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BIBLIOTECA DEL
CONSERVATORIO
SPAZIO EUROPEO DELLA
MEMORIA MUSICALE
Civica Scuola di Musica
di Sesto San Giovanni
“Gaetano Donizetti”
Concerto
di docenti e allievi della
Civica Scuola di Musica
“Gaetano Donizetti”
HI
Immagini
e testimonianze
a cura dello
SESTO SAN GIOVANNI
Sala Consiliare - Palazzo comunale
Domenica 29 Gennaio 2012
Ore 17.00
Spazio Europeo
della Memoria Musicale
Biblioteca del Conservatorio
“Giuseppe Verdi ” di Milano
Concerto per il Giorno della memoria
Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, il campo
di concentramento e di sterminio costruito dai nazisti nella Polonia
occupata, dove persero la vita oltre un milione di ebrei, tra cui molte
migliaia di ebrei italiani.
Perché celebrare questo giorno con la musica? Non solo perché la
musica è un linguaggio universale che tutti comprendono ma anche
perché essa esprime la più genuina testimonianza del sentimento e
del modo d’essere di un popolo.
PROGRAMMA
Odessa Bulgar
La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)
Francesco Guccini
Tema del film Schindler’s list
John Williams
Gam Gam
Elie Botbol
dal film Jona che visse nella balena
Ani ma’amin
Hava Nagila
Abraham Z. Idelsohn
Shpilt mir
Happy nigun
Odessa Bulgar
Odessa Bulgar (o Bulgarish) è una musica di danza, e già nel titolo
identifica le zone originarie e di diffusione del repertorio Klezmer
nell’est dell’Europa. La parte musicale si caratterizza per la presenza
dell’intervallo di quarta aumentata, tipico anche della musica rom, che
ispirò Béla Bartók nelle sue Danze rumene.
La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)
Francesco Guccini, cantautore tra i più noti, nato a Modena nel
1940, scrisse musica e testo di Auschwitz nel 1967. Insieme a Dio è
morto, rappresenta un “classico” e un potente esempio di come anche
la musica “leggera” possa diventare intensa e impegnata.
Son morto con altri cento, son morto ch’ ero bambino
passato per il camino e adesso sono nel vento…
Ad Auschwitz c’era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d’ inverno e adesso sono nel vento...
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio,
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento...
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento...
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento...
Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà...
Tema del film Schindler’s list
Il tema è il motivo ricorrente della colonna sonora dell'omonimo
film di Steven Spielberg, del 1994.
La musica è di John Williams, vincitore di sette premi Oscar per la
colonna sonora: sua quella di Star Wars.
La storia della musica a volte offre straordinarie coincidenze:
Williams si formò alla scuola di Mario Castelnuovo-Tedesco (18951968), uno dei musicisti perseguitati dall’Italia fascista: a causa delle
leggi razziali, nel 1939, Castelnuovo-Tedesco fu costretto a lasciare
l'Italia con la sua famiglia per trasferirsi negli Stati Uniti.
Castelnuovo-Tedesco, fine e preparato musicista allievo di Pizzetti,
divenne in breve un Ghostwriter di colonne sonore; ne compose
tantissime, ne firmò pochissime, ma ebbe molti allievi: tra di essi,
oltre a Williams, Henry Mancini, quello de La pantera rosa e Colazione
da Tiffany e André Previn, ebreo, scappato dalla Germania nel 1939 e
vincitore di quattro Oscar, l’ultimo per My fair Lady.
Gam gam
Gam Gam è il titolo di una canzone scritta da Elie Botbol che
riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23. Fa parte
della colonna sonora di Jona che visse nella balena (1993) di Roberto
Faenza. Nel film il canto viene insegnato dalla maestra a Jona e agli
altri bambini nel lager.
Gam-Gam-Gam Ki Elekh
Be-Beghe Tzalmavet
Lo-Lo-Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì
Gam-Gam-Gam Ki Elekh
Be-Beghe Tzalmavet
Lo-Lo-Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì
Shivtekhà umishantekhà
Hema-Hema yenakamuni
Shivtechà umishantechà
Hema-Hema yenahamuni
Anche se andassi nella valle oscura
non temerei nessun male,
perché tu sei sempre con me;
Perché tu sei il mio bastone,
il mio supporto
Con te io mi sento tranquillo
Ani ma’amin
C’è un canto degli ebrei ortodossi che si propaga nei lager sino a
divenire una sorta di “Inno dei campi”: Ani ma’amin, (Io credo). Le
parole sono tratte dagli "articoli di fede" di Maimonide (Cordoba,
1138 – Il Cairo 1204), considerato il più grande filosofo ebreo di tutti
i tempi. La musica è attribuita al Rabbino Azriel David che si dice
l’avesse composta nel carro bestiame che lo portava a Treblinka.
L’inno, fortemente simbolico, veniva cantato dai prigionieri che si
avviavano alle camere a gas. E per gli ebrei ortodossi assumeva il
senso di un’invocazione per superare la tragedia. Ancor oggi si ripete
nel giorno della memoria o durante la cena pasquale, in ricordo della
rivolta del ghetto di Varsavia, iniziata il giorno di Pasqua (19 aprile)
del 1943; lo si accosta ad un altro salmo, ricco di significato per la
giornata della memoria: è Bezet Israel (che nella tradizione cristiana è
diventato In exitu Israel) che si riferisce alla all’uscita degli ebrei
dall’Egitto e metaforicamente segna il ritorno alla luce, la liberazione.
Salmo e inno sono alle radici della nostra storia musicale.
Ani ma’amin, Be’emuna shelema
Beviat hamashiach ani ma’amin
Beviat hamashiach, ma’amin
Beviat hamashiach ani ma’amin
Beviat hamashiach, ma’amin
Veaf al pi sheyitmahmeha
Im kol zeh, achake loh
Veaf al pi sheyitmahmeha
Im kol zeh, achake loh
Im kol zeh, im kol zeh, achake loh
Achake bechol yom sheyavoh
Im kol zeh, im kol zeh, achake loh
Achake bechol yom sheyavoh
Io credo con fede completa
Nella venuta del Messia, io credo
Credete nella venuta del Messia
Nella venuta del Messia, io credo
Credete nella venuta del Messia
E anche se egli può indugiare
Comunque io aspetterò per lui
E anche se egli può indugiare
Comunque io aspetterò per lui
Tuttavia, io lo aspetterò
Aspetterò ogni giorno per lui a venire
Tuttavia, io lo aspetterò
Aspetterò ogni giorno per lui a venire
Hava Nagila
È uno dei brani più noti della musica Klezmer e incita alla gioia.
Ispirata ad una melodia popolare ucraina della Bucovina, la canzone
è stata composta dal musicologo Abraham Z. Idelsohn (1882-1939)
nel 1918 per celebrare la vittoria inglese in Palestina al termine del
primo conflitto mondiale in occasione della Dichiarazione di Balfour.
Hava nagila,
Hava nagila,
Hava nagila ve' nismecha
Rallegriamoci
Rallegriamoci
Rallegriamoci e siamo felici
Cantiamo
Cantiamo
Cantiamo e siamo felici
Svegliatevi, svegliatevi fratelli!
Svegliatevi fratelli col cuore felice
Svegliatevi fratelli, svegliatevi fratelli!
Col cuore felice
Hava neranena,
Hava neranena,
Hava neranena, ve' nismecha
Uru, uru achim,
Uru achim belev sameach,
Uru achim Uru achim
Belev sameach
L’invito di Hava nagila a risvegliarsi con il cuore felice, trionfa nei
due brani finali del concerto: Schpilt mir, klezmorim - una canzone
yiddish che nel titolo recita Suonate musicisti - e Happy nigun, che
significa, semplicemente, Felice melodia.
.
HI
IL CORAGGIO
DI CANTARE
Note per il giorno della memoria
di
Pinuccia Carrer
Simonetta Heger
con la collaborazione degli studenti
Cecilia Missaglia
Emiliano Rossi
Francesco Steca
HI
Berlino, 1936, vigilia delle Olimpiadi.
Parola d’ordine: ripulire la città. Gli
zingari vengono raccolti, schedati e
internati a Marzahn. La parola d’ordine –
pulizia - si impone non solo nella città di
Berlino, ma in Germania, in Europa e
non indica più soltanto ripulire. La parola
d’ordine si trasforma in un imperativo:
eliminare, sterminare. Zingari, ebrei,
omosessuali sono fagocitati in quello che
nella lingua dei Rom è definito Porrajmos, ovvero il divoramento.
La tragedia annunciata continua, implacabile, a segnare la storia.
Anche la musica fa parte di questa storia.
La musica klezmer
Con le sue melodie caratteristiche, con il suo ritmo travolgente e
camaleontico, spesso accompagnato dalla danza, il klezmer è un
repertorio che ancor oggi è parte integrante della più autentica
tradizione ebraica.
Il termine affonda le sue radici in due antiche parole: kle compare nel
Vecchio Testamento per indicare un contenitore, un utensile, o uno
strumento o uno strumento musicale, zemer allude alla voce, al canto
o alla canzone e anche al far musica. Klezmer significa quindi qualcosa
come “strumento del canto”, “veicolo o trasmettitore del suono”: in
tedesco è definito Gefäß des Gesangs, o Gefäß des Liedes, ovvero”
contenitore della canzone”.
In origine si riferiva allo
strumento del musicista, dal
XV-XVI secolo coincide
col musicista stesso. Di
origine
ashkenazita,
il
repertorio
si
diffonde
soprattutto nelle terre
dell’Est europeo: è facile
riconoscere nei suoni, nelle
parole yiddish, nei gesti dei
klezmorim un continuo gioco di contaminazioni e di varianti, tipico
della musica non scritta e trasmessa a memoria, oralmente.
La musica klezmer, come peraltro quella zigana, non accetta gabbie
formali e molto conta sull’improvvisazione.
I gruppi di esecutori e cantanti si formavano per l’occasione con gli
strumenti disponibili, anche se la presenza del clarinetto e del violino
rappresenta quasi una costante.
Tra le melodie più note, che si ascolteranno in questo “Giorno della
memoria”, Odessa Bulgarish, che apre il concerto, Hava nagila, che
significa “Rallegriamoci” e Happy nigun, semplicemente una “felice
melodia”
Porrajmos, il divoramento
Il “divoramento” inizia ben prima della costruzione dei campi di
concentramento e di sterminio: le armi della persecuzione sono
affilate giorno per giorno, anno per anno, per decenni. Le
eliminazioni di massa non rappresentano soltanto l’eliminazione di
gente scomoda o sporca: perseguono ora l’idea dello sterminio e del
genocidio, della pulizia etnica. Le fosse comuni si riempiono dopo gli
stermini, “flauti di ossa” nutrono i terreni delle foreste. Oggi girando
quelle aree geografiche (Bessarabia, Galizia, Moldavia, Ucraina) si
vedono steli e lapidi poste ad epitaffio.
Il primo campo di sterminio, aperto il 1° novembre 1941, era situato
nella parte sud-orientale del distretto di Lublino, vicino a Bełzec, un
villaggio lungo la linea ferroviaria Lublino-Leopoli.
Nel viaggio alla ricerca delle sue radici, Simonetta Heger racconta
della foresta di Szeparowce e del tenore Alfred Schreyer,
sopravvissuto di Bełzec che ha avuto il coraggio di tornare di nuovo
nei luoghi dove aveva dovuto cantare, perché a Bełzec come a
Sobibor, Treblinka, e poi a Auschwitz sino a Mathausen i tedeschi
avevano formato vere e proprie orchestre, cori e orchestrine.
Quasi per un paradosso della
sorte il deposito destinato a
raccogliere l’enorme quantitativo di bottino ammassato nei
campi, conosciuto ufficialmente come Erfassungslager für
beschlagnahmtes
Feindvermögen,
“Stoccaggio di raccolta per beni
confiscati ai nemici”, era
collocato in un grande edificio di cinque piani, vicino al centro di
Lublino, nella via dedicata ad un musicista.
Lublino, via Chopin 27,
ieri e oggi
Non riuscì invece a sopravvivere
al “divoramento” il musicologo
Arthur Neisser (Berlino 1875Auschwitz dopo ottobre 1943?):
Neisser aveva iniziato ad amare
l’Italia studiando un’opera di
Agostino Steffani (il Servio Tullio del 1685). Era stato chiamato a
parlare della musica tedesca al Congresso internazionale di musica di
Roma del 1911. Legatissimo a Gustav Mahler ne aveva scritto la
biografia, edita nel 1918; l’amore per l’opera italiana era culminato in
due studi, l’uno su Giacomo Puccini e l’altro su Giuseppe Verdi. A
67 anni venne arrestato a Fiume per la sua origine, e internato, come
tanti altri ebrei “stranieri”. La sua presenza è segnalata a Campagna
(Salerno) il 16.09.1940, a Potenza il 10.10.1940, a Prato il
16.02.1941, a Siena il 20.04.1942, a Pesaro il 19.06.1942. Il 31 maggio
1943 Neisser si trovava ancora internato a Pesaro, ironia della sorte,
nella città natale di Gioachino Rossini. Il 4 ottobre 1943 venne
inviata da lì al ministero dell’Interno, schedario centrale stranieri, una
nota di poche righe: “Neisser Arturo fu Alberto, schedato a Milano”:
Neisser era salito sul treno per Auschwitz dal tristemente famoso
Binario 21 della Stazione Centrale.
ENTARTETE “KUNST”, arte degenerata
L’idea di classificare un determinato
repertorio e determinati artisti come
“degenerati” non è motivata,
almeno all’inizio, solo da una
questione di razza; sotto accusa è
l’avanguardia, la ricerca del nuovo, la
voglia di sperimentare, che tra l’altro
aveva caratterizzato il periodo di
Weimar. Se poi l’arte era creata dagli
ebrei, si raggiungeva il peggio
estetico.
Leggere
oggi
le
altisonanti
dichiarazioni di Goebbels ci lascia
tra lo stupito e l’incredulo. Tuttavia
sono proprio quelle dichiarazioni ad
aver condizionato la vita di molti
artisti e musicisti, con un evidente consenso di pubblico. Joseph Paul
Goebbels, collaboratore di Hitler sin dal 1922 e, dal 1933, ministro
del Reich per l’Educazione del popolo e della Propaganda, è il
protagonista indiscusso della promozione di iniziative in campo
artistico e musicale. Egli fa uso a man bassa della radio - “non
sarebbe stato possibile conquistare il potere e usarlo a nostro modo
senza la radio e l’aeroplano”– e nel contempo organizza una
propaganda capillare. La conquista dei territori e quella dei cervelli
sono di pari entità; in maniera subdola e costante, si accresce il
controllo sulla fruizione e sulla produzione. L’apice della propaganda
è la famigerata mostra Entartete “Kunst” aperta a Monaco il 19
luglio 1937; ad accompagnarla la guida stampata per l’occasione
(Entartete “Kunst”, Ausstellungführer, Für Kultur und Wirtschaftswerbung, Berlin 1937).
ENTARTETE MUSIK: musica degenerata
Visto il successo ottenuto a Monaco, Goebbels passa alla musica: dal
22-29 Maggio 1938 organizza a Düsseldorf i Reichsmusiktage, ovvero
“I giorni della musica del Reich”, una settimana di concerti e
conferenze mirati a propagandare la musica “pura” della razza
“pura”. L’evento centrale si attuava il 24 maggio con la mostra
dedicata all’Entartete musik, la musica degenerata, evidenziando con
disegni, libretti, spartiti, partiture e frontespizi il carattere
“subumano” dei musicisti degenerati e l’inferiorità delle loro opere.
Dominava l’esposizione, in primo piano, il manifesto di una delle
opere simbolo della degenerazione, Jonny spielt auf di di Ernst Křenek
rappresentata allo Stadttheater di Lipsia nel 1927.
La copertina di Entartete Musik: eine Abrechnung von Staatsrat
Dr. H. S. Ziegler, Düsseldorf, Völkischer Verlag - in italiano suona:
Musica degenerata. Un comunicato del Consiglio di Stato a cura
del Dottor Hans Severus Ziegler, edizioni del Popolo - si trasforma in un
manifesto propagandistico esposto in tutte le città tedesche per la sua
eloquenza; il manifesto riassume un perfido intento denigratorio:
ispirato dalla copertina dello spartito di Jonny spielt auf (opera
degenerata per eccellenza) riprende l’idea del nero accentuandone i
tratti somatici in senso scimmiesco, mettendo al lobo l’orecchino
degli zingari e la stella di Davide al posto del garofano; aggiunge i
guanti tipici dei cabarettisti e degli attori, eredi dei minstrels (i bianchi
travestiti da negri come Al Jolson
nel primo film sonoro, “Il
cantante di jazz” del 1927). Il
cilindro, che sostituisce alla
bombetta, e l’abito elegante
alludono all’altra componente di
cui gli ebrei venivano accusati:
appartenevano alla plutocrazia e si
erano arricchiti con l’usura, alle
spalle dei “poveri ariani”. Il
saxofono è invece il simbolo del
jazz, bollato in negativo dai nazisti
sin dal 1930. Nel 1935, alla radio,
verrà
trasmesso
l’annuncio
ufficiale: Verbot des NiggerJazz!
La musica degenerata, proibita,
era la musica “modernista”,
quella afro-americana e quella
concepita secondo sistemi non
tonali (a-tonale, seriale, dodecafonica), o semplicemente più
ardita dal punto di vista
dell’utilizzo delle tecniche compositive.
Oggetto della persecuzione
sono i principali compositori di
musica classica, in ordine
alfabetico, da Béla Bartók e
Alban Berg passando da Paul
Hindemith, Arnold Schoenberg,
sino a Anton Webern, Kurt
Weill e Alexander Zemlinsky. Ma alla fine tutto diviene “degenerato
e proibito”, come Felix Mendelssohn-Bartholdy (in realtà protestante
ma nipote del filosofo ebreo Moses Mendelssohn) o Gustav Mahler
(morto nel 1911); nella lista della musica indesiderata, elaborata in
Germania nel 1939, si trovano illustri esponenti del jazz, dello swing,
del fox-trot, della musica cosiddetta leggera, di diverse nazionalità tra
cui Alberto Semprini (1908-1990) all’epoca arrangiatore, Duke
Ellington, Charlie Chaplin, Irving Berlin.
I titoli indesiderati spaziavano da Caravan a Canto negro, da
Schubertiana-slow fox a Marilù o Allegro swing. Tra gli editori, gli italiani
Carisch e Leonardi attivi sull’asse Berlino-Milano, Fabbri di Trieste e
Folgore di Roma Il klezmer, repertorio né scritto, né pubblicato, né
colto, né leggero potè sopravvivere e continuò a navigare per il
mondo, con le sue melodie tramandate nel tempo, raggiungendo le
comunità d’oltreoceano e arricchendosi progressivamente di
arrangiamenti e strumenti provenienti dal jazz.
.
Musica perseguitata
Tutti i musicisti e i lavoratori dello spettacolo erano obbligati ad
aderire al Partito Nazionale Fascista: senza tessera, niente lavoro; per
i pochi che provavano a ribellarsi (come il giovane musicologo
Massimo Mila) era pronta la prigione o l’esilio (così succedeva a
Arturo Toscanini). In Italia il punto di volta contro i musicisti e i
lavoratori dello spettacolo, compresi quelli dell’E.I.A.R., è
rappresentato dalla promulgazione delle leggi razziali del 1938 e dai
provvedimenti che in breve tempo, in un costante crescendo,
travolgono tutti i lavoratori dello spettacolo.
Si arriva addirittura al paradosso. Compositori dichiaratamente
fascisti, o musicologi e critici portavoce del Regime, o ancora
strumentisti attivi da anni nelle orchestre o nei teatri più importanti
solo per essere ebrei verranno perseguitati nel nome della purezza
della razza italica.
Si potrebbe parlare di Fano, Massarani, Sinigaglia, CastelnuovoTedesco, Finzi, Veneziani, Bonaventura, Feininger e molti altri
ancora. Massimo Gentili-Tedeschi ci racconterà il caso di suo nonno
Alberto Gentili (Vittorio Veneto 1873 – Torino 1954).
In quegli anni molti musicisti accettano di dirigere sotto la svastica, o
introducono i concerti e le rappresentazioni nei teatri italiani con
“Giovinezza” e saluti romani. Altri riescono a scappare, altri ancora
si nascondono e cercano di rifugiarsi in Svizzera o in Inghilterra o di
imbarcarsi per gli Stati Uniti. Dei deportati, solo pochi
sopravviveranno.
Il concerto alla Tonhalle
di Düsseldorf diretto da
Richard Strauss durante
i Reichsmusiktage
Si capovolge la storia della musica, come ci dicono le parole di
Primo Levi ne I sommersi e i salvati:
… Un esercito sfila al passo militare, in ordine chiuso, al suono di una banda:
perciò ci dev’essere una banda anche nel Lager, e la sfilata dev’essere una sfilata a
regola d’arte, con l’attenti a sinistr davanti al palco delle autorità, a suon di
musica. Questo cerimoniale è talmente necessario, talmente ovvio, da prevalere
addirittura sulla legislazione antiebraica del Terzo Reich: con sofisticheria
paranoica, essa vietava alle orchestre ed ai musicisti ebrei di suonare spartiti di
autori ariani, perché questi ne sarebbero stati contaminati. Ma nei Lager di ebrei
non c’erano musicanti ariani, né del resto esistono molte marce militari scritte da
compositori ebrei; perciò, in deroga alle regole di purezza, Auschwitz era l’unico
luogo tedesco in cui musicanti
ebrei potessero, anzi dovessero,
suonare
musica
ariana:
necessità non ha legge.
Ad Auschwitz e nei luoghi della
deportazione l’Inno Ani ma’amin
divenne l’Inno dei campi:
gli ebrei intonavano il loro credo nei
lugubri ammassi che venivano spinti
verso la morte
Il coraggio di cantare
Un’altra storia legata alla musica, che se non ci fossero i documenti
parrebbe incredibile, è quella del ghetto di Terezín (Theresienstadt, a
Nord di Praga) aperto il 24 novembre 1941. Ospitava almeno
15.000 bambini tra cui neonati. Provenivano per lo più
dall’orfanotrofio del ghetto di Praga e dai paesi limitrofi; intere
famiglie erano rinchiuse a Terezín, che era apparentemente solo un
ghetto, mentre costituiva, nel piano strategico dello sterminio, una
delle tappe obbligate verso Auschwitz; per sicurezza, in caso di
bisogno, il ghetto non mancava dei suoi forni.
Il crematorio
nel ghetto
di Terezín
Il ghetto era stato concepito come un campo di prigionia modello da
mostrare agli europei e a chiunque avesse messo in dubbio l’umanità
del nazionalsocialismo: qui la propaganda nazista ebbe uno dei suoi
massimi risvolti di crudeltà e di consenso.
A Terezín la creazione musicale fioriva come uno dei progetti più
ambiziosi del Reich: otto pianisti di chiara fama, sette direttori
d’orchestra oltre ad una decina di compositori vennero rinchiusi nel
ghetto, l’anticamera di Auschwitz. Qui nascerà una buona parte della
cosiddetta “musica concentrazionaria”. A Terezín vennero create
cinquantasei nuove composizioni, ventiquattro solo di Viktor
Ullmann (Teschen, 1 gennaio 1898 – Auschwitz, 18 ottobre 1944).
Fame, sporcizia, sovraffollamento, malattie sembravano direttamente
proporzionali alla frenesia creativa. “In nessun modo – scriverà
Ullmann nel suo diario – ci siamo seduti a piangere sulle rive dei
fiumi di Babilonia; il nostro sforzo per servire rispettosamente le Arti
è stato proporzionale alla nostra volontà di vivere malgrado tutto.” E
nonostante i severissimi divieti imposti dalle SS circa l’educazione e
l’istruzione delle migliaia di bambini (considerati “subumani”), gli
adulti trasmettevano i rudimenti del sapere, con racconti, recite,
concerti e soprattutto con il canto. A Theresienstadt era proibito ai
maestri di insegnare a leggere: ma i bambini imparavano,
disegnavano e coraggiosi cantavano le loro canzoni, come Jona che
visse nella balena e che impara Gam Gam nell’omonimo film di Roberto
Faenza.
La sera dell’8 maggio 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberavano il
ghetto.
Il 23 giugno 1944 i prigionieri avevano assistito a un vero e proprio
evento: era stata messa in scena l’operina Brundibár di Hans Krása su
libretto di Adolf Hoffmeister, non per una delle tante esibizioni
musicali, ma in occasione della visita degli osservatori della Croce rossa
Internazionale. La rappresentanza della Croce Rossa si era compiaciuta
della fervida vita culturale del ghetto, e aveva riso dinanzi alla
divertita e divertente recita dei bambini, e nella relazione finale aveva
concluso che in fondo non si stava poi così male nei
Konzentrationslagern. Il compositore praghese Hans Krása, deportato,
morì ad Auschwitz, a 44 anni, il 17 ottobre 1944.
Qualche bambino però sopravvisse, come Ela Weissberger, che
faceva la parte del gatto, o Zuzana Justman, corista. Adulto, non si
sedette a piangere sulle rive dei fiumi di Babilonia ma iniziò a
raccontare, trovando, insieme a tanti altri sopravvissuti, il coraggio di
ricordare.
Terezín: coro finale dell’operina Brundibár
SUGGERIMENTI BIBLIO-SITOGRAFICI
♦ A cura di Eleonora Carapella e Raffaele Deluca
Aldo Finzi 1897-1945
Musica perseguitata 1 - Spazio Europeo della Memoria Musicale
Milano, Conservatorio “Giuseppe Verdi”, 2009
♦ Gabriele Coen - Isotta Toso
Musica errante. Tra folk e jazz: klezmer e canzone yiddish
con CD-Rom, Viterbo, Nuovi equilibri 2009
♦ Giuseppe Dierna
Ritratti senza rispetto. Adolf Hoffmeister (1922-1973)
La Repubblica, 19 febbraio 2005, pag. 52, sezione: Cultura
♦ Albrecht Dümling – Peter Girth
Entartete Musik. Dokumentation und Kommentar
Düsseldorf, Düsseldorfer Symphoniker 1988
♦ Abraham Z. Idelsohn
Storia della musica ebraica
a cura di Alberto Jona, Firenze, La Giuntina 1994
tr. it. di Jewish music in its historical development, 1929
♦ Joža Karas
La musica a Terezín: 1941-1945
a cura di Francesca R. Recchia Luciani
Genova, Il Melangolo 2011, tr. it. di Music in Terezin: 1941-1945, 1990
♦ Primo Levi
I sommersi e i salvati
Torino, Einaudi 1986
♦ Liceo Musicale Sperimentale del Conservatorio “G. Verdi”,
Musica perseguitata
Biblioteca del Conservatorio – Spazio Europeo della Memoria
Musicale, Milano 2011
♦ Lorenzo Lorusso
Orfeo al servizio del Führer.
Totalitarismo e musica nella Germania del Terzo Reich
Palermo, L’Epos 2008
♦ Francesco Lotoro e altri
Enciclopedia discografica KZ MUSIK (Musica
concentrazionaria)
in 24 CD-volumi+libro, Musikstrasse Roma, Roma 2011
♦ Dario Oliveri
Hitler regala una città agli ebrei.
Musica e cultura nel ghetto di Theresienstadt
Palermo, L’epos 2008
♦ Harvey Sachs
Musica e regime
Milano, Il saggiatore 1995
♦ Aldo Zargani
Per violino solo.
La mia infanzia nell’Aldiqua, 1938-1945
Bologna, Il Mulino 1995
HI
SITI
www. annapizzuti.it
(Il sito è dedicato agli Ebrei stranieri internati in Italia durante il
periodo bellico)
www.binario21.org/nomi.htm
www.braidense.it/memoria2009
www.braidense.it/memoria 2010
www.cdec.it
(Sito della Fondazione Centro Documentazione Ebraica
Contemporanea)
www.italia-liberazione.it/parri-milano
(Sito della Biblioteca “Ferruccio Parri” dell’Istituto Nazionale
per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia)
www.johanneumlueneburg.de/expo/jonatur/geistesw/zwischen/entartet/mus
ik/ausstell.htm
www.kassiber.de/entartete-kunst
www.klezmerconnection.at/klezmer.htm
www.morasha.it/pesaro/06persecuzione.html
www.musica-reanimata.de
www.urfm.braidense.it
(Il sito dell’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale
Braidense permette di collegarsi a tutti i cataloghi musicali on line in
Italia e all’Estero)
HI
Pinuccia Carrer insegna Storia della musica in Conservatorio dal
1979 e dal 1985 è titolare della cattedra al “Giuseppe Verdi” di
Milano. Collabora con riviste, teatri, etichette discografiche,
enciclopedie; numerose le pubblicazioni. I suoi ambiti di ricerca
prediligono la storia della musica del Settecento e lo studio delle
donne musiciste: per i lavori in questo settore è stata chiamata nel
Comitato d’onore internazionale della Fondazione “Adkins-Chiti”:
Donne in musica. Ha ideato e costruito la base dati ricercabile in
linea Presenze femminili nel fondo Noseda della Biblioteca del Conservatoio “G.
Verdi” di Milano. Dal 1999 coordina il settore italiano del RILM
(Répertoire International de Littérature Musicale).
Simonetta Heger è docente di Pianoforte e Cembalo
complementare al Conservatorio “G. Verdi” di Milano; insegna
inoltre Pianoforte presso le scuole “Guido d'Arezzo” di Melzo e
C.M.T. di Cambiago. Con un repertorio che va dal '600 alla musica
contemporanea, ha tenuto concerti sia come pianista sia come
cembalista, solista e in ensembles, oltre che in Italia e in Europa,
negli Stati Uniti. Ha registrato per la RAI, la Radio Svizzera, la Radio
Spagnola e inciso per le case Nuova Era, Concerto, Bel Air Music.
Affianca all’attività concertistica quella di ricerca, dedicandosi
particolarmente alla prassi esecutiva e alla “musica perseguitata” dei
compositori italiani. Dal 2003 al 2011 ha organizzato, con Lydia
Cevidalli, le manifestazioni del Conservatorio per il Giorno della
Memoria, sia in Sala Verdi, per la cittadinanza e per le scuole, sia nei
concerti esterni.
Cecilia Missaglia, Emiliano Rossi e Francesco Steca frequentano i corsi superiori di strumento al Conservatorio (i primi, nella
Classe di Flauto di Gabriele Gallotta, Francesco Steca nelle classi di
chitarra di Maria Vittoria Jedlowski e contrabbasso di Eustasio
Cosmo); conseguita lo scorso anno la Maturità Musicale nel Liceo
Musicale Sperimentale del Conservatorio, sono iscritti all’Università
degli Studi di Milano. Dal settembre 2010 collaborano con Simonetta
Heger e Pinuccia Carrer alla ricerca sulla “Musica perseguitata”
promossa dallo Spazio della Memoria Musicale della Biblioteca.
HI
Gli Amici della Biblioteca
Sesto non può solo “consumare” cultura, Sesto deve “produrre cultura”. Era lo
slogan che sintetizzava al meglio l’orgoglio della città metallurgica
degli anni ’60, quando decine di migliaia erano gli operai che ad ogni
fischio di sirena entravano dai cancelli delle fabbriche che si
estendevano per oltre il 60% del territorio cittadino e che ne
garantivano la singolarità socioculturale di città operaia. Era allora un
proliferare di iniziative culturali che nascevano dal basso e che si
accostavano e integravano le molte e vivaci iniziative istituzionali.
Poi con la chiusura progressiva delle fabbriche Sesto San Giovanni
perse quella sua unicità omologandosi ai modelli socioculturali di
massa, sempre più invasivi. Le iniziative culturali, specie quelle dal
basso diminuirono anche se con lodevole ostinazione le istituzioni
hanno sempre cercato di aumentare la quantità e la qualità del
prodotto culturale a disposizione dei cittadini. Tra le istituzioni
cittadine che si occupano di cultura, la Biblioteca Civica è certamente
tra quelle che hanno maggior ruolo e prodotto i migliori risultati,
nonostante che i persistenti problemi di bilancio rischino di
condizionarne significativamente l’attività.
Nel solco di queste esperienze il gruppo “Gli Amici della Biblioteca”
si è costituito su base volontaria con il duplice scopo di promuovere
e coinvolgere sempre più cittadini nelle attività della biblioteca,
integrandole e arricchendole con una serie di eventi culturali,
progettati e proposti dal gruppo, recuperando dalle tradizioni
cittadine l’iniziativa e l’autonomia necessarie, e realizzati in
collaborazione con la Biblioteca Civica di Sesto San Giovanni.
Spazio Europeo della Memoria Musicale
È un centro di documentazione e di ricerca, istituito nel 2007, presso
la Biblioteca del Conservatorio. Finalità specifica è quella di
valorizzare figure di musicisti discriminati da politiche di regime o
vittime di persecuzioni razziali, attraverso concerti, ricerca
musicologica e divulgazione. Lo Spazio ha sinora contribuito, con la
collaborazione di docenti e allievi del Conservatorio stesso, alla
realizzazione di numerosi concerti in Conservatorio per il Giorno della
Memoria, di lezioni concerto nelle scuole superiori di Milano e
Provincia e per la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Statale di
Milano e trasmissioni radiofoniche.
Presso la Biblioteca sono stati istituiti un fondo documentario e una
collana di studi mirati: il primo materiale originale pervenuto, relativo
al musicista milanese, Aldo Finzi è stato oggetto di studio e
catalogazione confluite nella pubblicazione del libro: Aldo Finzi 18971945, a cura di Eleonora Carapella e Raffaele Deluca, Musica
perseguitata 1, Milano 2009
Alle musiche di Finzi si è aggiunto un cospicuo numero di
composizioni di Alberto Gentili (1873-1954) donate dagli eredi alla
Biblioteca. Il catalogo delle musiche di Gentili è in corso di
elaborazione come tesi di laurea Magistrale di Kether Perolfi Garro,
studente della Facoltà di Lettere e Filosofia – Dipartimento di
Musicologia dell'Università Statale degli Studi di Milano; la
catalogazione dei dati nel Servizio Bibliotecario Nazionale è stata
contemporaneamente oggetto di tirocinio presso l’Ufficio Ricerca
Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense.
È in fase di acquisizione, a seguito di donazione alla Biblioteca del
Conservatorio, il fondo “Locatelli-Sonnenfeld” rappresentato dal
corpus di opere manoscritte autografe del compositore austriaco Kurt
Sonnenfeld: fuggito in Italia per sottrarsi alle persecuzioni naziste, fu
internato nel campo di Ferramonti-Tarsia (Cosenza), e al termine
della guerra rientrò a Milano dove lavorò e visse fino alla morte,
avvenuta nel 1997.
Musica perseguitata non è solo il nome della collana di studi, ma anche
il titolo di una ricerca rivolta alla “musica degenerata” e a quanto
avvenuto in Italia e in particolare nel Conservatorio di Milano; la
ricerca, nata da un’idea di Simonetta Heger, è stata realizzata da
Cecilia Missaglia, Francesco Steca e Emiliano Rossi, studenti della V
B del Liceo Musicale Sperimentale del Conservatorio, coordinati
dalla loro docente di Storia della Musica, Pinuccia Carrer e ha
costituito la base per le note storiche dei Concerti per il Giorno della
memoria 2011. In formato pannelli "Musica Perseguitata" veniva
esposta nel cortile del Conservatorio e visitata dagli studenti e dal
pubblico; i pannelli sono poi divenuti una dispensa. Il gruppo di
studio continua tuttora a sviluppare ricerche sui rapporti tra musica e
regime e contribuirà a diverso titolo alle manifestazioni previste per
la Giorno della memoria 2012.
Civica Scuola di Musica “Gaetano Donizetti”
La Civica Scuola di Musica ha accettato volentieri di partecipare alla
realizzazione di un’iniziativa per ricordare Il Giorno della Memoria:
inizialmente, quando non erano stati presi i contatti col
Conservatorio, alcuni insegnanti della Scuola avevano proposto di
coinvolgere gli allievi per celebrare questo particolare momento con
la musica.
La collaborazione con lo Spazio Europeo della Memoria Musicale
della Biblioteca del Conservatorio ha permesso alla Scuola di
trasformare il suo progetto, di arricchirlo e di renderlo più adeguato
ad un evento così significativo.
La Civica "G. Donizetti" ha una lunga tradizione di partecipazione a
manifestazioni che si svolgono nella città: è un modo per restituirle
quanto da essa riceve e per rendere più consapevoli gli allievi
dell'importanza del ricordo di alcuni fatti storici.
IL CORAGGIO DI CANTARE
Note per il giorno della memoria
di Pinuccia Carrer
Simonetta Heger
con la collaborazione degli studenti
Cecilia Missaglia, Francesco Steca, Emiliano Rossi
Progetto musicale dei docenti
Mariella Sanvito
Lia Cino
Daria Del Vaglia
della Civica Scuola musicale “Donizetti” di Sesto San Giovanni
INTERPRETI
CORO
Classe di Teoria Ear training Prof.ssa Daria del Vaglia
Martina Andreoni
Gabriele Guadagnini
Teena Angelini
Andra Impiombato
Arkadi Bellini
Giacomo Maj
Martino Bini
Chiara Marino
Sara Borsato
Luca Martellucci
Sara Brambilla
Chiara Meneghello
Francesca Cantoni
Marta Menoncin
Roberto Castagnedi
Lorenzo Miele
Alice Cellana
Andra Pittelli
Loris Ciuffreda
Cristiano Porro
Justin Coello
Leonardo Quadrio
Simone Consorti
Andrea Romaniello
Elisa Coppo
Lorenzo Serra Serra
Alessio De Pellegrin
Aleksandro Toderencuck
Marco Di Girolamo
Marco Toni Vigilio
Siria Favaroni
Zoe Visco Gilardi
Francesco Foschino
Giulia Gallo: voce solista
PIANISTI
Classe Prof.ssa Daria del Vaglia
Roberto Castagnedi
Andrea Pittelli
Classe Prof.ssa Lia Cino
Filippo Borsato
Cecilia Rocca
Classe Prof.ssa Rossella Forcillo
Virginia Gallini
FLAUTISTI
Classe Prof.ssa Matilde Colombo
Francesca Cova
Laura Motta
Marta Robecchi
Chiara Saglia
CLARINETTISTA
Classe Prof. Alberto Zappalà
Elena Centurelli
PERCUSSIONISTI
Classe Prof. Alessandro Vismara
Marco Brugnatelli
Mattia Langiu
Samuele Santomauro
Paolo Scotti
Enrico Vesce
Classe Prof. Paolo Tini
Mattia Basi
CHITARRISTI
Classe Prof. Paolo Canola
Simone Diazzi
Gabriele Moranduzzo
VIOLINISTI
Classe Prof.ssa Mariela Sanvito
Valeria Baroni
Arkadì Bellini
Sara Brambilla
Biligar Butuar
Alice Cellana
Carolina Fanalista
Federica Gazzola
Chiara Marino
Alessandro Rigamonti
Zoe Visco Gilardi
Classe Prof.ssa Alessia Rosini
Arianna Cazzaniga
VIOLONCELLISTA
Classe Prof.ssa Roberta Ruffilli
Laura Sada
Con la partecipazione straordinaria di
degli ex allievi della Civica Scuola di Musica “G. Donizetti”
Prof. Ivan Padovani (tromba)
Gabriele Roccato (voce)
e di
Prof. Emiliano Bianchi (fisarmonica)
Prof. Ivan Lo Giusto (basso)
Hanno ricordato le esperienze familiari
Simonetta Heger
Massimo Gentili-Tedeschi
Il Concerto, Il coraggio di Cantare,
parte degli eventi dedicati
al Giorno della Memoria 2012,
è organizzato dal Settore Cultura
del Comune di Sesto San Giovanni
in collaborazione con
Gli Amici della Biblioteca
di Sesto San Giovanni,
la Civica Scuola di Musica
“Gaetano Donizetti”
e lo
Spazio Europeo della Memoria Musicale
della Biblioteca del Conservarorio
“Giuseppe Verdi” di Milano