
25
40
40
60
8 < h ≤ 10
10
30
30
50
50
70
10 < h ≤ 12
15
35
35
60
60
80
Prospetto 6 Distanze dei rivelatori di fumo nei riquadri
D
Distribuzione dei rivelatore di calore nei riquadri
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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D>0,25 (H-h)
D<0,25 (H-h)
D<0,13 (H-h)
Rivelatore in ogni riquadro
Rivelatore ogni 2 riquadri
Rivelatore ogni 3 riquadri
D = Distanza fra gli elementi sporgenti misurata da esterno a esterno (m)
H = Altezza del locale (m)
h = Altezza elemento sporgente (m)
L’altezza dei rivelatori puntiformi di fumo rispetto al pavimento non deve essere maggiore di 12m.
Fatto salvo il caso di altezze fino a 16 m, considerate applicazioni speciali (vedere prospetto 3).
Nei locali bassi (h < 3 m) è necessario adottare tutte le precauzioni possibili per evitare il generarsi di
allarmi a causa del fumo prodotto nelle normali condizioni ambientali (es. fumo sigarette).
Nei locali con forti correnti d’aria, per evitare falsi allarmi dovuti ad esempio a turbini di polvere, si
devono installare apposite protezioni per i rivelatori (schermi), a meno che i rivelatori siano adatti a
funzionare in tali condizioni.
Nei locali in cui si possono avere stratificazioni di fumo a distanza dalla copertura (ad es. capannoni
alti 6-7 m con copertura leggera con sensibile irraggiamento solare), i rivelatori possono installati a 2
livelli (metà a soffitto e metà ad almeno 1 m al di sotto del soffitto) sempre nei limiti del raggio di
copertura.
Le aree sorvegliate devono essere interamente tenute sotto controllo dal sistema di rivelazione.
Devono essere direttamente sorvegliate da rivelatori anche le seguenti parti, con le eccezioni di cui al
paragrafo successivo:
locali tecnici di elevatori, ascensori e montacarichi, condotti di trasporto e comunicazione,
nonché vani corsa degli elevatori, ascensori e montacarichi;
cortili interni coperti;
cunicoli, cavedi e passerelle per cavi elettrici;
condotti di condizionamento dell'aria e condotti di aerazione e di ventilazione;
spazi nascosti sopra i controsoffitti e sotto i pavimenti sopraelevati.
Possono non essere direttamente sorvegliate da rivelatori le seguenti parti qualora non contengano
sostanze infiammabili, rifiuti, materiali combustibili e cavi elettrici ad eccezione, per questi ultimi, di
quelli strettamente indispensabili all'utilizzazione delle parti medesime:
-
piccoli locali utilizzati per servizi igienici, a patto che essi non siano utilizzati per il deposito di
materiali combustibili a rifiuti.
condotti e cunicoli con sezione minore di 1m², a condizione che siano correttamente protetti
contro l'incendio e siano opportunamente compartimentati;
banchine di carico scoperte (senza tetto);
spazi nascosti, compresi quelli sopra i controsoffitti e sotto i pavimenti sopraelevati, che:
o abbiano altezza minore di 800mm
o abbiano superficie non maggiore di 100m²
o
abbiano dimensioni lineari non maggiori di 25m
o • siano totalmente rivestiti all'interno con materiale di classe A1 e A1FL secondo la UNI
EN 13501-1
o • non contengano cavi che abbiano a che fare con sistemi di emergenza (a meno che i
cavi non siano resistenti al fuoco per almeno 30min) secondo la CEI EN 50200;
vani scale compartimentati;
vani corsa di elevatori, ascensori e montacarichi purché facciano parte di un compartimento
sorvegliato dal sistema di rivelazione.
I rivelatori di fumo saranno posizionati in modo da monitorare sia quei locali uso ripostiglio o piccoli
vani tecnici sia gli spazi individuati dai controsoffitti e nei sottopavimenti e comunque secondo la norma
UNI 9795.
I rivelatori installati in spazi nascosti (sotto i pavimenti sopraelevati, sopra i controsoffitti, nei cunicoli e
nelle canalette per cavi elettrici, nelle condotte di condizionamento dell’aria, di areazione e di
ventilazione, ecc.) devono appartenere a zone distinte. Deve inoltre essere possibile individuare in
modo semplice e senza incertezze dove i rivelatori sono intervenuti. Si deve prevedere localmente una
segnalazione luminosa visibile.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Gli spazi nascosti sopra i controsoffitti e sotto i pavimenti sopraelevati (nel caso di locali con
circolazione d’aria elevata tipo CED e sale quadri) devono essere sempre direttamente sorvegliati,
qualunque sia la loro altezza e dimensione, se contengono cavi elettrici e/o reti dati e/o presentano
rischio di incendio.
Nel caso in cui tali spazi abbiano altezza non maggiore di un metro, il numero di rilevatori da installare,
calcolato secondo i normali criteri di dimensionamento sopra esposti, deve essere incrementato
secondo i coefficienti maggiorativi del seguente Prospetto 8.
Prospetto 8 Rivelatori puntiformi di fumo negli spazi nascosti (controsoffitti e pavimenti
sopraelevati) con circolazione d'aria elevata
Spazio nascosto h<1m
Coefficiente maggiorativo
Senza ripresa d’aria
2
Con ripresa d’aria
3
In detti spazi, se la loro altezza non è superiore ad 1m, il numero dei rivelatori da installare è quello
determinato secondo il punto 5.4.3. della norma UNI 9795 moltiplicato per i coefficienti riportati nel
prospetto 8; se la loro altezza è maggiore di 1 m, il numero dei rivelatori necessari deve essere
calcolato secondo quanto specificato nel punto 5.4.4.2 , cioè se si tratta di un locale.
Nel progetto in oggetto ad ogni rivelatore in vista ne corrisponde uno nel controsoffitto; in realtà dato il
valore di area a pavimento specifica sorvegliata (Amax) dal singolo rivelatore concesso dalla Norma,
l’aver considerato il rapporto 1:1 tra rivelatori in vista e quelli nel controsoffitto risulta un valore più che
sufficiente.
Nei locali in cui la circolazione d’aria risulta elevata, il numero dei rivelatori di fumo installati a soffitto, o
sotto eventuali controsoffitti, deve essere opportunamente aumentato per compensare l’eccessiva
diluizione del fumo stesso. Detto numero deve essere determinato moltiplicando quello calcolato
secondo il punto 5.4.3.4 o 5.4.3.5, per il numero indicato nel prospetto 7.
Prospetto 7 Rivelatori puntiformi di fumo in ambienti con circolazione d'aria elevata
Prodotto raggio rivelatori per il numero di
Coefficiente maggiorativo
ricambi/h
≥40
2
Se il prodotto è particolarmente elevato è necessario effettuare valutazioni specifiche che possono portare ad un
aumento dei rivelatori da installare e/o all'installazione di un sistema di rivelazione supplementare a diretta sorveglianza
dei macchinari.
Quando i rivelatori di fumo non saranno direttamente visibili (se installati nel controsoffitto o nascosti
alla vista diretta o in locali non presidiati) occorrerà provvedere all’installazione di ripetitori ottici di
allarme in posizione visibile in modo tale da poter individuare il punto in cui verrà segnalato lo stato di
allarme. L’allarme del rivelatore sarà chiaramente visibile dall’esterno grazie alla luce rossa
lampeggiante emessa dal led di bordo che coprirà un angolo di campo visivo di 360 gradi.
5.3.2
Dati di progetto
L’area sarà suddivisa in zone secondo una logica di suddivisione funzionale legata alla particolare
suddivisione funzionale degli ambienti stessi, avendo cura di rispettare la suddivisione dei
compartimenti per facilitare la diffusione dell’allarme di evacuazione alle zone del singolo
compartimento o da quelli interessati.
Il rispetto della suddivisione in zone secondo l’art. 5.2 della Norma UNI 9795 è garantito per la
rivelazione automatica in quanto ogni rivelatore è univocamente indirizzato, per cui, dalla
programmazione della centrale viene immediatamente individuato il rivelatore allarmato e la zona di
pertinenza.
Per quanto riguarda i pulsanti di allarme manuale si è rispettato il limite dei 1600m² per la singola zona
ad una distanza massima da ogni punto di 40m.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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5.3.3
Scelte progettuali
Essenzialmente, data l’assenza di grandi spazi aperti ma al contrario di tanti piccoli locali, si è deciso di
utilizzare rivelatori puntiformi di diverse caratteristiche per tutte le zone da esclusione delle aree di
difficile intervento quali zone con controsoffitti sterili, cavedi e centrali tecnologiche dove si è scelto di
utilizzare sistemi con tubi aspiranti.
Il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione, dovrà farsi carico di rendere idonei,
utilizzabili e gestibili alcuni strumenti tecnici, personalizzandoli ai fini della sicurezza all’attività
specifica; in particolare si fa riferimento a :
messaggistica tramite impianto di diffusione sonora, da azionare manualmente secondo le
procedure in essere nell’Azienda Sanitaria, per l’evacuazione dei locali e/o delle singole
zone interessate dall’allarme;
attivazione dei dispositivi ottici e acustici di allarme incendio (compresi azionamenti indiretti
di evacuatori, portoni REI ecc.), da azionare in automatico e/o manualmente per
l’evacuazione dei locali e/o delle singole zone interessate dall’allarme;
parzializzazione dell’alimentazione elettrica nelle diverse zone, mediante azionamento
manuale di interruttori di emergenza;
gestione di allarmi tecnologici vari, importanti ai fini della sicurezza (gas tecnici, impianti di
pressurizzazione antincendio, ecc.).
Il sistema comanderà a livello di singola area compartimentata, in caso di incendio:
la chiusura delle porte taglia fuoco per circoscrivere l'incendio;
la chiusura delle serrande di ventilazione;
il fermo della ventilazione per non alimentare la combustione;
l'interruzione dell'alimentazione elettrica (se necessario).
Ed inoltre attiverà:
Le targhe ottico acustiche "Allarme incendio";
Le schermate con mappe grafiche su PC;
La stampa degli eventi;
Il messaggio di evacuazione preregistrato della centrale di diffusione sonora EVAC secondo
le procedure in essere.
Infine per ottemperare a quanto richiesto dal DM 18/09/2002 sono stati previsti, nei filtri in
corrispondenza degli accessi ai reparti, appositi pannelli di visualizzazione degli allarmi relativi al
reparto e pulsanti di comando poter effettuare il sezionamento di emergenza delle alimentazioni
presenti all’interno del reparto.
5.3.4
Descrizione delle opere
L'impianto di rivelazione incendi di ogni edificio comprende i seguenti componenti principali:
centrale di rivelazione, gestione e segnalazione allarmi;
personal computer dedicato, con software applicativo;
rivelatori automatici d'incendio;
pulsanti d'allarme;
targhe ottico-acustiche;
interfacce di acquisizione e comando
alimentazioni
Il sistema di rivelazione incendio sarà del tipo analogico autoindirizzante al fine di garantire:
identificazione puntuale del rivelatore;
segnale di manutenzione sensore;
non necessità di codificare il sensore con dip switches, né con commutatori rotativi;
continuità di servizio anche in caso di taglio/c.c. di linea, tramite loop ad anello con isolatori
su tutti i dispositivi.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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-
comando porte tagliafuoco, targhe e sirene mediante relé programmabili posti in campo
direttamente nelle basi dei sensori, nelle elettroniche dei pulsanti e raccolti in opportune
interfacce di acquisizione/comando.
I componenti in campo saranno collegati in linee ad anello (loop) a due conduttori con cavi non
propaganti la fiamma secondo la Norma CEI 20-22 e resistenti al fuoco RF31-22, contenuti in canaline
con separatori o tubazioni dedicate. Andata e ritorno del loop dovranno essere in percorsi separati al
fine di evitare che un guasto sulla linea lasci il loop intero isolato.
5.3.5
Configurazione funzionale dell'impianto
Tutte le centrali saranno di tipo modulare per garantire che l'eventuale fuori servizio di un area o di un
intero loop di rivelazione non pregiudichi il buon funzionamento del resto dell'impianto. A tale scopo
ogni linea ad anello sarà alimentata e gestita da propria scheda elettronica indipendente dalle altre. Le
schede elettroniche dei loop saranno alloggiabili in una slot dedicata in centrale al fine di semplificare
le eventuali operazioni di cambio o manutenzione. Ciascuno slot di espansione della centrale dovrà
poter alloggiare una qualsiasi scheda di espansione fra quelle impiegabili in centrale. Questo al fine di
garantire una composizione della centrale flessibile ed adattabile alle esigenze d’impianto, anche
future. La centrale di rivelazione dovrà essere conforme alla norma EN54-2.
L'alimentazione di rete sarà integrata con un'alimentazione di soccorso tramite batterie al Pb, sigillate,
mantenute in carica mediante carica batterie con controllo dello stato di carica e della corrente di
carica delle stesse batterie, che entrerà in funzione automaticamente in caso di mancanza energia di
rete 220Vac 50Hz. L’alimentatore della centrale dovrà essere conforme alla norma EN54-4.
Le alimentazioni (rete + soccorso) saranno così distribuite ai fini di non appesantire la struttura
dell'impianto:
Alimentazione della centrale: alimenta la centrale stessa e le linee di rivelazione di parte del
livello -2
Alimentazione del campo: alimentano le targhe, i ripetitori, le sirene, gli elettromagneti
Le alimentazioni di campo, se attraversano più settori o compartimentazioni ed alimentano dispositivi
non autoalimentati dovranno essere realizzate con cavo resistente al fuoco per 30 min.
5.4
IMPIANTO DI DIFFUSIONE SONORA EVAC EN54
5.4.1
Premessa
I fabbricati C1, F1 ed F2, oggetto di intervento nella fase 1 saranno dotati di un impianto di diffusione
sonora finalizzato oltre che al pubblic address anche alla sicurezza ed all’evacuazione secondo la
Norma CEI 100-55 e quindi essere cablato con cavi resistenti al fuoco, alimentato da sorgente di
sicurezza ed interfacciato con la centrale di rivelazione incendio.
5.4.2
Impianto di diffusione sonora (Norma CEI 100-55)
La normativa che regolamenta la realizzazione di Sistemi Elettroacustici applicati ai servizi di
emergenza è la CEI 100-55 dell’Aprile del 1998; qui ne riportiamo i requisiti essenziali.
Tale Norma stabilisce che il sistema di diffusione sonora per l’emergenza deve diffondere messaggi
sufficientemente udibili e chiari, al fine di mettere in atto le misure idonee per la protezione delle
persone in una o più zone, all’interno degli edifici o all’aperto.
Il sistemi elettroacustico può essere utilizzato non solo per diffondere messaggi di allarme, ma anche
per altre comunicazioni sonore ordinarie per il pubblic address, le quali però avranno priorità inferiore
ai messaggi di allarme.
L’impianto deve essere diviso in zone per limitare i messaggi di allarme alle sole zone interessate
all’evacuazione.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Il sistema deve essere sempre disponibile, entrare in funzione entro 10s dal momento in cui riceve un
segnale di allarme; deve inoltre entrare in funzione 10s dal momento in cui viene alimentato
dall’alimentazione elettrica ordinaria o da sorgente secondaria di energia elettrica.
Il sistema deve essere dimensionato per poter diffondere il messaggio contemporaneamente in tutte le
zone; devono esser previsti messaggi diversi nelle differenti zone, in funzione delle procedure di
evacuazione.
Il guasto di un amplificatore o del circuito di un altoparlante non deve provocare la perdita totale del
messaggio nella zona d’altoparlante servita.
La norma individua anche la tipologia dei messaggi, per cui un segnale di attenzione deve precedere il
primo messaggio di allarme e deve durare un tempo variabile da quattro a dieci secondi; se l’intervallo
tra due messaggi d’allarme successivi supera 10s deve essere diffuso un ulteriore segnale di
attenzione.
L’intervallo di tempo tra due messaggi di allarme successivi non deve comunque superare 30 s e se si
utilizzano più segnali di attenzione, ad esempio per diversi livelli di emergenza, ogni segnale deve
essere chiaramente distinguibile dagli altri.
I messaggi devono essere brevi, chiari e se possibile, già preparati; se si utilizzano messaggi registrati,
essi devono essere conservati in forma non volatile, preferibilmente con un sistema di memorizzazione
allo stato solido, e continuamente monitorati per assicurarsi che siano disponibili.
Il messaggio registrato non deve essere alterabile o cancellabile da una sorgente esterna.
Deve essere stabilito, infine, l’ordine di priorità in cui vengono diffusi i messaggi;
Messaggi di evacuazione: la situazione di pericolo è tale da richiedere l’immediata
evacuazione delle persone;
Messaggi di allerta: la situazione è pericolosa e l’ordine di evacuazione potrebbe essere
prossimo;
Messaggi non di emergenza ma operativi, ad esempio per invitare i presenti ad eseguire una
prova di evacuazione.
Se si ricorre ad una programmazione automatica dei messaggi, deve essere comunque possibile
controllare:
I messaggi registrati;
La diffusione dei messaggi nelle diverse zone;
Le istruzioni in tempo reale, o le informazioni da dare, per mezzo dell’eventuale microfono di
emergenza.
A tale scopo, dalla centrale di controllo e di gestione dell’emergenza (ed eventualmente da uno o più
posti di controllo a distanza) deve essere possibile:
Attivare o fermare i messaggi di allarme registrati;
Selezionare il messaggio di allarme appropriato
Selezionare ed attivare/disattivare le zone d’altoparlante,
Diffondere messaggi dal vivo attraverso un eventuale microfono.
In particolare, tale microfono deve avere la massima priorità di accesso al sistema di allarme a voce,
con la possibilità di prevalere su ogni altra comunicazione.
Deve pertanto essere prevista l’esclusione manuale della programmazione automatica dei messaggi,
per consentire al personale preposto alla gestione dell’emergenza di intervenire direttamente sulla
natura dei messaggi registrati e sulla modalità della loro diffusione, in funzione del comportamento e
della percezione del rischio da parte degli occupanti dell’area da evacuare.
I segnali d’allarme ed i messaggi devono essere udibili, ed i limiti sonori forniti per i segnali di
attenzione, sono riportati in tabella B:
Tabella B- Limiti sonori per segnali di attenzione
Livello sonoro minimo
Livello sonoro minimo nelle zone dove le persone dormono (alla
testata del letto)
Livello sonoro al di sopra del rumore di disturbo in condizioni
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
65 dBA
75 dBA
da 6 dBA a 20
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ordinarie (rumore di fondo)
Livello sonoro massimo
dBA
120 dBA
Una chiara segnalazione, riportata nei posti di controllo, deve indicare:
La disponibilità del sistema
La disponibilità dell’alimentazione
Ogni condizione di guasto
Per i sistemi con più zone d’altoparlante, quali zone sono state selezionate e il modo di
operazione di ogni zona (ad es. evacuazione, oppure allarme e preselezione del microfono
di emergenza)
Dove sono previsti diversi messaggi di allarme, che dipendono dai requisiti di evacuazione,
un’indicazione deve mostrare quale messaggio è diffuso e in quale zona; questa
informazione deve essere continuamente mostrata e aggiornata.
Inoltre, devono essere chiaramente indicati i seguenti eventi, entro 100s da quando si sono
manifestati:
Mancanza dell’alimentazione ordinaria;
Mancanza dell’alimentazione di sicurezza;
Cortocircuito, sezionamento o guasto di ogni caricabatteria associato all’alimentazione
ordinaria o di sicurezza;
Intervento di qualsiasi dispositivo di protezione che possa impedire una comunicazione di
emergenza;
Guasti che impediscono il funzionamento del sistema, ad esempio a microfoni, amplificatori
o preamplificatori, al generatore dei segnali di emergenza, al circuito di un altoparlante, ecc.
Ciò comporta il monitoraggio dei principali componenti del sistema; compresi i circuiti degli altoparlanti
(sulle linee degli altoparlanti devono essere installati dispositivi in grado di verificare le funzionalità
delle linee stesse e di colloquiare con la centrale).
Ogni guasto deve attivare una singola segnalazione luminosa ed un cicalino che dia un segnale per
almeno 0,5s ogni 5s; quando tutti i guasti sono stati eliminati il cicalino può essere spento
automaticamente o manualmente.
Il corretto funzionamento dei software, installati sui microprocessori che gestiscono il sistema, deve
essere verificato da un sistema interno di autocontrollo del singolo processore, abbinato ad un
apposito circuito esterno di monitoraggio del funzionamento dei microprocessori dell’intero sistema
(circuito “watch dog”), per segnalare le loro eventuali condizioni di guasto.
Tale circuito deve poter operare correttamente anche in caso di guasto di un qualsiasi
microprocessore del sistema.
Se un microprocessore non funziona in modo corretto, il circuito di monitoraggio deve reinizializzare il
processore e riavviare il programma; se tale tentativo fallisce, il circuito deve:
Memorizzare che si è verificato un guasto, oppure
Resettare automaticamente il processore e attivare una segnalazione visiva e sonora.
Nella centrale di controllo del sistema di rivelazione di emergenza, ad esempio di rivelazione ed
allarme antincendio, devono essere segnalati da un segnale ottico e acustico:
I guasti che possono verificarsi nel collegamento tra il sistema di rivelazione di emergenza
ed il sistema di diffusione sonora;
Uno qualsiasi dei guasti che possono interessare il sistema di diffusione sonora (può essere
prevista un’unica indicazione di “sistema sonoro guasto” per tutti i suddetti guasti).
Inoltre, il sistema di diffusione sonora, una volta attivato dal sistema di rivelazione ed allarme
antincendio, deve continuare a diffondere i messaggi di allarme anche se il collegamento tra i due
viene a mancare, ad esempio a causa di un guasto o di un incendio.
Ai circuiti di alimentazione elettrica del sistema di diffusione sonora si applica la norma CEI 64-8; se
l’edificio deve essere evacuato in caso di mancanza dell’alimentazione elettrica ordinaria, una sorgente
secondaria (di sicurezza) deve alimentare il sistema di diffusione sonora per un periodo di tempo pari
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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ad almeno il doppio del tempo necessario per l’evacuazione dell’edificio, garantendo almeno 30 minuti
di funzionamento operativo.
I circuiti che collegano la sorgente secondaria al sistema sono in genere da considerare circuiti di
sicurezza.
Se l’edificio non deve essere evacuato in caso di mancanza dell’alimentazione ordinaria, la sorgente
secondaria deve alimentare il sistema di diffusione sonora per almeno 24h, oppure 6h se è disponibile
un gruppo di emergenza, garantendo almeno 30min di funzionamento operativo.
La sorgente secondaria non deve alimentare funzioni diverse da quelle di emergenza, ad esempio
musica di fondo, se questo riduce la sua capacità di funzionamento operativo al disotto dei limiti su
indicati.
Per l’alimentazione secondaria, possono essere utilizzate batterie di accumulatori.
In tal caso, il carica batteria deve assicurare entro 24h la carica delle batterie completamente scariche
fino all’80% dell’autonomia prevista.
Chi gestisce gli edifici o le aree esterne coperte dal sistema deve nominare un responsabile qualificato
(persona o impresa) che deve garantire un’adeguata manutenzione/riparazione del sistema in modo
che continui a funzionare come previsto.
La norma suggerisce almeno due ispezioni di manutenzione e di verifica del funzionamento del
sistema all’anno, condotte da persone competenti.
Istruzioni per il corretto funzionamento del sistema devono essere disponibili e facilmente consultabili
presso ogni punto di controllo del sistema stesso, preferibilmente visualizzate su schermo.
L’utilizzatore finale del sistema e/o l’impresa che effettua la manutenzione devono disporre della
seguente documentazione:
Schemi di installazione e risultati delle verifiche e delle misure effettuate nel sistema (in
particolare quelle audiometriche);
Libretto di istruzioni sul quale siano riportati le date ed i tempi di funzionamento del sistema, i
guasti, ecc;
Istruzioni per la corretta manutenzione del sistema.
Tutti i componenti del sistema devono riportare etichette con le informazioni sulla loro funzione e
caratteristiche.
5.4.3
Dati di progetto
L'impianto è stato progettato assumendo, alla base dei calcoli, i seguenti dati:
L’area sarà suddivisa in zone secondo una logica funzionale legata alla destinazione d’uso
degli ambienti stessi, avendo cura di rispettare le compartimentazioni per facilitare
l’associazione della diffusione dell’allarme di evacuazione alle zone del singolo
compartimento e/o alle zone della rivelazione incendi;
La suddivisione in zone ai fini dell’evacuazione, è stata eseguita compatibilmente con quelle
di attuazione degli avvisatori ottico acustici dell’impianto di rivelazione incendio ed allarme;
può permettere inoltre, se la centrale viene appositamente programmata, di attuare
l’evacuazione totale o quella in due fasi o quella a fasi successive, in funzione delle
caratteristiche di luoghi in oggetto, così come descritto nell’Allegato IV par. 4.4 del decreto
DM 10/03/98 (Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei
luoghi di lavoro).
5.4.4
Criteri di scelta
L'impostazione generale della progettazione degli impianti di diffusione sonora è stata rivolta al
raggiungimento di un sistema tecnologico generale di estrema affidabilità e funzionalità.
Ai fini dell’utilizzo dell’impianto per inviare messaggi si evacuazione, ai sensi del D.M. del 10/03/1998,
in merito alle procedure di allarme (art. 4.4.C) si considera la scelta di dare un allarme iniziale riservato
ai lavoratori addetti alla gestione dell’emergenza ed alla lotta antincendio, tramite le campane e gli
avvisatori ottico acustici, e successivamente inviare un messaggio preregistrato tramite l’impianto di
diffusione sonora, prevedendo di inibire il primo allarme acustico ma lasciando la parte di allarme
ottica.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Particolare importanza è stata data alla componente della funzionalità di tutte le tipologie impiantistiche
proposte, in quanto a nostro avviso, e suffragato dall'esperienza maturata nella progettazione e
realizzazione di altri edifici, in tali attività si presentano diverse problematiche dal punto di vista
acustico, “in primis “ il problema del riverbero, unito anche alla rumorosità di fondo.
Il sistema è dotato di un dispositivo, Analizzatore, che provvede al supervisionamento dello stato degli
amplificatori, linea dei diffusori, capsula e base microfonica e finali.
Un generatore di messaggi preregistrati garantirà la diffusione di messaggi di evacuazione o altro.
Infatti quando viene valutato un sistema di amplificazione, tra i diversi parametri che si possono
valutare, uno dei più importanti è “l’indice di intelligibilità”; questo indice è valutato nel contesto di un
sistema di amplificazione in ambiente chiuso, e valuta la bontà del sistema abbinato all’ambiente.
A seconda se l’ambiente ha pareti, pavimenti e soffitto molto riflettenti o poco riflettenti (e quindi un
tempo di riverbero più o meno lungo), ad un ascoltatore giungerà il suono diretto più il suono riflesso,
questo suono riflesso può essere più o meno forte; nel caso di un parlato, la presenza di riflessioni del
suono determina una peggiore comprensione delle parole.
L’intelligibilità è il parametro che giudica la facilità di comprendere un parlato in un ambiente
riverberante.
Un ascoltatore avrà più facilità a comprendere il messaggio quando il suono diretto è
considerevolmente più forte di tutti gli altri suoni (rumore e suoni riflessi), quindi quando il sistema ha
un buon rapporto tra l’energia del suono diretto e del suono riflesso.
Per la misura della comprensibilità del parlato si può ricorrere a più metodi di misura, tra i quali:
Indice di trasmissione del parlato STI
Indice di trasmissione acustica rapida del parlato RASTI
L’indice STI si ricava da calcoli basati sulle misure della funzione di trasferimento della modulazione
(MTF), mediante l’uso di idonei sistemi informatici; l’indice RASTI si ricava da una semplificazione del
metodo di calcolo utilizzato per l’STI, utilizzando due onde in banda d’ottava e 4 o 5 frequenze di
modulazione, secondo il metodo descritto nella CEI EN 60268-16.
Tabella di riferimento ai valori STI:
STI
Intelligibilità della parola
<0,3
molto scarsa
0,3-0,45
scarsa
0,45-0,6
buona
0,6-0,75
molto buona
0,75-1
eccellente
Per i coefficienti di assorbimento si possono considerare i seguenti intervalli di valori (nel range di
frequenze comprese tra 125Hz e 4kHz):
-
Pavimento in cemento 0,02-0,04
Tetto in legno trattato acustic. 0,20-0,55
Travi lamellari 0,05-0,15
Pareti prefabbr. cemento
0,02-0,04
Travi cemento trattate acustic. 0,20-0,60
Travi acciaio trattate acustic. 0,15-0,60
Vetrate trattate acustic. 0,16-0,30
Aria
0,003-0,020
Per quanto riguarda la programmazione della centrale e la gestione della stessa ai fini della procedure
di allarme, è fondamentale tenere conto di quanto descritto nei punti seguenti:
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
PAGINA 55 DI 66
TECNOPOLO BOLOGNA
Il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione dovrà farsi carico di rendere idonei, utilizzabili
e gestibili alcuni strumenti tecnici, personalizzandoli ai fini della sicurezza all’attività specifica; in
particolare si fa riferimento a :
Messaggistica tramite impianto di diffusione sonora, da azionare in automatico (per
comando da rivelazione incendio) e/o manualmente per l’evacuazione dei locali e/o delle
singole zone interessate dall’allarme
Attivazione dei dispositivi ottici e acustici di allarme incendio (compresi azionamenti indiretti
di evacuatori, portoni REI ecc.), da azionare in automatico e/o manualmente per
l’evacuazione dei locali e/o delle singole zone interessate dall’allarme
Il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione, dovrà inoltre prendere atto della relazione
funzionale di programmazione della centrale di rivelazione incendio e di diffusione sonora, verificando
con il Comando dei Vigili del Fuoco le impostazioni fatte in merito a:
tempi di ritardo impostati per l’avvio in automatico degli avvisatori ottico/acustici,
messaggistica di evacuazione, chiusura portoni tagliafuoco, apertura lucernari per
evacuazione fumi, azionamento EM e EFC ecc
suddivisione in zone per allarme incendio e per diffusione sonora per la messaggistica di
evacuazione
programmazione combinatore telefonico
eventuale linea telefonica in uscita riservata alle segnalazioni allarme incendio e chiamata
soccorso ascensori
Abbiamo volutamente riportato le indicazioni relative alla rivelazione incendi in quanto rappresenta
l’impianto di allarme a cui quello di diffusione sonora è strettamente legato.
Inoltre il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione deve definire nelle procedure di
allarme, se attuare l’evacuazione totale o quella in due fasi o quella a fasi successive, in funzione delle
caratteristiche di luoghi in oggetto, così come descritto nell’Allegato IV par. 4.4 del decreto stesso.
5.4.5
Descrizione delle opere
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di diffusione sonora EVAC al servizio degli
occupanti del fabbricato. Il progetto è basato su un sistema che è conforme alla normativa EN60849.
La configurazione del sistema audio avrà una elevata funzionalità.
Lo stesso deve rispondere a requisiti di prestazioni derivanti dalle diverse funzioni che è destinato ad
assolvere o supportare; nel dettaglio , in ordine d’importanza, le stesse possono essere classificate
come segue:
Gestione delle evacuazione ed emergenze;
Emissione di comunicati informativi generali;
Emissione di comunicati informativi locali;
Il sistema deve permettere inoltre le seguenti funzioni primarie all’interno delle zone:
la trasmissione di un messaggio a singole zone;
la trasmissione di un messaggio a più zone o a tutte le zone;
la trasmissione simultanea di più annunci o messaggi emessi da posti annuncio diversi e
diretti in zone differenti;
dovrà prevedere una funzione per annunci automatici di routine e di emergenza o di attività
pianificate;
sarà liberamente programmabile e interfacciato al sistema di Rivelazione Incendi per
consentire un ‘azione congiunta di gestione dell’emergenze;
controllerà ed eseguirà chiamate ed altre attività in base ai livelli di priorità impostati;
potrà essere facilmente espanso aggiungendo nuovo hardware e riprogrammando i dati di
configurazione.
5.4.6
Architettura del sistema
L’architettura del sistema prevede centrali distinte per i singoli edifici ed una centrale per le parti
condominiali. Le centrali di controllo saranno in grado di interconnettere tutte le parti di amplificazione
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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TECNOPOLO BOLOGNA
di potenza e di controllo e saranno racchiuse in uno o più armadi RACK configurati come da
specifiche.
Le centrali audio saranno dotate di contatti liberamente programmabili per l’interfaccia con sistemi
esterni quali la centrale di rilevazione fumi. I sistemi saranno in grado tramite opportuna
programmazione del controller di rilevare il guasto di un singolo amplificatore di centrale e di attivare in
automatico l’amplificatore di scorta. I sistemi saranno inoltre in grado di monitorare e supervisionare
ogni linea altoparlanti attraverso una scheda di monitoraggio posta nell’amplificatore che colloqui con
la rispettiva scheda gemella montata sull’ultimo altoparlante della linea. Questa tipologia di
configurazione consente di utilizzare lo stesso cavo altoparlanti per il segnale audio e per i segnale di
monitor. Questa architettura necessita un cablaggio di tipo monofilare, non è possibile cioè creare
ramificazioni a stella dalle uscite altoparlanti dei singoli amplificatori.
5.4.7
Distribuzione cavi
Tutti i cavi, sia quelli di potenza per i diffusori, sia quelli di segnale, di rete e di comando tra le centrali,
dovranno essere del tipo a doppio isolamento in modo da possedere una guaina esterna idonea alla
posa in canale ed atta a resistere ad abrasioni ed a condizioni di posa in ambienti umidi.
A causa delle richieste in termini di sicurezza al fine di garantire la continuità di servizio in caso di
incendio e quindi ai fini delle evacuazioni in emergenza, occorre che i cavi delle basi microfoniche,
delle linee di potenza ai diffusori, siano del tipo resistente al fuoco.
Saranno quindi utilizzati solo:
cavi multipolari tipo FTG10(O)M1 0,6/1 kV, del tipo non propagante l’incendio e la fiamma a
doppio isolamento ed a bassissima emissione di fumi e gas tossici e corrosivi e resistenti al
fuoco.
Anche altri eventuali cavi di rete dovranno essere del tipo resistente al fuoco.
Saranno previsti cavidotti distinti per i vari impianti, in modo da non creare interferenze sia dal punto di
vista esecutivo sia da quello funzionale; infatti si provvederà al fine di avere cavidotti per: ENERGIA,
LUCE, TELEFONO, RIVELAZ. INCENDIO, ecc., non saranno mai realizzati cavidotti comuni per
sistemi a tensioni diverse.
5.4.8
Suddivisione in zone e in settori di evacuazione
L’impianto è stato suddiviso in zone, in funzione della diversa destinazione degli ambienti, della
dislocazione degli stessi e in modo da essere raggruppate in settori per la gestione dell’evacuazione.
Si rimanda alla tavola grafica.
5.5
IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
5.5.1
Premessa
Il fabbricato oggetto del presente appalto è stato dotato di un impianto di illuminazione di emergenza e
segnalazione delle vie di fuga che risponde a tutte le normative in vigore ed in particolare alla norma
CEI 64-8 Sez. 710 e al D.M. 18/09/02 e che si compone come di seguito descritto.
5.5.2
Dati di progetto
Quando l'illuminazione ordinaria viene a mancare in un ambiente o in un edificio frequentato da
persone, le leggi e le norme richiedono che immediatamente sia fornita un'illuminazione ausiliaria.
L'illuminazione di emergenza viene suddivisa (IEC 458) in illuminazione di riserva e illuminazione di
sicurezza.
- Illuminazione di riserva
L’illuminazione di riserva serve per poter continuare, senza sostanziali cambiamenti, le stesse attività
che si stavano svolgendo durante il funzionamento dell’illuminazione normale. E’ evidente quindi che il
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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TECNOPOLO BOLOGNA
livello di illuminamento che occorre raggiungere con l’illuminazione di riserva deve essere almeno pari
a quello dell’illuminazione ordinaria, perché se così non fosse, non sarebbe possibile continuare il
lavoro precedente. Solo in un caso è consentito avere un livello di illuminazione di riserva inferiore a
quello dell’illuminazione normale: se viene utilizzata solo per terminare e chiudere l’attività in corso e
non per continuarla indefinitamente. Poiché l’illuminazione di riserva non riguarda la sicurezza, ma solo
la continuità di servizio, leggi e norme non se ne occupano in modo esplicito. Se però, come è
possibile, l’illuminazione di riserva viene utilizzata anche come illuminazione di sicurezza, allora ad
essa si applicano, come è evidente, tutte le leggi e le norme applicabili all’illuminazione di sicurezza.
- Illuminazione di sicurezza
L’illuminazione di sicurezza serve per fornire un livello di sicurezza adeguato alle persone che si
vengono a trovare in una situazione di mancanza dell’illuminazione ordinaria e ad evitare quindi che
accadano incidenti o situazioni pericolose. Non è un tipo di illuminazione che può essere utilizzata per
svolgere mansioni ordinarie, ma è unicamente funzionale alla mobilità in sicurezza delle persone.
L’illuminazione di sicurezza, essendo preposta alla evacuazione di una zona o di un locale, deve
garantire una buona visibilità.
Inoltre l’illuminazione di sicurezza deve illuminare anche le indicazioni segnaletiche poste sulle uscite e
lungo le vie di esodo, in modo da identificare in maniera immediata il percorso da seguire per giungere
in un luogo sicuro.
Gli apparecchi di illuminazione utilizzati devono rispondere alla norma EN 60598-2-22 (CEI 34-22) e
devono essere installati almeno nei seguenti punti (queste sono indicazioni minime che possono
essere integrate dal progettista in base alle singole situazioni):
1
In corrispondenza di ogni uscita di sicurezza;
2.
In corrispondenza di ogni porta di uscita prevista per l’uso in emergenza;
3.
Vicino ad ogni rampa di scale in modo che ognuna di esse riceva luce diretta;
4.
Analogamente vicino ad ogni cambio di livello o gradino;
5.
In corrispondenza dei segnali di sicurezza;
6.
In corrispondenza di ogni cambio di direzione lungo la via di esodo;
7.
In corrispondenza di ogni intersezione di corridoi, cioè quando ci si trova di fronte ad una
diramazione o bivio che comporta una scelta di direzione;
8.
Immediatamente all’esterno di ogni uscita che porta in un luogo sicuro;
9.
Vicino ad ogni punto o locale di pronto soccorso;
10.
Vicino ad ogni dispositivo antincendio (estintore, manichette, pulsanti di allarme, etc.) e ad
ogni punto di chiamata telefonica per pronto soccorso o per interventi antincendio;
Ricordiamo che i livelli di illuminazione di cui parliamo (EN 1838) non devono tenere conto dei
contributi dati dagli effetti di riflessione della luce e che sono sempre valori intesi come requisiti minimi.
Inoltre è importante sottolineare che i livelli di illuminazione minimi devono essere garantiti lungo tutto
l’arco di vita degli apparecchi di illuminazione di emergenza.
Le ultime normative a livello Europeo (CEN, CENELEC) hanno introdotto un'ulteriore suddivisione
dell'illuminazione di sicurezza:
illuminazione di sicurezza per l'identificazione delle vie di esodo;
illuminazione di sicurezza antipanico;
illuminazione di sicurezza per luoghi ad alto rischio.
Uscite di emergenza
L'illuminazione delle uscite di emergenza deve garantire una sicura uscita dall'edificio attraverso vie di
fuga opportunamente segnalate ed individuabili con assoluta certezza; deve essere assicurata inoltre
la pronta identificazione degli allarmi e delle attrezzature antincendio lungo le vie di uscita.
Antipanico
Illuminazione prevista per evitare l'insorgere dei panico in zone particolarmente ampie ed in quelle
attraversate dalle vie di esodo. Anche in questo caso è opportuno che l'illuminamento non sia inferiore
a 2 lux.
Alto rischio
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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Illuminazione che consenta un'adeguata procedura di sicurezza agli operatori, ed agli altri occupanti
dell'ambiente, coinvolti in processi potenzialmente pericolosi; l'illuminamento minimo previsto deve
essere pari al 10% di quello normale e comunque non inferiore a 15 lux e deve essere disponibile
entro 0,25 sec. (EN 1838).
5.5.3
Apparecchi per segnalazione di sicurezza
Per segnalare in maniera adeguata le vie di esodo si dovranno utilizzare una serie di segnali di
sicurezza che dovranno garantire un’elevata efficienza.
Tale efficienza dipende essenzialmente da quattro fattori:
Dimensioni;
Colore;
Posizione;
Visibilità dei segnali;
Massima distanza di visibilità:
E' importante assicurarsi che i segnali destinati alla segnalazione delle vie di esodo siano visibili da
ogni punto. Ciò dipende, oltre che dalla posizione del segnale, anche dalle dimensioni dello stesso e
dell’ambiente in cui sono installati.
Per gli ambienti ordinari la EN 1838 fornisce la seguente formula:
d = s× p
dove
d=
p=
s=
distanza massima di osservazione [m];
altezza dei pittogramma [cm];
uguale a 100 per i segnali illuminati esternamente; 200 per i segnali illuminati internamente.
Per i luoghi di lavoro si applica il D.Lgs 81/08 che fornisce la seguente formula:
d = 2000 × A
dove
d=
A=
distanza massima di osservazione [m];
superficie del cartello [m²];
Nel nostro caso specifico, essendo un luogo di lavoro, utilizziamo la formula indicata dal D.Lgs 81/08
5.5.4
Apparecchi per l’illuminazione di sicurezza
Oltre alla segnalazione delle vie di esodo è necessario che siano previsti apparecchi addizionali per
garantire gli illuminamenti minimi già citati precedentemente.
Gli apparecchi illuminanti destinati all’illuminazione di sicurezza si distinguono in due tipologie.
Apparecchio di emergenza autonomo
La fonte di alimentazione per la lampada (batteria) è interna all’apparecchio, come lo sono anche
l’unità di controllo, la lampada stessa e gli eventuali dispositivi di prova e segnalazione.
Apparecchio di emergenza ad alimentazione centralizzata
La fonte di alimentazione per la lampada non risiede nell’apparecchio, ma proviene da una sorgente
indipendente dall’alimentazione ordinaria (in genere UPS o gruppo elettrogeno oppure una
combinazione delle due soluzioni).
Sia gli apparecchi autonomi che quelli centralizzati comunque possono essere di diverso tipo.
Apparecchio di emergenza permanente
In questo caso le lampade sono sempre alimentate, e quindi la sorgente è sempre accesa, sia in
condizioni di presenza di rete che in condizioni di emergenza. Una variante di questa soluzione
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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consiste nell’illuminazione permanente a luminosità ridotta, nella quale gli apparecchi mantengono una
luminosità ridotta in presenza di rete ed una luminosità più elevata in emergenza.
Apparecchio di emergenza non permanente
In questo caso le lampade di un apparecchio di questo tipo, sono normalmente spente in presenza
della rete di alimentazione e si accendono solo quando viene a mancare l’alimentazione ordinaria.
Apparecchio di emergenza combinato
In questo caso siamo in presenza di un apparecchio che contiene al suo interno due o più lampade,
delle quali una dedicata all’emergenza e la/le altre dedicate all’illuminazione normale. All’interno
dell’apparecchio vanno tenuti separati i due circuiti, normale ed emergenza, attraverso l’uso di doppio
isolamento, isolamento rinforzato o uno schermo metallico collegato a terra. Gli apparecchi combinati
possono essere sia di tipo permanente che non permanente.
5.5.5
Controlli
Disposizione legislative vigenti impongono controlli periodici da riportare su apposito registro, per
verificare il corretto funzionamento degli apparecchi di illuminazione di emergenza.
Verifiche necessarie:
Controllo del livello di illuminamento;
Controllo dell'autonomia delle batterie;
5.5.6
Scelte progettuali
Il presente progetto illuminotecnico è volto a studiare e risolvere i problemi relativi all’illuminazione di
sicurezza, nell’ottica di assicurare all’uomo adeguate condizioni visive in caso di emergenza.
Per ottenere un tale risultato l’illuminazione da realizzare sarà ottenuta essenzialmente sfruttando uno
o più armadi centralizzati dotati di batterie tampone per l’alimentazione degli apparecchi illuminanti
destinati all’illuminazione di sicurezza.
Il presente progetto illuminotecnico si pone come obiettivo l’identificazione del tipo, del numero, della
potenza e della distribuzione dei corpi illuminanti necessari per ottenere sulle diverse zone un livello di
illuminamento prestabilito e realizzare condizioni di sicurezza.
Il calcolo illuminotecnico sarà condotto per via informatica tramite l’ausilio di software specifici;
comunque in questo capitolo si mettono in evidenza i requisiti fondamentali che vengono analizzati per
realizzare il progetto dell’impianto di illuminazione di sicurezza.
Le scelte progettuali più significative che riguardano l’impianto di illuminazione di sicurezza, che si
approfondiranno nel capitolo “descrizione delle opere” sono le seguenti:
Alimentazione di sicurezza ad interruzione breve (minore o uguale a 0,5sec.);
Autonomia minima garantita 2 ore;
Tempo massimo di ricarica 12 ore;
Illuminamento minimo non inferiore a 5Lux ad 1m di altezza dal piano di calpestio, lungo le
vie di uscita e nelle aree di tipo C e D secondo quanto previsto dal DM 18/09/02;
Nei locali ad uso medico di gruppo 1. In ciascun locale, almeno un apparecchio di
illuminazione deve essere alimentato dalla sorgente di sicurezza come da Norma CEI 64-8
Sez. 710;
Nei locali ad uso medico di gruppo 2. In ciascun locale, almeno il 50% degli apparecchi di
illuminazione deve essere alimentato dalla sorgente di sicurezza come da Norma CEI 64-8
Sez. 710;
Utilizzo di cavi a bassissima emissione di fumi e gas corrosivi per l’alimentazione di tutti i
circuiti di emergenze e sicurezza all’interno dello stesso comparto;
Utilizzo di cavi a bassissima emissione di fumi e gas corrosivi e resistenti al fuoco per
l’alimentazione di tutti i circuiti di emergenze e sicurezza che attraversano più comparti;
Le luci sicurezza si accendono alla mancanza di tensione sul circuito normale di quella zona,
anche in caso di mancanza di tensione sul circuito generale luce e per allarme incendio.
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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5.5.7
Descrizione delle opere
Per ottenere un tale risultato viene proposto un sistema centralizzato con sorgenti a batterie del tipo
CPS - Central Power Supply secondo la norma EN 50171 (Sistemi di alimentazione centralizzati).
Per il seguente progetto sono state considerate una serie di centrali dislocate in campo.
Si è scelto, inoltre, di utilizzare il più possibile apparecchi con tecnologia POWER LED, con grandi
vantaggi per quanto riguarda la durata di vita delle sorgenti luminose, ed in particolare su queste viene
offerte una garanzia di 5 anni anziché di due come la normativa impone.
Il sistema CPS è stato considerato per avere un’autonomia di 120min e con batterie con vita media di
10 anni.
Per la supervisione e la manutenzione dell’impianto è previsto l’utilizzo dell’applicativo software che
permette di creare pagine grafiche personalizzate con le planimetrie degli impianti, sulle quali vengono
rese disponibili tutte le informazioni ed i comandi necessari per svolgere le attività di gestione del
sistema. Il software verrà installato su un PC con sistema operativo Microsoft Windows interfacciato al
sistema tramite apposita interfaccia USB o gateway Ethernet.
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6
IMPIANTI AUSILIARI
6.1
PREMESSA
Gli impianti ausiliari previsti nel presente progetto sono:
Impianto di TV C.C.;
Impianto di controllo accessi;
Impianto antintrusione;
Impianto di trasmissione dati e fonia;
Impianto di supervisione/regolazione;
6.2
SCELTE PROGETTUALI
Di seguito riportiamo sinteticamente le principali scelte progettuali fatte per la realizzazione degli
impianti ausiliari all’interno del fabbricato.
Cavi di segnale del tipo a bassissima emissione di gas e fumi tossici LS0H;
Utilizzo di canali forati con coperchio in acciaio zincato a caldo per la distribuzione in
esterno;
Utilizzo di canali chiusi con coperchio in acciaio zincato sendzimir per la distribuzione interna
con setti separatori;
Tutte le tubazioni installate in vista sopra controsoffitti o sotto pavimenti galleggianti saranno
del tipo in PVC autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP40.
Tutte le tubazioni installate in vista in ambienti ordinari (es. depositi) saranno del tipo in PVC
autoestinguente rigido con grado di protezioni minimo IP55.
Tutte le tubazioni incassate nei getti di calcestruzzo saranno del tipo in PVC pieghevole
autoestinguente e autorinvenente con sonda tiracavo.
Per le tubazioni incassate ogni tipologia di impianto sarà contraddistinta da tubazioni di
colore diversificato;
Utilizzo della rete di cablaggio strutturato come dorsale principale di comunicazione di tutti i
sottosistemi quali: TVCC, BMS, Gestione Illuminazione, controllo accessi, ecc\.
Impianto di TV C.C. realizzato interamente con telecamere HD Over IP PoE e sistema di
registrazione iSCSI, con dischi SATA;
6.3
IMPIANTO DI ANTINTRUSIONE, CONTROLLO ACCESSI E SORVEGLIANZA TVCC
Gli edifici oggetto di intervento saranno dotati di un impianto di antintrusione costituto da una centrale
di edificio alla quale verranno collegati su linea bus i contatti magnetici (porte perimetrali) ed i rivelatori
volumetrici posti a trappola sulle aree di transito comuni. L’impianto sarà attivabile e parzializzabile
andando ad agire su tastiere o lettori di badge posti sulle singole aree funzionali e di pertinenza dei
singoli enti. Per regolare e monitorare l’accesso a locali o aree specifiche, saranno previsti moduli di
gestione varco da inserire secondo le logiche da concordare nelle fasi successive con i singoli enti. A
servizio delle pertinenze esterne sarà realizzato un impianto di videocontrollo a TVCC realizzato con
telecamere IP ed integrato nella rete di di cablaggio strutturato dell’intero Tecnopolo. Tutti gli impianti
di sicurezza saranno connessi sfruttando l’infrastruttura di rete del Tecnopolo al fine di una gestione
completa ed integrata degli allarmi. Tal gestione potrà essere effettuata nelle postazioni predisposte al
monitoraggio dell’area ai fini della sicurezza che potrà essere effettuata sia in locali dedicati del
Tecnopolo (locale vigilanza e gestione delle emergenze) sia da postazioni remote. Tali aspetti di
gestione dovranno essere sviluppati ed esplicitati da parte dell’ente gestore in fasi successive di
progettazione.
6.4
IMPIANTO DI TRASMISSIONE DATI E FONIA
All’interno dell’area del Tecnopolo si è prevista la realizzazione di una rete di cablaggio strutturato di
Campus che andrà ad interconnettere le reti di edificio. Tale rete, completa di parti attive ed
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indipendente da quella prevista per i singoli utenti, sarà utilizzata come infrastruttura per
l’interconnessione degli impianti tecnologici dei singoli edificio dell’area Tecnopolo al fine della
gestione e della manutenzione. Tale rete, utilizzerà come percorso di distribuzione principale il tunnel
tecnologico ed andrà a collegare tutti gli armadi dati di edificio per l’interfacciamento degli impianti ai
sistemi di gestione e supervisione. Per la centrale ESCO si prevede di realizzare una rete di
trasmissione dati indipendente collegata come utenza indipendente alla rete pubblica ma interfacciata
anche con la rete dati del Tecnopolo, ai fini gestionali e manutentivi.
La proposta di progetto prevede la realizzazione di un’infrastruttura di rete in grado di garantire
all’intero Tecnopolo servizi avanzati di connettività fonia e dati quali:
Rete Internet e LAN
Wired e Wi-Fi
Rete Fonia Voip
Rete Impianti
Il cablaggio strutturato verrà distribuito in maniera tale da garantire una distribuzione capillare delle
prese in tutte le varie postazioni, in tutti i quadri/centrali collegati su rete TCP/IP ed in tutti i locali in cui
sia risultato necessario questo tipo d’impianto.
L’impianto sarà di CAT. 6A e per ogni zona funzionale verrà installato un armadio di permutazione per
avere garanzie sulla massima lunghezza di 90m alla singola presa. Nel caso non si riesca a contenere
la lunghezza dei cavi nei 90m saranno previste per quelle prese una connessione tramite fibra ottica e
convertitore locale rame/FO.
Per l’utenza Tecnopolo, i diversi edifici o aree di pertinenza, saranno dotati di armadi “centro stella”
connessi fra loro utilizzando linee ridondanti in fibra ottica che utilizzeranno come percorso privilegiato
il tunnel tecnologico.
A livello di singolo edificio saranno previsti armadi di zona o piano in funzione della suddivisione delle
aree, delle postazioni da servire e delle caratteristiche architettoniche.
Tutti gli impianti tecnologici convergeranno ad un unico sistema di supervisione con software di
gestione dedicati utilizzando la medesima infrastruttura di rete Ethernet.
Le soluzioni proposte per le tecnologie ICT sono mirate ad ottenere un sistema che nel suo complesso
si possa ritenere altamente efficiente al fine di:
Risparmiare Energia attraverso la riduzione dei costi di funzionamento;
Utilizzare esclusivamente materiali rispettosi dell’ambiente (RoHS compliant);
Verranno adottate a tale scopo tecnologie che:
Permettano il supporto di nuove apparecchiature a basso consumo di potenza;
Siano compatibili con le tendenze di realizzazione dei Data Center;
Utilizzino dei connettori che siano compatibili con le interconnessioni di nuova generazione;
Abbiano un impatto positivo nel conflitto potenza/Banda Passante.
6.5
SISTEMA DI SUPERVIZIONE (BMS - BUILDING MANAGEMENT SYSTEM)
Il sistema di supervisione sarà basato su un’architettura multilivello (livello di campo, automazione e
gestione) ed avrà una struttura modulare, scalabile ed aperta ad integrazioni anche con altri sistemi
utilizzando i più diffusi protocolli standard. I principali componenti del sistema saranno:
la workstation di gestione, per le funzioni operatore e la visualizzazione dei dati, basata su
un interfaccia grafica, con la distribuzione automatica degli allarmi e una vasta gamma di
applicazioni per l’analisi dei dati.
il sistema di automazione e controllo per il controllo e la gestione degli impianti tecnologici
primari, gestione integrata dei singoli ambienti o sottosistemi (illuminazione, impianti di
sicurezza, ecc.)
gli elementi in campo
Il sistema basato su componenti ad intelligenza distribuita, potrà operare localmente in maniera
autonoma, interagendo e scambiando informazioni in tempo reale con tutte le altre periferiche.
In rete, il sistema di supervisione e controllo utilizzerà :
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- protocolli di comunicazione standard e principalmente il protocollo TCP/IP su rete Ethernet per il
livello gestionale e di automazione
- protocolli di comunicazione standard quali LONBUS e MODBUS su rete seriale RS485 e per il livello
di campo.
I sottosistemi gestiti dall’impianto saranno essenzialmente:
Sottosistema meccanico
Sottosistema Elettrico
Sottosistema illuminazione normale
Sottosistema illuminazione di emergenza
Sottosistema Controllo Accessi
Sottosistema Intrusione
Sottosistema antincendio
Sottosistema diffusione sonora
Sottosistema TVCC
6.5.1
Supervisione impianto elettrico e meccanico
Tale sistema dovrà consentire la regolazione, comando, controllo e gestione centralizzata di tutte le
componenti tecnologiche in esso comprese. L’impiego di tale sistema deve consentire di ridurre i costi
di gestione, i costi energetici, i costi di manutenzione oltre a quelli relativi alle risorse umane utilizzate.
La raccolta dei punti elettrici e meccanici controllati sarà gestita mediante l’uso di controllori di
automazione dedicati collocati in maniera capillare all’interno dell’edificio in quadri di supervisione.
Saranno posizionati quadri di supervisione nei locali elettrici per:
allarmi e stati interruttori, centraline
comando interruttori motorizzati
gestione e controllo dei gruppi di continuità
gestione e controllo della centrale GE
allarmi rete MT (vedi paragrafo successivo)
gestione della centrale di illuminazione di emergenza e di tutte le centrali degli impianti speciali con
pagine grafiche atte a garantire un completo e continuo monitoraggio di tutti gli impianti
Saranno posizionati quadri di supervisione nei locali meccanici per la gestione degli impianti secondo
le specifiche di funzionamento dell’impiantista meccanico:
regolazione e comando pompe di circolazione
raccolta di allarmi pompe sprinkler e UNI 45 e pompe di sollevamento
regolazione e gestione gruppi frigo e pompe di calore
gestione caldaie e centrale termica
gestione centrale di cogenerazione
allarmi e regolazione centrale idrica
allarmi e regolazione centrale termo frigorifera
Il Sistema di supervisione dovrà includere :
- Licenza d’uso e pagine grafiche per il monitoraggio dei suddetti impianti.
- Schede di interfacciamento con altri sistemi
- Moduli controllori di sistema
- Controllori a microprocessori compatti e modulari
- Quadri di supervisione.
- Linee di collegamento
- Programmazione, attivazione e messa in servizio di tutti gli apparati forniti, compreso corso di
formazione.
6.5.2
Automazione e controllo rete MT e BT
Si è previsto di integrare il sistema di distribuzione dell’energia di media e di bassa tensione (solo a
livello di quadro generale di edificio) con un sistema di automazione e supervisione in grado di
D.06 RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ELETTRICI ED AFFINI
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monitorare e gestire in tempo reale le differenti situazioni di carico. L’impianto di automazione elettrica
delle cabine MT e dei quadri di distribuzione generali, comprenderà tutte le apparecchiature Hardware
e tutto il Software applicativo necessario per la realizzazione del sistema di supervisione, controllo e
telecomando dell’impianto elettrico. Esso consentirà di operare manualmente, con lo scopo di
sorvegliare il buon funzionamento dell'impianto garantendo continuità d’esercizio, sicurezza verso il
personale e verso i beni.
Questa soluzione permette di mantenere operativa la rete interna anche in caso di guasto di un tratto
di linea MT compreso tra cabine successive che potrà essere isolato a monte e a valle operando
automaticamente sulle protezioni. Per la rete BT è prevista l’installazione di una rete di multimetri
digitali installati sui quadri elettrici di zona, attraverso i quali potrà essere monitorato e gestito anche il
consumo delle singole attività. L’impianto di media e bassa tensione dell’edificio “CT” collegato alla
rete MT del Tecnopolo, dovrà prevedere un sistema di automazione e supervisione completamente
integrabile con quello previsto per la Fase “1”.
L’automazione e la supervisione del sistema elettrico di distribuzione è parte determinante nella
gestione globale dell’infrastruttura impiantistica del complesso ed ha lo scopo ottimizzare e coordinare
la produzione locale di energia (fotovoltaico e cogenerazione) e gli assorbimenti delle utenze.
Il sistema di supervisione del Tecnopolo utilizzerà come infrastruttura di rete una LAN tipo Ethernet su
protocollo TCP/IP. La centrale tecnologica dovrà essere dotata di un armadio di trasmissione dati
“centro stella edificio” interconnesso con una rete in fibra ottica all’armadio centro stella generale
Tecnopolo collocato nel locale “Gestione Tecnopolo” andando a costituire un’unica rete di “Campus”
per l’intera area.
Il sistema sarà composto delle seguenti apparecchiature:
una postazione operatore;
- infrastruttura di rete secondo le specifiche del fornitore del sistema;
- unità periferiche per l’acquisizione dati (relé a microprocessore per la protezione delle
apparecchiature e delle linee in media tensione, relé elettronici per la protezione delle linee
derivate dai quadri generali, gruppi di contatti per l’acquisizione dello stato e/o scatto
interruttore).
In particolare dovranno essere possibili le seguenti funzioni:
•
supervisione impianto;
•
visualizzazione stati interruttori;
•
visualizzazione variabili di sistema;
•
segnalazione anomalie;
•
segnalazione allarmi;
•
Trend variabili elettriche;
•
stampa eventi;
•
stampa allarmi;
•
autodiagnosi;
•
telecomando interruttori
Le unità periferiche a microprocessore, installate negli scomparti di MT interessati dalla supervisione,
saranno dotate di un sistema di controllo e misura a microprocessore. Il sistema sarà programmabile
ed in grado di realizzare in modo integrato le funzioni di protezione, di misura e di comando di
un’apparecchiatura.
L'unità periferica di MT sarà dotata di una tastiera funzionale posta sul fronte e display con caratteri
alfanumerici. Attraverso l'apparecchiatura si potranno realizzare le funzioni di:
- protezione;
- misure;
- teletrasmissione;
- autodiagnosi.
Le unità periferiche a microprocessore abbinate agli interruttori di BT interessati dalla supervisione,
saranno idonee per la protezione, l'acquisizione delle misure, degli stati delle apparecchiature ed il
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TECNOPOLO BOLOGNA
comando delle stesse. Gli interruttori di BT aperti e scatolati interessati dalla supervisione saranno
dotati di opportuni pacchetti di contatti, per l’acquisizione degli stati con le seguenti caratteristiche:
Segnalazioni:
segnalazione di aperto;
segnalazione di chiuso;
scattato;
inserito/estratto.
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