scienze della terra minerali L’evoluzionedei di Robert M. Hazen in sintesi ■ Gli ingredienti da cui ha avuto origine il sistema solare 4,6 miliardi di anni fa comprendevano solo una dozzina di minerali (composti cristallini). Oggi sulla Terra ci sono più di 4400 specie minerali. ■ I numerosi minerali del nostro pianeta hanno impiegato moltissime ere geologiche per svilupparsi, e sono il risultato di diversi processi di formazione. ■ Oltre la metà delle specie minerali terrestri deve la sua esistenza agli organismi viventi, che più di due miliardi di anni fa hanno iniziato ad alterare la geologia del pianeta. 90 LE SCIENZE N el cosmo delle origini non c’erano minerali. Nessun solido di alcun tipo avrebbe potuto formarsi e sopravvivere alle temperature infernali successive al big bang, i primi atomi (idrogeno, elio e un po’ di litio) emersero dopo mezzo milione di anni. Poi, nel corso di altri milioni di anni, la gravità costrinse questi gas primordiali a formare le prime nebulose, che in seguito collassarono, formando le prime stelle. Solo allora, con l’esplosione di alcune stelle giganti e la nascita delle prime supernove, tutti gli altri elementi chimici furono sintetizzati e diffusi nello spazio. Solo allora, negli inviluppi stellari gassosi in espansione e in raffreddamento, poterono formarsi i primi minerali solidi. Questi primi elementi e i loro composti erano però troppo rari e dispersi, o troppo volatili, ed esistevano solo sotto forma di atomi e molecole in mezzo ai gas e alle polveri primordiali. Ma questi materiali non potevano ancora definirsi minerali, visto che non formarono cristalli con una composizione chimica ben precisa e con atomi organizzati in strutture ordinate e ripetute. I primi veri minerali furono probabilmente microscopici cristalli di diamante e grafite, forme pure di un elemento molto abbondante, il carbonio. A questi si aggiunse presto una dozzina di altri microcristalli, come la moissanite (carburo di silicio), l’osbornite (nitruro di titanio) e alcuni ossidi e silicati. Per decine di milioni di anni, queste antichissime specie minerali furono i soli cristalli dell’universo. Oggi, invece, sulla Terra sono note più di 4400 specie minerali e molte altre devono ancora essere scoperte. Che cosa produsse questa imponente diversificazione? Per rispondere, di recente ho pre- sentato, insieme ad altri sette scienziati, un nuovo modello di «evoluzione dei minerali». Questo modello si differenzia dall’approccio tradizionale della mineralogia, vecchio di secoli, che tratta i minerali come oggetti dotati di proprietà chimiche e fisiche specifiche, ma indipendenti dal tempo, che è la quarta fondamentale dimensione della geologia. Il nostro approccio invece basa la conoscenza dei minerali e dei processi che hanno portato alla loro sintesi proprio sulla storia della Terra. Abbiamo subito capito che l’evoluzione dei minerali è iniziata con la nascita dei primi pianeti rocciosi, visto che i pianeti sono il motore stesso della formazione dei minerali. Abbiamo osservato che negli ultimi 4,5 miliardi di anni la Terra ha attraversato una serie di fasi, ognuna caratterizzata da fenomeni che ne hanno drasticamente alterato e arricchito il panorama mineralogico. Alcuni punti di questa storia sono dibattuti e saranno sicuramente modificati da scoperte future, ma nel complesso l’evoluzione dei minerali è basata su una scienza ampiamente accettata. Non stiamo presentando dati nuovi e controversi o teorie radicalmente innovative su quanto è successo nelle varie fasi della storia della Terra. Al contrario, stiamo riorganizzando gli elementi di questa storia basandoci sull’evoluzione dei minerali. Ci tengo comunque a sottolineare una scoperta molto interessante: buona parte delle migliaia di minerali che si trovano sulla Terra deve la sua esistenza allo sviluppo della vita. Se siete abituati a pensare al mondo inanimato come a un palcoscenico su cui la vita recita la commedia dell’evoluzione, siete fuori strada: gli attori hanno modificato il teatro nel corso del tempo. Questa osservazione, tra l’altro, potrebbe avere implica501 maggio 2010 Holly Lindem Lo studio del passato delle rocce ha portato a una conclusione sorprendente: molti dei minerali che conosciamo devono la loro esistenza agli esseri viventi www.lescienze.it LE SCIENZE 91 La Terra in formazione Istantanee dalla storia dei minerali La Terra nera 4,6 MILIARDI DI ANNI FA: nel disco di polvere e gas rimasto attorno al Sole (sullo sfondo) dopo l’accensione, milioni di planetesimi si formano e si scontrano, dando origine alla Terra (in primo piano). Più di 200 minerali, tra cui l’olivina e lo zircone, si sviluppano sui planetesimi in seguito a collisioni, ripetute fusioni e reazioni con l’acqua. Molti di questi minerali sono stati trovati nelle antiche meteoriti condritiche. zioni nella ricerca della vita su altri pianeti: infatti i segni di vita più resistenti e duraturi potrebbero essere forniti da minerali, anziché da fragili resti organici. La Terra in formazione L’autore Robert M. Hazen è ricercatore del Laboratorio di geofisica della Carnegie Institution e insegna scienze della Terra alla George Mason University. Ha conseguito un dottorato in scienze della Terra alla Harvard University nel 1975. È autore di 350 articoli scientifici. Le sue ricerche più recenti riguardano il ruolo dei minerali nell’origine della vita. In suo onore è stato battezzata la hazenite, un minerale prodotto per precipitazione da alcuni microbi del Lago Mono, altamente alcalino, in California. 92 LE SCIENZE I pianeti si formano in nebulose al cui interno si trova dispersa la materia espulsa dalle supernove. La maggior parte della massa di una nebulosa collassa rapidamente, formando la stella centrale, ma una parte del materiale rimane sospeso e forma un ampio disco che ruota intorno alla stella. Questi residui tendono ad ammassarsi in concrezioni sempre più grandi di polvere primordiale, il cui diametro passa da quello di un granello di sabbia a quello di un ciottolo, fino a raggiungere le dimensioni di un pugno. Al loro interno si trova una dozzina di minerali, oltre ad altri atomi e molecole di vario tipo. Quando la stella nascente si accende e investe i circostanti ammassi di polvere e gas con il suo fuoco, avvengono cambiamenti incredibili. Nel nostro sistema, l’accensione del Sole avvenne quasi 4,6 miliardi di anni fa. Ondate di calore provenienti dalla stella neonata fusero e rimescolarono gli elementi, producendo una grande quantità di nuovi minerali. Tra i cristalli sintetizzati in questa primissima fase dell’evoluzione ci sono le leghe di ferro e nichel, i solfuri, i fosfuri e una lunga serie di ossidi e silicati. Molti di questi minerali sono presenti nelle meteoriti più antiche sotto for- u Condrite (meteorite) ma di «condrule», gocce di roccia fusa e ricongelata. (Queste antiche meteoriti condritiche provano inoltre l’esistenza di minerali antecedenti alle condrule. Questi minerali si presentano infatti come granuli microscopici e nanoscopici all’interno delle meteoriti.) Nell’antica nebulosa solare, le condrule si ammassarono e formarono rapidamente i planetesimi, alcuni dei quali raggiunsero un diametro di oltre 160 chilometri, sufficiente per fondersi parzialmente e differenziarsi in strati di minerali diversi disposti intorno a un nucleo metallico denso. Le frequenti collisioni che avvenivano nell’affollata periferia della nebulosa producevano immani onde d’urto, e generavano ancora più calore, alterando ulteriormente i minerali dei planetesimi più grandi. Anche l’acqua svolse un ruolo importante. Questo elemento era stato sempre presente fin dall’inizio sotto forma di particelle di ghiaccio. Nei planetesimi, il ghiaccio si fuse e l’acqua liquida si concentrò all’interno di crepe e spaccature, innescando reazioni chimiche grazie alle quali vennero sintetizzati nuovi minerali. Durante il processo dinamico di formazione dei pianeti vennero sintetizzate forse 250 specie di minerali. Questi 250 minerali sono il materiale grezzo da cui ogni pianeta roccioso si deve formare e ancora oggi si trovano tutti nei vari meteoriti che colpiscono il nostro pianeta. 501 maggio 2010 La Terra nera Biophoto Associates/Photo Researchers, Inc. (lepidolite); Scientifica/Getty Images (berillo); Jacana Photo Researchers, Inc. (tormalina) t Cristalli di olivina all’interno di una pallasite (meteorite) 4,4 MILIARDI DI ANNI FA: durante l’eone Adeano la superficie della Terra è priva di vita ed è ricoperta di basalto nero, una roccia formata dal magma fuso e dalla lava. Nei successivi 2 miliardi di anni nascono circa 1500 minerali. Le ripetute fusioni parziali a cui è soggetta la roccia concentrano gli elementi più rari e dispersi, come il litio (presente nella lepidolite), il berillio (nel berillo) e il boro (nella tormalina). Anche le reazioni chimiche e l’erosione dovute ai primi oceani e all’atmosfera anossica contribuiscono. I movimenti tettonici portano in superficie i minerali formatisi ad alte pressioni, come la giadeite. t Zircone Cortesia Teaching Company (Hazen); Ron Miller (illustrazioni); Museo di storia naturale, Londra (pallasite); Scientifica/Getty Images (zircone); Massimo Brega/Photo Researchers, Inc. (condrite) Durante i 4,6 miliardi di anni trascorsi dalla formazione del sistema solare, il numero di minerali è passato dalla dozzina della nebulosa presolare agli oltre 4400 della Terra attuale. Il nostro pianeta ha attraversato una serie di fasi, rappresentate nell’immagine a destra e nelle pagine seguenti, durante le quali i minerali si sono formati seguendo una serie di processi diversi. Alcuni di questi processi hanno prodotto minerali completamente nuovi, mentre altri hanno diffuso su tutto il pianeta minerali già esistenti ma rari. La Terra primordiale continuò a crescere. I planetesimi più grandi assorbirono migliaia di planetesimi più piccoli, fino a quando rimasero solo due corpi rocciosi a contendersi l’attuale orbita terrestre: la proto-Terra e un oggetto molto più piccolo, delle dimensioni di Marte, chiamato Theia, dal nome greco della madre della Luna. In un finale di violenza inimmaginabile, Theia colpì la proto-Terra, vaporizzandone gli strati più esterni e immettendo 100 miliardi di miliardi (1020) di tonnellate di vapori di roccia incandescenti nello spazio, da cui si sarebbe formata la Luna. Questo scenario spiegherebbe inoltre l’alto momento angolare del sistema Terra-Luna e molte caratteristiche insolite del satellite, tra cui la sua composizione interna, simile a quella del mantello terrestre (lo strato spesso 3200 chilometri che si estende dal nucleo di ferronichel fino alla crosta, spessa da 5 a 50 chilometri). In seguito a questa collisione, avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa, la Terra fusa entrò in una fase di raffreddamento che dura ancora oggi. Sulla superficie terrestre si trovavano numerosi elementi rari (uranio, berillio, oro, arsenico, piombo e molti altri) in grado di formare un grande assortimento di minerali, tuttavia l’impatto con Theia produsse una sorta di azzeramento cosmico che rimescolò gli strati più esterni del pianeta e disperse questi elementi, impedendo la formazione di cristalli. A quell’epoca il nostro pianeta era un mondo deserto e ostile, costantemente bombardato dai residui www.lescienze.it t Tormalina Ripetute fusioni parziali dei graniti concentrarono gli elementi rari «incompatibili» p Lepidolite u Berillo della nebulosa e per la maggior parte ricoperto da uno strato di basalto nero, una roccia che oggi si forma dalla solidificazione della lava. La diversità mineralogica della Terra aumentò gradualmente nel corso dell’eone Adeano (durato fino a circa 4 miliardi di anni fa), soprattutto a causa delle ripetute fusioni e solidificazioni della crosta rocciosa, oltre che alle reazioni con oceani e atmosfera dei primordi. In seguito a innumerevoli cicli di parziale fusione e solidificazione delle rocce e di interazioni tra rocce e acqua (come la dissoluzione di alcuni composti), la concentrazione degli elementi meno comuni aumentò fino a formare nuove generazioni di minerali esotici. Non tutti i pianeti avevano le potenzialità per formare minerali. Il piccolo e disidratato Mercurio e l’arida Luna si raffreddarono prima che i cicli di fusione potessero ripetersi un numero sufficiente di volte. Si stima quindi che su questi corpi celesti si possano trovare non più di 350 specie minerali diverse. Marte, al contrario, vista la discreta quantità di acqua, potrebbe avere raggiunto valori più alti grazie a specie idrate come le argille e le evaporiti, che si formano in seguito all’evaporazione dei mari. E si stima che le sonde della NASA potrebbero identificare fino a 500 minerali marziani. La Terra è più grande, più calda e più umida, e quindi ha maggiori possibilità di formazione di minerali. Tutti i pianeti rocciosi hanno sperimentato il vulcanismo, che ne ha ricoperto di basalto LE SCIENZE 93 La Terra rossa La Terra bianca t Sezione di DUE MILIARDI DI ANNI FA: gli organismi fotosintetici immettono in atmosfera una piccola quantità di ossigeno, alterando drasticamente le proprietà chimiche dell’atmosfera stessa. I minerali con ferro bivalente (Fe2+), comuni nel basalto nero, vengono ossidati a composti con ferro trivalente (Fe3+), diventando di colore rosso ruggine. Questo «grande evento di ossidazione» apre la strada alla formazione di oltre 2500 nuovi minerali, tra cui la rodonite (trovata nelle miniere di manganese) e il turchese. Alcuni microrganismi (in verde) depositano strutture dette stromatoliti, composte da vari minerali, tra cui il carbonato di calcio. 94 LE SCIENZE La diversità minerale della Terra aumentò ulteriormente grazie ai processi della tettonica a placche, che generarono nuova crosta lungo le catene vulcaniche e assorbirono quella più vecchia nelle zone di subduzione, dove due placche si scontrano e una viene riassorbita nel mantello. Immense quantità di rocce umide e chimicamente diversificate vennero parzialmente fuse, causando un’ulteriore aumento della concentrazione degli elementi più rari. Centinaia di nuovi minerali furono prodotti negli enormi depositi di solfuri che oggi rappresentano alcuni dei principali giacimenti metalliferi del pianeta. Altre centinaia di specie minerali comparvero quando le forze tettoniche sollevarono ed esposero gli strati rocciosi più profondi della crosta, dove erano presenti minerali formatisi in condizioni di alta pressione, come la giadeite (uno dei due minerali meglio conosciuti come giada). In definitiva, durante i primi due miliardi di anni di vita del pianeta, i processi dinamici di crosta e mantello sintetizzarono sulla superficie e nelle immediate vicinanze circa 1500 nuovi minerali. Fino a oggi però i mineralogisti hanno catalogato oltre 4400 specie minerali. Che cosa ha fatto triplicare la diversità dei minerali terrestri? La Terra rossa La risposta è: la vita. La biosfera distingue la Terra da tutti gli altri pianeti e satelliti conosciuti. E la biosfera ha trasformato l’ambiente vicino alla 501 maggio 2010 Cortesia Alan Jay Kaufman (strati di carbonato); Ted Kinsman/Photo Researchers, Inc. (caolinite); Science Source/Photo Researchers, Inc. (cristallo di neve) Grazie a nuovi tipi di alghe in grado di compiere la fotosintesi, i livelli di ossigeno in atmosfera aumentarono rapidamente le superfici, ma la Terra (e probabilmente Venere, che ha circa le stesse dimensioni del nostro pianeta) aveva al suo interno calore a sufficienza per fondere una seconda volta parte di quel basalto e formare una serie di rocce ignee chiamate granitoidi, tra cui anche i familiari graniti giallo e grigio tipici dei cordoli dei marciapiedi e dei piani di lavoro delle cucine. I graniti sono miscele a grana grossa di vari minerali, tra cui quarzo (di cui è composta la maggior parte dei granelli di sabbia), feldspato (il minerale più comune nella crosta terrestre) e mica (con i tipici strati brillanti). Questi minerali furono prodotti inizialmente in piccole quantità nei planetesimi, ma apparvero per la prima volta in grandi quantità durante i processi di formazione dei graniti terrestri. Sulla Terra, le ripetute fusioni parziali dei graniti concentrarono gli elementi rari e «incompatibili» che non trovavano una sistemazione cristallografica stabile nei minerali comuni. Le rocce risultanti contenevano oltre 500 minerali diversi, tra cui cristalli giganti di specie ricche di litio, berillio, boro, cesio, tantalio, uranio e una dozzina di altri elementi. Ci volle tempo (secondo alcuni scienziati più di un miliardo di anni) per raggiungere concentrazioni di questi elementi sufficienti a formare minerali. Su Venere, pianeta gemello della Terra, l’attività potrebbe essere stata abbastanza intensa e prolungata da portare agli stessi risultati, ma fino a oggi né Marte né Mercurio hanno mostrato segni significativi di formazioni superficiali di granito. u Turchese Ron Miller (illustrazioni); Scientifica/Getty Images (rodonite); Ted Kinsman/Photo Researchers, Inc. (stromatolite); E.R. Degginger/Photo Researchers, Inc. (turchese) q Rodonite 700 MILIONI DI ANNI FA: il cambiamento climatico ricopre il pianeta di un solo minerale, il ghiaccio, per milioni di anni. Successivamente l’anidride carbonica emessa dai vulcani innesca un rapido riscaldamento globale, e il pianeta inizia a oscillare tra periodi caldi e freddi. Durante le fasi calde, l’azione degli agenti atmosferici produce grandi quantità di minerali argillosi con granuli di piccole dimensioni, come la caolinite. Negli oceani caldi e poco profondi vengono depositati strati di carbonato alti fino a quasi due metri. stromatolite fossile superficie, soprattutto gli oceani e l’atmosfera, ma anche le rocce e i minerali. Le prime manifestazioni di vita (organismi unicellulari primitivi che si «cibavano» dell’energia chimica delle rocce) probabilmente non hanno avuto grossi effetti sulla diversità mineralogica della Terra. Lo confermerebbero anche alcune formazioni rocciose di origine parzialmente biologica risalenti a 3,5 miliardi di anni fa, come le scogliere di carbonato di calcio e le banded iron formation (formazioni ferrose stratificate), nei cui ossidi di ferro, a quanto sembra, sarebbe conservato il primo ossigeno prodotto dalla vita. La superficie terrestre era ancora deserta, l’atmosfera era quasi priva di ossigeno, l’effetto degli agenti atmosferici era lento e le prime forme di vita contribuivano in misura trascurabile all’alterazione del numero e della distribuzione dei minerali presenti. La situazione cambiò però in un istante geologico quando, grazie alla comparsa di nuovi tipi di alghe in grado di svolgere la fotosintesi, i livelli di ossigeno in atmosfera aumentarono rapidamente. Su questa transizione, chiamata «il grande evento di ossidazione», ci sono ancora dubbi. In particolare i ricercatori non hanno stabilito con esattezza il momento in cui iniziò il fenomeno, e a quale velocità. Ma 2,2 miliardi di anni fa l’ossigeno atmosferico raggiunse livelli superiori all’uno per cento del valore attuale: una quantità minima, ma sufficiente a trasformare per sempre l’assetto mineralogico della superficie terrestre. www.lescienze.it p Strati di carbonato p Caolinite u Ghiaccio Secondo i modelli chimici che abbiamo costruito, il grande evento di ossidazione fu responsabile della formazione di oltre 2500 nuovi minerali, molti dei quali furono il risultato dell’idratazione, ossidazione ed esposizione agli agenti atmosferici di minerali già esistenti. Difficilmente questi cristalli si sarebbero potuti formare in assenza di ossigeno. È quindi probabile che a generare la maggioranza delle 4400 specie minerali del pianeta abbiano contribuito, in maniera diretta o indiretta, i processi biochimici. Gran parte di questi nuovi minerali nacquero come sottili patine di materiale alterato sulla superficie esterna di rocce già esistenti. In effetti, molti dei minerali più rari sono stati trovati solo in un numero ridottissimo di cristalli di peso inferiore a un grammo. Il grande evento di ossidazione ebbe però anche conseguenze globali. In particolare, la ruggine ricoprì l’intero pianeta. Il basalto, infatti, virò dal normale colore nero al rosso quando il ferro bivalente (Fe2+) contenuto nei suoi minerali si ossidò in ematite e in altri composti contenenti ferro trivalente (Fe3+). Due miliardi di anni fa, i continenti visti dallo spazio avevano probabilmente un aspetto simile a Marte, con in più gli oceani blu e le nubi bianche. Anche il colore rosso di Marte è dovuto all’ossidazione, ma in questo caso a produrre l’ossigeno fu la luce solare, che dissociò l’acqua presente negli strati più alti dell’atmosfera e liberò l’idrogeno nello spazio. Durante questo processo venne prodotLE SCIENZE 95 nati precipitarono, formando enormi strutture cristalline a ventaglio. I cicli alternati di caldo e freddo ebbero conseguenze importanti anche sulla vita. Durante le ere glaciali l’attività di quasi tutti gli ecosistemi venne interrotta, mentre nei periodi caldi la produttività biologica aumentò enormemente. In particolare, alla fine dell’ultima grande glaciazione l’ossigeno atmosferico crebbe rapidamente fino al 15 per cento, prodotto in gran parte dalle estese fioriture di alghe che si verificarono vicino alle coste. Secondo molti biologi questi livelli elevati di ossigeno furono la premessa indispensabile per la nascita e l’evoluzione dei grandi animali, caratterizzati da maggiori esigenze metaboliche. In effetti, il più antico organismo pluricellulare conosciuto risale a soli 5 milioni di anni dopo l’ultima grande glaciazione globale. Geosfera e biosfera continuarono poi a coevolvere, soprattutto quando i vari microbi e animali iniziarono a produrre le proprie corazze minerali. La nascita degli scheletri di carbonato portò alla formazione di enormi scogliere calcaree, ancora oggi visibili in molte parti del mondo nelle falesie e nei canyon. Questi minerali non erano nuovi, ma loro prevalenza era senza precedenti. La Terra verde to abbastanza ossigeno da far arrugginire la superficie del pianeta, ma non abbastanza da produrre le migliaia di minerali possibili sulla Terra: sul nostro pianeta, infatti, i livelli di ossigeno erano molto più alti, e l’attività geologica più intensa. La Terra bianca Nel miliardo di anni successivo al grande evento di ossidazione si verificarono pochi fatti interessanti dal punto di vista mineralogico. Questo intervallo di tempo, chiamato anche «Oceano Intermedio», è stato un periodo di relativa stasi biologica e mineralogica. La parola «intermedio» si riferisce ai livelli di ossigeno registrati nelle acque degli oceani: vicino alla superficie i livelli erano relativamente alti, mentre in profondità l’ossigeno era assente. L’interfaccia tra questi due ambienti si spostò gradualmente sempre più in profondità, ma in questo periodo non nacquero nuove forme di vita fondamentali e comparirono poche specie di nuovi minerali. Al contrario, i successivi 100 milioni di anni furono caratterizzati da interessanti cambiamenti sulla superficie della Terra. Circa 800 milioni di anni fa la maggior parte delle terre emerse era concentrata in un unico grande ammasso vicino all’equatore, chiamato Rodinia. Le forze tettoniche ruppero questo enorme continente, incrementando l’estensione delle coste, le precipitazioni e l’erosione rocciosa: questi processi assorbirono anidride carbonica, che trattiene il calore nell’atmosfera. 96 LE SCIENZE p Hazenite p Aragonite u Trilobita fossile Con la diminuzione dell’effetto serra, il clima si raffreddò e i ghiacci polari si estesero. Le distese di ghiaccio e neve in continua espansione rifletterono più luce verso lo spazio, riducendo ulteriormente il riscaldamento dovuto ai raggi solari. Più i ghiacci si espandevano, più la temperatura scendeva. Per almeno dieci milioni di anni la Terra fu una gigantesca palla di neve, punteggiata da una manciata di vulcani attivi. Secondo alcune stime, la temperatura media globale scese fino a 50 gradi sotto zero. La Terra però non rimase a lungo in questa condizione. I vulcani continuavano a emettere anidride carbonica e, non essendoci piogge o agenti atmosferici a rimuoverlo, questo gas serra aumentò lentamente fino a livelli centinaia di volte superiori rispetto a quelli attuali, innescando un ciclo di riscaldamento globale che sciolse i ghiacci equatoriali. Il breve episodio di surriscaldamento potrebbe essere durato anche solo poche centinaia di anni, ma trasformò il pianeta in una serra. Nei successivi 200 milioni di anni il pianeta oscillò tra questi due estremi da due a quattro volte. Durante questo periodo tumultuoso nacquero poche nuove specie minerali, ma la distribuzione di quelle già esistenti sulla superficie fu alterata drasticamente da ogni ciclo glaciale. Nel corso delle fasi calde, la produzione di minerali argillosi con granuli di dimensioni ridotte e di altri prodotti dell’erosione aumentò notevolmente. Nelle zone poco profonde degli oceani surriscaldati i carbo501 maggio 2010 La Terra verde Ron Miller (illustrazione); E.R. Degginger/Photo Researchers, Inc. (aragonite); cortesia Chip Clark, Smithsonian Institution, National Museum of Natural History (trilobita); cortesia Hexiong Yang (hazenite) 400 MILIONI DI ANNI FA: sono comparsi gli organismi pluricellulari, e le piante hanno colonizzato le terre emerse, seguite dagli animali. L’azione biochimica di piante e funghi aumenta di svariati ordini di grandezza l’alterazione delle rocce e la produzione di argille (miscele di minerali idrati). La superficie della Terra assume per la prima volta il suo aspetto moderno (e l’attuale distribuzione dei minerali). La vita produce direttamente alcuni minerali come l’aragonite e la calcite (presente in moltissime strutture, dai trilobiti allo scheletro umano), oltre ad autentiche rarità come la hazenite, prodotta da particolari microrganismi. Per la maggior parte della sua storia, la Terra fu un luogo inabitabile, dove le radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole distruggevano tutte le molecole biologiche essenziali e uccidevano quasi tutte le cellule. L’aumento dei livelli atmosferici di ossigeno portò alla formazione di uno strato protettivo di ozono nella stratosfera che permise la nascita della biosfera. L’arrivo della vita sulle terre emerse richiese però molto tempo. Nei terreni paludosi del periodo successivo alla fase glaciale vivevano probabilmente solo alcune alghe e si dovette attendere fino a circa 460 milioni di anni fa per vedere comparire i muschi, le prime vere piante terrestri. La colonizzazione completa dei continenti richiese altri 10 milioni di anni, durante i quali emersero le piante vascolari, con radici che penetrano il terreno roccioso per offrire sostegno e assorbire l’acqua. Piante e funghi introdussero nuove modalità di alterazione biochimica delle rocce, aumentando di un ordine di grandezza la velocità con cui venivano modificate rocce di superficie come basalto, granito e calcare. L’abbondanza di minerali argillosi e la velocità di formazione dei suoli aumentò enormemente, fornendo habitat sempre più abbondanti per piante e funghi più grandi e numerosi. Circa 400 milioni di anni fa, durante il periowww.lescienze.it do Devoniano, la superficie della Terra aveva raggiunto per la prima volta l’aspetto che conosciamo oggi: verdi foreste popolate da una varietà sempre più grande di insetti, tetrapodi e altre creature. Fu quindi anche grazie alla profonda influenza della vita che i minerali terrestri raggiunsero l’attuale stato di differenziazione e distribuzione. Il futuro dell’evoluzione minerale Se si guarda alla mineralogia della Terra come a una storia dinamica e mutevole si possono trarre spunti di ricerca interessanti. Per esempio pianeti diversi raggiungono stadi diversi di evoluzione minerale. Mondi piccoli e aridi come Mercurio e la Luna hanno superfici semplici composte da pochi minerali. Marte, piccolo ma dotato di acqua, riesce a fare leggermente meglio. Pianeti più grandi come la Terra e Venere, con le loro elevate riserve di composti volatili e di calore interno, possono spingersi oltre, fino alla formazione dei granitoidi. Ma la presenza della vita, e la risultante coevoluzione di biologia e minerali, collocano la Terra su un piano totalmente diverso. Come ho già sottolineato, i minerali potrebbero essere utili per identificare forme di vita di extraterrestri quanto i resti organici. Per esempio è probabile che siano fortemente ossidati solo pianeti che ospitano la vita. Mondi con diverse composizioni possono inoltre passare attraverso evoluzioni minerali molto differenti. Io, una luna di Giove ricca di zolfo, e Titano, una fredda luna di Saturno satura di idrocarburi, hanno probabilmente specie minerali piuttosto diverse. Lo stesso si può dire di Europa e di Encelado (lune di Giove e di Saturno, rispettivamente), sotto le cui superfici ghiacciate si ritiene possano trovarsi oceani di acqua e, di conseguenza, possibili forme di vita extraterrestre. Inoltre, vedere i minerali in un contesto evolutivo aiuta a capire meglio il concetto più generale di evoluzione dei sistemi nel cosmo. Spesso da uno stato semplice si passa a stati sempre più complessi: l’evoluzione degli elementi chimici nelle stelle, l’evoluzione dei minerali sui pianeti, l’evoluzione molecolare che porta alla vita e l’evoluzione biologica secondo la selezione naturale di Darwin. Viviamo quindi in un universo che tende alla complessità: gli atomi di idrogeno formano le stelle, le stelle formano gli elementi della tavola periodica, questi elementi formano i pianeti, che a loro volta formano i minerali. I minerali catalizzano la formazione delle biomolecole, dalle quali sulla Terra è nata la vita. In questo scenario dinamico, i minerali rappresentano solo una delle inevitabili fasi nell’evoluzione di un universo che sta imparando a conoscere sé stesso. n Nella ricerca di forme di vita su altri mondi, i minerali potrebbero essere importanti almeno quanto i resti organici ➥ Letture Planetary Materials. Papike J.J. (a cura), Mineralogical Society of America, 1998. The Emergence of Everything: how the World Became Complex. Morowitz H.J., Oxford University Press, 2002. Life on a Young Planet: the First Three Billion Years of Evolution on Earth. Knoll A.H., Princeton University Press, 2003. Chemical Evolution across Time and Space: from Big Bang to Prebiotic Chemistry. Zaikowski L. e Friedrich J.M. (a cura), American Chemical Society, 2007. Mineral evolution. Hazen R.M. e altri, in «American Mineralogist», Vol. 93, pp. 1693-1720, 2008. LE SCIENZE 97