BIBLIOTECA DEL CONSERVATORIO SPAZIO EUROPEO DELLA MEMORIA MUSICALE Civica Scuola di Musica di Sesto San Giovanni “Gaetano Donizetti” Concerto di docenti e allievi della Civica Scuola di Musica “Gaetano Donizetti” HI Immagini e testimonianze a cura dello SESTO SAN GIOVANNI Sala Consiliare - Palazzo comunale Domenica 29 Gennaio 2012 Ore 17.00 Spazio Europeo della Memoria Musicale Biblioteca del Conservatorio “Giuseppe Verdi ” di Milano Concerto per il Giorno della memoria Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di concentramento e di sterminio costruito dai nazisti nella Polonia occupata, dove persero la vita oltre un milione di ebrei, tra cui molte migliaia di ebrei italiani. Perché celebrare questo giorno con la musica? Non solo perché la musica è un linguaggio universale che tutti comprendono ma anche perché essa esprime la più genuina testimonianza del sentimento e del modo d’essere di un popolo. PROGRAMMA Odessa Bulgar La canzone del bambino nel vento (Auschwitz) Francesco Guccini Tema del film Schindler’s list John Williams Gam Gam Elie Botbol dal film Jona che visse nella balena Ani ma’amin Hava Nagila Abraham Z. Idelsohn Shpilt mir Happy nigun Odessa Bulgar Odessa Bulgar (o Bulgarish) è una musica di danza, e già nel titolo identifica le zone originarie e di diffusione del repertorio Klezmer nell’est dell’Europa. La parte musicale si caratterizza per la presenza dell’intervallo di quarta aumentata, tipico anche della musica rom, che ispirò Béla Bartók nelle sue Danze rumene. La canzone del bambino nel vento (Auschwitz) Francesco Guccini, cantautore tra i più noti, nato a Modena nel 1940, scrisse musica e testo di Auschwitz nel 1967. Insieme a Dio è morto, rappresenta un “classico” e un potente esempio di come anche la musica “leggera” possa diventare intensa e impegnata. Son morto con altri cento, son morto ch’ ero bambino passato per il camino e adesso sono nel vento… Ad Auschwitz c’era la neve, il fumo saliva lento nel freddo giorno d’ inverno e adesso sono nel vento... Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio, è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento... Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento... Ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento... Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà... Tema del film Schindler’s list Il tema è il motivo ricorrente della colonna sonora dell'omonimo film di Steven Spielberg, del 1994. La musica è di John Williams, vincitore di sette premi Oscar per la colonna sonora: sua quella di Star Wars. La storia della musica a volte offre straordinarie coincidenze: Williams si formò alla scuola di Mario Castelnuovo-Tedesco (18951968), uno dei musicisti perseguitati dall’Italia fascista: a causa delle leggi razziali, nel 1939, Castelnuovo-Tedesco fu costretto a lasciare l'Italia con la sua famiglia per trasferirsi negli Stati Uniti. Castelnuovo-Tedesco, fine e preparato musicista allievo di Pizzetti, divenne in breve un Ghostwriter di colonne sonore; ne compose tantissime, ne firmò pochissime, ma ebbe molti allievi: tra di essi, oltre a Williams, Henry Mancini, quello de La pantera rosa e Colazione da Tiffany e André Previn, ebreo, scappato dalla Germania nel 1939 e vincitore di quattro Oscar, l’ultimo per My fair Lady. Gam gam Gam Gam è il titolo di una canzone scritta da Elie Botbol che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23. Fa parte della colonna sonora di Jona che visse nella balena (1993) di Roberto Faenza. Nel film il canto viene insegnato dalla maestra a Jona e agli altri bambini nel lager. Gam-Gam-Gam Ki Elekh Be-Beghe Tzalmavet Lo-Lo-Lo Ira Ra Ki Atta Immadì Gam-Gam-Gam Ki Elekh Be-Beghe Tzalmavet Lo-Lo-Lo Ira Ra Ki Atta Immadì Shivtekhà umishantekhà Hema-Hema yenakamuni Shivtechà umishantechà Hema-Hema yenahamuni Anche se andassi nella valle oscura non temerei nessun male, perché tu sei sempre con me; Perché tu sei il mio bastone, il mio supporto Con te io mi sento tranquillo Ani ma’amin C’è un canto degli ebrei ortodossi che si propaga nei lager sino a divenire una sorta di “Inno dei campi”: Ani ma’amin, (Io credo). Le parole sono tratte dagli "articoli di fede" di Maimonide (Cordoba, 1138 – Il Cairo 1204), considerato il più grande filosofo ebreo di tutti i tempi. La musica è attribuita al Rabbino Azriel David che si dice l’avesse composta nel carro bestiame che lo portava a Treblinka. L’inno, fortemente simbolico, veniva cantato dai prigionieri che si avviavano alle camere a gas. E per gli ebrei ortodossi assumeva il senso di un’invocazione per superare la tragedia. Ancor oggi si ripete nel giorno della memoria o durante la cena pasquale, in ricordo della rivolta del ghetto di Varsavia, iniziata il giorno di Pasqua (19 aprile) del 1943; lo si accosta ad un altro salmo, ricco di significato per la giornata della memoria: è Bezet Israel (che nella tradizione cristiana è diventato In exitu Israel) che si riferisce alla all’uscita degli ebrei dall’Egitto e metaforicamente segna il ritorno alla luce, la liberazione. Salmo e inno sono alle radici della nostra storia musicale. Ani ma’amin, Be’emuna shelema Beviat hamashiach ani ma’amin Beviat hamashiach, ma’amin Beviat hamashiach ani ma’amin Beviat hamashiach, ma’amin Veaf al pi sheyitmahmeha Im kol zeh, achake loh Veaf al pi sheyitmahmeha Im kol zeh, achake loh Im kol zeh, im kol zeh, achake loh Achake bechol yom sheyavoh Im kol zeh, im kol zeh, achake loh Achake bechol yom sheyavoh Io credo con fede completa Nella venuta del Messia, io credo Credete nella venuta del Messia Nella venuta del Messia, io credo Credete nella venuta del Messia E anche se egli può indugiare Comunque io aspetterò per lui E anche se egli può indugiare Comunque io aspetterò per lui Tuttavia, io lo aspetterò Aspetterò ogni giorno per lui a venire Tuttavia, io lo aspetterò Aspetterò ogni giorno per lui a venire Hava Nagila È uno dei brani più noti della musica Klezmer e incita alla gioia. Ispirata ad una melodia popolare ucraina della Bucovina, la canzone è stata composta dal musicologo Abraham Z. Idelsohn (1882-1939) nel 1918 per celebrare la vittoria inglese in Palestina al termine del primo conflitto mondiale in occasione della Dichiarazione di Balfour. Hava nagila, Hava nagila, Hava nagila ve' nismecha Rallegriamoci Rallegriamoci Rallegriamoci e siamo felici Cantiamo Cantiamo Cantiamo e siamo felici Svegliatevi, svegliatevi fratelli! Svegliatevi fratelli col cuore felice Svegliatevi fratelli, svegliatevi fratelli! Col cuore felice Hava neranena, Hava neranena, Hava neranena, ve' nismecha Uru, uru achim, Uru achim belev sameach, Uru achim Uru achim Belev sameach L’invito di Hava nagila a risvegliarsi con il cuore felice, trionfa nei due brani finali del concerto: Schpilt mir, klezmorim - una canzone yiddish che nel titolo recita Suonate musicisti - e Happy nigun, che significa, semplicemente, Felice melodia. . HI IL CORAGGIO DI CANTARE Note per il giorno della memoria di Pinuccia Carrer Simonetta Heger con la collaborazione degli studenti Cecilia Missaglia Emiliano Rossi Francesco Steca HI Berlino, 1936, vigilia delle Olimpiadi. Parola d’ordine: ripulire la città. Gli zingari vengono raccolti, schedati e internati a Marzahn. La parola d’ordine – pulizia - si impone non solo nella città di Berlino, ma in Germania, in Europa e non indica più soltanto ripulire. La parola d’ordine si trasforma in un imperativo: eliminare, sterminare. Zingari, ebrei, omosessuali sono fagocitati in quello che nella lingua dei Rom è definito Porrajmos, ovvero il divoramento. La tragedia annunciata continua, implacabile, a segnare la storia. Anche la musica fa parte di questa storia. La musica klezmer Con le sue melodie caratteristiche, con il suo ritmo travolgente e camaleontico, spesso accompagnato dalla danza, il klezmer è un repertorio che ancor oggi è parte integrante della più autentica tradizione ebraica. Il termine affonda le sue radici in due antiche parole: kle compare nel Vecchio Testamento per indicare un contenitore, un utensile, o uno strumento o uno strumento musicale, zemer allude alla voce, al canto o alla canzone e anche al far musica. Klezmer significa quindi qualcosa come “strumento del canto”, “veicolo o trasmettitore del suono”: in tedesco è definito Gefäß des Gesangs, o Gefäß des Liedes, ovvero” contenitore della canzone”. In origine si riferiva allo strumento del musicista, dal XV-XVI secolo coincide col musicista stesso. Di origine ashkenazita, il repertorio si diffonde soprattutto nelle terre dell’Est europeo: è facile riconoscere nei suoni, nelle parole yiddish, nei gesti dei klezmorim un continuo gioco di contaminazioni e di varianti, tipico della musica non scritta e trasmessa a memoria, oralmente. La musica klezmer, come peraltro quella zigana, non accetta gabbie formali e molto conta sull’improvvisazione. I gruppi di esecutori e cantanti si formavano per l’occasione con gli strumenti disponibili, anche se la presenza del clarinetto e del violino rappresenta quasi una costante. Tra le melodie più note, che si ascolteranno in questo “Giorno della memoria”, Odessa Bulgarish, che apre il concerto, Hava nagila, che significa “Rallegriamoci” e Happy nigun, semplicemente una “felice melodia” Porrajmos, il divoramento Il “divoramento” inizia ben prima della costruzione dei campi di concentramento e di sterminio: le armi della persecuzione sono affilate giorno per giorno, anno per anno, per decenni. Le eliminazioni di massa non rappresentano soltanto l’eliminazione di gente scomoda o sporca: perseguono ora l’idea dello sterminio e del genocidio, della pulizia etnica. Le fosse comuni si riempiono dopo gli stermini, “flauti di ossa” nutrono i terreni delle foreste. Oggi girando quelle aree geografiche (Bessarabia, Galizia, Moldavia, Ucraina) si vedono steli e lapidi poste ad epitaffio. Il primo campo di sterminio, aperto il 1° novembre 1941, era situato nella parte sud-orientale del distretto di Lublino, vicino a Bełzec, un villaggio lungo la linea ferroviaria Lublino-Leopoli. Nel viaggio alla ricerca delle sue radici, Simonetta Heger racconta della foresta di Szeparowce e del tenore Alfred Schreyer, sopravvissuto di Bełzec che ha avuto il coraggio di tornare di nuovo nei luoghi dove aveva dovuto cantare, perché a Bełzec come a Sobibor, Treblinka, e poi a Auschwitz sino a Mathausen i tedeschi avevano formato vere e proprie orchestre, cori e orchestrine. Quasi per un paradosso della sorte il deposito destinato a raccogliere l’enorme quantitativo di bottino ammassato nei campi, conosciuto ufficialmente come Erfassungslager für beschlagnahmtes Feindvermögen, “Stoccaggio di raccolta per beni confiscati ai nemici”, era collocato in un grande edificio di cinque piani, vicino al centro di Lublino, nella via dedicata ad un musicista. Lublino, via Chopin 27, ieri e oggi Non riuscì invece a sopravvivere al “divoramento” il musicologo Arthur Neisser (Berlino 1875Auschwitz dopo ottobre 1943?): Neisser aveva iniziato ad amare l’Italia studiando un’opera di Agostino Steffani (il Servio Tullio del 1685). Era stato chiamato a parlare della musica tedesca al Congresso internazionale di musica di Roma del 1911. Legatissimo a Gustav Mahler ne aveva scritto la biografia, edita nel 1918; l’amore per l’opera italiana era culminato in due studi, l’uno su Giacomo Puccini e l’altro su Giuseppe Verdi. A 67 anni venne arrestato a Fiume per la sua origine, e internato, come tanti altri ebrei “stranieri”. La sua presenza è segnalata a Campagna (Salerno) il 16.09.1940, a Potenza il 10.10.1940, a Prato il 16.02.1941, a Siena il 20.04.1942, a Pesaro il 19.06.1942. Il 31 maggio 1943 Neisser si trovava ancora internato a Pesaro, ironia della sorte, nella città natale di Gioachino Rossini. Il 4 ottobre 1943 venne inviata da lì al ministero dell’Interno, schedario centrale stranieri, una nota di poche righe: “Neisser Arturo fu Alberto, schedato a Milano”: Neisser era salito sul treno per Auschwitz dal tristemente famoso Binario 21 della Stazione Centrale. ENTARTETE “KUNST”, arte degenerata L’idea di classificare un determinato repertorio e determinati artisti come “degenerati” non è motivata, almeno all’inizio, solo da una questione di razza; sotto accusa è l’avanguardia, la ricerca del nuovo, la voglia di sperimentare, che tra l’altro aveva caratterizzato il periodo di Weimar. Se poi l’arte era creata dagli ebrei, si raggiungeva il peggio estetico. Leggere oggi le altisonanti dichiarazioni di Goebbels ci lascia tra lo stupito e l’incredulo. Tuttavia sono proprio quelle dichiarazioni ad aver condizionato la vita di molti artisti e musicisti, con un evidente consenso di pubblico. Joseph Paul Goebbels, collaboratore di Hitler sin dal 1922 e, dal 1933, ministro del Reich per l’Educazione del popolo e della Propaganda, è il protagonista indiscusso della promozione di iniziative in campo artistico e musicale. Egli fa uso a man bassa della radio - “non sarebbe stato possibile conquistare il potere e usarlo a nostro modo senza la radio e l’aeroplano”– e nel contempo organizza una propaganda capillare. La conquista dei territori e quella dei cervelli sono di pari entità; in maniera subdola e costante, si accresce il controllo sulla fruizione e sulla produzione. L’apice della propaganda è la famigerata mostra Entartete “Kunst” aperta a Monaco il 19 luglio 1937; ad accompagnarla la guida stampata per l’occasione (Entartete “Kunst”, Ausstellungführer, Für Kultur und Wirtschaftswerbung, Berlin 1937). ENTARTETE MUSIK: musica degenerata Visto il successo ottenuto a Monaco, Goebbels passa alla musica: dal 22-29 Maggio 1938 organizza a Düsseldorf i Reichsmusiktage, ovvero “I giorni della musica del Reich”, una settimana di concerti e conferenze mirati a propagandare la musica “pura” della razza “pura”. L’evento centrale si attuava il 24 maggio con la mostra dedicata all’Entartete musik, la musica degenerata, evidenziando con disegni, libretti, spartiti, partiture e frontespizi il carattere “subumano” dei musicisti degenerati e l’inferiorità delle loro opere. Dominava l’esposizione, in primo piano, il manifesto di una delle opere simbolo della degenerazione, Jonny spielt auf di di Ernst Křenek rappresentata allo Stadttheater di Lipsia nel 1927. La copertina di Entartete Musik: eine Abrechnung von Staatsrat Dr. H. S. Ziegler, Düsseldorf, Völkischer Verlag - in italiano suona: Musica degenerata. Un comunicato del Consiglio di Stato a cura del Dottor Hans Severus Ziegler, edizioni del Popolo - si trasforma in un manifesto propagandistico esposto in tutte le città tedesche per la sua eloquenza; il manifesto riassume un perfido intento denigratorio: ispirato dalla copertina dello spartito di Jonny spielt auf (opera degenerata per eccellenza) riprende l’idea del nero accentuandone i tratti somatici in senso scimmiesco, mettendo al lobo l’orecchino degli zingari e la stella di Davide al posto del garofano; aggiunge i guanti tipici dei cabarettisti e degli attori, eredi dei minstrels (i bianchi travestiti da negri come Al Jolson nel primo film sonoro, “Il cantante di jazz” del 1927). Il cilindro, che sostituisce alla bombetta, e l’abito elegante alludono all’altra componente di cui gli ebrei venivano accusati: appartenevano alla plutocrazia e si erano arricchiti con l’usura, alle spalle dei “poveri ariani”. Il saxofono è invece il simbolo del jazz, bollato in negativo dai nazisti sin dal 1930. Nel 1935, alla radio, verrà trasmesso l’annuncio ufficiale: Verbot des NiggerJazz! La musica degenerata, proibita, era la musica “modernista”, quella afro-americana e quella concepita secondo sistemi non tonali (a-tonale, seriale, dodecafonica), o semplicemente più ardita dal punto di vista dell’utilizzo delle tecniche compositive. Oggetto della persecuzione sono i principali compositori di musica classica, in ordine alfabetico, da Béla Bartók e Alban Berg passando da Paul Hindemith, Arnold Schoenberg, sino a Anton Webern, Kurt Weill e Alexander Zemlinsky. Ma alla fine tutto diviene “degenerato e proibito”, come Felix Mendelssohn-Bartholdy (in realtà protestante ma nipote del filosofo ebreo Moses Mendelssohn) o Gustav Mahler (morto nel 1911); nella lista della musica indesiderata, elaborata in Germania nel 1939, si trovano illustri esponenti del jazz, dello swing, del fox-trot, della musica cosiddetta leggera, di diverse nazionalità tra cui Alberto Semprini (1908-1990) all’epoca arrangiatore, Duke Ellington, Charlie Chaplin, Irving Berlin. I titoli indesiderati spaziavano da Caravan a Canto negro, da Schubertiana-slow fox a Marilù o Allegro swing. Tra gli editori, gli italiani Carisch e Leonardi attivi sull’asse Berlino-Milano, Fabbri di Trieste e Folgore di Roma Il klezmer, repertorio né scritto, né pubblicato, né colto, né leggero potè sopravvivere e continuò a navigare per il mondo, con le sue melodie tramandate nel tempo, raggiungendo le comunità d’oltreoceano e arricchendosi progressivamente di arrangiamenti e strumenti provenienti dal jazz. . Musica perseguitata Tutti i musicisti e i lavoratori dello spettacolo erano obbligati ad aderire al Partito Nazionale Fascista: senza tessera, niente lavoro; per i pochi che provavano a ribellarsi (come il giovane musicologo Massimo Mila) era pronta la prigione o l’esilio (così succedeva a Arturo Toscanini). In Italia il punto di volta contro i musicisti e i lavoratori dello spettacolo, compresi quelli dell’E.I.A.R., è rappresentato dalla promulgazione delle leggi razziali del 1938 e dai provvedimenti che in breve tempo, in un costante crescendo, travolgono tutti i lavoratori dello spettacolo. Si arriva addirittura al paradosso. Compositori dichiaratamente fascisti, o musicologi e critici portavoce del Regime, o ancora strumentisti attivi da anni nelle orchestre o nei teatri più importanti solo per essere ebrei verranno perseguitati nel nome della purezza della razza italica. Si potrebbe parlare di Fano, Massarani, Sinigaglia, CastelnuovoTedesco, Finzi, Veneziani, Bonaventura, Feininger e molti altri ancora. Massimo Gentili-Tedeschi ci racconterà il caso di suo nonno Alberto Gentili (Vittorio Veneto 1873 – Torino 1954). In quegli anni molti musicisti accettano di dirigere sotto la svastica, o introducono i concerti e le rappresentazioni nei teatri italiani con “Giovinezza” e saluti romani. Altri riescono a scappare, altri ancora si nascondono e cercano di rifugiarsi in Svizzera o in Inghilterra o di imbarcarsi per gli Stati Uniti. Dei deportati, solo pochi sopravviveranno. Il concerto alla Tonhalle di Düsseldorf diretto da Richard Strauss durante i Reichsmusiktage Si capovolge la storia della musica, come ci dicono le parole di Primo Levi ne I sommersi e i salvati: … Un esercito sfila al passo militare, in ordine chiuso, al suono di una banda: perciò ci dev’essere una banda anche nel Lager, e la sfilata dev’essere una sfilata a regola d’arte, con l’attenti a sinistr davanti al palco delle autorità, a suon di musica. Questo cerimoniale è talmente necessario, talmente ovvio, da prevalere addirittura sulla legislazione antiebraica del Terzo Reich: con sofisticheria paranoica, essa vietava alle orchestre ed ai musicisti ebrei di suonare spartiti di autori ariani, perché questi ne sarebbero stati contaminati. Ma nei Lager di ebrei non c’erano musicanti ariani, né del resto esistono molte marce militari scritte da compositori ebrei; perciò, in deroga alle regole di purezza, Auschwitz era l’unico luogo tedesco in cui musicanti ebrei potessero, anzi dovessero, suonare musica ariana: necessità non ha legge. Ad Auschwitz e nei luoghi della deportazione l’Inno Ani ma’amin divenne l’Inno dei campi: gli ebrei intonavano il loro credo nei lugubri ammassi che venivano spinti verso la morte Il coraggio di cantare Un’altra storia legata alla musica, che se non ci fossero i documenti parrebbe incredibile, è quella del ghetto di Terezín (Theresienstadt, a Nord di Praga) aperto il 24 novembre 1941. Ospitava almeno 15.000 bambini tra cui neonati. Provenivano per lo più dall’orfanotrofio del ghetto di Praga e dai paesi limitrofi; intere famiglie erano rinchiuse a Terezín, che era apparentemente solo un ghetto, mentre costituiva, nel piano strategico dello sterminio, una delle tappe obbligate verso Auschwitz; per sicurezza, in caso di bisogno, il ghetto non mancava dei suoi forni. Il crematorio nel ghetto di Terezín Il ghetto era stato concepito come un campo di prigionia modello da mostrare agli europei e a chiunque avesse messo in dubbio l’umanità del nazionalsocialismo: qui la propaganda nazista ebbe uno dei suoi massimi risvolti di crudeltà e di consenso. A Terezín la creazione musicale fioriva come uno dei progetti più ambiziosi del Reich: otto pianisti di chiara fama, sette direttori d’orchestra oltre ad una decina di compositori vennero rinchiusi nel ghetto, l’anticamera di Auschwitz. Qui nascerà una buona parte della cosiddetta “musica concentrazionaria”. A Terezín vennero create cinquantasei nuove composizioni, ventiquattro solo di Viktor Ullmann (Teschen, 1 gennaio 1898 – Auschwitz, 18 ottobre 1944). Fame, sporcizia, sovraffollamento, malattie sembravano direttamente proporzionali alla frenesia creativa. “In nessun modo – scriverà Ullmann nel suo diario – ci siamo seduti a piangere sulle rive dei fiumi di Babilonia; il nostro sforzo per servire rispettosamente le Arti è stato proporzionale alla nostra volontà di vivere malgrado tutto.” E nonostante i severissimi divieti imposti dalle SS circa l’educazione e l’istruzione delle migliaia di bambini (considerati “subumani”), gli adulti trasmettevano i rudimenti del sapere, con racconti, recite, concerti e soprattutto con il canto. A Theresienstadt era proibito ai maestri di insegnare a leggere: ma i bambini imparavano, disegnavano e coraggiosi cantavano le loro canzoni, come Jona che visse nella balena e che impara Gam Gam nell’omonimo film di Roberto Faenza. La sera dell’8 maggio 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberavano il ghetto. Il 23 giugno 1944 i prigionieri avevano assistito a un vero e proprio evento: era stata messa in scena l’operina Brundibár di Hans Krása su libretto di Adolf Hoffmeister, non per una delle tante esibizioni musicali, ma in occasione della visita degli osservatori della Croce rossa Internazionale. La rappresentanza della Croce Rossa si era compiaciuta della fervida vita culturale del ghetto, e aveva riso dinanzi alla divertita e divertente recita dei bambini, e nella relazione finale aveva concluso che in fondo non si stava poi così male nei Konzentrationslagern. Il compositore praghese Hans Krása, deportato, morì ad Auschwitz, a 44 anni, il 17 ottobre 1944. Qualche bambino però sopravvisse, come Ela Weissberger, che faceva la parte del gatto, o Zuzana Justman, corista. Adulto, non si sedette a piangere sulle rive dei fiumi di Babilonia ma iniziò a raccontare, trovando, insieme a tanti altri sopravvissuti, il coraggio di ricordare. Terezín: coro finale dell’operina Brundibár SUGGERIMENTI BIBLIO-SITOGRAFICI ♦ A cura di Eleonora Carapella e Raffaele Deluca Aldo Finzi 1897-1945 Musica perseguitata 1 - Spazio Europeo della Memoria Musicale Milano, Conservatorio “Giuseppe Verdi”, 2009 ♦ Gabriele Coen - Isotta Toso Musica errante. Tra folk e jazz: klezmer e canzone yiddish con CD-Rom, Viterbo, Nuovi equilibri 2009 ♦ Giuseppe Dierna Ritratti senza rispetto. Adolf Hoffmeister (1922-1973) La Repubblica, 19 febbraio 2005, pag. 52, sezione: Cultura ♦ Albrecht Dümling – Peter Girth Entartete Musik. Dokumentation und Kommentar Düsseldorf, Düsseldorfer Symphoniker 1988 ♦ Abraham Z. Idelsohn Storia della musica ebraica a cura di Alberto Jona, Firenze, La Giuntina 1994 tr. it. di Jewish music in its historical development, 1929 ♦ Joža Karas La musica a Terezín: 1941-1945 a cura di Francesca R. Recchia Luciani Genova, Il Melangolo 2011, tr. it. di Music in Terezin: 1941-1945, 1990 ♦ Primo Levi I sommersi e i salvati Torino, Einaudi 1986 ♦ Liceo Musicale Sperimentale del Conservatorio “G. Verdi”, Musica perseguitata Biblioteca del Conservatorio – Spazio Europeo della Memoria Musicale, Milano 2011 ♦ Lorenzo Lorusso Orfeo al servizio del Führer. Totalitarismo e musica nella Germania del Terzo Reich Palermo, L’Epos 2008 ♦ Francesco Lotoro e altri Enciclopedia discografica KZ MUSIK (Musica concentrazionaria) in 24 CD-volumi+libro, Musikstrasse Roma, Roma 2011 ♦ Dario Oliveri Hitler regala una città agli ebrei. Musica e cultura nel ghetto di Theresienstadt Palermo, L’epos 2008 ♦ Harvey Sachs Musica e regime Milano, Il saggiatore 1995 ♦ Aldo Zargani Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua, 1938-1945 Bologna, Il Mulino 1995 HI SITI www. annapizzuti.it (Il sito è dedicato agli Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico) www.binario21.org/nomi.htm www.braidense.it/memoria2009 www.braidense.it/memoria 2010 www.cdec.it (Sito della Fondazione Centro Documentazione Ebraica Contemporanea) www.italia-liberazione.it/parri-milano (Sito della Biblioteca “Ferruccio Parri” dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia) www.johanneumlueneburg.de/expo/jonatur/geistesw/zwischen/entartet/mus ik/ausstell.htm www.kassiber.de/entartete-kunst www.klezmerconnection.at/klezmer.htm www.morasha.it/pesaro/06persecuzione.html www.musica-reanimata.de www.urfm.braidense.it (Il sito dell’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense permette di collegarsi a tutti i cataloghi musicali on line in Italia e all’Estero) HI Pinuccia Carrer insegna Storia della musica in Conservatorio dal 1979 e dal 1985 è titolare della cattedra al “Giuseppe Verdi” di Milano. Collabora con riviste, teatri, etichette discografiche, enciclopedie; numerose le pubblicazioni. I suoi ambiti di ricerca prediligono la storia della musica del Settecento e lo studio delle donne musiciste: per i lavori in questo settore è stata chiamata nel Comitato d’onore internazionale della Fondazione “Adkins-Chiti”: Donne in musica. Ha ideato e costruito la base dati ricercabile in linea Presenze femminili nel fondo Noseda della Biblioteca del Conservatoio “G. Verdi” di Milano. Dal 1999 coordina il settore italiano del RILM (Répertoire International de Littérature Musicale). Simonetta Heger è docente di Pianoforte e Cembalo complementare al Conservatorio “G. Verdi” di Milano; insegna inoltre Pianoforte presso le scuole “Guido d'Arezzo” di Melzo e C.M.T. di Cambiago. Con un repertorio che va dal '600 alla musica contemporanea, ha tenuto concerti sia come pianista sia come cembalista, solista e in ensembles, oltre che in Italia e in Europa, negli Stati Uniti. Ha registrato per la RAI, la Radio Svizzera, la Radio Spagnola e inciso per le case Nuova Era, Concerto, Bel Air Music. Affianca all’attività concertistica quella di ricerca, dedicandosi particolarmente alla prassi esecutiva e alla “musica perseguitata” dei compositori italiani. Dal 2003 al 2011 ha organizzato, con Lydia Cevidalli, le manifestazioni del Conservatorio per il Giorno della Memoria, sia in Sala Verdi, per la cittadinanza e per le scuole, sia nei concerti esterni. Cecilia Missaglia, Emiliano Rossi e Francesco Steca frequentano i corsi superiori di strumento al Conservatorio (i primi, nella Classe di Flauto di Gabriele Gallotta, Francesco Steca nelle classi di chitarra di Maria Vittoria Jedlowski e contrabbasso di Eustasio Cosmo); conseguita lo scorso anno la Maturità Musicale nel Liceo Musicale Sperimentale del Conservatorio, sono iscritti all’Università degli Studi di Milano. Dal settembre 2010 collaborano con Simonetta Heger e Pinuccia Carrer alla ricerca sulla “Musica perseguitata” promossa dallo Spazio della Memoria Musicale della Biblioteca. HI Gli Amici della Biblioteca Sesto non può solo “consumare” cultura, Sesto deve “produrre cultura”. Era lo slogan che sintetizzava al meglio l’orgoglio della città metallurgica degli anni ’60, quando decine di migliaia erano gli operai che ad ogni fischio di sirena entravano dai cancelli delle fabbriche che si estendevano per oltre il 60% del territorio cittadino e che ne garantivano la singolarità socioculturale di città operaia. Era allora un proliferare di iniziative culturali che nascevano dal basso e che si accostavano e integravano le molte e vivaci iniziative istituzionali. Poi con la chiusura progressiva delle fabbriche Sesto San Giovanni perse quella sua unicità omologandosi ai modelli socioculturali di massa, sempre più invasivi. Le iniziative culturali, specie quelle dal basso diminuirono anche se con lodevole ostinazione le istituzioni hanno sempre cercato di aumentare la quantità e la qualità del prodotto culturale a disposizione dei cittadini. Tra le istituzioni cittadine che si occupano di cultura, la Biblioteca Civica è certamente tra quelle che hanno maggior ruolo e prodotto i migliori risultati, nonostante che i persistenti problemi di bilancio rischino di condizionarne significativamente l’attività. Nel solco di queste esperienze il gruppo “Gli Amici della Biblioteca” si è costituito su base volontaria con il duplice scopo di promuovere e coinvolgere sempre più cittadini nelle attività della biblioteca, integrandole e arricchendole con una serie di eventi culturali, progettati e proposti dal gruppo, recuperando dalle tradizioni cittadine l’iniziativa e l’autonomia necessarie, e realizzati in collaborazione con la Biblioteca Civica di Sesto San Giovanni. Spazio Europeo della Memoria Musicale È un centro di documentazione e di ricerca, istituito nel 2007, presso la Biblioteca del Conservatorio. Finalità specifica è quella di valorizzare figure di musicisti discriminati da politiche di regime o vittime di persecuzioni razziali, attraverso concerti, ricerca musicologica e divulgazione. Lo Spazio ha sinora contribuito, con la collaborazione di docenti e allievi del Conservatorio stesso, alla realizzazione di numerosi concerti in Conservatorio per il Giorno della Memoria, di lezioni concerto nelle scuole superiori di Milano e Provincia e per la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Statale di Milano e trasmissioni radiofoniche. Presso la Biblioteca sono stati istituiti un fondo documentario e una collana di studi mirati: il primo materiale originale pervenuto, relativo al musicista milanese, Aldo Finzi è stato oggetto di studio e catalogazione confluite nella pubblicazione del libro: Aldo Finzi 18971945, a cura di Eleonora Carapella e Raffaele Deluca, Musica perseguitata 1, Milano 2009 Alle musiche di Finzi si è aggiunto un cospicuo numero di composizioni di Alberto Gentili (1873-1954) donate dagli eredi alla Biblioteca. Il catalogo delle musiche di Gentili è in corso di elaborazione come tesi di laurea Magistrale di Kether Perolfi Garro, studente della Facoltà di Lettere e Filosofia – Dipartimento di Musicologia dell'Università Statale degli Studi di Milano; la catalogazione dei dati nel Servizio Bibliotecario Nazionale è stata contemporaneamente oggetto di tirocinio presso l’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense. È in fase di acquisizione, a seguito di donazione alla Biblioteca del Conservatorio, il fondo “Locatelli-Sonnenfeld” rappresentato dal corpus di opere manoscritte autografe del compositore austriaco Kurt Sonnenfeld: fuggito in Italia per sottrarsi alle persecuzioni naziste, fu internato nel campo di Ferramonti-Tarsia (Cosenza), e al termine della guerra rientrò a Milano dove lavorò e visse fino alla morte, avvenuta nel 1997. Musica perseguitata non è solo il nome della collana di studi, ma anche il titolo di una ricerca rivolta alla “musica degenerata” e a quanto avvenuto in Italia e in particolare nel Conservatorio di Milano; la ricerca, nata da un’idea di Simonetta Heger, è stata realizzata da Cecilia Missaglia, Francesco Steca e Emiliano Rossi, studenti della V B del Liceo Musicale Sperimentale del Conservatorio, coordinati dalla loro docente di Storia della Musica, Pinuccia Carrer e ha costituito la base per le note storiche dei Concerti per il Giorno della memoria 2011. In formato pannelli "Musica Perseguitata" veniva esposta nel cortile del Conservatorio e visitata dagli studenti e dal pubblico; i pannelli sono poi divenuti una dispensa. Il gruppo di studio continua tuttora a sviluppare ricerche sui rapporti tra musica e regime e contribuirà a diverso titolo alle manifestazioni previste per la Giorno della memoria 2012. Civica Scuola di Musica “Gaetano Donizetti” La Civica Scuola di Musica ha accettato volentieri di partecipare alla realizzazione di un’iniziativa per ricordare Il Giorno della Memoria: inizialmente, quando non erano stati presi i contatti col Conservatorio, alcuni insegnanti della Scuola avevano proposto di coinvolgere gli allievi per celebrare questo particolare momento con la musica. La collaborazione con lo Spazio Europeo della Memoria Musicale della Biblioteca del Conservatorio ha permesso alla Scuola di trasformare il suo progetto, di arricchirlo e di renderlo più adeguato ad un evento così significativo. La Civica "G. Donizetti" ha una lunga tradizione di partecipazione a manifestazioni che si svolgono nella città: è un modo per restituirle quanto da essa riceve e per rendere più consapevoli gli allievi dell'importanza del ricordo di alcuni fatti storici. IL CORAGGIO DI CANTARE Note per il giorno della memoria di Pinuccia Carrer Simonetta Heger con la collaborazione degli studenti Cecilia Missaglia, Francesco Steca, Emiliano Rossi Progetto musicale dei docenti Mariella Sanvito Lia Cino Daria Del Vaglia della Civica Scuola musicale “Donizetti” di Sesto San Giovanni INTERPRETI CORO Classe di Teoria Ear training Prof.ssa Daria del Vaglia Martina Andreoni Gabriele Guadagnini Teena Angelini Andra Impiombato Arkadi Bellini Giacomo Maj Martino Bini Chiara Marino Sara Borsato Luca Martellucci Sara Brambilla Chiara Meneghello Francesca Cantoni Marta Menoncin Roberto Castagnedi Lorenzo Miele Alice Cellana Andra Pittelli Loris Ciuffreda Cristiano Porro Justin Coello Leonardo Quadrio Simone Consorti Andrea Romaniello Elisa Coppo Lorenzo Serra Serra Alessio De Pellegrin Aleksandro Toderencuck Marco Di Girolamo Marco Toni Vigilio Siria Favaroni Zoe Visco Gilardi Francesco Foschino Giulia Gallo: voce solista PIANISTI Classe Prof.ssa Daria del Vaglia Roberto Castagnedi Andrea Pittelli Classe Prof.ssa Lia Cino Filippo Borsato Cecilia Rocca Classe Prof.ssa Rossella Forcillo Virginia Gallini FLAUTISTI Classe Prof.ssa Matilde Colombo Francesca Cova Laura Motta Marta Robecchi Chiara Saglia CLARINETTISTA Classe Prof. Alberto Zappalà Elena Centurelli PERCUSSIONISTI Classe Prof. Alessandro Vismara Marco Brugnatelli Mattia Langiu Samuele Santomauro Paolo Scotti Enrico Vesce Classe Prof. Paolo Tini Mattia Basi CHITARRISTI Classe Prof. Paolo Canola Simone Diazzi Gabriele Moranduzzo VIOLINISTI Classe Prof.ssa Mariela Sanvito Valeria Baroni Arkadì Bellini Sara Brambilla Biligar Butuar Alice Cellana Carolina Fanalista Federica Gazzola Chiara Marino Alessandro Rigamonti Zoe Visco Gilardi Classe Prof.ssa Alessia Rosini Arianna Cazzaniga VIOLONCELLISTA Classe Prof.ssa Roberta Ruffilli Laura Sada Con la partecipazione straordinaria di degli ex allievi della Civica Scuola di Musica “G. Donizetti” Prof. Ivan Padovani (tromba) Gabriele Roccato (voce) e di Prof. Emiliano Bianchi (fisarmonica) Prof. Ivan Lo Giusto (basso) Hanno ricordato le esperienze familiari Simonetta Heger Massimo Gentili-Tedeschi Il Concerto, Il coraggio di Cantare, parte degli eventi dedicati al Giorno della Memoria 2012, è organizzato dal Settore Cultura del Comune di Sesto San Giovanni in collaborazione con Gli Amici della Biblioteca di Sesto San Giovanni, la Civica Scuola di Musica “Gaetano Donizetti” e lo Spazio Europeo della Memoria Musicale della Biblioteca del Conservarorio “Giuseppe Verdi” di Milano