RECENSIONI
per il booklet del DVD
“Telefoni bianchi e giubbe grigioverdi” di Violetta
Chiarini
GIOVANNI ANTONUCCI
Telefoni bianchi e giubbe grigioverdi , ideato, diretto e interpretato da Violetta
Chiarini con la preziosa collaborazione musicale di Antonello Vannucchi, appartiene
a quei rari concerti-spettacolo che non possono esaurirsi nell’evento teatrale perché
meritano di essere conosciuti da un pubblico più ampio e diversificato, qual è
quello raggiunto dal DVD. Non è, infatti, uno spettacolo che mette in fila una serie di
canzoni degli anni Venti , Trenta e dei primi Quaranta , alcune recuperate da un
oblio di marca ideologica, altre ben note magari per motivi opposti, altre ancora
affidate al successo teatrale, cinematografico e radiofonico, ma il ritratto di
un’intera società, quella italiana, ancora oggi restia a ricordare il suo passato.
Violetta Chiarini ha il gusto del costume, delle canzoni che lo segnano e lo
rilanciano nel futuro, della storia minore che un motivo musicale felice rende invece
importante, ma ha anche la capacità di far dialogare i musicisti con gli scrittori. Ecco
così Trilussa, Achille Campanile, Giuseppe Ungaretti interagire con musicisti di
successo come Kramer, D’Anzi, Bixio, Mascheroni, Fragna, Ruccione, per citare solo
alcuni degli italiani, e con Hupfeld, Gomez, Oberfeld, Schultze, Brown fra gli
stranieri, in una sorta di raffinato caleidoscopio. Telefoni bianchi e giubbe
grigioverdi si muove a tutto campo, passando dalle canzoni cinematografiche al
bestiario, dall’epopea africana all’Italia campagnola, dalla radiomania ai canti di
guerra, fascisti e della resistenza, dalle canzoni in passerella, lanciate dai nostri
comici e dalla nostre soubrettes , per finire con le perle musicali di una Cinecittà che
produceva capolavori come Gli uomini che mascalzoni .
Operazioni colte e popolari insieme, come quella ideata dalla Violetta Chiarini
autrice con l’apporto di un musicista del livello di Antonello Vannucchi, possono
funzionare solo se trovano un’interprete estrosa, imprevedibile, ricca di fantasia e
di temperamento, in grado di coniugare la vocalità della cantante con quella
dell’attrice.
Violetta ha tutte insieme queste qualità ed è una rarità in un paese come il nostro,
dove cantanti-attrici sono mosche bianche e dove, d’altra parte, non esiste la
tradizione anglo-sassone dell’attore che sa perfettamente cantare e del cantante
cha sa recitare a livello professionale . Violetta, poi, ha una personalità che sul
palcoscenico viene fuori in tutte le sue componenti. Con il suo corpo snello e
nervoso, inguainato in eleganti mises, i suoi capelli biondi aureolati da riccioli quasi
angelici, la sua gestualità così espressiva eppure mai oltre le righe, coinvolge il
pubblico con la sua voce che unisce forza e sottigliezza, emozione e malizia,
sottolineatura plebea e aristocratica raffinatezza. Ciò che più colpisce in lei è la
padronanza del mezzo vocale , la ricchezza del timbro, il colore di una voce che non
teme di passare da Lili Marleen di Schultze all’Inno a Roma di Puccini, dai motivetti
radiofonici alle canzoni in passerella, da Giarabub a Bella ciao, da Parlami d’amore
Mariù a Ciribiribin . Per ogni canzone trova il tono giusto, il ritmo perfetto,
l’interpretazione più aderente, con una straordinaria disinvoltura scenica e con
l’aria di chi è consapevole che la musica è teatro e il teatro musica.
Giovanni Antonucci: storico del teatro e dei mass-media, critico teatrale, scrittore,
drammaturgo, docente universitariowww.giovanniantonucci.com;[email protected].
TIBERIA DE MATTEIS
Le canzoni possono raccontare la storia di un Paese e racchiudere un mondo
perduto, pronto magicamente a risvegliarsi e a tornare vitale. Il gioco funziona se ad
animarlo è un interprete come Violetta Chiarini, a cui va non solo il merito del
recupero di un repertorio variegato e molteplice, talvolta dimenticato e sempre
intrigante, ma soprattutto l’encomio per una disincantata e duttile poliedricità
espressiva. Unico funambolo a dialogare con musica e parole nel suo concerto
spettacolo “Telefoni bianchi e giubbe grigioverdi”, l’attrice non si limita alla mera
esecuzione dei brani, impegnandosi in una ricerca raffinata e sublime della loro
essenza significativa con un gusto retrospettivo non alieno da intelligente e
goliardica ironia. Nei suoi gesti precisi, nitidi e sorvegliati c’è una maturità
comunicativa che sa di consapevolezza letteraria e culturale nel fornire immediati e
sintetici spaccati di un’epoca o di un clima sociale. Rispettosa ed elegante,
spontanea e intensa, grintosa e impeccabile, Violetta mette a nudo i testi e li
scarnifica, donando al pubblico la loro verità fra nostalgia e umorismo, malizia e
sarcasmo. Spaziando dalle melodie degli schermi internazionali ai motivetti
radiofonici, dall’epopea africana all’Italia bucolica, dai cori di guerra e di lotta alle
lievi sonorità da passerella, senza dimenticare i refrain di Cinecittà, l’instancabile
protagonista ridona calore, presenza e romanticismo a ritmi che hanno indotto al
sogno o all’azione intere generazioni, lontane e tuttavia non inermi, per la forza che
agitano nelle nostre radici. Una voce nitida, sicura e densa di sfumature le permette
di diversificare ogni passaggio, in un virtuosismo di toni e timbri che non ha mai
velleità narcisistiche, ma coglie con incisività il rapporto dialettico tra forme e
contenuti, conducendo per mano le spettatore in un viaggio affascinante e
coinvolgente che non lascia tempo per la distrazione. Esile, bionda, angelica e
lunare nella sua garbata fisicità, Violetta sa dimostrarsi potente e vulcanica nel suo
duende scenico, prestandosi alle infinite vocalità e ai molteplici volti di una realtà in
cammino che ci rappresenta tutti senza esaurire il desiderio e l’urgenza di una
piacevole condivisione.
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Tiberia de Matteis: saggista, critica teatrale (carta stampata e programmi
culturali TV di rassegna spettacoli teatrali, con apparizione in video), docente
universitaria.
E-mail: [email protected]
ELIO PECORA
Commuovere è muovere dentro, toccare quel che chiamiamo cuore e che è il centro
dell’emozione, il pulsare dell’essere.
Il gesto che racconta, che allude, la voce che si cerca nella sua grana fatta di mente
e di viscere, la parola che guida e trattiene sul ciglio di verità ora aspre, ora gioiose,
tutti conducono chi vede e ascolta nell’altrove dell’arte.
Così tanto più volte m’è accaduto assistendo agli spettacoli di Violetta Chiarini: che
nel canto, nella voce, nel gesto – mescolando ebbrezze e malinconie, allegrezze e
pene – accoglie l’energia dell’esistere come un dono, un bene ineguagliabili
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Elio Pecora : scrittore, drammaturgo, critico letterario, poeta di fama nazionale –
E-mail :[email protected]