Politecnico di Milano
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E SOCIETA’
CORSO DI ESTIMO
VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’
ENERGETICO-AMBIENTALE DEI
PROGETTI.
SELEZIONE DEL MATERIALE DIDATTICO 2009-2010
a cura di Gianni Utica e Marco Tomo
doc. 02 - versione aprile 2010
Politecnico di Milano – Facoltà di Architettura e Società
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA – Sede Milano
Indirizzo Progettazione dell’Architettura Sostenibile
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA SOSTENIBILE
Modulo ESTIMO
1
Materiale ad uso esclusivamente didattico per il Laboratorio di Progettazione Architettonica
Sostenibile contributo di Estimo tenuto dal Prof. Ing. Marco Tomo .
2
CORSO DI ESTIMO
VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’
ENERGETICO-AMBIENTALE DEI PROGETTI.
INDICE
1. OTTIMIZZAZIONE ENERGETICA ED AMBIENTALE NELL’EDILIZIA SOSTENIBILE
Materiale didattico tratto da: www.comune.palermo.it/comune/assessorato ambiente
Progetto Sun&Wind – www.sunandwind.it - Marco Beccali, Maurizio
Cellura, P. Finocchiaro, A.Giaccone, M. Sorce - Dipartimento di Ricerche
Energetiche ed Ambientali, Palermo.
2. CERTIFICAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEGLI EDIFICI:
SISTEMA DI CERTIFICAZIONE SBC E LEED
Materiale didattico tratto da: Prof. Ing. Marco Tomo - Appunti delle lezioni del corso di Laboratorio
di Progettazione Architettonica Sostenibile, contributo di Estimo AA.
2009-2010 Laurea Magistrale in Architettura – indirizzo AS8 –
Progettazione dell’Architettura Sostenibile.
3. PROTOCOLLO ITACA PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ ENERGETICA ED AMBIENTALE DI
UN EDIFICIO
Materiale didattico tratto da: www.itaca.org
4. PROTOCOLLO ITACA 2009 VALUTAZIONE ENERGETICO – AMBIENTALE EDIFICI RESIDENZIALI:
NUOVA COSTRUZIONE E RECUPERO
Materiale didattico tratto da: www.itaca.org
5. ELEMENTI DI EDILIZIA SOSTENIBILE PROGETTARE E COSTRUIRE IN SINTONIA CON
L’AMBIENTE
Materiale didattico tratto da: www.areeurbane.apat.it/site.pdf
D. Santonico (APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia
Ambientale), A. Raspar (EdicomEdizioni).
3
Materiale didattico tratto da: www.comune.palermo.it/comune/assessorato ambiente
Progetto Sun&Wind – www.sunandwind.it - Marco Beccali, Maurizio
Cellura, P. Finocchiaro, A.Giaccone, M. Sorce
Dipartimento di Ricerche Energetiche ed Ambientali, Palermo
1.
OTTIMIZZAZIONE
ENERGETICA
AMBIENTALE NELL’EDILIZIA SOSTENIBILE
ED
1.1 PREMESSA
Un percorso di sviluppo compatibile con la “carrying capacity” del pianeta terra richiede interventi radicali
nella realizzazione e nella gestione di “edifici e costruzioni sostenibili” [UNEP 2003]1. Se, però, in termini
generali il tema della sostenibilità può essere sintetizzabile nella ricerca di un benessere sociale perseguito
attraverso la riduzione della quantità di risorse ambientali consumate, nel settore delle costruzioni altre
tematiche non meno significative si intrecciano a quanto sopra affermato. Rimanendo nell’ambito più
propriamente fisico-tecnico, aspetti quali il comfort termoigrometrico, la qualità dell’aria interna, il controllo
del rumore, il comfort visivo e –più in generale- la qualità ambientale degli spazi confinati e l’ottimizzazione
dei consumi di risorse possono essere considerati parametri progettuali che concorrono in eguale misura al
conseguimento degli obiettivi di benessere e di sostenibilità delle trasformazioni compiute.
Un ruolo fondamentale in questo difficile percorso di transizione può essere svolto dai progettisti che
effettuano delle scelte tra possibili alternative, ognuna delle quali comporta maggiori o minori impatti
ambientali, ed influenza le future condizioni di benessere degli individui all’interno degli spazi confinati.
Nel contempo, l’elaborazione di strategie adatte ad affrontare problemi così complessi richiede anche
l’applicazione di strumenti di supporto alla decisione che guidino verso un processo decisionale trasparente,
ripercorribile e maggiormente consapevole.
Il quadro sopra delineato è complesso per definizione ma per affrontarlo è anzitutto necessario consolidare
delle strategie progettuali che si basino su un approccio globale nella valutazione della qualità dell’edificio.
In riferimento alle originali esigenze testè descritte la comunità scientifica ha sviluppato nell’ultimo decennio
varie metodologie di valutazione delle prestazioni energetiche ed ambientali degli edifici, che costituiscono
un valido supporto sia nella fase di progettazione che in quella di riqualificazione e miglioramento degli
edifici esistenti.
Di seguito viene descritto sinteticamente uno dei metodi più diffusi nella valutazione delle sostenibilità
dell’organismo edilizio, il GBTool. Il metodo si avvale di un software di supporto alla decisione, il GBTool
1.81, che genera un indice sintetico –meglio definito nel seguito- che esprime quantitativamente il sistema di
preferenze del decisore nel valutare la sostenibilità dell’organismo edilizio.
1.2 IL GREEN BUILDING CHALLENGE (GBC)
Tra le molteplici esperienze prima ricordate vanno segnalati i lavori svolti dal Green Building Challenge
(GBC), un network internazionale di soggetti scientifici e di operatori nel settore delle costruzioni edilizie
che mira a conseguire i seguenti obiettivi [GBC, 2002]:
1. Far progredire il livello delle conoscenze tecnico-scientifiche e delle metodologie che si occupano della
valutazione delle prestazioni energetico-ambientali degli edifici;
2. Realizzare uno strumento che serva da riferimento per la valutazione della sostenibilità degli edifici;
3. Incentivare la ricerca nel settore dell’edilizia sostenibile, coinvolgendo i progettisti, le imprese edili, le
industrie che operano nel settore, ecc.
4
Gli studi condotti dal GBC hanno portato alla definizione del Green Building Tool (GBTool), uno dei
software più accreditati per la valutazione della sostenibilità degli edifici. Con la redazione del GBTool, gli
autori si sono prefissati l’obiettivo di:
- Elaborare una metodologia generale, riconosciuta a livello internazionale
- Facilitare un confronto internazionale delle prestazioni ambientali di tipologie di edifici anche fortemente
dissimili
Il GBTool consente di valutare l’impatto ambientale di una generica costruzione lungo l’intero ciclo di vita
della stessa, ed impiega un indice sintetico che riassume le prestazioni dell’edificio e viene utilizzato per
classificare quali-quantitativamente la costruzione esaminata. Il metodo può essere adattato alle condizioni
locali in cui viene applicato (clima, condizioni economiche e culturali, priorità ambientali, ecc.) pur
mantenendo la medesima terminologia e la stessa struttura di base. Ogni gruppo nazionale che interviene nei
lavori del network ha il compito di adattare il modello alle peculiarità nazionali e di testare la trasferibilità del
metodo al contesto locale. Fanno parte del gruppo italiano i Politecnici di Torino e Milano e l’Università di
Palermo.
Sulla base del GBtool in Italia è stato inoltre sviluppato il protocollo ITACA che attualmente è stato oggetto
di alcune applicazioni e che ha riscontrato l’interesse di numerosi Enti Locali.
1.2.1 Il software GBTool
Nell’impiego del GBtool, il primo passo procedurale richiesto è la definizione di un edificio di riferimento
(benchmark) rispetto al quale si confrontano le prestazioni dell’edificio esaminato (design building). I due
edifici sono caratterizzati dall’avere forma e dimensioni analoghe ed il medesimo utilizzo da parte degli
utenti.
Nella definizione del benchmark occorre che gli indicatori impiegati siano rappresentativi delle tipologie
costruttive e impiantistiche standard, estrapolando dall’universo dei dati disponibili un edificio campione di
tali caratteristiche.
Nel GBTool la valutazione delle prestazioni dell’edificio è strutturata gerarchicamente in quattro livelli
(Fig.1).
BSI
issues
categories
l
……
…
m
…
criteria
Sub criteria
Figura 1 - Struttura gerarchica del GB Tool.
5
Ogni indice di livello superiore è ottenuto dall’aggregazione pesata degli indici appartenenti ai livelli più
bassi. Le aree di valutazione, livello gerarchico inferiore dell’indice sintetico BSI (vedi Fig. 1) sono
strutturati nelle seguenti aree tematiche:
1. Consumo di risorse: include i consumi di energia e di risorse naturali
2. Carichi ambientali: include le principali emissioni in aria ed acqua
3. Qualità dell’ambiente interno: contempla le caratteristiche dell’edificio che potrebbero indurre riflessi
sulla salute e sul “comfort” degli occupanti.
4. Economia: è rappresentata dalla valutazione dei costi
5. Qualità del servizio: include considerazioni progettuali che hanno ripercussioni sulla manutenzione, sulla
vita utile dell’edificio, sull’uso degli impianti
6. Qualità della gestione: racchiude le attività che precedono la realizzazione dell’edificio (attività di
pianificazione, autorizzazioni, ecc.)
7. Trasporti
Gli indicatori impiegati devono presentare alcune caratteristiche di seguito elencate:
- devono avere una forte rappresentatività nei comparti esaminati;
- devono essere prevalentemente quantificabili e qualora siano definiti qualitativamente bisogna
impiegare scale di riferimento trasparenti e ripercorribili;
- devono perseguire degli obiettivi di ampio respiro;
- devono avere una comprovata valenza scientifica;
- devono essere dotati di prerogative di interesse pubblico.
Il metodo di attribuzione dei punteggi fa riferimento a una scala di valori che va da -2 a +5 (Tab. 1) dove lo
zero rappresenta il valore dello standard di paragone (benchmark) riferibile alla pratica costruttiva corrente,
nel rispetto della legislazione vigente.
rappresenta una prestazione fortemente inferiore allo standard industriale ed alla pratica
accettata. Corrisponde anche al punteggio attribuito ad un requisito nel caso in cui non sia
stato verificato;
-1
rappresenta una prestazione inferiore allo standard industriale e/o alla pratica accettata
0
rappresenta la prestazione minima accettabile definita da leggi o regolamenti vigenti nella
regione, o nel caso in cui non vi siano specifici regolamenti di riferimento, rappresenta la
pratica comune utilizzata nel territorio;
1
rappresenta un lieve miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla
pratica comune;
2
rappresenta un moderato miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed
alla pratica comune;
3
rappresenta un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti
ed alla pratica comune. È da considerarsi come la pratica corrente migliore;
4
rappresenta un moderato incremento della pratica corrente migliore;
5
rappresenta una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, di
carattere sperimentale e dotata di prerogative di carattere scientifico.
Tabella 1 – GB Tool: scala di valori per l’attribuzione dei punteggi
-2
1.2.2 L’indice Globale BSI
Il GBTool permette di calcolare un indice globale, denominato Building Sustainability Index (BSI), che
sintetizza il livello di prestazioni dell’edificio analizzato con riferimento all’edificio benchmark, a cui è
assegnato il valore zero (0) nella scala di valutazione. In dettaglio il punteggio (tra -2 e +5) associato al BSI è
il risultato del seguente processo:
6
Indicato con “Score (S)” il punteggio corrispondente al dato grezzo dell’i-esimo criterio (o sotto criterio) del
comparto ambientale Ck, il sub indice SIk, (weighted Score) si ottiene per mezzo di una aggregazione lineare
dei suddetti Scores. Estendendo questa procedura di aggregazione additiva a tutti i comparti (Issues) si ricava
l’insieme S dei sub indici :

S = SI k : SI k =

n
∑ w score
i
i,k
(x i )
i =1

k = 1, K , m 

(1)
dove:
m è il numero dei comparti;
wi è il peso assegnato al criterio (criteria) o sotto criterio (sub-criteria).
Applicato lo stesso modello di aggregazione (additiva) a tutti i sub indici SIk, si ottiene il valore dell’indice
sintetico BSI:

BSI = BSI : BSI =

m
∑w
i =1


k SI k 
(2)
dove wk è il peso attribuito al k-esimo sub-indice SIk.
La selezione dei criteri e dei sotto-criteri di prestazione avviene in base a regole precise:
1. gli indicatori delle prestazioni che si trovano allo stesso livello devono essere mutuamente esclusivi;
2. gli indicatori a un livello più basso devono essere sottoinsiemi logici del relativo livello superiore;
3. gli indicatori al livello più alto devono avere almeno due sotto-indicatori, eccezion fatta per l’ultimo livello
di valutazione.
A volte può accadere che un criterio o sotto-criterio non sia applicabile al caso studio: in questo caso sarà ad
esso assegnato un peso nullo (0). L’uso di tale designazione ha una considerevole influenza sul punteggio
ottenuto come aggregazione dei diversi valori, per cui è importante l’utilizzo appropriato di tale scelta.
Il GBTool consente di assegnare i pesi solo ai livelli più alti (Performance Issues e Categories). I pesi relativi
ai criteri e sotto-criteri sono fissati dal software, sono immutabili e ciò costituisce uno dei limiti più
significativi del metodo stesso.
1.3 I LIMITI DEL METODO
Il software GBTool presenta un voluminoso “corpus” di indicatori che lo rendono applicabile a diverse
tipologie di edificio. Di converso, sovente tali indicatori sono di difficile computazione oppure non sono
applicabili al caso studio, e nel caso di mancata applicabilità si assegna a tali criteri un peso nullo. Inoltre il
database non è dinamico ed è impossibile ampliare o modificare sia il numero di comparti ambientali che il
numero di indicatori ad essi associati.
La metodologia utilizzata per la normalizzazione dei dati è poco trasparente e ciò comporta una minore
affidabilità scientifica ed una bassa applicabilità pratica. Inoltre l’impiego di un indice unico che sintetizza
tutte le prestazioni dell’edificio comporta una perdita di informazione notevole, specie in presenza di un
grosso numero di parametri coinvolti. Infatti, l’aggregazione dei criteri, a volte anche poco significativi,
rischia di appiattire il risultato finale, fornendo all’utente un giudizio sintetico che non sempre evidenzia in
maniera adeguata le differenze prestazionali tra benchmark e design.
La variabilità dell’indice sintetico mostra inoltre che il modello è notevolmente sensibile all’assegnazione dei
pesi, ma il software non consente di condurre un’analisi di sensibilità, ovvero un’analisi che permetta di
stabilire quanto l’incertezza e la variabilità connessa con i dati di input possa incidere sui risultati finali.
7
Il voluminoso insieme di indicatori può inoltre ingenerare confusione nel caso di utenti poco avvezzi all’uso
di strumenti di supporto alla decisione.
Infine, l’algoritmo impiegato, che è rappresentato dalla forma additiva della funzione di utilità, necessita delle
condizioni di indipendenza e non ridondanza dei criteri. Il GBTool non verifica sussistenza di tali condizioni.
1.4 CONCLUSIONI
Il rilevante ruolo del settore edile e più in generale dell’industria delle costruzioni nel conseguimento di
percorsi di sviluppo sostenibile ha indotti prestigiosi organismi internazionali, primo fra tutti l’UNEP, ad
occuparsi di tali comparti. Nel consesso internazionale viene evidenziata la necessità di incrementare la
ricerca e la sperimentazione nei settori anzidetti, con l’obiettivo primario di definire delle “buone pratiche
sostenibili” caratterizzate da elevata trasferibilità e che interessino la composita sfera di attori che
intervengono nel processo edilizio. Il GBTool, software redatto in seno al network internazionale GBC,
coltiva l’ambizioso proposito di divenire il modello di riferimento nella valutazione della sostenibilità degli
organismi edilizi, ma dalle esperienze fin qui collezionate il metodo ha mostrato significativi limiti
nell’applicabilità ai contesti locali nonché la inadeguata flessibilità e la scarsa trasparenza del software. Alla
luce di tali considerazioni vanno certamente rafforzati gli sforzi finalizzati al miglioramento del metodo per
contribuire al superamento dei limiti e delle problematiche a lungo descritte in precedenza.
1.5 BIBLIOGRAFIA
[Beccali et al., 2001] Beccali G., Cellura M., Mistretta M, “Towards an Environmental Index of
Sustainability to be Adopted in Urban Context”, Proceedings of the 7th International World Congress Clima
2000, Napoli, 15 th to 18th September, 2001.
[Beccali et al., 2002] Beccali G., Cellura M., Mistretta M, “A Decision Support System Software based on
Multi-Criteria Analysis for the Selection of Urban Sustainability Scenarios”, Proceedings of the International
Conference Rio 02 World Climate and energy Event, Rio de Janeiro 6th to 10 th of January, 2002.
[Bousted, 2001] Boustead Ltd. Boustead Model, environmental database, 2001
[CRISP, 2001] Network on City Related Sustainability Indicators, “City-related Sustainability Indicators State-of-the-art”, CRISP - State of art report, 2001.
[DOE 2.1] Lawrence Berkeley Laboratory, Simulation Research Group, DOE 2.1.
[GBC, 2002] Green Building Challenge 2002, “GBTool User Manual”, iiSBE International Initiative for a
Sustainable Built Environment, 2002
[GEMIS] Öko-Institut (Institut für angewandte Ökologie). Global Emission Model for Integrated Systems
(GEMIS), German environmental database.
[ISO14040, 1998] International standard ISO 14040 “Environmental management - Life cycleassessmentPrinciples and framework”, 1998
[Menard et al., 1998] Menard M., Pasinetti R., Woess-Gallasch S., “AIRES – Un modello per l’Analisi
Integrata per la Riduzione dell’Effetto Serra” (in Italian language), Istituto di Ricerche Ambiente Italia,
Milano 1998
[UNEP, 2003] UNEP, “Sustainable Building”, A Special Issue of Industry and Environment, Volume 26, No
2-3, April-September 2003
[UNI 10349] Italian Standard UNI 10349, “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici- Dati climatici” (in
Italian language), 1994
________________
1
Secondo quanto riportato dall’UNEP, il settore degli “edifici e delle costruzioni” incide, a livello mondiale, per circa il 40% degli usi finali di
energia, circa il 50% delle risorse impiegate, il 40% circa delle emissioni di gas serra. In termini economici, il 10% del PIL mondiale e il 7%
della forza lavoro è riconducibile a tale settore.
8
Materiale didattico tratto da:
Prof. Ing. Marco Tomo - Appunti delle lezioni del corso di Laboratorio
di Progettazione Architettonica Sostenibile, contributo di Estimo AA.
2009-2010 Laurea Magistrale in Architettura – indirizzo AS8 –
Progettazione dell’Architettura Sostenibile.
2. CERTIFICAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ
AMBIENTALE DEGLI EDIFICI: SISTEMA DI
CERTIFICAZIONE SBC E LEED
2.1 PREMESSA
Nell’ambito delle attività su progetti di edilizia sostenibile sia sulle nuove costruzioni sia sulle riqualificazioni
edilizie di patrimoni immobiliari esistenti sono stati sviluppati negli ultimi anni servizi di certificazione volti
alla caratterizzazione delle prestazioni ambientali, energetiche, impiantistiche e costruttive dell’immobile
durante il suo intero “life cycle”, rifacendosi ai maggiori standards internazionali di “Green Building
Sustainability”.
Negli ultimi cinque anni in Italia si è posta l’attenzione sui due maggiori protocolli internazionali di
certificazione “Green” degli immobili, ovvero:
-
Il Protocollo “SBC” (Sustainable Building Council) concepito in Europa.
Il Protocollo noto come “LEED” (Leadership in Energy and Environmental Design) di
matrice statunitense.
2.2 L’SBC ITALIA
L’ Associazione denominata “SBC Italia” è concessionaria esclusiva per l’Italia delle attività di
certificazione secondo il modello SBC.
Tra i principali Enti e Società aderenti ad SBC Italia si ricordano la Regione Lombardia, la Regione
Piemonte, la Regione Puglia, Intesa San Paolo, ITC CNR ed ANCE.
Il Protocollo di certificazione SBC ha come punto di forza essenzialmente il riconoscimento del metodo in
termini di riferibilità e confrontabilità dei risultati in Europa, sia sui nuovi progetti che sul costruito. Si
sottolineano in particolare i seguenti aspetti.
2.2.1 La riferibilità Europea ed Internazionale:
SBC Italia fa parte della Sustainable Building Alliance, organizzazione a livello internazionale che funge da
piattaforma tecnico scientifica per il mutuo riconoscimento dei sistemi di certificazione della sostenibilità
ambientale degli edifici. Oltre al Protocollo SBC attualmente sono membri dell’alleanza tra gli altri il
sistema britannico (BREEAM), francese (HQE) e tedesco (DGNB). La partecipazione a tale network
internazionale consente un efficace scambio ed armonizzazione delle best practices internazionali, oltre a
favorire la nascita di rapporti delle imprese e organizzazioni italiane aderenti con i maggiori portatori di
interesse in altre nazioni.
Il Council collabora inoltre con l’UNEP (United Nations Environmental Program) nell’ambito di diversi
gruppi di lavoro e think tank sull’edilizia sostenibile.
9
2.2.2 Strumento di valutazione:
Il Protocollo SBC permette di valutare sulla base di norme europee un edificio in tutte le fasi del suo ciclo di
vita: progetto, costruzione, collaudo ed esercizio. I criteri di valutazione sono organizzati in aree tematiche e
livelli gerarchici:
•
Sito;
•
Consumo delle Risorse;
•
Carichi Ambientali;
•
Qualità Ambientale Indoor;
•
Qualità del Servizio;
•
Aspetti Socio Economici.
A seconda della prestazione rispetto a ogni criterio l’edificio riceve un punteggio da -2 a 5 (eccellenza).
2.2.3 Maggiori applicazioni del Protocollo SBC in corso in Italia:
-
Grattacielo della regione Piemonte (progetto Arch. M. Fuksas);
Grattacielo Intesa San Paolo (progetto R. Piano);
Progetto Palazzo dell’edilizia ad Alessandria (progetto D. Libeskind);
Grattacielo ERICSSON Genova (progetto M. G .Faruffina);
Edificio uffici/terziario “PLANUM” - Erba (CO);
Università di Genova Erzelli (progetto M.Bellini).
2.3 IL LEED
Il LEED è uno strumento di certificazione della sostenibilità ambientale degli edifici di matrice Statunitense.
Attualmente GBC Italia ha firmato un agreement con US GBC per la realizzazione del sistema LEED Italia
sulla base degli standard LEED US.
2.3.1 La riferibilità Europea ed Internazionale:
Il protocollo LEED ha una notevole visibilità internazionale con valenza in 40 Paesi nel mondo. GBC Italia
ha firmato un agreement con US GBC per la realizzazione del sistema LEED Italia sulla base degli standard
LEED US. In attesa di questo rilascio GBC Italia ha adottato il sistema GBC US.
2.3.2 Strumento di valutazione e riferibilità alle norme europee
Lo strumento di certificazione LEED è un sistema completo che ricalca gli standard della GBChallenge. Si
concentra molto sulla sostenibilità del sito e sull’energia.
Ha visibilità internazionale e la prospettiva di poter essere utilizzato anche in Italia contando sull’adattamento
di questo sistema alla normativa italiana. Infatti, attualmente non adattato alla legislazione e normativa
italiana.
2.3.3 Strumento di valutazione:
I criteri di valutazione sono organizzati in aree tematiche:
•
Siti Sostenibili;
10
•
Gestione efficiente dell’acqua;
•
Energia ed atmosfera;
•
Materiali e risorse;
•
Qualità degli ambienti interni;
•
Progettazione ed innovazione e Priorità Regionali.
A seconda della prestazione rispetto a ogni criterio esistono quattro livelli di Certificazione:
•
Platinum ( > 80)
•
Gold (60÷79 punti)
•
Silver (50÷59 punti)
•
Certified (40÷49 punti),
2.3.4 Maggiori applicazioni del Protocollo LEED in corso in Italia:
-
Barracks Complex - U.S. Navy, Naval Facilities Engineering - Vicenza (ultimato);
Airborne Deployment Facility, TCMO - Aviano (ultimato);
Garibaldi Repubblica, Hines - Milano;
Progetto Basilisco, Hines - Peschiera Borromeo;
Turin DC2 Huhtamaki , Prologis Italia - Settimo Torinese;
Varesine High-Rise Commercial, Hines - Milano
Sede Artigiani e Piccole Imprese - Trento;
Ifad New Headquarters - Roma.
2.4 APPLICABILITA’
La certificazione di sostenibilità non è un requisito normativo e quindi non è un obbligo dotare un immobile
del relativo certificato. Non tutti gli immobili devono pertanto avere la relativa certificazione e quindi si
dovrà valutare caso per caso, secondo opportunità se ricorrere o meno alle relative attività di certificazione.
In relazione ai due modelli presentati, si possono sviluppare le seguenti considerazioni:
1) La certificazione LEED è utilizzabile negli interventi di sviluppo immobiliare. Nell’ambito del terziario
può essere un veicolo per attrarre conduttori internazionali. Non appare uno strumento particolarmente
idoneo da applicare a ristrutturazioni standard che prevedono solo semplici riqualificazioni e non rifacimenti
completi di parti di immobili e di impianti.
2) Per tutte le altre tipologie di riqualificazione per cui è necessario produrre una certificazione di
sostenibilità, il metodo più idoneo appare essere l’SBC, che per il residenziale confluisce nel il metodo
ITACA.
11
Materiale didattico tratto da: www.itaca.org
3.PROTOCOLLO ITACA PER LA VALUTAZIONE
DELLA QUALITÀ ENERGETICA ED AMBIENTALE
DI UN EDIFICIO
3.1 INTRODUZIONE
3.1.1 Considerazioni introduttive
In questi ultimi anni il panorama della bioedilizia in Italia ha assunto nuove connotazioni e una rapida
evoluzione. Ciò è dovuto ad una serie di fattori che vanno dalla accresciuta sensibilità dei cittadini verso i
temi di carattere ambientale, alla rinnovata professionalità dei progettisti coinvolti nelle diverse fasi edilizie,
alla ricerca e alla individuazione di soluzioni tecnologiche innovative per il contenimento degli elevati costi
energetici di esercizio degli edifici esistenti.
L’insieme di questi ed altri elementi caratterizzanti ha portato soprattutto i progettisti, verso la realizzazione
di edifici che tengono conto, oltre che dell’aspetto economico, anche di quello del comfort, del risparmio
energetico, dei materiali con i quali vengono realizzati, ecc.
Ciò che è opportuno evidenziare sin dalle premesse è che costruire secondo criteri di bioedilizia non significa
esclusivamente costruire con le buone regole dei nostri antenati. Da un lato questo fatto può ritenersi
sicuramente vero poiché molti metodi costruttivi utilizzati nel passato sono da considerarsi sicuramente delle
buone regole di base.
Ad esse vanno però a sommarsi altri criteri innovativi che da un lato tengono conto delle conquiste
tecnologiche sia nel campo dei materiali così come degli impianti e che dall’altro lato devono considerare le
attuali realtà ambientali per lo più compromesse, spesso inserite in contesti densamente urbanizzati.
Negli ultimi anni si è assistito così ad un diverso modo di costruire che non trova esclusiva applicazione solo
in casi definibili come sperimentali, singoli o di modesta rilevanza.
Se una non limitata disponibilità economica e la realizzazione di edifici adattabili o modificabili con facilità
consentono l’adozione di tecnologie particolarmente innovative, deve considerarsi quale fine ultimo della
bioedilizia l’applicabilità di questo tipo di soluzioni anche a complessi residenziali di tipo condominale, dove
alla limitata disponibilità economica e di superficie edificabile, si contrappone la necessità di realizzare
alloggi in numero elevato (si pensi agli interventi di edilizia economica e popolare attuati dalle ATER). In
questi casi appare complessa l’attuazione di regole più facilmente applicabili in casi singoli.
E’ pur vero che in Italia già si è dato inizio alla realizzazione dei primi interventi edilizi nel rispetto di questi
nuovi criteri, ma non sempre si sono raggiunti tutti gli obiettivi perseguiti all’inizio della progettazione.
Questa breve analisi introduttiva consente però di formulare un’altra importante riflessione necessaria per un
più corretto approccio alla materia: quali sono le regole, le soluzioni, gli impianti, i materiali, ecc. che
concorrono a determinare un edificio realizzato secondo i principi della bioedilizia? È necessario chiarire fin
da subito che non è facile definire l’insieme dei principi che devono essere presi in considerazione in un
approccio verso l’edilizia eco-compatibile.
Generalmente ogni professionista applica una serie di accorgimenti o di soluzioni tecniche in funzione della
situazione contingente e del contesto in cui interviene, secondo le indicazioni del committente ed in funzione
delle proprie conoscenze nella specifica materia.
Più complesso si dimostra stabilire quando questo insieme di soluzioni determinano il superamento di una
definita soglia tale che consenta di inserire l’edificio progettato fra quelli veramente innovativi, ecocompatibili, ecc.
Appare evidente che non è sufficiente adottare una vernice priva di sostanze tossiche per poter affermare la
“bio-sostenibilità” del complesso edilizio che si realizza.
12
E’ sulla scorta di queste considerazioni preliminari attinenti il problema che il Gruppo di lavoro
interregionale istituito in materia, presso ITACA, ha ritenuto necessario avviare la costituzione di un tavolo
di confronto tale da consentire la formulazione di una serie di regole condivise con le quali poter definire le
soglie ed i requisiti necessari per la predisposizione di progetti con caratteristiche di bioedilizia.
Nella fase di discussione si è ritenuto che potessero essere perseguiti anche altri obiettivi, certamente non
secondari, quali ad esempio un sistema di certificazione di qualità dell’edificio, un capitolato tipo, alcune
linee guida di carattere normativo, nonché la predisposizione di una bozza di legge regionale.
Non deve essere sottovalutato che il nostro territorio regionale è dotato di prerogative climatiche, sociali,
ambientali ed urbanistiche che non consentono ovunque l’applicabilità delle medesime regole puntuali. Sono
invece condivisibili da tutti i principi che stanno alla base della bioedilizia e che consistono nella
realizzazione di edifici conformi al principio del rispetto dell’ambiente in cui sono inseriti e che tendano ad
un maggior livello di comfort possibile per le persone che lo utilizzano.
Su queste basi e con queste premesse il Gruppo di lavoro si è dotato di uno specifico programma di attività.
Sono stati così avviati i primi incontri, spesso allargati al confronto con ad altri soggetti pubblici e privati i
quali hanno potuto fornire il loro apporto concreto.
Fra questi si ritiene di poter citare per la fattiva collaborazione: ITACA, ANAB, Bioediliziaitalia, l’Area
Science Park di Padriciano (Trieste), le Università di Trieste e Udine. Ad essi si sono aggiunti singoli
professionisti che hanno messo a disposizione, nell’interesse comune, la loro specifica esperienza.
3.1.2 Il Decalogo dell’edilizia sostenibile
Il Gruppo di lavoro ha ritenuto di individuare, a titolo preliminare, le dieci regole fondamentali della
bioedilizia, intendendo enunciare con ciò i principali obiettivi ispiratori per chiunque intenda avvicinarsi a
questa disciplina.
I dieci principi, suddivisi in specifici gruppi consequenziali, sono stati predisposti al fine di guidare
l’elaborazione di scelte normative regionali o locali e di strategie di programmazione delle politiche della
casa. Tali principi sono da considerarsi in sintesi priorità strategiche con le quali attivare una serie di processi
ed azioni rivolte al raggiungimento di obiettivi specifici per l’edilizia sostenibile (in merito si rimanda al
paragrafo 3.2 con allegato prospetto).
3.1.3 Il progetto per un edificio con criteri di bioedilizia
Tra gli obiettivi prioritari che il Gruppo di lavoro ha perseguito va sicuramente ricordata la necessità di
definire, per quanto possibile, i contenuti che il progetto di un edificio deve possedere per essere realizzato
secondo adeguati criteri di bioedilizia.
In questo senso si è partiti dal lavoro compiuto dalla Regione Emilia-Romagna che è riuscita a definire un
insieme di regole puntuali, con altrettante definizioni di soglia, il cui insieme è stato utilizzato da alcune
Amministrazioni comunali per ammettere i richiedenti ad ottenere sconti sugli oneri di urbanizzazione.
Questo strumento di incentivo è stato considerato come uno tra gli ipotizzabili. Il lavoro compiuto ha teso
inoltre alla formulazione di una definizione di soglia minima di qualità del progetto bioedile. Senza avere la
pretesa di esaurire ogni aspetto della bioedilizia, si è inteso perseguire l’obiettivo di redigere un’insieme di
regole minime che consentano, alle Amministrazioni pubbliche, di effettuare scelte differenziate per
incentivare la realizzazione di edifici che prefigurino un interesse collettivo attraverso la scelta di soluzioni
maggiormente rispettose dei valori ambientali.
Lo strumento che si vuole mettere a disposizione è costituito da un insieme di regole e di requisiti a carattere
prestazionale che elencano, non solo i parametri caratteristici di un determinato aspetto (quali ad esempio
l’isolamento termico, ecc.), ma individuano soprattutto l’obiettivo finale che deve essere perseguito e che
consiste in particolare nella riduzione dei consumi di energia al di sotto di una soglia predefinita. Il risparmio
energetico, fra l’altro, è uno dei principali obiettivi che ci si propone di perseguire vista la rilevanza
economica ed ambientale che sta assumendo sempre di più in questi ultimi anni.
Per correttezza non si può sottacere il fatto che il campo relativo alla definizione e alla classificazione dei
materiali eco compatibili, riveste certamente il maggior grado di difficoltà.
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Se si possono ritenere certi alcuni parametri di nocività di una serie di sostanze (già oggetto di divieto o
quanto meno di limitazione d’uso entro le soglie ritenute nocive), altrettanto non si può dire di altre sostanze
o radiazioni ionizzanti (radon) il cui uso o esposizione è ancora in fase di studio.
Non si deve dimenticare come la limitazione d’uso o di esposizione ad alcune sostanze o radiazioni provenga
a tutt’oggi unicamente da un insieme di esperienze il cui grado di nocività è stato determinato in modo
empirico e di conseguenza si sia ritenuto, correttamente, di adottare parametri di esposizione aventi finalità
cautelative, in attesa di una definizione certa ed inoppugnabile dei possibili effetti sull’ambiente o sull’essere
umano.
E’ il caso di ricordare che l’uso di prodotti o materiali ritenuti eco compatibili può causare, se utilizzati su
larga scala, la depauperazione o la compromissione degli ambienti dai quali vengono prelevati. Quale sia
però la soglia accettabile di sfruttamento è, ancor oggi, oggetto di discussione a livello mondiale: a questo
proposito sono stati assunti parametri, dati e valori condivisi e sufficientemente cautelativi.
Proprio a causa della difficoltà di definire ambiti d’intervento e discipline a volte non ancora sufficientemente
approfondite, il Gruppo di lavoro ha scelto di occuparsi esclusivamente di aspetti in possesso di requisiti di
pubblica utilità e dotati di prerogative aventi certezza scientifica riconosciuta ai massimi livelli.
Quanto di seguito illustrato tende ad abbozzare una linea d’indirizzo per nuove azioni finalizzate al
perseguimento degli obiettivi di tutela ambientale, sempre nel rispetto delle esigenze dei cittadini e più in
particolare del loro sviluppo in armonia con il territorio.
Il documento finale presentato si compone di una serie di linee guida raccolte in 70 diverse schede di
valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Considerata l’effettiva
complessità di alcune parti del metodo proposto si è valutata la possibilità di affiancare ad esso un sistema di
valutazione semplificato composto di 28 schede: il “protocollo semplificato” ha fatto propri quei requisiti che
sono stati ritenuti fondamentali ed indispensabili per la realizzazione di interventi aventi caratteristiche di
eco-sostenibilità.
3.1.4 Glossario dei termini ricorrenti
La progettazione sostenibile, che racchiude in sé i diversi concetti di architettura ecologica, bioclimatica e di
bioedilizia, cerca di instaurare un giusto equilibrio tra queste discipline e l’uomo, senza differenziazioni tra
salute e ambiente. Vengono qui di seguito elencati e chiariti i termini di uso comune in materia.
Genius loci
Il genius loci è una concezione di origine romana secondo la quale ogni essere "indipendente" ha il suo
genius, il suo spirito guardiano; questo spirito dà vita a popoli e luoghi, li accompagna dalla nascita alla
morte e determina il loro carattere o essenza.
Gli antichi quindi esperirono il loro ambiente come costituito di caratteri definiti. È importante però
sottolineare che questo significato simbolico non va inteso come sostitutivo alla conoscenza delle risorse
economiche e naturali; lo spirito del luogo al contrario si integra e rende manifeste le risorse e il loro uso.
Conoscere la leggenda, lo spirito dal quale il luogo ha preso forma, significa tenere conto che i luoghi
costruiti dall'uomo, oltre a fornire ricchezze e beni utili alla vita materiale, sono in grado di suscitare pensieri.
Nei tempi passati la sopravvivenza dipendeva da un "buon" rapporto con il luogo, in senso fisico e psichico;
durante il corso della storia il genius loci è rimasto una realtà viva, anche quando non è stato espressamente
nominato come tale. Artisti e scrittori hanno trovato la loro ispirazione nel carattere locale e hanno "spiegato"
i fenomeni, sia della vita quotidiana che dell'arte, riferendosi al paesaggio ed al contesto urbano.
Linguaggio dei luoghi non significa dunque ritorno a una sorta di panteismo e animismo della natura; gli
oggetti costruiti dall'uomo, e posti nella natura, suscitano infatti rapporti imperfetti che si pongono al nostro
sguardo in un insieme diversamente comunicante.
Il gesto tecnico dell'uomo che costruisce un qualsiasi oggetto architettonico ci mette in contatto con i codici
tecnologici e architettonici usati, ci mostra saperi e artifici che possiamo datare e collocare in un punto
preciso del tempo; è ovvio quindi che il processo di conoscenza di un luogo è un'esperienza multiforme, che
non può avvenire in un istante.
L'uomo moderno ha per lungo tempo creduto che la scienza e la tecnologia lo avessero liberato da una
dipendenza diretta dei luoghi; questa "certezza" si è rivelata un'illusione; l'inquinamento ed il caos ambientale
sono improvvisamente apparsi come una spaventosa nemesi, con il risultato di ricondurre alla sua piena
importanza il problema del luogo.
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Paradossalmente, ciò che forse ha contribuito al formarsi di questo stato di cose è che i luoghi non possono
appartenere a nessuno, sono un bene collettivo, di cui l’uomo crede di potersi appropriare nel momento in cui
“abitata un luogo”. Quando un uomo abita è simultaneamente localizzato in uno spazio ed esposto ad un
certo carattere ambientale.
Norberg Schultz sostiene che identificarsi con un ambiente significa diventarne “amici": per secoli l'uomo si
è identificato con l'ambiente naturale immergendosi in esso, al contrario l'amicizia con l'ambiente naturale del
cittadino moderno è ridotta a rapporti frammentari.
L'identità dell'uomo presuppone l'identità del luogo; identificazione e orientamento sono aspetti primari dello
stare al mondo. È un dato distintivo dell'uomo moderno quello di avere per lungo tempo esaltato la
condizione di nomade; voleva essere "libero" e conquistare il mondo; oggi invece si comincia a comprendere
che la vera libertà presuppone l'appartenenza, e che "abitare" significa appartenere ad un luogo concreto.
L'uomo quindi abita quando ha la capacità di concretizzare il mondo in edifici e cose.
Il problema della creazione, recupero e rinnovamento dei luoghi è uno dei temi centrali dell'odierna
rifondazione di un sapere e di una prassi operativa per l'architettura e l'urbanistica: promuovere, unitamente
alla conservazione dei luoghi superstiti, una dinamica del mutamento che, a partire dai caratteri del luogo, ne
concretizzi l'essenza in contesti, entro certi limiti, sempre rinnovabili, senza perdere però lo spirito del
“genius loci originario".
Il luogo rappresenta un’entità in divenire mai definitivamente conclusa, che nel tempo si trasforma con
maggiori o minori congruenze ambientali rispetto al sito: il luogo si precisa, si evolve e spesso si impoverisce
e si annulla in favore di uno sviluppo dissennato o insipiente.
Il luogo, come entità in divenire, può essere paragonato ad un supporto mai neutro che sta "prima di noi” e
"davanti a noi", una sorta di palinsesto in cui spesso ogni autore scrive la sua storia, un altro la cancella per
riscrivere cose analoghe o completamente diverse.
Prima di iniziare a progettare ogni architetto dovrebbe effettuare uno studio accurato all’interno del quale
“l’assimilazione” dell'area di intervento diviene fondamentale per la comprensione di tutti gli aspetti:
tradizione, clima, morfologia, ed ancora, studi bio-ecologici relativi agli aspetti geologici, energetici ed
elettromagnetici, agli effetti dell’antropizzazione, gettando così le fondamenta per la concretizzazione, per un
progetto nuovo e allo stesso tempo rispettoso dello spirito del luogo.
I fondamenti dell’Architettura sono insiti nel luogo, nell'ascolto e nella lettura del sito; è comunque
indiscutibile che ogni opera di autentico valore percorre un iter nel quale convergono da una parte la
sensibilità di chi progetta e dall'altra l'identità del luogo che il nuovo intervento andrà inevitabilmente a
modificare.
È dunque importante evidenziare la necessità di una strategia progettuale sensibile alle differenze specifiche
di ogni singola e individuale condizione; inoltre i risultati conseguibili tramite un progetto che si sviluppi a
partire dal riconoscimento dell'importanza del contesto non appaiono univoci e scontati poiché la soggettività
è propria del talento valutativo che accompagna ogni lettura del reale.
Architettura ecologica
Si tratta dell'espressione più diffusa riferita all'architettura “ambientalmente responsabile” (dove intendiamo
per architettura = arte del costruire; eco = oikos = ambiente). Dicitura di origine anglosassone, accoglie molte
delle problematiche poste dall'architettura bioclimatica, ma imposta l'asse della qualità architettonica e urbana
essenzialmente intorno a problemi di salubrità, occupandosi delle cause dell'inquinamento interno degli
edifici, studi ai quali in Italia hanno contribuito ambiti connessi con la medicina del lavoro.
Vi è quindi una confluenza con principi relativi alla sostenibilità ambientale delle scelte e con temi economici
e di programmazione generali, mentre si mantengono in ombra le componenti più psicologiche, filosofiche
ed umanistiche. Più recentemente, sulla scia delle direttive indicate nel 1992 dalla Conferenza ONU sullo
Sviluppo Sostenibile, l'espressione «architettura ecologica» tende ad essere sostituita dall'espressione «attività
costruttiva sostenibile», con più evidenti i riferimenti agli aspetti socio-economici posti dalle emergenze
ambientali globali. Volendo indicare le tematiche più specifiche dell'architettura eco logica, queste sono
riferibili a: inquinamento indoor; ciclo di vita dei materiali e dei componenti; comportamento energetico
degli edifici e delle soluzioni tecnologiche; valutazione eco-economica delle varie fasi del processo edilizio e
del suo impatto sull'ambiente; riuso e riciclaggio dei materiali; ricerca di materiali e soluzioni alternative
rispetto a sostanze rivelatesi dannose per la salute o per l'ambiente (amianto, Cfc, ecc.)
Architettura bioclimatica
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Sino agli inizi del nostro secolo si può ritenere che l'architettura, tanto nei suoi aspetti tecnologici quanto in
quelli morfologici e formali, sia stata condizionata dalle specificità climatiche dei luoghi in cui essa si
realizzava.
Successivamente è prevalsa la convinzione che gli edifici potessero essere costruiti indistintamente con
identiche caratteristiche per qualsiasi condizione climatica, assegnando agli impianti il compito di realizzare
le condizioni di benessere all'interno degli ambienti. La crisi energetica degli anni settanta ha però indotto ad
un ripensamento sulla necessità di correlare i caratteri tipologici e tecnologici degli edifici con le
caratteristiche climatiche del sito e con l'uso di risorse energetiche rinnovabili.
L'Architettura bioclimatica si occupa dello studio delle soluzioni tipologiche e delle prestazioni dei sistemi
tecnologici che rispondono maggiormente alle caratteristiche ambientali e climatiche del sito, e che
consentono di raggiungere condizioni di benessere all'interno degli edifici.
Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso un'attività progettualmente consapevole nell'uso delle risorse
disponibili. Da un simile approccio si possono massimizzare i benefici ottenibili mediante l'impiego delle
energie rinnovabili e, in particolare, dall'uso dell'energia solare, riducendo al minimo l'apporto degli impianti
alimentati con fonti energetiche non rinnovabili.
Infatti, ottimizzando l'irraggiamento solare e l'energia contenuta nell'aria degli ambienti interni si possono
raggiungere notevoli guadagni termici, inoltre, l'attenta progettazione secondo le condizioni climatiche e lo
sfruttamento delle fonti naturali, comporta notevoli vantaggi anche per quanto riguarda l'illuminazione, la
ventilazione e il raffrescamento degli ambienti interni. Gli edifici «bioclimatici» sono opere architettoniche in
genere caratterizzate dall'utilizzazione di componenti e/o sistemi edilizi che, oltre ad esplicare la loro
funzione specifica, sono anche in grado di assolvere funzioni energetiche, ossia di captare, accumulare,
conservare e restituire l'energia termica trasportata dai raggi solari.
Altro obiettivo dell'architettura bioclimatica è quello di raffrescare naturalmente gli edifici, a mezzo di
tecniche di espulsione del calore indesiderato verso dissipatori di calore «ambientali» (aria, cielo, terra e
acqua), con l'ausilio di metodi naturali di trasferimento del calore.
Infine, un edificio con caratteristiche di progettazione bioclimatica prevede l'ottimizzazione nell'uso della
componente luminosa dell'energia solare. Il fine è quello di sfruttare il più possibile l'illuminazione naturale
negli ambienti, sostituendola a quella di tipo artificiale mantenendo al tempo stesso un buon livello di
comfort visivo.
A partire dalla fine degli anni '70 l'utilizzo dei criteri bioclimatici è stato oggetto di un'ampia stagione di
sperimentazione a livello europeo, con scambi intensi di esperienze e finanziamenti da parte dei governi
nazionali e della comunità europea.
Questa sperimentazione, che ha coinvolto un numero elevato di progettisti ed operatori dell'edilizia e del
mondo dell'università, ha avuto il grande merito di produrre un ripensamento metodologico, recuperando le
regole antiche del costruire legate al microclima locale e ad altre risorse locali disponibili e ponendo fine ad
una cultura progettuale dissipativa. Lo prova il fatto che oggi, a distanza di molti anni dall'avvio delle prime
esperienze in questo campo, l'efficienza energetica di un edificio semplicemente rispettoso della legislazione
vigente (Legge n. 10/91) è superiore o quantomeno non inferiore a quello di un analogo prototipo
bioclimatico realizzato all'inizio degli anni '80. Nonostante ciò, non si può ancora affermare che il tema
energetico abbia trovato un posto abituale nella prassi progettuale ed urbanistica: ancora troppo contradditori
sono i risultati acquisiti.
Se quindi esistono le premesse per inserire i criteri bioclimatici nella progettazione corrente, le esperienze
acquisite sono, allo stato attuale, troppo limitate per riuscire a trovare uno sbocco su vasta scala.
Negli ultimi anni si è però determinato un interesse nuovo sia verso il tema del risparmio energetico che
verso il tema ambientale in senso lato, e ciò ha spostato il baricentro della questione da un ristretto ambito di
specialisti a un pubblico assai più allargato. Non a caso il tema ha ripreso vigore e si sono moltiplicate
esperienze a tutto campo che testimoniano un rinnovato interesse da parte sia dei progettisti che del mondo
delle costruzioni; lo testimoniano sperimentazioni che oggi spaziano dall'utilizzo di criteri bioclimatici alla
recente introduzione di criteri progettuali innovativi e sostenibili nei regolamenti edilizi e negli strumenti di
pianificazione urbanistica.
Bioedilizia
Il termine bioedilizia viene frequentemente utilizzato per indicare materiali, processi e metodi edilizi
rispettosi della salute degli abitanti, possibilmente di origine naturale ed a basso impatto ambientale. Nasce
come traduzione del termine tedesco "baubiologie" utilizzato dall'Istituto Indipendente di Ricerca fondato nel
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1976 a Neubern (Germania) a sostegno di un "costruire biologico". L'Istituto, ancor oggi attivo, pone alla
base della propria filosofia lo studio degli esseri viventi in relazione alle costruzioni ed agli ambiti edificati.
Da un punto di vista ideologico la concezione risente di atteggiamenti contestatari ed antisistema sviluppatisi
alla fine degli anni '60 e pone l'idea forte che l'involucro edilizio sia assimilabile ad una terza pelle la quale,
insieme all'uomo, è nel cosmo e con esso deve, per la salute e la sopravvivenza, mantenersi in equilibrio.
A questa concezione contribuiscono alcuni studi, poco riconosciuti dalla scienza ufficiale, circa il ruolo
giocato dalle forze elettromagnetiche naturali presenti nella Terra e nel Cosmo sullo sviluppo della vita, le
incidenze del magnetismo terrestre sulla salute umana, le relazioni tra salute e abitazioni, gli effetti dei singoli
materiali e sostanze artificiali nelle costruzioni, la recuperata attenzione ad antichi criteri di lettura del
territorio mantenutisi vitali sino ad oggi quali ad esempio la rabdomanzia.
Vengono poi recuperati gli studi e le analisi sulle incidenze nocive ed aggressive dei materiali di sintesi; si
dedica attenzione alle conseguenze sulla salute umana del gas radon, fenomeno al tempo ancora poco
conosciuto; si teorizza un paesaggio ad inurbamento diffuso in cui l'uomo possa vivere nel verde e in
maggior contatto con la natura. Nel frattempo confluiscono nel patrimonio culturale della disciplina sia studi
e approcci progettuali preesistenti, come quelli dell'architettura organica ispirata dalle teorie antroposofiche di
Rudolf Steiner (1861-1925) sia, in funzione della rivalutazione di sistemi costruttivi appartenuti alla
tradizione, un'attenzione al regionalismo vernacolare.
Il merito principale dell'idea biologica è quello di aver spostato l'accento dall'oggetto costruito all'uomo che
lo abita, occupandosi quindi delle condizioni di benessere fisico ma anche psichico delle persone in rapporto
alle abitazioni e ai luoghi su cui queste sono edificate (forze magnetiche naturali, elettrosmog, emissioni
nocive, forma e disposizione degli spazi, luce naturale e colori, simboli e significati). Si arriva così ad una
consistente manualistica di tipo prescrittiva, soprattutto in lingua tedesca, ricca di ricette ed elenchi scrupolosi
per la scelta dei materiali e l’individuazione delle tecnologie più biocompatibili.
3.2 IL “DECALOGO”: DIECI PRINCIPI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE
Con l’individuazione di dieci principi in materia di bioedilizia si è inteso delineare una serie di elementi
cardine necessari per orientarsi nell’attività edilizia mirata ad uno sviluppo urbano sostenibile e ad un
miglioramento, nel suo insieme, della qualità dell’abitare. Questi principi guida si pongono l’obiettivo, al fine
di produrre effetti concreti in materia edilizia, di guidare il processo di elaborazione di scelte normative
regionali o locali e di indirizzare gli enti verso una programmazione ed una attuazione delle diverse politiche
per la casa. Tali principi sono da considerarsi priorità strategiche per le quali attivare processi ed azioni
tendenti al raggiungimento di obiettivi specifici per l’edilizia sostenibile.
I dieci principi sono stati raggruppati in tre principali aree d’intervento. La prima area (principi 1-3) riguarda
il contesto dell’abitare; la seconda (principi 4-6) il manufatto edilizio; la terza (principi 7-9) investe più
propriamente l’utilizzo del manufatto stesso. Il decimo principio si riferisce alla necessaria azione per la
diffusione dei principi e dei criteri finalizzati ad una nuova e diversa cultura del progetto.
Ogni principio dovrebbe essere accompagnato dall’individuazione dei principali obiettivi che si intendono
raggiungere attraverso scelte condivise e consapevoli.
1. Ricercare uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell’ambiente urbano e
dell’intervento edilizio;
2. Tutelare l’identità storica delle città e favorire il mantenimento dei caratteri storici e tipologici
legati alla tradizione degli edifici;
3. Contribuire, con azioni e misure, al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili;
4. Costruire in modo sicuro e salubre;
5. Ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e
sociale;
6. Utilizzare materiali di qualità certificata ed eco-compatibili;
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7. Progettare soluzioni differenziate per rispondere alle diverse richieste di qualità dell’abitare;
8. Garantire gli aspetti di “Safety” e di “Security” dell’edificio;
9. Applicare la domotica per lo sviluppo di una nuova qualità dell’abitare;
10. Promuovere la formazione professionale, la progettazione partecipata e l’assunzione di scelte
consapevoli nell’attività edilizia.
3.3 L’ANALISI DEL SITO
3.3.1 Premessa
L’importanza che il luogo fisico assume nell’ambito del processo di pianificazione urbanistica e di
progettazione edilizia è stata evidenziata attraverso la definizione di un prerequisito denominato “analisi del
sito”. Questa fondamentale indagine conoscitiva preventiva comporta una necessaria attenzione che il
progettista deve assumere, nelle diverse fasi del suo lavoro, verso quegli elementi ambientali e climatici
condizionanti le sue scelte progettuali rivolte in direzione di un’edilizia eco-sostenibile.
Le analisi da effettuare sono, nella maggior parte dei casi, estremamente semplici e spesso rimandano a
specifiche normative vigenti la cui applicazione deve essere comunque rispettata. L’obiettivo che si intende
perseguire è soprattutto quello di agevolare la progettazione di interventi eco-sostenibili a seguito di
ponderate valutazioni sulla realtà ambientale locale. Con lo scopo di ottenere una progettazione edilizia
efficace, è necessario porre in essere delle scelte progettuali appropriate, comunque finalizzate al
contenimento delle risorse e nel rispetto dei vari aspetti di carattere ambientale.
L’analisi del sito, compiuta nella fase che precede la progettazione, comporta la ricerca delle informazioni
più facilmente reperibili relative ai fattori climatici o agli agenti fisici caratteristici del luogo. La valutazione
dell’impatto dell’opera sull’ambiente rimanda all’utilizzo delle fonti della pianificazione territoriale ed
urbanistica sovraordinata o comunale esistenti, delle cartografie tematiche regionali e provinciali, dei dati
forniti dai servizi dell’ARPA, delle informazioni in possesso delle aziende per la gestione dei servizi a rete,
ecc.
Le necessità connesse con l’edilizia eco-sostenibile e bioclimatica sono infatti fortemente influenzate
dall’ambiente, nel senso che gli “agenti fisici caratteristici del sito” (clima igrotermico e precipitazioni,
disponibilità di risorse rinnovabili, disponibilità di luce naturale, clima acustico, campi elettromagnetici)
determinano le esigenze e condizionano le soluzioni progettuali da adottare per il soddisfacimento dei
corrispondenti requisiti.
Gli agenti fisici caratteristici del sito sono quindi elementi fortemente condizionanti le scelte morfologiche
del progetto architettonico e comportano, nella fase della progettazione esecutiva, conseguenti valutazioni
tecniche e tecnologiche adeguate: elementi attivi del luogo, essi sono a tutti gli effetti i dati assunti nella fase
di progetto.
L’approfondimento di questi elementi specifici è necessario per consentire:
- l’uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche al fine di realizzare il benessere ambientale
(igrotermico, visivo, acustico, ecc.);
- l’uso coscienzioso delle risorse idriche;
- il soddisfacimento delle esigenze di benessere, igiene e salute (disponibilità di luce naturale, clima
acustico, campi elettromagnetici, accesso al sole, riparo dal vento, ecc.).
I fattori ambientali sono invece elementi dell’ambiente che vengono influenzati dal progetto. Non sono
pertanto dati di progetto ma piuttosto elementi di attenzione o elementi facenti parte dello studio di impatto
ambientale (SIA) che eventualmente si rendesse necessario per l’opera da effettuare in funzione delle
normative vigenti (come ad es. la qualità delle acque superficiali o il livello di inquinamento dell’aria).
La conoscenza dei fattori ambientali interagisce con i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente durante
tutto l’arco di vita dell’opera progettata e compiuta. I requisiti di salvaguardia ambientale sono raggruppabili
in alcune categorie di seguito riportate:
• salvaguardia della salubrità dell’aria;
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• salvaguardia delle risorse idriche;
• salvaguardia del suolo e del sottosuolo;
• salvaguardia del verde e del sistema del verde;
• salvaguardia delle risorse storico culturali.
Appare importante segnalare come, nell’iter progettuale, i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente
definiscano gli obiettivi di eco-sostenibilità del progetto: tali obiettivi, per essere raggiunti, devono basarsi sui
dati ricavati da una specifica analisi del sito.
Ai fini della presente proposta di valutazione di un opera che disponga di requisiti di eco-sostenibilità, si è
ritenuto che l’analisi dei fattori ambientali possa non essere richiesta in quanto per la stessa risulta possibile
rimandare alle normative urbanistiche vigenti ed agli eventuali studi di impatto ambientale già in essere.
Gli “agenti fisici caratteristici del sito” condizionano invece le scelte di progetto e appaiono necessari per
soddisfare i requisiti di eco-sostenibilità e di natura bioclimatica: appare senza senso soddisfare tali requisiti
senza la contemporanea verifica del prerequisito denominato “Analisi del sito” che è rivolto alla conoscenza
dei dati sugli agenti fisici caratteristici del luogo e che a tutti gli effetti corrisponde ai dati di progetto.
Per poter delineare un progetto dotato di caratteristiche di eco-compatibilità o di bioedilizia, costituisce
pertanto prerequisito non derogabile la redazione di una relazione tecnica che attesti l’avvenuta valutazione
dei parametri ambientali significativi e caratteristici del luogo: l’analisi potrà portare anche solo ad una
valutazione di “non considerazione” del singolo elemento ma in ogni caso la scelta dovrà essere giustificata.
Valutabili di volta in volta, queste informazioni si dimostrano necessarie nella fase della progettazione e
tendono al raggiungimento degli obiettivi inizialmente assunti.
3.3.2 Verifica della disponibilità di fonti energetiche rinnovabili, di risorse rinnovabili o a basso
consumo energetico
Per soddisfare questo specifico aspetto deve essere verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche
rinnovabili presenti in prossimità dell’area di intervento, al fine di produrre energia elettrica e termica in
modo autonomo a copertura parziale o totale del fabbisogno energetico dell’organismo edilizio progettato (si
vedano, ad esempio le fonti informative delle aziende di gestione dei servizi a rete, i dati a disposizione delle
Camere di Commercio, ecc.).
In relazione alle specifiche scelte progettuali effettuate vanno valutate le potenziali possibilità di:
- sfruttamento dell’energia solare (termico/fotovoltaico) in relazione al clima ed alla disposizione del
sito;
- sfruttamento dell’energia eolica in relazione alla disponibilità annuale di vento;
- sfruttamento di eventuali corsi d’acqua come forza elettromotrice;
- sfruttamento di biomasse (prodotte da processi agricoli o scarti di lavorazione del legno esistenti a
livello locale) e biogas (nell’ambito di processi produttivi agricoli);
- possibilità di collegamento a reti di teleriscaldamento urbano esistenti;
- possibilità di installazione di nuovi sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento.
A questo proposito risulterebbe utile un bilancio delle emissioni evitate di CO2, attraverso l’uso delle energie
rinnovabili individuate ed utilizzate.
L’ambito di questa analisi dovrebbe quindi consentire la verifica delle possibilità di sfruttamento di fonti
energetiche rinnovabili. In altre parole, l’indagine dovrebbe fungere da stimolo per una verifica della
vocazione del luogo all’uso di queste risorse alternative.
L’analisi può ridursi ad una ricognizione di dati desumibili dall’analisi del clima igrotermico (radiazione
solare, numero medio di ore di soleggiamento giornaliero, ecc.), per valutare la possibilità di un eventuale
sfruttamento dell’energia solare ed eolica. La presenza di corsi d’acqua sul sito potrebbe inoltre suggerire il
loro utilizzo come forza elettromotrice mentre le possibilità di sfruttamento di biomasse e di biogas o
l’eventuale installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento dipendono rispettivamente
dalla presenza o meno di attività agricole o di lavorazione del legno a livello locale e dalla presenza/assenza
di reti di teleriscaldamento urbane esistenti.
Come si può intuire, questi dati appartengono più propriamente all’ambito di analisi dei fattori ambientali e
sono agevolmente ricavabili dalle conoscenze acquisite sull’uso del territorio agricolo ed urbanizzato.
Questa verifica è rivolta evidentemente ad accertare se, in un intorno significativo, esistono delle risorse
(siano esse energetiche, di materie prime o di Materie Prime Secondarie – MPS –derivanti cioè da processi di
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lavorazione) o materiali di rifiuto, che possono essere utilizzati, efficacemente e con profitto nell’opera che si
intende realizzare.
3.3.3 Scala di indagine
Tra le difficoltà che emergono quando si devono eseguire delle indagini a carattere ambientale per poter
effettuare le relative operazioni di verifica, c’è sicuramente la definizione del livello di approfondimento
necessario per poter comprendere il più in dettaglio possibile i fenomeni fisici.
In primo luogo è necessario ricordare che deve essere definito l’obiettivo che si vuole perseguire e ad esso
rapportare la raccolta e la elaborazione dei dati.
Non ha senso, ad esempio, avvalersi di un’indagine pluviometrica effettuata per realizzare un’opera idraulica
(argine, briglia, ecc.) per la definizione di quella che potrebbe essere la disponibilità della risorsa acqua ai fini
del contenimento del consumo della risorsa stessa. In tal caso avrà maggior senso considerare i valori medi
mensili di un numero di anni significativo.
Ogni criterio, inoltre, ha la sua scala di indagine, in quanto da un lato esso deve essere rapportato, come detto,
all’esigenza e dall’altro le fonti di informazione sono distribuite sul territorio in funzione dell’esigenza
primaria per la quale sono state raccolte.
In un’area provinciale, ad esempio, le stazioni pluviometriche sono nell’ordine di alcune decine, mentre le
stazioni anemometriche sono al massimo due o tre; questo in quanto l’informazione “pioggia” è utilizzata per
svariate esigenze (fognarie, irrigue, per il dimensionamento di opere idrauliche, ecc.) mentre l’informazione
“vento” è stata utilizzata sino a pochi anni fa unicamente per motivi aeronautici o di carattere meteorologico.
Ne risulta evidentemente che la disponibilità di dati influenza in ogni caso la significatività del risultato. Il
progettista deve quindi definire l’area di indagine ed il relativo livello di approfondimento in funzione
dell’opera che intende realizzare.
3.3.4 Metodologia di lavoro
L’”Analisi del sito”, effettuata nella fase iniziale della progettazione, comporta la ricognizione dei dati più
facilmente reperibili, utilizzando, come accennato, le fonti della pianificazione urbanistica comunale o
sovraordinata, le cartografie tematiche regionali e provinciali, i Servizi dell’APAT, i dati in possesso delle
aziende per la gestione dei servizi a rete, ecc..
L’analisi potrà essere in genere limitata ad una semplice ricognizione di quanto reperibile dalle fonti sopra
indicate, mentre per quei fattori climatici più direttamente in rapporto con le scelte effettuate dal progettista,
l’analisi dovrà essere approfondita ad un livello tale da stabilire con attendibilità i parametri fisici utili alla
progettazione relativa ai livelli e alle soluzioni indicate nelle schede di ciascun requisito.
L’analisi va sviluppata utilizzando le indicazioni allegate al Capitolo successivo, che svolgono la funzione di
individuare i possibili argomenti e le tematiche che debbono essere prese in considerazione per favorire
l’integrazione dell’edificio nel contesto ambientale e utilizzare le risorse disponibili nel migliore dei modi.
In ogni caso non deve essere dimenticato che la conoscenza dei luoghi e dei fenomeni ad essi connessi
costituisce il miglior presupposto per lo sviluppo dell’ipotesi edilizia.
In conclusione l’analisi del sito, così come sviluppato nel presente capitolo, non deve considerarsi come
elemento strettamente vincolante in quanto la verifica di alcuni parametri, potrebbe risultare ininfluente al
conferimento di maggiore identità alla realtà edilizia, senza aumentare la qualità dell’edificio ( e
appesantendo unicamente la procedura). Di contro l’omissione di indagini significative potrebbe non
consentire di ottenere risultati apprezzabili nella direzione della sostenibilità edilizia.
3.3.5 Oneri a carico delle Amministrazioni
Le Amministrazioni pubbliche e gli Enti preposti alla tutela del territorio, che già oggi si fanno carico
dell’acquisizione dei dati climatici, di inquinamento, ecc. ma che agiscono in modo non sempre omogeneo, si
dovranno fare carico di raccogliere, elaborare e rendere disponibili quanti più dati ambientali possibili in
modo da fornire ai professionisti tutti gli elementi necessari ad una corretta progettazione nel rispetto dei
principi di eco-compatibilità.
Non è naturalmente possibile che la Pubblica amministrazione si faccia carico di indagini singole o puntuali
riferite ad un solo complesso edilizio che, per forza di cose rimarranno a carico del progettista, mentre
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dovranno essere predisposte dall’Ente pubblico quelle indagini di larga scala, di difficile misurazione, ecc.,
rendole pubbliche in forma analitica o in forma consuntiva.
3.3.6 Gli agenti fisici o fattori climatici caratteristici del sito
Come accennato la parte maggiormente impegnativa dell’analisi del sito consiste nella raccolta delle
informazioni e dei parametri ambientali che risultano, talvolta, di difficile reperibilità.
E’ in tale contesto che sono state sviluppate le indicazioni riportate di seguito, sempre con l’intento di fornire
un utile strumento di verifica all’analisi del sito. L’insieme delle considerazioni dovrebbero stimolare la
ricerca, da parte del progettista, nell’individuazione di possibili soluzioni a problemi ambientali, mediante
proposte ponderate, eseguite sulla base di elementi sufficientemente certi.
Si ribadisce pertanto che l’elenco che segue non ha carattere vincolante, mente è da considerarsi inderogabile
una opportuna analisi dei diversi fattori fisici e climatici presenti nella realtà edilizia da progettarsi: questi
diversi aspetti andrebbero verificati nel modo più approfondito possibile. Le informazioni di seguito riportate
posso considerarsi quali linee guida per l’analisi del sito.
3.3.6.1 Clima igrotermico e precipitazioni
In primo luogo devono essere reperiti i dati relativi alla localizzazione geografica dell’area di
intervento (latitudine, longitudine e altezza media sul livello del mare).
In secondo luogo vanno reperiti i dati climatici (si vedano ad esempio la norma UNI 10349, i dati
del Servizio meteorologico dell’ARPA, le cartografie tecniche e tematiche regionali, ecc.) che possono essere
così riassunti:
• andamento della temperatura dell’aria: massime, minime, medie, escursioni termiche;
• fenomeni di inversione termica;
• andamento della pressione parziale del vapore nell’aria;
• andamento della velocità e direzione del vento;
• piovosità media annuale e media mensile;
• andamento della irradiazione solare diretta e diffusa sul piano orizzontale;
• andamento della irradiazione solare per diversi orientamenti di una superficie;
• caratterizzazione delle ostruzioni alla radiazione solare (esterne o interne all’area/comparto oggetto
di intervento).
I dati climatici disponibili presso i servizi metereologici possono essere riferiti:
• ad un particolare periodo temporale di rilevo dei dati;
• ad un “anno tipo”, definito su base deterministica attraverso medie matematiche di dati rilevati
durante un periodo di osservazione adeguatamente lungo;
• ad un “anno tipo probabile”, definito a partire da dati rilevati durante un periodo di osservazione
adeguatamente lungo e rielaborati con criteri probabilistici.
Gli elementi reperiti vanno adattati alla zona oggetto di analisi per tenere conto di elementi che possono
influenzare la formazione di un microclima caratteristico conseguente a:
• topografia: altezza relativa, pendenza del terreno e suo orientamento, ostruzioni alla radiazione
solare ed al vento, nei diversi orientamenti;
• relazione con l’acqua;
• relazione con la vegetazione;
• tipo di forma urbana, densità edilizia, altezza degli edifici, tipo di tessuto urbano (orientamento
degli edifici nel lotto e rispetto alla viabilità, rapporto reciproco tra edifici, ecc.), previsioni
urbanistiche.
Alcuni dati climatici possono risultare utili anche per l’analisi della disponibilità di luce naturale.
L’analisi del clima igrotermico è forse quella che influenza maggiormente le scelte progettuali a scala edilizia
e, come vedremo più avanti, con i dati ricavati da essa si possono fare valutazioni in merito alla luce naturale
ed allo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili. I momenti che definiscono la metodologia di analisi del
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sito in relazione agli aspetti termoigrometrici e alla definizione del microclima locale possono essere i
seguenti:
• raccolta dei dati climatici disponibili;
• adattamento dei dati climatici disponibili in relazione alla localizzazione geografica;
• analisi degli elementi significativi ambientali preesistenti che possono indurre delle modifiche al
microclima;
• adattamento dei dati climatici disponibili in relazione agli elementi ambientali analizzati;
• definizione di dati climatici riassuntivi di progetto.
Una volta reperiti i dati climatici si dovrà cercare di adattarli alla zona oggetto di intervento, tenendo conto
della diversa localizzazione geografica dell’area rispetto alla stazione climatica fonte dei dati e della presenza
di elementi dell’ambiente che potenzialmente possono influenzare la formazione di un microclima
caratteristico.
Tali elementi possono essere suddivisi in macroaspetti di cui si riporta di seguito una breve descrizione.
Gli aspetti legati alla topografia che possono influenzare in maniera più diretta il microclima sono:
- coordinate geografiche (ad es. latitudine e longitudine, Gauss-Boaga);
- altezza sul livello medio mare;
- pendenza del terreno e il suo orientamento;
- altezza relativa (con riferimento all’immediato intorno significativo);
- ostruzioni esterne nei diversi orientamenti.
Gli elementi legati alla topografia dell’area di intervento possono avere importanti azioni di interferenza nel
clima. Ad esempio nelle zone di fondovalle si accumula aria fredda, più densa e normalmente più umida. Al
contrario, nelle zone pianeggianti o sopraelevate l’esposizione al vento e alla radiazione solare risulta
maggiore.
Le zone poste ad una quota più bassa risultano generalmente più fredde e umide nei periodi senza vento, a
causa dell’accumulo di aria fredda e inquinata che aumenta i fenomeni di nebbia e foschia. La presenza di
nebbia non permette l’accesso alla radiazione solare e impedisce all’aria a contatto con il terreno di
riscaldarsi e quindi di salire innescando moti convettivi che formano delle brezze. La pendenza e
l’orientamento modificano la possibilità di soleggiamento del terreno e la relazione con i venti dominanti.
Le grandi masse d’acqua (laghi e mare) hanno la caratteristica di fungere da regolatori termici: la forte inerzia
termica dell’acqua permette infatti di stabilizzare le temperature dell’aria. Tale effetto è molto marcato in
prossimità del mare e tale influenza si mantiene se pur diminuendo, anche ad una certa distanza dalla costa.
L’inerzia termica è uno dei fattori che influenzano la formazione di brezze locali legate alle variazioni di
temperatura che si verificano nel ciclo giornaliero (diurno e notturno). Queste brezze sono potenzialmente
molto efficaci per il raffrescamento passivo durante la stagione calda. La presenza d’acqua è altresì un fattore
che produce un aumento di umidità a ridosso della costa. Non va dimenticato inoltre che, se pure con
un’intensità molto minore, anche quantitativi più esigui di acqua possono avere delle influenze sul
microclima.
La relazione con la vegetazione e le proprietà termofisiche del terreno (notevolmente differenti a seconda che
si consideri un terreno nudo, un terreno ricoperto di vegetazione, un terreno roccioso, una superficie
artificiale come l’asfalto, ecc.) producono variazioni microclimatiche considerevoli nell’ambiente in cui sono
presenti; tali proprietà provocano effetti sugli scambi termici tra terreno e atmosfera, ovvero sulla
temperatura dell’aria, su quella radiante e sull’evaporazione – traspirazione, sull’umidità dell’aria, sulla
quantità di radiazione solare diretta ricevuta dal suolo o dalle altre superfici, sulla dinamica dei venti e sulla
qualità dell’aria.
Più in particolare:
• la presenza della vegetazione può rappresentare un’ostruzione esterna che scherma la radiazione
solare e limita gli scambi radiativi verso la volta celeste;
• la presenza di aree a prato limita la quantità di radiazione riflessa e funge da regolazione delle
temperature;
• l’effetto schermante, unito al fenomeno di evaporazione – traspirazione della vegetazione favorisce
il raffrescamento passivo nella stagione calda, la vegetazione ha inoltre l’effetto di fungere da
barriera del vento e di modificarne la direzione.
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Nel caso di grandi masse arboree si ha inoltre la formazione di brezze notturne e mattutine simili a quelle
delle zone costiere. La presenza di alberi a foglia caduca permette un contenimento della radiazione nella
stagione calda e la possibilità di ottenere dei guadagni solari nella stagione fredda.
Gli aspetti relativi alla forma urbana che possono influenzare il microclima sono:
- tipo di forma urbana;
- densità;
- altezza relativa;
- tipo di tessuto urbano.
L’effetto climatico della forma urbana dipende in gran parte da come questa modifica il soleggiamento, ma
risultano rilevanti anche gli effetti sul vento, sull’umidità e sulla capacità di accumulare calore.
I nuclei urbani di grandi dimensioni producono normalmente condizioni climatiche locali più estreme di
quelle che si registrano in una zona non urbanizzata. Si può quindi affermare che una maggiore densità
urbana produce un clima più secco, con temperature più alte e oscillanti, con meno vento e con un tasso di
inquinamento più elevato che contribuisce a creare l’effetto serra. Il tipo di forma urbana influisce
pesantemente sulla distribuzione del vento all’interno del tessuto urbano.
3.3.6.2 Disponibilità di fonti energetiche rinnovabili o assimilabili
Va verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, presenti in prossimità dell’area di
intervento, al fine di produrre energia elettrica e calore a copertura parziale o totale del fabbisogno energetico
dell’organismo edilizio progettato (si vedano le fonti informative già evidenziate al punto 4.6.1 e le eventuali
fonti disponibili delle aziende di gestione dei servizi a rete).
In relazione alla scelta progettuale vanno valutate le potenzialità di:
- sfruttamento dell’energia solare (termico/fotovoltaico) in relazione al clima ed alla disposizione del
sito (vedi anche 4.6.1 e 4.6.3);
- sfruttamento energia eolica in relazione alla disponibilità annuale di vento (vedi anche 4.6.1);
- sfruttamento di eventuali corsi d’acqua come forza elettromotrice;
- sfruttamento di biomassa (prodotta da processi agricoli o scarti di lavorazione del legno a livello
locale) e biogas (produzione di biogas inserita nell’ambito di processi produttivi agricoli);
- possibilità di collegamento a reti di teleriscaldamento urbane esistenti;
- possibilità di installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento.
Si ritiene utile verificare la possibilità di predisporre un bilancio delle emissioni di CO2 evitate attraverso
l’uso di energie rinnovabili. Nell’ambito di quest’analisi deve essere in sostanza verificata la possibilità di
sfruttare fonti energetiche rinnovabili, presenti in prossimità dell’area di intervento, al fine di produrre
energia elettrica e termica a copertura parziale o totale del fabbisogno energetico dell’organismo edilizio
progettato. Questa indagine deve quindi fornire gli strumenti per una convalida della vocazione del luogo
all’uso di risorse energetiche alternative e a basso impatto ambientale.
3.6.3. Fattori di rischio idrogeologico
Nella realizzazione di un complesso edilizio non si può prescindere dall’effettuare una verifica legata alla
sicurezza idrogeologica dell’area. Tali valutazioni di norma andrebbero effettuate a livello di strumento
urbanistico, il quale deve essere sempre accompagnato da una adeguata analisi geologica del territorio.
Non sempre però sono disponibili indicazioni che consentano una approfondita valutazione a livello di
singolo edificio per cui si è ritenuto di riportare di seguito alcune considerazioni unicamente con lo scopo di
informare il professionista rispetto a quali poterebbero essere i rischi da valutare. E’ necessario innanzitutto
osservare che la sicurezza del territorio è legata a due grandi macro aree di interesse: l’area della sicurezza
idraulica e l’area della sicurezza geologica. Senza voler riportare di seguito tutte le previsioni della normativa
vigente si è ritenuto di evidenziare che per l’area d’interesse idraulico devono essere presi in considerazione:
- la possibilità che corsi d’acqua adiacenti (con una probabilità o tempo di ritorno adeguato, di solito
100 anni) escano dal loro alveo naturale per interessare le realtà urbanizzate. Tale rischio viene
spesso sottovalutato, come dimostrano i danni conseguenti alle esondazioni che frequentemente
interessano il nostro paese;
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- la vicinanza con la falda freatica che, oltre a costituire un elemento di aumento della accelerazione
sismica, talvolta interessa i locali posti nei seminterrati. In tal caso è necessario acquisire la massima
altezza storica della falda o valutarne, in assenza del dato, l’entità.
Nell’area di interesse geologico devono considerarsi invece:
- la possibilità che il sito sia interessato da fenomeni di caduta massi;
- la possibilità che il sito sia interessato da fenomeni franosi di ampia portata, di solito riportati negli
strumenti urbanistici o negli studi di settore;
- la possibilità che i terreni di posa della fondazioni abbiano scarsa capacità portante;
- la possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione delle sabbie in presenza di determinate
condizioni di presenza d’acqua;
- il grado di sismicità della zona che, ai sensi della normativa, deve essere introdotto nel
dimensionamento della strutture.
Infine si deve ricordare che esistono fenomeni a carattere geologico non sempre facilmente definibili. A
questo proposito si suggerisce la consultazione di uno specialista, meglio se conoscitore dei luoghi, con una
sufficiente esperienza in campo geologico.
3.6.4. Disponibilità di luce naturale
A tal fine si propone venga valutata la disponibilità di luce naturale (punti a e b) e la visibilità del cielo
attraverso le ostruzioni (punto c), mediante le analisi di seguito evidenziate:
a) valutazione del modello di cielo coperto standard CIE: per la determinazione dei livelli di
illuminamento in un’area si definisce il modello di cielo (visto come sorgente di luce) caratteristico
di quel luogo, determinando la distribuzione della luminanza della volta celeste specifica del luogo
(in assenza di quello specifico del sito si assume come riferimento il cielo standard della città nella
quale si progetta);
b) valutazione del modello di cielo sereno in riferimento alla posizione del sole per alcuni periodi
dell’anno (per esempio uno per la stagione fredda - gennaio, uno per la stagione calda - luglio): la
posizione apparente del sole viene determinata attraverso la conoscenza di due angoli, azimutale e di
altezza solare, variabili in funzione della latitudine e longitudine e consente di valutare la presenza
dell’irraggiamento solare diretto, la sua disponibilità temporale nonché gli angoli di incidenza dei
raggi solari sulla zona di analisi (raggi solari bassi o alti rispetto all’orizzonte).
c) valutazione della visibilità del cielo attraverso le ostruzioni esterne: l’analisi delle ostruzioni, già
richiamata al punto 1 – “clima igrotermico e precipitazioni”, riguarda:
- ostruzioni dovute all’orografia del terreno (terrapieni, rilevati stradali, colline, ecc.);
- ostruzioni dovute alla presenza del verde (alberi e vegetazione che si frappongono tra l’area
ed il cielo), con oscuramento variabile in funzione della stagione (alberi sempreverdi o a
foglia caduca);
- ostruzioni dovute alla presenza di edifici, esistenti o di futura realizzazione secondo la
vigente pianificazione urbanistica generale o attuativa.
Nell’ambito di quest’analisi deve essere valutata sul sito la disponibilità di luce naturale e la visibilità del
cielo dal luogo in cui si prevede di insediare l’intervento o in cui è situato l’edificio da recuperare.
Si tratta in questo caso di una valutazione soprattutto di tipo qualitativo e i dati sono facilmente desumibili da
quelli ricavati dall’analisi del clima igrotermico, con la sola differenza che in questo caso l’accesso al sole ci
interessa non per i suoi aspetti energetici, ma in riferimento all’illuminazione naturale.
Questa analisi serve per orientare le scelte sulla collocazione, orientamento, forma e distribuzione interna
degli edifici che si andranno a progettare, in relazione con il verde esistente e di progetto e con il contesto
urbano.
Per valutare la disponibilità di luce naturale del sito, sono dati fondamentali le caratteristiche dimensionali e
morfologiche e le distanze, dalla zona oggetto di analisi, delle ostruzioni alla luce solare, esterne o interne alla
stessa, che dipendono come già detto dagli aspetti topografici (presenza di terrapieni, colline, ecc.), urbani
(presenza e caratteristiche degli edifici prossimi all’area di intervento) e del verde (presenza di essenze
arboree sempreverdi o a foglia caduca).
Le ostruzioni condizionano infatti in modo significativo la disponibilità di luce naturale del sito, che deve
essere valutata prendendo in considerazione la situazione di cielo coperto e di cielo sereno.
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La valutazione della “visibilità del cielo” dal luogo di analisi può essere effettuata in diversi modi, tra i quali
ne segnaliamo due in particolare:
- disegnando per un punto specifico all’interno del sito il “profilo dell’orizzonte” sul diagramma
solare riferito alla latitudine del luogo per verificare quando il punto analizzato si trova in ombra a
causa delle ostruzioni (il diagramma solare è la proiezione sul piano verticale o orizzontale del
percorso apparente del sole nella volta celeste e da esso si possono ricavare l’azimut e l’altezza del
sole per le diverse ore, nei diversi giorni dei mesi dell’anno in riferimento ad una data latitudine);
- realizzando le assonometrie solari, ovvero assonometrie di un modello tridimensionale del sito, in
cui i punti di vista coincidono con la posizione del sole per alcune ore del giorno in una data
specifica a quella latitudine.
La determinazione dei livelli di illuminamento presenti nell’area (derivanti dalla definizione della luminanza
della volta celeste caratteristica di quel luogo) viene normalmente ottenuta facendo riferimento ai modelli di
cielo standard, coperto e sereno, adattati all’area di analisi secondo la latitudine. Questi dati saranno
comunque necessari in una fase successiva durante le verifiche progettuali sul livello di illuminamento
minimo degli ambienti interni previste dalle norme.
Deve comunque considerarsi che il modello di cielo coperto standard CIE è stato però elaborato nel nord
dell’Europa e, malgrado possa essere adattato in parte alle diverse latitudini, non corrisponde completamente
alle caratteristiche dei nostri cieli.
Questo conferma, come già anticipato, che la valutazione da fare nell’ambito dell’analisi del sito è di tipo
qualitativo, finalizzata ad orientare le scelte progettuali soprattutto considerando le caratteristiche proprie
dell’area che, come abbiamo visto in precedenza, sono fortemente condizionate dalla presenza o meno di
ostruzioni esterne ed interne al sito stesso e dalla tipologia.
3.3.6.5 Clima acustico
L’analisi del clima acustico, pur essendo stata inserita nell’analisi del sito, non prevede nulla di diverso da ciò
che è comunque già contemplato dalle leggi vigenti in materia.
In sintesi, occorre in primo luogo valutare la classe acustica dell’area di intervento e quella delle aree
adiacenti, reperendo la zonizzazione acustica del Comune (ai sensi della “Legge quadro sull’inquinamento
acustico”, n. 447/1995 e dei relativi decreti attuativi e della normativa regionale vigente).
In secondo luogo sarà necessario procedere alla localizzazione e alla descrizione delle principali sorgenti di
rumore (arterie stradali e ferroviarie, unità produttive, impianti di trattamento dell’aria, ecc.), che possono
essere causa di inquinamento acustico tale da provocare il superamento dei livelli stabiliti dalla legge.
Qualora la situazione dovesse richiederlo, si può procedere a rilievi strumentali dei livelli di pressione sonora
in alcuni punti significativi all’interno ed in prossimità dell’area e alla successiva valutazione previsionale
della distribuzione planimetrica dei livelli sonori.
L’inserimento dell’analisi del clima acustico nell’ambito dell’analisi del sito serve soprattutto da stimolo, e
vuole segnalare l’importanza che l’inquinamento acustico assume quale dato condizionante delle scelte
progettuali.
3.3.6.6 Campi elettromagnetici
Il pericolo di esposizione ai campi elettrici e magnetici è un problema molto sentito in questi anni da parte
della popolazione, per cui la presenza o meno di fonti di inquinamento di questo tipo condiziona comunque
le scelte progettuali, anche in assenza di reali rischi per la salute. La percezione sociale del livello di
pericolosità è comunque un dato che deve essere preso in considerazione nell’ambito del progetto
ecosostenibile, allo stesso modo dei veri e propri casi di pericolo di inquinamento elettromagnetico.
L’analisi della presenza di campi elettromagnetici, si riduce spesso ad un rilievo a vista, sulla base di
cartografia specifica indicante la presenza e la posizione di conduttori in tensione e ripetitori per la telefonia
mobile o radio.
Solo nel caso di presenza di sorgenti ad una distanza dal sito inferiore a quella minima stabilita per legge
(escludendo i casi in cui la norma prevede distanze minime inderogabili, a causa dell’estrema pericolosità di
alcune sorgenti), sarà necessaria in seguito un’analisi più approfondita, volta ad indagare i livelli di
esposizione al campo elettrico ed elettromagnetico degli utenti del progetto, con particolare riferimento ai
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limiti di legge (a tale proposito si vedano il DPCM 23 aprile 1992, la Legge 22 febbraio 2001 n. 46 e il
DPCM 9 luglio 2003).
Più in particolare si deve rilevare come per un intorno di dimensioni opportune (sotto specificate) è
necessario analizzare:
- se sono presenti conduttori in tensione (linee elettriche, cabine di trasformazione, ecc);
- se sono presenti ripetitori per la telefonia mobile o radio.
Nel caso di presenza di queste sorgenti sarà necessaria un’analisi più approfondita volta ad indagare i livelli
di esposizione al campo elettrico ed elettromagnetico degli utenti del progetto con particolare riferimento ai
limiti di legge (DM 381/98).
In particolare, per le sorgenti elettriche si consiglia l’analisi dei livelli di esposizione in presenza di conduttori
posti ad una distanza cautelativa dall’area di intervento corrispondente a:
– 100 m. nel caso di linee elettriche aeree ad altissima tensione (200 - 380 kV);
– 70 m. nel caso di linee elettriche aeree ad alta tensione (132 – 150 kV);
– 10 m. nel caso di linee elettriche aeree a media tensione (15 – 30 kV);
– 10 m. nel caso di cabine primarie;
– 5 m. nel caso di cabine secondarie (cabine di trasformazione MT/BT).
In caso di presenza di sorgenti elettriche entro le distanze indicate sarà necessario valutare, attraverso prove
sperimentali, i livelli del campo elettrico e magnetico attraverso misure in continuo in un periodo di 24 ore
secondo quanto previsto dall’art. 5 del DPCM 9 luglio 2003 (Pubbl. GU 29 agosto 2003, n. 200).
Vista la facilità con cui il campo elettrico è schermato dall’involucro edilizio, sarà possibile limitare le misure
alle aree ove è prevista una permanenza prolungata di persone all’esterno (giardini, cortili, terrazzi). Nel caso
di antenne per la telefonia mobile, dovranno essere presi in considerazione gli impianti ricadenti entro un
raggio di 200 m. dall’area oggetto di intervento.
I rilievi di campo elettromagnetico andranno effettuati, secondo quanto previsto dal DM 381/98, per un arco
di tempo significativo (almeno 24 ore) o in corrispondenza del periodo di maggior traffico telefonico.
3.3.6.7 Realtà territoriali specifiche
Il territorio nella sua accezione più ampia, è caratterizzato da diverse peculiarità tali che si è ritenuto di
evidenziare come alcune realtà territoriali non possano essere prese in considerazione nel dettaglio in quanto
riferite ad alcuni contesti specifici.
Appare evidente come l’esistenza di una particolare cava (ad es. di amianto) o la presenza di gas radioattivo
Radon, non possono essere trattate o imposte a livello di tutto il territorio regionale.
Si tratta di casi molto particolari che dovrebbero, in ogni caso, essere oggetto di approfondita analisi. La
presenza di una realtà territoriale, talvolta anche di origine antropica, che generi disturbo deve suggerire al
progettista l’adozione di idonee soluzioni.
Appare pertanto necessaria un attento esame della zona raccogliendo informazioni dai residenti o dagli enti
preposti alla tutela del territorio quali Regione, Provincia, Comune, Consorzi, ecc. Ci si deve inoltre porre il
problema se nell’intorno del sito interessato dalla realtà edilizia di progetto sussistano delle fonti di sostanze
inquinanti le quali, purtroppo, sono talvolta presenti sul territorio.
Tale necessità emerge dalla considerazione che soprattutto per la progettazione che si definisce ecocompatibile è necessario tener conto dello stato qualitativo delle risorse disponibili.
3.4. IL “PROTOCOLLO ITACA PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ ENERGETICA ED
AMBIENTALE DI UN EDIFICIO
3.4.1. Le premesse alla definizione del Protocollo
Il Gruppo di lavoro interregionale ha dato inizio al proprio operato nell’autunno del 2002 ed ha ritenuto di
dover concentrare l’attività d’esordio puntando, in primo luogo, alla definizione di quali dovessero essere le
caratteristiche di un edificio realizzato con criteri di bioedilizia.
In particolare era necessario arrivare a dei chiarimenti preliminari con riferimento a ciò che deve intendersi
con il termine “bioedilizia”. In questo senso è stato ritenuto importante individuare, a titolo preliminare, quale
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fosse il limite o la possibile soglia di eco-compatibilità negli interventi edilizi. Necessario era quindi definire,
attraverso un insieme di singoli criteri aventi spiccato carattere di eco-sostenibilità, l’insieme delle regole con
le quali poter prefigurare un’opera realizzata con spiccate prerogative di sostenibilità.
I lavori hanno inizialmente preso le mosse dall’attività già svolta in materia dalla Regione Emilia-Romagna
la quale, con propria Deliberazione del 16 Gennaio 2001, aveva individuato una serie di “requisiti cogenti”
composti da tutti quegli elementi del prodotto edilizio il cui rispetto era dovuto per legge e ai quali andavano
a sommarsi i cosiddetti “requisiti volontari”, che definivano qualità aggiuntive dell’intervento nel suo
complesso. L’insieme dei requisiti di benessere e di fruibilità delle opere edilizie corrispondono, nel citato
documento, all’esigenza di migliorare la qualità della vita nel rispetto dei limiti ricettivi degli ecosistemi, alla
possibilità di rinnovo delle risorse naturali, all’equilibrio tra sistemi naturali ed antropici, sempre con
l’obiettivo di promuovere la riduzione del consumo di energie non rinnovabili.
Lo studio condotto dalla Regione Emilia-Romagna, inoltre, poneva in particolare evidenza come le scelte
nell’ambito dell’edilizia eco-sostenibile e bioclimatica potessero essere fortemente condizionate dagli agenti
fisici caratteristici del sito ovvero dal clima igrotermico e dalle precipitazioni, dalla disponibilità di risorse
rinnovabili e dai possibili fattori di inquinamento derivanti dall’opera realizzata (aria, acqua, suolo e
sottosuolo, ambiente naturale ed ecosistemi, paesaggio, ecc).
Quest’analisi preliminare è stata inquadrata come corrispondente ad un “prerequisito cogente” intendendo,
nello specifico, che ogni possibile sviluppo di un’attività progettuale di carattere edilizio dovrebbe
necessariamente basarsi sul presupposto di ricognizione e di conoscenza dei dati caratteristici dell’area presa
in esame. Non è infatti ipotizzabile che si possa realizzare un nuovo edificio senza una ricognizione degli
agenti fisici caratteristici del sito, tale da comportare un non corretto inserimento del manufatto nel contesto
ambientale tipico del luogo.
Con questi obiettivi si è inteso procedere all’individuazione di un insieme di regole le quali, riportate a parte e
anche se non rispettate in modo pedissequo, mirano ad evidenziare una serie di elementi necessari in materia
di eco-sostenibilità tali da fornire un ampio panorama dei diversi aspetti di carattere ambientale che possono
essere presi in considerazione nell’approccio progettuale.
Dopo aver iniziato lo sviluppo della metodologia di valutazione dell’edificio sulla base delle esperienze
compiute dall’Emilia-Romagna, si è passati ad uno scambio di informazioni con le altre regioni italiane
facenti parte del Gruppo di Lavoro nazionale istituito nel gennaio del 2002 presso la sede di ITACA (Istituto
per la la Trasparenza, l’Aggiornamento e la Certificazione degli Appalti), al fine di verificare l’esistenza di
analoghe esperienze condotte in materia (con particolare riferimento ai documenti già predisposti dalle
regioni Liguria, Lazio, Marche e Umbria). Nei successivi incontri che si sono svolti tra la fine del 2002 e
l’inizio dell’anno in corso, si è inoltre compreso come lo studio compiuto da Environment-Park di Torino per
la realizzazione del Villaggio per le Olimpiadi invernali del 2006, poteva costituire una valida base iniziale di
valutazione. Analizzati i contenuti del documento tecnico è emerso come fossero ravvisabili al suo interno sia
una serie di elementi e criteri già richiamati dalla regione Emilia-Romagna, sia degli altri di carattere
innovativo ritenuti, per l’occasione, di sostanziale importanza in funzione di ulteriori approfondimenti.
L’analisi del documento contenente le linee guida predisposte da Environment-Park trae ispirazione da un
altro metodo conosciuto con il nome di Green Building Challenge o GBC costituito da un network
internazionale cui aderiscono 25 paesi di tutto il mondo e che somma, al suo interno, le esperienze condotte
in tutti questi paesi nel settore disciplinare con metodi spesso tra loro differenti ed in continua evoluzione nel
tempo.
Parallelamente a questa considerazione è emerso come per la valutazione della qualità energetico-ambientale
degli edifici sono disponibili, a livello internazionale, numerosi metodi di verifica. Tali criteri sono
classificabili in due tipologie: la prima costituita da metodi a punteggio, la seconda da eco-bilanci.
I primi sono metodi basati sull’attribuzione di un punteggio relativo alla performance dell’edificio rispetto a
una serie di riferimenti di valutazione di impatto ambientale: il punteggio permette di classificare la
costruzione rispetto ad una scala di qualità.
I secondi sono metodi basati su procedure di valutazione di impatto ambientale, derivanti direttamente dal
LCA (Life Cycle Analysis) o, più semplicemente, dall’analisi del ciclo di vita dell’edificio.
A questo proposito i principali metodi utilizzati in ambito europeo e a livello internazionale sono:
- Il Building Research Establishment Environmental Assessment Method (BREEAM), che
costituisce il primo e più noto metodo di valutazione a punteggio sviluppato dal BRE in Gran
27
Bretagna. Tale sistema attualmente interessa circa il 25 - 30% del mercato immobiliare del Regno
Unito ed è riferito ad edifici di uso prevalentemente direzionale o di nuova costruzione.
- Negli Stati Uniti è stato invece sviluppato il sistema LEED, per iniziativa dello U.S. Green
Building Council con il supporto di numerose agenzie governative e organizzazioni private.
- Sistemi simili sono stati sperimentati anche in Austria, Francia, Svezia, Norvegia e Finlandia.
Particolarmente interessante si è rivelato il sistema danese, denominato Energy Rating, di applicazione
obbligatoria in caso di transazioni immobiliari per edifici di superficie inferiore a 1500 m2 e con verifica a
cadenza annuale per edifici di superficie maggiore.
3.4.2 L’attività del Gruppo di lavoro interregionale
Il Gruppo di lavoro, a conclusione delle analisi preliminari, ha ritenuto di prendere in considerazione il più
recente metodo di valutazione (anche perché considerato più evoluto), ovvero il Green Building Challenge o
GBC.
Si è infatti considerato che i sistemi di certificazione energetico-ambientali finora sviluppati possiedono un
limite strutturale intrinseco costituito dal fatto che sono applicabili solo nella regione o area geografica per
cui sono stati ideati. Differenze climatiche, economiche e culturali, non ne permettono infatti l’utilizzo in
realtà tra loro differenti.
È invece in fase di applicazione e di costante sviluppo a livello internazionale il nuovo sistema di
certificazione energetico-ambientale di seconda generazione costituito appunto dal Green Building Challenge
(GBC). Questo metodo di analisi è il risultato degli studi condotti da parte del già citato network
internazionale, composto attualmente da Istituti ed Enti di ricerca pubblici e privati di tutto il mondo ed al
quale aderisce anche l’Italia con una serie di enti ed organismi che operano attivamente nello scambio di
informazioni.
Nell’ambito del processo di valutazione attuato dal GBC (che ha avuto inizio nel 1996), quello che si intende
sviluppare e costantemente verificare è il sistema di certificazione: quest’ultimo è stato elaborato in modo che
possa diventare in un prossimo futuro lo standard internazionale di riferimento per la certificazione
energetico ambientale degli edifici.
Il GBC è infatti un metodo di valutazione che può essere adattato alle condizioni locali in cui viene applicato
(clima, condizioni economiche e culturali, priorità ambientali, ecc.) pur mantenendo la medesima
terminologia e la stessa struttura di base.
Ogni nazione all’interno del processo GBC è rappresentata da un gruppo nazionale il cui compito è di
adeguare il sistema alla realtà locale, correggendo i valori e i pesi dei criteri utilizzati nel sistema. Il metodo
GBC è del resto stato progettato per riflettere le differenti priorità ambientali, le tecnologie e le peculiarità
costruttive e culturali delle diverse nazioni.
Partendo dal fatto che molte realtà scientifiche hanno già aderito al network GBC, si è ritenuto di poterlo
assumere come modello ispiratore per l’elaborazione di un sistema di carattere nazionale.
3.4.3 La scala di valutazione
Come base di partenza si è preso in esame il metodo di attribuzione dei punteggi: gli stessi sono stati
individuati, in analogia con il sistema GBC, all’interno di una scala di valori che va da -2 a +5 e dove lo zero
rappresenta il valore del punteggio o lo standard di paragone (benchmark) riferibile a quella che deve
considerarsi come la pratica costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei regolamenti vigenti.
In particolare, la scala di valutazione utilizzata ai fini della creazione dello strumento di valutazione nazionale
è stata così strutturata:
28
-2
Rappresenta una prestazione fortemente inferiore allo standard industriale ed alla pratica accettata.
Corrisponde anche al punteggio attributo ad un requisito nel caso in cui non sia stato verificato;
-1
Rappresenta una prestazione inferiore allo standard industriale e/o alla pratica accettata;
0
Rappresenta la prestazione minima accettabile definita da leggi o regolamenti vigenti nella regione,
o nel caso in cui non vi siano specifici regolamenti di riferimento, rappresenta la pratica comune
utilizzata nel territorio;
1
Rappresenta un lieve miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla pratica
comune;
2
Rappresenta un moderato miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla
pratica comune;
3
Rappresenta un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla
pratica comune. E’ da considerarsi come la pratica corrente migliore;
4
Rappresenta un moderato incremento della pratica corrente migliore;
5
Rappresenta una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, di carattere
sperimentale e dotata di prerogative di carattere scientifico.
Da un’analisi della tabella si possono fare alcune considerazioni di base: innanzitutto gli edifici nuovi
dovranno presentare sempre punteggi non negativi. Punteggi negativi potranno invece essere considerati
accettabili solo in occasione di interventi su edifici oggetto di ristrutturazione.
Per l’attribuzione del punteggio, nel caso in cui non sia possibile esprimere una prestazione attraverso una
metodologia numerica, si dovrà ricorrere ad una descrizione qualitativa quanto più possibile oggettiva e
definita.
4.4. Le aree di valutazione ed i requisiti
Con il metodo di analisi predisposto dal Gruppo di lavoro si è soprattutto tentato di individuare un processo,
suddiviso in grandi temi, attraverso il quale prendere in esame la sostenibilità attuabile nelle strategie di
progetto, nella costruzione e nell’esercizio temporale degli edifici.
Le macro esigenze sono state strutturate e codificate prioritariamente tramite le cosiddette “Aree di
valutazione” le quali abbracciano gli obiettivi e le strategie in materia per mezzo di singoli temi con carattere
di ampio respiro ma sufficientemente chiari per risultare efficaci. Le singole aree sono state suddivise così
come segue:
1 - Qualità ambientale degli spazi esterni
2 - Consumo di risorse
3 - Carichi ambientali
4 - Qualità dell’ambiente interno
5 - Qualità del servizio
6 - Qualità della gestione
7 - Trasporti
Ogni singola area di valutazione contiene di seguito una serie di categorie di requisiti: all’interno delle stesse
categorie vengono individuati a loro volta dei singoli requisiti caratterizzati dalla presenza di indicatori di
controllo o parametri necessari per la verifica del soddisfacimento del requisito qualitativo o quantitativo.
In alcuni casi si è dovuto inoltre suddividere i requisiti in sottorequisiti in quanto legati, ad esempio, al
rispetto di norme che ne imponevano la differenziazione. Ad ogni requisito o sottorequisito corrisponde una
scheda di valutazione riguardante lo specifico tema.
29
E’ di fondamentale importanza osservare che i requisiti proposti sono caratterizzati da una serie di elementi
fondanti così di seguito sintetizzabili:
- hanno una valenza economica, sociale e ambientale di un certo rilievo;
- sono quantificabili o definibili anche solo a livello qualitativo ma comunque secondo criteri
quanto più precisi possibile;
- perseguono degli obiettivi di ampio respiro;
- hanno comprovata valenza scientifica;
- sono dotati di prerogative di interesse pubblico.
Nella stesura delle schede di ogni requisito o sottorequisito si è ritenuto importante inoltre seguire un
principio ispiratore che tenesse conto del fatto che non sempre è possibile eseguire una misurazione accurata
del parametro o dell’indicatore di controllo individuato. In tal caso si è cercato, ove possibile, di inserire
anche una serie di parametri speditivi che potessero consentire di arrivare al medesimo risultato analitico
seguendo metodi o valutazioni di ordine più empirico.
Ad esempio la scheda dell’inquinamento elettrico e magnetico a bassa frequenza (1.2.3.1) contiene sia i
parametri quantitativi di legge (espressi in microtesla per il campo magnetico e in volt/metro per il campo
elettrico) che definiscono il punteggio zero, pari al rispetto della legge, sia alcuni dati indicativi empirici
corrispondenti per il caso in esame a:
- 70 m per una linea 150 kV;
- 100 m per una linea 220 kV;
- 150 m per una linea a 380 kV.
e che, in linea di massima, equivalgono al soddisfacimento del requisito previsto dalla normativa vigente.
Come accennato ogni requisito o, se del caso ogni sottorequisito, è stato singolarmente valutato tramite la
predisposizione di un’apposita scheda avente contenuti di elevato dettaglio e che, nello specifico, contiene:
- la definizione del requisito e la sua appartenenza ad una specifica area e categoria;
- l’esigenza da soddisfare, corrispondente all’obiettivo che si intende effettivamente perseguire;
- l’indicatore di prestazione, ossia l’elemento che puntualmente deve essere preso in considerazione
per il singolo requisito. È il parametro che tende a definire puntualmente il requisito;
- l’unità di misura. Si inserisce se l’indicatore di prestazione è di carattere quantitativo: in tal caso
l’unità di misura stessa deve essere espressamente specificata;
- il metodo e lo strumento di verifica. Costituisce un fondamentale elemento cognitivo tale da
consentire ad ogni soggetto che applica il metodo di seguire la medesima metodologia di approccio
e di verifica: i dati contenuti in casella devono essere quanto più possibile concreti, semplici ed
affidabili;
- la strategia di riferimento individua, oltre alla metodologia applicativa che deve essere seguita,
anche alcuni possibili suggerimenti di larga massima che possono essere perseguiti ed applicati;
- la scala di prestazione è divisa in due possibili modalità di applicazione: quella di carattere
qualitativa e quella quantitativa. E’ sicuramente la sezione della scheda che comporta le maggiori
difficoltà di applicazione in quanto è necessario definire in modo univoco la prestazione quantitativa
che costituisce la situazione ideale di realizzazione dell’opera. Questa univocità non è sempre
possibile per ogni requisito. Nelle schede con prestazioni qualitative si è cercato di individuare una
scala di prestazione quanto più definita possibile e che traesse ispirazione dai metodi di
certificazione esistenti. Da essi si è cercato di dedurre il metodo più consono, adattandolo alla nostra
realtà regionale.
- dalla scala di prestazione si è desunto un punteggio di requisito i cui limiti estremi, sopra riportati,
sono quelli tratti dal sistema GBC. La scala di valori ritenuta ottimale corrisponde ad un range che
oscilla da -2 a +5.
Le schede sono completate da altri elementi informativi che sono:
- i riferimenti normativi, ritenuti elementi di supporto ma, se esistenti, di fondamentale importanza
per la verifica del requisito, tanto più se la verifica si rende necessaria per il rispetto della norma;
30
- i riferimenti tecnici, costituiti dalle norme UNI, EN ecc. ove riscontrabili. Anch’essi possono
costituire un valido supporto decisionale e di verifica;
- la valutazione della scheda deve essere accompagnata da una giustificazione del punteggio
attribuito in modo da consentire il controllo degli elementi presi in considerazione.
È necessario infine evidenziare come possa accadere che per alcuni requisiti posti in essere, venga attribuito
un peso pari a zero in quanto quel determinato fattore non è uniformemente presente sul territorio regionale.
Potrebbe essere il caso, ad esempio, del gas radioattivo Radon che in natura è presente in alcune parti del
nostro territorio in modo più significativo, mentre risulta assente o in misura insignificante in altre zone. Si
deve quindi senz’altro redigere una specifica scheda ma, nel caso in cui lo stesso gas non risultasse presente
sul territorio, non necessariamente deve essere preso in considerazione.
Altrettanto si deve dire per alcune particolarità o specificità territoriali per le quali si dovrà, se del caso,
redigere un’apposita scheda configurandone un peso appropriato. Considerato il carattere estremamente
puntuale del problema, non si può pretendere infatti che lo stesso venga esteso a tutto il territorio afferente
ogni singola regione.
Attraverso la scheda, inserita nell’Area di valutazione 2. “Consumo di risorse” e denominata “ecolabeling” si
è inteso fornire un indirizzo sulle possibilità e sui metodi di certificazione dei materiali attraverso un
approccio al problema più di carattere progettuale che di controllo o di verifica puntuale delle caratteristiche
proprie del singolo materiale impiegato.
Questo anche perché non esiste, a livello nazionale o internazionale, unicità di metodo di certificazione così
come non esiste unicità di caratteristiche qualitative dei materiali che possa essere ufficialmente riconosciuta
come ecosostenibile.
Pertanto, pur volendo fornire indicazioni specifiche sulle modalità di certificazione attraverso una scheda, si è
ritenuto di attribuire alla stessa un peso pari a zero, in attesa della nascita di un ente che sia in grado di
formulare criteri certi ed univoci della qualità dei materiali, provvedendo a certificarli.
Infine sembra opportuno segnalare che la predisposizione di una serie di schede che nel loro insieme
perseguono l’obiettivo di un miglioramento della qualità dell’abitare, sottende il tentativo di un
miglioramento complessivo della qualità dei materiali impiegati nella costruzione dell’edificio.
Con i requisiti sopra esposti si è cercato di rappresentare il più ampio spettro possibile degli elementi
maggiormente significativi nell’edilizia residenziale, escludendo in questo momento l’edilizia legata al
mondo dei servizi e dell’industria che necessita - evidentemente - di altri parametri e di esigenze diverse da
soddisfare.
3.4.5 L’attribuzione del punteggio
Definiti questi fondamentali aspetti preliminari, il passo successivo alla costruzione della scheda, alla sua
valutazione ed al perfezionamento dei suoi dati è costituito dall’attribuzione del punteggio per ogni singolo
requisito o “voto” del requisito.
Tale punteggio, come accennato, costituisce il parametro che viene inserito quale elemento di valutazione
nella categoria di requisito; sommando a loro volta i voti delle categorie di requisiti si andrà a costituire il
voto dell’Area di valutazione, secondo lo schema di seguito riprodotto e che riporta anche i pesi dei singoli
requisiti e delle categorie di requisiti.
Giova ricordare che il peso del requisito costituisce una delle basi di calcolo adottate dal sistema GBC.
Ogni Amministrazione che intenda applicare il metodo è a questo valore che dovrà porre particolare
attenzione, in quanto rappresenta proprio il peso del requisito che riflette la realtà locale e l’importanza che
ad esso viene attribuita.
Ad esempio, le realtà territoriali del nord della regione tenderanno a dare un peso elevato al risparmio
energetico connesso con il comfort termico, mentre le zone poste più a sud avranno la vocazione a
considerare con un peso elevato il consumo di altre risorse.
Di seguito si riportano i requisiti del “Protocollo” adottato ed i relativi pesi attribuiti in funzione dei valori
ritenuti più appropriati per il contesto territoriale complessivo nazionale, ricordando come l’applicazione
avvenga tramite l’utilizzo delle schede riportate nei 7 successivi allegati.
31
1 - QUALITA' AMBIENTALE ESTERNA
Voto
1.1 Comfort ambientale esterno
Voto
1.1.1 Comfort termico degli spazi esterni
1.1.2 Controllo dei flussi d'aria
1.2.3 Comfort visivo-percettivo
0
0
0
0
Peso % Voto P.
30
0
0
Peso % Voto P.
40
0
0
Peso % Voto P.
30
0
Peso % Voto P.
40
0
40
0
20
0
100
Voto
1.2 Inquinamento locale
Voto
1.2.1 Inquinamento acustico
1.2.2 Inquinamento atmosferico
1.2.3 Inquinamento elettromagnetico
Voto
1.2.3.1 Inq. El. Bassa Freq.
1.2.3.2 Inq. El. Alta Frequenza
0
0
0
0
0
Peso % Voto P.
20
0
20
0
10
0
Peso % Voto P.
50
50
100
1.2.4 Inquinamento del suolo
1.2.5 Inquinamento delle acque
1.2.6 Inquinamento luminoso
0
0
0
20
20
10
100
0
0
0
Voto
1.3 Integrazione con il contesto
Voto
1.3.1 Integrazione con l'ambiente naturale
1.3.2 Integrazione con l'ambiente costruito
1.3.3 Reti infrastrutturali
Peso % Voto P.
30
0
30
0
40
0
100
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
32
0,00
2 - CONSUMO DI RISORSE
Voto
2.1 Consumi energetici
Voto
2.1.1 Isolamento termico
2.1.2 Sistemi solari passivi
2.1.3 Produzione acqua sanitaria
2.1.4 Energia elettrica (fonti non rinnovabili)
2.1.5 Energia inglobata
0
0
0
0
0
Peso % Voto P.
20
20
20
20
20
100
0
Peso % Voto P.
30
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
30
0
0
0
0
0
0
Voto
2.2 Consumo di terreno e impatto sulla qualità ecologica
Voto
2.2.1 Superficie di terreno utilizzata
2.2.2 Variazione del valore ecologico del sito
0
0
Peso % Voto P.
40
0
60
0
100
Voto
2.3 Consumo netto di acqua potabile
Voto
2.3.1 Consumo netto di acqua potabile
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
2.4 Consumo materiali
Voto
2.4.1 Riutilizzo di strutture esistenti
2.4.2 Riutilizzo di materiali presenti sul sito
2.4.3. Utilizzo di materiali locali-regionali
2.4.4 Uso di materiali di recupero di provenienza esterna al sito
2.4.5 Riciclabilità dei materiali
2.4.6 Ecolabeling
0
0
0
0
0
0
Peso % Voto P.
20
25
25
15
15
0
100
0
0
0
0
0
0
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
33
0,00
3 - CARICHI AMBIENTALI
Voto
3.1 Contenimento emissioni di gas
Voto
3.1.1 Emissione di Co2
3.1.2 Emissione di gas che contribuiscono all'acidificazione
0
0
0
Peso % Voto P.
25
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
15
0
Peso % Voto P.
40
0
60
0
100
Voto
3.2.Contenimento rifiuti liquidi
Voto
3.2.1 Gestione acque piovane
3.2.2 Riuso delle acque grigie
3.2.3 Permeabilità delle superfici calpestabili
0
0
0
Peso % Voto P.
40
0
20
0
40
0
100
Voto
3.3 Gestione dei rifiuti solidi da cantiere
Voto
3.3.1 Rifiuti solidi da costruzione
3.3.2 Rifiuti solidi da demolizione
0
0
Peso % Voto P.
40
0
60
0
100
Voto
3.4 Gestione dei rifiuti
Voto
3.4.1 Area di raccolta centralizzata per rifiuti non organici
3.4.2 Area di raccolta centralizzata per rifiuti organici
0
0
Peso % Voto P.
70
0
30
0
100
Voto
3.5.Impatto sulle proprietà adiacenti
Voto
3.5.1 Interferenza nella fruizione della luce naturale
3.5.2Erosione del suolo
0
0
Peso % Voto P.
40
0
60
0
100
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
34
0,00
4 - QUALITA' AMBIENTE INTERNO
Voto
4.1 Comfort visivo
Voto
4.1.1 Illuminazione naturale
4.1.2 Penetrazione diretta della radiazione solare
4.1.3 Uniformità di illuminamento
4.1.4 Illuminazione artificiale parti comuni
0
0
0
0
Peso % Voto P.
25
25
25
25
100
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
30
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
30
0
0
0
0
0
Voto
4.2 Comfort acustico
Voto
4.2.1 Isolamento acustico di facciata
4.2.2 Isolamento acustico delle partizioni interne
4.2.3 Isolamento acustico da calpestio
4.2.4 Isolamento acustico dei sistemi tecnici
0
0
0
0
Peso % Voto P.
30
20
20
30
100
0
0
0
0
Voto
4.3 Comfort termico
Voto
4.3.1 Temperatura dell'aria nel periodo invernale
4.3.2 Temperatura delle superfici interne nel periodo invernale
4.3.3 Inerzia termica
0
0
0
Peso % Voto P.
30
0
30
0
40
0
100
Voto
4.4 Qualità dell'aria
Voto
4.4.1 Controllo dell'umidità delle pareti
4.4.2 Controllo degli agenti inquinanti
4.4.2.1 Fibre minerali
4.4.2.2 VOC
4.4.2.3 Radon
Peso % Voto P.
25
0
25
0
0
Peso % Voto P.
25
0
Voto
0
0
0
Voto
4.4.3 Ventilazione
4.4.3.1 Ricambi d'aria
4.4.3.2 Estrazione d'aria dai locali privi di ventilazione
0
0
Voto
0
0
Voto
4.4.4 Inquinamento elettromagnetico
0
Voto
4.4.4.1. Campi elettrici e magnetici a frequenza industriale (50 Hz) 0
4.4.4.2.Campi elettromagnetici ad alta frequenza (100 kHz - 300 GHz)
0
Peso % Voto P.
25
0
100
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
35
0,0
5 - QUALITA' DEL SERVIZIO
Voto
5.1 Regolazione locale della temperatura dell'aria
Voto
5.1.1 Regolazione locale della temperatura dell'aria
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
5.2 Manutenzione edilizia ed impiantistica
Voto
5.2.1 Protezione dell'involucro
5.2.2 Accessibilità dell'involucro
5.2.3 Accessibilità ai sistemi tecnici
0
0
0
Peso % Voto P.
40
0
30
0
30
0
100
Voto
5.3 Monitoraggio dei consumi
Voto
5.3.1 Monitoraggio dei consumi
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
5.4 Aree comuni di svago
Voto
5.4.1 Aree comuni di svago
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
5.5 Qualità dello spazio abitato
Voto
5.5.1 Flessibilità degli spazi interni
5.5.2 Spazi multifunzionali comuni
0
0
Peso % Voto P.
60
0
40
0
100
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
36
0,0
6 - QUALITA' DELLA GESTIONE
Voto
6.1 Disponibilità documentazione tecnica dell'edificio
Voto
6.1.1 Disponibilità documentazione tecnica dell'edificio
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
20
0
0
Peso % Voto P.
40
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
6.2 Manuale d'uso per gli utenti
Voto
6.2.1 Manuale d'uso per gli utenti
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
6.3 Manutenzioni programmate
Voto
6.3.1 Manutenzioni programmate
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
6.4 Sicurezza dell'edificio
Voto
6.4.1 Sicurezza dell'edificio
0
Peso % Voto P.
100
0
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
0,0
7 - TRASPORTI
Voto
7.1 Integrazione con il trasporto pubblico
Voto
7.1.1 Integrazione con il trasporto pubblico
0
0
Peso % Voto P.
35
0
0
Peso % Voto P.
30
0
0
Peso % Voto P.
35
0
Peso % Voto P.
100
0
Voto
7.2 Misure per favorire il trasporto alternativo
Voto
0
7.2.1 Misure per favorire il trasporto alternativo
(parcheggi per biciclette e piste ciclabili)
Peso % Voto P.
100
0
Voto
7.3 Prossimità a servizi locali
Voto
7.3.1 Prossimità a servizi locali
0
Peso % Voto P.
100
0
PUNTEGGIO COMPLESSIVO
37
0,0
A maggior chiarimento delle tabelle sopra riportate si ha che:
- Voto del requisito x peso in percentuale = Voto pesato del requisito
- La somma dei voti pesati del requisito configura il voto della categoria del requisito
- Il voto della categoria del requisito x peso percentuale della categoria di requisito =
Voto pesato della categoria di requisito
- La somma dei voti pesati delle categorie di requisito danno il voto dell’area di valutazione
I voti delle singole aree di valutazione costituiscono l’elemento pregnante del “Protocollo” in quanto
definiscono il livello di compatibilità ambientale dell’opera esaminata.
Il passo successivo è rappresentato dall’attribuzione, per ogni singola area oggetto di valutazione, di una
soglia minima necessaria per poter definire le caratteristiche ideali di un progetto con caratteristiche di
sostenibilità.
Come accennato, ogni Amministrazione avrà la possibilità di correggere il peso di ogni singolo requisito per
adattarlo alla propria realtà locale, avendo a disposizione in ogni caso una serie di parametri standard comuni.
Dall’analisi dei voti attribuiti ad ogni singola area di valutazione si possono ricavare una serie di
considerazioni che risultano più facilmente deducibili dai grafici riportati nella pagina successiva. Se
riportiamo le valutazioni su di un grafico ad istogrammi, quale può essere quello di seguito riportato, si può
avere una visione d’insieme della compatibilità ambientale dell’edificio in esame.
Dall’analisi del grafico appare evidente come il punteggio di ogni singola area non dovrebbe essere mai
corrispondente ad un valore negativo, in quanto rappresenterebbe una situazione al di sotto della norma o
della pratica comune e come tale andrebbe considerata di qualità complessiva scadente.
38
E’ altrettanto evidente, come nel successivo esempio, che per l’ammissibilità delle opere ad una generica
forma di contribuzione potrà essere richiesto che i rispettivi punteggi delle singole aree di valutazione
risultino sempre al di sopra di una soglia predefinita (ad es. 1).
Per la valutazione globale vera e propria di un edificio o di un complesso di edifici appare necessario che le
singole aree di valutazione vengano a loro volta “pesate” in modo tale da consentire che l’espressione della
valutazione avvenga attraverso un unico valore. Per fare ciò è necessario riportare di seguito le aree di
valutazione ed i pesi che ad esse sono state attribuite in funzione della loro importanza.
39
AREE DI VALUTAZIONE
PESO
1. Qualità ambientale esterna
15
2. Consumo di risorse
20
3. Carichi ambientali
4. Qualità ambientale interna
20
25
5. Qualità del servizio
5
6. Qualità della gestione
7. Trasporti
10
5
Il voto “pesato” di un edificio diventa pertanto l’espressione delle valutazioni sin qui formulate che, come
detto, partono dai presupposti riportati nella scala di valutazione derivata dal metodo GBC.
3. 4.6. Le verifiche eseguite per l’applicazione del metodo
Le verifiche sul campo che sono state condotte per l’applicazione pratica del metodo hanno riguardato una
palazzina singola ad uso abitazione di circa 1.000 metri quadrati, un complesso residenziale di 54 alloggi di
prossima realizzazione da parte dell’ATER di Trieste ed una palazzina destinata ad uso uffici da realizzarsi
presso l’Area di Ricerca di Padriciano (anche se tale utilizzo non era stato considerato nei presupposti iniziali
che miravano esclusivamente alla valutazione di interventi di edilizia residenziale).
I test condotti in collaborazione con i progettisti e con gli Enti, hanno messo in evidenza una serie di
problematiche che hanno consentito la messa a punto della schede del protocollo: alcune di esse sono state
sistemate e corrette in quanto risultavano carenti di informazioni o presentavano ridondanza di concetti già
espressi.
40
Questi problemi sono stati, in larga misura, eliminati. Considerato che il protocollo interessa un elevato
numero di argomenti, alcuni dei quali altamente specialistici, potrà comunque verificarsi che alcuni aspetti
possano essere oggetto di futuri approfondimenti chiarificatori.
D’altro canto la bontà del metodo proposto potrà emergere soltanto dal suo impiego sul campo. In ogni
modo, nei tre casi esaminati, si è evidenziata la validità dello strumento oggi proposto nonché la buona
applicabilità del metodo oltre che il fatto che si è potuto verificare l’effettivo grado di sostenibilità degli
edifici sottoposti a verifica.
3.4.7 Modalità di applicazione del metodo. Conclusioni
Per poter funzionare il protocollo sopra proposto deve avere delle modalità di applicazione condivise che ne
consentano una corretta ed omogenea applicazione sul territorio regionale. Esse sono in sintesi:
a) verifica ed analisi del sito;
b) applicazione di ogni singola scheda ed attribuzione del punteggio che deve essere giustificato in
mod da consentire opportune operazioni di controllo;
c) inserimento del punteggio del singolo requisito nella tabella generale associandolo ai pesi del
requisito, della categoria, dell’area e, infine, globale dell’edificio.
Da punto di vista dell’applicazione, pare necessario che in sede esecutiva venga posto un limite numerico alla
valutazione di ogni singola area in modo da consentire che l’edificio esaminato sia comunque, ed in ogni suo
singolo aspetto, al di sopra di una soglia minima di qualità.
In altri termini si potrebbe definire un valore minimo per ogni area di valutazione dell’edificio o che almeno
un certo numero di aree siano al di sopra di un valore anch’esso predefinito.
Il protocollo sopra esposto dovrà essere supportato, soprattutto per i progettisti, da un software applicativo
che ne consenta un facile utilizzo.
In sede esecutiva il progettista potrà verificare la compatibilità con l’ambiente dell’edificio in corso di
progettazione, comprendere se alcuni requisiti sono di basso livello o scarsamente soddisfatti ed intervenire
su di essi in modo da innalzare il livello qualitativo e di conseguenza intervenire, sin nella fase di progettuale,
per fornire risposte coerenti rispetto alla sostenibilità complessiva dell’opera.
L’applicazione del protocollo proposto non costituisce certamente garanzia totale per la realizzazione di un
edificio di buona qualità dal punto di vista della bioedilizia e della eco-sostenibilità, materia che
evidentemente comporta una sensibilità progettuale propria del professionista, la quale, complessivamente,
non può essere incasellata in una scheda o in una tabella applicativa.
Il metodo suggerito intende quindi proporre una serie di riflessioni e di suggerimenti che dovrebbero essere
presi in considerazione da chi si accinge a progettare, senza voler per questo esaurire ogni possibile problema
architettonico o ingegneristico la cui buona applicazione rappresenta, evidentemente, il bagaglio
fondamentale di ogni buon professionista nella realizzazione di un edificio di buona qualità dal punto di vista
della bioedilizia e della eco-sostenibilità, materia che evidentemente comporta una sensibilità progettuale
propria del professionista, la quale, comprensibilmente, non può essere incasellata in una scheda o in una
tabella applicativa.
3.5 IL “PROTOCOLLO SEMPLIFICATO”
3.5.1 Il “Protocollo semplificato”
Il metodo di valutazione definitivo predisposto dal Gruppo di lavoro interregionale rappresenta un primo
fondamentale passo nella direzione della sostenibilità ambientale delle costruzioni, che già da tempo si sta
imponendo nell’ambito di numerose iniziative e in diversi ambiti dell’attività regionale, a partire dalle opere
di edilizia residenziale pubblica.
Il documento finale si compone di una serie di linee guida raccolte in 70 diverse schede di valutazione che
corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Il sistema di valutazione energetica ed
ambientale prevede, come già evidenziato, l’esame delle prestazioni di un edificio in relazione alle varie
tematiche da analizzare, chiamate “Aree di valutazione”, che comprendono, nelle linee guida predisposte, 7
41
diversi grandi temi: la qualità ambientale degli spazi esterni, il consumo di risorse, i carichi ambientali, la
qualità dell’ambiente interno, la qualità del servizio, la qualità della gestione e i trasporti.
L’emanazione delle linee guida da parte di ITACA va collocata nell’ambito di una iniziale fase di
sperimentazione del metodo, da applicare in favore dell’incentivazione di interventi di edilizia residenziale
pubblica e in quelle opere comunali da realizzarsi presso quelle amministrazioni locali che si sono rese
disponibili alla ricerca.
In relazione alle verifiche condotte in alcuni progetti edilizi ed effettuate per la convalida dell’applicabilità
del sistema completo delle 70 schede, si è potuto accertare che per alcuni aspetti il metodo proposto risulta
piuttosto articolato e più adeguatamente applicabile a contesti edilizi di consistente dimensione.
Considerata l’effettiva complessità di alcune parti del metodo si è valutata la possibilità di affiancare ad esso
un sistema di valutazione ridotto composto di 28 schede: il “Protocollo semplificato” ha fatto propri quei
requisiti che sono stati ritenuti fondamentali ed indispensabili per la realizzazione di interventi aventi
caratteristiche minime di eco-sostenibilità. L’attuazione di un protocollo ridotto ha preso corpo anche in
relazione al fatto che si è ritenuto potesse agevolare l’applicazione di criteri di edilizia biocompatibile in
quegli interventi singoli o più piccoli per volume e dimensione, che in genere rappresentano la parte più
consistente dell’attività edilizia attuata dai soggetti privati. Il sistema suddetto rappresenta quindi una più
agevole modalità per avviare e rendere operativo un nuovo approccio alla progettazione responsabile.
3.5.2 I contenuti: le aree e le schede di valutazione
Le aree di valutazione relative ai requisiti proposti nel sistema semplificato sono:
1 – Qualità ambientale esterna
2 – Consumo di risorse
3 – Carichi ambientali
4 – Qualità ambiente interno
5 – Qualità del servizio
6 – Qualità della gestione
7 – Trasporti
L’elenco dei requisiti minimi inderogabili prescelti è il seguente:
AREA 1
1.2.2-Inquinamento atmosferico
1.2.5-Inquinamento delle acque
1.2.6-Inquinamento luminoso
1.3.1-Integrazione con l’ambiente naturale e costruito
AREA 2
2.1.1-Isolamento termico
2.1.2-Sistemi solari passivi
2.1.3-Produzione acqua sanitaria
2.1.4-Energia elettrica (fonti non rinnovabili)
2.3.1-Consumo netto di acqua potabile
2.4.1-Riutilizzo di strutture esistenti
2.4.3-Utilizzo di materiali locali/regionali
2.4.5-Riciclabilità dei materiali
AREA 3
3.1.1-Emissione di CO2
3.2.1-Gestione acque piovane
3.3.1-Rifiuti solidi da costruzione o da demolizione
AREA 4
4.1.1-Illuminazione naturale
4.2.1-Isolamento acustico di facciata
4.2.4-Isolamento acustico dei sistemi tecnici
42
4.3.1-Temperatura dell’aria nel periodo invernale
4.3.3-Inerzia termica
4.4.2.1-Controllo degli agenti inquinanti - Fibre minerali
4.4.4.1 -Inquinamento elettromagnetico - Campi elettrici e magnetici a frequenza industriale (50 Hz)
4.4.4.2- Inquinamento elettromagnetico - Campi elettromagnetici ad alta frequenza (100 KHz-300
GHz)
AREA 5
5.1.1-Regolazione locale della temperatura dell’aria
5.2.3-Accessibilità ai sistemi tecnici
5.3.1-Monitoraggio dei consumi
AREA 6
6.1.1-Disponibilità documentazione tecnica dell’edificio
AREA 7
7.3.1-Prossimità a servizi locali
I criteri di calcolo e di attribuzione dei punteggi sono stati predisposti in analogia al protocollo regionale
predisposto in forma completa, così come corrisponde la procedura di valutazione. Per l’attuazione pratica
del protocollo semplificato si rinvia ai documenti e alle schede tecniche predisposte nell’Allegato 2 (cfr.
www.itaca.org protocollo semplificato).
43
Materiale didattico tratto da:
www.itaca.org
4. PROTOCOLLO ITACA 2009
VALUTAZIONE ENERGETICO – AMBIENTALE
EDIFICI RESIDENZIALI: NUOVA COSTRUZIONE E
RECUPERO
4.1 PREMESSA
Le linee guida per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici, redatte ai sensi dell’articolo 9
dello schema di legge regionale “Norme per l’edilizia sostenibile, sono un aggiornamento del Protocollo
Itaca, approvato dalla Conferenza delle Regioni nel gennaio 2004.
Tale strumento è stato sviluppato a partire dalla metodologia del GBC (Green Building Challenge) tenendo
conto della sua evoluzione e aggiornamento (Sustainable building Challenge SBC) ed è indirizzato agli
edifici residenziali di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazioni importanti.
Alle linee guida si affianca uno specifico software che ne implementa l’approccio metodologico e consente di
utilizzare il sistema attraverso un’interfaccia ad alto livello.
Le linee guida costituiscono lo strumento tecnico di valutazione valido per la certificazione Energetico ambientale degli edifici.
4.2 LO STRUMENTO DI VALUTAZIONE
Lo strumento di valutazione aggiorna il Protocollo Itaca contestualizzandolo alle caratteristiche ambientali e
costruttive del territorio in funzione del tipo di progetto da valutare e della sua ubicazione. Originariamente
sviluppato in ambiente Excel, è stato successivamente implementato in un software di calcolo per facilitarne
l’applicazione e la diffusione.
Tale strumento permette di stimare il livello di sostenibilità ambientale di un edificio residenziale misurando
la sua prestazione rispetto a 49 criteri raggruppati in 18 categorie a loro volta aggregate in 5 aree di
valutazione:
Aree di valutazione:
1. qualità del sito
2. consumo di risorse;
3. carichi ambientali;
4. qualità ambientale indoor;
5. qualità del servizio
Criteri di valutazione
I criteri di valutazione sono dotati di una serie di caratteristiche:
- hanno una valenza economica, sociale, ambientale di un certo rilievo;
- sono quantificabili o definibili qualitativamente, ovvero oggettivamente rispondenti a scenari prestazionali
predefiniti;
- perseguono un obiettivo di largo respiro;
- hanno comprovata valenza scientifica;
- sono dotati di prerogative di pubblico interesse.
44
Per ogni criterio l’edificio riceve un punteggio che può variare da –1 a +5, assegnato confrontando
l’indicatore calcolato con i valori della scala di prestazione (benchmark) precedentemente definiti.
Lo zero rappresenta lo standard di riferimento riconducibile a quella che deve considerarsi come la pratica
costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei regolamenti vigenti.
In particolare, i punteggi della scala di valutazione utilizzata hanno il significato riportato nella Tabella 1.
-1
0
1
2
3
4
5
Rappresenta una prestazione inferiore allo standard e alla pratica corrente
Rappresenta la prestazione minima accettabile definita da leggi o regolamenti vigenti, o, in caso
non vi siano regolamenti di riferimento, rappresenta la pratica corrente.
Rappresenta un lieve miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla pratica
corrente.
Rappresenta un moderato miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla
pratica corrente.
Rappresenta un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla
pratica comune. E’ da considerarsi come la migliore pratica corrente.
Rappresenta un moderato incremento della migliore pratica corrente.
Rappresenta una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla migliore pratica corrente, di
carattere sperimentale.
Tabella 1 - Interpretazione dei punteggi della scala di valutazione
Il punteggio viene assegnato in base alle indicazioni e al metodo di verifica riportati nella “Scheda
descrittiva” di ogni criterio di valutazione. Le informazioni riportate su ogni scheda sono:
• l’esigenza, ovvero l’obiettivo di qualità ambientale che si intende perseguire;
• il peso del criterio, che rappresenta il grado d’importanza che viene assegnato al criterio rispetto
all’intero strumento di valutazione
• l’indicatore di prestazione, ovvero il parametro utilizzato per valutare il livello di performance
dell’edificio rispetto al criterio di valutazione; può essere di tipo quantitativo o qualitativo, ultimo
viene descritto sotto forma di scenari;
• l’unità di misura, nel caso di indicatore di prestazione quantitativo;
• la scala di prestazione (o di benchmark), ovvero il riferimento rispetto al quale viene confrontato
l’indicatore prestazionale per calcolare il punteggio del criterio di valutazione;
• il metodo e gli strumenti di verifica, che definiscono la procedura per calcolare l’indicatore di
prestazione del criterio di valutazione;
• i dati di input, ovvero i dati di cui è necessario disporre per il calcolo e/o la verifica dell’indicatore
prestazionale;
• la documentazione, in cui vengono specificati i documenti (o stralci) da cui sono stati estratti i dati di
input ed in cui questi trovano contestualizzazione;
• il benchmarking, che specifica la metodologia adottata per la definizione dei benchmark;
• i riferimenti legislativi, ovvero le disposizioni legislative di riferimento a carattere cogente o rientranti
nella prassi progettuale;
• i riferimenti normativi, ovvero sono le normative tecniche di riferimento utilizzate per determinare le
scale di prestazione e le metodologie di verifica;
• la letteratura tecnica, ovvero i riferimenti tecnici referenziati utilizzati per determinare le scale di
prestazione e le metodologie di verifica;
Tutti i suddetti riferimenti: criteri, benchmark, scala di prestazione, indicatori, unità di misura, metodo di
verifica sono stabiliti da Itaca e possono essere modificati esclusivamente dalla Itaca stessa.
Sistema di pesatura
Pesatura Aree di Valutazione e Categorie
I pesi di Aree di Valutazione e Categorie rappresentano il grado di rilevanza che esse assumono all’interno
del sistema di valutazione.
45
Essi sono stati assegnati mediante “votazione” e successiva normalizzazione dei voti assegnati. I voti
possono variare all’interno di un range compreso tra 0 (area/categoria non applicabile) e 5 (area/categoria con
massima importanza).
I pesi assegnati di seguito illustrati sono stati stabiliti dalla Regione e possono essere modificati
esclusivamente da parte della Regione stessa.
Pesatura Criteri
I pesi dei Criteri rappresentano il grado di rilevanza che essi assumono e sono di due tipi: “relativi”, ovvero
riferiti all’importanza del Criterio all’interno della Categoria di appartenenza, o “assoluti”, ovvero relativi
all’importanza del Criterio all’interno del sistema di valutazione. I pesi sono stati assegnati stimando
l’impatto ambientale di ognuno di essi valutato in base a tre caratteristiche:
A – l’estensione del potenziale effetto (3 = globale o regionale, 2 = urbano o suburbano, 1 = edificio o sito)
B – l’intensità del potenziale effetto (3 = forte o diretto, 2 = moderato o indiretto, 1 = debole)
B – la durata del potenziale effetto (3 = > 50 anni, 2 = > 10 anni, 1 = < 10 anni).
La successiva normalizzazione dei voti attribuiti ha consentito il calcolo del peso relativo di ciascun Criterio.
Il peso assoluto è il risultato del prodotto del peso relativo del Criterio per il peso della Categoria e dell’Area
di Valutazione di appartenenza.
20,6%
ELENCO CRITERI
NUOVA COSTRUZIONE E RECUPERO
1. Qualità del sito
1.1 Condizioni del sito
1.1.1 Livello di contaminazione del sito
43%
1.1.2 Livello di urbanizzazione del sito
43%
1.1.3 Riutilizzo di strutture esistenti
14%
1.2 Accessibilità ai servizi
1.2.1 Accessibilità al trasporto pubblico
33%
1.2.2 Distanza da attività culturali e commerciali
33%
1.2.3 Adiacenza ad infrastrutture
35%
2.Consumo di risorse
2.1 Energia primaria non rinnovabile richiesta durante il ciclodi vita
2.1.1 Energia inglobata nei materiali da costruzione
14%
2.1.2 Trasmittanza termica dell’involucro edilizio
12%
2.1.3 Energia netta per il riscaldamento
11%
2.1.4 Energia primaria per il riscaldamento
14%
2.1.5 Controllo della radiazione solare
11%
2.1.6 Inerzia termica dell’edificio
12%
2.1.7 Energia netta per il raffrescamento
12%
2.1.8 Energia primaria per il raffrescamento
14%
2.2 Energia da fonti rinnovabili
2.2.1 Energia termica per ACS
50%
2.2.2 Energia elettrica
50%
2.3 Materiali eco-compatibili
2.3.1 Materiali da fonti rinnovabili
24%
2.3.2 Materiali riciclati/recuperati
24%
2.3.3 Materiali locali
23%
2.3.4 Materiali locali per finiture
7%
2.3.5 Materiali riciclabili e smontabili
23%
2.4 Acqua potabile
2.4.1 Acqua potabile per irrigazione
50%
2.4.2 Acqua potabile per usi indoor
50%
3. Carichi Ambientali
3.1 Emissioni di CO2 equivalente
46
5,17%
43,8%
0,98%
0,98%
0,31%
56,3%
0,95%
0,95%
1,01%
43,97%
53,3%
3,33%
2,75%
2,61%
3,33%
2,61%
2,75%
2,75%
3,33%
12,4%
2,74%
2,74%
24,4%
2,55%
2,55%
2,45%
0,74%
2,45%
9,8%
2,15%
2,15%
18,10%
52,6%
3.1.1 Emissioni inglobate nei materiali da costruzione
3.1.2 Emissioni previste in fase operativa
3.2 Acque reflue
3.2.1 Acque grigie inviate in fognatura
3.2.2 Acque meteoriche captate e stoccate
3.2.3 Permeabilità del suolo
3.3 Impatto sull’ambiente circostante
3.3.1 Effetto isola di calore: coperture
3.3.2 Effetto isola di calore: aree esterne pavimentate
4. Qualità ambientale indoor
4.1 Ventilazione
4.1.1 Ventilazione
4.1.2 Radon
4.2 Benessere termoigrometrico
4.2.1 Temperatura dell’aria
4.3 Benessere visivo
4.3.1 Illuminazione naturale
4.4 Benessere acustico 38,6%
4.4.1 Isolamento acustico involucro edilizio
4.4.2 Isolamento acustico partizioni interne
4.4.3 Rumore da calpestio
4.5 Inquinamento elettromagnetico
4.5.1 Campi magnetici a frequenza industriale (50Hertz)
5. Qualità del servizio
5.1 Controllabilità degli impianti
5.1.1 BACS (Building Automation and Control System) e TBM (Technical
Building Management)
5.2 Mantenimento delle prestazioni in fase operativa
5.2.1 Disponibilità della documentazione tecnica degli edifici
5.2.2 Sviluppo ed implementazione di un piano di manutenzione
5.2.3 Mantenimento delle prestazioni dell’involucro edilizio
5.3 Aree comuni dell’edificio
5.3.1 Supporto all’uso di biciclette
5.3.2 Aree attrezzate per la gestione dei rifiuti
5.3.3 Aree ricreative
5.4 Domotica
5.4.1 Qualità del sistema di cablatura
5.4.2 Videocontrollo
5.4.3 Anti intrusione, Controllo accessi e Safety
5.4.4 Integrazione sistemi
49%
51%
4,67%
4,86%
15,8%
0,97%
0,97%
0,91%
34%
34%
32%
31,6%
50%
50%
2,86%
2,86%
13,79%
25,7%
2,92%
82%
18%
12,9%
100%
1,77%
11,4%
100%
1,58%
44%
44%
11%
2,36%
2,36%
0,59%
11,4%
100%
1,58%
19,0%
12,0%
100%
2,27%
35,9%
27%
36%
38%
1,81%
2,42%
2,57%
26,1%
33%
37%
29%
1,65%
1,84%
1,46%
26,1%
27%
24%
24%
24%
1,33%
1,21%
1,21%
1,21%
La struttura dei Benchmark
All’interno di ogni scheda di valutazione è indicato il metodo utilizzato per la definizione della scala
prestazionale (o scala di benchmark) con riferimento alla legislazione e normativa vigente e alla letteratura
tecnica utilizzata.
La definizione dei valori della scala prestazionale avviene assegnando due livelli e calcolando gli altri per
interpolazione lineare. Il primo benchmark definito è sempre quello corrispondente al livello 0, mentre il
secondo può essere il livello 3 o il livello 5.
Al livello –1 corrispondono tutti i valori che rappresentano una prestazione inferiore a quella del livello 0,
quindi non è necessario calcolarlo per interpolazione lineare.
La procedura di definizione dei valori di partenza può essere sviluppata sostanzialmente nelle due modalità
chiarite in seguito, a seconda che esista o meno uno specifico quadro legislativo o normativo o un
regolamento che fissi dei requisiti minimi per l’indicatore considerato.
I benchmark, come gli indicatori, possono essere di tipo quantitativo o qualitativo.
47
Sebbene la tendenza sia quella di definire metodologie di valutazione basate esclusivamente su indicatori e
benchmark quantitativi ai fini di rendere il risultato delle valutazioni il più oggettivo possibile, esistono
situazioni in cui definire un indicatore quantitativo risulta particolarmente difficoltoso: in questi casi
l’indicatore è di tipo qualitativo e il voto alla prestazione viene attribuito confrontando la realtà dell’edificio
da valutare con una serie di scenari ipotizzati, che costituiscono la scala prestazionale. Il limite dei
benchmark di tipo qualitativo risiede nella loro arbitrarietà, nella loro possibile (e facile) cattiva
interpretazione e quindi nel fatto che non consentono di effettuare un confronto preciso tra la prestazione
dichiarata, difficile da controllare, e quella della scala stessa.
Generalmente gli indicatori di tipo qualitativo sono relativi a prestazioni per le quali non esiste un
riferimento legislativo o normativo.
Ai fini di limitare al massimo il numero degli indicatori prestazionali di tipo qualitativo per i motivi
sopraccitati, esiste una terza tipologia di indicatori e benchmark: i quali - quantitativi. Questi si applicano a
quelle prestazioni che è difficile individuare esclusivamente tramite un indicatore quantitativo, ma per le
quali è almeno possibile integrare allo scenario ipotizzato un riferimento numerico. L’obiettivo di questo tipo
di indicatori e benchmark è quello di renderli più oggettivi di quelli di tipo qualitativo.
Definizione del livello di benchmark 0
Il livello 0 corrisponde generalmente al requisito minimo richiesto dalla legge o alla pratica costruttiva
corrente. Nel caso in cui si fosse legiferato in materia, la procedura di definizione del suo valore
Risulta relativamente semplice in quanto si basa esclusivamente sull’analisi di leggi, norme e regolamenti
vigenti specifici per la prestazione da verificare. Qualora non vi fosse un quadro legislativo di riferimento,
invece, la procedura di definizione è più complessa: il valore di riferimento deve essere appositamente
calcolato, pertanto si rende necessaria un’analisi approfondita dello stato dell’arte, della pratica costruttiva e
delle specifiche politiche di settore, uno studio dei dati statistici nazionali e l’eventuale sviluppo di modelli di
regressione al fine di estrapolare i dati non presenti nel campione analizzato. Inoltre può essere necessario
effettuare simulazioni ad hoc mediante specifici strumenti di calcolo applicati ad edifici modellizzati
rappresentativi del parco costruito, per i quali vengono applicate soluzioni tecnologiche e costruttive definite
sulla base della pratica costruttiva corrente. I risultati delle simulazioni dipendono non solo dal tipo di
modello dell’edificio costruito, ma anche dai dati climatici e/o ambientali della località in cui si trova e dai
profili di gestione e utilizzo impostati, pertanto si rende necessario un ulteriore e fondamentale sforzo di
interpretazione dei risultati.
Definizione del livello di benchmark 3
Il livello 3 corrisponde ad un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e
alla pratica corrente. Nel caso in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite
dell’indicatore più restrittivi di quelli in vigore, da applicarsi nel medio periodo, si assegna il livello 3 della
scala prestazionale corrispondente a tali limiti. Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche
regionali, nazionali e internazionali.
Se non esistono requisiti imposti, invece, il valore del benchmark deve essere appositamente calcolato:
trattandosi di un livello di “migliore pratica corrente”, le analisi dello stato dell’arte e della realtà esistente
devono essere condotte riferendosi a edifici con prestazioni elevate, cercando per quanto possibile di ricavare
valori di benchmark oggettivi e generalizzabili. Se si effettuano simulazioni con strumenti quasi - statici o
dinamici, l’approccio da seguire nella scelta dei modelli degli edifici da simulare dovrebbe essere il seguente:
si parte da edifici corrispondenti al livello 0, rappresentativi del parco costruito, e si modificano i relativi
modelli mediante l’applicazione delle soluzioni architettoniche, costruttive ed impiantistiche migliori
disponibili, mirate ad elevarne le prestazioni globali; la scelta delle soluzioni migliorative deve essere
effettuata sulla base di uno studio dello stato dell’arte riportato sulla letteratura tecnico-scientifica. La
simulazione fornisce come risultato, previa interpretazione dell’esperto, quei valori di riferimento associabili
alla miglior pratica corrente.
Definizione del livello di benchmark 5
Il livello 5 corrisponde ad una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, che può
essere di natura sperimentale e può rendere necessario un ingente investimento economico iniziale. Nel caso
in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite particolarmente restrittivi, o da
applicarsi entro un lasso di tempo relativamente lungo, si assegnano al livello cinque della scala di
48
benchmark tali valori. Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche regionali, nazionali e
internazionali.
Se non esistono indicazioni di legge o politiche di questo tipo, il benchmark deve essere calcolato; la
complessità della procedura di definizione di un target così elevato è data dal fatto che allo stato dell’arte
esistono pochissimi edifici con prestazioni energetiche e ambientali associabili al livello 5, e quindi un’analisi
del parco costruito può risultare poco significativa.
Tuttavia vi sono casi in cui risulta più immediato definire tale livello: ad esempio, considerando l’indicatore
relativo alle emissioni effetto serra prodotte annualmente per l’esercizio dell’edificio, al livello 5 può essere
associata una configurazione ad emissioni zero.
La struttura del Protocollo Itaca (Framework)
Lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente il numero di criteri e le scale di benchmark in
funzione del tipo di progetto e di alcune caratteristiche specifiche dell’edificio o del contesto.
Schema di applicazione per progettazione Nuova (NC) o di Ristrutturazione (R) Durante la compilazione del
software che implementa lo strumento di valutazione, l’utente è chiamato a specificare la tipologia di
progetto che intende valutare: alcuni criteri si disattivano nel caso di progetti di ristrutturazione ed alcuni
indicatori prestazionali vengono calcolati e/o verificati con procedure diverse a seconda del tipo di progetto
cui si riferiscono.
Le procedure di verifica da adottare sono specificate nella sezione “Metodo e strumenti di verifica” della
scheda di ciascun criterio.
Si riportano di seguito le relazioni tra i criteri di valutazione e la tipologia di progetto:
1.1.1 អ In R è Annullato
2.3.1 អ In R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione
2.3.2 អ In R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione
2.3.3 អ In R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione
2.3.4 អ In R si valuta solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione
2.1.1 អ In R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte.
2.1.2 អ In R con Snetta > 1000mq e in NC si calcola l’indicatore per l’intero edificio; in R con Snetta ≤
1000mq si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte
3.1.1 អ In R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte
Specifiche di contesto
E’ stato definito un elenco di condizioni relative all’edificio e al contesto che, se verificate, disattivano uno o
più criteri ridistribuendo automaticamente i pesi.
• Assenza di un impianto di climatizzazione estiva (Disattiva il criterio 2.1.8 )
• Presenza di divieto Comunale di irrigazione con acqua potabile (Disattiva il criterio 2.4.1 )
• Presenza di divieto Comunale di raccolta acqua piovana per livelli elevati d’inquinamento dell’acqua
(Annulla il criterio 3.2.2 )
• Assenza di area di pertinenza, per esempio per grattacieli in centro città. (Disattiva i criteri 3.2.3 e 3.3.2)
• Presenza di divieto Comunale alla disposizione di aree private su suolo pubblico per raccolta differenziata
(Disattiva il criterio 5.3.2)
• Assenza di spazi comuni per aree ricreative, per esempio per grattacieli in centro città. (Disattiva il criterio
5.3.3)
Parametrizzazione delle scale di prestazione
Alcuni criteri di valutazione dispongono di più scale di benchmark in funzione:
• delle dimensioni della località dove è sito l’edificio (criterio 1.2.1);
• del tipo di progetto (criteri 2.1.1 e 3.1.1);
• del numero di piani dell’edificio (criteri 2.2.1, 2.2.2 e 2.3.1)
Il software che implementa lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente le scale prestazionali in
funzione dei dati dichiarati dall’utente nell’apposita scheda predisposta.
49
Materiale didattico tratto da: www.areeurbane.apat.it/site.pdf
D. Santonico (APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia
Ambientale), A. Raspar (EdicomEdizioni)
5. ELEMENTI DI EDILIZIA SOSTENIBILE
PROGETTARE E COSTRUIRE IN SINTONIA
CON L’AMBIENTE
Gli edifici e l’ambiente costruito sono gli elementi che caratterizzano l’ambiente urbano; talielementi
conferiscono a ciascuna città una particolare fisionomia e una serie di punti di riferimento che creano un
senso di identità e di riconoscibilità, rendendo la città un luogo attraente per vivere e per lavorare.
COM(2004), Bruxelles
5.1 I CRITERI PRIMARI DELL’EDILIZIA SOSTENIBILE
Il concetto di sostenibilità, ormai universalmente noto nelle politiche ambientali, definisce la gestione
dell’utilizzo delle risorse naturali, affinché non si ecceda nello sfruttamento oltre una determinata soglia, al
fine di evitare il totale depauperamento naturale.
Il comparto dell’edilizia è un sistema in cui vengono concentrate dal 30% al 40% di tutte le risorse naturali ed
energetiche dei paesi post-industriali, in relazione alle fasi di produzione dei materiali da costruzione,
all’utilizzo del territorio, alla realizzazione, alla gestione ed uso degli edifici.
Per quanto fondamentali, le regole del “buon costruire” non sono più sufficienti, si sta quindi cercando di
perseguire e sperimentare metodi e tecnologie che, seppur lentamente ma progressivamente, conducono al
riequilibrio dell’ambiente costruito con quello naturale.
Diversi sono i termini utilizzati per indicare un approccio progettuale compatibile con l’ambiente, ne diamo
alcune definizioni.
Edilizia
bioclimatica
Edilizia ecologica
L’edilizia bioclimatica esprime il ritorno a una capacità di adeguarsi al clima locale
per trarne il
massimo vantaggio. Il tema della progettazione accorta rispetto alle caratteristiche
del clima e
capace di sfruttare le fonti naturali di energia, ha ricevuto un notevole impulso a
partire dai primi
anni ’70, in seguito alla prima crisi petrolifera mondiale. L’edilizia bioclimatica
come approccio al risparmio energetico dell’edificio tramite l’utilizzo di semplici
accorgimenti che tendano allo sfruttamento massimo possibile degli apporti
energetici naturali e particolarmente quelli solari: tra questi l’orientamento degli
edifici rispetto al percorso del sole, la corretta disposizione dei locali in base
all’esposizione, una adeguata e sufficiente illuminazione e ventilazione naturale. Si
può giungere così ad abbassare il fabbisogno energetico dell’edificio fino al 50%
rispetto ad un edificio tradizionale.
Si tratta della definizione più diffusa riferita all’edilizia “ambientalmente
responsabile”; è di origine anglosassone con studi scientifici condotti fin dagli anni
’70 sulle cause dell’inquinamento interno degli edifici. L’edilizia ecologica tende ad
accogliere anche molte delle problematiche poste dall’edilizia bioclimatica per cui
non sempre è evidente una netta linea di demarcazione. In essa confluiscono tutte le
ricerche più avanzate nel campo della salubrità degli ambienti confinati, delle
tecnologie edilizie eco-compatibili e dell’introduzione dei principi della sostenibilità
nella produzione edilizia e nella gestione dell’habitat urbano.
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Bioedilizia
Edilizia sostenibile
L’essenza della sua struttura deriva dalla Baubiologie tedesca (alla lettera: Costruire
biologico=studio degli esseri viventi in relazione alle costruzioni) diffusasi
principalmente attraverso l’Istituto di biologia edile di Neubern (Germania) fondato
nel 1976. L’idea centrale della bioedilizia è l’assimilazione dell’involucro edilizio ad
una terza pelle la quale, insieme all’uomo, è nel Cosmo e con esso deve (per la salute
e la sopravvivenza) mantenersi in equilibrio. L’edilizia biologica si rivela quindi
scrupolosa nella scelta dei materiali, nella individuazione delle tecnologie e in
generale nelle prescrizioni finalizzate al costruire sano per un benessere totale, fisico
ma anche psichico di ciascun uomo. La bioedilizia come approccio alle tematiche
costruttive che mira a preservare gli ambienti interni da ogni fonte di inquinamento
chimico e biologico, a garantire la totale salubrità per gli utenti e a permettere la
sostenibilità dei componenti l’involucro edilizio nei confronti dell’ambiente esterno.
In conseguenza delle direttive indicate dalla Conferenza Onu sullo sviluppo
sostenibile del 1992, nel campo della tecnologia edilizia l’espressione “edilizia
ecologica” ha teso ad essere sostituita dall’espressione “attività costruttiva
sostenibile” affinché risultassero più evidenti i riferimenti agli aspetti socioeconomici posti dalle emergenze ambientali globali.
Queste definizioni rendono immediatamente percepibile come lo sviluppo sostenibile di un territorio non può
prescindere dall’attenzione del settore in oggetto e di come indirizzare il mondo del costruire e dell’abitare
verso i criteri di sostenibilità.
L’ambiente naturale è sempre più soggetto a continue trasformazioni provocate dalla costante interazione tra
ambiente naturale ed ambiente antropizzato che, riceve e rimette materiali, risorse ed energia. Ogni impianto
urbanistico può comportare delle conseguenze ecologiche enormi.
La progettazione sostenibile che parte dalla scala insediativa può rendere possibile l’uso di energia solare o
può invece bloccarla. Può orientare gli edifici in modo che ad essi occorra un potente impianto di aria
condizionata o che, al contrario, venga loro risparmiato in maniera naturale il surriscaldamento. Il progetto
decide se gli abitanti hanno la possibilità di spostarsi a piedi, in bicicletta o con mezzi di trasporto pubblici, o
se, invece, vengono forzatamente spinti nelle loro automobili.
Nei tessuti urbani, non sempre è possibile progettare partendo dalla scala insediativa (a livello di quartiere e/o
di piano particolareggiato), ma è certo che nei casi in cui avviene è sicuramente più probabile raggiungere
buoni livelli di sostenibilità.
Il processo progettuale che porta alla realizzazione di un intervento edilizio, presuppone la definizione delle
esigenze e dei requisiti che dovranno essere soddisfatti, garantendo una interrelazione armonica con
l’ambiente e il benessere psico-fisico dell’organismo umano.
All’inizio di ogni progettazione è doveroso tenere in considerazione le seguenti esigenze:
esigenze di progetto
contenimento del consumo delle risorse
utilizzo delle risorse naturali rinnovabili
riduzione dei carichi ambientali
maggior benessere ambientale negli spazi interni ed esterni degli edifici
maggiore qualità del servizio
Il progetto dovrà quindi garantire i requisiti necessari a soddisfare tali esigenze, con l’individuazione delle
più adeguate strategie e delle tecniche più appropriate per rendere le realizzazioni sostenibili.
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clima igrotermico e precipitazioni
disponibilità di luce naturale
Fattori climatici o agenti fisici
disponibilità di risorse rinnovabili
clima acustico
campi elettromagnetici
Qualità del suolo e del sottosuolo
Qualità delle acque superficiali
Fattori ambientali
Qualità dell’aria
Ambiente naturale ed ecosistemi
Qualità del paesaggio
Aspetti storico-culturali
Le scelte progettuali sono condizionate da una indagine preliminare che è quella dell’analisi del sito. Tale
indagine conoscitiva preventiva, comporta e prevede la necessaria attenzione verso i fattori climatici e
ambientali caratteristici del sito. Per fattori climatici e ambientali si intende:
I fattori climatici sono elementi fortemente condizionanti le scelte morfologiche del progetto architettonico e
comportano conseguenti valutazioni tecniche e tecnologiche adeguate. I fattori ambientali sono invece
elementi dell’ambiente che vengono influenzati dal progetto. Non sono pertanto dati di progetto ma piuttosto
elementi di attenzione o componenti dello studio di impatto ambientale (SIA) da effettuare in opera in
funzione delle normative vigenti.
5.2 L’USO SOSTENIBILE DELLE RISORSE AMBIENTALI
Il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici assorbono la maggior parte del consumo di energia (42%, di
cui il 70% per il riscaldamento) e producono il 35% delle emissioni complessive di gas serra. Gli edifici e
l’ambiente costruito utilizzano la metà dei materiali estratti dalla crosta terrestre e producono ogni anno 450
milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e da demolizione, ossia più di un quarto di tutti i rifiuti prodotti.
COM(2004), Bruxelles
Nell’ambito del risparmio delle risorse ambientali si possono definire tre campi:
– uso consapevole delle risorse energetiche
– uso consapevole dell’acqua
– uso consapevole di materiali
5.2.1 Il risparmio energetico nell’edilizia
La ricaduta sull’attenzione alla riduzione dei consumi energetici è legata al fatto che attualmente tutta
l’energia prodotta a livello planetario deriva dalla combustione di combustibili fossili, con la necessità quindi
di fare maggior ricorso all’uso di energie rinnovabili e che non producono gas climalteranti (in riferimento
agli obiettivi del Protocollo di Kyoto).
I consumi energetici imputati al settore civile hanno subito un incremento notevole negli ultimi anni; le
attività connesse al riscaldamento e alla climatizzazione degli edifici, alla illuminazione artificiale, stanno
aumentando velocemente e questo specialmente nell’edilizia residenziale.
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La necessità di riscaldare o di raffreddare gli ambienti, dipende strettamente dai sistemi e dalle caratteristiche
dell’edificio. Le scelte progettuali sono determinanti al fine di ottenere il miglior comfort termico sia
invernale che estivo, con il minor dispendio di energie. Occorre sviluppare quelle tecniche che
contribuiscono a migliorare le condizioni climatiche interne e il microclima intorno agli edifici, le qualità
dell’architettura nei manufatti edilizi dell’organizzazione spaziale dei medesimi nei confronti dell’area di
inserimento, dei metodi di arredo urbano con un sempre maggior ricorso a specifici impianti di verde urbano.
L’insieme delle modalità sopra accennate possono consentire un risparmio energetico sino al 70%
dell’energia legata al costruire e all’abitare. Di seguito si raggruppano alcune categorie di scelte progettuali
che contribuiscono a ridurre i consumi per quanto concerne il riscaldamento:
– adeguato isolamento termico dell’involucro edilizio;
– sfruttamento degli apporti gratuiti di radiazione solare, attraverso un corretto dimensionamento dei
componenti vetrati e l’eventuale inserimento di componenti passivi;
– scelta di tipologie di impianto di riscaldamento caratterizzate da elevati valori di efficienza di produzione,
di distribuzione, di emissione e di regolazione;
– valutazione della possibilità di collegare l’impianto di riscaldamento ad una rete di teleriscaldamento
esistente;
– struttura delle reti di distribuzione dei fluidi termovettori tale da consentire la regolazione e la
contabilizzazione dei consumi per ciascuna unità immobiliare servita;
– adozione di sistemi evoluti di regolazione a livello centrale, di zona e di terminale.
5.2.2 La certificazione energetica degli edifici
Il 23 settembre 2005 è stato pubblicato il decreto legislativo n.192, del 19 agosto 2005, in attuazione della
direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia. Il decreto stabilisce i criteri, le condizioni
e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la
valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a
conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di
Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico.
In particolare il provvedimento disciplina:
a) la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici;
b) l’applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici;
c) i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici;
d) le ispezioni periodiche degli impianti di climatizzazione;
e) i criteri per garantire la qualificazione e l’indipendenza degli esperti incaricati della certificazione
energetica e delle ispezioni degli impianti;
f) la raccolta delle informazioni e delle esperienze, delle elaborazioni e degli studi necessari all’orientamento
della politica energetica del settore;
g) la promozione dell’uso razionale dell’energia anche attraverso l’informazione e la sensibilizzazione degli
utenti finali, la formazione e l’aggiornamento degli operatori del settore.
Il decreto viene applicato agli edifici di nuova costruzione e agli edifici oggetto di ristrutturazione con le
modalità e le eccezioni previste nel provvedimento stesso.
In particolare per il punto c) è previsto che l’attestato di certificazione energetica degli edifici, deve
comprendere i dati relativi all’efficienza energetica propri dell’edificio, i valori vigenti a norma di legge e
valori di riferimento, che consentono ai cittadini di valutare e confrontare la prestazione energetica
dell’edificio. L’Attestato ha una validità massima di 10 anni a partire dal suo rilascio ed è aggiornato ad ogni
intervento di ristrutturazione che modifica la prestazione energetica dell’edificio o dell’impianto. Gli edifici
di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, la cui metratura utile totale supera i 1.000 metri quadrati,
hanno l’obbligo di affiggere nell’edificio l’attestato di certificazione energetica.
Le autorità preposte alla verifica del rendimento energetico degli impianti di climatizzazione invernale ed
estiva, sono le regioni e gli enti locali, i quali possono eseguire le ispezioni e gli accertamenti anche
attraverso altri organismi pubblici o privati.
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Inoltre è assegnato alle regioni e province autonome di Trento e Bolzano, anche attraverso accordi con enti
tecnico scientifici e agenzie, il compito di provvedere a rilevare il grado di attuazione di questo decreto,
valutando i risultati conseguiti e proponendo eventuali interventi di adeguamento.
5.2.3 Uso sostenibile dell’acqua
Le problematiche legate all’utilizzo dell’acqua in ambiente urbano riguardano essenzialmente gli usi
dell’acqua potabile, la corretta gestione delle acque meteoriche, il recupero delle acque grigie e l’uso di
sistemi naturali di depurazione.
Sono numerosi gli interventi praticabili che consentono un notevole risparmio idrico e verso i quali si è avuta
una crescita di interesse.
La maggior parte dell’acqua potabile usata in ambito domestico deriva dagli scarichi igienici che da soli
consumano un terzo dell’acqua totale utilizzata, circa 40 litri giornalieri pro capite.
Al fine di minimizzare il consumo di acqua potabile, la si dovrebbe utilizzare esclusivamente per gli usi
alimentari e di igiene personale; per usi differenti come l’irrigazione del verde, il lavaggio di parti comuni e
private, l’alimentazione degli scarichi dei bagni, il lavaggio delle automobili, dovrebbe essere utilizzata
l’acqua derivata dal recupero di quella piovana e, se grigia, depurata con opportuni sistemi di
fitodepurazione.
Inoltre occorrerebbe chiudere il più possibile il ciclo dell’acqua in loco, utilizzando l’acqua recuperata per
creare laghetti, ruscelli e biotopi umidi per favorire la naturalizzazione del sito. Con tali accorgimenti
verrebbe anche a diminuire il carico di lavoro del sistema fognario in caso di forti precipitazioni. La
produzione di acqua calda sanitaria rappresenta una voce di consumo anche di energia. Le strategie di
risparmio energetico prevedono la produzione di acqua calda sanitaria da fonte rinnovabile o assimilata:
l’impiego di sistemi solari attivi, ad esempio, può risultare conveniente anche nei nostri climi, così come la
produzione con pompa di calore accoppiata al recupero di calore di scarto da macchine frigorifere,
ventilazione di grandi volumi, ecc.
5.2.4 I materiali da costruzione
Nelle costruzioni convenzionali i materiali sono tipicamente valutati solo secondo il costo di base primario,
senza prendere in considerazione i costi ambientali e sociali relativi alla loro produzione, uso e destinazione.
Una progettazione attenta alle esigenze di tutela ambientale deve utilizzare materiali e componenti edilizi le
cui caratteristiche permettano, per l’intero ciclo vita del prodotto, di contribuire in maniera significativa al
miglioramento dell’ambiente.
Un materiale da costruzione sostenibile può costare di più in termini di approvvigionamento e installazione
rispetto ad un’alternativa che considera solo il costo primario, ma avrà i suoi vantaggi nel lungo termine. Un
costo primario basso può nascondere costi di riparazione, di eventuale demolizione o di sostituzione. Inoltre
si può verificare un lungo periodo di deperimento tra la comparsa dei primi segni sul materiale e la
sostituzione finale.
In generale i requisiti che i materiali devono garantire per assicurare una riduzione degli impatti ambientali
sono i seguenti:
– assenza di emissioni nocive;
– igroscopicità e traspirabilità;
– antistaticità e ridotta conducibilità elettrica;
– buona resistenza al fuoco ed assenza di fumi nocivi e tossici in caso di incendio;
– assenza di radioattività;
– provenienza da risorse rinnovabili o riciclate;
– biodegradabilità o riciclabilità;
– provenienza da processi produttivi il più possibile esenti da nocività per i lavoratori e di ridotto impatto
ambientale.
Il Decreto Ministeriale del 2 aprile 1998, entrato in vigore il 5 maggio 2000, rende operativa la Direttiva
Europea n° 89/106 CEE del 21 dicembre 1988, entrando nel merito delle caratteristiche dei materiali da
costruzione elencati nell’articolo 32 della L.10/91.
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La Direttiva comunitaria, già recepita in Italia con il D.P.R. n° 246 del 21 aprile 1993, stabilisce che le “opere
di edilizia e di ingegneria civile siano concepite e realizzate in modo da non compromettere la sicurezza delle
persone, dove per sicurezza delle persone si intende anche il rispetto di requisiti essenziali ai fini del
benessere quali: la salute, la durabilità, i risparmi energetici, la tutela dell’ambiente”. In particolare,
nell’allegato I, per quanto riguarda le caratteristiche dei materiali relativamente ad igiene, salute e ambiente
precisa: “l’opera deve essere concepita e costruita in modo da non compromettere l’igiene e la salute degli
occupanti o dei vicini e in particolar modo da non provocare: sviluppo di gas tossici, presenza nell’aria di
particelle o di gas pericolosi, emissioni di radiazioni pericolose, inquinamento o tossicità dell’acqua o del
suolo, difetti nell’eliminazione delle acque di scarico, dei fumi e dei rifiuti solidi o liquidi, formazione di
umidità su parti o pareti dell’opera”. Per quanto riguarda gli aspetti energetici, l’art. 32 stabilisce che “Ai fini
della commercializzazione, le caratteristiche e le prestazioni energetiche dei componenti degli edifici devono
essere certificate secondo le modalità stabilite da apposito decreto”.
Dobbiamo però precisare che a livello nazionale o internazionale non esiste ancora unicità di metodo di
certificazione dei materiali da costruzione, come non esiste unicità di caratteristiche qualitative dei materiali
che possa essere ufficialmente riconosciuta come eco-compatibile.
5.2.5 Eco-compatibilità dei prodotti edilizi
Negli ultimi anni la valutazione della compatibilità ambientale dei prodotti da costruzione è stata oggetto di
numerosi studi grazie ai quali sono stati messi a punto metodi e strumenti, in massima parte di certificazione,
sia di natura cogente, sia su base volontaria. Si tratta altresì di un processo evolutivo che si è sviluppato in
analogia con quanto è avvenuto e sta avvenendo a scala di edificio.
Il progettista e/o il consumatore si trovano infatti a poter scegliere tra prodotti caratterizzati da etichette
ecologiche, da dichiarazioni a cura del produttore, da schede informative sulle proprietà ecologiche e
tossicologiche, da studi promossi dalle associazioni di categoria, ecc.
Il rispetto delle prestazioni ambientali di un prodotto (caratteristiche tecniche, impatti ambientali, ecc.) è
assicurato attraverso l’utilizzo di marchi di conformità erogati da parte delle stesse aziende produttrici, o da
Organismi di Certificazione accreditati all’uopo.
La connotazione ambientale di questi marchi focalizza l’attenzione su aspetti legati alla salvaguardia
dell’ambiente coinvolgendo il “produttore” (imprenditori, operatori degli organismi preposti al controllo), il
“costruito” (prodotto, processo o servizio) e il “consumatore finale” (nella maggior parte dei casi il
progettista), con responsabilità e compiti diversi. La “marcatura CE dei prodotti da costruzione” costituisce il
principale riferimento cogente a livello normativo, poiché condiziona la libera circolazione di alcune
categorie di prodotti nel mercato dell’Unione Europea all’adempimento degli obblighi previsti dalla
marcatura.
Le “etichette ecologiche” si muovono invece su base volontaria e si appoggiano alla recente emanazione
(metà anni ’90) di standard sovranazionali – ISO (International Standard Organization) e Commissione
Europea (EMAS, Ecolabel) – che ne regolano l’applicazione. La marcatura CE indica che un prodotto è
conforme a uno standard tecnico europeo definito Normativa Europea Armonizzata. Una volta che un
produttore abbia dimostrato che il prodotto soddisfa i requisiti della normativa di riferimento, ha la possibilità
di riportare il marchio CE sul prodotto, sull’imballo o sui documenti d’accompagnamento. Il numero di
prodotti da costruzione sottoposti a marcatura sta crescendo di anno in anno, basti pensare che nel 2004 ben
43 sono entrati in regime di marcatura CE obbligatoria. A partire dal 1993 il Sottocomitato “SC3 –
Environmental Labelling” della Commissione Tecnica ISO/TC 207, si è occupato della stesura di una serie di
norme ISO relative all’etichettatura ambientale dei prodotti.
Altro è la Dichiarazione Ambientale di Prodotto – DAP o EPD (Environmental Product Declaration) – che
rientra nella tipologia di etichetta ecologica di tipo III (di tipo “dichiarativo”).
Si può applicare a tutti i prodotti che, classificati in categorie definite per funzioni equivalenti, possono essere
comparati attraverso la dichiarazione di impatti ambientali causati e considerati alla scala globale, regionale e
locale, nel corso del loro ciclo di vita.
La Valutazione del ciclo di Vita rappresenta un supporto fondamentale allo sviluppo di schemi di
Etichettatura Ambientale.
La Valutazione del Ciclo di Vita o Life Cycle Assessment (LCA) è una analisi sistematica che valuta i
flussi di materia ed energia durante tutta la vita di un prodotto, dall’estrazione delle materie prime, alla
produzione, all’utilizzo, fino all’eliminazione del prodotto stesso una volta divenuto rifiuto. L’obiettivo
55
generale di una LCA è valutare gli impatti ambientali associati alle varie fasi del ciclo di vita di un prodotto,
nella prospettiva di un miglioramento ambientale di processi e prodotti.
In particolare, l’LCA può essere utilizzata per stimare l’impatto ambientale complessivo di un prodotto, per
confrontare due prodotti simili dal punto di vista dell’impatto ambientale, per individuare possibili
miglioramenti all’interno di un ciclo produttivo.
Gli obiettivi dell’LCA possono essere così sintetizzati:
– riduzione del consumo di risorse
– impiego di materiali di riciclo sia come materie prime seconde di base sia nel processo produttivo;
– sviluppo di prodotti a lungo ciclo di vita attraverso l’intervento sulle loro caratteristiche e sulla lo
manutenibilità;
– sviluppo di prodotti a breve durata ma altamente riciclabili; riduzione delle emissioni inquinanti
– nella fase di produzione;
– nella fase di riciclo;
– nella fase di smaltimento;
riduzione del carico ambientale degli scarti
– definizione di tecnologie disassemblabili;
– miglioramento della qualità dello smaltimento attraverso l’intervento sulle caratteristiche del prodotto.
Sono state sviluppate sino ad oggi diverse metodologie per l’analisi del ciclo di vita e la standardizzazione di
questi metodi per effettuare l’LCA è stata compiuta da SETAC (Society of Environmental Toxicology and
Chemistry) e da ISO (International Standard Organization) la quale ha emanato una serie di norme che
definiscono i riferimenti per la corretta applicazione dell’analisi del ciclo di vita (UNI EN ISO 14040-1404114042-14043). Gli altri marchi e le attività in corso dei Centri di ricerca e consulenza
In ambito edilizio esistono marchi e strumenti di certificazione della qualità ambientale degli edifici
sviluppati da numerosi centri italiani ed esteri. Il numero complessivo dei marchi è in continua crescita, così
come le modalità e le metodologie con le quali i marchi vengono rilasciati.
Tra i più conosciuti citiamo:
• il marchio di qualità bioecologica ANAB-IBO-IBN – che contrassegna i prodotti che ottengono a
certificazione secondo i metodi di valutazione messi a punto da ANAB (Associazione Nazionale Architettura
Bioecologica) attraverso l’attività di controllo di ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) a
cui è stata trasferita l’attività di controllo.
• Marchio NATUREPLUS – messo a punto a livello europeo da Istituti di ricerca che operano nel settore del
controllo della qualità dei prodotti per la bioedilizia.
• Il marchio Forest Stewardship Council (FSC) – che identifica i prodotti contenenti legno proveniente da
foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
Per quanto attiene, infine l’attività di ricerca, numerosi Dipartimenti in Italia sono da tempo attivi nello
sviluppo di metodi e strumenti di valutazione della compatibilità ambientale dei prodotti edilizi. Il
Dipartimento di Scienze e Tecniche per i Processi di Insediamento (DINSE) del Politecnico di Torino, ad
esempio, è impegnato da alcuni anni nello sviluppo di una banca dati dei materiali edilizi, nella quale sono
riportate informazioni inerenti consumi energetici di produzione, i principali effetti ambientali ed indicazioni
inerenti le proprietà tecnologiche ambientali (durata media, potenziale riciclabilità, ecc.).
5.3 LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA E AMBIENTALE DEGLI EDIFICI IN EUROPA E IN ITALIA: LO
STATO DELL’ARTE
A livello internazionale è stata condotta, negli ultimi dieci anni, un’intensa attività di ricerca, tesa allo
sviluppo di sistemi di certificazione energetico-ambientale, volti a valutare e, di conseguenza, confrontare,
l’impatto e le performance di un manufatto architettonico nell’arco di tutto il suo ciclo di vita. Alcuni di
questi sistemi hanno raggiunto un livello di definizione e articolazione tale da permettere ad utenti o
investitori di ottenere un’indicazione precisa in merito alla qualità ed al peso ambientale dell’opera costruita,
racchiudendo questo concetto in un dato oggettivamente raffrontabile.
56
Il settore delle certificazioni energetico-ambientali, intendendo in senso lato quei protocolli mirati ad
individuare l’impatto in termini di ecosostenibilità dei manufatti edili, è articolato, ad oggi, su due livelli:
volontario e cogente.
Alla prima categoria sono ascrivibili tutti i sistemi basati su ecobilanci o definiti sulla base di un criterio di
valutazione a punteggio. I sistemi di certificazione cogenti, invece, sono quelli imposti (e codificati) da
precise prescrizioni normative, come ad esempio la discussa legge 10/91 per l’Italia, o la direttiva europea
2002/91 CE sul Rendimento Energetico, recentemente recepita dal nostro Paese come Decreto Legislativo
n.192, del 19 agosto 2005.
L’obiettivo dei sistemi volontari basati su bilanci ambientali, o ecobilanci, è quello di redigere un bilancio
rigoroso di tutti gli effetti ambientali del processo edilizio, aggregandoli in una funzione (generalmente
complessa) che rappresenta la misura dell’impatto ambientale.
Il più noto di questi sistemi è il LCA. Certamente, ad oggi, esistono ancora delle limitazioni nell’applicabilità
del sistema, ma è altresì vero che sono noti protocolli basati su tale metodologia,
quali, per rimanere in Europa, ECO QUANTUM olandese, ECO-PRO tedesco, EQUER francese e LCATool svedese.
I metodi basati sull’attribuzione di punteggi adottano un approccio differente rispetto ai sistemi incentrati sul
bilancio ambientale.
Attraverso il punteggio attribuito alla scelta progettuale, alla tecnologia adottata o al soddisfacimento di un
certo standard si esprime il grado di sostenibilità di un prodotto/progetto,
ossia il suo impatto ambientale. Il metodo è strutturato secondo liste di requisiti; ad ogni requisito è attribuito
un punteggio (score) commensurato al grado di soddisfacimento dello stesso.
Ne emerge una pagella ambientale, dove, mediante sommatoria (semplice o pesata) dei punteggi raggiunti
per ogni requisito, si individua il grado di sostenibilità dell’architettura in esame.
In Europa fanno parte di questa famiglia, per citare i due più noti:
• BREEAM-British Research Establishment Environmental Assessment Method.
Il metodo è elaborato nel Regno Unito, nel 1990, ad opera di ECD (Energy&Environment), in collaborazione
con BRE (Building Research Establishment). E’ il primo strumento di tipo commerciale per la valutazione
della qualità ambientale degli edifici, tanto da assurgere a punto di riferimento per gli standard elaborati
successivamente. Il certificato, una volta rilasciato, costituisce una sorta di etichetta di qualità. I
requisiti di sostenibilità sulla base dei quali si valuta l’immobile sono raggruppati in sette categorie. Il
giudizio finale complessivo si articola secondo cinque livelli di merito.
• Green Building Challange (GBC) e GBTool- Green Building Tool.
Il Green Building Challange (www.iisbe.org), nato nel 1996 in seno ad un network di 19 paesi, tra cui
l’Italia, costituisce l’esito di un comune sforzo di collaborazione inteso a sviluppare uno strumento di
gestione ambientale dell’edificio che raggruppi e coordini i criteri spesso differenti di performance
energetico- ambientale dell’edificio, costituendo altresì uno strumento a cui i diversi Paesi coinvolti possano
attingere per creare o adattare i loro strumenti di verifica e certificazione nazionali. Lo schema è molto simile
al BREEAM, ma concettualmente più innovativo, giacché è privo di limiti strutturali, in quanto avulso da
legami con la regione geografica d’origine. Quali requisiti di riferimento, sono stati individuati degli specifici
indicatori di sostenibilità ambientale (ESI – Environmental Sustainability Indicators). In alternativa la
valutazione si effettua comparando le prestazioni dell’edificio con quelle di edifici benchmark (di
riferimento); si tratta di criteri di performance ambientale che esprimono la qualità di un edificio
relativamente ad un contesto nazionale. Gli indicatori sono espressi in unità di misura parametrizzate rispetto
alla superficie della costruzione e al numero di ore di occupazione della stessa.
I criteri di performance ambientale, invece, sono articolati su quattro livelli gerarchici. E’ prevista una scala
di valutazione con un range compreso tra –2 e 5, dove 0 è il benchmark. I punteggi ottenuti sono via via
pesati e aggregati per ottenere un punteggio complessivo dell’edificio. Nel concreto il GBC è attuato
attraverso un apposito software, chiamato GBTool.
Un approccio molto differente, invece, è offerto da quei protocolli di certificazione incentrati sul controllo dei
consumi energetici del manufatto nella sola fase di gestione. Attualmente questi standard, pur con tutta una
serie di aspetti che devono ancora essere messi a punto, ed una intrinseca limitatezza d’uso, sono ciò che
maggiormente risponde alle istanze normative e procedurali avanzate dalla direttiva europea CEE 2002/91.
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Si riportano di seguito, in sintesi, i protocolli più significativi a livello europeo. E’ da precisare che, molto
spesso, nell’ambito di questi sistemi di certificazioni, la predetta divisione tra volontario e cogente è molto
più labile e discrezionale.
• Minergie (www.minergie.ch)
E’ il marchio svizzero di qualità energetica, i cui obiettivi sono definiti da valori massimi di consumo di
energia per riscaldamento e usi elettrici. L’indicatore è il fabbisogno di energia finale per metro quadrato di
superficie riscaldata all’anno (kWh/m2a). Dal punto di vista impiantistico il marchio non impone alcuna
soluzione in particolare, sebbene spinga per l’impiego di fonti rinnovabili. Esso prevede anche lo standard
avanzato Minergie-P, che coinvolge i sistemi impiantistici non connessi al riscaldamento.
• L’etichetta Niedrigenergiehaus-Casa a basso consumo.
L’etichetta Casa a basso consumo è ufficialmente riconosciuta in Germania quale standard energetico dal
1999. Oggi è indispensabile per ottenere determinate sovvenzioni ed è conferita quando si dimostrino
consumi annui per riscaldamento minori di 65 kWh/m2a. Anche le nuove norme tedesche sulle performance
energetiche (Energieeinsparverordnung, EnEv), in vigore dal 2002, applicano lo standard della Casa a basso
consumo per le nuove costruzioni, introducendo, in più, l’idea di un passaporto energetico.
• L’etichetta Passivhaus-Casa Passiva.
Attualmente è poco più di uno standard prestazionale di riferimento. Il requisito fondamentale è un consumo
di energia compreso tra i 10 e 15 kWh/m2a; per condomini vale una riduzione del 20-25%. Al di là,
comunque, dei sistemi sin qui analizzati, che si configurano come i più noti ed i più definiti in termini di
struttura e protocolli applicativi, esistono, in Europa, anche altri approcci interessanti. Alcuni rappresentano i
primi passi, mossi dai Paesi che li hanno implementati, verso i sistemi di certificazione energetica e
ambientale, altri, magari più consolidati, si configurano semplicemente come uno dei diversi approcci
proposti dalla nazione in questione, mentre altri ancora si limitano ad indicare una direzione operativa in cui
muoversi e procedere. Ciò in virtù del fatto che in diversi casi esiste già sul territorio una normativa, una
politica o un regolamento energetico vigente, rispetto al quale il metodo di certificazione può assurgere a
strumento operativo complementare, previsto e inglobato addirittura dai criteri attuativi del
regolamento stesso, oppure costituire una realtà parallela e indipendente. Ne sono un esempio Finlandia,
Belgio, Olanda, Danimarca e Francia.
Analizzando, invece, la realtà nazionale, la situazione normativa, come noto, è deludente; il concetto di
certificazione energetica e ambientale dell’edificio, infatti, era già stato introdotto, in Italia, dall’art. 30 della
legge 10/91, rinviando, però, la sua definizione operativa ad un futuro decreto del Presidente della
Repubblica, mai emanato (ha invece fatto la sua comparsa, quest’estate, un Decreto Ministeriale, il DM 27
luglio 2005, quando già si era in attesa del recepimento della 2002/91/CE, quale Dlgs 19 agosto 2005, n.
192). Resta il fatto che negli ultimi due o tre anni, sulla spinta della direttiva europea, anche in Italia si è
assistito ad un proliferare di approcci e ipotesi in materia di certificazione dell’edificio. I primi esiti, benché
tutti protesi al conseguimento del medesimo obiettivo, si configurano attraverso l’adozione di strumenti
fra loro simili seppur diversi, implementati ognuno in un ambito o in seno ad organi differenti.
• CTI-Comitato Termotecnico Italiano
Il CTI, mediante Commissione incaricata (Sottocomitato 1, 6, 5) è da tempo impegnato nell’elaborazione di
un programma di raccomandazioni tese ad adeguare la regolamentazione nazionale ai contenuti della
direttiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia. Suddetto programma prevede:
1. Raccomandazione CTI/SC1 a supporto della UNI EN 832 per il calcolo del fabbisogno energetico
invernale degli edifici;
2. Raccomandazione CTI/SC5 a supporto della certificazione dei consumi estivi;
3. Raccomandazione CTI/SC6 a supporto della UNI 10348.
Ad oggi si è data precedenza ai requisiti per la climatizzazione invernale ed ha elaborato la Raccomandazione
CTI- R 03/3-Novembre 2003 (Impianti di riscaldamento e acqua calda per usi igienici).
lI calcolo si esegue utilizzando la UNI EN 832, su periodo di riferimento mensile e sulla base di una
zonizzazione termica dell’immobile semplificata.
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• La proposta dell’ICMQ: Sistema Edificio
Lo schema fissa le regole per un sistema di certificazione volontario, ove potranno facilmente inserirsi le
prescrizioni fissate successivamente dalle norme di attuazione della direttiva 2002/91/CE per le future
certificazioni cogenti. Il modello prevede più livelli prestazionali; qualora vengano superati i valori minimi
prestabiliti è concesso il marchio Sistema Edificio. Le prestazioni energetiche sono espresse, come sempre, in
kWh/m2a. La classificazione del livello di performance dell’edificio è articolata secondo zone climatiche e in
virtù della destinazione d’uso dell’edificio. La determinazione del fabbisogno energetico non interessa solo
l’aspetto relativo al riscaldamento invernale, ma include anche il fabbisogno per la produzione di acqua calda
sanitaria, per raffrescamento e per l’illuminazione. Il riferimento normativo per il calcolo e le eventuali prassi
di verifica è la normativa europea o nazionale esistente, nonché le recenti Raccomandazioni approntate dal
CTI per la stima delle dispersioni attraverso l’involucro e la determinazione del fabbisogno complessivo
d’energia dell’edificio. Il metodo, inoltre, consente di valutare anche gli aspetti di durabilità dell’edificio.
• Il Protocollo ITACA
Il Protocollo Itaca per la valutazione della qualità energetica ed ambientale di un edificio è il frutto
dell’azione intrapresa da un Gruppo di Lavoro nazionale al quale ha partecipato anche APAT, istituito nel
gennaio 2002 presso la sede di ITACA (Associazione nazionale per l’innovazione e la trasparenza degli
appalti e per la compatibilità ambientale). Il frutto dell’attività del GdL è un protocollo di lavoro condiviso
(Protocollo ITACA approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome il 15
gennaio 2004). Esso consente di attribuire, in modo uniforme e da tutti riconosciuto e comprensibile, un
punteggio di eco-sostenibilità agli edifici, ma soprattutto, con l’adozione del Protocollo, è stato definito, in
modo univoco, un metodo di valutazione. Il Protocollo si articola in una serie di linee guida raccolte in
settanta schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Le
schede sono completate da elementi informativi, quali i riferimenti normativi, tecnici e il peso del requisito.
La matrice di riferimento è il GBTool. I criteri di valutazione del livello di eco-compatibilità della
costruzione contemplati nel sistema sono stati strutturati e codificati in Aree di valutazione, le quali a loro
volta prevedono una serie di sottorequisiti e prestazioni. Anche il sistema di attribuzione dei punteggi è
mutuato dal GBTool, con la possibilità, per ogni Amministrazione, di correggere il peso di ogni singolo
requisito per adattarlo alla propria realtà locale.
• KlimaHaus-CasaClima
E’ un protocollo di certificazione energetica messo a punto dalla Provincia Autonoma Bolzano-Alto Adige
nell’intento di muovere i primi passi nella direzione della direttiva 2002/91/CE. Il progetto nasce nel 2002, su
iniziativa della Provincia Autonoma Bolzano e ad opera dell’Ufficio Aria e Rumore dell’Agenzia provinciale
per la protezione dell’ambiente e la tutela del lavoro. La certificazione CasaClima mira a rendere
quantificabile e comprensibile il consumo di calore (e quindi le emissioni di CO2) di un edificio, a rendere
trasparenti i rapporti tra i fornitori ed i gestori del settore energetico e ad identificare gli edifici che
necessitano di un’indagine più approfondita per poter pervenire all’attuazione di opportune misure di
risparmio energetico. La determinazione dell’indice termico è condotta seguendo un metodo standardizzato
messo a punto dall’ufficio medesimo. Il risultato è un attestato in cui è evidenziato l’indice termico
dell’edificio, determinato secondo i dati climatici di Bolzano, e raffrontabile con le categorie di consumo di
calore riportate a lato dello stesso indice. Le categorie vanno dalla classe A, definita a basso fabbisogno di
calore, con un indice termico minore di 30 kWh/m2a, alla classe più bassa, la classe G, definita ad alto
fabbisogno di calore e contraddistinta da un indice termico maggiore di 160 kWh/m2a. Nel caso in cui per la
costruzione si impieghino materiali e soluzioni ecologiche e per il riscaldamento fonti energetiche
rinnovabili, si otterrà il riconoscimento CasaClimapiù. La certificazione avviene per azione volontaria di
soggetti che ne abbiano fatto richiesta presso l’ufficio Aria e Rumore della Provincia, benché, per rendere il
provvedimento efficiente, la provincia abbia imposto che, ai fini dell’ottenimento della concessione edilizia
prima e dell’abitabilità dopo, ogni nuovo manufatto architettonico, debba ricadere nella classe energetica
minima prevista dallo standard, ossia la classe C, (70 kWh/m2a esclusa l’acqua calda sanitaria).
Qualora poi si certifichino consumi particolarmente bassi (classe A o B) la specifica targhetta metallica, con
il logo di CasaClima e la classe di merito sarà apposta in esterno al fianco del numero civico.
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• SB 100-Sustainable Building in 100 azioni (www.anab.it)
E’ il sistema messo a punto da ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), articolato
secondo un elenco ragionato di obiettivi e azioni ritenute necessarie al loro raggiungimento, unitamente ad
una check list atta a controllarne l’efficacia. Gli obiettivi sono articolati secondo tre aree tematiche:
biologica, ecologica e sociale. Lo strumento, assolutamente volontario, è rivolto principalmente alle P.A.
Uno strumento similare è stato recentemente messo a punto anche da INBAR (Istituto Nazionale
Bioarchitettura®).
• Il progetto BEEPS
BEEPS, acronimo di Building Energy and Environment Performance System, nasce come progetto di
proposta di certificazione energetica degli edifici. Il lavoro fa riferimento ad una ricerca del Ministero
dell’Ambiente e del Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università La Sapienza di Roma, volto a definire
uno strumento da impiegare nella valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti in Italia e
che tenga conto delle condizioni climatiche (molto articolate), delle condizioni di comfort interno e dei costi
associati, così come stabilito in sede comunitaria. La metodologia proposta, un po’ inconsueta, è il risultato di
una combinazione condotta in termini sia quantitativi che qualitativi di una scheda informativa redatta sulla
base dei dati di un caso di studio e supportata da un data-base in costante aggiornamento secondo la logica
dell’autoapprendimento. Grazie a confronti prestazionali (ad esempio sui consumi reali) e con
l’individuazione di opportuni pesi si giungerà poi alla formulazione di una valutazione finale.
Attualmente, sulla base delle informazioni reperite, il progetto è ancora nella fase di indagine e messa a
punto.
Altro progetto in fase di ultimazione è a carico dell’UNI. Una sintesi che illustra le caratteristiche del metodo
UNI è disponibile all’articolo di GROSSO M., “Progettare Sostenibile: metodologia di valutazione
dell’ecocompatibilità dell’edificio progetti edilizi”, U&C – Unificazione e Certificazione, dossier edilizia
sostenibile, anno XLVII, numero 4, pag. 25-28, The C’ Comunicazione, Milano, Aprile 2003.
http://web.uni.com/stampa/sommario_apr2003.shtml
5.4 UN’APPLICAZIONE DI EDILIZIA SOSTENIBILE: LA REALIZZAZIONE DEI VILLAGGI DEI XX GIOCHI
OLIMPICI INVERNALI TORINO 2006
(tratto dalla pubblicazione “La Valutazione ambientale strategica dei XX Giochi Olimpici Invernali di
Torino 2006” – EdicomEdizioni luglio 2005)
5.4.1 L’Ambiente al centro dei Giochi
Il Comitato Olimpico Internazionale considera l’Ambiente la terza componente fondamentale
dell’Olimpismo – insieme allo sport ed alla cultura - nella consapevolezza che non c’è futuro per lo sviluppo
sportivo se non si pongono i valori ambientali al centro di ogni politica di intervento. L’intero processo di
organizzazione dei Giochi deve dunque essere orientato all’obiettivo di garantire il massimo livello di tutela
del territorio, perseguendo obiettivi di miglioramento ambientale, facendo propri i principi dello sviluppo
sostenibile e recependo l’Agenda 21 del Movimento Olimpico.
L’art. 7 della Carta di Intenti, elaborata ed adottata dal Comitato Organizzatore dei XX Giochi Olimpici
Invernali Torino 2006 – TOROC – cita: “La progettazione e realizzazione delle opere sarà orientata a
minimizzare gli impatti su tutte le componenti ambientali: aria, acqua, suolo, risorse energetiche e naturali,
biodiversità. A tal fine saranno adottate tecnologie e soluzioni innovative e sostenibili, ed attuati interventi di
mitigazione e compensazione degli impatti. In collaborazione con le autorità locali sarà perseguito l’obiettivo
di migliorare il bilancio ambientale complessivo del territorio Olimpico, attraverso il continuo monitoraggio
delle attività svolte e l’impiego di indicatori condivisi e consolidati. […] Sul territorio interessato dai Giochi
saranno sviluppati, in sinergia con gli enti locali, programmi ambientali di accompagnamento dell’evento
Olimpico, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree”.
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5.4.2 La sostenibilità nella progettazione e nella realizzazione dei Villaggi Olimpici e Media
Il Programma di candidatura della città Torino è stato caratterizzato da un obiettivo ambizioso: “Realizzare i
Villaggi Olimpici e i Villaggi Media come modelli per uno sviluppo urbano sostenibile”.
(Piano d’Azione Ambientale - Green Card). I temi della sostenibilità urbana ed edilizia sono stati quindi
recepiti con particolare impegno ed efficacia nella progettazione e nella realizzazione dei Villaggi Olimpici e
Media; per tali interventi è stato infatti possibile definire precisi obiettivi di efficienza e di comfort
ambientale anche, e soprattutto, in funzione della destinazione residenziale post olimpica delle strutture. Il
percorso attuativo degli interventi è stato caratterizzato dalla volontà e dal rispetto degli obiettivi e delle
prescrizioni della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), attraverso lo sviluppo di strumenti di indirizzo
programmatico, sistemi di verifica dei requisiti ambientali dei progetti, oggetto di gara di appalto, fino a
giungere alla messa a punto di strumenti di monitoraggioe di controllo delle prestazioni in fase di costruzione
e di esercizio.
Linee guida per la sostenibilità nel progetto, nella costruzione e nell’esercizio dei Villaggi Olimpici e Media
La procedura di VAS prevede la verifica degli obiettivi di sostenibilità connessi alla preparazione ed allo
svolgimento dei Giochi attraverso lo sviluppo di strumenti a supporto delle diverse attività, non ultime quelle
di progettazione, di controllo delle attività di cantiere e di monitoraggio della qualità ambientale delle opere
realizzate.
Il TOROC ha avuto, tra gli altri, il compito di elaborare un insieme di strumenti di pianificazione generale
che hanno supportato l’Agenzia Torino 2006 (la Pubblica Stazione Appaltante delle Opere Olimpiche) nelle
fasi di realizzazione del Piano degli Interventi.
In tale contesto il TOROC ha provveduto ad elaborare uno strumento di indirizzo della progettazione
dei Villaggi Olimpici e Media.
Le “Linee guida per la sostenibilità nel progetto, nella costruzione e nell’esercizio dei Villaggi Olimpici e
Media”, realizzate con il contributo di esperti del Politecnico di Torino ed il coordinamento operativo di
Environment Park (parco scientifico e tecnologico della città di Torino), costituiscono, nel loro insieme, una
sorta di “enciclopedia” delle strategie progettuali per rendere ecocompatibili i Villaggi in corso di
realizzazione.
Le linee guida sono articolate attraverso schede che approfondiscono i requisiti ambientali del progetto alle
diverse scale d’azione seguendo un approccio metodologico simile a quello adottato in analoghe esperienze,
quali ad esempio:
- Il Regolamento Igienico Edilizio tipo della Regione Emilia Romagna;
- Il Regolamento Igienico Edilizio tipo della Regione Marche;
- Il metodo elaborato dalle attività del GL13 – Sostenibilità in edilizia – della Commissione Processo Edilizio
dell’UNI.
Le schede contengono informazioni puntuali sui possibili indicatori di controllo del processo edilizio e sugli
strumenti utili per rendere tali indicatori di controllo leggibili ed efficaci e sono articolate su sei ambiti
tematici:
- l’utilizzo delle risorse climatiche locali (sole e vento);
- la qualità ambientale degli spazi esterni;
- l’integrazione con il contesto ambientale;
- il contenimento del consumo di risorse energetiche;
- la riduzione dei carichi ambientali (inquinanti esterni);
- la qualità dell’ambiente interno (inquinanti interni).
I requisiti ambientali dei progetti dei Villaggi Olimpici e Media
Le Linee Guida hanno rappresentato per i progettisti dei Villaggi Olimpici e Media un riferimento strategico,
cui rapportarsi per adottare criteri progettuali mirati alla sostenibilità degli insediamenti e per la definizione
degli strumenti da utilizzare per concretizzare tali criteri. L’attivazione delle procedure di scelta del
progettista è avvenuta a seguito della redazione da parte del responsabile del procedimento dell’Agenzia
Torino 2006 del Documento Preliminare alla Progettazione (DPP). Tale documento definisce gli obiettivi
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dell’intervento e le caratteristiche che deve avere il progetto, quantifica i limiti finanziari da rispettare ed
indica con quale priorità la stazione appaltante intende perseguire gli obiettivi che si è proposta.
I DPP dei Villaggi Olimpici e Media hanno recepito le Linee guida redatte da TOROC e le hanno integrate
nella definizione dei requisiti di progetto, indicando nella sostenibilità una delle priorità da considerare nel
percorso di realizzazione dei progetti.
Uno degli obiettivi principali che ci si è preposti nell’impostazione degli interventi è stato quello di
conseguire un elevato equilibrio fra performance, costi e qualità architettonica e compositiva dei nuovi
insediamenti.
In particolare le richieste formulate dall’Agenzia sono state rivolte ai seguenti aspetti:
- contenimento dei consumi elettrici, termici e di acqua potabile, sia attraverso la riduzione della domanda
che attraverso l’incremento dell’efficienza dei sistemi di trasformazione, prevedendo l’utilizzo di fonti
energetiche rinnovabili ed il recupero delle acque meteoriche e reflue;
- integrazione progettuale di tecnologie attive e passive per l’incremento dell’efficienza energetica delle
strutture e per il miglioramento dei parametri ambientali;
- qualità degli spazi esterni, in maniera tale da ottimizzare il controllo della temperature delle superfici
esposte alla radiazione solare, dell’esposizione ai venti dominanti e l’equilibrio igrometrico dell’area;
- qualità degli ambienti indoor in termini di comfort termoigrometrico, isolamento acustico, incremento
dell’illuminazione naturale e qualità dell’aria ed inquinamento elettromagnetico;
- utilizzo di materiali biocompatibili e con analisi del ciclo di vita positiva, con particolare preferenza
nei confronti di tecniche costruttive che garantiscano la possibilità di recupero delle materie prime seconde;
- studio, per le diverse unità spaziali e per i diversi sottosistemi tecnologici, della funzionalità, della
controllabilità, della flessibilità, dell’accessibilità e della manutenibilità.
In particolare per quanto attiene questi ultimi aspetti è stato richiesto da un lato di poter monitorare nel tempo
ed elaborare i dati relativi all’efficacia ed all’efficienza delle soluzioni tecnologiche adottate, dall’altro di
prevedere l’installazione di strumenti che consentano all’utente finale di controllare i parametri ambientali
nell’unità immobiliare occupata e di essere consapevole dei consumi di risorse e dei carichi ambientali di cui
è responsabile.
Per poter avere un controllo costante del processo attuativo è stato richiesto ai progettisti di indicare fin dalle
fasi di gara gli obiettivi di sostenibilità che si intendono perseguire, specificando i requisiti qualitativi,
quantitativi e le specifiche soluzioni tecnologiche adottate per soddisfare quanto previsto.
Il progetto deve inoltre indicare quali extracosti sono previsti per migliorare la sostenibilità dell’intervento
rispetto ad una costruzione convenzionale, indicando inoltre il pay back period atteso
per gli specifici investimenti.
A garanzia del conseguimento dei risultati attesi, nell’ambito dei criteri di aggiudicazione, l’Agenzia ha
assegnato un punteggio pari a circa il 20% del totale, per la valutazione della qualità
dei progetti offerti in termini di sostenibilità.
In ultimo, per quanto attiene gli interventi che vedono coinvolte le imprese per la progettazione, costruzione e
gestione delle strutture (concessione di lavori pubblici ex art. 19 comma 2 della legge 109/94) il concetto di
sostenibilità è stato allargato anche alla gestione delle residenze chiedendo, in sede di gara, ai concorrenti di
dichiarare gli strumenti ed i criteri gestionali con i quali intendevano perseguire l’obiettivo di realizzare
insediamenti esemplari anche in termini di facility mangement.
Il Villaggio Olimpico di Torino
Quello che è destinato a diventare il principale “quartiere” degli atleti, costituisce effettivamente un nuovo
modello di sviluppo urbano sostenibile?
Si tratta di un intervento piuttosto complesso suddiviso in 3 lotti di residenze per circa 52.000 mq, aree a
servizio per circa 40.000 mq, oltre ad una passerella pedonale di collegamento con il centro del Lingotto
(lotto VI).
Nell’ambito delle opere per la realizzazione del Villaggio Olimpico è prevista la conservazione e
ristrutturazione delle strutture poste nell’area centrale storica soggetta a vincolo della Soprintendenza per i
Beni Ambientali ed Architettonici.
L’intervento di restauro e recupero delle strutture del mercato ortofrutticolo ha come obiettivo la
realizzazione della zona di servizi al Villaggio Olimpico (centro logistico).
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La scelta del TOROC e delle città di Torino di localizzare il Villaggio Olimpico in aree urbane attualmente
poco valorizzate attribuisce all’intervento il compito di volano della riqualificazione per l’intero distretto. La
progettazione ha voluto quindi conferire un carattere peculiare agli edifici al fine di rendere riconoscibile il
quartiere nel futuro ed identificarlo con il titolo di Quartiere Olimpico, come era già avvenuto a Torino negli
anni sessanta per il complesso di Italia ‘61. Il Villaggio diventa inoltre un elemento connettivo tra il quartiere
di matrice razionalista e il complesso del Lingotto al di là della ferrovia e ricuce, sia visivamente che
fisicamente, questa parte di città.
Per quanto attiene il progetto del complesso di edifici, pensati per i lotti del Villaggio Olimpico, la sua
configurazione planimetrica è ispirata alla composizione della pianta regolare della città di Torino. La
composizione delle abitazioni all’interno del lotto è pensata in modo tale da creare uno spazio permeabile
nelle direzioni trasversali e di schermo per quelle longitudinali. Infatti gli edifici di testa posti sulle vie che
delimitano l’area oggetto dell’intervento fungono da sbarramento e chiusura visiva del lotto, generando in
uniformità con gli edifici vicini un rigido effetto skyline .
La struttura dei lotti è stata pensata in modo tale da creare spazi privati e pubblici ben distinti, ciò comporterà
la presenza di piazze, strade e cortili, ed è proprio in questi luoghi di separazione tra pubblico e privato che si
integrano tra loro diverse funzioni come mezzi di trasporto, servizi per il tempo libero ed aree di ristoro.
Sulle vie che delimitano i lotti si ritagliano spazi dedicati per accogliere attività commerciali come negozi,
bar, uffici. In particolar modo la piazza nata dall’incrocio delle vie interne assolve la funzione sia di luogo di
smistamento, sia di punto di ritrovo per gli abitanti della zona.
La maggior parte degli edifici ha una superficie di 20,37x13,77 m con un interpiano di 3,10 m, tale da
consentire un’altezza libera interna per ogni alloggio di 2,71 m. La qualità degli alloggi
è stata pensata soprattutto per il periodo post-Olimpico, ed è appunto perseguendo i massimi standard
abitativi che si è cercato di realizzare edifici con ottimali comfort termici, acustici e visivi. In particolare:
- sugli edifici sono stati installati circa 2000 mq di collettori solari ad acqua per il riscaldamento dell’acqua
igienico sanitaria, in grado di soddisfare il 60% del fabbisogno di acqua calda;
- la maggior parte delle unità abitative è dotata di serre solari a guadagno diretto grazie alle quali sarà
possibile ridurre il fabbisogno energetico di riscaldamento nel periodo invernale;
- la richiesta massima di energia convenzionale per il riscaldamento non sarà superiore al 60% del consumo
ammesso dalla Legge 10 del 1991 – la principale norma di riferimento per l’attuazione del Piano energetico
nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili
di energia;
- gli alloggi sono riscaldati attraverso pannelli radianti a bassa temperatura, in modo tale da garantire il
massimo comfort indoor;
- si otterrà una sostanziale riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2 equivalente) per via del
totale ricorso al teleriscaldamento urbano, ovvero, il trasporto a distanza di calore ad uso riscaldamento
urbano e acqua calda sanitaria, prodotto dai due impianti di cogenerazione di Moncalieri e Mirafiori Nord;
- i corpi illuminanti e le lampada installate, internamente ed esternamente agli edifici, rispetteranno i requisiti
del programma europeo “green light”, attraverso il quale nel corso dei prossimi cinque anni sarà possibile
risparmiare il 30% dei consumi energetici di illuminazione;
- gli isolanti termoacustici sono di origine naturale in fibra di cellulosa privi di CFC e HCFC dannosi per
l’ozono;
- i sistemi di irrigazione delle aree verdi sono alimentati da serbatoi di raccolta delle acque piovane
- le bocchette di erogazione dell’acqua dei rubinetti e degli scarichi di bagni e cucine sono dotati di
dispositivi in grado di ridurre il flusso d’acqua erogato con un risparmio del 40% rispetto ad analoghi
erogatori privi di dispositivo.
Tutte le unità abitative sono dotate di strumenti di controllo in grado di garantire la misura delle principali
grandezze ambientali e di permettere un monitoraggio costante dell’efficienza delle soluzioni tecnologiche
adottate.
I dati derivanti dal monitoraggio post occupancy potranno essere confrontati con i risultati attesi, che il
progettista ha dovuto valutare ed esplicitare nel corso della progettazione.
L’obiettivo di un modello di sviluppo urbano sostenibile sembra dunque essere stato raggiunto attraverso la
realizzazione di un intervento che ha coniugato i concetti della progettazione sostenibile con quelli di
economicità, di rispetto dei tempi di realizzazione e dei requisiti insediativi tipici degli interventi urbani a
grande scala.
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Il Villaggio Media Italgas
Il Villaggio Media Italgas viene realizzato nelle aree dimesse dell’ex stabilimento di produzione dell’Italgas,
sulle rive del fiume Dora. Durante la fase olimpica verrà utilizzato per ospitare all’incirca 450 giornalisti ed
operatori dell’informazione, dopo le Olimpiadi verrà riconvertito a residenza universitaria. Anche questo
Villaggio si caratterizza per il suo basso impatto ambientale e per l’efficienza energetica.
Gli edifici sono stati orientati lungo l’asse est-ovest, in modo tale da ottenere un allineamento nord-sud delle
cellule abitative e consentire un controllo ottimale dei parametri ambientali, massimizzando gli apporti solari
invernali, diminuendo le dispersioni di calore e consentendo un facile controllo del surriscaldamento estivo
attraverso schermature solari operabili esterne.
Un sistema di lamelle di legno consente la modulazione degli apporti termici e solari lungo il fronte sud degli
edifici residenziali contribuendo al raggiungimento del comfort termico interno delle cellule abitative.
La realizzazione della struttura avviene attraverso murature portanti, limitando l’uso del calcestruzzo alla
realizzazione delle solette, così facendo si elimina completamente la formazione di ponti termici strutturali e
si conferisce alla struttura una notevole inerzia termica che, unitamente all’utilizzo di sistemi di
riscaldamento a bassa temperatura consente un ottimale livello di comfort interno.
La muratura è costituita da un unico filare di blocchi d’argilla naturale porizzati con farina di legno naturale,
mentre l’isolamento termico del tetto è realizzato attraverso l’utilizzo di pannelli in sughero.
Gli impianti tecnologici al servizio delle palazzine e delle zone servizi, sono stati progettati con particolare
attenzione:
- il riscaldamento nelle camere è realizzato con pannelli radianti a bassa temperatura;
- la generazione di calore avviene per mezzo di caldaie a condensazione funzionanti a gas metano;
- sono stati utilizzati reattori elettronici per i corpi illuminanti nelle zone comuni;
- è previsto l’utilizzo di sistemi di termoregolazione climatica abbinati a rilevazione della presenza delle
persone per la razionalizzazione dei consumi;
- i sistemi di irrigazione delle aree verdi sono alimentati da serbatoi di raccolta delle acque piovane.
L’Agenzia Territoriale Casa, che gestirà la struttura per 30 anni, (l’Università di Torino che è il proprietario
del Villaggio ha costituito a favore di ATC un diritto d’uso e gestione della struttura per 30 anni) ha posto
insieme al TOROC le premesse di un iter che porterà il Villaggio a conseguire il marchio europeo di qualità
ecologica (Ecolabel) per il servizio di ricettività turistica.
Il Comitato Organizzatore ha infatti ricevuto dalla Commissione Europea l’incarico per un progetto di
diffusione dell’Ecolabel Europeo degli alberghi all’interno dell’area Olimpica e
Piemontese.
Per le imprese turistiche l’Ecolabel rappresenta uno strumento di marketing e comunicazione nei confronti
del cliente sensibile alla tutela ambientale.
Il progetto è svolto con il supporto di Provincia di Torino, Regione Piemonte, ARPA Piemonte, APAT e
Comitato Ecolabel.
Il Villaggio Media Villa Claretta
Il Villaggio Media Villa Claretta in località Grugliasco (TO) si sta realizzando all’interno del parco storico
della “Villa Claretta”, un edificio seicentesco attualmente in corso di ristrutturazione da parte del comune di
Grugliasco. Durante la fase olimpica ospiterà circa 430 giornalisti e successivamente verrà convertito a
residenza universitaria.
In questo caso i criteri di sostenibilità richiesti per i Villaggi Olimpici sono stati utilizzati come punto di
partenza per l’inserimento paesistico ambientale degli edifici.
Un attento studio delle aree verdi ha consentito di realizzare una quinta verde che delimita il parco verso il
Villaggio e ne garantisce un perfetto inserimento ambientale.
Tutte le aree carrabili esterne sono realizzate su terreno vegetale (senza asfalto), attraverso l’uso di geogriglie,
in modo tale da garantire la completa permeabilità del terreno e preservarne la funzione di volano termo
igrometrico.Gli edifici vengono realizzati con l’obiettivo di un elevato utilizzo degli apporti energetici
naturali esterni.
La ventilazione delle camere è garantita attraverso camini di estrazione a tiraggio naturale, in grado di
funzionare per il 70% dell’anno senza alcun ausilio meccanico. Un ottimale bilanciamento dei requisiti di
illuminazione naturale delle camere e di schermatura solare estiva è stato ottenuto attraverso l’utilizzo di
serramenti particolari dotati di schermature solari orizzontali concave.
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Tali schermi sono stati posizionati a 2/3 della finestra, in modo tale da ombreggiare l’intera superficie delle
camere ed illuminarne per riflessione i soffitti attraverso la restante parte alta del serramento.
Gli impianti tecnologici comprendono:
- il riscaldamento nelle camere previsto con pannelli radianti a bassa temperatura;
- l’allacciamento al sistema di teleriscaldamento cittadino;
- l’utilizzo di reattori elettronici per i corpi illuminanti nelle zone comuni;
- l’utilizzo di sistemi di ventilazione naturale;
- i sistemi di irrigazione delle aree verdi, alimentati da serbatoi di raccolta delle acque piovane.
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