Immagini digitali
Luca Mainetti
INDICE
1. La teoria del colore...................................................................................................................1
2. La formazione del colore e dell’immagine digitale.....................................................................4
3. Il formato GIF..............................................................................................................................7
4. Il formato JPEG........................................................................................................................11
Riferimenti bibliografici.................................................................................................................15
1. La teoria del colore
Segui questa lezione e sarai in grado di comprendere con più soddisfazione come si forma il colore che
caratterizza le immagini. E’ fondamentale per saper ideare ed applicare correttamente una qualunque
operazione di foto ritocco.
La visione del colore è un fenomeno che dipende da una terna di fattori: la natura della luce,
l’interazione tra luce e materia e il funzionamento del sistema di visione tipico degli esseri umani
(l’occhio). Gli esseri umani vedono un colore quando una sorgente luminosa, che emette una particolare
distribuzione di onde elettromagnetiche con lunghezze d’onda corrispondenti a luce colorata visibile,
colpisce un oggetto colorato, interagisce con la sua materia e si riflette sino ad arrivare ai nostri organi
recettori del senso della vista. I fotorecettori presenti nell’occhio sono sensibili ad un determinato
intervallo di frequenze (lo spettro del visibile) di tali onde e traducono l’energia elettromagnetica che
raccolgono in stimoli, che vengono inviati al cervello, che a sua volta li traduce in informazione che
percepiamo come colore.
L’occhio umano è in grado di percepire solamente radiazioni elettromagnetiche le cui lunghezze d’onda
stanno tra i 780 e i 380 nanometri: queste onde sono dette appartenenti allo spettro del visibile: questi
due limiti corrispondono rispettivamente al colore rosso (con minore energia) e al colore viola (con
maggiore energia). Alle frequenze più basse (oltre i 780 nanometri) stanno i cosiddetti infrarossi,
mentre a quelle più alte (sotto i 380 nanometri) stanno gli ultravioletti.
L’occhio umano è in grado di percepire nello spettro del visibile circa 10.000 diversi colori, dati da
diverse lunghezze d’onda emissive. Tuttavia, si partiziona per convenzione lo spettro in sette colori
prominenti così suddivisi: viola (380 nm), indaco (450 nm), blu (490nm), verde (560nm), giallo (590nm),
arancio (630nm), rosso (780nm).
La combinazione dell’emissione di più frequenze porta ad un’onda luminosa percepita come bianco: un
prisma separatore, grazie a un indice di rifrazione che angola in modo diverso le diverse frequenze che
ne attraversano il materiale, consente di individuare le sette preminenti colorazioni di cui è dotato lo
spettro, esattamente come nel fenomeno dell’arcobaleno.
Questo aspetto prova che l’unione dei colori avviene in modo
additivo all’interno di un sistema fisico emissivo (le sorgenti
luminose emettono frequenze, che unendosi portano al bianco).
Esiste un diverso spazio colore, detto sottrattivo, il quale utilizza
sottrazione di frequenze mediante la stesura di opportune
sostanze chimiche dette pigmenti sopra un materiale su cui la
frequenza luminosa incidente va a battere. Il colore risultante è
dato dalle frequenze superstiti non assorbite dai pigmenti
presenti sul materiale e percepite come colore dal recettore
visivo. In uno spazio colore sottrattivo, la somma dei pigmenti dà
il massimo assorbimento di frequenze e quindi l’assenza di luce
(nero).
Dal punto di vista della tecnica artistica,
si ragiona utilizzando uno spazio colore
sottrattivo: i colori sono suddivisi sulla
Ruota dei Colori, che consente di
schematizzarne alcune proprietà visive
direttamente derivate dalla loro origine
fisica. La ruota dei colori definisce alcuni
colori primari, nel senso che da essi
possono essere derivati tutti gli altri
colori: essi sono il Rosso, (nell’industria
della stampa si utilizza un inchiostro
denominato Magenta, una variante di
rosso che prende il nome dalla città di
Magenta, dove si svolse una battaglia contro le truppe Napoleoniche, le quali indossavano pantaloni di
questo particolare colore), il Blu (in industria il corrispondente inchiostro prende il nome di Cyan o
Ciano e corrisponde ad una particolare tinta di azzurro chiaro) ed il Giallo - posti su tre delle punte della
stella che nella ruota dei colori può essere inscritta.
Le altre punte intermedie rappresentano i colori ottenibili dalla combinazione
delle punte adiacenti; ad esempio, l’arancio si ottiene combinando i vicini rosso
e giallo, il verde dal blu e giallo e così via. Questi colori sono detti secondari.
Essi sono Arancio, Viola, Verde. Mescolando tra di loro un colore secondario
con il colore primario della punta vicina, si ottengono i colori terziari,
rappresentati nella ruota ciascuno tra le punte alternate di colori primari e
secondari. I colori terziari hanno nomi misti e sono: rosso-arancio, gialloarancio, giallo-verde, blu-verde, blu-viola e rosso-viola.
Colori primari
Colori secondari
Colori terziari
Colori complementari
Colori analoghi
Colori attivi e passivi
Un’altra categoria di colori è quella denominata “colori neutri”: si tratta di colori formati da uguali parti
di ciascuno dei colori primari (uguali proporzioni di magenta, ciano e giallo), a formare diverse intensità
di quelli che vengono comunemente detti grigi.
2
Tutti gli altri colori possono essere ottenuti attraverso la mescolanza
delle scale dei neutri con i colori primari, secondari e terziari: questi
colori sono detti Tinte (Tints) o Ombre (Shades). Una tinta si ottiene
mescolando del bianco ad una quantità di colore, viceversa un’ombra si
ottiene mescolando del nero ad un colore. Le tinte rappresentano dunque colori più chiari, mentre le
ombre rappresentano colori più scuri.
La ruota dei colori viene utilizzata per scegliere degli schemi colori
dominanti nella creazione delle proprie immagini. Tra gli schemi colori più
utilizzati vi sono i seguenti: monocromo, complementare, analogo, caldo e
freddo. Nello schema monocromo, tutti gli elementi sono realizzati con un
colore primario o secondario e da un certo numero di tinte o ombre derivati
da questo colore. Nello schema complementare, si scelgono tinte e ombre
derivati da due colori complementari, vale a dire colori che si trovano su
punte opposte della ruota dei colori. I colori complementari forniscono il
massimo valore di contrasto e danno come effetto un lavoro che attira molto
l’attenzione dell’osservatore. Tipici esempi sono rosso con verde, blu con
arancio. Nello schema analogo si utilizzano da tre a cinque colori con scarso
contrasto tra di loro, preso da due punte adiacenti della ruota dei colori e dal relativo colore intermedio,
oltre che eventualmente dagli associati colori terziari. Nello schema caldo si utilizzano i colori posti
nella parte sinistra della ruota dei colori e si utilizzano laddove si vuole dare una sensazione di calore,
luminosità, vicinanza al soggetto della scena rappresentata. Nello schema freddo, viceversa, si utilizza
la parte destra della ruota dei colori, per ottenere un effetto di distacco rispetto all’osservatore.
Schema monocromo
Schema complementare
Schema caldo
Schema freddo
Schema analogo
3