Antropologia medica della crisi. Una prospettiva etnografica

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Antropologia medica
della crisi
Una prospettiva etnografica
sull’erosione del diritto alla
salute
Giovanni Pizza - Dip.to di Filosofia, Scienze Sociali,
Umane e della Formazione - Università di Perugia
,
SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA
25-26 NOVEMBRE 2016
CONVEGNO SCIENTIFICO
LA SOCIETÀ ITALIANA E LE GRANDI CRISI ECONOMICHE 1929-2016
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA
G. Pizza - Università di Perugia
Antropologia medica della crisi. Una prospettiva etnografica
ANTROPOLOGIA MEDICA AL TEMPO DELLA CRISI
TRE DOMANDE PER UNA STRATEGIA DI CONFRONTO
1.
L’antropologia medica in Italia può contribuire a un ripensamento strategico della biomedicina al tempo della crisi?
1.
Quale ruolo svolge oggi l’antropologia medica nei processi di formazione dei medici,
ovvero che genere di conoscenza ”antropologica” ricevono studenti e professionisti del
campo biomedico?
1.
Nelle esperienze e pratiche di ricerca sul campo che opportunità di relazione/alleanza
può svilupparsi fra i medici e gli antropologi?
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G. Pizza - Università di Perugia
Antropologia medica della crisi. Una prospettiva etnografica
Tempo della crisi e crisi del tempo
Le ricerche antropologico-mediche sulla salute mondiale ci dicono che dalla fine degli anni
Settanta del Novecento il neoliberismo è il paradigma dominante. Un esempio etnografico
odierno:
In Umbria, durante una ricerca etnografica in un contesto clinico, il neurologo ci disse:
«Lavorare con voi è straordinario, ci date indicazioni minime, precise, come a disegnare una
mappa di stradine e vicoli alternativi per giungere agli altri, ai pazienti. Noi, per dire,
conosciamo solo la strada principale e… se la troviamo interrotta? ostacolata? Restiamo
bloccati! Ma sai perché scegliamo sempre quella? Perché non abbiamo tempo. Ci vorrebbe
molto più tempo per fare quello che dite…».
 La crisi del tempo medico è correlata( paradossalmente?) alla dilatazione dei tempi nelle
liste di attesa dei pazienti.
 Roviamo di fronte a forme di eterocronia incorporate negli agenti del campo sanitario, da
esplorare con gli strumenti etnografici.
 Resoconti reali su questa pluralità temporale sono necessari, in vista di un nuovo dialogo
tra medicina e antropologia sul tempo della crisi.
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Laboratori di consilienza tra antropologia e medicina
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In Italia, gli effetti di erosione del diritto alla salute nella fase neoliberista del capitalismo veloce devono essere scrutinati da
ricerche antropologico-mediche da svolgersi in dialogo e alleanza con quanti dall’interno del campo biomedico, avvertono
l’urgenza di monitorare tali processi contemporanei di crisi della salute nazionale e globale. Occorrer favorire il dialogo con una
medicina critica.
Urgente l’avvio di laboratori operativi tra medici e antropologi sul terreno dell’uso sociale e pubblico dell’antropologia politica
della salute nella sua dimensione pratico-politica costituita dall’esercizio etnografico.
Alla luce delle evidenze degli effetti della crisi economica sulla salute umana è urgente:
per gli antropologi abbandonare l’accusa alla di “riduzionismo” rivolta alla medicina;
per i i medici avviare nuova riflessione sulla centralità della dimensione sociopolitica della malattia.
Questo duplice movimento è fondamentale per favorire pratiche di confronto o veri e propri laboratori di consilienza, cioè
luoghi di scambio in cui praticare esperienze di aggregazione e convergenza tra saperi e pratiche conoscitive diverse.
Si tratta di:
coniugare definitivamente la propria visione scientifica e la propria responsabilità professionale a una concezione di salute
come diritto umano e bene collettivo e Promuovere ricerche e azioni comuni tra medicina e antropologia, in grado di offrirsi
come contributi concreti alle politiche di superamento della sofferenza globale.
Quali gli ostacoli attuali e i rischi futuri?
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Ostacoli attuali: neurocentrismi
 Qualche tempo fa l’antropologa Emily Martin ha elaborato una critica delle
neuroscienze. Queste tenderebbero a interpretare il rapporto mente/corpo
in termini naturalistici: cercando cioè di spiegare tutte le attività sociali
umane attraverso i meccanismi neurali e i processi cerebrali.
 A seguito delle grandi scoperte neurologiche attuali, si può andare oltre
questa critica: in questo campo di ricerca umana si lavora in uno spazio che
intreccia inestricabilmente dimensione “mentale” e dimensione “corporea”.
 L’incontro è però determinato dalla disponibilità a scongiurare ogni rischio
di “neurocentrismo”: il rischio, cioè di assumere la funzione nervosa del
cervello quale unica possibilità di lettura dei comportamenti umani.
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Rischi futuri: geneticizzazione e suscettibilità genetica
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Rischi di geneticizzazione. L’espansione delle conoscenze di genetica molecolare ha favorito un ottimismo
scientifico per le potenzialità dell’applicazione di questo nuovo sapere e i progressi che potrebbe favorire,
sollevando però preoccupazioni per il dispiego di poteri eugenetici e la fondazione di un’ingegneria della
disuguaglianza sociale a livello molecolare lungo una traiettoria di medicalizzazione, o meglio, di
“geneticizzazione” (geneticization: cfr. i lavori dell’antropologa canadese Margaret Lock)
Suscettibilità genetica e medicina predittiva. In tempi recenti la genetica è stata chiamata in causa anche
nell’elaborazione delle teorie eziologiche sulla “malattia di Alzheimer”. L’ideologia della suscettibilità
genetica ha un carattere ambivalente perché l’indicazione di un’esposizione individuale al rischio di
sviluppare una determinata patologia sulla base esclusiva del genotipo non è predittiva: occorre considerare
la variabilità delle risultanze fenotipiche sulle persone e l’esistenza di geni che virtualmente potrebbero
associarsi a qualunque malattia, delle influenze ambientali che agiscono su di essi, infine, tenere conto del
fatto che molto spesso i geni predispongono, ma più raramente dispongono
La comprensione del ruolo svolto dai geni, anche nell’insorgenza di malattie, deve essere situata entro la
griglia delle interrelazioni costanti fra cofattori genetici, proteici ed ambientali. La diffusione di una
informazione sulle presunte basi genetiche della “malattia di Alzheimer influenza la comprensione della
malattia nell’opinione pubblica e ridefinisce l’esperienza di essere portatore di un bagaglio genetico che
espone al rischio di svilupparla.
Cosa può fare l’antropologia medica?
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Il contributo antropologico…
 Un riconoscimento: i pazienti e i professionisti della cura sono
esseri sociali e culturali impegnati in questioni che investono il
rapporto fra la vita e la morte.
 Un focus: la centralità degli assunti culturali e delle implicazioni
sociali e politiche nei processi di ricerca, diagnosi, cura.
 Una storia: A Perugia, neurologi, antropologi e medici di medicina

generale a Perugia hanno collaborato alla diagnosi precoce della
malattia di Alzheimer.
Come?
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Un esempio di collaborazione etnografica:
le diagnosi precoci dell’Alzheimer
 I neurologi di Perugia usano per la diagnosi del disturbo della memoria un breve
questionario con 2 domande: il Basic Italian Cognitive Questionnaire (BICQ). Ma I
questionari non sono innocenti… («Quanto costa un chilo di pane?»
 L’antropologia ha dovuto mediare tra medici generalisti e neurologi, ed evitare i
propri rischi di semplificazione/decostruzione di un problema sanitario che è
insieme: proteiforme e concreto, ideale e materiale, evanescente e resistente.

Il tempo è considerato un fattore centrale nel processo clinico
 I Medici di base resistono alla collaborazione con i medici neurologi quando le
domande sembrano loro:
- Creare uno stress emozionale.
- Indicare un non sense.
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Antropologia medica della crisi. Una prospettiva etnografica
Verso una alleanza tra antropologi e medici?
L’urgenza di scegliere
“
 I ”pazienti” possono essere considerati come oggetto di saperi
tecnici scientifici ed efficienti messi in opera dai professionisti del
campo biomedico
oppure
I
”pazienti” possono essere considerati come esseri sociali,
culturali e politici, immersi in mondi di vita, che richiedono una
conoscenza intima delle complesse reti di relazione e dei contesti
socioculturali e politici, ai fini della efficacia delle cure.
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Antropologia medica della crisi. Una prospettiva etnografica
Riferimenti
 Mail: [email protected]
 Cfr. il volume:
 Esperienza dell'attesa e retoriche del tempo. L’impegno dell’antropologia nel
campo sanitario, a cura di Giovanni Pizza e Andrea F. Ravenda – fascicolo
monografico della rivista “Antropologia Pubblica”, n. 2, in uscita on line,
dicembre 2016.
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