CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE
DELL’AMMINISTRAZIONE
A.A. 2014-2015
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE
ORGANIZZATIVA
(9 CFU, h.54)
Marina Mura
Ricevimento: martedì dalle ore 15.30 alle 17.30 presso lo studio
del docente (DiSSI) o per appuntamento
[email protected] / 0706753675 / skype cagliari134
PSICOLOGIA DELLE FOLLE O MASSE
La “psicologia delle folle” : Gustave Le Bon e Gabriel Tarde
Le Bon (1885): mutua dall’epidemiologia il modello del “contagio” e definisce
“contagio mentale” quanto si realizza nelle resse e nelle folle “emotivamente
agitate” e “anomiche” che raggiungono
l’ «unità mentale»
l’“unità mentale della folla” si realizza quando gli individui passano dalla “normalità” alla
“patologia”: la folla, costituita da un elevato numero di individui a contatto diretto
(una massa in tumulto, un’associazione religiosa, un sindacato ecc.) attiva una
regressione verso un “inconscio collettivo” e sente il bisogno di un leader carismatico
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
Introduzione alla Psicologia
PSICOLOGIA DELLE FOLLE O MASSE
Le Bon (1895):
la folla antepone l'istintività al giudizio,
all'educazione e alla timidezza, è tale per istinto, è restia a
parole difficili e rifiuta l'esercizio attivo del pensiero, per cui il
"capopopolo" deve presentarsi e comunicare con un linguaggio
adeguato alla recettività del destinatario:
•
Espressioni semplici nel lessico e nella sintassi
•
Affermazioni laconiche, concise, categoriche e sprovviste di prove e di
dimostrazioni perché sono più autorevoli
•
Ripetere le stesse cose rispettando sempre gli stessi termini
•
Utilizzare e suscitare immagini: il potere di una parola non dipende solo dal
suo significato, ma soprattutto dall'immagine che essa suscita
PSICOLOGIA DELLE FOLLE O MASSE
Tarde(1890): l’individuo nella folla si deresponsabilizza, diventa
“infantile” e primitivo, esercita meno autocontrollo e non agisce
razionalmente e con coscienza (preludio al comportamento
delinquenziale), è in uno stato di “sonnambulismo sociale” e
imita modelli comportamentali altrui

La dinamica della vita sociale:
1.
Desiderio: motivazione dell’azione
2.
Invenzione: produzione di nuove idee (modelli: pochi individui/leaders
carismatici)
3.
Relazione: interazione di 1 e 2
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
Introduzione alla Psicologia
Psicologia sociale
“LO STUDIO SCIENTIFICO DEI MODI ATTRAVERSO CUI
I PENSIERI, I SENTIMENTI E I COMPORTAMENTI
DELLE PERSONE VENGONO INFLUENZATI DALLA
PRESENZA REALE O IMMAGINARIA DEGLI ALTRI”
(G. ALLPORT, 1985)
Obiettivo: spiegare i comportamenti
in relazione all’influenza sociale
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
Introduzione alla Psicologia
Psicologia sociale
“Studio scientifico del modo in cui le persone
e i gruppi (1) percepiscono e pensano la
realtà e gli altri , (2) si influenzano e (3) si
pongono in relazione”
(Mayers, 2009)
La Psicologia sociale
Paradigma
cognitivo–sperimentale
o
Social Cognition
Paradigma
Paradigma culturale
culturale
Spiegazioni
Spiegazioni normative
normative
Spiegazioni causali
IlIl comportamento
comportamento èè
intenzionale
intenzionaleee guidato
guidatoda
da
1.1.
Il comportamento è causato
da
1. fattori interni (processi
cognitivo-affettivi)
2. fattori esterni (ambiente)
1.2.norme
norme
sociali
(regole
(regole
generali
generali
di
di
comportamento)
comportamento)
2. regole
sociali
(legate
ai ruoli)
3. regole
(legate
ai ruoli)
sociali
Psicologia sociale
 Intra-individuale o
intrapersonale
W. Doise (1986)Livelli di analisi
Intrapersonale: come le persone
 Inter-personale
organizzano la propria esperienza del
mondo
 Intra-gruppo
Interpersonale e situazionale:
 Inter-gruppi /interculturale
come le persone interagiscono uno-a-uno
 Organizzativo /interculturale
Di posizione: come le persone
 Comunitario/sociale/
inter-culturale
interagiscono per la posizione/ruolo che
occupano nella società
Ideologico: come le persone
interagiscono per i sistemi di credenze e
valori sociali
IV lez.
• Capipopolo e folle: l’influenza sociale
• Psicologia sociale: definizione, paradigmi e oggetti di studio
• Livelli di analisi
Psicologia sociale: gli oggetti di studio
1.
Cognizione sociale: credenze sociali, giudizi
sociali, atteggiamenti
2.
Influenza sociale: conformismo, persuasione,
relazioni inter-gruppi
3.
Relazioni sociali: pregiudizio, aggressività,
conflitto, attrazione, pro-socialità, relazioni intragruppo ed inter-gruppi
PROCESSI CONSAPEVOLI E INCONSAPEVOLI O
AUTOMATICI - UTILI E PERICOLOSI
Psicologia sociale
Foglio anonimo
Indicare: genere e range d’età:
1= 20-25 anni; 2= 26-30 anni;
3= > 30 anni
Completare la frase
“Io sono”
con le prime 10 parole che
vengono in mente (senza stare a
•
pensarci su!)
Psicologia sociale
Situazioni e ambienti
Influenza sociale
personalità
Personalità
COMPORTAMENTO
Sé-Identità
COGNIZIONE
SOCIALE
Bisogno di avere una rappresentazione accurata della
realtà
Bisogno di giustificare pensieri e azioni
AUTOSTIMA
AUTOSTIMA
 giudizio complessivo di sé, motiva e regola i
processi
cognitivi
e
comportamentali
 è prodotta dal confronto con altri
caratteristiche significative (Tesser, 1988)
«vicini»
su
 si innalza facendo confronti con coloro che sono in
condizioni peggiori e viceversa si abbassa se ci si
confronta con persone migliori
 Equilibrio psicologico: valutare insieme caratteristiche
personali e situazione reale presente e passata
Social Cognition
Lo studio del modo di concepire il mondo
(Fiske, Taylor,
1991; Markus, Zajonc, 1985; Nisbett, Ross, 1980)

l’essere umano:





è uno scienziato ingenuo che tenta di formulare una
visione accurata del mondo (cerca le cause degli eventi)
è un individuo attivo: elabora e organizza le informazioni
provenienti dall’ambiente al fine di orientare il proprio
comportamento
ha risorse limitate, mentre i problemi che deve affrontare
sono complessi:
non può avere ed elaborare tutte le informazioni
ha aspettative sulla realtà che influenzano la percezione
Social Cognition
Le aspettative sulla realtà sono un filtro in relazione alla
percezione di essa
La profezia che si autoavvera
o Effetto Pigmalione
(Rosenthal, Jacobson, 1968; Crano, Mellon, 1978)
Aspettative e supposizioni su una persona influenzano
l’ interazione con essa e
modificano il suo comportamento
che si allinea con le nostre aspettative
Social Cognition
L’organizzazione della conoscenza
gli schemi e le categorie sociali
La percezione umana NON “riproduce” la realtà esterna, ma la
“ricostruisce” e la interpreta in modo molare utilizzando la
memoria (Bartlett, 1932; Koffka, 1935)
COGNIZIONE

Le memorie vengono costruite e organizzate al momento della
percezione e della rievocazione sulla base di:

attenzione selettiva: si pone attenzione a spazi e cose selezionate o ci si
orienta sulla base di aspettative e scopi

memoria selettiva: si attivano le informazioni sulla base di schemi e per
difendere l’autostima
UNA PERSONA APPARE MITE, TIMIDA, RITIRATA
QUAL È LA SUA PROFESSIONE:
TRAPEZISTA, BAGNINO, BIBLIOTECARIO,
AVVOCATO…?
V lez.
Il Sé: lo schema di sé
Rappresentazione schematica degli antecedenti del
comportamento umano e dei processi intrapersonali
di base
Individuo e cognizione sociale
Social Cognition
La cognizione del mondo sociale si basa su:



L’osservazione dell’aspetto e del comportamento
L’uso di schemi e di teorie implicite di
personalità
L’attribuzione causale: si individuano le cause dei
fenomeni o accadimenti nelle caratteristiche dell’attore delle
azioni (attribuzione disposizionale) invece che nel contesto
dell’azione = errore fondamentale d’attribuzione
Social Cognition
L’organizzazione delle informazioni produce ed è guidata
dall’utilizzo automatico di schemi
Schemi = strutture cognitive (Kunda, 1999) che:

rappresentano un oggetto di conoscenza, includendo i suoi attributi e i
loro legami.

influenzano la codifica delle informazioni nuove (attenzione selettiva), il
ricordo (memoria selettiva) e le inferenze relative ai dati mancanti
Social Cognition
L’individuo è un tattico motivato, ovvero utilizza due tipi di processi
di conoscenza, a seconda degli scopi che persegue:
1.
2.
Processi top-down (o schema-driven):

gli stimoli nuovi vengono trattati facendo riferimento a informazioni già possedute
(schemi) ;

riducono il lavoro cognitivo perché si basano su conoscenze già possedute e
abitudini interpretative: si tende a mantenere e confermare gli schemi che si
posseggono

possono indurre in errore e distorcere la percezione di realtà relativamente o del
tutto diverse
Processi bottom-up (o data-driven):

si basano sull’analisi dei dati della situazione in atto, raccolti tramite la percezione e
l’attenzione consapevolmente orientata

sono più accurati, ma dispendiosi sul piano temporale e cognitivo-emotivo
(modificano gli schemi posseduti)
Social Cognition
Tipi di schema sociale
1.
Schemi di persona
•
Contengono le informazioni utilizzate per descrivere le persone
in base a tratti legati all’individualità (personalità;
caratteristiche fisiche, categorie sociali ecc…..)
•
Inducono aspettative che influenzano il ricordo di azioni e la
comprensione di nuove informazioni (Zadny e Gerard, 1974)
2.
Schemi di sé

Contengono le informazioni relative a se stessi.

La descrizione di sé è organizzata intorno ad alcuni tratti centrali; le
informazioni relative a questi tratti sono elaborate più velocemente rispetto
alle informazioni relative a dimensioni meno importanti o non comprese nello
schema (Markus, 1977)
Tipi di schema sociale
Schemi di ruolo
Organizzano le conoscenze relative ai comportamenti attesi da una
persona che occupa una determinata posizione nella struttura sociale
Esistono ruoli acquisiti tramite l’impegno (ad es. medico, professore) e
ruoli ascritti, come il genere sessuale o l’etnia (“razza”)
Schemi di eventi
Includono conoscenze relative alle sequenze di azioni appropriate in un
determinato contesto, comprese le aspettative sul modo in cui si
comporteranno gli altri (“copione”)
Social Cognition
I processi cognitivi di tipo schematico si basano su una
iniziale categorizzazione degli stimoli sociali:

Le categorie sociali gerarchizzate possono includere
livelli più specifici (o viceversa)

il livello di categorizzazione utilizzato dipende dal
contesto e dagli scopi degli individui
L’IDENTITÀ SOCIALE: Tajfel (1981)
“L’identità sociale è quella parte dell’immagine di sé
che deriva dalla consapevolezza
di appartenere ad un gruppo sociale, unita al valore e al
relativo significato emotivo che si attribuisce a tale
appartenenza ”
In certi momenti l’immagine che abbiamo di
noi stessi si basa quasi esclusivamente sulla
nostra appartenenza ad un gruppo
Teoria dell’Identità sociale (Tajfel, Turner, 1986)
IDENTITÀ O SÈ
AUTOSTIMA
Confronto sociale
Identità
Individuale ------------------------------------- Sociale
Aspetti cognitivi
(categorizzazione) e
motivazionali
Gruppi ai quali si
appartiene e
giudizio di valore
sull’appartenenza
Lo stereotipo
“Struttura cognitiva che contiene la conoscenza, le credenze e
le aspettative, relative ad un gruppo umano e socialmente
condivise”
PER CUI
“si attribuiscono certe caratteristiche agli individui per la loro
appartenenza a gruppi”
GLI STEREOTIPI SONO
“quadri che abbiamo nella nostra testa”
(Lippmann, 1922)
Possono essere: POSITIVI, NEGATIVI, NEUTRI
Gli atteggiamenti
L’atteggiamento è
(Eagly e Chaiken, 1993; Cacioppo et al., 1997):





una tendenza psico-sociale all’azione
relativamente stabile
caratterizzato da una valutazione favorevole o
sfavorevole, indifferente (basso favore e basso
sfavore) o ambivalente (basso favore e alto
sfavore), di un qualche oggetto
radicato nelle credenze (stereotipi)
una tendenza comportamentale che si manifesta nei
sentimenti e nei modi di agire (comportamento)
Gli atteggiamenti
Si formano per:
esperienza diretta:
1.


2.
3.
forte associazione, elaborazione memoria based, resistente al
cambiamento
l’esposizione ripetuta tende a costruire un a. positivo (Zanjonc,
1968): la prima reazione su una “novità” è negativa (produce
evitamento)
osservazione degli altri: associazione più debole
comunicazione persuasiva: associazione debole, elaborazione
on-line, maggiore facilità di cambiamento
Cambiare atteggiamento
L’individuo tende a mantenere convinzioni e atteggiamenti
Il cambiamento degli a. è possibile:

1.
2.
attraverso processi individuali
per esposizione a messaggi persuasivi
Processi individuali:
1.




esposizione continua ad uno stimolo (a. più positivo)
autopresentazione e gestione dell’impressione
dissonanza cognitiva (Festinger, ‘57): counteratittudial advocancy
(difesa di ciò che è contrario al proprio atteggiamento)
autopercezione (Bem, 1972)
Dissonanza cognitiva
Festinger, 1957
ANTECEDENTI
che producono
tensione
ATTEGGIAMENTO
COMPORTAMENTO
discrepanza e
conseguenze negative
attribuzione dell’attivazione
fisiologica
cambiamento
di atteggiamento
responsabilità
personale
attivazione fisiologica
Il PREGIUDIZIO (R. Brown, 1995)
“Il pregiudizio è il mantenimento di atteggiamenti sociali e
credenze cognitive squalificanti…
+
l’espressione di emozioni negative…
+
la tendenza a mettere in atto comportamenti ostili o
discriminatori nei confronti dei membri di un gruppo per la
sola appartenenza ad esso”
(Sessismo, razzismo, stigma del malato mentale e dell’ex-carcerato o
tossicodipendente, intolleranza per gli omosessuali , gli immigrati ecc.)
Il pregiudizio: processo
Il soggetto viene identificato, sulla base di una/poche caratteristiche,
come appartenente ad un gruppo sociale
(si attiva uno stereotipo)
Al soggetto vengono attribuite, per inferenza, le altre caratteristiche
associate allo stereotipo
(si usa lo stereotipo)
si ignorano i tratti individuali e ci si aspetta un particolare pattern
comportamentale
SI ATTIVA UN ATTEGGIAMENTO PREGIUDIZIALE CHE PUÒ
PRODURRE UN COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO