BASTARDI
di Nat Russo
Personaggi
Berlino, tastiere
Napoli, percussioni
Dublino, voce e chitarra
(Nei gabinetti della grande discoteca "La Malaria", dove si sta svolgendo un festival di
gruppi musicali al loro primo importante debutto)
SCENA 1
BERLINO - Perché suoniamo, Napoli?
NAPOLI - Piantala!
BERLINO - Ti sei mai chiesto perché lo facciamo?
NAPOLI - Lasciami fuori dalle tue stronzate.
BERLINO - Sentiamo tutto il giorno musica, un sacco di musica. Andiamo a tutti i
concerti... ma perché lo facciamo?
NAPOLI - Facciamo musica? E allora... sentiamo musica. Mi pare che basti. A me
basta. Senza tante balle.
BERLINO - Per te è tutto più semplice. Tu suoni e basta. Stai lì ad ascoltare e a farti
impressionare da quello che senti e che vedi.
NAPOLI - E che c'è di male? C'è musica buona e musica di merda. A me quella buona
piace e... quella voglio fare.
BERLINO - Per me è diverso: io scrivo musica. Tu non lo sai, perché suoni e basta. Ma
per ogni cosa che ascolti ti resta appiccicato in testa un pezzo, una frase, un suono... e
quello diventa tuo. Credi che sia tuo. Per te è diverso. Se tu copi il modo di suonare di
qualcuno chi se ne accorge?
NAPOLI - Il modo in cui suono è mio, solo mio... e ladro non me lo lascio dire da
nessuno... (Gli si getta contro, ma Berlino lo contrasta con energia.)
BERLINO - Ti vuoi picchiare? Credi che questo cambia qualcosa?
NAPOLI - (Si ritrae irato.) Senti, Berlino, non voglio spaccarmi le dita contro il tuo
muso. Lasciami perdere, che tra poco dobbiamo suonare.
1
BERLINO - Sai una cosa, Napoli? Tu non sei solo un ladro, sei anche un fesso. (Napoli
fa per gettarglisi contro, ma Dublino, che è entrato dalla porta di fondo, lo blocca.)
SCENA 2
DUBLINO - Piantala, Napoli, e anche tu Berlino. Piantatela, razza di coglioni. Siete da
appena mezz'ora nei saloni della reggia, e già cominciate ad azzuffarvi. Non vi si può
proprio portare in società. (Respira profondamente.) Che bell'aria, qui dentro. Respirare.
C'è proprio bisogno di una boccata di aria pura. I cessi della grande "Malaria", il tempio
del sound, l'anticamera del successo, il sogno di ogni debuttante... e adesso che vi ci ho
portato, ad azzuffarvi come due coglioni qualsiasi. (Respira.) Aria di merda per gente di
merda.
NAPOLI - E' il meglio che ho trovato. Uno dei camerieri è amico mio e mi ha prestato
le chiavi. In questi casi i cessi li chiudono. Sempre meglio del casino lassù, comunque.
(Chiude a chiave la porta)
BERLINO - A che punto sono?
DUBLINO - Un altro gruppo e poi tocca a noi.
NAPOLI - E gli altri? Come vanno fino adesso?
DUBLINO - Di schifo, ma quelli si spellano le mani lo stesso.
NAPOLI - Stronzi. Ma noi... cazzo, ce la facciamo vedere noi... ci possono giurare.
Cazzo. Devono sentire cos'è una musica che ti prende dentro. Niente rumori e grandi
casini, niente esaltazioni e niente scoppi. Qualcosa che ti prende dentro e ti cambia. (Si
rivolge a Berlino.) Niente stravaganze, niente cazzate, qui suoniamo per vincere.
BERLINO - (Ironico.) Certo, Napoli, per vincere.
DUBLINO - Senti, è la tua musica che suoniamo, quindi non sputarci sopra e suonala
come va suonata... almeno la tua musica.
BERLINO - Quella? Non è la mia musica. Ogni volta che la suoniamo non è più la mia
musica. E' come se qualcuno me la cambiasse. (Accusatorio, rivolto a Napoli.) Tu lo
sai, Napoli, c'è qualcuno che mi spia e che gira di notte per casa a mischiare le note di
quello che scrivo, senza mai farsi trovare.
NAPOLI - Piantala o ti spacco il muso.
DUBLINO - (Lo trattiene.) E piantala. L'aria del cesso ti ha dato alla testa? Va' un po'
fuori a vedere a che punto sono.
BERLINO - Ci vado, ci vado... (Esce. Napoli chiude a chiave la porta dietro di lui.)
SCENA 3
2
NAPOLI - Bisogna dirglielo, Dublino. Bisogna dirgli la verità.
DUBLINO - E quale sarebbe?
NAPOLI - Che è pazzo. Non capisci? A cosa serve mentire ogni volta per fargli credere
che qualcuno di noi gli mischia le note di nascosto?
DUBLINO - Tiene in esercizio il suo complesso di persecuzione. Lui scrive musica
contro il mondo.
NAPOLI - Dovremmo scrivercela noi due la nostra musica.
DUBLINO - Non ne saremmo capaci, e noi della sua musica abbiamo bisogno.
NAPOLI - Ma se ogni giorno, dopo, la sua musica la detesta?
DUBLINO - Perché crede che non sia più la sua musica, ma quella che qualcuno gli ha
cambiato di nascosto.
NAPOLI - Quello che scrive lo fa stare ancora peggio.
DUBLINO - E allora? Fregatene. A noi serve così.
NAPOLI - Un cazzo fregarsene. Qualche giorno gli spacco la testa. Bisogna dirglielo
che è pazzo. Con la sua musica rubata e tutte le sue balle. Bisogna dirgli la verità.
DUBLINO - Fregatene, Napoli, cosa ti costa? La menzogna è un prezzo giusto da
pagare. (Bussano. Napoli va ad aprire.)
SCENA 4
BERLINO - (Si ferma sull'uscio.) Finiti questi, tocca a noi.
DUBLINO - Napoli, va' fuori e sta' di vedetta.
NAPOLI - Io vado fuori, Dublino, ma tu devi dirglielo. (Napoli esce. Dublino chiude a
chiave la porta.)
SCENA 5
BERLINO - Cos'è che mi devi dire?
DUBLINO - Niente. Un giro d'accordo in "3000 giorni al 2000", ma lo sai già.
BERLINO - Rispondimi sul serio, Dublino. Tu vuoi davvero vincere?
DUBLINO - Certo!
BERLINO - Sul serio, Dublino?
3
DUBLINO - Vincere... chi vince l'hanno già deciso in partenza. Quanto a noi...
BERLINO - Quanto di cattivo avremo fatto sapranno perdonarcelo... Per il buono, sarà
più difficile. Che ne abbiamo fatto non ce lo perdoneranno mai.
DUBLINO - Sempre le tue cazzo di idee, vero?
BERLINO - Sono stufo... stufo, stufo di tutto. Ormai conosco tutto di questa stanza.
L'ho misurata con la testa centomila volte.
DUBLINO - Preferivi stare in sala, nel casino lassù? (Bussano. Dublino apre.)
SCENA 6
NAPOLI - (Entra.) Tocca a noi, andiamo.
DUBLINO - Adesso sbrigati.
BERLINO - Dove vuoi correre? Incontro alla marea?
NAPOLI - Ma che cazzo dici? Glielo hai detto, Dublino?
DUBLINO - Certo, certo.
(Escono. Buio. Il suono acuto di un brano musicale, molto duro e metallico, poi più
dolce. Applausi, quindi silenzio. Al riaccendersi della luce sono di nuovo nei gabinetti.)
SCENA 7
BERLINO - Schifo, schifo, schifo.
DUBLINO - Piantala, Berlino, è andata benissimo.
BERLINO - Abbiamo fatto schifo.
NAPOLI - Sei stupido? Li hai sentiti quando urlavano?
BERLINO - E' tutto finito in niente. Quando hai suonato cosa gli resta? Niente. Solo
noia.
NAPOLI - Niente un cazzo. Li hai visti tutti, no? Hai visto come ci guardavano? Tutti
gridavano e urlavano. E i produttori? Diglielo anche tu, Dublino, come ci guardavano?
DUBLINO - E' andata bene. Siamo piaciuti.
BERLINO - Non gli è restato niente. Va' lì fuori a guardarli e sforzati di capire se è
rimasta su di loro almeno una traccia.
NAPOLI - Certo che ci vado... se voglio. E sai cosa ci trovo? Che gli bruciano la gola e
i polmoni da quanto strillano. E quelli strillano per noi, per noi.
4
BERLINO - Stanno male per quello che bevono e si fanno.
NAPOLI - Quelli stanno così per noi. E i produttori quegli urli li stanno a sentire. Io
torno dentro. (Esce. Dublino chiude a chiave la porta.)
SCENA 8
DUBLINO - E' andata bene, Berlino. Anche se ci hai gusto a vedere sempre merda per
te, è andata bene lo stesso. Attimo dopo attimo, pezzo dopo pezzo. E tu non riuscirai a
farlo diventare diverso... né a fare diventare tutta questa merda che hai dentro anche una
cosa mia.
BERLINO - Tante parole perché non ci credi.
DUBLINO - Ci credo.
BERLINO - A cosa credi? A quelli non è rimasto niente. E lo sai.
DUBLINO - D'accordo, non gli è rimasto niente, e a te? Dimmi, Berlino, cosa è rimasto
a te? Una cosa sola: il gusto di poterci ferire, di dirci quanto è insignificante quello che
abbiamo fatto. Cosa ti è rimasto? Un segno di gioia? Di disperazione? Niente... Almeno
a me, quando ho suonato, qualcosa resta...
BERLINO - (Prendendogli la mano.) Guardali... Dei piccoli solchi sulla punta delle dita
lasciati dalle corde della chitarra. Ti è restato questo. Ma è questione di qualche minuto.
Scompariranno. Non ti fanno nemmeno più male perché sotto ci hai fatto il callo.
DUBLINO - La tua musica, anzi no, la nostra musica, resterà, anche se tu la vuoi
distruggere.
BERLINO - Quella là non è la mia musica.
DUBLINO - Comincio a crederlo.
BERLINO - Voi la suonate... e non è più la mia musica. Sono solo dei suoni consumati
e basta. Non voglio più dare niente agli altri. Soltanto suonare tra me e me. In silenzio.
DUBLINO - Fallo pure, sei libero. Sta a te decidere se esistere o no. Taci e potrai
passare accanto al pubblico come sfiorando un cieco in silenzio. E per loro non esisterai.
Ti dimenticheranno . Ci sarà solo un fruscio impercettibile di note consumate nell'aria.
Poi più nulla. Ti dimenticheranno.
BERLINO - Meglio di questa mezza fama di merda.
DUBLINO - Ti dimenticheranno, stai tranquillo.
BERLINO - Essere dimenticato non mi basta.
DUBLINO - E cosa vuoi di più, allora? E' solo questione di tempo. Aspetta.
5
BERLINO - Aspettare? Cosa?
DUBLINO - Aspetta e basta. Tu ci hai gusto a precipitare le cose. Aspetta.
BERLINO - Mai. Se ci deve essere attesa, che sia l'esatto contrario dell'azione. L'inerzia
assoluta. Un'azione negativa. (Bussano. Dublino apre.)
SCENA 9
NAPOLI - (Entra e resta sull'uscio.) Là fuori c'è un casino meraviglioso. Tutti pensano
che vinciamo noi. Devi fare qualcosa, Dublino. Non bisogna lasciare niente di intentato.
DUBLINO - Vado a dare un'occhiata.
NAPOLI - Vengo con te. (Dublino e Napoli escono. Berlino chiude a chiave la porta.)
SCENA 10
BERLINO - (Berlino si fa una dose. Poi si guarda allo specchio.) C'è un guasto dentro
di me e solo a volte mi sembra di intuirne la ragione. Ma quale sia e che senso abbia non
so dirlo. Forse la ragione? Farne l'anatomia. Ho un timore: che il guasto preceda la
ragione. L'anatomia del timore, forse? Un timore provocato dalla scoperta che esiste il
guasto. L'anatomia della scoperta, allora? E se il guasto fosse proprio questa malattia di
anatomizzare tutto? (Bussano. Berlino getta via tutto, indugia, poi apre.)
SCENA 11
NAPOLI - (Entra e richiude a chiave la porta.) Dublino sta facendo il diavolo a quattro
con i produttori. Parlano di dischi, video, concerti.
BERLINO - Perché sei ritornato solo tu?
NAPOLI - Preferiva restare solo a parlare coi boss... Ce l'abbiamo fatta...
BERLINO -. A fare cosa?
NAPOLI - Non ci sto, Berlino, io non ci sto. Non mi ci prendi più in quel tuo lurido
gioco al massacro. Ormai ci ho un progetto io, perfetto... e ci sta dentro tutto nel mio
progetto. Un urlo? Uno scoppio? Una serie di rumori confusi? Nel mio progetto ci sta.
Devi piantarla con tutte quelle cagate sulla musica che ti suoniamo e che non è più tua.
Non vuoi che te la suoniamo? E chi cazzo se ne frega. Tientela. Non ce ne facciamo
niente della tua musica. Ho delle idee in testa e io voglio il mio spazio. Me le sento in
testa. E' la mia musica. Il suo tempo è venuto. Deve esplodere.
BERLINO - Sei solo un povero idiota, Napoli. Sentiamo questa musica esplosiva che ci
ha dentro tutto, un infinito silenzio ed un infinito frastuono. Scrivila subito perché è già
in pericolo dentro quella tua testa di cazzo piena di piscio. Galleggia e affonda nel
piscio. Sommersa come un relitto a fior d'acqua. Tieni... (Gli porge un foglio di carta
pentagrammata.) Un foglio bianco. Forza. scrivi, prima che ti possa affogare in testa.
6
NAPOLI - (Ribellandosi, impotente.) Che cazzo vuoi che scriva, così subito. Ci ho mille
idee in testa. Cinque righe sono poche. Non c'è posto per tutto. (Batte una porta
nervosamente a un ritmo sempre più parossistico.)
BERLINO - Quanti problemi inutili, quanti scrupoli, quante scuse. Cinque righe sono
fin troppe, sono terribili. Scrivi qualcosa una buona volta. Scrivi il tuo progetto, scrivi,
scrivi...
NAPOLI - (Urla.) Ah... ecco il mio progetto. Il sangue capisce. Il respiro capisce. I
muscoli capiscono. E dovranno fare qualcosa. (Continua a percuotere a ritmo le porte
dei gabinetti.)
BERLINO - Tu non sei capace di condensare tutto e ridurlo alla sola formula di un
suono. Perfetto. C'è spazio solo per un suono.
NAPOLI - Non so in che forma scriverla.
BERLINO - Balle. La forma è un lenzuolo bianco gettato su un cadavere in un obitorio.
Serve a nascondere che sotto c'è un corpo fatto a pezzi e sangue raggrumato. (Napoli
smette di percuotere le porte e scrive con rabbia.)
NAPOLI - Ecco. Una nota dietro l'altra. Non ho mica paura di te.
BERLINO - Quando te la suoneranno, scoprirai che non è più la tua musica.
NAPOLI - Questa è la mia musica e lo sarà ancora di più quando sarà suonata. O
costruisci un ponte o costruisci un muro. (Bussano. Napoli apre.)
SCENA 12
DUBLINO - (Entra e richiude a chiave.) Ce l'ho fatta. Borchieri mi ha promesso di
farci un'audizione!
NAPOLI - Quando?
DUBLINO - Anche subito. "Quando vuoi fratello". Mi ha detto così.
NAPOLI - "Quando vuoi fratello"! Ma ti rendi conto? E tu cosa gli hai detto?
DUBLINO - Fra tre giorni. Volevo avere tempo di pensarci un po' su.
NAPOLI - E Borchieri?
DUBLINO - "Telefonami fratello. Mi piaci, ma non esisti solo tu a questo mondo".
NAPOLI - Cazzo! E tu?
DUBLINO - Non ho battuto ciglio e gli ho detto duro: "E' solo questione di tre giorni,
dopo esisteremo solo noi".
7
NAPOLI - Sei una forza! Cazzo che forza! "E' solo questione di tre giorni, dopo
esisteremo solo noi". Questa è una risposta. Dirgli chiaro con chi c'ha a che fare. Gli
telefoniamo. Tre giorni esatti e gli telefoniamo.
BERLINO - E lui si farà negare al telefono. (Napoli si scaglia contro Berlino, ma
Dublino lo trattiene.)
NAPOLI - Sacco di merda! Non dirlo nemmeno per scherzo.
DUBLINO - Piantala, Napoli! Piantatela tutti e due. Certo che scherzava. Uno dei suoi
soliti scherzi di merda. Vero, Berlino, che scherzavi?
BERLINO - Certo! Risponderà al telefono di persona e ci manderà a prendere, su di un
cocchio incantato trainato da dodici cavalli bianchi. Ma a mezzanotte sarà tutto diverso.
Il cocchio sarà diventato una zucca e i cavalli bianchi dodici luridi topi di fogna.
DUBLINO - Se non ci credi vacci a parlare tu.
BERLINO - No, Dublino. La mia noia è perfetta, ormai. (Berlino cade di lato. Stupore.)
NAPOLI - Che cazzo fai? Berlino, non scherzare... (Dublino si china su Berlino.)
DUBLINO aiutarlo.)
Berlino, Berlino! ... o cazzo! Aiutami, Napoli. (Napoli si china ad
NAPOLI - Bisogna tenerlo su, la testa...
DUBLINO - Bastardo, proprio ora dovevi fare questo?
NAPOLI - Sta male, Dublino, bisogna chiamare un medico.
DUBLINO - Ma sei impazzito? Un medico qui, adesso, quando tra poco c'è la
premiazione? Sai cosa succede se quelli lo vengono a sapere? In culo, Napoli. Ecco
dove ce l'abbiamo se quelli lo sanno. (Lo sdraiano per terra.)
NAPOLI - Qualcosa bisogna fare.
DUBLINO - Aspettare, l'unica cosa è aspettare. Però tu va' in sala a vedere cosa
succede.
NAPOLI - Io Berlino non lo lascio.
DUBLINO - Ci sono io. Tu va' fuori.
NAPOLI - Se c'è bisogno mi chiami, però.
DUBLINO - Va' fuori ti dico.
NAPOLI - Va bene, porca bagascia... (Napoli esce. Dublino chiude a chiave la porta.)
8
SCENA 13
DUBLINO - Bastardo, fino all'ultimo devi rompere i coglioni...
BERLINO - (Lamentandosi.) Dublino, non riesco a muovermi. Ho le braccia di
piombo...
DUBLINO - Proprio adesso dovevi farti? Maledizione, Berlino, proprio adesso?
BERLINO - Stavo così male... e tu che gridavi tanto...
DUBLINO - Adesso stai zitto e cerca di riprenderti. Dobbiamo arrivarci tutti in piedi su
quel palco.
BERLINO - Non ce la faccio, perdonami ma non ce la faccio. Le braccia... è come una
volta, da bambino, quando giocavo agli incantesimi...
DUBLINO - Ma cosa c'entra questo?
BERLINO - Ero sdraiato a terra e mi avevano tracciato attorno un cerchio... Ero
prigioniero... in un castello con le mura solide e altissimo... ma sottili come se fossero
pareti di luce. Le mani ci scivolavano sopra, come vetro. Non ce la facevo. Non ce
l'avrei mai fatta. Dovevo cercare il passaggio segreto... ma non riuscivo a trovarlo.
Cercavo in alto, in basso. Non c'era...
DUBLINO - Ma che cazzo dici, Berlino...
BERLINO - Il passaggio segreto... doveva essere ancora più in alto... o più in basso...
Dove con le mie mani non potevo arrivarci. E' come ora, Dublino. Non deve essere
troppo in alto o troppo in basso... Ma dove? Dove? In alto o in basso... da non poterci
arrivare. Per uscire da quel castello ci vuole la parola magica...
DUBLINO - La parola magica? Ti sei bevuto il cervello? Quale parola magica?
BERLINO - Non lo so. Non l'ho mai trovata.
DUBLINO - Tu hai la tua musica, che te ne fai della parola magica? (Bussano. Dublino
apre.)
SCENA 14
NAPOLI - (Entra e richiude a chiave.) Bisogna andare fuori per la premiazione. Il
pubblico ci chiama. Come sta?
DUBLINO - Meglio. Hai sentito? Devi alzarti in piedi e venire con noi.
BERLINO - Non ce la faccio.
NAPOLI - Non ce la fa. Cazzo, Dublino, è inutile insistere, non ce la può fare.
9
DUBLINO - Almeno provaci! Aiutami a tirarlo su. Forza Berlino, tirati su. (Tentano di
sollevarlo in due.)
BERLINO - Le gambe... non me le sento, non ho forza... Lasciatemi a terra.
DUBLINO - Dobbiamo andare, e tu devi venire con noi. Ci chiederanno di suonare
ancora qualcosa e lo dovremo fare.
NAPOLI - Non ce la fa, Dublino. E' inutile provarci. Può fargli male se lo facciamo
sforzare.
DUBLINO - Merda, Napoli, per te è tutto inutile. Sempre...
NAPOLI - Vacci solo tu a ritirare il premio... come capogruppo.
DUBLINO - E se ci chiedono di suonare?
NAPOLI - Che cazzo ne so? Inventa una balla. Digli che... Sei sempre stato così bravo
ad inventare delle balle... Inventatene una.
DUBLINO - Stronzo... Bravo a inventare balle... deficienti... Gli dirò... che d'ora in poi
dovranno pagare salato per sentirci suonare... Ecco, gli dirò così... una balla, un'altra
balla... Stronzi... e sembra vera. (Dublino esce. Napoli chiude a chiave.)
SCENA 15
BERLINO - Grazie...
NAPOLI - Figurati, di cosa?
BERLINO - L'hai convinto a lasciarmi qui. Era capace di ammazzarmi per portarmi
lassù.
NAPOLI - Cazzo dici, Berlino? Dublino è testardo, ma...
BERLINO - Lo avrebbe fatto. E' come una bestia che non ragiona quando pensa che una
cosa importante...
NAPOLI - Stai male e dici cazzate... che non pensi.
BERLINO - Vieni più vicino, devo dirti una cosa...
NAPOLI - Sono qui, Berlino, ma non ti sforzare.
BERLINO - Non mi sforzo affatto, anzi è come togliermi un peso. Prima ti dicevo della
musica... Ti ho offeso...
NAPOLI - Lascia perdere, non mi sono mica offeso.
10
BERLINO - E' il mio modo. Quando non riesco a parlare... io offendo... Eri cocciuto,
non volevi capire ed io te lo dovevo dire... prova ad essere solo te stesso, Napoli. Non
correre dietro agli altri. Ascolta solo te stesso.
NAPOLI - Non sono abbastanza in gamba per farlo. Devo correre dietro a tutto.
BERLINO - Non correre dietro a niente. Devi essere come un orologio fermo, che segna
l'ora esatta due volte al giorno.
NAPOLI - Ma gli altri ti chiedono l'ora continuamente. Chi se ne accorgerà?
BERLINO - Lo faranno, sta' tranquillo. C'è sempre qualcuno pronto a rubarti qualcosa
di tuo, quando meno te lo aspetti. Magari qualcuno che non sospettavi nemmeno.
NAPOLI - Ma chi vuoi che ruba quello che faccio io?
BERLINO - Prima hai scritto qualcosa.
NAPOLI - Era solo per finta. Non posso sopportare quando fai lo stronzo.
BERLINO - Tu hai scritto, ma... ti manca lo scopo. Attacchi solo una nota dietro l'altra.
Devi stringerle, in una rete.
NAPOLI - In una rete? E' bucata. Cosa cazzo dici?...
BERLINO - Una rete... ma non a maglie troppo larghe. Le buone idee, quelle grosse,
devono restarci dentro... ma nemmeno troppo strette, se no la rete ti diventa un sacco
pieno di spazzatura. Lascia che le idee da poco scappino fuori. Tanto niente va perduto.
C'è sempre qualcuno pronto a raccattarle.
NAPOLI - Non sono capace...
BERLINO - Puoi farlo. Creati uno scopo e scrivi per quello. Tutto, la realtà e il sogno,
tutto. Scrivi per quello. Perfetto. Essenziale. Sarà la tua musica, sarà come un'eversione.
La tua sottile eversione. (Bussano. Napoli apre.)
SCENA 16
DUBLINO - (Entra Dublino nascondendo una coppa dietro la schiena. Napoli chiude a
chiave. Dublino la mostra di colpo.) Eccola. Guardate e gioite. La grande coppa.
NAPOLI - Fammela vedere bene, fammela toccare... la coppa... la grande coppa.
Guardala, Berlino, toccala! Ma ti rendi conto? Non era quello che avevamo sempre
sognato?
BERLINO - Un disco, un video, la vittoria. Non me l'ero immaginata così.
NAPOLI - Bisogna dirlo in giro. Tutti devono saperlo, se no a cosa serve averla vinta?
11
BERLINO - Guardati intorno. Hai visto dove siamo? A festeggiare la vittoria in un
cesso.
NAPOLI - Che c'entra... è per caso che siamo qui. Se non fossi stato male saremmo su a
festeggiare in mezzo a un casino di gente. E poi il bello deve ancora venire. Bisogna
dirlo in giro, a tutti.
DUBLINO - A tutti... Bisogna fargliela ringoiare la loro merda. Quei sorrisini ironici...
il grande complesso... la grande musica... tutto si devono rimangiare... tutto.
BERLINO - Non si rimangerà niente nessuno. Negheranno semplicemente di averlo
detto. Ci applaudiranno, e noi fingeremo di non esserci mai accorti di quando ci
deridevano.
DUBLINO - A me non mi è mai fregato un cazzo della gente.
NAPOLI - Perché dite questo? (Rivolto a Berlino.) E la sottile eversione, Berlino? La
musica per cambiarli da dentro?
BERLINO - (Rivolto a Dublino.) Ti piacerà anche la gente, quando ti applaudirà. L'hai
sempre disprezzata, tu per primo, perché avevi paura che lo facesse lei prima di te.
DUBLINO - La gente... (Guardandosi intorno.) Eccola la gente... Bella merda la gente.
Sai Napoli, non è incredibile quanto caghi la gente? Ci hai mai pensato? Tutta quella
gente che lascia qui dentro una parte di sé, una traccia... Quelle brutte pance piene di
merda. Hai mai sentito quanto puzza la merda? Chieditelo, Napoli, perché puzza la
merda? Io so la risposta, Napoli, ci sono arrivato da me. La merda puzza perché è la
gente che puzza dentro. E tanto più sono grassi tanto più puzzano, perché sono pieni di
merda fino a scoppiare e... non riescono a cagarla fuori e... il puzzo gli rimane dentro...
NAPOLI - Piantala... Ma che cazzo stai dicendo? Ti sembrano cose da dire, adesso?
...Ora che abbiamo vinto, che diventeremo delle rock-star... anzi, no, cazzo,... ora che
siamo delle rock-star... Guarda... (Gli fa vedere la musica che ha composto poco prima.)
...la mia musica... l'ho fatta poco fa... Avremo bisogno di molta musica adesso, ed io ho
un progetto. Questa è la mia musica, il mio progetto... fanfare e sirene, rombi d'aereo e
liscio, Bach e rock...
BERLINO - Senza logica e senza senso.
NAPOLI - Quelle note sono tenute insieme da una forza... arcana e mostruosa...
BERLINO - ... come le pagine di mille libri rilegate in uno solo. Mille diverse pagine di
mille libri diversi, rilegate in un sol libro, il milleunesimo libro. L'opera perfetta. E altre
mille mutilate di una loro parte. L'opera di sabotatori altissimi. E ogni musicista sarà
ladro e artista quanto e come vorrà. Comporre vorrà dire strappare un altro foglio per
libro e rilegarli insieme in una nuova creazione. Il milleduesimo libro. Ma tutto sarà
ancora più mutilato. (Sviene.)
12
NAPOLI - Berlino... Stupido... Imbecille, cosa hai fatto? Perché stancarti in quel modo.
(Gli tasta il polso.)
NAPOLI - E' svenuto. Bisogna cercare per forza un medico adesso.
DUBLINO - Per queste cose gli ospedali avvertono sempre la polizia... Va' a chiamare
Stefano. Ci ha la donna che lavora come infermiera in una clinica privata... Vacci
subito, basta che non ti fai scoprire da nessuno.
NAPOLI - Chiuditi bene dentro... apri solo a me... Ti busserò così... (Esegue ed esce.)
SCENA 17
DUBLINO - (Dublino chiude la porta a chiave.) Merda! ... Cazzo, fuori i produttori e
io qui... con questo coglione sdraiato per terra!... (Lancia la coppa contro la porta di un
gabinetto.) E va' a cagare anche tu... coppa di merda... (rivolto a Berlino) stronzo, lurido
stronzo puzzolente... farti proprio stasera... e dopo il concerto per giunta... Si vede che
sei proprio un deficiente... Come farai, stupido che sei, a scrivere quella musica? ... Un
idiota integrale come te... Con tutte quelle cazzo d'idee e di sospetti... (Dà un calcio alla
borsa di Berlino, da cui escono dei fogli scritti di musica.) Cos'è?... (Li afferra e li
guarda.) Questa è roba nuova!... Maledetto idiota... farsi in quel modo ed essere capace
di scrivere questa musica... (Li sfoglia con avidità e canticchia.) ... Ma come fa ad uscire
questo da quella stupida testa di cazzo... (Apre la custodia della chitarra, la estrae,
solleva un divisorio interno che nasconde un doppiofondo portaspartiti, estrae alcuni
fogli di carta pentagrammata bianca.) ...devo fare attenzione, la calligrafia deve essere
perfetta... Anche questa volta non se ne accorgerà... (Comincia a copiare.) ...Questo
resta tale e quale... questo no... è troppo, bisogna banalizzarlo... così... così... Una
musica geniale trasformata in una musichetta qualunque... così, così... la tua testa...
capace di creare questo... incapace di ricordarlo pochi secondi dopo averlo scritto...
Nemmeno più capace di ricostruirlo... la tua stupida testa, mezza genio e mezza
deficiente... capace di fare per un istante la musica più straordinaria, ma incapace di
gestire la più onesta e banale esistenza... Ecco la tua nuova musica. Guarda cosa è
diventata... una canzonetta buona per vincere una stronzata come questa... te la
restituisco. (Rimette il nuovo foglio nella borsa di Berlino.) ... e ci sarà qualcuno che mi
chiamerà ladro per questo... (Apre la custodia della chitarra e infila l'originale scritto
da Berlino.) ... Ora la tua musica resterà, l'ho salvata dal nemico più grande che aveva:
te stesso. Povero idiota... Volevi scrivere il capolavoro e chiudere per sempre... ed io
con questo ti ho costretto a scrivere cento capolavori... Povero genio, ci sarà sempre
qualcuno peggiore di te che saprà camminarti un passo avanti... (Bussano alla porta.)
NAPOLI - (Da fuori.) Dublino, apri. Sono io. (Dublino chiude rapidamente la custodia,
ma si scorda la chitarra fuori.)
DUBLINO - Aspetta, ti apro, arrivo... (Apre la porta e fa entrare Napoli.)
SCENA 18
13
NAPOLI - (Napoli chiude a chiave la porta dietro di sé.) Stefano non c'era, ma la
ragazza l'ho trovata lo stesso. Ha detto che viene appena può. Berlino come sta?
DUBLINO - E' lì. Non si è mosso per niente.
NAPOLI - Allora sta bene. Basta lasciarlo tranquillo... (Vede la chitarra.) Ehi, sempre
al lavoro... (La prende in mano e fa per riposarla nella custodia, ma Dublino lo blocca
di scatto, come se fosse stato scoperto.)
DUBLINO - Lasciala stare! (Gliela strappa di mano.)
NAPOLI - Volevo solo posarla nella custodia...
DUBLINO - Ci penso io alla mia chitarra.
NAPOLI - D'accordo, d'accordo. (Silenzio teso.)
DUBLINO - E' questa situazione che mi fa star male.
NAPOLI - Oramai è risolta... tra poco arrivano, se lo prendono... ed è tutto a posto... tra
poco... Piuttosto bisogna pensare a cosa dirci tra tre giorni al Borchieri. E poi... la
settimana prossima...
DUBLINO - La settimana prossima cosa?
NAPOLI - Dai, Dublino. E' inutile che continui a nascondercelo. Ormai lo sanno tutti.
DUBLINO - Sanno tutti cosa?
NAPOLI - Del concerto. Volevi farci una sorpresa, ma io sono venuto a saperlo lo
stesso, passando per la sala. Tutti ne parlavano. In queste cose i segreti non esistono...
DUBLINO - Già, il concerto. Ci sarà un concerto la settimana prossima. Come vincitori
abbiamo diritto ad una serata d'onore... sul palcoscenico della grande Malaria...
NAPOLI - Va beh, Dublino, non c'è più sorpresa... ma mi ha fatto piacere lo stesso. Il
nostro primo grande concerto e puoi giurarci che non sarà l'ultimo.
DUBLINO - Te lo dicevo più tardi. Berlino stava male e non volevo...
NAPOLI - Ok, ok! Non mi sono mica incazzato! ... Ma te l'immagini? Io che passo in
mezzo alla gente e loro a salutarmi, a congratularsi, a dire che ci saranno tra una
settimana... Ed io a chiedere: "A cosa? Dove?..." E quelli a ridere. Perché pensavano che
li prendessi in giro. Invece io non sapevo niente... "Ma come?..." mi fa uno che
conoscevo a malapena... "... da dieci minuti sei una celebrità e hai già imparato a
mentire come una star!"... E io dirgli che non ne sapevo niente... dei concerti, di niente...
niente di niente. Sai, Dublino, è una cosa strana. Non mi ci sono abituato... Ci ho messo
un po' a ritornare normale... Ero scemo... ero come diventato scemo... "Ma chi?... Noi, il
concerto?... Chi l'ha detto? Chi è stato?"
14
DUBLINO - E di Berlino nessuno diceva niente?
NAPOLI - Di Berlino? No, nessuno mi chiedeva niente... Ma cosa vuoi, lui suona le
tastiere. E' lì, sempre coperto. Lo vedono poco... E non può muoversi. Sai come la pensa
il pubblico. Per noi è diverso. Tu canti e suoni la chitarra, sei lì davanti, vicino al
pubblico... Io alla batteria mi do da fare... Sai Pietruccio? Pietruccio, ti ricordi? Il
batterista dei Panzer? Ha voluto che gli firmassi le bacchette. Io a lui, che si credeva
chissà che cosa e non mi cagava mai... Avresti dovuto vederlo... un verme che strisciava... un sorriso... a dirmi che lui aveva in mente una idea con le percussioni... che ci
volevano due a suonare le percussioni... E sai chi doveva essere l'altro?... Te lo lascio
immaginare... io. Lui, che non mi cagava fino a ieri... oggi mi chiedeva in ginocchio di
suonare insieme... Io lì... lì mi sono piaciuto. Dublino, ho fatto come avresti fatto tu. Ho
preso tempo... gli ho detto... certo... che la cosa mi interessava, ma che dovevo prima
parlare con voi, prima... ma in futuro... Adesso, subito non era possibile... ma in futuro
la cosa si poteva discutere... E lui aveva capito che quello era un modo per scaricarli... e
se n'è venuto fuori con quella storia di firmargli le bacchette... Ti rendi conto? Io che gli
firmavo le bacchette. Avrei dovuto dirgli: "Vieni un po' qui con quelle cazzo di
bacchette... pezzo di stronzo, con tutte quelle arie che ti dai, vieni un po' qui che ti faccio
vedere come te le infilo nel culo le bacchette." (Ride.) No, no, no,.. no, Dublino, non ho
detto mica così. Sai cosa ci ho risposto? "Certo, mi fa piacere che tu me l'abbia chiesto,
Pietruccio. Ad un amico come te..." E gliel'ho firmate... Firmate... Sono cresciuto
Dublino, in quei dieci secondi sono diventato un altro. (Ride soddisfatto.) Un signore.
Napoli è un signore.
DUBLINO - Bisogna pensare a Berlino. Fargli qualcosa. Aiutarlo in qualche modo.
NAPOLI - Certo che dobbiamo aiutarlo. E la cosa migliore è lasciarlo stare. Aspetta che
arrivino quelli: loro sanno come muoversi. ...Sai Dublino a cosa pensavo un attimo fa?
A un video. Ma che fosse qualcosa di speciale... Non le solite stronzate... Una specie di
storia di uccelli su una spiaggia... (Durante le parole del racconto Berlino come in
trance si solleva dietro i due e, non visto, inizia a danzare la storia.) Ma non una
spiaggia di sabbia normale... al posto della sabbia c'è solo del polistirolo espanso... e
questi uccelli sono proprio selvatici all'inizio. Mangiano pesci, lottano, muoiono e
restano lì morti, con le carcasse morte... Noi suoniamo sulla spiaggia, ma siamo come
degli automi... e la musica è molto dura, ma poi diventa sempre più dolce... è sempre
molto elettrica, ma più dolce... E gli uccelli incominciano ad essere meno selvaggi.
Qualcuno pesca il pesce ma non lo mangia. Lo porta a riva e lo divide con gli altri... E
poi, qualcun altro seppellisce gli uccelli morti e ci mette come un bastone piantato
sopra, così gli altri non vanno più a passarci lì sopra, ... e noi suoniamo una musica più
dolce, solo acustica, e siamo vestiti diversi da prima, più normali, più naturali... e ancora
gli uccelli diventano più civili, fanno come dei riti. Cantano in coro... Danzano,
diventano meno uccelli, cominciano a perdere le piume... poi noi incominciamo un rito
più selvaggio con le percussioni e cantiamo in coro, ma in maniera... da selvaggi... e le
piume che gli uccelli perdono, volano nell'aria e si vanno a posare su di noi... sempre di
più, di più,... e gli uccelli diventano sempre più come uomini, e noi sempre più uccelli...
E il vento si alza e spazza via il polistirolo: è una grande ventata... Le nostre facce si
trasformano, le labbra diventano becchi, i piedi diventano artigli... e non c'è quasi più
musica... Solo cinguettii... e il vento che fischia...
15
DUBLINO - ... e gli uccelli diventano sempre più uomini, e noi sempre più bestie. E
lottiamo anche noi, e ci strappiamo i pesci l'uno con l'altro. E lottiamo, lottiamo, e non
ci curiamo più dei nostri morti, e lasciamo insepolti i cadaveri, come Berlino, steso per
terra, coperto di polistirolo... E gli uccelli non riescono più a volare perché sono pesanti
come uomini... Ma uno di noi, uno solo di noi, uomini-uccello, riesce a volare in alto. E
tutti gli altri uccelli che ora sono uomini, e quegli uomini che ora sono uccelli ma che
non sanno volare, guardano in alto con la testa piegata all'indietro, e hanno paura e
ammirazione di quell'uccello lassù, rapace e spaventoso, ma che vola in alto,
bellissimo... meraviglioso. (Berlino conclude la danza come sgonfiandosi a terra.)
NAPOLI - No, Dublino. Non finiva così la mia storia. ... Finiva con un canto e un volo
di tutti e, sotto il polistirolo spazzato dal vento, riappariva una sabbia soffice e dorata.
DUBLINO - E' più bella la mia. E' vera. Non sono di quelli che credono alle storie a
lieto fine.
NAPOLI - D'accordo, è bella, ma piacerà alla gente? Abbiamo delle responsabilità
adesso, dobbiamo piacere alla gente. Sai cosa pensavo... per il concerto? Che sarebbe
meglio mettere Berlino più di lato e tirare avanti la batteria. Io posso fare dei numeri con
le percussioni, più avanti. Questo, sai, piace alla gente. Tu canti da un lato e dall'altro
suono io le percussioni.
DUBLINO - E Berlino?
NAPOLI - Sta dietro. Lui non può venire avanti e poi, l'hai sentito anche tu, il pubblico
non si accorge quasi di lui. Serve, d'accordo, ma io penso anche allo spettacolo.
DUBLINO - Sei uno stupido Napoli. Un grandissimo idiota, e come tutti gli idioti ti è
bastato un goccio di successo per ubriacarti quel cervello stitico che c'hai. Il pubblico
non si accorge di lui? Non riesci a capire proprio un cazzo? Ma senza di lui noi non
esisteremmo nemmeno. Cosa ti credi, che la gente sia un branco di coglioni come te?
Che dà di testa per come batti quei pezzi di legno sui tamburi?
NAPOLI - Dublino, non mi parlare così, non te lo permetto di parlarmi così...
DUBLINO - Deficiente. Quanto pensi che durerebbe il nostro successo senza di lui?
NAPOLI - Piantala, Dublino. Ti ho detto di piantarla o non rispondo più di me...
DUBLINO - Idiota. (Napoli si scaglia su di lui. Lottano selvaggiamente: Dublino ha la
peggio. Napoli lo colpisce ripetutamente con la fodera della chitarra che si spalanca.
Volano per aria gli spartiti e i nastri. Dublino, colpito duramente, resta a terra; Napoli
si butta a guardare gli spartiti.)
NAPOLI - Cos'è 'sta roba? Gli spartiti di Berlino? Ma questa è roba che non conosco,
roba nuova... (Sfoglia altri spartiti.) ... "Tremila giorni al duemila"? Ma è diversa da
quella che suoniamo noi... (Cominciando a capire.) Dublino, Dublino... (Lo scuote; a
fatica Dublino si rialza.) Cosa significa tutto questo? (Afferrandolo per il collo.) Dimmi
16
cosa significa... parla, ti ho detto... (Lo percuote ancora, ma Dublino, anche se a fatica,
riesce a divincolarsi e corre al lato opposto della stanza.)
DUBLINO - (Con rancore.) Hai fatto male, prima, a scaricare Pietruccio. Dovevi
accettare la sua proposta. Un posto da secondo batterista è sempre meglio di niente.
NAPOLI - Cosa significa tutto questo? (Silenzio. Fa un passo minaccioso verso di lui.)
Ti ho fatto una domanda, Dublino. Cosa ci fa questa musica nella custodia della tua
chitarra?
DUBLINO - Che c'è da dire? E' tutto chiaro.
NAPOLI - Allora aveva ragione Berlino. Qualcuno gli rubava di nascosto al musica e
gli mescolava le note per farlo impazzire.
DUBLINO - Quello che scriveva non avrebbe retto oggi. Dovevo intervenire perché
nulla andasse sprecato.
NAPOLI - Ladro... (Lo schiaccia contro la parete.) Ladro, bastardo. Tu, proprio tu. Il
ladro eri tu, e nessuno lo avrebbe mai sospettato.
DUBLINO - (Divincolandosi.) Ladro? Sei sempre stato uno stupido, Napoli. Non hai
mai capito niente e morirai idiota. Ladro, io? Io che con questo ho permesso che Berlino
scrivesse tutte quelle canzoni alla ricerca di quella perfetta? Io, che sono l'unico a capire
come stavano veramente le cose? Ma a cosa ti credi che mi servano questi spartiti?
(Apre la borsa di Berlino.) Guarda qua. Guarda la musica di Berlino, quella che conosci
anche tu, quella che suoniamo insieme, quella che ci ha portato a vincere questo cazzo
di premio. Guardala. Perfetta. Riscritta da me. Perfetta e banale, pronta per essere data
in pasto agli imbecilli. Guardala, Napoli, la musica che hai sempre suonato credendola
della buona musica. (Mostrando l'altro spartito.) Ecco cos'è un capolavoro. Ecco come
questa stupidaggine diventa un capolavoro. (Gli tira in faccia i due spartiti.)
NAPOLI - Ma perché tutto questo? Perché? Perché nascondermi tutto? A me potevi
dirlo. Non ce lo dicevo mica a Berlino.
DUBLINO - Dirtelo? E cosa avresti capito? Tu un attimo fa volevi mettere da parte
Berlino, e scrivertela da solo la musica. Tu non hai mai capito quello che spingeva
Berlino a scrivere. Tu suoni, ma non hai mai avuto uno scopo. (Silenzio.)
NAPOLI - Adesso lo so. E l'ho scoperto nella maniera peggiore possibile. Adesso so
tutto quello che mi basta. Conosco il gioco, le regole e i trucchi... Grazie per avermeli
insegnati. Però adesso servo io le carte. E decido io quali dare e a chi. Si gioca a modo
mio, adesso. Dammi gli spartiti, Dublino. Voglio tutti gli spartiti. Decido io cosa si
suona e come si suona. (Silenzio.)
DUBLINO - Troppo tardi. Ancora una volta, ma sarà l'ultima volta. Pigliateli pure tutti.
A cosa vuoi che servano adesso? Guarda questa... (Gli mostra una bobina.) Cosa credi
che ci sia qua dentro? (Silenzio.)
17
DUBLINO - La storia dei miei prossimi dieci anni di vita. La base musicale dei pezzi
che io canterò. Hai fatto male a scaricare Pietruccio: un posto nei Panzer avrebbe potuto
farti comodo.
NAPOLI - Cosa vuol dire questo? Io sono il batterista di questo gruppo, e con quello
che so sono anche il capogruppo adesso. Deciderò io cosa e come suonare. A
cominciare dal concerto della prossima settimana... e parlerò io tra tre giorni a Borchieri
per il provino discografico. (Silenzio.)
DUBLINO - Aspettavo il momento opportuno per dirtelo, ma adesso è venuto, Non ci
sarà provino e non ci sarà concerto.
NAPOLI - Che cazzo dici? Era tutta una balla quella del provino? ... Tu scherzi, ma non
ci casco. Chi credi di fottere? Tutti in sala sapevano del concerto.
DUBLINO - Non ci sarà né provino né concerto. Non ci sarà niente. Niente di niente...
per te.
NAPOLI - Ma sei scemo? Io so tutto. Basta che dico in giro quello che so e tu sei
finito... La musica rubata a Berlino?... Io vado da Borchieri e ti sputtano. Basta che sa
che bastardo sei... e tu sei rovinato. Ti stronco la carriera ancora prima che cominci.
DUBLINO - Certo Napoli che lo farai. Ma non adesso, tra qualche tempo. Sei indietro
persino nella vendetta. Cosa credi che ci sia scritto su questo nastro, idiota. Leggici
bene, guardalo bene, anche se non ci sono scritte delle parole. Te lo dico io. C'è scritto,
arrangiamenti di Borchieri. Quello che ha fatto diventare i pezzi conosciuti dei
capolavori. Ecco cosa c'è scritto.
NAPOLI - Ma quella è una carognata...
DUBLINO - No, un colpo di genio. Anche questo serve per il successo, non basta solo
la musica più geniale.
NAPOLI .- Bastardi. Io gli dico tutto a Berlino, e lui non lo permetterà. Berlino,
Berlino... (Scuote il corpo esanime di Berlino.) Berlino, svegliati, cazzo Berlino, devi
ascoltarmi... (Mollandolo di colpo e rivolgendosi ancora a Dublino.) Farò uno scandalo.
Berlino lo saprà e vi denuncerà. E se non lo fa lui vi denuncio io.
DUBLINO - Non ora, Napoli. Lo so, tu lo farai. Farai scoppiare uno scandalo e questo
ci servirà a confermare il successo. Ne parleranno tutti i giornali, ma nessuno ti crederà.
Penseranno alla vendetta di un trombato. L'ex batterista che spunta a reclamare la sua
fetta di gloria e di soldi. Ne avrai un poco di tutti e due e uscirai di scena
definitivamente.
NAPOLI - (Scuote Berlino a terra.) Berlino, Berlino, svegliati, ascolta, devi ascoltarmi:
ti stanno rubando la musica, la tua musica, la nostra musica.
DUBLINO - Quale musica, Napoli? Lui non l'ha mai riconosciuta come sua, lo sai bene,
no? Diceva che quella non era la sua musica e non gli apparteneva.
18
NAPOLI - (Scuote con grande energia il corpo di Berlino a terra.) Svegliati Berlino, ti
rubano la tua vera musica . (Lo lascia e si rivolge a Dublino.) Ma allora tutto quello che
facevi e dicevi prima è falso, recitavi, ci prendevi per il culo... Bastardo, recitavi, e io?
... Uno dei protagonisti, ero convinto che era tutto vero.
DUBLINO - E' tutto vero. Ma è la mia verità. Tutto qui è vero. La musica è vera, il
nastro è vero, il provino è vero. Solo che il provino è già stato fatto, da me, un po' di
tempo fa. Il concerto è vero... o almeno, per me sarà vero. Perché lo farò io quel
concerto, solo io. Io sarò la rock-star.
NAPOLI - E io... e Berlino? Tu ci hai ingannato. Non sei stato onesto con noi.
DUBLINO - Onesto? Io? Tu che volevi mettere Berlino da parte? Scrivere tu la musica,
fare il solista perché tanto la gente non lo guardava neanche? Che mostro saresti
diventato, se un attimo di successo ti ha fatto diventare carogna? Mi fai schifo. Hai
firmato le bacchette di Pietruccio. Recita la parte della rock-star... coglione, e la leggi
nell'azione di un meschino batterista di mezza tacca. Io recitavo? Sì. Ma una parte scritta
con cura. Tu, Napoli, improvvisi, e viene fuori solo quanto sei marcio dentro. (Gli mostra il nastro.) Eccolo il mio copione. Prevede tutto, passo dopo passo, capolavoro dopo
capolavoro... con calma. Non tutto insieme. Modificherò tutto a modo nostro. Creerò
una moda dopo l'altra, piano. Tutto si modificherà, niente grandi cazzate, ma tutto poi
sarà diverso. Una rivoluzione? No, una eversione, sottile: una sottile eversione.
NAPOLI - (Scuote Berlino a terra.) Berlino... Berlino... Svegliati, devi sentire quello
che succede, devi ascoltare, Berlino, oh Berlino! Lui te lo impedirà.
DUBLINO - Lui? Povero Berlino. Guardalo un po'. Quanto potrà durare ancora? Un
giorno? Una settimana? Un mese? Fatti di lato, Napoli. So io come svegliarlo.
SCENA 19
BERLINO - (Mette la cassetta in un walk-man e la cuffia sulle orecchie di Berlino che,
lentamente, si scuote e si solleva.) Ah, come è stato? Tutto si apre. La torre di luce
scompare, ecco, non è più troppo alta e lontana... E' lei, la parola magica, sono libero,
ecco il passaggio segreto: è qui, è qui.
NAPOLI - Ma cosa dici, Berlino? Quale parola magica? La senti? Questa è la tua
musica. Quella che dicevi che ti rubavano. La tua vera musica... e Dublino è il ladro. Era
vero quello che dicevi. E' lui. Ti rubava la musica di notte e te la sostituiva. Era tutto
vero quello che dicevi, non sei pazzo, è vero, è tutto vero...
BERLINO - La più semplice e la più completa. Eccola, è lei, perfetta. (Si toglie la
cuffia.) Tutto è perfetto adesso. Le maglie della rete sono perfette, né troppo grandi né
troppo piccole. Quello che scappa fuori ci sarà sempre qualcuno pronto a divorarlo. Non
andrà perduto. Guardami Napoli, sono come un orologio fermo. Segna l'ora esatta due
volte al giorno. E questa è l'ultima delle due volte. La noia è perfetta ormai. (Cade di
lato.)
NAPOLI - Berlino, Berlino! Cosa fai adesso?...
19
DUBLINO - (Apre la porta.) Chiuditici dentro e aspetta che arrivi quella tizia della
clinica. Io vado in sala, tra il mio pubblico. (Getta la chiave ed esce.)
20