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21 aprile 1526: la battaglia di Panipat
Lo scontro fra Babur e Ibrahim Lodi fu decisivo per il futuro dell’impero indiano e accentuò la
penetrazione dell’islam in quest’area.
Nel 1450 la dinastia turca che regnava a Delhi era stata sconfitta e deposta dalla nuova dinastia di
origine afghana dei Lodi. Nel 1523 Babur trovò il pretesto formale per una guerra contro il terzo
sultano Lodi, Ibrahim, sostenendo che il potere della dinastia era illegittimo. Poté inoltre giovarsi
dell’allenza con alcuni capi locali ribelli.
Al principio del 1524 Babur passò l’Indo e si batté contro l’armata di Ibrahim Lodi, sottoponendo a
saccheggio l’importante città di Lahore. Ma la vera spedizione di conquista fu preparata per l’anno
successivo.
La vittoria di Babur
Babur cominciò a discendere il fiume Kabul il 17 novembre 1525, alla testa di un esercito che
contava 10-12 000 uomini e che era composto di turchi, mongoli e afghani. Passato l’Indo il 15
dicembre, Babur si diresse su Delhi, mentre gli veniva incontro la grande armata di Ibrahim Lodi,
alla quale Babur attribuisce 100 000 uomini.
Il contatto fra le due forze militari avvenne a Panipat, una città a meno di cento km a nord di Delhi,
collocata evidentemente in una posizione cruciale, visto che in tempi successivi fu teatro di altre
due battaglie decisive per la storia dell’India.
Lo scontro avvenne il 21 aprile 1526. Di fronte agli elefanti in possesso di Ibrahim Lodi, Babur
schierò i suoi cannoni e i suoi archibusieri; il panico provocato dalle esplosioni trasformò la carica
dei pachidermi in una fuga disordinata, che annullò la superiorità indiana. Gli archibugi e il
successivo intervento della cavalleria provocarono un numero enorme di perdite fra le truppe del
sultano e lo stesso Ibrahim Lodi morì nel corso della battaglia.
Il 26 aprile Babur entrò a Delhi e proseguì poi per Agra, che i Lodi avevano scelto come seconda
capitale. Un bottino immenso fu distribuito fra i vincitori e Babur poté donare a uno dei suoi figli un
enorme diamante “montagna di luce”, il cui valore fu paragonato a ciò che il mondo intero
spendeva in due giorni e mezzo.
L’impero Moghul e la diffusione dell’islam in India
Con la battaglia di Panipat erano poste le basi per uno dei più duraturi imperi indiani, che sarebbe
arrivato in seguito a unificare quasi completamente il paese. Babur sopravvisse altri quattro anni;
alla sua morte l’impero si estendeva da Kabul e dall’Afghanistan fino al Gange e al golfo del
Bengala, includendo così l’intera India settentrionale. Accanto alla sua costruzione imperiale egli
lasciò una monumentale opera autobiografica, il Babur-name (Libro di Babur), uno dei capolavori
del turco letterario, disseminato di notizie storiche, di racconti di avventure, di autoanalisi della
complessa personalità dell’autore.
La religione islamica aveva preso a diffondersi in India, nelle due valli densamente popolate
dell’Indo e del Gange, già dal tempo delle prime conquiste arabe, risalenti all’VIII e al IX secolo; si
era poi rafforzata con le invasioni turche del XII e XIII secolo. Anche Babur e i suoi successori
considerarono loro dovere accrescere la penetrazione dell’islamismo in India. Da questo sforzo di
islamizzazione sarebbero derivati, nei secoli successivi, sia gli ottimistici tentativi di accettazione
reciproca tollerante (e perfino di mutua assimilazione) fra islam e induismo, sia, più
frequentemente, le insormontabili difficoltà di convivenza fra la religione dei conquistatori e quella
della maggioranza indù delle regioni interne del paese.
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