UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA Facoltà di Medicina e Chirurgia L’INFERMIERE IN UN DAY HOSPITAL DI RADIOTERAPIA Tesi di Laurea STEFANI Giulia Matr. 697779 Anno accademico 2007-2008 Relatore: dott.ssa BORTOLATO Barbara Correlatore: GARDES Marie Paule 1 INDICE SCOPO DELLA TESI ......................................................................................................3 INTRODUZIONE.............................................................................................................4 PARTE PRIMA ................................................................................................................6 LA MALATTIA NEOPLASTICA ...............................................................................6 1.1 Considerazioni infermieristiche legate alla diagnosi di cancro..........................7 LA RADIOTERAPIA...................................................................................................9 2.1 Che cos’è la radioterapia? ...................................................................................9 2.2 Finalità della radioterapia..................................................................................10 2.3 Tipi di radioterapia............................................................................................11 2.3.1 Tecniche di irradiazione con radioterapia esterna.....................................11 2.3.2 Modalità di attuazione della brachiterapia .................................................13 2.3.3.1 Ruolo e responsabilità dell’infermiere in brachiterapia ..........................14 PRINCIPI DI RADIOPROTEZIONE ED IMPLICAZIONI INFERMIERISTICHE 17 3.1 Introduzione .....................................................................................................17 3.2 Interazione delle radiazioni con i tessuti..........................................................18 3.3 I principi sui quali si basa la radioprotezione ..................................................19 3.4 Utilizzo del dosimetro ......................................................................................22 3.5 Raccolta e smaltimento rifiuti radioattivi.........................................................23 3.6 Primo intervento in caso di contaminazione personale.....................................25 L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA IN RADIOTERAPIA..................................27 4.1 Definizione dell’assistenza infermieristica in radioterapia. Evoluz. storica .....27 4.2 Percorso assistenziale del malato sottoposto a radioterapia (1).........................32 4.3 Ruoli dell’infermiere in radioterapia.................................................................37 4.4 Ruolo dell’infermiere nella valutaz. e gestione degli effetti avversi della RT .41 4.4.1 Prevenzione e cura degli effetti collaterali acuti generali ..........................44 4.4.2 Prevenzione e cura degli effetti acuti sito-specifici ...................................58 PARTE SECONDA ........................................................................................................76 IL DIPARTIMENTO TECNOLOGIE AVANZATE DIAGNOSTICO TERAPEUTICHE dell’ AZIENDA OSPEDALIERA NIGUARDA di MILANO ....76 5.1 Mission..............................................................................................................76 5.2 Struttura di radioterapia ....................................................................................77 5.3 Il day hospital....................................................................................................80 5.4 Assistenza infermieristica - Ruoli dell’infermiere ............................................84 5.5 Dimissione dal Day Hospital ............................................................................88 CONCLUSIONI..........................................................................................................89 ALLEGATI .................................................................................................................92 SITOGRAFIA ...........................................................................................................108 RINGRAZIAMENTI ................................................................................................109 2 SCOPO DELLA TESI La decisione di sviluppare questa tesi è nata dalla curiosità e l’interesse che mi hanno suscitato le lezioni della Dottoressa Barbara Bortolato relative alla patologia oncologica e, nello specifico, alle diverse modalità di cura, tra cui la radioterapia. Contemporaneamente, un mio familiare purtroppo ha dovuto usufruire del servizio di radioterapia dell’ A. O. Niguarda, e da qui è nata la voglia di scoprire quale fosse il ruolo dell’infermiere che vi lavora. Dopo un periodo di internato Dopo un periodo di internato pre-laurea effettuato presso la Struttura, ho avuto modo di scoprire che l’attività degli infermieri si svolge prevalentemente presso il Day Hospital e da qui ho tratto spunto per il titolo del mio lavoro. La tesi illustra il ruolo dell'Infermiere Professionale in Radioterapia, così come derivato dalla letteratura, entra nel merito dell'organizzazione del Reparto che ho frequentato, descrivendo le attività specifiche dell'Infermiere nella Struttura, e si conclude con una analisi delle soluzioni possibili per un ulteriore miglioramento della convivenza dell'Infermiere con le altre figure “storiche“ della Radioterapia (Radioterapista, tecnico di radioterapia). La tesi è quindi suddivisa in due parti: la prima che illustra quanto descritto in letteratura, la seconda che descrive il Dipartimento Tecnologie Avanzate diagnostico terapeutiche dell’A.O.Niguarda Ca’ Granda di Milano. 3 INTRODUZIONE Ogni anno nel mondo si ammalano di tumore maligno circa 8 milioni di persone e nei paesi occidentali (Europa e Nord America) la percentuale di morti per neoplasia è intorno al 20%. Il Libro Bianco dell'Oncologia Italiana (32) (Terza edizione) pubblicato dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha fotografato la situazione italiana nel 2005 e mostra come il numero di nuovi casi di tumore maligno siano stati 252.662 (135.469 maschi e 117.193 femmine), con un numero di decessi pari a 129.833 (77.747 maschi e 52.086 femmine). Nella sua forma maligna, il cancro rappresenta la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e la prima per la fascia di età 65-74 anni. È in aumento progressivo su molti fronti, in particolare nella fascia di persone anziane e negli abitanti dei paesi in via di sviluppo. Nel corso dell’ultimo quinquennio, rispetto alla rilevazione precedente, la percentuale di sopravvivenza per il complesso dei tumori è migliorata di 7 punti negli uomini e di 6 punti nella donne. Si può stimare che sul totale dei casi di tumore circa il 60-70% degli individui colpiti, in un qualsiasi stadio della propria malattia avrà necessità di effettuare un trattamento radioterapico. Il ricorso a trattamenti radioterapici per cura o palliazione di patologie neoplastiche, e in alcuni casi infiammatorie o cronico-degenerative, nonché lo sviluppo di nuove tecniche radioterapiche, (come la Brachiterapia LDR e HDR, Radioterapia metabolica, IORT, TBI, TSI, Radiochirurgia e Radioterapia stereotassica brain e body, Roentgen terapia), hanno introdotto l’infermiere in un mondo prettamente tecnico, che pochi anni or sono, vedeva protagonisti principali i tecnici di radioterapia e medici radioterapisti. L’infermiere si trova da un lato ad interagire quotidianamente con malati di cancro, e per cui gli si richiede una grande maturità e sensibilità, dall’altro ad avere a che fare con queste nuove tecniche radioterapiche speciali. Dovrà avere competenza nell’assistenza 4 al malato che si sottopone a questi trattamenti adottando un percorso assistenziale che persegua le seguenti finalità: - garantire la miglior risposta possibile sulla base di quanto validato a livello scientifico metodologico - ridurre al minimo i rischi e migliorare gli esiti - assicurare continuità e coordinamento dell’ assistenza - aumentare la soddisfazione dell’assistito. 5 PARTE PRIMA LA MALATTIA NEOPLASTICA(2,3) Il cancro è un termine generico per descrivere oltre 200 singole malattie tutte caratterizzate da crescita e diffusione incontrollata di cellule di natura maligna ad esito potenzialmente letale. Il termine cancro va distinto da quello di tumore che può infatti riferirsi ad una crescita sia benigna che maligna. I tumori benigni sono formati da cellule che pur avendo una aumentata capacità proliferativa, sono molto simili alle cellule normali, spesso circondati da una capsula fibrosa pertanto rimangono localizzati al tessuto di origine e non invadono i tessuti circostanti. I tumori maligni hanno come caratteristica più tipica l’invasività e la capacità di formare metastasi (la diffusione dal luogo dove hanno avuto origine ad altri distretti dell’organismo). Nelle cellule neoplastiche sono perduti i meccanismi di regolazione della crescita e della capacità di differenziarsi e quindi di esprimere le caratteristiche del tessuto di origine. I tumori indifferenziati (o anaplastici) e quindi poco somiglianti al tessuto da cui originano, sono più aggressivi nella crescita e nel comportamento clinico. Oltreché condurre a morte, il cancro è spesso causa di morbidità, dovuta a: 1) invasività locale, 2) metastasi in organi distanti; 3) effetti sistemici della malattia. Ad esempio il cancro della mammella che può metastatizzare precocemente allo scheletro produrrà dolore osseo e fratture patologiche. Nella pelvi, una massa tumorale di origine vescicale , può causare ostruzione dell’intestino e dell’uretere. Il cancro non è una singola malattia con una singola causa, bensì un gruppo di patologie distinte con differenti cause, manifestazioni, terapie e prognosi. 6 1.1 Considerazioni infermieristiche legate alla diagnosi di cancro Le prospettive per i pazienti oncologici sono molto migliorate grazie ai progressi scientifici e tecnologici. Tuttavia, a causa della malattia stessa o delle varie modalità di trattamento, la persona può trovarsi ad affrontare molti problemi secondari, come infezioni, leucopenia, sanguinamenti, problemi cutanei, problemi nutrizionali, dolore, fatigue, stress psicosociale, alterazione della qualità di vita. All’interno dell’equipe sanitaria oncologica l’infermiere riveste un ruolo importante nel valutare questi problemi e complicanze. Poiché molte persone associano il cancro con il dolore e la morte, l’infermiere deve essere preparato a sostenere l’assistito e i suoi familiari in tutti gli aspetti nei momenti critici, dal punto di vista fisico, emotivo, socio culturale e spirituale. Il soggetto sottoposto ad indagine diagnostica approfondita, di solito, è timoroso di fronte alle procedure stesse ed è ansioso riguardo ai possibili risultati. L’infermiere può alleviare la paura e l’ansia spiegando gli esami che devono essere eseguiti, le sensazioni che saranno provate e il ruolo dell’assistito nelle procedure diagnostiche. Incoraggia la persona e i familiari a comunicare, esprimere e discutere le preoccupazioni sui risultati degli esami e rinforza e chiarisce le informazioni fornite dal medico. Responsabilità dell’infemiere nell’assistenza oncologica - sostenere che il cancro è una malattia cronica con un’esacerbazione acuta, invece che sinonimo di morte e sofferenza - accertare il livello di conoscenze relative alla malattia, i trattamenti, le terapie. - accertare i bisogni di assistenza infermieristica, i bisogni di informazione, la rete di sostegno sociale disponibile per l’assistito - pianificare interventi di assistenza - definire obiettivi a breve e lungo termine e valutarne i risultati 7 - collaborare con i componenti del team multidisciplinare garantendo continuità nell’assistenza. L'EONS (European Oncology Nursing Society) in collaborazione con AIAO (Associazione Infermieri Assistenza Oncologica) ha elaborato i requisiti professionali per accreditare l'infermiere oncologico e emanato gli Standard for Advanced Practitioner of Cancer Nursing (30): L’infermiere: 1) è coinvolto nello sviluppo, nella pratica, e utilizzo della ricerca; 2) eroga e gestisce l’assistenza clinica ai malati e alle loro famiglie; 3) motiva i collaboratori al miglioramento dei risultati e promuove il superamento dei limiti nella pratica dell’assistenza clinica oncologica; 4) stimola, progetta, pianifica e realizza il cambiamento in una logica sistemica (infermiere agente di cambiamento); 5) elabora il processo decisionale e agisce nel rispetto dei principi etici e deontologici; 6) collabora con altri membri del gruppo di assistenza; 7) mette a disposizione la sua competenza e abilità, trasmettendo conoscenze al gruppo di assistenza 8 LA RADIOTERAPIA (1, 14, 21) 2.1 Che cos’è la radioterapia? Fin dalla loro scoperta, avvenuta circa un secolo fa, i raggi X hanno trovato sempre più vasta applicazione in medicina. La radioterapia, o terapia radiante, è una disciplina clinica che utilizza i raggi X a scopo terapeutico e non diagnostico come avviene, invece, nella radiologia tradizionale. L’alta energia utilizzata, molto più elevata di quella che si usa per le normali radiografie , porta a morte le cellule tumorali, creando un danno sul DNA cellulare e impedendone così la fase di crescita. La radiosensibilità delle cellule e dei tessuti biologici può dipendere da vari fattori, come ad esempio il numero di mitosi a cui va incontro la cellula, o la differenziazione del tessuto. Pertanto i tessuti più sensibili al trattamento sono quelli sottoposti a frequente divisione cellulare (midollo osseo, tessuto linfatico, epitelio gastrico e gonadi, nonché i tumori ben ossigenati) mentre i più radioresistenti sono quelli a crescita più lenta (muscolo, cartilagine, tessuto connettivo). Purtroppo, anche una parte delle cellule sane, situate nelle vicinanze della neoplasia e attraversate dal fascio di radiazioni, viene inevitabilmente colpita, dando così effetti avversi di diversa entità, a seconda della dose e della zona irradiata. Al fine di ridurre gli effetti acuti sui tessuti sani, la dose totale di radiazioni viene suddivisa in frazioni più o meno numerose, con frequenza giornaliera, per 5 giorni continuativi con un intervallo di due giorni, che serve per permettere il recupero dei tessuti sani limitrofi alla zona irradiata. Questo tipo di frazionamento della radiazione viene denominato “frazionamento convenzionale” e viene utilizzato per tutti i trattamenti standard. 9 2.2 Finalità della radioterapia Lo scopo principale della radioterapia è la cura di alcune patologie, prevalentemente le malattie neoplastiche maligne. Più del 60% dei malati oncologici viene prima o poi sottoposto a trattamento radiante. La finalità del trattamento può essere: 1) ESCLUSIVA o RADICALE, quando l'obbiettivo è la guarigione definitiva del paziente; ad esempio il trattamento radiante del tumore maligno della prostata localizzato, in alternativa all'intervento chirurgico; 2) ADIUVANTE, allo scopo di ridurre il rischio di recidiva dopo trattamento chirurgico; ad esempio la radioterapia dopo intervento di quadrantectomia o tumorectomia mammaria; 3) PALLIATIVO o SINTOMATICO, per ridurre la sintomatologia dolorosa (ad esempio nel caso di metastasi ossee) o altri sintomi legati alla patologia neoplastica. 10 2.3 Tipi di radioterapia A) Radioterapia Esterna o a fasci esterni o transcutanea: Consiste nell’irradiare la zona interessata dall’esterno. La sorgente delle radiazioni proviene da una macchina chiamata acceleratore lineare, posta all’ esterno del corpo del malato. Non rende radioattivi. B) Radioterapia Interna o Brachiterapia: La brachiterapia, derivante dal greco brachys: corto, significa “terapia da vicino”, è conosciuta anche come Curieterapia, in onore dei coniugi Curie ; consiste nel posizionare impianti radioattivi direttamente nel tessuto neoplastico o nelle sue vicinanze, da lì l’esigenza di essere in presenza di piccole lesioni. Il vantaggio della brachiterapia è quello di somministrare una dose elevata di radiazioni ad una regione di dimensioni limitate, risparmiando gli organi sani limitrofi e riducendo pertanto gli effetti collaterali acuti e le sequele tardive. Viene somministrata per mezzo di aghi, semi, cateteri nelle cavità corporee (vaginale, nasale, bronchiale, addominale, orale, rettale) o compartimenti interstiziali (mammella). 2.3.1 Tecniche di irradiazione con radioterapia esterna - RADIOTERAPIA CONFORMAZIONALE; il fascio di irradiazione viene modellato sulla morfologia della struttura che deve essere irradiata grazie all'applicazione di blocchi metallici o di collimatori multilamellari alla testata dell'acceleratore lineare. Questa tecnica permette di erogare una dose più elevata al tumore, risparmiando i tessuti sani circostanti e riducendo così gli effetti collaterali acuti e le sequele tardive del trattamento. 11 - RADIOTERAPIA CON FASCI AD INTENSITÀ MODULATA (IMRT); la conformazione del fascio di irradiazione avviene grazie alla modulazione dell'intensità della radiazione. E' una tecnica particolarmente adatta all'irradiazione di strutture concave ed è anch'essa finalizzata a somministrare dosi sempre più elevate al tumore con un risparmio degli organi sani vicini. - RADIOTERAPIA STEREOTASSICA O RADIOCHIRURGIA; è una tecnica innovativa che permette di focalizzare le radiazioni ionizzanti con una elevata precisione su piccoli volumi. In questo modo è possibile somministrare la dose prescritta in seduta unica o in più sedute, con dosi per frazione più elevate rispetto al frazionamento convenzionale e quindi con un migliore effetto tumoricida. - CON ACCELERATORE LINEARE dotato di collimatori micro- multilamellari e prevede un’immobilizzazione del paziente molto accurata, facendo ricorso a sistemi particolari di posizionamento (ad esempio casco stereotassico per la testa e maschere termoplastiche o cuscini ex vacuum per il corpo). E’ nata inizialmente per il trattamento delle lesioni cerebrali, ma utilizzata oggi anche per alcune patologie polmonari e intra addominali. - CON GAMMA-KNIFE letteralmente bisturi a raggi gamma. Viene utilizzata per il trattamento di lesioni maligne o benigne intracerebrali. La Gamma-knife è un apparecchio che contiene nella sua testata decine di sorgenti di raggi gamma che vengono utilizzate per l'irradiazione. Il trattamento viene eseguito in seduta unica dopo che il neurochirugo ha posizionato sul paziente un particolare casco solidale con le strutture craniche. - TBI o Irradiazione Corporea Totale; utilizzata in associazione alla chemioterapia nel condizionamento dei trapianti di midollo prevalentemente nelle neoplasie ematologiche. 12 - IGRT o radioterapia a guida di immagine; grazie a particolari acceleratori lineari combinati con CT o con portal imaging, è possibile verificare il corretto posizionamento del paziente e degli organi bersaglio interni subito prima della seduta di trattamento. Questo permette di migliorare la precisione del trattamento e di ridurre così la tossicità della radioterapia. Può essere eseguita con apparecchiature di diverso tipo - TOMOTERAPIA; trattamento di IGRT che utilizza un particolare tipo di acceleratore lineare che somministra la radiazione grazie alla rotazione della sorgente sull'asse del paziente mentre il lettino su cui il paziente è posizionato scorre lungo il suo asse longitudinale. Con questo tipo di apparecchiatura è possibile utilizzare tecniche sia conformazionali che di IMRT, effettuando verifiche on line del posizionamento del paziente. 2.3.2 Modalità di attuazione della brachiterapia - brachiterapia interstiziale, in cui vengono posizionate apposite guide di metallo o di plastica direttamente all’interno del tumore o molto vicino ad esso , generalmente in anestesia locale o generale. - brachiterapia di contatto, che consiste nell’applicazione, a diretto contatto della superficie da trattare, di preparati radioattivi attraverso particolari dispositivi chiamati “moulages”. - brachiterapia endocavitaria, in cui la sorgente radioattiva raggiunge la sede di malattia grazie ad appositi applicatori ( ovoidi, Fletcher,sonde ) che vengono posizionati in cavità corporee ,ad esempio, vagina, bronchi, esofago, ecc. 13 Sulla base dell’intensità della dose somministrata si possono distinguere sostanzialmente due tipi di trattamento: 1) la brachiterapia Low Dose Rate o LDR o con impianto permanente , che utilizza aghi o semi di piccole dimensioni, che vengono posizionati direttamente all’interno del tumore. Una volta posizionate, le sorgenti erogano radiazioni per settimane o mesi, a seconda del tempo di decadimento della sostanza radioattiva, e vengono lasciate in sede per tutta la vita del paziente. 2) la brachiterapia High Dose Rate o HDR o con impianto temporaneo, che utilizza applicatori o altri presidi, che vengono temporaneamente posizionati nella regione da trattare in sala operatoria in anestesia generale o in stato di sedazione. Una volta posizionato l’applicatore, viene eseguita una radiografia per controllare il corretto posizionamento. Il materiale radioattivo viene introdotto nell'applicatore o nel catetere grazie al collegamento dello stesso con un sistema di after remote loading che permette di posizionare la sorgente radioattiva nel punto prescelto e per il tempo necessario alla corretta irradiazione. Al termine della seduta è possibile rimuovere l'applicatore ed il paziente può andare a casa, se la procedura non ha richiesto sedazione, oppure resterà in osservazione per il tempo necessario in regime di Day Hospital o di degenza ordinaria. 2.3.3.1 Ruolo e responsabilità dell’infermiere in brachiterapia Il rapporto Istisan 99/4 sull’Assicurazione di Qualità in Radioterapia rappresenta un’integrazione relativa alla brachiterapia e definisce in particolare quelle che sono le mansioni dell’infermiere professionale in ambito brachiterapico. Queste ultime riguardano: • la preparazione e la manutenzione dello strumentario chirurgico generale destinato alle manovre interventive e dello strumentario specifico destinato all’inserimento delle sorgenti, secondo le indicazioni del medico oncologo radioterapista e del tecnico sanitario di radiologia medica; 14 • il posizionamento del catetere vescicale o del sondino nasogastrico • la somministrazione di eventuale terapia analgesica • la collaborazione con il medico oncologo radioterapista per l’atto interventivo; • il controllo e l’assistenza dei pazienti degenti in stanza schermata. Il personale infermieristico operante nei reparti con stanze di degenza schermate, dovrà ricevere un addestramento specifico concernente: • lo strumentario e le tecniche di brachiterapia; • le norme generali di radioprotezione; gli infermieri saranno dotati di un piccolo dosimetro utilizzato per misurare il livello di radiazioni assorbite. • le modalità di comportamento per l’assistenza al paziente portatore di sorgenti radioattive relative ai diversi tipi di trattamento brachiterapico praticati nel reparto; • le norme riguardanti l’eventuale accesso nella zona protetta di parenti o altro personale non addestrato; • le manovre da effettuare sui proiettori di sorgenti impiegati nel reparto per determinare la fuoriuscita ed il rientro delle sorgenti in occasione di manovre di assistenza ordinaria al paziente o nel caso di emergenze • il significato e la modalità di comportamento in occasione di qualsiasi tipo di allarme, di inconveniente o anomalia riguardante i proiettori in uso nel reparto o le sorgenti a caricamento manuale. Oltre a ciò, emerge di fondamentale importanza che l’infermiere indaghi e valuti il bisogno di assistenza infermieristica di interazione nella comunicazione (dal modello delle prestazioni di Marisa Cantarelli). L’assistito infatti, vista la necessità delle suddette precauzioni, può provare un senso di isolamento, paura nei confronti del trattamento, paura di rimanere radioattivo per tutta la vita. Queste sensazioni/emozione vanno indagate per poter rassicurare l’ammalato. 15 Più nello specifico, la Linea Guida della National Guideline Clearinghouse dal titolo “Radiation oncology nursing practice and education” (15) , dedica una sezione alla gestione del malato sottoposto a brachiterapia, da cui si possono estrapolare i ruoli dell’infermiere: Prima Del Trattamento • informazione/educazione al malato e ai famigliari circa tutta la procedura e la possibile comparsa di complicanze, generalmente temporanee • somministrare terapia (sedativi, analgesici..) • posizionare catetere vescicale, sondino nasogastrico a seconda del trattamento • collaborare col medico • prevenire le complicanze da allettamento post operatorio: insegnare esercizi respiratori (tosse efficace, respirazione profonda) ed esercizi isometrici. Durante L’isolamento • provvedere al comfort del malato: fornire una dieta leggera, assicurare che il sistema di chiamata, l’acqua, fazzoletti, oggetti personali di prima necessità, siano a lui facilmente raggiungibili. • Controllare spesso l’assistito anche tramite il video • Somministrare l’eventuale terapia prescritta, solitamente analgesici, antidiarroici, ansiolitici, eventualmente anticoagulanti • Valutare dolore e fatigue (vedi paragrafi successivi) A seconda del sito da trattare l’infermiere adotterà accorgimenti e interventi adeguati alla situazione, come anche il monitoraggio dei parametri vitali e la saturazione. Alla dimissione l’infermiere fornirà informazioni circa l’alimentazione, l’ attività fisica, l’igiene, la cura della pelle, la terapia eventuale e fornirà i numeri di telefono da contattare nel caso compaiano delle complicanze tra cui anche comparsa di dolore eccessivo, rialzo della temperatura corporea, sanguinamento o altri disturbi. L’infermiere valuterà anche la necessità di una consulenza con lo psicologo o con il sessuologo in caso di interventi alla prostata il cui sintomo principale è l’impotenza. 16 PRINCIPI DI RADIOPROTEZIONE ED IMPLICAZIONI INFERMIERISTICHE (5,6) 3.1 Introduzione L’Unità organizzativa Prevenzione della Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia, ha predisposto un Manuale (5) per la prevenzione dei rischi professionali da esposizione alle radiazioni ionizzanti. Gli attuali principi e procedure di limitazione delle dosi riescono ad ottenere, se correttamente applicati, la protezione della stragrande maggioranza dei lavoratori. Tale manuale è dedicato ai lavoratori esposti che operano nelle strutture sanitarie, andando incontro agli obblighi previsti oltre che dal D.Lgs 626/94, sostituito dal D.Lgs 81/08 sul piano generale e dall’articolo 61 del D.Lgs 230/95 nello specifico. Per quanto riguarda l’informazione e formazione degli operatori secondo l’art.61,3°e il D.Lgs 230/95 è al Responsabile, di concerto con il Direttore della struttura, a cui compete di informare e formare i collaboratori (docenti, ricercatori, tecnici medici, infermieri ed eventuali ospiti) sui rischi specifici e sulle precauzioni da adottare. L’ informazione e formazione degli operatori deve essere effettuata prima che questi siano esposti al rischio da radiazioni ionizzanti e deve prevedere adeguate istruzioni in merito a: • Generalità sulle radiazioni ionizzanti • Effetti delle radiazioni ionizzanti sull’uomo - sorveglianza medica • Principi fondamentali della radioprotezione e sorveglianza fisica - dosimetria • Dispositivi di sicurezza e mezzi di protezione • Norme interne di radioprotezione e norme specifiche di impianto • Rischi collegati con l’utilizzo delle apparecchiature e delle sorgenti radiogene con particolare riferimento a quelle presenti presso la struttura • Procedure di decontaminazione • Norme di comportamento in caso di emergenza 17 L’informazione e la formazione devono essere ripetute periodicamente e comunque ogni qualvolta si verifichino cambiamenti che influiscono sulla natura e sul grado del rischio. Il personale che opera in radioterapia quindi deve conoscere alcuni principi di radioprotezione. Mentre i tecnici di radioterapia sono quelli che giornalmente erogano le dosi nei servizi di radioterapia , gli infermieri spesso lavorano in reparti di radioterapia che ospitano pazienti in isolamento durante una radioterapia metabolica o che hanno eseguito il posizionamento di impianti o semi radioattivi o che eseguono un trattamento radioterapico giornaliero o infine sono in regime di ricovero per terapie di supporto. Vi è dunque l’obbligo per tutti tecnici, infermieri, medici e personale ausiliario di conoscere i principi di radioprotezione per salvaguardare se stessi , paziente e famigliari , ma per poter far anche a questi ultimi opera di educazione sanitaria 3.2 Interazione delle radiazioni con i tessuti I raggi X sono radiazioni ionizzanti perché nel loro passaggio attraverso la materia producono ionizzazioni, cioè alterazioni della struttura elettronica degli atomi. Quando questo avviene in particolare sull’uomo, possono prodursi danni biologici, a volte di estrema gravità. La ionizzazione provoca la formazione di nuove entità chimiche capaci di modificare il contenuto della cellula stessa, tra cui il DNA. Effetti delle radiazioni sull’organismo Possono essere di due tipi: • somatici: danni che si osservano nell’individuo esposto • genetici: danni prodotti alle cellule germinali e che si trasmettono ai discendenti. Questi si dividono ulteriormente in: - stocastici: probabilistici. Del tipo “del tutto o niente”, qualunque sia la dose di esposizione 18 - deterministici: prevedibili. Vi è una “dose soglia”oltre la quale si manifestano. Possono essere precoci (dopo giorni o settimane) o tardivi (dopo mesi o anni) Gli effetti somatici stocastici sono i più importanti dal punto di vista radioprotezionistico, in quanto si possono verificare anche a livelli di dose molto bassi. Tra questi vi sono le neoplasie, come le leucemie e alcune forme di tumori solidi che hanno generalmente un tempo di latenza piuttosto lungo. Da sottolineare è il rischio della donna gravida, soprattutto se ai primi mesi, per cui può andare incontro ad aborto o le radiazioni possono causare malformazioni o ritardo mentale al futuro nascituro. 3.3 I principi sui quali si basa la radioprotezione 1. Il tempo L’ammontare dell’ esposizione ricevuta è direttamente proporzionale al tempo passato vicino alla sorgente radioattiva. Gli infermieri devono minimizzare il tempo di esposizione vicino al paziente radioattivo durante le cure e, sulla porta della stanza , dovrebbe essere esposto il tempo massimo di contatto col paziente autorizzato sia per il personale che per i visitatori. (Dow , 1992) In pratica : minore è il tempo di esposizione e lo stretto contatto tra il paziente e gli altri e minore è il rischio A tal fine l’infermiere si occupa di: - Informare il malato prima della terapia e valutare la comprensione del paziente circa la necessità di tali limitazioni; - Provvedere a rifornire la stanza di tutto il necessario prima dell’ inizio della terapia; - Interpellare frequentemente il malato attraverso i circuiti chiusi; - (citofoni) per anticipare i suoi bisogni, incoraggiarlo a comunicare qualsiasi problema; 19 - Usare efficacemente il tempo quando si è a contatto con lui; - Far ruotare lo staff nelle cure al paziente con impianti radioattivi; - Rassicurare la famiglia circa il fatto che egli è, per tutto lo staff , una priorità e che non sarà trascurato. 2. La distanza Più è grande la distanza tra il paziente e le altre persone, minore è la radiazione ricevuta; per una distanza raddoppiata il rischio è ridotto ad un quarto. Ciò significa che è importante rispettare e far rispettare i divieti di accesso nelle stanze contrassegnate con questo simbolo : La presente segnaletica indica, ai sensi del D.Lgs 493/96 (“Segnaletica di sicurezza sul luogo di lavoro”), il pericolo derivante dalla esposizione alle radiazioni ionizzanti. Particolare attenzione va rivolta verso l’accesso a donne in gravidanza e bambini . Quando si è a contatto col paziente durante le cure, occorre stare il più lontano possibile dalla sorgente radioattiva: per esempio stare vicino alla testiera del letto per rilevare i segni vitali ad un paziente con impianti radioattivi, parlargli dalla soglia della porta. Si può diminuire il rischio di esposizione alle radiazioni utilizzando degli schermi posti tra la sorgente e la persone esposta. Il rischio diminuisce a seconda dell’ energia della sorgente e lo spessore dello schermo . Il personale che opera nella stanza del paziente in trattamento deve considerare che per spostare questi schermi potrebbe aumentare il tempo di permanenza nella stanza e quindi di esposizione . 20 L’igiene del corpo e precauzioni particolari: Particolare cura deve essere rivolta ad un’ accurata igiene del corpo perché il radioisotopo viene anche eliminato in modo minore attraverso la sudorazione e la saliva. Le urine e le feci rappresentano la via principe di eliminazione del radio farmaco. Nel caso di pazienti con impianti di semi nel tumore della prostata, c’é un rischio minimo di esposizione a radiazioni per gli altri: si raccomanda perciò di tenere a distanza i bambini piccoli e le donne in gravidanza nonché di utilizzare i condom per parecchi mesi, di urinare in un vaso e se dovesse perdere un seme di segnalarlo immediatamente allo staff radioterapico; tuttavia più ci si allontana dal momento in cui è stato posizionato l’impianto e più decresce il rischio di contaminazione. 21 3.4 Utilizzo del dosimetro Gli operatori esposti sono classificati in categoria A o B a seconda dell’ esposizione al rischio radiologico (vedi D.Lgs 230/95) e riforniti di un dosimetro che viene a cadenza regolare sostituito per essere letto e devono rispettare le seguenti indicazioni: a. Il dosimetro è personale e deve essere esposto secondo le indicazioni fornite dal Preposto ( generalmente sul petto o al polso o al dito ma in alcuni casi dove si lavora in fluoroscopia dovrebbe essere indossato al livello del collo perché la dose più alta viene ricevuta dalla testa) b. Non deve essere scambiato né ceduto ad altri e non deve essere utilizzato fuori dall’ambito lavorativo c. Bisogna evitare di esporlo volontariamente a sorgenti di radiazioni ionizzanti; d. Conservarlo accuratamente: in particolare, non deve mai né venire a contatto di liquidi, né essere posto vicino a fonti di calore, né essere aperto o manomesso in alcun modo; e. Consegnarlo, secondo la periodicità stabilita al Preposto o alla persona incaricata di effettuare regolarmente il cambio f. Segnalare tempestivamente l'eventuale deterioramento o smarrimento del dosimetro al Preposto, che provvederà alla sua sostituzione, nell’attesa della quale l’operatore non può frequentare la Zona Controllata e la Zona Sorvegliata g. Gli operatori non possono lavorare al di fuori dei normali orari di lavoro senza autorizzazione del Direttore h. Sottoporsi ai controlli ed alle visite mediche preventive, periodiche e di chiusura i. Non possono alterare in alcun modo le condizioni di lavoro e/o la disposizione degli apparecchi senza l’autorizzazione del Preposto j. Non fumare e non assumere cibi e bevande e non applicarsi cosmetici nei laboratori di ricerca e didattici k. Il personale dotato di dosimetro individuale nel caso di temporanea (per periodi superiori a 2-3 mesi) o definitiva cessazione delle attività deve segnalare la 22 stessa al Preposto o al Responsabile i quali, a loro volta, devono notificare l’informazione alla Divisione igiene e sicurezza, ciò al fine di permettere la corretta compilazione delle schede dosimetriche l. E’ vietato , anche se per breve tempo, tenere effetti personali, generi commestibili e materiale infiammabile nei locali contrassegnati ; 3.5 Raccolta e smaltimento rifiuti radioattivi Il Direttore della struttura organizza e predispone la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, procurando anzitutto che siano prodotti in minima quantità possibile, sia di attività che di volume considerando che: A. I rifiuti radioattivi devono essere conservati nel "deposito rifiuti radioattivi", che deve essere segnalato con i dovuti contrassegni. L'accesso al "deposito rifiuti radioattivi" è concesso unicamente al personale autorizzato dal Direttore o dal Preposto; B. I rifiuti devono essere consegnati alle ditte autorizzate del loro ritiro, nelle modalità indicate dalle stesse, fermo restando quanto sotto riportato; C. I rifiuti radioattivi decaduti sono comunque da considerarsi rifiuti speciali ovvero pericolosi in relazione alla loro composizione e smaltiti di conseguenza (Regolamento interno dell’Ateneo pavese per la produzione, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti speciali, tossici e nocivi, D.R. n. 04/FSIS/95); D. Deve essere conservato ed aggiornato un registro indicante il movimento dei rifiuti radioattivi di cui ai precedenti punti; il Direttore ed il Preposto verificheranno il corretto aggiornamento del registro. 23 E’ dovere di ogni operatore: 1. Produrre la minor quantità di rifiuto radioattivo sia in termini di attività che di volume, compatibilmente con le esigenze di lavoro e di sicurezza; 2. Raccogliere separatamente i rifiuti non radioattivi da quelli radioattivi; deve considerarsi radioattivo tutto ciò che viene a contatto con sorgenti radioattive sia liquide che solide e che non sia stato controllato adeguatamente; 3. Non versare negli scarichi comuni o in recipienti per la raccolta dei rifiuti non contaminati quelli potenzialmente radioattivi; 4. Raccogliere i rifiuti radioattivi suddividendoli in base alle loro caratteristiche (tempo di dimezzamento, grado di tossicità, stato chimico-fisico ecc.) seguendo quanto indicato dal Direttore o dal Preposto o secondo le modalità indicate dalla ditta incaricata dello smaltimento; 5. I rifiuti liquidi devono essere separati dai solidi; riporre questi ultimi in sacchetti di polietilene e conservarli in contenitori tali da evitare fuoriuscite del contenuto e irradiazione esterna. I contenitori devono portare la etichettatura di materiale radioattivo e tutte le indicazione relative al contenuto: radionuclide, attività, data di fine riempimento del contenitore. Se necessario schermare i contenitori; 6. Detenere in laboratorio i rifiuti radioattivi posti in contenitori adeguatamente schermati solo per il tempo strettamente necessario. 24 3.6 Primo intervento in caso di contaminazione personale Cercare di mantenere la calma, il panico può aumentare i danni. Lo stesso soggetto contaminato, con l'aiuto dei colleghi, che indosseranno camice, guanti e mascherina, se necessario, deve provvedere alla prima decontaminazione sul posto cercando di evitare: • il passaggio della contaminazione dall'esterno all'interno del corpo; • il trasferimento della contaminazione dagli indumenti protettivi o dagli abiti a parti del corpo non contaminate; • di contaminare i soccorritori. Pertanto 1. Tamponare con carta assorbente la zona della pelle o gli abiti sui quali è avvenuto il versamento. 2. Togliere gli indumenti contaminati (si può agire efficacemente tagliandoli) unitamente ai mezzi protettivi (maschere, guanti ecc); riporre tali oggetti in sacchetti di plastica in modo da evitare la contaminazione di altri oggetti e dell’area. Porre attenzione a non contaminare occhi, bocca e narici. 3. Tagliare la ciocca di capelli eventualmente contaminata; non fare assolutamente lo shampoo. 4. Misurare la contaminazione dell’area interessata. 5. Lavare solo la parte contaminata con acqua corrente tiepida (non usare acqua calda), cercando di non estendere la contaminazione e facendo attenzione a non danneggiare la pelle; è possibile usare una spazzola morbida e sapone neutro. 6. Per tali operazioni utilizzare il lavello dell’area di decontaminazione ovvero quello del laboratorio raccogliendo i liquidi di risciacquo che, se contaminati, saranno eliminati come rifiuto radioattivo. 7. Sciacquare gli occhi e la bocca più volte con acqua o soluzione fisiologica; non ingerire liquidi o farmaci di qualsiasi natura. 25 8. Continuare la decontaminazione fino a che il metodo (contaminametro o smear-test) usato per la verifica indica che la contaminazione è stata rimossa. 9. Sospendere la decontaminazione esterna se compaiono segni di irritazione cutanea. Nel caso in cui si verifichi una ferita a. Misurare la contaminazione della zona in cui si trova la ferita; b. Lavare le ferite, che possono essere medicate con pratiche di piccolo pronto soccorso, con abbondante acqua corrente distendendone i bordi e favorendo un leggero sanguinamento; c. Conservare l’oggetto che ha prodotto la ferita o il liquido contaminante per permettere all’Esperto Qualificato le eventuali valutazioni radiometriche; d. In caso di ferita grave occorre procedere con tutti gli interventi convenzionali a tutela della persona; occorrerà avvisare il personale esterno che dovesse intervenire delle peculiarità del caso. 26 L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA IN RADIOTERAPIA 4.1 Definizione dell’assistenza infermieristica in radioterapia. Evoluzione storica (12, 13, 18) Prima del 1940, l’ambito della radioterapia era sovrastato dagli aspetti prettamente tecnici della terapia e le figure prevalenti, ancora oggi fondamentali, erano solo fisici, dosimetristi e radioterapisti. Il ruolo dell’infermiere in radioterapia fu descritto per la prima volta in letteratura nel 1941 da Hopp M ( “Roentgen therapy and the nurse” in American Journal Nurse 1941 pp 431-433). Egli descrive l’importanza della preparazione degli assistiti prima del trattamento, rassicurandoli, provvedendo alla loro sicurezza, confortandoli e gestendo i sintomi durante la radioterapia. Nel 1969 viene pubblicato un libro in cui l’autore sottolinea l’importante ruolo empatico dell’infermiere, che farà in modo di garantire tutto il comfort possibile all’assistito finché egli non avrà terminato tutto i trattamento. Ancora, nel 1980, Hilderley ( Hilderley L. J., 1980, “The role of the nurse in radiation oncology”, Semin Oncol pp 39-47) descrisse per la prima volta, la natura multisfaccettata dell’assistenza infermieristica in radioterapia, delineando 5 specifici ruoli: 1- assistenza alla persona 2- educazione all’assistito e ai familiari 3- responsabilità amministrative 4- ricerca 5- consultazione Rosenal nel 1985 cita 4 ruoli: 1- assistenza fisica 2- supporto emozionale 3- educazione 4- ricerca, soprattutto per quanto riguarda la gestione infermieristica dei sintomi 27 La pluralità di interventi possibili da parte dell’infermiere di radioterapia, è rinforzata anche da Bucholtz che descrive 3 ruoli: 1- insegnamento 2- consulente 3- assistenza infermieristica diretta all’assistito Secondo quanto riportato nell’articolo “the role of the radiation oncology nurse” di Tracy K Gosselin Acomb (12) nel 1991 l’American College of Radiology (ACR) pubblica il “Blu Book”, un libro sui ruoli standard in radioterapia, divisi a seconda del momento del percorso assistenziale del malato (consulenza, trattamento, follow-up), ruoli che comprendono: insegnamento, counseling, sostegno al malato e ai familiari. Gli infermieri che lavorano in radioterapia, infatti, sono a contatto con il malato durante la prima visita col radioterapista, il trattamento radiante, il follow-up. Questo dà fiducia e sicurezza al malato stesso e produce soddisfazione nell’infermiere che vede lo stabilirsi di una relazione continua con l’assistito. La collaborazione con i fisici e tutti i membri dell’equipe assistenziale fa si che l’infermiere con le sue conoscenze e competenze diventi parte fondamentale nel fornire un’assistenza di qualità. La letteratura americana inoltre, sottolinea l’importanza di acquisire basi scientifiche per l’assistenza infermieristica in radioterapia. Hilderley (Hilderley L. J., 1980, “The role of the nurse in radiation oncology”, Semin Oncol pp 39-47) infatti descrive l’importanza che l’infermiere abbia una preparazione universitaria, che dia le conoscenze circa la fisiopatologia del cancro, la radiobiologia, la chemioterapia, l’ematologia e l’immunologia. Strohl rinforza quanto detto parlando di quanto la radioterapia sia comunque un ambito prettamente tecnico e della necessità che l’infermiere abbia anche le conoscenze scientifiche circa la radioterapia. Ancora, l’American College of Radiation nel 1991, raccomanda che l’infermiere di radioterapia abbia una qualifica specifica: una laurea in infermieristica, 2 anni di lavoro in medicina/chirurgia, e almeno un anno di esperienza in un reparto di oncologia. Oltre 28 alle raccomandazioni sulla qualifica, identifica l’infermiere come figura essenziale dello staff in radioterapia, che presenzierà sia durante le visite col radioterapista (prima visita, visite di controllo, follow-up), che durante il trattamento. È la figura chiave che segue il malato durante tutto il suo percorso assistenziale. In aggiunta, viene sottolineata da Hilderley, nello stesso anno, l’importanza del lavoro in un team, che condivida e si scambi informazioni riguardo il percorso e i bisogni del malato identificando le componenti che sono essenziali per la collaborazione con l’equipe: fiducia reciproca; comprensione; comunicazione; flessibilità; obiettivi comuni; competenza; indipendenza; interdipendenza; desiderio di una collaborazione soddisfacente e di successo. In America, nel 1984 e successivamente nel 1991 dall’ ONS (Oncology Nursing Society), vennero condotte due ricerche per verificare come si fosse evoluto il ruolo degli infermieri in radioterapia, indagando quali fossero i compiti prevalenti, tramite la distribuzione di questionari a 1088 dipartimenti di radioterapia oncologica. Nella prima ricerca, gli infermieri si occupavano di: dare informazioni al malato e familiari circa la terapia, prima del trattamento radiante, gestire i sintomi da essa derivanti, assistere il radioterapista durante le visite, condurre gli accertamenti infermieristici. Nella seconda ricerca, le principali attività riportate dagli infermieri che hanno risposto ai questionari, includono: assistenza al malato sottoposto a chemioterapia concomitante, e quindi gestione di accessi venosi, informazione/educazione, accertamento delle condizioni cliniche/psicologiche/economiche, assistere a gruppi di supporto per gli assistiti, gestire le telefonate per la prenotazione degli appuntamenti e/o rispondere a dubbi/domande degli assistiti., ma anche attività non prettamente infermieristiche come riordino del materiale o schedare/fotocopiare l’informazione/educazione e la l’accertamento documentazione infermieristico clinica. siano Sebbene le attività caratterizzanti entrambe le ricerche, negli anni 90 gli infermieri vengono sempre più coinvolti nell’assistenza dei pazienti sottoposti a terapia concomitante, come la chemioterapia, e quindi degli accessi venosi. Questo riflette l’incremento dell’uso di trattamenti combinati nei malati con cancro. 29 In America, negli anni successivi, sono stati proposti e validati numerosi corsi di specializzazione, nonché master e convegni per formare l’infermiere di radioterapia, che diventerà un “advanced practice nurse in radiation oncology”, un infermiere laureato, con un’educazione accademica avanzata in una specialità clinica quale appunto la radioterapia. Gli ultimi venti anni, sempre in america, hanno visto un incremento notevole del ruolo dell’infermiere in radioterapia, osservabile con un aumento del numero di pubblicazioni e la nascita di nuove associazioni o gruppi di ricerca: la fondazione dell’ ONS (Oncology Nursing Society), il SIGR (Radiation Specialist Interest Group) dell’ ONS, l’associazione di numerosi infermieri all’ ASTRO (American Society Therapeutic Radiology and Oncology), la pubblicazione di “the Manual for Radiation Oncology Nursing Practice and Education”, oggi alla sua terza edizione (16). Una grande opportunità per il miglioramento del ruolo dell’infermiere in radioterapia, viene anche data dalle attività di ricerca, che devono spaziare in più campi, generici e specifici: l’assistenza infermieristica, la prevenzione e cura degli effetti collaterali, nozioni circa la fatigue, il dolore, la patologia neoplastica. (13). Se fino adesso ho citato la letteratura Americana, è perché in effetti in Italia, fino pochi anni fa, il trattamento radioterapico era considerato un ambito prettamente tecnico, per cui manca una letteratura soddisfacente in questo settore specialistico. Ecco perché nel 2007, l’infermiera Marie Paule Gardes, a un anno di distanza dalla fondazione dell’ AIIRO, Associazione Italiana Infermieri di Radioterapia Oncologica, (vedi sotto) pubblica un volume circa l’assistenza infermieristica in radioterapia (1) , come opera del tutto nuova nel panorama infermieristico, con l’auspicio che possa essere uno spunto per la pratica assistenziale, e che altre collaborazioni possano renderla più completa e documentata. L’autrice evidenzia di come “l’assistenza infermieristica si va sempre più specializzando e si rivolge non solo ai problemi fisici del paziente, ma considera l’uomo come entità fisica, psichica e sociale. Il nursing è rivolto oggi verso sfide future , quali la necessità di realizzarsi attraverso pratiche basate sull’evidenza, ricercando un approccio collaborativo e interdisciplinare, addentrandosi in settori ad alta tecnologia quali la radioterapia e la radiologia interventistica.” 30 Nel 2006 è invece nata l’AIIRO (21) (Associazione Italiana Infermieri in Radioterapia Oncologica), il cui scopo è la valorizzazione Professionale dell’infermiere di Radioterapia Oncologica mediante la promozione della ricerca scientifica e culturale tramite Corsi di Formazione ed Aggiornamento, Congressi annuali e Seminari, oltre che promuovendo i rapporti con le altre Associazioni Nazionali e Internazionali aventi interessi culturali affini. 31 4.2 Percorso assistenziale del malato sottoposto a radioterapia (1) La persona inviata in visita radioterapica su indicazione di uno specialista o del proprio medico curante, è nella maggior parte dei casi, in possesso di una diagnosi di neoplasia maligna, e quindi necessita del trattamento per uno dei seguenti scopi: 1) guarigione definitiva: si parla allora di radioterapia radicale; 2) riduzione della neoplasia e quindi diminuzione della massa da asportare, per limitare il danno chirurgico prima dell’intervento: si parla quindi di trattamento neoadiuvante; 3) controllo dei sintomi: si parla di radioterapia palliativa o sintomatica (per esempio nel caso di metastasi ossee o masse che comprimono altri organi o strutture, provocando dolore) per migliorare la qualità di vita del paziente, elemento che, in uno studio condotto dalla Norvegian Society of Nurses in Cancer Care, emerge al primo posto per importanza per il malato affetto da neoplasia. Il percorso predefinito presenta tappe riconosciute come fondamentali e qualificanti di un trattamento radioterapico, oltre al fatto che mette in risalto l’integrazione tra ruoli delle diverse figure che il paziente incontra in radioterapia. La prenotazione Viene eseguita su richiesta anche telefonica da parte dell’assistito o dei medici specialisti o di base al personale amministrativo, che terrà conto anche dell’urgenza. La segretaria indica al paziente: il giorno della visita, l’ora, il tipo di impegnativa richiesta per la prima visita. Il giorno indicato, il paziente si presenta in segreteria per eseguire la registrazione del suo arrivo. La costituzione del dossier clinico L’assistito incontra l’infermiere che raccoglierà i dati anagrafici, la documentazione relativa alla patologia in atto e quella relativa alle patologie concomitanti, formando la cartella clinica del paziente. 32 La consulenza radioterapica o prima visita Il radioterapista, dopo aver effettuato un colloquio con il paziente e aver preso visione degli esami effettuati, decide se: a) eseguire il trattamento radioterapico, ne definisce la finalità (curativa, adiuvante o palliativa) ed illustra all’assistito/a le caratteristiche del trattamento ed i suoi effetti collaterali acuti e tardivi, acquisendo il consenso informato alla terapia radiante; al termine del colloquio può fornire al paziente ed ai suoi famigliari documentazione informative riguardante il trattamento. b) Richiedere ulteriori esami di approfondimento (TC, RMN, PET) c) Non eseguire la radioterapia d) Scegliere solo un follow up stretto e) Richiedere un consulto con altri specialisti: oncologo, chirurgo, cardiologo, urologo, otorinolaringoiatra etc. L’infermiere è di supporto al medico durante la visita, soprattutto in presenza di pazienti non autosufficienti o che necessitano di medicazioni o terapie di supporto. Nel momento in cui viene posta l'indicazione al trattamento radiante, il radioterapista stabilisce la sede di irradiazione, la finalità (esclusiva, palliativa, adiuvante, etc), la dose totale, la dose per frazione ed il tipo di frazionamento (convenzionale o non convenzionale). Al termine della visita, viene comunicato l'appuntamento successivo per le procedure di pianificazione del trattamento. 33 PIANIFICAZIONE Le procedure di pianificazione si distinguono in: − individuazione del volume bersaglio con TC o centratura − allestimento del piano di trattamento − individuazione del volume bersaglio con simulatore o simulazione Nell'ambito di queste procedure, il medico radioterapista viene coadiuvato da due figure fondamentali quali il tecnico di radioterapia ed il fisico medico La localizzazione del volume bersaglio Avviene principalmente mediante l’esecuzione di un esame TC che è il mezzo ideale per sondare distretti mal esplorabili radiologicamente. Solitamente l’esame non richiede l’utilizzo del mezzo di contrasto. Il/la paziente è preso in carico dal tecnico di radioterapia che, dapprima spiega l’utilità e le modalità dell’esame: l’eventuale necessità del confezionamento di una maschera o di un cuscino, l’utilizzo di un immobilizzatore, e la tempistica dell’esame. Le maschere sono strutture di materiale termoplastico che vengono confezionate sul distretto corporeo da immobilizzare (testa, testa e spalle, addome), allo scopo di impedire i movimenti corporei e permettere quindi una corretta riproducibilità del trattamento e di eseguire così un trattamento particolarmente accurato. Sono particolarmente utili per l’irradiazione del distretto testa e collo e sono indispensabili nei trattamenti particolarmente complessi quali la IMRT. I cuscini ex vacuum sono sistemi di immobilizzazione che si possono utilizzare per vari distretti corporei (ad esempio torace e addome) e che servono per poter sistemare il paziente sempre nella stessa posizione per tutto il trattamento ed avere riferimenti per la riproduzione del piano di cura. Il tecnico di radioterapia esegue la TC di centratura ed il radioterapista sceglie lo strato TC di riferimento per il piano di trattamento; una volta scelto lo strato, il tecnico pratica dei tatuaggi cutanei, che serviranno a riprodurre il piano di cura per la radioterapia. 34 Il ruolo dell'infermiere in questa procedura è quello di aiutare il tecnico a posizionare il paziente, se non autosufficiente, e di assisterlo nei suoi bisogni primari. Contornamento e preparazione del piano di cura Una volta acquisite le immagini TC, il radioterapista si occupa di definire su queste il PTV (Planning Target Volume o più semplicemente il volume bersaglio da irradiare) e gli organi a rischio, cioè le strutture che si trovano nelle zone limitrofe e che devono il più possibile essere risparmiate all'irradiazione. A questo punto entra in gioco il fisico medico che deve elaborare il piano di cura più idoneo per somministrare il massimo della dose prescritta al PTV e una minima dose agli organi critici; insieme al radioterapista verrà deciso il miglior piano di cura possibile per quel paziente ed al termine del processo decisionale verrà prodotto un piano di cura personalizzato. Simulazione di verifica Serve a verificare la riproducibilità e la correttezza del piano di cura preparato per il paziente. Alla procedura sono presenti il tecnico di radioterapia ed il radioterapista; l'infermiere può essere necessario in caso di pazienti non autosufficienti. Viene eseguita una simulazione del trattamento, nella quale è verificata la corrispondenza ai criteri sopra elencati ed eventualmente viene modificato il piano di cura. Solo nel momento in cui risulta soddisfacente, si passa alla fase successiva, cioè la prima seduta di radioterapia. Presa in carico da parte dell’infermiere Vedi paragrafo successivo. Sedute di radioterapia La prima seduta di trattamento è cruciale per la verifica della corretta applicazione del piano di cura. Dopo che il paziente viene sistemato nella posizione di 35 trattamento, con o senza sistemi di immobilizzazione, viene applicato il piano e vengono acquisite o immagini radiografiche dei principali campi di irradiazione o, con gli apparecchi più moderni, viene acquisita una TC on line, che verrà subito confrontata con la TC di centratura da un software che è in grado di fornire gli eventuali spostamenti da eseguire per riprodurre la condizione del piano di cura. Il radioterapista verifica la necessità di applicare le correzioni indicate e dà in nullaosta per la prima seduta di trattamento. Il tecnico di radioterapia si occupa dell'accoglienza del paziente, spiegando la procedura che verrà eseguita, la necessità di restare immobili per tutta la durata della stessa, la sua durata. Aiuta la persona a posizionarsi sul lettino con eventuale maschera e la centra. La rassicura sul fatto che è controllata tramite una telecamera ed esce dal bunker. Al termine libera il/la paziente da eventuale sistema di immobilizzazione e lo/la congeda. Il tecnico segnala all’infermiere eventuali complicanze o problemi che sono di competenza infermieristica. Visite di controllo Eseguite in corso di terapia, sia dal medico che dall’infermiere Visita di fine terapia Al termine del trattamento, il medico verifica gli eventuali effetti collaterali acuti manifestatisi durante il trattamento e consegna al paziente una relazione di fine trattamento recante i dati anagrafici della persona, la patologia, la regione irradiata, la dose somministrata, la tossicità rilevata ed il programma di follow-up specifico per il paziente. Follow-up Prima di lasciare il Servizio, l’assistito prenota presso l'Accettazione la data della visita di follow-up 36 4.3 Ruoli dell’infermiere in radioterapia (1) Nel libro “nursing in radioterapia: l’infermiere e la tecnologia”, l’autrice descrive i ruoli dell’infermiere suddividendoli in tre gruppi: 1) clinico assistenziale 2) amministrativo 3) manageriale, o di organizzazione del servizio infermieristico A questi si può aggiungere un quarto punto che sottolinea l’importante ruolo dell’infermiere nell’educazione terapeutica 1) Ruolo Clinico Assistenziale: l’infermiere programma il suo operato secondo le tappe seguenti: a. costituzione della cartella clinica dell’assistito: raccolta della documentazione clinica tra i vari referti portati in visione: esame istologico, TC, scintigrafia, RMN, ecografie, PET, esami ematologici, storia clinica rilasciata dallo specialista e tutto ciò che può essere rilevante per il medico radioterapista. b. Presa in carico e raccolta dati su cartella infermieristica: in questo frangente l’infermiere si presenta come figura professionale, conosce la persona che dovrà seguire durante il suo percorso di cura, ne rileva i dati anagrafici sulla cartella infermieristica e i bisogni di assistenza infermieristica, attraverso il colloquio e l’esame fisico dell’assistito, formula un piano di assistenza che preveda controlli regolari (per esempio settimanali, o su richiesta della persona o del medico radioterapista), controlla che egli abbia recepito correttamente tutte le informazioni fornite dal medico. Spesso infatti, il malato non percepisce bene ciò che gli viene spiegato, sia per il linguaggio medico specifico, sia perché troppo preoccupato per la situazione clinica. In questo caso l’infermiere integra con parole chiare e semplici le informazioni o chiede al medico di spiegarle nuovamente. Inoltre provvede all’igiene, all’alimentazione ed alla 37 somministrazione della terapia qualora l’assistito non sia autosufficiente, crea un ambiente favorevole alla discussione e alla comprensione sia per la persona che per i suoi familiari. Rivede il suo piano di assistenza se i risultati non corrispondo a quelli attesi. c. Obiettivi da raggiungere con la presa in carico dell’assistito: l’infermiere cerca di creare delle risorse educative per identificare i fattori di rischio che presentano la persona e il care giver. Con la presa in carico l’infermiere riceve informazione dal malato e dai carers per identificare i fattori di rischio ed i bisogni assistenziali: per esempio se sono presenti minori all’interno della famiglia, un genitore ammalato, difficoltà di gestione familiare: si sono quindi costituiti dei gruppi composti dall’assistente sociale, psicologa, infermiere, personale ausiliario, volontari per andare incontro ai bisogni della famiglia. L’infermiere, inoltre si propone di fornire informazioni laddove siano carenti e/o assenti, soprattutto per eliminare le eventuali convinzioni errate circa la radioterapia: molti pensano che perderanno i capelli, che non si devono lavare nella zona irradiata o che rimarranno radioattivi. d. Supporto tecnico professionale al medico: durante le visite, per l’esecuzione di esami diagnostici o di controllo, nell’emergenza, durante gli interventi di brachiterapia. e. Supporto tecnico professionale all’assistito: nel caso in cui non sia autosufficiente o che richieda particolari cure o medicazioni, ad esempio nei tumori dell’encefalo whole brain l’infermiere pratica giornalmente la terapia anti- edemigena e cortisonica prescritta dal radioterapista. f. Supporto in continuità di cure: l’infermiere monitora i problemi psicologici e clinici dei malati nel tempo attraverso un’attenta opera di educazione sanitaria per la prevenzione delle complicanze derivanti dal trattamento radiante e per la loro cura qualora si manifestassero. Egli lavora con il supporto dello staff collaborando con le varie figure professionali. g. Creazione di percorsi assistenziali: l’infermiere di radioterapia si avvale della professionalità di altri specialisti: dietologa, igienista dentaria, psicologa, 38 assistente sociale, ecc. Inoltre crea dei piani di assistenza mirati semplificando il lavoro dell’infermiere di radioterapia, apportandogli degli elementi in più per salvaguardare la salute del malato radiotrattato. 2) Ruolo amministrativo: il servizio di radioterapia non ha in tutte le realtà, l’appoggio del personale amministrativo ed è l’infermiere che provvede alla registrazione degli assistiti, alla loro prenotazione per esami strumentali, visite di controllo o follow up o interventi di brachiterapia. 3) Gestione ed organizzazione del servizio infermieristico: - l’infermiere assicura l’acquisizione di formazione adeguata per tenersi aggiornato sulla rapida evoluzione delle tecniche e delle cure; - ha responsabilità clinica e di qualità dell’assistenza infermieristica; - organizza il suo tempo tra presa in carico dei nuovi assistiti, visite mediche, monitoraggio e cura dei malati durante il trattamento radiante; - cura l’aspetto alberghiero, fornendo riviste, spuntini, musica, per alleviare i tempi di attesa; - rispetta e fa rispettare la privacy; - assicura l’igiene del servizio e del materiale utilizzato; - rifornisce gli armadi dei farmaci ed ausili vari; - assicura informazioni circa le varie figure a cui rivolgersi; - garantisce la continuità delle cure. 4) Ruolo dell’infermiere nell’educazione terapeutica: (1) L’attività educativa dell’infermiere risulta fondamentale, in quanto può portare a un contributo assai notevole all’efficacia del trattamento. Infatti, la persona che viene aiutata a rendersi conto dei rischi del trattamento, a cui spesso partecipano cause di adozione di comportamenti alimentari, di vita, igienico-sanitari, scorretti, contribuisce con l’adozione di stili di vita corretti al buon esito di questo. […] 39 L’infermiere deve quindi in ogni momento dell’educazione sanitaria perseguire i seguenti obiettivi: a. la promozione della salute ed il benessere dell’assistito e della sua famiglia; b. ottenere l’indipendenza ricercando le proprie conclusioni e comunicandogliele; c. coinvolgere la persona e i care givers nel proprio operato; d. lavorare basando le proprie conclusioni e raccomandazioni sull’evidenza e. essere aperto e trasparente, spiegando il razionale del proprio operato; f. saper comunicare in un linguaggio comprensibile a tutti; g. possedere tatto ed empatia per fronteggiare opinioni e credo altrui, rispettandone le diversità; h. educare la persona verso i cambiamenti che avverranno durante il trattamento per ridurne l’ansia; i. fornire un’assistenza di qualità che offra continuità nella cura e professionalità, riducendo le sofferenze e i costi; j. essere opportunamente formato per potere formare a sua volta. Nell’educazione terapeutica rientrano anche alcuni fondamentali consigli che l’infermiere può dare, prima che l’assistito inizi il trattamento radiante (25): - Alimentazione: seguire una dieta sana e bere molti liquidi. Assicurarsi di assumere tutti i nutrienti e le vitamine necessarie (carni, pesci, uova, latte e derivati, cereali, legumi, ortaggi e frutta). Preferire olio crudo. Abituarsi a mangiare piccoli spuntini per tutto l’arco della giornata, evitando pasti abbondanti e troppo grassi. Evitare alcol e bevande contenenti caffeina e teina. - Igiene e abbigliamento: avere cura della cute che verrà irradiata, lavandola delicatamente, con acqua tiepida e sapone neutro. Evitare di sfregare e grattare la parte. Indossare indumenti delicati, preferibilmente in fibra naturale e sufficientemente larghi, senza lacci o bottoni che possono causare lacerazioni. 40 - Movimento: mantenere la tonicità e il trofismo muscolare svolgendo attività fisica moderata compatibile alla propria condizione, alternandola a periodi di riposo. - Non esporre la zona da irradiare al sole e comunque proteggerla con un solare ad alto fattore protettivo. Anche dopo il trattamento, nonostante bisogna sfatare il pregiudizio che non si possa prendere il sole, l’infermiere ricorda all’assistito che la zona irradiata è particolarmente sensibile anche ai raggi UV. Raccomanda pertanto di abituarsi a evitare l’esposizione al sole nelle ore più critiche della giornata e indossare un foulard di cotone o seta o magliette a maniche lunghe, a seconda della zona interessata. 4.4 Ruolo dell’infermiere nella valutazione e gestione degli effetti avversi della terapia radiante. (1, 11, 15, 19, 27, 28) Nonostante i notevoli miglioramenti degli ultimi anni, il danno da radiazione è nella maggior parte dei casi inevitabile. Esso è variabile, sia per quanto riguarda il momento dell’insorgenza, sia per l’intensità e la durata. Dipende fondamentalmente dalla sede anatomica e il volume irradiati, dalla dose somministrata per seduta e totale, dalla eventuale associazione con altre terapie ( ad esempio la chemioterapia concomitante aumenta il rischio), nonché dalle condizioni generali dell’assistito (Performance Status) e del grado di tolleranza individuale. Si tratta generalmente di danni di lieve entità, limitati al volume irradiato che regrediscono in modo completo. La loro comparsa è prevedibile, oltre che inevitabile. Per questo è possibile e doveroso intervenire, sia preventivamente che con la cura. 41 Gli effetti collaterali possono essere: - precoci o acuti: insorgono durante o immediatamente dopo il trattamento radiante e solitamente transitori (reversibili entro tre mesi) - tardivi: insorgono dopo il trattamento, dopo 6 mesi o più. Sono generalmente irreversibili e progressivi, ma anche rari, come l’osteoradionecrosi. Solitamente l’infermiere si trova ad interagire coi malati afferenti al Day Hospital, che giungono giornalmente per la loro seduta radioterapica, per cui si trova a dover valutare e/o gestire quelli che sono gli effetti acuti. Gli effetti collaterali si suddividono ulteriormente in: 1) Generali: a- Fatigue (circa il 60% dei malati manifesta i sintomi la prima settimana di trattamento e il 95% dalla terza settimana) b- Dolore c- Reazioni cutanee d- Mielosoppressione (associata alla irradiazione di un grande volume della pelvi, dello sterno o delle ossa lunghe e soprattutto a trattamenti chemioterapici concomitanti) 2) Sito- specifici, a seconda del distretto corporeo irradiato: - CAPO e COLLO: eritema cutaneo, mucositi, candidasi, laringiti, esofagiti, che possono portare a conseguenze quali disfagia, xerostomia, disgeusia, ageusia - TORACE / POLMONE: eritema cutaneo, esofagite, disfagia, xerostomia, disgeusia, che possono portare ad anoressia, riduzione peso corporeo, reflusso gastrico, emottisi,dispnea, polmoniti, pericarditi - SENO: eritema cutaneo, epidermiolisi, edema mammario - ADDOME / PELVI: eritema, dispepsia, nausea, vomito, diarrea, anoressia, proctite, secchezza vaginale, diminuzione libido, disfunzioni sessuali. Uno dei ruoli fondamentali dell’infermiere, al momento della presa in carico del malato, è proprio quello di valutare le conoscenze dell’assisto circa gli effetti collaterali del trattamento, integrando eventualmente le informazioni ricevute dal medico 42 L’infermiere informerà della possibile comparsa dei suddetti effetti collaterali, generali e specifici a seconda della regione che verrà irradiata, utilizzando parole chiare e secondo il livello culturale e l’età della persona, coinvolgendo se necessario anche i familiari o care giver. Egli rassicurerà circa le possibilità terapeutiche e raccomanderà la persona di avvisare ogni qualvolta si presenti un nuovo sintomo o il peggioramento di un problema già esistente, nonostante l’infermiere valuterà costantemente durante tutto il periodo di trattamento i possibili disturbi. Inoltre l’infermiere, prima dell’inizio del trattamento, educherà la persona e i care givers circa l’adozione di alcuni comportamenti indispensabili perché la terapia sia il più efficace possibile e affinché non compaiano importanti effetti collaterali o siano comunque contenuti, in modo da non dovere interrompere la cura. Tra questi: - una corretta alimentazione, per cui è possibile rivolgersi a un nutrizionista. Inoltre, se la zona da irradiare può dare come effetto collaterale disturbi gastrointestinali quali diarrea, malassorbimento o proctiti, l’infermiere darà consigli specifici come: fare piccoli pasti e frequenti, evitare l’assunzione di fibre, riducendo anche il consumo di frutta e verdura, evitare cibi piccanti o troppo speziati, assumere supplementi dietetici iperproteici o vitaminici sotto consiglio di uno specialista… - una corretta idratazione, di circa 1,5-2 litri /die. Preferendo piccoli sorsi frequenti durante l’arco della giornata e diminuendo la sera se la terapia prevede come effetto collaterale disturbi menzionali come la nicturia. Evitare bevande contenenti caffeina o teina e gli alcolici. - Evitare di fumare - Evitare situazioni stressanti. 43 4.4.1 Ruolo dell’infermiere nella prevenzione e cura degli effetti collaterali acuti generali a. Valutazione del dolore (1, 3, 4, 7, 14,22) Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emotiva sgradevole che deriva da un danno tissutale reale o potenziale. Un’ampia definizione di dolore è “qualsiasi cosa la persona dica esso sia; esiste quando a persona lo sperimenta e dice che esiste”, enfatizzando la natura altamente soggettiva del dolore (Mc Cafferey e Beebe, 1989). L’ Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) definisce il dolore: “ Una sgradevole esperienza sensoriale ed emotiva, associata ad un effetto o potenziale danno tissutale o comunque descritta come tale. Il dolore è sempre un’ esperienza soggettiva. Ogni individuo apprende il significato di tale parola attraverso le esperienze correlate ad una lesione durante i primi anni di vita. Sicuramente si accompagna ad una componente somatica, ma ha anche carattere spiacevole, e perciò, ad una carica emozionale”. L’American Pain Society ha coniato la frase “Dolore: il quinto parametro vitale” (Campbell, 1995) per enfatizzare il suo significato e aumentare la consapevolezza fra i professionisti sanitari dell’importanza dell’efficacia della gestione del dolore. Esso disabilita e stressa le persone indipendentemente dalla malattia. Dolore e malessere nel cancro possono essere legati alla malattia sottostante, alla pressione che il tumore esercita, a procedure diagnostiche o alle terapie utilizzate. Come in ogni altra situazione che comporti la presenza di dolore, anche nel caso di cancro la sofferenza è condizionata da fattori fisici e psicosociali (3) Perché valutare il dolore al malato sottoposto a radioterapia: Implicazioni infermieristiche La quasi totalità di persone sottoposte a radioterapia, presenta, come già accennato, una diagnosi di neoplasia maligna, che ha tra i suoi effetti principali, nella maggior parte dei casi, anche il dolore. Inoltre, il numero di persone trattate con intervento palliativo in 44 radioterapia, e quindi solitamente a scopo di diminuire il dolore che la massa tumorale provoca, è cospicuo. La sofferenza provocata dal dolore è del tutto inutile: infatti non serve ad indicare la progressione o regressione della patologia e deve essere eliminato con lo scopo della ricerca di quel miglioramento di qualità della vita di cui si è parlato in precedenza. L’ accertamento è importante affinché gli operatori sanitari, attraverso la sua valutazione, possano attuare un adeguato approccio terapeutico. L’infermiere gioca un ruolo importante perché la presa in carico dell’assistito prevede la valutazione durante tutto il trattamento per poter garantirne la sua gestione/controllo garantendo minor sofferenza alla persona. Inoltre in radioterapia, la presenza del dolore può essere di grande intralcio al trattamento: infatti se il malato non è in grado, perché sofferente, di mantenere la posizione richiesta durante il trattamento, rischia di dover interrompere la terapia, essendo un parametro fondamentale la ripetibilità della stessa. Va comunque rispettata la facoltà del malato di decidere liberamente di vivere il proprio dolore o di preferirlo a qualunque, anche lieve, effetto collaterale della terapia antalgica. In assenza però di esplicita dichiarazione scritta, si deve presumere che ognuno desideri vivere libero da dolore. L’infermiere è un anello dell’ equipe di cura e come tale segnala al medico radioterapista l’insorgenza del sintomo affinché costui giudichi se somministrare una terapia o se inviarlo presso il servizio di terapia antalgica. Cosa valutare nel dolore Il dolore è un fenomeno duplice, che comprende la percezione di una sensazione e la reazione emozionale derivante. Si può definire “dolore totale” lo stato che comprende aspetti fisici, psicologici, sociali, spirituali, etici. L’infermiere, così come il medico, deve considerare che l'ansia, l'umore, le influenze culturali, la paura, gli effetti sulle relazioni interpersonali sono tutti fattori che possono influire negativamente sulla tolleranza al dolore. E' importante aver ben presente che il dolore è quello che il paziente dichiara di avere, non quello che l'operatore (medico o infermiere) pensa che possa o debba avere. Partire 45 da questo presupposto permette di instaurare un rapporto di fiducia con il paziente, componente basilare per la corretta gestione dei bisogni del soggetto. Come valutare il dolore L’infermiere di radioterapia gioca un ruolo molto importante, perché la presa in carico del paziente rappresenta il primo momento di conoscenza dei suoi problemi e delle sue esigenze. L’infermiere è un anello fondamentale dell’equipe di cura. Come tale segnala al medico radioterapista l’insorgenza del sintomo affinché possa giudicare se somministrare una terapia o se richiedere il consulto del terapista del dolore. Esistono alcuni strumenti validati di valutazione del sintomo dolore. 1) Inizialmente è necessario eseguire un ACCERTAMENTO accurato, indagando tramite intervista: - la localizzazione del dolore, eventualmente anche mostrando una immagine del corpo su cui l’assistito può indicare la sede precisa. - Intensità, chiedendo di esprimere un valore da zero (minimo dolore) a 10 (massimo dolore) - Qualità, chiedendo di descrivere i termini che meglio esprimono il dolore ( pulsativo, gravativo, pungente, tensivo) - Insorgenza (quando è iniziato? In che momento della giornata si manifesta? Con quale frequenza? Quanto tempo dura?) - Effetto del dolore: che cosa contribuisce ad alleviare il dolore? Che cosa lo fa peggiorare? Quali altri problemi/sintomi si manifestano con il dolore?in quale modo condiziona la sua vita e le sue attività 2) Misure semplici dell’intensita’ del dolore - scala analogica visiva (VAS) si traccia una linea di 10 cm. A ogni cm corrisponde un numero da zero a dieci, dove zero corrisponde a nessun dolore e 46 dieci massimo dolore. La persona è invitata a porre una X sul numero a cui corrisponde in quel momento il suo dolore. - Scala numerica (NRS) : la persona esprime un numero da zero a 10, dopo essere stato informato che zero = nessun dolore; da 1 a 4 = dolore di lieve entità; da 5 a 6 = dolore moderato; da 7 a 10 = dolore grave. - Scala verbale: nessun dolore, dolore molto lieve, dolore lieve, dolore moderato, dolore forte, dolore molto forte. - Scala di misurazione FACES: strumento che presenta una serie di facce che mostrano espressioni che vanno da una faccia felice a una che piange. Alla persona è chiesto di indicare il punto corrispondente alla faccia che rappresenta meglio l’intensità percepita . Stabilire una relazione infermiere- assistito ed educare Queste due attività possono contribuire ad alleviare la sofferenza, sia facendo diminuire l’ intensità del dolore, sia rendendolo più tollerabile al paziente. Nel rapporto infermiere-paziente la fiducia è un aspetto importante. Far sentire al soggetto che si crede nella effettiva esistenza del suo dolore, spesso contribuisce a ridurre la sua ansia. Alcune persone spendono una gran quantità di energia e tempo a convincere l’operatore sanitario sulla veridicità della propria sofferenza. A volte l ‘esistenza del dolore è messa in dubbio, soprattutto nel caso in cui la persona adotti strategie di adattamento che producono minimi segni esteriori di dolore o afflizione. Dire alla persona “lo so che lei prova dolore e desidero esaminare il problema” è sufficiente a tranquillizzarla e lo aiuta a reagire. Proverà gratitudine e sollievo se saprà che può avere fiducia nell’infermiere e che questi gli crede. l’infermiere deve fargli comprendere che intende aiutarlo a trovar sollievo. Se l’infermiere dice semplicemente “mi faccia sapere se sente dolore, in modo che io possa provvedere”, egli dà la sensazione al paziente di interessarsi a lui e di assumersi la responsabilità di alleviare il suo dolore. 47 Si deve insegnare al paziente a riferire l’esistenza del dolore fin dalla sua insorgenza. Se egli aspetta troppo a lungo, il dolore può intensificarsi e l’ansia aumentare significativamente. L’infermiere deve avere buone capacità di ascolto e rendersi disponibile ad ascoltare. Deve riuscire a creare un rapporto di rispetto, stima e fiducia. Molto utile può risultare anche la comunicazione non verbale, attraverso espressioni, gesti, posture cosi come il ricorso a terapie non convenzionali come il tocco massaggio o la clown terapia o di Patch Adams. Mediante l’educazione al paziente, l’infermiere fornisce informazioni sul modo in cui il dolore può essere controllato. Deve inoltre controllare , una volta assegnata una determinata terapia, che questa venga assunta con regolarità . Ulteriori Interventi infermieristici - valutare altri fattori che possono contribuire al dolore: paura, spossatezza, ira … - somministrare analgesici entro i limiti della prescrizione medica - valutare la risposta ai trattamenti - incoraggiare il ricorso a strategie di alleviamento del dolore già utilizzate con successo dall’assistito in precedenti situazioni - insegnare alla persona nuove strategie per alleviare il dolore e il malessere: distrazione, immaginazione guidata, rilassamento, stimolazione cutanea. Quando rilevare il dolore Dagli atti dell’ultimo congresso dell’AIIRO (Associazione Italiana Infermieri di Radioterapia), tenutosi a Chieti, emerge la necessità che il dolore venga valutato non solo alla presa in carico dell’assistito. È auspicabile una rilevazione quotidiana al malato che si sottopone ai trattamenti radioterapici. L’infermiere dovrebbe proporre al soggetto una delle scale di valutazione a cadenza regolare, in modo da mantenere monitorato l’andamento del dolore e prendere i provvedimenti necessari. 48 Nel caso si presenti il sintomo, è necessario che l’infermiere comunichi al medico il dato, in modo che questi possa decidere di somministrare una terapia medica adeguata o eventualmente contattare il terapista del dolore. 49 Scopo della terapia del dolore Una terapia antalgica soddisfacente dovrebbe mantenere un livello inferiore o uguale a 4 (prendendo in considerazione ad esempio la scala analogico-visiva che ha una numerazione da zero a dieci) mentre un’intensità che superi il valore di 5 dovrebbe indurre il medico a modificare la terapia antalgica. La terapia antalgica, qualunque essa sia, deve essere assunta ad orari regolari per ottenere un costante sollievo dal dolore e possibilmente prima che esso insorga. b. Valutazione della fatigue (1, 4, 8, 14, 15) È un insieme dei sintomi fisici e psichici tra i più debilitanti e meno trattati nei malati di cancro. La fatigue è presente nel momento della diagnosi in circa il 60% delle persone e nel 90% durante il trattamento radioterapico. Se si pensa che ne soffre fino al 90% dei malati oncologici, si può parlare di una vera e propria “malattia nella malattia”, che spesso può persistere anche dopo la fine del trattamento. È un sintomo soggettivo persistente che può interferire con le attività di vita quotidiane. Il termine fatigue non è da confondere col termine astenia che indica una sola mancanza di forze. Infatti , descrive una estrema varietà di disturbi strettamente dipendenti dalle caratteristiche personali del malato, per cui si può parlare di una vera e propria sindrome. Astenia, debolezza, dolori muscolari, inappetenza, ansia, anemia depressione, ridotta capacità mnemonica, diminuzione delle motivazione e degli interessi, instabilità emotiva, fatica post esercizio che si protrae per diverse ore.. sono le manifestazioni più caratterizzanti di questa sindrome. Le persone con fatigue non hanno energia e trovano difficoltoso compiere qualsiasi attività che di norma svolgevano senza difficoltà. Nonostante sia uno dei sintomi più invalidanti che sorge durante i trattamenti per la cura del cancro, soprattutto durante la chemioterapia e la radioterapia, le persone raramente espongono il problema al medico o all’infermiere, in quanto convinti che siano sintomi inevitabili a cui non c’è rimedio. 50 La fatigue invece può essere curata e risolta se il personale sanitario, e in particolare l’infermiere, indaga su questa sintomatologia, le abitudini di vita e quali attività non riesca più a svolgere. Medici e infermieri non la devono considerare una “malattia immaginaria” Cause di fatigue (4) Aiutare la persona a identificare le fonti di fatigue aiuta a scegliere interventi appropriati e personalizzati: - dolore - nutrizione alterata, nausea, vomito, cachessia, squilibrio elettrolitico - compromissione dell’integrità tissutale - compromissione della mobilità correlata ad alterazioni neurologiche, metastasi ossee, dolore - mancanza di conoscenza correlata ai processi di malattia - ansia correlata a paure, diagnosi, cambiamenti di ruolo, incertezza del futuro - modello di respirazione inefficace, soprattutto nelle neoplasie polmonari - disturbi del modello di sonno correlati a terapia del cancro, ansia, dolore. - Anemia con emoglobina inferiore a 11mg, neutropenia ecc. Effetti: - Difficoltà a compiere le normali attività per mancanza di energia - Difficoltà a concentrarsi e prestare attenzione a parlare, a prendere decisione a ricordare le cose - dispnea anche dopo leggera attività - depressione, isolamento sociale Aspetti infermieristici Sin dal momento della presa in carico, l’infermiere valuterà il livello di fatigue espresso dal malato. 51 Come valutare la fatigue? Per la valutazione dell’astenia/fatigue, sono state redatte diverse scale validate, alcune delle quali citate di seguito. La fatigue deve essere valutata al momento della presa in carico e monitorata durante tutto il trattamento. Durante il primo accertamento, l’infermiere può porre anche domande come 1) si sente stanco?; 2) in quale momento della giornata si sente più stanco?; 3) ci sono fattori che migliorano/peggiorano la sua stanchezza?. Questo per poter eventualmente dare consigli o intervenire in modo personalizzato, garantendo un’assistenza di qualità, incentrata sul malato. L’infermiere poi utilizzerà una scala di valutazione, che presenterà all’assistito ogni giorno o a scadenza regolare , per poter registrare il livello riferito e valutarne l’andamento. Essendo un sintomo altamente invalidante, con un impatto negativo sulla qualità di vita, è fondamentale indagarla, anche se non è presente al momento dello screening iniziale e intervenire per prevenirla e/o contenerla. Scale Di Valutazione Esistono molte scale per la valutazione della fatigue, alcune tra le più utilizzate: 1) Le scale analogiche visive, per cui è necessario che l’assistito indichi un valore numerico della “sua” fatigue, ad esempio: • la VAS: è una scala lineare da 0 a 10 dove 0 corrisponde all’ assenza totale di fatigue e 10 rappresenta il massimo livello • POMS (Profile of Mood States), che indaga la stanchezza e l’affaticamento. Va da zero (per niente..) a 20 (estrema) • LASA ( Linear Analogue Self Assessment) per cui il malato rispondendo alla domanda “come può descrivere il suo livello di fatigue?”, indicherà un numero da zero (nel suo aspetto migliore) a 10 (il peggio che possa essere) • STAI (Spielberger’s State Trait Anxiety Inventory) per cui il malato rispondendo al postulato “mi sento stanco”, indica un numero tra zero ( quasi mai) a 4 ( quasi sempre). 52 • SDS (Syntoms Di stress Scale) in cui il postulato è “fatigue” e i numeri vanno da 1 (no stanchezza) a 5 ( stanco per la maggior parte del tempo) 2) Le scale multidimensionali come il questionario MFI (Multidimensional Fatigue Inventory) comprende 20 domande che permettono di analizzare la fatigue in generale, fisica, mentale, riduzione della motivazione riduzione dell’ attività. Validata soprattutto per i pazienti che eseguono radioterapia. Ne esistono molte altre, ma sono lunghe e potrebbero risultare poco pratiche. Interventi Le strategie dell’ infermiere mirano a minimizzare la fatigue o ad aiutare l’assistito a reagire al senso di spossatezza esistente. L’obiettivo è il miglioramento della tolleranza all’attività fisica e la diminuzione del livello di fatigue e per questo occorre: - informare la persona circa l’esistenza di questa sindrome, spiegandone le cause e dando i consigli per contenerla. Incoraggiare il malato a segnalare al medico o all’infermiere stesso l’insorgenza di qualsiasi sintomo correlato alla fatigue. - Aumentare il numero totale di ore di sonno notturno e promuovere abitudini salutari, quali mantenere orari regolari per coricarsi e svegliarsi, rimanere nel letto solo per dormire evitando di mangiare, leggere e guardare la televisione, tenere la stanza da letto illuminata di giorno e buia nelle ore notturne. - Modificare il programma giornaliero e organizzare attività a basso dispendio di energie, incoraggiando la persona a mantenere il suo abituale stile di vita non rinunciando ad attività per lei importanti e gradevoli, come prendersi cura di un animale, dipingere, lavorare a maglia, curare le piante, per almeno venti minuti al giorno. Stabilire delle priorità e delegare ai familiari o care givers le attività più impegnative quali pulizie domestiche, preparazione dei pasti, accudire dei bambini. Equilibrare sempre periodi di attività con periodi di riposo. - Fornire strategie per facilitare la mobilità, programmando l’esercizio con un fisioterapista che stabilirà la durata, la quantità, la tipologia di attività fisica. 53 (Uno studio americano del 2006 (14) ha indagato la fatigue di 115 persone con cancro avanzato durante il trattamento radiante facendo emergere come risultato che: o le persone che abitualmente svolgevano attività fisica prima della radioterapia, riportavano un livello minore di fatigue o le persone che svolgevano un programma di attività fisica giornaliera ( con tecniche di rilassamento, stretching, attività aerobica per almeno 20 minuti al giorno), seguite da un fisioterapista esperto, riportavano un valore di fatigue decisamente minore rispetto alle persone inattive.) - Fornire un adeguato apporto proteico e calorico. Fare piccoli pasti ma frequenti ed eventualmente tenere a portata di mano supplementi nutrizionali. Mangiare in compagnia. Assumere pappa reale. Preparare i pasti nelle ore più favorevoli, in modo che se la fatigue compare nell’arco della giornata, la persona non rischi di saltare il pranzo o la cena. Sconsigliare il consumo di bevande contenenti caffeina o alcool. - Incoraggiare tecniche di rilassamento: flettere ed estendere in successione gli arti, respirazione diaframmatica e respirazione profonda. - Valutare le alterazioni dell’equilibrio idroelettrolitico e i valori ematochimici. Nel caso di anemia o neutropenia informare il medico che può prescrivere la terapia necessaria - Valutare l’origine del malessere. L’infermiere valuterà anche la necessità di fare riferimento ad altre figure professionali che possono essere di aiuto all’assistito. L’articolo “will improvement in quality of life impact fatigue in patients receiving radiation therapy for advanced cancer?”, dell’ American Journal Clinical Oncology (14) , individua 4 componenti che possono influenzare la fatigue: 1) fisiche 2) emozionali 3) spirituali 4) sociali 54 Pertanto sarà compito dell’infermiere andare ad indagare quale sia la componente (o le componenti) che necessitano di un intervento di uno specialista, quale possa essere quello di un fisioterapista, di uno psicologo, di un sacerdote o dell’assistente sociale. c. Disagio psicologico (1) L’ OMS definisce il concetto di salute come “benessere fisico, psicologico e sociale”. Da questa definizione risulta chiaro che se una persona sta bene fisicamente e non altrettanto psicologicamente, non è in salute. Come già detto nel capitolo sulla malattia neoplastica (vedi sopra), il cancro è vissuto come una malattia per lo più inguaribile che porta a lunghe sofferenze e legata alla parola morte, e quindi sofferenza fisica (ad esempio il dolore o la cachessia), sociale (ad esempio la perdita del ruolo in famiglia o al lavoro) e psicologica (paura, ansia, depressione). I trattamenti per la cura, così come il trattamento radioterapico, hanno le stesse conseguenze. Inoltre la radioterapia, essendo un trattamento lungo, che può portare anch’essa alla manifestazione di diversi effetti collaterali, molto spesso porta la persona a sofferenza psicologica e se aggiungiamo che spesso il trattamento radioterapico è l’ultimo anello di una lunga catena di cure iniziate con l’intervento chirurgico e seguito poi da una chemioterapia altamente dannosa , si può facilmente individuare quali possano essere i bisogni di sostegno psicologico dei nostri clienti. L’infermiere è la figura professionale più idonea per indagare questo aspetto. Egli è colui che prende in carico la persona sin dall’inizio del trattamento, lo vede e gli parla quasi tutti i giorni. Considerare anche l’aspetto psicologico fa parte del suo essere professionale. Questo è possibile attraverso il dialogo , l’assunzione di un atteggiamento empatico, a volte anche di silenzi, di gesti, di sguardi e soprattutto di ascolto. Nel momento in cui si accorge che la persona è in grave sofferenza psicologica, si attiva per contattare altre figure professionali di supporto quale la/lo psicologa/o. 55 d) Le reazioni cutanee (1, 10, 15, 21) L’infermiere deve conoscere la scala RTOG (Radiation Therapy Oncology Group) circa il grado delle complicanze, che è quella uniformemente adottata da tutti i radioterapisti e che comprende 5 gradi di danno cutaneo (Allegato 3) Valutazione: al momento della presa in carico, l’infermiere, nel compilare la cartella infermieristica, indaga i bisogni di assistenza infermieristica ed i rischi derivanti dal trattamento a cui verrà sottoposto il malato , in particolare valuta la funzione cardiocircolatoria, eventuali alterazioni cutanee preesistenti, l’idratazione, il colore, la temperatura, la cui anormalità potrebbe rendere la cute più sensibile e predisposta a subire danno da radiazione. Questo è importante poiché fondamentale è iniziare il trattamento con la zona da irradiare il più integra possibile e perciò, se presente , è necessario intervenire per curare eventuali bruciature, lesioni, abrasioni, ferite chirurgiche non ben cicatrizzate. Altri fattori di rischio da prendere in considerazione, che possono influire negativamente sono: - fattori correlati al trattamento, come l’area che verrà irradiata ( seno, perineo, viso, in cui l’epidermide è più delicata), volume irradiato e dose somministrata. - scarsa igiene - chemioterapia concomitante - comorbidità come diabete, alterazione della funzionalità renale, alterazione stato nutrizionale - fumo, alcol, inquinamento, età L’infermiere nel frattempo darà consigli quali: - indossare vestiti in fibra naturale come lino, seta, cotone, larghi, comodi, morbidi, senza lacci o fronzoli che possono provocare essi stessi delle lesioni. - Non utilizzare prodotti per il corpo a base alcolica 56 - Evitare l’uso di borse dell’acqua calda o impacchi di ghiaccio ma consigliare impacchi con acqua fredda o a temperatura ambiente. - Usare il rasoio elettrico - Non andare a nuotare nel lago o in piscina se la pelle non è intatta per il rischio di potenziale effetto irritante degli agenti chimici come il cloro che aumentano il rischi di ustioni ed infezioni. - L’importanza di lavare anche la zona irradiata. Lavarsi con acqua tiepida e sapone neutro, o di Marsiglia (come risulta da uno studio effettuato per determinare il grado di irritazione di diversi saponi, l’unico dolce e delicato tra i 18 testati è risultato essere il Dove, anche per i capelli (10)). - Asciugarsi delicatamente, tamponando - E’ preferibile non usare il deodorante durante tutto il trattamento ad eccezione dei roll- on . Inoltre l’infermiere informa circa il tipo e severità della reazione cutanea: solitamente dopo 24 ore può comparire un lieve eritema localizzato al campo trattato (pelle rossa, umida, eritematosa, sensibile). Con una dose cumulativa di 20 Gy si può verificare secchezza, prurito, formazione di croste e desquamazione secca. Con una dose globale di 40 Gy il danno coinvolge anche gli strati più profondi con la possibile rottura dei capillari con conseguente sanguinamento, iperemia, edema. Ad un aumento della dose si può verificare desquamazione umida, fino a ulcerazione. Sono per fortuna evenienze rare ed a tale proposito l’infermiere consiglia l’utilizzo già dalla prima seduta di una crema o lozione emolliente sull’ area irradiata. Prodotti utilizzabili per la prevenzione o per la cura delle reazioni cutanee: 1) ALOE VERA: si tratta di una pianta di cactus, contenente un gel utilizzato per il trattamento della pelle secca, bruciature e tagli. Usata preventivamente, dà un effetto protettivo. 57 2) BIAFIN (TROLAMINE): un’emulsione con proprietà antinfiammatoria, la guarigione delle ferite reclutando macrofagi e favorendo la crescita di tessuto di granulazione. 3) CALENDULA OFFICINALIS: crema derivante dalla pianta di marigold. Può essere usata preventivamente per diminuire l’incidenza di desquamazione umida. Riduce la comparsa di reazioni cutanee, il dolore e quindi il rischio di dover interrompere il trattamento. 4) ACIDO IALURONICO 0,2%: creme a base di questo polimero stimolano la proliferazione di fibroblasti e fibrina, accelerando la fase di granulazione nel processo di guarigione. Diminuisce l’intensità e la durata delle reazioni cutanee. 5) CORTICOSTEROIDI: usati anche preventivamente che come trattamento di reazioni infiammatorie. Produce vasocostrizione, riducendo la permeabilità capillare e inibendo la migrazione leucocitaria. 6) FILMS PROTETTIVI: creme protettive per mantenere l’integrità cutanea 7) ANTIMICROBICI contenenti SULFADIAZINA d’ARGENTO: battericida, da usare solo sulla regione trattata nel momento in cui si verifica un’ epidermiolisi. 4.4.2 Ruolo dell’infermiere nella prevenzione e cura degli effetti acuti sito-specifici A) DISTRETTO CAPO e COLLO (1, 9,15, 18) Questa regione comprende tutti i tumori del cavo orale, orofaringe, rinofaringe, faringe e laringe. Gli effetti collaterali principali sono: mucositi, disgeusia, xerostomia (per irradiazione delle ghiandole salivari), disfagia, alopecia, laringiti, diminuzione dell’udito, osteoradionecrosi. a. mucositi (9, 10, 15) Le mucositi sono un problema piuttosto comune nelle persone sottoposte a radioterapia e chemioterapia. L’incidenza è del 15-40% durante il trattamento chemioterapico, 76- 58 100%, se la chemioterapia è ad alte dosi, e del 100% durante la radioterapia del distretto capo/collo. Le mucositi inducono a loro volta effetti collaterali che hanno un grosso impatto sulla qualità di vita. Si tratta di una flogosi della mucosa del cavo orale. Inizialmente la mucosa appare arrossata e la persona avverte un leggero dolore. Se non viene trattata, si innesca una cascata di eventi che porta a danno e distruzione cellulare per cui la mucosa può apparire a chiazze, compaiono secrezioni siero-ematiche, fino ad ulcerazione e necrosi, oltre al rischio di sviluppo di infezioni. (vedi Tabella delle complicanze, Allegato 3). Sintomi correlati: il danno cellulare appare generalmente dopo la prima- seconda settimana di trattamento. Il sintomo principale è senz’altro il senso di fastidio e dolore. Quando c’è dolore, che a seconda del grado della mucosite sarà tanto più gravoso, la persona avrà difficoltà a mangiare, bere, deglutire e a parlare, oltre che la diminuzione del gusto, disturbi di sonno, depressione e fatigue. Le dirette conseguenze sono la difficoltà, fino all’impossibilità di introdurre cibi solidi o liquidi per cui si verificherà un’alterazione dello stato nutrizionale fino ad anoressia, cachessia e disidratazione e calo ponderale. Inoltre, quando si verificano anche lesioni al cavo orale, il rischio maggiore sarà quello che si verifichi l’ingresso di microrganismi opportunisti, causando infezioni fungine (Es da Candida albicans), virali ( Herpes ) o batteriche. Una delle sfere che viene anche coinvolta è sicuramente quella psicologica: la persona può avere un riflesso negativo nei contatti sociali, con un possibile sviluppo di depressione e isolamento (15) . Tutto questo, oltre ad avere un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita del malato, porterà anche a un pesante incremento dei costi per il SSN, dovuti a un aumento dell’ospedalizzazione, necessità di ricorrere a nutrizione enterale o parenterale, somministrazione di farmaci i.m o ev. Per tutte queste ragioni, molto importante sarà la prevenzione e la cura delle mucositi, in cui l’infermiere ha un ruolo fondamentale. Ruolo dell’infermiere: valutazione e trattamento delle mucositi 59 l’infermiere è tra le figure professionali, quella migliore per accertare il rischio di mucosite, essendo in continua relazione e in contatto col malato, potendolo quindi valutare costantemente (accertamento e monitoraggio della mucosa orale), informandolo, facendogli educazione sanitaria, consigliandogli strategie di prevenzione e garantendogli la somministrazione della terapia prescritta dal medico. È fondamentale intervenire, considerando che tra le conseguenze delle mucositi, vi è dolore, stress e rischi di infezioni, che potrebbero portare a una interruzione del trattamento, con la conseguente inefficacia sull’obiettivo della cura. Accertamento: deve essere fatto fin dalla presa in carico del’assistito, con la compilazione iniziale della cartella infermieristica, valutando eventuali fattori di rischio associabili alla mucosite. L’infermiere indagherà: • le abitudini di vita della persona, quali fumo, uso di bevande alcoliche, cibi speziati, piccanti, salati • lo stato nutrizionale: idratazione, peso corporeo, BMI • igiene orale, eventuali patologie ai denti, quali carie o ascessi, xerostomia pre esistente (es Sd Sjogren) • lo stato ematologico e la funzionalità renale. L’infermiere in ogni caso si preoccuperà di consultare il medico riguardo l'opportunità di eseguire un consulto odontostomatologico. Infatti, fondamentale è la bonifica dentaria prima di iniziare il trattamento radiante, anche per la prevenzione di un altro effetto collaterale quale l’osteoradionecrosi. Durante l’accertamento l’infermiere si preoccuperà di fornire indicazioni di educazione sanitaria: • istruisce sull’importanza dell’igiene orale preventiva: uso del filo interdentale, uso di uno spazzolino morbido da cambiare frequentemente. • limitare l’uso della dentiera ai pasti. 60 • non assumere cibi bollenti che possono provocare delle lesioni nel cavo orale • bere molto, ma non alcol! • adottare un corretto regime dietetico (eventualmente facendo riferimento a un nutrizionista) Interventi in caso di mucosite Come descritto nel libro di M.P. Gardes (1), l’infermiere di radioterapia controlla: a. l’adesione da parte dell’assistito ai protocolli che gli sono stati forniti b. lo stato della bocca c. il peso della persona, una volta la settimana d. la presenza o assenza del dolore e. lo stato psicologico f. segnala qualsiasi insorgenza di effetti collaterali all’infuori dei regolari controlli, al medico radioterapista. g. Considera che un eventuale posizionamento del SNG possa cambiare il piano di cura e/o rendere difficile il posizionamento della maschera e/o creare decubiti in gola, perciò deve essere molto attento a sorvegliare l’insorgenza anche della più piccola delle complicanze h. Fornisce alcuni consigli: 1- assumere alimenti morbidi o semi liquidi tiepidi 2- non assumere alimenti asciutti 3- bere molta acqua 4- limitare l’uso della dentiera ai pasti se le gengive sono infiammate o dolenti 5- controllare l’insorgenza di infezioni in bocca 6- Consiglia sciacqui con camomilla, benzidamina collutorio o bicarbonato di sodio per 2-3 volte al giorno 7- l’uso di agenti protettivi per le labbra a base di vitamina E o l’uso di miele rosato 8- masticare o succhiare dei piccoli cubetti di ghiaccio (Crioterapia) 61 i. somministra la terapia prescritta, come antinfiammatori (FANS), antimicrobici, antidolorifici (eventualmente dopo il consulto di un terapista del dolore) In caso sia presente ulcerazione con segni di infezione, l’infermiere può eseguire un tampone per scoprire di che origine sia l’infezione, in modo che il medico possa prescrivere la terapia più adeguata. b. Xerostomia e Trisma (1) La xerostomia è la diminuzione o assenza della produzione di saliva ed una sua aumentata viscosità che riducono la rimozione dei detriti ( cibo e batteri) dalla bocca ( Pettigrew 1989) , in questo caso dovuta all’irradiazione delle ghiandole salivari. La sua incidenza dipende dalla dose somministrata: se raggiunge i 2000Gy si ha una diminuzione, ma se supera i 4000Gy può diventare permanente. Parlando di trisma, si intende la diminuzione dell’apertura della bocca, per la riduzione della mobilizzazione dei muscoli buccali. Questi due effetti collaterali possono causare: • secchezza delle fauci • disgeusia (alterazione del gusto : gusto metallico dei cibi) • disturbi della deglutizione e masticazione • disturbi della fonazione • conseguente difficoltà ad alimentarsi, depressione, astenia In seguito alla diminuita produzione di saliva , abbiamo un’ aumentata concentrazione di tutti gli agenti acidogeni e quindi cariogeni ( streptococcus mutans, candida albicans e stafilococchi) per la diminuzione degli elettroliti cario protettivi e quindi assistiamo spesso alla perdita dello smalto dei denti. Questi danni dentali si ripercuotono a livello sistemico con perdità dell’ appetito e conseguentemente del peso. Interventi dell’ infermiere: educazione sanitaria 62 L’infermiere, per cercare di ovviare alle fastidiose complicazioni, consiglierà di : • risciacquare la bocca con tè, camomilla, o succhiare un limone prima dei pasti per stimolare la produzione di saliva. • aumentare le spezie, lo zucchero, le erbe, aggiungere ketchup, peperoncino ai cibi e mangiare cibi tiepidi o a temperatura ambiente per diminuire l’odore, in caso di disgeusia. • Aumentare l’assunzione di liquidi freddi o tiepidi ma non alcool o bevande altamente acide . • Assumere alimenti morbidi o semi liquidi. • Evitare di consumare latte o latticini perché tendono a formare un muco troppo denso. • Evitare i collutori su base alcolica • masticare caramelle, chewing- gum dopo i pasti perché la masticazione aiuta a mantenere il più possibile la secrezione di saliva da parte delle ghiandole e mobilitano i muscoli deputati alla masticazione che vengono coinvolti nel campo di irradiazione . • mangiare ghiaccioli, gelati, anguria, uva, caramelle senza zucchero per aumentare la produzione di saliva e mantenere la bocca fresca. • Utilizzare i sostitutivi della saliva consigliati dall’ odontostomatologo o dall’infermiere di radioterapia. • Combattere l’assunzione di alcool e fumo • Controllare i farmaci che il paziente assume e che possono avere come effetto collaterale la secchezza delle fauci • Consigliare di tenere la bocca sempre lubrificata • Insegnare al paziente come utilizzare le placchette di fluorizzazione • Quando è presente il trisma, che è una complicanza tardiva del trattamento radiante che causa una fibrosi dei muscoli deputati alla masticazione e che causa una riduzione dell’ apertura della bocca con conseguente difficoltà sia nell’ alimentazione che nella fonazione, il paziente si può aiutare inserendo due dita 63 della mano tra le mascelle e forzando lentamente l’apertura della bocca distanziando le dita ed in caso in cui sia impossibile inserire le dita può procurarsi un cono liscio per non ledere ulteriormente la mucosa ed inserirlo facendolo ruotare . c. Alopecia (1, 15) 16b L’alopecia è la perdita dei capelli che può essere temporanea se la dose somministrata non supera i 5000 Gy o permanente se la dose è superiore. Colpisce solo la parte di “entrata” e “uscita” del raggio. Informazione- educazione alla persona: Prima di iniziare il trattamento, è importante che l’infermiere si accerti che la persona sia a conoscenza di questo importante effetto collaterale, diminuendo così la possibilità di vedere nell’assistito, la sofferenza per il cambiamento dell’immagine corporea. Egli: - informa la persona della probabilità di comparsa dell’alopecia, nonostante la sua comparsa dipenda, oltre che dalla dose, anche dalla sensibilità individuale dei follicoli piliferi. Spiega della possibilità che i capelli riscrescano dopo 3-6mesi, anche se potrebbero avere una consistenza ed un colore differente, ma non ne garantisce la ricomparsa. - informa circa la possibilità di indossare una parrucca e nel caso in cui si sia in presenza di capelli lunghi si consiglia di far eseguire un taglio corto per la riduzione del peso del capello lungo e quindi la diminuzione del rischio di caduta. - consiglia di lavare i capelli con uno shampoo delicato, non più di due volte la settimana e spazzolarli con una spazzola morbida; utilizzare un foulard e crema protettiva per riparare il cuoio capelluto da vento, pioggia, sole, inquinamento. - Monitora la cute, anche dietro le orecchie d. Laringiti (15) L’irradiazione sulla laringe può causare: 64 - abbassamento del tono di voce; infiammazione che crea dolore; edema L’infermiere consiglierà di: - parlare a bassa voce - non fumare - bere molto, meglio bevande non gasate e fresche - evitare cibi secchi inoltre valuterà il dolore, e, se presente lo comunicherà al medico che valuterà se ricorrere a terapia analgesica e somministrerà l’eventuale terapia antinfiammatoria. e. osteoradionecrosi (18) è una complicanza tardiva che incide per il 5% con dosi frazionate giornaliere superiori a 200cGy e che può comparire in un arco di tempo compreso tra i 3 e i 27 mesi dopo il trattamento, anche se non sono infrequenti i casi in cui compare dopo 5 anni o più. Si tratta di una necrosi asettica per distruzione degli osteoclasti e osteoblasti che interessa prevalentemente la mandibola, ed è determinata dalla contemporanea presenza di ipovascolarizzazione, ipocellularità, ipossia tessutale. La causa principale risulta essere l’estrazione dentaria in un territorio precedentemente irradiato. La prevenzione è significativa e fondamentale. Viene attuata con interventi di bonifica dentale mirati eseguiti prima della radioterapia. Studi mirati hanno dimostrato l’effettiva riduzione dell’incidenza dell’osteoradionecrosi effettuando sedute di ossigenoterapia iperbarica, prima e subito dopo l’avulsione. Interventi infermieristici L’infermiere ha il compito di programmare la visita con l’odontostomatologo che dopo una valutazione del cavo orale, adotterà misure preventive (come: trattamento dei denti recuperabili, estrazione di quelli non mantenibili e asportazione di protesi incongrue). La visita deve essere effettuata prima di iniziare una terapia radiante, possibilmente 15- 65 20 giorni prima , anche se il paziente è edentulo perché potrebbe avere cisti, granulomi o radici incluse. L’infermiere, dopo essersi accertato che l’assistito abbia avuto le informazioni necessarie su questo possibile effetto collaterale, le integra consigliando di: - mantenere la bocca umida usando eventualmente dei sostituti salivari - bere molto e preferire una dieta semi-liquida (pastina in brodo, minestrone..) - lubrificare le labbra con sostanze emollienti (es miele rosato) - mantenere gli ambienti domestici umidi - effettuare sciacqui del cavo orale con acqua e sale e bicarbonato per 2-3 volte al giorno per evitare infezioni opportunistiche - utilizzare dentifrici e colluttori al fluoro. - Mantenere i contatti col proprio dentista anche dopo la terapia radiante, effettuando controlli più volte all’anno. B) DISTRETTO TORACICO(1, 15, 17) durante la radioterapia sul torace possono essere irradiati i polmoni, la trachea, l’esofago, le ghiandole linfatiche, il cuore e la colonna vertebrale dorsale. Gli effetti secondari maggiormente riscontrabili possono essere soprattutto a livello polmonare, cardiaco e all’esofago. a. Polmone polmoniti, fibrosi polmonare, broncospasmo per ostruzione della trama polmonare possono presentarsi dopo 6-12 mesi dal trattamento. Interventi infermieristici: educazione terapeutica 1. prima e durante il trattamento valutare e monitorare: frequenza respiratoria, saturazione dell’ossigeno, espansione cassa toracica. 2. informare la persona circa la possibilità di comparsa di sintomi quali: tosse secca, febbre, dispnea, fatigue, ansia, tachipnea, emottisi, tachicardia, dolore toracico, e di riferirli al proprio medico. 66 3. informare circa la possibilità di cura della sintomatologia tramite, ossigenoterapia, aerosol, utilizzo di broncodilatatori, esercizi di respirazione profonda o tosse efficace che aiutano a espettorare 4. consigliare di alternare periodi di attività fisica a periodi di riposo; evitare luoghi affollati o fumosi; evitare sbalzi di temperatura; vivere in ambienti ben aerati ed ossigenati, umidificare eventualmente l’aria; bere molti liquidi per fluidificare il muco; profilassi antinfluenzale con vaccino. Prima di ogni seduta radioterapica , aspirare le vie aeree per evitare che durante il trattamento il paziente sia colto da tosse e si muova. b. Cuore Gli effetti collaterali, come alterazione della conduzione, sincope o ostruzione dei vasi, sono generalmente effetti tardivi. L’infermiere informa circa la possibilità di comparsa di tachicardia, sincope, dolore toracico per cui contattare immediatamente il medico, possibilità di dispnea e comparsa di edema agli arti inferiori. Inoltre, se la persona è portatrice di pace-maker o defibrillatore sottocutaneo, l’infermiere deve verificare se ne è dipendente e se ha eseguito tutti i controlli preliminari richiesti dal cardiologo. La persona sarà sottoposta a elettrocardiogramma prima e dopo il trattamento per verificare le possibili alterazioni sul pace maker. c. Esofago L’esofagite è tra gli effetti collaterali più frequenti a livello dell’esofago. Si può presentare con disfagia, dolore toracico, emottisi con conseguente anoressia e diminuzione di peso. L’infermiere oltre a informare la persona circa la comparsa di tale sintomatologia, informa della possibilità di dover ricorrere a visite specialistiche col gastroenterologo e/o nutrizionista, che valuteranno anche la necessità di posizionare il sondino nasogastrico o il confezionamento della PEG e la dieta corretta da seguire. 67 d. Mammella Il 50% delle donne con carcinoma mammario, ricevono un trattamento radioterapico post operatorio , e circa il 60% viene poi trattato a scopo palliativo per lo sviluppo di metastasi . Raramente però esse ricorrono al ricovero in Day Hospital, al quale si rivolgeranno solo per effettuare gli esami ematochimici di controllo durante il trattamento o per le visite ambulatoriali pre e post trattamento. Gli effetti collaterali da radioterapia nei quali possono incorrere, comunque, sono le reazioni cutanee ed il linfedema. Linfedema Il trattamento radiante va a compromettere la funzione linfatica, laddove ci sia stato una dissezione dei linfonodi ascellari. Il linfedema colpisce circa il 40% delle donne operate e la percentuale sale se vengono radiotrattate. La sintomatologia si manifesta con il rigonfiamento del braccio che crea sensazione di pesantezza e che può anche compromettere la motilità e generare dolore, fino a un progressivo indurimento del tessuto (linfedema organizzato e non più trattabile). Interventi infermieristici: Durante la raccolta dati ed esame obiettivo, generalmente al primo incontro, l’infermiere riporta nella cartella infermieristica la misurazione rilevata della circonferenza del braccio omo e contro laterale del braccio, al di sopra e al di sotto del gomito ogni 4 cm . Questo sarà importante poi per tenere monitorato l’andamento del linfedema durante e dopo il trattamento. L’infermiere, oltre che a informare la persona circa la comparsa di questo effetto collaterale, consiglia di: - mantenere il braccio il più possibile col gomito al di sopra della spalla e il polso al di sopra del gomito - non esporre il braccio al calore (esempio non utilizzare troppo a lungo il ferro da stiro): il calore dilata le vene, accentuando il problema 68 - evitare di grattare troppo forte il braccio, porvi cerotti, eseguire vaccinazioni o prelievi ( e visto che questa complicanza può insorgere anche a distanza di 10 anni i prelievi sono sempre da evitare sul braccio irradiato) , indossare anelli o braccialetti, indossare indumenti troppo stretti che non siano di un tessuto delicato - mantenere un buon livello di idratazione della cute con creme idratanti - rivolgersi a un professionista fisiatra sia per la prevenzione che per la cura del linfedema. Inoltre, il National Lynphedema Network, nel 2004 (15) consiglia: - bendaggio elastico compressivo, che aiuta la linfa a scorrere e quindi a diminuire l’edema ove sia presente. - programmi di esercizio individualizzati, per mantenere il trofismo e la funzionalità dell’arto: ad esempio muovere le mani su una parete, come se si arrampicassero o alzare un bastone, tenuto con le mani, sopra la testa. Eventualmente rivolgersi a un fisioterapista. C) DISTRETTO ADDOMINO-PELVICO (1, 15, 19) Gli organi prevalentemente irradiati nel distretto addomino- pelvico, sono lo stomaco, la vescica, gli organi genitali maschili e femminili. (1) Le complicanze sono di tipo enterico : diarrea o stipsi, alterazioni urinarie (pollachiuria, dolore alla minzione, nicturia), tenesmo, prurito, proctite, emorroidi e disturbi della sfera sessuale. La National Guideline Clearinghouse (15) , suddivide tale distretto in due: addome e pelvi, descrivendo per ciascuno i maggiori effetti collaterali, la loro valutazione e gli interventi per il trattamento, entrambi ruoli dell’infermiere Addome a. anoressia: durante la valutazione pre trattamento, l’infermiere indaga: - lo stato nutrizionale, la dieta abituale, l’idratazione della cute 69 - il peso corporeo, il BMI - lo stato della cavità orale: presenza di mucositi, xerostomia, lesioni dolorose - e - eventuali patologie concomitanti che potrebbero compromettere un’ adeguata alimentazione (diabete, malassorbimento ) - le condizioni socio-economiche - eventuale presenza di depressione Durante il trattamento, l’infermiere valuta periodicamente eventuali alterazioni e la presenza di anoressia, oltre a controllare il peso corporeo della persona una volta alla settimana. Educazione terapeutica: l’infermiere consiglia/informa: - compilare un diario alimentare giornaliero; - mantenere una adeguata alimentazione e idratazione: fare piccoli pasti frequenti ad elevato contenuto calorico, bere almeno 1,5-2 litri di liquidi al giorno, comprendendo anche dei succhi di frutta senza zucchero, frullati, tè deteinato; - fare attività fisica moderata e in rapporto alle condizioni fisiche, per aumentare il tono e trofismo muscolare; - riferire sempre la comparsa di qualsiasi sintomo che impedisca l’alimentazione. b. nausea e vomito: durante la valutazione pre trattamento l’infermiere indaga: - età (il rischio aumenta con l’età) e il sesso (il rischio aumenta nelle donne in età fertile); - eventuale chemioterapia concomitante; - il quadro elettrolitico. 70 Durante il trattamento, in caso la persona riferisca la presenza dei sintomi suddetti, l’infermiere indaga: - il momento di maggiore insorgenza; - l’intensità della nausea; - la quantità e la qualità del vomito; - la presenza di disidratazione (secchezza di cute e mucose); - debolezza, astenia - il quadro elettrolitico tramite prelievo ematico; - le caratteristiche chimico-fisiche dell’urina tramite l’esame delle urine; Inoltre fornisce consigli quali: - preparare i pasti nei momenti della giornata in cui non si verifica il sintomo, fare piccoli pasti ad elevato contenuto energetico, consumare cibi a temperatura ambiente (il calore aumenta l’odore degli alimenti), evitare cibi molto speziati, troppo dolci o troppo salati, mangiare in compagnia; - cercare distrazioni nel momento in cui compare la nausea: dedicarsi ad una attività piacevole o rilassante come la pittura, fare un puzzle, telefonare a un amico/a; - eseguire tecniche di rilassamento o di imaging (in cui si pensa a una situazione piacevole, un luogo rilassante) L’infermiere informa il medico circa la comparsa dei sintomi e se prescrive una terapia farmacologia, egli la somministra alla persona, tranquillizzandola e ricordando che questi sintomi sono temporanei. c. diarrea e proctiti: durante la valutazione pre trattamento, l’infermiere indaga: - le abitudini di eliminazione; l’eventuale presenza di emorroidi o di disturbi gastrointestinali quali costipazione, diarrea o malassorbimento - le abitudini alimentari ed eventuali segni di malnutrizione (debolezza, secchezza di cute e mucose, riferimento di un calo ponderale importante negli ultimi mesi). 71 Durante il trattamento l’infermiere informa l’assistito di riferire la comparsa di alterazioni dell’eliminazione come bruciore, sanguinamento, dolore, aumento di frequenza delle scariche e/o diminuzione della loro consistenza, la contemporanea presenza di vomito. L’infermiere valuta: - la comparsa di disidratazione; - se possibile valuta le caratteristiche delle feci o chiede alla persona di riferirne qualità, consistenza, numero di scariche giornaliere; - la comparsa di alterazioni cutanee nella regione perianale; - il peso una volta alla settimana. L’infermiere consiglia: - adottare un’alimentazione povera di fibre per diminuire la peristalsi e l’irritazione della mucosa gastrica; - evitare l’assunzione di alimenti contenenti lattosio; - ridurre l’assunzione di grassi; - se diarrea persistente: eliminare temporaneamente anche frutta e verdura, eccetto banane e succhi di frutta; - assumere almeno 1,5-2 litri di liquidi al giorno, compresi succhi di frutta, frullati, tè deteinato e/o infusioni anche zuccherate, bevande ad alto contenuto elettrolitico (riferirne al medico o consultare un nutrizionista); - se compaiono alterazioni cutanee: dedicare una cura particolarmente accurata all’igiene, usando sapone neutro, acqua tiepida e asciugarsi tamponando la zona delicatamente. Utilizzare biancheria delicata, preferibilmente di cotone. Utilizzare una pomata decongestionante. - se compare incontinenza utilizzare superfici assorbenti per adulti. L’infermiere informa il medico circa la comparsa dei sintomi e somministra la terapia da lui prescritta. 72 Pelvi a. alterazioni della minzione: frequenza, urgenza, ritenzione, nicturia, disuria, ematuria. Durante il trattamento l’infermiere indaga sulla presenza di uno dei sintomi citati, avendo cura di creare occasioni e un’atmosfera che incoraggi il paziente a parlare del problema e garantendo la privacy durante l’esame obiettivo: - presenza di globo vescicale; - diminuzione del getto minzionale, sintomi di ostruzione del flusso, incontinenza; - caratteristiche fisiche delle urine alterate (colore, odore); - spasmi vescicali; - esame obiettivo nella donna: valutazione della cute perineale, problemi a carico del pavimento pelvico, modificazioni atrofiche della mucosa; - esame obiettivo nell’uomo: valutazione della cute ed indaga anormalità del prepuzio, del glande e del perineo. Nel caso in cui sia presente una o più alterazione della minzione, l’infermiere deve determinarne l’esordio, la durata, la frequenza, i fattori che eventualmente aggravano o migliorano il sintomo. Consigli (23): - mantenere un’idratazione adeguata: bere almeno 1,5-2 litri al giorno, bevendo poco e spesso e di più durante il giorno per poi diminuire la sera; - evitare prodotti contenenti caffeina (cioccolato, caffè, tè, Pepsi cola, Coca cola) e alcolici; - praticare attività fisica quotidiana per rinforzare i muscoli del pavimento pelvico; - programmare le minzioni a intervalli regolari. Ricordarsi di urinare sempre prima di uscire di casa; - utilizzare prodotti assorbenti; - informare sulla possibilità di eseguire esercizi per la riabilitazione dei muscoli pelvici come gli esercizi di Kegel (23), esercizi attivi e pianificati dei muscoli pelvici 73 per incrementare la forza dei muscoli periuretrali o addestramento con coni vaginali per le donne: si tratta di pesi vaginali crescenti per indurre l’incremento della forza dei muscoli pelvici. Oppure ancora la possibilità di sottoporsi a tecniche di Biofeedback, tecnica di insegnamento che prevede un feedback visivo e/o uditivo riguardo una risposta fisiologica del malato attraverso un dispositivo elettronico o meccanico o di Stimolazione elettrica funzionale, che prevede l’applicazione di corrente elettrica alle fibre sacrali e del pudendo per migliorare la contrattilità e l’efficienza dello sfintere striato e del muscolo elevatore dell’ano. Per tutte queste ci possono essere controindicazioni, per cui è bene far riferimento a figure professionali come fistri o fisioterapisti; - l’infermiere può consigliare di tenere un diario minzionale indicando frequenza, ora e quantità delle minzioni, segnalando anche eventuali episodi di incontinenza. Questo può essere utile anche al malato stesso, che diventa più consapevole del suo schema minzionale e delle circostanze che precipitano l’incontinenza, potendo così modificare le proprie abitudini per migliorare i sintomi; - se indicato, insegnare il cateterismo a intermittenza o l’utilizzo per l’uomo, di dispositivi esterni (condom urinari). L’infermiere riferisce al medico la presenza dei sintomi e somministra la terapia prescritta. b. alterazione della sessualità e della fertilità (27): La terapia radiante effettuata sul distretto pelvico (vagina, utero, ovaie, testicoli o prostata), può portare a cambiamenti della sfera sessuale, che includono alterazioni ormonali, perdita di interesse per l’attività sessuale (che può essere causato anche dalla comparsa di fatigue, o dallo stress, ansia, depressione), impotenza e quindi difficoltà nel rapporto di coppia. In particolare per l’uomo: impotenza o disfunzione erettile, per la donna: dolore durante i rapporti, bruciore, prurito, secchezza, stenosi vaginale, sintomi della menopausa (vampate di calore, secchezza vaginale, alterazione del ciclo 74 mestruale) Inoltre può essere interessata anche la fertilità, rendendo la coppia incapace di procreare, a volte per tutta la vita. L’infermiere crea un ambiente idoneo, garantendo la privacy e mostrandosi disponibile all’ascolto, per far si che la persona possa parlare anche della comparsa di questi problemi intimi e delicati, suggerendo di rivolgersi, se necessario, a uno specialista (sessuologo, urologo, ginecologo). Educazione terapeutica: - in caso di stenosi vaginale: è possibile utilizzare un dilatatore, che estende delicatamente i tessuti della vagina, rendendola maggiormente elastica; - in caso di secchezza vaginale, è possibile utilizzare dei lubrificanti appositi in forma di crema; - in caso la persona sia in età fertile: l’infermiere informa che è fondamentale che la donna non rimanga gravida o che non lo sia già, in quanto le radiazioni possono danneggiare il feto, con conseguente aborto o malformazioni dello stesso; - in caso la persona abbia il desiderio di diventare genitore: l’infermiere informa che esistono dei metodi di conservazione dello sperma o delle uova, che possono essere raccolti prima della terapia. Inoltre, è possibile ricorrere alla donazione dei gameti o prendere in considerazione che un’altra donna porti avanti la gravidanza o di ricorrere all’adozione. 75 PARTE SECONDA L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA IN UN DAY HOSPITAL DI RADIOTERAPIA IL DIPARTIMENTO TECNOLOGIE AVANZATE DIAGNOSTICO TERAPEUTICHE dell’ AZIENDA OSPEDALIERA NIGUARDA di MILANO (24) Di seguito si riporta la presentazione del Dipartimento così come descritto nel sito internet dell’azienda ospedaliera e a seguito del periodo che ho trascorso in occasione del mio internato pre-laurea. (24) 5.1 Mission Garantire all’Azienda Ospedaliera la disponibilità di risorse tecnologiche sempre adeguate alla necessità dell’ attività clinica ed al passo con l’innovazione. Nel perseguire tale “mission”, il Dipartimento si propone come obiettivi prioritari: - la razionalizzazione dell’utilizzo delle apparecchiature esistenti attraverso l’integrazione tra le varie discipline ed il pieno impiego delle macchine - l’aggiornamento tecnologico delle attrezzature e lo sviluppo di tecniche integrate - rapporti collaborativi con le aziende di produzione - la gestione integrata del personale tecnico - la formazione e addestramento del personale - lo sviluppo delle attività di sorveglianza medica e fisica per la radioprotezione Questione centrale appare il reclutamento e la formazione del personale delle diverse qualifiche e dei vari livelli impegnati. Sono motivo di approfondimento e costruzione i programmi formativi aziendali e le relazioni con gli organi istituzionali della 76 formazione professionale, con particolare riferimento alle Facoltà Universitarie ed allo sviluppo professionale continuo promosso dalla Regione. Gli obiettivi che il Dipartimento, quale laboratorio di tecnologia con impiego clinico, è in grado di realizzare sono la costruzione organica di risposte di eccellenza ai bisogni di salute secondo le norme della appropriatezza, efficacia e continuità, la gestione del patrimonio tecnologico secondo le formule della migliore utilizzazione e la progettazione dello sviluppo ed aggiornamento, la costruzione di un motivato giudizio sulla efficacia dell'impiego di percorsi diagnostico-terapeutici ad elevato contenuto tecnologico. Fondamentale è la realizzazione di un team professionale di particolare valore. Servizi e strutture - RADIOLOGIA - MEDICINA NUCLEARE - FISICA SANITARIA - RADIOLOGIA INTERVENTISTICA - RADIOTERAPIA 5.2 Struttura complessa di radioterapia Caratteristiche strutturali La Struttura Complessa è dotata di - Uno sportello di accettazione degli utenti,con personale amministrativo e di front office dedicato. - Sale d'attesa - 5 sale visita per gli ambulatori multidisciplinari (patologie del sistema nervoso centrale, del capo e collo, dell’apparato digerente, dell’apparato urinario, 77 dell’apparato genitale femminile), per le prime visite col medico radioterapista e per il follow-up - 2 sale dedicate alla centratura e alla simulazione - una zona separata dove si trovano le sale per il trattamento radiante, con quattro acceleratori lineari, di cui due di nuova generazione, preposti alla IGRT (radioterapia guidata dalle immagini) - una zona dedicata alla brachiterapia HDR - il Day Hospital che dispone di un’ampia sala per le medicazioni, la somministrazione di infusioni e/o terapie, per l’esecuzione di prelievi ematici, la rilevazione dei parametri..; uno studio infermieristico per l’accettazione degli assistiti e la compilazione della documentazione infermieristica. In tale struttura lavorano gli infermieri e la caposala, insieme alle OSS, le cui attività verranno descritte in seguito. Figure professionali operanti 1. Radioterapista oncologo: è un medico specialista in radioterapia oncologica. Si occupa di valutare l'indicazione al trattamento radiante, della pianificazione del trattamento, della gestione degli effetti collaterali acuti e tardivi edel follow-up del paziente. 2. Fisico sanitario: è uno specialista in fisica medica con una specifica preparazione in merito all’impiego delle radiazioni in medicina; verifica il regolare funzionamento di tutte le apparecchiature del reparto e collabora con i radioterapista nella elaborazione del piano di trattamento di ogni singolo paziente. 3. Tecnico di radioterapia: ha come l’infermiere un diploma universitario di Tecnico di Radiologia ed ha ricevuto un addestramento specifico in Radioterapia. Ha il compito di interagire con il paziente sia nelle fasi preparatorie del trattamento (centratura e simulazione), sia quotidianamente nell'esecuzione delle sedute di terapia giornaliere; è il primo riferimento per la valutazione degli effetti collaterali della terapia. 78 4. Infermiere: è la figura professionale che l’assistito incontra già al primo contatto con la Struttura di Radioterapia. Si occupa della rilevazione dei dati anagrafici, della raccolta della documentazione sanitaria per l'apertura della cartella clinica sia ambulatoriale che di Day Hospital. Gestisce l'attività di quotidiana di prelievi, di cui usufruiscono tutti i pazienti che si stanno sottoponendo alla radioterapia, sia in regime ambulatoriale che di DH, e tutti i pazienti che eseguono visite di follow-up presso gli Ambulatori divisionali. Integra le informazioni riguardanti le procedure radioterapiche fornite dal medico durante la prima visita, occupandosi anche di rilevare la comparsa di disturbi nel corso della terapia. 5. Personale ausiliario: figure di supporto al lavoro dell’infermiere: si occupano di archiviare le cartelle cliniche, di portare in laboratorio gli esami ematici, di trasportare i pazienti ricoverati nei posti letto dedicati alla Radioterapia, presenti nelle Unità Operative di Pneumologia e di Medicina 3, alle sale di trattamento per le sedute quotidiane e di riportarli alle loro degenze una volta eseguita la seduta di terapia, di accompagnare l’assistito ad eseguire esami diagnostici strumentali che si trovano in altri reparti. 6. Personale amministrativo: gestisce la prenotazione delle visite dei pazienti, tutta l'attività di front office e la rendicontazione dell'attività della Struttura. 79 5.3 Il day hospital EQUIPE: 1) Responsabile della Struttura (Primario) 2) Medici radioterapisti (6) 3) Caposala 4) Infermieri (4) 5) Personale amministrativo (3) 6) Personale ausiliario (6) ORARIO del SERVIZIO: dal Lunedì al Venerdì, dalle ore 7.15 alle ore 17. CARATTERISTICHE STRUTTURALI: • sportello di segreteria • sala di attesa • studio infermieristico • sala per visite ginecologiche • sala con due letti per i pazienti più compromessi • sala per le medicazioni e di degenza comprendente 4 poltrone-letto PRESTAZIONI EROGATE: • visite ambulatoriali e consulenze con altri specialisti; • costituzione del dossier clinico comprendente la cartella medica e infermieristica; • prelievi ematici; • terapia nutrizionale parenterale e terapia endovenosa di supporto; • somministrazione di farmaci chemioterapici; • esecuzione di procedure diagnostiche (ECG, glicemia capillare), posizionamento del sondino nasogastrico a scopo terapeutico. 80 ORGANIZZAZIONE: a. PRENOTAZIONE DI RICOVERO IN DH Durante la prima visita ambulatoriale, il Radioterapista decide se inserire il paziente il un programma di ricovero in Day Hospital sulla base delle caratteristiche del paziente e in ottemperanza a protocolli di Day Hospital validati dall'Azienda. A questo punto, inserisce il paziente in una lista di attesa aziendale, attraverso la compilazione di una modulistica presente sul Portale Aziendale. b. RICOVERO IN DAY HOSPITAL L’infermiere compila la cartella infermieristica (Allegato 1 e 2) tramite intervista e facendo un esame fisico obiettivo della persona. In questo frangente, l’infermiere indaga anche le condizioni socio-economiche dell’assistito, per poter eventualmente contattare i servizi sociali che lo possano sostenere in caso di difficoltà. L’infermiere prenota le visite richieste dal medico radioterapista (cardiologica, gastroscopica, odontostomatologica, nutrizionistica) o esami diagnostici strumentali ( risonanza magnetica, PET, ecografia…), e informa la persona che verrà avvisata telefonicamente circa la data e l’orario dell’appuntamento in cui dovrà presentarsi nuovamente. Una volta completati gli accertamenti preliminari, che servono a definire l'indicazione alla radioterapia, il paziente avrà un nuovo colloquio con il medico, durante il quale verrà informato delle finalità del trattamento, delle sua durata, degli effetti collaterali acuti e tardivi previsti e firmerà il consenso informato al trattamento radiante. A questo punto la Capo Tecnica fisserà l'appuntamento per la Centratura TC ed il paziente verrà informato su eventuali preparazioni da effettuare per la procedura. Una volta preparato il piano di cura personalizzato, il paziente verrà chiamato per eseguire la Simulazione. Solo al termine di queste prime fasi, la persona potrà iniziare il trattamento radioterapico, per cui verrà fissato l’orario più comodo in cui dovrà presentarsi tutti i giorni al servizio, per dare modo all’infermiere di registrare in cartella la sua presenza. Giornalmente, il paziente si presenterà in DH prima della seduta di terapia, in modo che l'infermiere possa registrare l'orario di arrivo e possa informarsi di eventuali problemi che il paziente ha presentato nelle 24 ore precedente l'accesso, informandone 81 prontamente il medico di riferimento del paziente. Al termine del trattamento, il malato tornerà dall’infermiere, che registra l’orario di uscita e verificherà l'avvenuto contatto con il medico e le eventuali prescrizioni effetuate. L’infermiere informa inoltre l’assistito che routinariamente ogni 10 giorni verrà effettuato un prelievo ematico di controllo, salvo diversa prescrizione medica. L’infermiere ribadisce al paziente l’importanza di riferire la comparsa di qualsiasi sintomo, in modo da poter garantire le terapie o i suggerimenti più opportuni. Nel caso in cui durante il trattamento si manifestino effetti collaterali rilevanti, sarà possibile sottoporre il paziente a terapie ed esami che possano garantire la corretta prosecuzione del trattamento radiante. In DH è possibile somministrare terapie nutrizionali parenterali nei pazienti con mucosite G2-G3 che abbiano difficoltà ad alimentarsi per os (ad esempio, pazienti con neoplasie del distretto testa e collo che in corso di radioterapia +/- associata a chemioterapia presentano questi disturbi, con riduzione del Performance Status e calo ponderale) e comunque tutte le terapie di cui i pazienti oncologici possono necessitare. 82 TIPOLOGIA DI UTENTI AFFERENTI AL DAY HOSPITAL E' stata effettuata una ricerca della tipologia di ricovero in regime di DH presso la S.C. di Radioterapia dell'Azienda Ospedaliera Niguarda Cà Granda di Milano utilizzando il Portale Clinico Aziendale. Sono stati selezionati i pazienti ricoverati dal 1 Gennaio 2008 al 31 Dicembre 2008, suddivisi per DRG. Sulla base della diagnosi principale che compare sulla SDO è stato possibile definire le principali patologie che afferiscono al DH di Radioterapia (vedi grafico allegato). Le principali patologie trattate sono risultate le neoplasie della prostata, le neoplasie metastatiche e le neoplasie del distretto testa-collo. Analizzando i bisogni assistenziali di questi pazienti, possiamo affermare che il ricovero in DH è spesso necessario in caso di: - malati sottoposti a chemioterapia concomitante. La preparazione dei farmaci antiblastici non avviene direttamente presso il servizio. L’infermiere si occupa di contattare il centro addetto, inviando il fax con la prescrizione medica. Il giorno stabilito somministra la terapia chemioterapica, ricordando alla persona i possibili effetti collaterali che potranno insorgere, integrando le informazioni già fornitegli dal medico. L’infermiere somministra anche la terapia eventuale di supporto, come antiemetici o antimicrobici. L'infermiere programmerà inoltre i controlli ematochimici successivi, per il monitoraggio degli effetti collaterali del trattamento. - Malati sottoposti a brachiterapia (vedi capitolo 2). Di solito si tratta di pazienti sottoposte a brachiterapia ginecologica per neoplasie dell'utero o della cervice uterina, a pazienti portatori di neoplasie esofagee condizionante stenosi, a pazienti con neoplasie polmonari condizionanti sub-stenosi del lume bronchiale, etc. Malati sottoposti trattamento radiante con bifrazionamento giornaliero come terapia palliativa nei secondarismi cerebrali. Le sedute di trattamento devono essere eseguite con un intervallo di almeno 6 ore l'una dall'altra e quindi il paziente resta in osservazione in DH per il rilievo degli effetti collaterali e la somministrazione eventuale di terapia antiedemigena. 83 5.4 Assistenza infermieristica - Ruoli dell’infermiere a. Costituzione del dossier clinico: quando l’assistito giunge presso l’U.O. di Radioterapia per la prima visita col radioterapista, l’infermiere raccoglie la documentazione clinica, fotocopiando tutti i referti delle visite e/o interventi precedentemente effettuati, come ad esempio l’esame istologico, referti di esami strumentali, la storia clinica rilasciata dallo specialista. b. presa in carico e raccolta dati su cartella infermieristica: la cartella infermieristica (Allegato 1 e Allegato 2) viene compilata dall’infermiere nel momento in cui il medico radioterapista decide di aprire il ricovero in Day Hospital. È il momento della presa in carico dell’assistito, in cui l’infermiere si presenta come figura professionale e conosce la persona, raccogliendo dati tramite intervista. La cartella infermieristica utilizzata, è costituita da una parte in cartoncino più rigido il cui frontespizio contiene i dati anagrafici, la situazione familiare che permette sin dal primo momento la valutazione di eventuali esigenze particolari come la necessità di contattare l’assistenza sociale, il motivo del ricovero, data di ingresso e di dimissione e uno spazio riservato ai mezzi invasivi presenti all’ingresso. Le due pagine successive sono utili per indagare più nello specifico i diversi bisogni di assistenza infermieristica, e la valutazione del dolore per il quale, se presente, ne indaga tramite scala verbale e scala numerica, l’intensità. In questo ospedale si utilizza il Modello delle Prestazioni infermieristiche di Marisa Cantarelli, per cui la valutazione dei bisogni sarà rivolta a conoscere abitudini e condizioni di soddisfacimento dei bisogni, autonomia o necessità di aiuto per soddisfare il bisogno, a livello di conoscenze e capacità. I dieci bisogni valutati sono: 1) respirare; 2) mantenere la funzione cardiocircolatoria; 3) movimento; 84 4) interazione nella comunicazione; 5) alimentazione e idratazione 6) eliminazione urinaria e intestinale 7) igiene e abbigliamento 8) riposo e sonno 9) ambiente sicuro 10) procedure diagnostiche e terapeutiche Al termine della esplorazione di tutti i bisogni, l’infermiere concluderà il colloquio/osservazione chiedendo se ci sono altri aspetti di cui avrebbe voluto parlare e non sono stati trattati e fa firmare il consenso circa il trattamento dei dati personali. L’infermiere congeda la persona e completa la compilazione della cartella infermieristica passando alla pianificazione dell’assistenza infermieristica (Allegato 2, Figura 6). Se sono presenti bisogni di assistenza infermieristica, egli segnala la finalità delle azioni infermieristiche (indirizzare, guidare, sostenere, compensare, sostituire) e pianifica per poter attuare gli interventi. Ad ogni modificazione della pianificazione, l’infermiere scrive sul diario infermieristico. Sul diario, inoltre, egli segnala tutte le volte che l’assistito accede al Day Hospital, con la motivazione per cui accede (ad esempio se per eseguire il trattamento radioterapico, o per trattamento chemioterapico o se ha eseguito il controllo ematico), segnalando l’orario di entrata e di uscita. La cartella infermieristica si compone di un ulteriore foglio, quello della registrazione dei parametri e delle prestazioni effettuate (Allegato 4) quali: posizionamento di un accesso venoso per la somministrazione di infusioni, un prelievo ematico o la rilevazione di un tracciato elettrocardiografico. Tale documentazione infermieristica andrà a costituire il dossier clinico della persona, comprendente anche la cartella medica ambulatoriale, contenente i referti di esami strumentali, il piano di trattamento, i consensi, il diario medico. 85 L’infermiere inserisce nel dossier anche i fogli dei consensi per l’esecuzione di specifici esami diagnostici richiesti dal medico e il consenso al trattamento radioterapico, a seconda del sito che verrà irradiato (Allegato 5): 1. capo e collo 2. polmone 3. seno 4. addome 5. pelvi 6. prostata 7. irradiazione corporea totale 8. brachiterapia 9. osso Ogni consenso viene fatto firmare dal medico radioterapista, che informa circa la comparsa di probabili, improbabili (meno del 5%), eccezionali (meno dell’1%) effetti collaterali. L’infermiere, in un successivo momento, può indagare se la persona ha ben compreso le informazioni date dal medico ed eventualmente le integra o chiede al medico di dare ulteriori chiarimenti. c. Supporto tecnico professionale: La persona che viene ricoverata in Day Hospital, dopo aver eseguito gli esami richiesti dal medico, necessari per completare la diagnosi e quindi per poter programmare il piano terapeutico, viene informata che un amministrativo o l’infermiere stesso, si metteranno in contatto con lui telefonicamente per riferire la data di inizio del trattamento, che viene generalmente stabilita anche in base alle sue esigenze. Una volta che l’assistito inizia il trattamento vero e proprio, l’infermiere spiega che dovrà presentarsi nella sala infermieri tutte le volte che accede prima del trattamento e dopo, per la registrazione. Inoltre gli ricorda di riferire sempre ogni qualsiasi disturbo/sintomo che compare nel corso del trattamento. 86 In questa fase, i ruoli dell’infermiere possono essere: - somministrazione della terapia di supporto; - somministrazione della chemioterapia, nel caso in cui la persona sia sottoposta al trattamento concomitante con la radioterapia; - provvedere alla funzione alberghiera, garantendo il comfort al malato che si deve fermare per molte ore presso il servizio: provvede alla richiesta del vassoio per il pranzo, fornisce da bere, suggerisce delle riviste o dei libri per la lettura; - provvede a compensare, sostenere, sostituire la persona nei suoi bisogni qualora non sia autonoma nel soddisfarli; - fornisce informazioni, attraverso un’attenta opera di educazione sanitaria, circa la prevenzione e/o la cura della comparsa degli effetti collaterali; - modifica il piano di assistenza nel caso in cui sorgano cambiamenti o gli obiettivi non siano stati raggiunti; - monitora i parametri vitali; - esegue l’elettrocardiogramma, rileva la glicemia, esegue il prelievo ematico quando prescritti; - programma le visite con altri specialisti (cardiologo, nutrizionista, odontostomatologo..) e ogni dieci giorni di trattamento radiante programma gli esami ematochimici; 87 5.5 Dimissione dal Day Hospital Al termine del percorso diagnostico-terapeutico pianificato, il malato viene dimessa dal Day Hospital con la lettera di dimissione medica, in cui viene riportata dal medico radioterapista la relazione sintetica del ricovero, tra cui il trattamento radioterapico, le terapie di supporto somministrate e quelle che dovrà continuare ad assumere a domicilio, i referti degli esami di laboratorio o esami strumentali eseguiti durante il ricovero, la necessità di prenotare una visita di controllo e altre informazioni relative alle prestazioni mediche erogate. L’infermiere illustra brevemente all’assistito tale documento, raccomandando di conservarlo con cura e spiegandogli che con esso potrà recarsi dal medico di medicina generale per farsi prescrivere i farmaci necessari e per renderlo partecipe del trattamento a cui è stato sottoposto, garantendo così la continuità assistenziale. Inoltre, gli ricorda di telefonare ai numeri che sono indicati, per prenotare la visita ambulatoriale di controllo, nei tempi indicati dal radioterapista. L’infermiere si assicura che la persona non necessiti ulteriori chiarimenti ed eventualmente riferisce le informazioni necessarie anche ai familiari e/o care givers. 88 CONCLUSIONI Ancora oggi esistono realtà in cui l’equipe di un reparto di Radioterapia non prevede la figura professionale dell’infermiere. L'elevato contenuto tecnico delle prestazioni fornite e la loro particolarità ha fatto sì che il ruolo preminente per la gestione dei pazienti e dei trattamenti sia stata sempre svolta dal tecnico di Radioterapia, come interfaccia tra malato e medico radioterapista. L'assenza della figura professionale dell'infermiere rischia però di condizionare un aumento del divario relazionale tra assistito e medico, in un ambito così delicato quale è il trattamento dei tumori maligni. Il radioterapista è talvolta maggiormente concentrato sugli aspetti tecnici della cura e sulla sua pianificazione. Il tecnico di radioterapia si occupa degli aspetti tecnici della terapia, come figura di supporto nel riconoscimento di effetti correlati o meno alle sedute di trattamento, ma non è in grado di occuparsi di aspetti maggiormente correlati con il soddisfacimento dei bisogni del malato. Il team di un reparto di Radioterapia non può essere privo della figura dell'infermiere, proprio per il duplice ruolo di valutazione dei bisogni del malato ed il soddisfacimento degli stessi, che può avvenire con o senza l'intervento del medico specialista. L'infermiere rappresenta una fondamentale risorsa per il team multidisciplinare professionale, con cui si integra e collabora, ma con ruoli e responsabilità distinte, che concorrono ad aggiungere valore e qualità all’assistenza, incidendo positivamente sulla qualità di vita dei malati. L'azione di prevenzione che l’infermiere svolge attraverso il rapporto quotidiano con la persona ed i consigli che fornisce, fanno in modo che il malato non sia costretto, ad esempio, a sospendere il trattamento per la persistenza o gravità dei disturbi, favorendo la conclusione della terapia in tempi corretti e migliorandone quindi il risultato. Il ruolo dell’infermiere in radioterapia è multiforme, poiché comprende molti aspetti che si integrano con le sue attività di base e spaziano in ambiti invece più tecnici. Come definito dal Profilo Professionale dell’infermiere (d.lds n.739/94), il ruolo 89 dell’infermiere è di natura tecnica (sapere fare), relazionale (sapere essere, saper diventare), educazionale (sapere far diventare). Ognuno di questi ambiti è parte caratterizzante dell’attività da lui svolta in radioterapia, così come descritto nel capitolo 4 e come risulta nel capitolo 5. Egli infatti, deve avere competenze, conoscenze e abilità tecniche, ad esempio nella somministrazione della terapia di supporto o della chemioterapia, nell'assistenza al malato in corso di trattamento brachiterapico; capacità relazionali, dal momento in cui prende in carico il malato all’inizio del percorso di cura e lo segue quotidianamente per un periodo di tempo prolungato, deve essere in grado, attraverso il dialogo e l’osservazione, di cogliere anche i bisogni psicologici del malato e di sostenerlo emozionalmente; educazionali, fornendo informazioni e garantendo nozioni di educazione sanitaria. In particolare il ruolo educativo è estremamente importante, in quanto l'infermiere è un filtro tra assistito e radioterapista; la conoscenza dei possibili effetti avversi del trattamento radiante e della storia clinica della persona, permette all'infermiere di mettere in atto comportamenti che possono prevenire la comparsa di tossicità e di istruire il malato riguardo abitudini virtuose da praticare al proprio domicilio per alleviare disturbi e migliorare la sua qualità di vita. Per fare questo, vista la continua evoluzione e il costante miglioramento delle tecniche radioterapiche e l’affermarsi di tale terapia per il trattamento della patologia neoplastica, che è destinata ad aumentare drasticamente, è importante la formazione continua dell’infermiere, la sua partecipazione a corsi di aggiornamento, convegni, congressi, che possono rappresentare una occasione di incontro e di scambio di conoscenze, un miglioramento continuo della professionalità, che deve tendere a garantire un’assistenza di qualità. Proprio per l'elevato contenuto tecnico-specialistico del trattamento radiante, è necessario che un infermiere che lavora in un reparto di Radioterapia abbia conoscenze specialistiche riguardanti la tipologia del trattamento ed i suoi possibili effetti avversi. Sarebbe pertanto opportuno prevedere dei percorsi specialistici teorico-pratici postlaurea, attualmente inesistenti, ma indispensabili per la formazione di un professionista 90 integrato con la realtà della Radioterapia. Ci si può quindi augurare che anche grazie alla nascita dell'AIIRO (Associazione Italiana Infermieri di Radioterapia), che promuove congressi, incontri, scambi culturali tra gli infermieri che lavorano già in questa realtà, si possa sopperire a questa carenza e che si crei sempre più interesse anche negli infermieri stessi nei confronti di una realtà particolare quale è la Radioterapia. 91 ALLEGATI Allegato 1 – Cartella Infermieristica in uso presso il Day Hospital Figura 1 –Raccolta Dati 92 Figura 2 - Valutazione dei BAI, pag. 1 93 Figura 3 - Valutazione dei BAI, pag. 2 94 Allegato 2 – Fogli aggiuntivi alla cartella infermieristica Figura 4 - Registrazione Parametri e Prestazioni Effettuate Figura 5 - Diario Infermieristico 95 Figura 6 - Pianificazione Assistenza Infermieristica 96 Allegato 3 – Tabella delle Complicanze Figura 7 - Tabella delle Complicanze, pag. 1 97 Figura 8 – Tabella delle Complicanze, pag. 2 98 Allegato 4 – Ruoli dell’infermiere di radioterapia (12) Figura 9 – Ruoli dell’infermiere in Radioterapia così come descritti dall’”American College of Radiology” 99 Allegato 5 – Consenso al trattamento radiante - Prostata Figura 10 – Esempio di consenso al trattamento radiante (prostata) 100 Allegato 6 – Assistiti Day Hospital Anno 2008 Assistiti Day Hospital Neoplasia 1° semestre 2008 2° semestre 2008 Tumore alla Prostata 46 56 Otorino Laringoiatra 10 20 Distretto Toracico 6 10 Encefalo 3 4 Distretto Pelvico Donna 3 5 Mammella 0 4 Totale 68 95 Totale 102 30 16 7 8 4 163 Figura 11 Assistiti Day Hospital Tumore alla Prostata Otorino Laringoiatra D is t re t t o P elv ic o D o nna - 5 % E nce f a lo - 4 % M a mm ella - 2 % Distretto Toracico Encefalo D ist re t t o T o ra cic o - 10 % Distretto Pelvico Donna Mammella T um o re alla P ro s t a t a - 61% O t o rino La ringo ia t ra - 18 % Figura 12 101 Allegato 7 – Documentazione Fotografica Figura 13 – Ingresso al dipartimento 102 Figura 15 - Accettazione Figura 14 – Sala d’aspetto Day Hospital 103 Figura 17 – Ingresso Day Hospital Figura 16 – Sala Medicazioni 104 Figura 18 – Poltrone Letto Day Hospital 105 BIBLIOGRAFIA 1. Gardes M. P. (2007) Nursing in radioterapia: l’infermiere e la tecnologia, Piccin, Padova 2. Bonadonna G, Robustelli Della Cuna G, Valagussa P (2003), Medicina oncologica, Masson. 3. Jacobelli, Notali (2002), Oncologia clinica, 4. Brunner – Suddarth, Smeltzer S. C. e Bare G. (2005), Nursing medico chirurgico, Casa Editrice Ambrosiana 5. Unità Organizzativa Prevenzione della Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia, ottobre 2001, La radioprotezione nelle attività sanitarie: manuale informativo ad uso dei lavoratori, Milano. 6. Testo Unico Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs 81, 9/04/2008), da www.parlamento.it/leggi/deleghe/0881dl.htm 7. “Control of pain in patient with cancer”, Scottish intercollegiate Guidelines Network, giugno 2000, publication n°44. 8. Morrow G. R., Andrews P. L., Hickok J. T., Roscoe J. A. (2002), “Fatigue associated with cancer and its treatment”, Supportive care in cancer. 9. Mc Guire D, Correa M. E., Johnson J. e Wienandts P. (2006), “The role of basic oral care and good clinical practice principles in the management of oral mucositis”, Support cancer care, pp. 541-547. 10. Mc Question M. (2006), “Evidence based skin care management in radiation therapy”, Seminary in oncology nursing, Vol 22, n°3, pp 163-173. 11. Carper E e Haas M. (2006), “Advance practice nursing in radiation oncology”, Seminars in oncology nursing, Vol 22, n°4, pp 203-2011. 12. Tracy K. E Gosselin-Acomb T. K. (2006), “Role of the radiation oncology nurse”, Seminars in oncology nursing, Vol 22, n°4, pp198-202. 13. Shepard N. e Kelvin J. F. (1999), “The nursing role in radiation oncology”, Seminars in oncology nursing, Vol 14, n°4, pp 237-249. 106 14. Brawn P. (2006), “Will improvement in quality of life impact fatigue in patients receiving radiation therapy for advanced cancer?”, American journal of oncology nursing, pp 52-58. 15. Linea guida della National Guideline Clearinghouse dal titolo “Radiation oncology nursing and education”, revisione del 2006. Per la consultazione del documento originale fare riferimento a: 16. Bruner D. W., Haas M. L. e Gosselin-Acomb T. K. (2005) Manual of the radiation oncology nursing practice and education, Pittsburgh (PA), 3rd Ed, [1078] 17. Haas M. L. (2008), “Advances in radiation therapy for lung cancer”, Seminars in oncology nursing, Vol 24, n°1, pp 34-40. 18. Ackland C., Dewer J. A., Donnan P., Fletcher J, Sharp L., Wells M. (2006), “Astudy to evaluate nurse led on treatment review for patients underdoing radiation therapy for neck and head cancer”, Journal of clinical nursing 19. Hogle P. W. (2006), “The state of the art in radiation therapy”, Seminars in oncology nursing, Vol 22, n°4, pp 212-220. 20. Gruppo di studio Istituto Superiore di Sanità “Assicurazione di Qualità in radioterapia”, Roma: Istituto Superiore Sanità , Rapporti ISTISAN, 2004. 21. Lanfranchi A., Secreto G., Serrano S., (2003), “Prevenzione e terapia delle lesioni acute e croniche da raggi: dieci anni di esperienze presso l’INT di Milano”, La medicina biologica, Milano. 107 SITOGRAFIA 22. www.aiiro.it , sito ufficiale dell’AIIRO, Associazione Italiana Infermieri di Radioterapia, contenente gli ATTI dei Congressi di Rimini 2007 e Chieti 2008. 23. www.evidencebasednursing.it , linee guida per la valutazione del dolore e gestione incontinenza urinaria. 24. http://www.ospedaleniguarda.it/content/dipartimenti/5.html 25. www.aimac.it sito dell’Associazione Italiana Malati di Cancro. Informazioni tratte da “I libretti della Collana del Girasole”, per informare malati, care givers e amici. 26. http://www.ons.org/clinical/DiseaseSpecific/, dal sito dell’ONS (Oncology Nursing Society). 27. http://www.cancer.gov/cancertopics/radiation-therapy-and-you/page8, sito del National Cancer Institue. 28. http://www.radoncgroup.com/html/managing.html 29. http://onsopcontent.ons.org/Publications/SIGNewsletters/rad/rad17.1.html 30. http://www.rtanswers.org/treatment/treatment_info.htm sito ASTRO 31. http://www.rtog.org 32. http://www.aiom.it, “Il libro bianco dell’oncologia italiana” (tutti i siti consultati aderiscono ai principi HON Code) 108 RINGRAZIAMENTI Ed eccomi qua anch’io: alla pagina dei “ringraziamenti”. Tre anni fa, quando mi trovavo all’inizio del mio percorso di studio, mi capitò di ascoltare un discorso tra due ragazze laureande, una delle quali disse: “devo solo scrivere i ringraziamenti e la tesi è finita”. Io in quel momento sognavo di essere al loro posto e sicuramente avrò provato un pizzico di invidia: avevano ormai concluso il loro percorso di studio per diventare infermiere! “infermiera…”che sogno in quel momento!!chissà se ce l’avrei mai fatta anch’io??ma io fin da bambina volevo diventare infermiera!sentivo nel mio cuore il desiderio di aiutare le persone che erano malate!la vita però a volte incorre in imprevisti e certi desideri devono essere messi in disparte. Fortunatamente il mio desiderio è rimasto vivo come una piccola fiammella lì nel mio cuore…finchè finalmente ha preso il sopravvento su tutto ed è diventanto tanto lampante da farmi decidere di iscrivermi al Corso di Laurea in Infermieristica!e da qui iniziano i “ringraziamenti”!non me la sento di scrivere due righe con un “GRAZIE” generico, perché ritengo che le persone che mi sono state vicine in questi anni di studio, siano state fondamentali per farmi realizzare il mio sogno e meritano di essere citate. C’è chi mi ha dato lo sprono per iniziare, chi mi ha sostenuto il primo anno, chi il secondo anno, chi il terzo e chi in tutto il percorso, che in alcuni momenti è stato tortuoso e difficile. A tutti dedico il sorriso e le lacrime di gioia che mi scendono quando penso al giorno della laurea e mi auguro di portare gioia nei loro cuori esprimendo tutto il mio affetto manifestando loro il mio sincero ringraziamento. Non pensavo fosse così impegnativo scrivere questa pagina. Non vorrei dimenticare nessuno, e quindi comincio con ordine. A mio fratello Matteo, che ha sostenuto con convinzione dinanzi ai miei genitori che questa scelta era la più giusta per me e credendo nelle mie capacità, mi ha sempre incoraggiato anche nei momenti di sconforto. Anche se lontani fisicamente, a ogni telefonata di sfogo o di richiesta di aiuto, è sempre stato pronto a consigliarmi o ad aiutarmi. Un grazie particolare per questo ultimo periodo di stesura della tesi, in cui mi 109 ha dedicato il suo tempo per insegnarmi a utilizzare al meglio le utili tecnologie, e soprattutto per la pazienza avuta, insieme alla sua bellissima moglie, mia dolcissima cognata. Ai miei genitori, che dopo alcune delusioni, mi hanno dato ancora fiducia e mi hanno permesso soprattutto economicamente di frequentare l’università. Mi auguro che potranno essere fieri della professione che andrò a svolgere. Grazie a papà che ha gioito per ogni esame superato, grazie a mamma che per amor mio ha sopportato tante mie tensioni e mi ha lasciato libera nelle mie scelte, oltre che ad accogliere in casa tutti gli ospiti a quattro zampe che ogni tanto si aggiungevano ai già presenti Troll e Alì! Ai miei nonni, che col loro amore mi hanno fatto comprendere sin da piccola l’importanza di avere una persona che con empatia e dedizione si dedichi alle persone che non sono autonome nel soddisfare i propri bisogni. Un grazie speciale alla mia “super-nonna”, figura fondamentale nella mia vita e con la quale ho passato le mie estati a studiare, tra una partita a “scala 40” e un “western” in televisione ascoltato con il volume della televisione al massimo, in compagnia dei miei animali che lei ha sempre viziato e coccolato come ha sempre fatto con noi nipoti. Alla mia Tittina e Marisa, rispettivamente “zia” e “mamma”, non più vicine di casa ma “vicine di cuore” e compagne di vita. Pianti, gioie, emozioni, avventure e disavventure ci legano fin da quando ero bambina; quella bambina che dettava la tesi alla sua Titti e che adesso è giunta anche lei al traguardo della laurea. Al mio ex fidanzato, che nonostante tutte le sue “stravaganze”, mi ha dato un sostegno che non posso dimenticare: ha sempre creduto in me, si svegliava alle 6 del mattino per accompagnarmi in macchina in ospedale, anche con la nebbia e il freddo pungente; era sempre presente a ogni mio esame, e con tanta pazienza mi lasciava i miei tempi e i miei spazi per studiare. A Marieclaire, che con la sua simpatia e amicizia ha reso tutto più semplice. Mai dimenticherò i suoi bellissimi e simpaticissimi “globuli rossi” disegnati, e gli appunti “animati” di anatomia, biologia e fisiologia! Ad Anna, che con la sua pacatezza ascoltava le mie sventure e mi aiutava con saggi consigli. 110 A Enzo e successivamente Natalia, che mi hanno sempre accolto come una sorella. Ai nuovi amici, sicuramente futuri colleghi, dell’attuale primo e secondo anno del Corso di Laurea. A Michele, compagno di viaggio e maestro di tennis, ma soprattutto grandissimo amico che non mi giudica, cerca di capirmi ed è sempre pronto ad ascoltarmi. Agli amici Marcolino, Fabio, Rita, Anna, Elena. A Fabrizio a cui sono comparsa nella vita come un uragano e che con la sua tantissima pazienza ascolta tutte le mie avventure/disavventure che, con un fiume di parole, gli racconto in ore di telefonate, o con decine di sms al giorno. Grazie per gli incoraggianti “jingles” da majorette e per i tempestivi interventi ogni qualvolta combino disastri col computer. Ai tutors che in questi tre anni ci hanno accompagnato e che insieme a tutti i docenti ci hanno aiutato a sviluppare la nostra professionalità e un grazie particolare alla Dottoressa Barbara Bortolato che con le sue interessanti lezioni sull’oncologia e la radioterapia, ha fatto nascere in me la curiosità per questa terapia e che ha accolto sin dall’inizio la mia idea di sviluppare questo lavoro di tesi. All’infermiera Marie Paule Gardes, che da subito mi ha accolta e sostenuta nella stesura di questa tesi, e il cui contributo è stato per me fondamentale. All’equipe della Struttura Complessa della Radioterapia di Riguarda che mi ha accolta nel periodo dell’internato pre-laurea. Un ringraziamento speciale lo vorrei dedicare a una persona che il Signore ha voluto che io incontrassi e che spero mi accompagnerà per tutta la mia vita. Grazie Laura!è difficile trovare le parole che meglio esprimono la mia gratitudine. Non so come avrei fatto senza di te. Oltre ai tanti consigli, ti sei sempre attivata con fermezza per sostenermi, sia nello studio, che nella mia vita difficile. Grazie a te e alla tua mamma ho potuto conoscere altre persone “speciali”che sono con me nel mio cuore: Antonella, Katia, Mauro che già conoscevo e che stimo moltissimo e il Dottor Bosio. Auguro a chiunque di incontrare nel proprio percorso di vita, nelle corsie degli ospedali, come collega o come terapeuta, ma anche come persona, un medico come il Dottor Bosio. Uomo di grande cultura, uomo saggio e di Fede profonda, uomo dotato di grande umanità, sensibilità e disponibilità. 111