Nessun titolo diapositiva - Facoltà di Scienze Politiche

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SOCIOLOGIA GENERALE
I E II MODULO
• I testi che seguono corrispondono a quelli
dei lucidi proiettati a lezione, in ordine
cronologico.
• In questo file sono contenute solamente le
presentazioni Powerpoint.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
Sociologia
una disciplina che studia la vita sociale
degli individui, dei gruppi e delle
intere società.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
Sociologia
Fornisce dei fenomeni sociali
rappresentazioni verificabili
Si oppone al senso comune
Contribuisce, a sua volta, alla formazione
di credenze
diMateriale
senso
comune.
A. Mongili,
Sociologia,
didattico
non divulgabile
2002-03
Sociologia
• La sociologia studia le interazioni sociali
strutturate in istituzioni sociali
•Le istituzioni sociali sono sistemi di comportamento
strutturati, stabili
•I sistemi di comportamento degli individui sono condizionati
da fattori sociali esterni alla sua volontà.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
Sociologia
• La sociologia studia infine l’azione
umana, dei singoli o dei gruppi, con
significato sociale.
UNO PER L’ALTRO, CON L’ALTRO E CONTRO L’ALTRO
L’azione sociale è comprensibile mettendoci nei panni di chi la compie,
ovvero chiarendone il significato per chi le compie.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL PARADIGMA CAUSALE
EMILE DURKHEIM (1858-1917)
• Il fatto sociale come elemento
scientificità della sociologia.
di
Le istituzioni sociali corrispondono per la sociologia ai fenomeni naturali
per la scienza.
Fatti sociali=cose.
Ovvero la vita sociale può essere analizzata con rigore scientifico.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL PARADIGMA DELL’AZIONE
Max Weber (1864-1920)
• Rispetto a Durkheim e a Marx, Weber si
rifiuta di considerare i fenomeni sociali
come FATTI e dati.
Ai fenomeni sociali sono attribuiti SIGNIFICATI da parte dei
membri delle società, che ne determinano il valore ai loro
occhi e che orientano il COMPORTAMENTO dei membri nei
loro confronti.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL PARADIGMA DELL’AZIONE
Max Weber (1864-1920)
L’immaterialità dei rapporti sociali porta ad
escludere che lo studio della società possa essere
quindi equiparato allo studio degli insetti.
Nel nostro caso non vi sono dati certi, ma basi
materiali e mondi di significato che non è possibile
uniformare.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
LA MODERNITÀ
• Nascita del capitalismo
• Lo Stato moderno
• Razionalizzazione e disincanto del
mondo
• Differenziazione ed autonomizzazione
delle sfere della vita sociale (Stato,
economia, religione, cultura, ecc.)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
KARL MARX (1818-1883)
Il modo di produzione capitalistico
• FORZE PRODUTTIVE  forme di
divisione del lavoro.
• RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE 
forme di proprietà e rapporti di classe
dominanti all’interno del modo di
produzione.
Le contraddizioni fra forze produttive e rapporti di produzione si
incarnano in classi sociali antagonistiche.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
KARL MARX (1818-1883)
Il modo di produzione capitalistico
• I modi di produzione si succedono l’uno
all’altro sulla base del superamento
delle contraddizioni interne fra forze
produttive e rapporti sociali di
produzione.
• LA LOTTA DI CLASSE è quindi il motore
della storia.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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WERNER SOMBART (1863-1941)
IL CAPITALISMO MODERNO (1902)
• Economia monetaria di scambio  tipo
dominante di transazione economica.
• Non più accumulo di ricchezze, ma
profitto e suo reinvestimento
nell’impresa.
• Organizzazione razionale dell’impresa
 connessione
industria/tecnologia/scienza.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
MAX WEBER (1864-1929)
L’ORIGINE DEL CAPITALISMO
• NASCITA DELL’IMPRESA
• NASCITA DELLA CONTABILITÀ
RAZIONALE
• NASCITA DELLA POLITICA ECONOMICA
DEGLI STATI MODERNI
• ETHOS RAZIONALE NELLA CONDOTTA
DI VITA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
LA CRISI DELL’AGRICOLTURA FEUDALE
• RIVOLUZIONE NELLE CAMPAGNE.
• PROVATIZZAZIONE DELLE TERRE
COMUNI (ENCLOSURES ACTS, EDITTO
DELLE CHIUDENDE, 1830).
• “ESPULSIONE” DEI CONTADINI DALLE
CAMPAGNE.
• UOMINI NUOVI E LAVORO SALARIATO.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
MERCANTILISMO E CAPITALISMO
• MERCATO MONDIALE DELLE MERCI 
CAPITALISMO: (tesi di Braudel,
Pirenne, Wallerstein)  Sfera della
circolazione.
• NASCITA DELLA FABBRICA E DELLA
PRODUZIONE MANIFATTURIERA 
CAPITALISMO: (tesi di Dobb e Marx) 
Sfera della produzione.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
LO STATO MODERNO
• MONOPOLIO DELLA FORZA LEGITTIMA, XVIIXVIII secc.  Paesi privi di tradizioni
comunali.
• MONOPOLIO FISCALE DELLO STATO 
necessità di finanziare le armate e di un
flusso finanziario costante.
• MONOPOLIO DEL CONIO.
• MONOPOLIO DELL’AMMINISTRAZIONE DELLA
GIUSTIZIA  nascita del diritto razionale
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
DALLO STATO ASSOLUTISTA ALLO STATO DI DIRITTO
• Ascesa della borghesia. Nascita del mercato e
del capitalismo.
• Nascita della burocrazia statale.
• Riforma protestante. Illuminismo.
LE RIVOLUZIONI INGLESE, AMERICANA E
FRANCESE TRASFORMANO LO STATO
ASSOLUTISTA IN STATO DI DIRITTO
Dal potere tradizionale al potere legale-razionale.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
LO STATO DI DIRITTO
• Uguaglianza giuridica formale.
• NORME OGGETTIVE formali.
• Le costituzioni vincolano la sovranità degli
Stati, derivante dal popolo.
• Suddito  cittadino: i diritti di cittadinanza
riconosciuti agli individui in quanto membri
del popolo.
• Il cittadino è sottoposto ai comandi della
legge e non di una persona.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
L’ETHOS RAZIONALE
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Gestione razionale dell’impresa (contabilità
razionale, bilancio).
• Redditività invece che rendita feudale.
• Rottura con lo stile di vita dell’aristocrazia,
ostilità verso l’ostentazione e lo spreco.
• Ideale di vita sobria, lavoro come preghiera.
• Ascesi intramondana: interpretazione puritana
della dottrina calvinista della predestinazione.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
CALVINISMO E BORGHESIA
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• La Bibbia di Lutero: mela’kah come Beruf.
• Giovanni Calvino (1509-1564): la dottrina
della predestinazione. Dio è ineffabile, il suo
disegno oscuro, le opere di bontà sono
peccato di superbia.
• Dottrina della grazia: l’uomo è indegno
(peccato originale), la grazia è concessa solo
agli eletti, e ab aeterno, a prescindere dalle
opere.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
CALVINISMO E BORGHESIA
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Cristo è morto solo per gli eletti.
• Segno della grazia è una vita retta: per i
cristiani riformati (calvinisti) è peccato
dubitare dell’elezione.
• Cento anni dopo Calvino, i calvinisti inglesi
(puritani) RADICALIZZANO e ADATTANO il
calvinismo.
•
Memento: il Cristianesimo comprende il Cattolicesimo, l’Ortodossia, le
Chiese d’Oriente (Monofisiti Armeni e Siriaci, Nestoriani, Copti egiziani
e etiopi) e il PROTESTANTESIMO: i Luterani (Evangelici) vanno distinti
dai Calvinisti (Riformati) e dagli Anglicani (Episcopali).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I PURITANI
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Solitudine e incertezza del calvinista.
• La setta puritana: controllo sociale sui
comportamenti: finisce la doppia morale.
• Non è più la dottrina ma il comportamento a ‘fare’
il cristiano.
• Retto comportamento: Lavoro, studio e riflessione
sulla Scrittura
• La ricchezza: segno della grazia divina.
• Effetto di composizione: modelli di comportamento
indipendenti dalla matrice religiosa, e legittimati
su base utilitaristica e razionale.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:
L’INDIVIDUALISMO
• Vale l’individuo con le sue capacità e non la
persona con le sue appartenenze (status
acquisiti > status ascritti).
• L’individuo è inteso come padrone delle sue
scelte.
• Religiosità interiore, privata, slegata dai dogmi
(Riforma protestante).
• Diritto naturale > gli uomini nascono liberi e
uguali (vs. diritti connaturati soprannaturale e
positivo).
• PROTAGONISTI: l’imprenditore e il cittadino.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:
IL RAZIONALISMO
• LA RAGIONE: facoltà più nobile dell’uomo.
• Usando la ragione si accede alla verità.
• La ragione è lo strumento attraverso il
quale l’uomo governa la sua vita e il suo
destino.
• RAZIONALIZZAZIONE degli ordinamenti
(strutture sociali) e dei comportamenti
(azione sociale).
• La razionalità strumentale diventa la forma
legittima e superiore di razionalità
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:
IL DISINCANTO RISPETTO AL MONDO
• Le radici dell’Occidente: Atene e
Gerusalemme.
• Il sacro è totalmente trascendente: si nega
la magia.
• Il mondo e la natura > realtà oggettiva.
• Governare gli eventi: tecnica e previsione.
• La vita è immersa nel progresso e
nell’infinito, la morte perde significato (Lev
Tolstòj, La morte di Ivàn Il’ìč).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE O
MODERNIZZAZIONE
• Relazioni impersonali (“di lavoro”), uso
della conoscenza (intellettualizzazione) in
contesti sempre più ampi.
• L’azione razionale rispetto allo scopo
(razionalità strumentale) in ambiti sempre
maggiori.
• Diffusione di ordinamenti razionali in tutta
la società, ma anche in società
caratterizzate dal dominio di
comportamenti tradizionali.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
MODERNITÀ vs. TRADIZIONE:
I MODELLI DICOTOMICI
• Henry James Sumner MAINE: Ancient
Law (1861).
• Émile DURKHEIM: De la division du
travail social (1893).
• Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und
Gesellschaft (1887).
• Talcott PARSONS: lo schema delle
pattern variables (1951).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I MODELLI DICOTOMICI:
Henry James Sumner MAINE: Ancient Law
(1861). Le leggi di Maine
• Le società premoderne: lo STATUS
(ascritto) determina privilegi e
obblighi della persone
appartenenti al gruppo.
• Le società moderne: il CONTRATTO
liberamente assunto determina i
diritti e i doveri degli individui.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I MODELLI DICOTOMICI:
Émile DURKHEIM: De la division du travail social
(1893). Solidarietà meccanica e organica.
• Cambia il fondamento della
solidarietà (coesione sociale).
• Divisione del lavoro e
individualismo: crisi di norme e
valori condivisi.
• La società moderna rimane però un
insieme stabile e l’anomia è
limitata.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I MODELLI DICOTOMICI:
Émile DURKHEIM: De la division du travail social
(1893). Solidarietà meccanica e organica.
• Società premoderna
• Società moderna
• Piccoli gruppi: scarsa
densità di scambi.
• Scarsa divisione del
lavoro.
• Unità sociali simili:
famiglia, clan, tribù.
• Unità di valori e norme
condivisi (CULTURA).
• SOLIDARIETÀ
• Grandi gruppi: grande
densità di scambi.
• Divisione del lavoro:
funzioni differenziate.
• Differenziazione,
interdipendenza,
INDIVIDUALIZZAZIONE.
• “La legge è uguale per
tutti”.
• SOLIDARIETÀ ORGANICA
MECCANICA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I MODELLI DICOTOMICI:
Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und
Gesellschaft (1887). Comunità e società
• Comunità
• Rapporti tipici:
Vincoli di sangue,
vicinato, amicizia.
• Intimità,
riconoscenza e
esperienze comuni.
• La disuguaglianza
non si può sviluppare
oltre un certo limite.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
• Società
• Rapporti di scambio.
• Si entra in rapporto
reciproco non con la
totalità del proprio
essere ma per prestazioni
specifiche.
• Individui separati, isolati,
in continua tensione fra
di loro.
• La coesione sociale è
superficiale.
Materiale didattico non divulgabile
I MODELLI DICOTOMICI:
Talcott PARSONS: lo schema delle pattern
variables (1951). Le variabili modello.
• Gli orientamenti di valore e
normativi tipici della modernità:
essenziali per comprenderla.
• ORIENTAMENTI DI VALORE:
orientano l’azione.
• ORIENTAMENTI NORMATIVI:
regolano l’azione.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I MODELLI DICOTOMICI:
Talcott PARSONS: lo schema delle variabili
modello.
• Società
premoderne:
• 1. Affettività.
• 2. Orientamento
all’interesse privato.
• 3. Particolarismo
• 4. Diffusione (ruoli)
• 5. Ascrizione (status)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
• Società moderne:
• 1. Neutralità affettiva
• 2. Orientamento
all’interesse collettivo
• 3. Universalismo
• 4. Specificità (ruoli)
• 5. Acquisizione
(status)
Materiale didattico non divulgabile
LA DUALITÀ DELLA STRUTTURA
• “è l’uomo a fare la storia, ma in
condizioni non scelte da lui” K. Marx.
• Il peso delle strutture sociali condiziona
l’azione sociale degli attori.
• Le scelte e l’intenzionalità degli attori
producono il mutamento.
• Effetti di composizione / Sistemi di
interdipendenze.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
L’AZIONE SOCIALE
Uno per l’altro, con l’altro, contro l’altro
• L’azione sociale è un agire riferito al
senso.
• Senso dell’agente/attore (individui o
gruppi).
• Senso come significato intenzionale
attribuito all’azione.
• Senso come definizione della situazione.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TIPOLOGIA DELL’AZIONE SOCIALE
Uno per l’altro, con l’altro, contro l’altro
•
AZIONI RAZIONALI
1. Rispetto allo scopo: scopo, mezzi,
conseguenze.
2. Rispetto al valore: scopo, mezzi, valori
interiorizzati, imperativi
• AZIONI DETERMINATE
AFFETTIVAMENTE
• AZIONI TRADIZIONALI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RAZIONALITÀ E DEFINIZIONE
DELLA SITUAZIONE
•
•
•
La razionalità  relativa alla
situazione in cui ci si trova.
La situazione  è quella definita tale
dagli attori coinvolti.
TEOREMA DI THOMAS  “una
situazione definita reale dagli attori
coinvolti, è reale nelle sue
conseguenze”
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELAZIONE SOCIALE
•
QUADRO DELLE AZIONI SOCIALI: Due
•
•
forme.
Tipi: cooperative e conflittuali.
Durata: stabili o transitorie.
o più individui che orientano
reciprocamente le loro azioni
• ASSOCIAZIONE E DISTANZA: le due
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
INTERAZIONE SOCIALE
•
AGIRE REAGENDO ALL’AZIONE: la
“storia”, il “contenuto” della relazione
sociale.
1. Interazione diretta: compresenza,
faccia a faccia.
2. Interazione indiretta: senza
compresenza (dal telefono in poi).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL GRUPPO SOCIALE
•
•
•
•
•
INSIEME DI PERSONE
CHE INTERAGISCE CON CONTINUITÀ
SCHEMI DI INTERAZIONE STABILI
SI DEFINISCONO MEMBRI DEL
GRUPPO
SONO DEFINITI TALI DA ALTRI
•
Gruppo
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
 Aggregato  Categoria soc.
Materiale didattico non divulgabile
IL GRUPPO SOCIALE:
i caratteri dimensionali (Georg Simmel)
•
•
•
•
DIADI: Due persone  Fragilità,
personalizzazione, emotività.
TRIADI: Tre persone  Figure
tipiche del conflitto interno: il
mediatore e il tertium gaudens.
> 3  Gruppi di numero pari: più
conflittuali dei dispari.
Gruppo più stabile: 5 membri.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL GRUPPO SOCIALE:
il lavoro continuo di demarcazione
•
Definizione continua dei confini e
definizione della situazione.
•
Grado di completezza rispetto a una
popolazione data.
•
Alto grado di completezza = alto
grado di influenza sociale.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL GRUPPO SOCIALE:
la tipologia dei non membri di R.K. Merton
•
STATUS DI NON MEMBRO
DEFINITO DAL GRUPPO
ATTEGGIAMENTO
DEI NON MEMBRI
Con i requisiti per
l’appartenenza
“Aspira a far
Candidato
parte del gruppo” all’appartenenza
Senza i requisiti
per l’appartenenza
Uomo marginale
“Indifferente”
Membro
Non membro
potenziale (strategie neutrale (sfondo
di inclusione)
sociale)
“Deciso a non far Non membro
Non membro
parte del gruppo autonomo
antagonista (outgroup)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I RUOLI SOCIALI
• Descrivere un gruppo significa
descriverne i ruoli differenziati.
• RUOLO: insieme di comportamenti
che ci si aspetta da chi occupa una
data posizione sociale.
• Punto di incontro fra le vite individuali e
le strutture sociali.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I RUOLI SOCIALI
• RUOLI SPECIFICI: comportamenti
limitati e specifici.
• RUOLI DIFFUSI: insieme ampio e non
definito di comportamenti.
• Il gruppo totalitario impegna tutti i ruoli
dei partecipanti.
• OGNI PERSONA HA TANTI RUOLI
QUANTE SONO LE SUE APPARTENENZE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I RUOLI SOCIALI:
SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI E FORMALIZZAZIONE
• SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI:
1. Gruppi primari: interazione faccia a
faccia, ruoli diffusi, contenuti affettivi.
2. Gruppi secondari: ruoli specifici,
interazioni indirette, impersonali.
• GRUPPI FORMALI
• GRUPPI INFORMALI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
ERVING GOFFMAN (1922-1982)
La sociologia della vita quotidiana
• Il Sé è frutto del rituale
dell’interazione sociale.
• La meccanica più intima
dell’interazione è la VITA
QUOTIDIANA.
• Il nostro comportamento nella VQ
è determinato dal ruolo sociale
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
ERVING GOFFMAN (1922-1982)
Il modello drammaturgico
• Esecuzione di un ruolo > pubblico
rilevante (altri di ruolo).
• Situazioni di ribalta e situazioni di
retroscena.
• Interazione non focalizzata (es.:
l’incontro).
• Interazione focalizzata (es.: la
disattenzione civile).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
ERVING GOFFMAN (1922-1982)
NOI E I NOSTRI RUOLI
• Controllare le impressioni di sé
(base dell’immagine di sé).
• Esecuzione regolare di un ruolo.
• Attaccamento/ Distanza/
Assorbimento rispetto ai ns. ruoli.
• Aspettative reciproche inespresse.
• Salvarsi la faccia: il tatto.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I COMPORTAMENTI COLLETTIVI
• Un insieme di individui agisce SENZA
RIFERIRSI A RUOLI DEFINITI (come nei
gruppi).
1. IL PANICO: reazione circolare, perdita di
controllo.
2. LA FOLLA: reazione circolare, sviluppo di
atteggiamenti comuni: a): folla espressiva; b):
folla attiva.
3. IL PUBBLICO: interazione interpretativa,
risposte con contenuto diverso rispetto ai
messaggi di altri partecipanti (spesso:
A. Mongili, Sociologia,
Materiale didattico non divulgabile
polarizzazione
delle opinioni).
2002-03
I GRUPPI ORGANIZZATI:
Le ASSOCIAZIONI
• Insieme di persone che
perseguono interessi/ideali comuni
• Gruppo secondario formale
• Aspetto volontario
• Condizioni di sviluppo: libertà politiche,
livello di reddito e istruzione, debolezza
dei ceti.
•
Cfr. Alexis de Tocqueville, De la démocratie en Amérique, 1835-40
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I GRUPPI ORGANIZZATI:
Le ORGANIZZAZIONI
• Uffici costituiti per raggiungere
fini.
• Gruppo secondario formale
• Aspetto non volontario
• Personale specializzato, retribuito,
inquadrato gerarchicamente.
• Ordinamento razionale.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL TIPO IDEALE WEBERIANO DI
BUROCRAZIA
•
•
•
•
Divisione dei compiti
Gerarchia di comandi
Regole scritte
Specializzazione > credenziali
educative; fine del ‘dilettante di
talento’; concorsi/selezioni.
• Retribuzione da parte dell’org.ne
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
WEBER: BUROCRAZIA COME
ORGANIZZAZIONE EFFICIENTE
• COMPETENZA CERTIFICATA
• RIDUZIONE DELL’ANSIA SOCIALE
• RIDUZIONE DELLA CORRUZIONE
(NEPOTISMO/FAMILISMO).
• QUADRO CHE GARANTISCE
RELAZIONI IMPERSONALI DI
LAVORO
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA:
IL PARADOSSO DI MERTON
• MANSIONI SEMPLICI E
STRANDARDIZZATE: efficiente.
• MANSIONI COMPLESSE: le stesse
condizioni che la rendono
efficiente in condizioni normali, la
rendono qui inefficiente
(impersonalità, gerarchia, regole
scritte, ecc.)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA:
I GIOCHI DI POTERE DI CROZIER
• RUOLI PREVEDIBILI E
IMPREVEDIBILI.
• REGOLAMENTAZIONE DEI RUOLI
NON SEMPRE ESISTENTE.
• CONFLITTO: regolamentare i ruoli
altrui, rendere incerti i propri.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL MODELLO DI MINTZBERG
TIPI DI BUROCRAZIE
• Rispondere alla certezza o
•
•
•
•
•
incertezza ambientale
1. A STRUTTURA SEMPLICE
2. MECCANICA (weberiana)
3. BUROCRAZIA PROFESSIONALE
4. A STRUTTURA DIVISIONALE
5. ADHOCRAZIA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I VALORI
• ORIENTAMENTI DI FONDO
DELL’AGIRE: DOVER ESSERE
• SFONDO DELLE INTERAZIONI
• FATTI SOCIALI ADOTTATI MEDIANTE
PROCESSI COMPLESSI DI SCELTA E DI
RIGETTO
• SOGGETTIVI/OGGETTIVI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
I VALORI
• VALORI UNIVERSALI
• GRADO DI INTEGRAZIONE DEI
SISTEMI DI VALORE
• CONFLITTI VALORIALI NELLE
SOCIETÀ MODERNE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
L’ORIGINE DEI VALORI
• MARX: I VALORI DELLA CLASSE
DOMINANTE COME VALORI
DOMINANTI
• BASE MATERIALE E INTERESSI DI
CLASSE NELLA LORO GENERAZIONE
• ALIENAZIONE DELLA CLASSE
OPERAIA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
LA MORTE DEI VALORI
• FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900):
SECOLARIZZAZIONE, CRISI DELLE
GRANDI NARRAZIONI IDEOLOGICHE,
CRISI DEI VALORI TRADIZIONALI.
• MA NUOVI VALORI HANNO
SOSTITUITO I VECCHI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL DIFFERIMENTO DELLE
GRATIFICAZIONI
• FORMA ESCATOLOGICA DELLA
SFERA VALORIALE
• TEMPO-LUOGO: IL REMOTO FUTURO
• ESALTAZIONE DEL SACRIFICIO
• RADICE RELIGIOSA EBRAICOCRISTIANA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
IL DIFFERIMENTO DELLE
GRATIFICAZIONI
• RELIGIONE: LE RELIGIONI DI
REDENZIONE
• POLITICA: NARRAZIONI POLITICOUTOPICHE
• ECONOMIA: IL CAPITALISTA
• FAMIGLIA E SCUOLA: I VALORI DEL
CETO MEDIO IN ASCESA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
MUTAMENTI ODIERNI
NELLA SFERA VALORIALE
• INCREMENTO DEI VALORI
UNIVERSALI
• FRAMMENTAZIONE DEI SISTEMI DI
VALORE
• PRESENTIFICAZIONE VALORIALE,
DIFFUSIONE DEI VALORI HIC ET
NUNC.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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PLURALISMO DEI VALORI
• UN UNICO SISTEMA (SOCIETÀ
ARCAICHE)
• DUE SISTEMI IN CONFLITTO
(RIVOLUZIONI)
• DUE SISTEMI COESISTENTI
• IL “SUPERMARKET” DEI VALORI E
SISTEMI VALORIALI POCO COESI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE NORME SOCIALI
• MODELLI ELEMENTARI DI
COMPORTAMENTO
• CARATTERE PRESCRITTIVO
• SEMPRE ACCOMPAGNATE DA
SANZIONI
• CAMBIANO NEL TEMPO E NELLO
SPAZIO (relatività delle norme)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE NORME SOCIALI
• NORME SOCIALI E NORME
GIURIDICHE
• NORME FORMALI E NORME
INFORMALI (NORME ESPLICITE E
NORME IMPLICITE)
• REGOLE COSTITUTIVE E REGOLE
REGOLATIVE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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PERCHÉ SI UBBIDISCE?
• NORME COME CONDIZIONE NECESSARIA
PER L’ESISTENZA DELLA SOCIETÀ E
DELL’INTERAZIONE SOCIALE
• INDUZIONE DI SISTEMI STABILI DI
ASPETTATIVE RECIPROCHE
• PREVEDIBILITÀ RELATIVA DEI
COMPORTAMENTI SOCIALI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE SANZIONI
SANZIONI
Formali
Informali
POSITIVE
Premio,
onoreficenza,
riconoscimento
pubblico
Successo, carriera,
autorevolezza nel
gruppo di
riferimento
NEGATIVE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Arresto, multa, altre
Esclusione da un gruppo,
punizioni, esclusione da emarginaz.ne,
insulto,
istituzioni, licenziamento derisione, isolamento
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LE NORME SOCIALI
• SENSIBILITÀ UMANA PRECOCE
ALL’ADEGUAMENTO NORMATIVO
• ORIGINE STORICA DETERMINABILE
DEI SISTEMI NORMATIVI (ES.: LE
BUONE MANIERE ORIGINATE DELLA
SOCIÉTÉ DE COUR)
• AMBITO DI VALIDITÀ DEI SET DI
NORME
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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I SISTEMI NORMATIVI:
COERENZA ED INCOERENZA
ANOMIA
• ECCESSO DI NORME
• NORME CONTRADDITTORIE (NORME
E CONTRO-NORME): DILEMMI ETICI
• CARENZA DI NORME
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE ISTITUZIONI SOCIALI
• “MODELLI DI COMPORTAMENTO
DOTATI DI COGENZA NORMATIVA”
• SISTEMI COERENTI DI NORME
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:
IL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE
• ABITUALIZZAZIONE:
CRISTALLIZZAZIONE DI UN’AZIONE
• ISTITUZIONALIZZAZIONE:
TIPIZZAZIONE RECIPROCA E
OGGETTIVIZZAZIONE
• LEGITTIMAZIONE DISCORSIVA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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ORIGINE DELLE
ISTITUZIONI SOCIALI:
• SPONTANEA (ES.: SISTEMI
LINGUISTICI).
• STABILIZZAZIONE DI MOVIMENTI
SOCIALI.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:
GLI UNIVERSALI CULTURALI
• “ISTITUZIONI SOCIALI PRESENTI IN
QUASI TUTTE LE SOCIETÀ E DA
SEMPRE”
• TABÙ DELL’INCESTO, PARENTELA,
LINGUA, GIOCO, RELIGIONE, ARTE…
• NELLE VARIE CULTURE GLI U.C. SI
PRESENTANO IN FORME DIVERSE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:
LA SPIEGAZIONE FUNZIONALISTA
• RISPONDENZA A BISOGNI SOCIALI
SISTEMICI
• FUNZIONE SOCIALE SVOLTA DALLE
ISTITUZIONI SOCIALI PER
SODDISFARE I BISOGNI SOCIALI.
• MODELLO AGIL ELABORATO DA
TALCOTT PARSONS
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:
IL MODELLO A.G.I.L.
PER ESISTERE, OGNI SISTEMA SOCIALE
DEVE RISPONDERE A QUESTI
REQUISITI:
• ADAPTATION (ADATTAMENTO)
• GOAL ATTAINMENT
(FINALIZZAZIONE)
• INTEGRATION (INTEGRAZIONE)
• LATENCY (LATENZA)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:
GRADO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE
•
•
•
DIFFUSIONE
CONOSCENZA E
INTERIORIZZAZIONE DELLE
NORME
ACCETTAZIONE E CONTROLLO
SOCIALE: SANZIONI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TEMPO DELL’UOMO, TEMPO
DELLE ISTITUZIONI SOCIALI
•
•
•
•
ADATTAMENTO DEGLI UOMINI AI
CICLI DI VITA DELLE ISTITUZIONI
NASCITA: INTENZIONALITÀ O
EFFETTI DI COMPOSIZIONE
MUTAMENTI: CAPACITÀ DI
SOPRAVVIVENZA.
MORTE: SPONTANEA O
INTENZIONALE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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NATURA E CULTURA
•
L’UOMO E GLI ANIMALI:
- Capacità di apprendimento elevatissima
- Dotazione istintuale poco differenziata
•
•
I MODELLI CULTURALI
SOSTITUISCONO GLI ISTINTI.
L’APPRENDIMENTO E LA
SOCIALIZZAZIONE SOSTITUISCONO
L’IMPRINTING.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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IL PATRIMONIO CULTURALE
•
•
•
Diventiamo uomini sotto la guida di modelli
culturali, sistemi di significato creati
storicamente, nei cui termini noi diamo
forma, ordine, scopo e direzione alla nostra
vita. (Clifford Geertz).
Cultura: insieme di disposizioni per
orientare il comportamento: progetti,
prescrizioni, regole, istruzioni.
FORME CULTURALI > COMPORTAMENTO
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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SOCIALIZZAZIONE
•
•
•
Le forme culturali sono in parte
trasmesse ai nuovi membri attraverso
I PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE:
La SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA >
competenze sociali di base (ruoli
diffusi)
La SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA >
competenze sociali specifiche (ruoli
specifici)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:
Alla nascita
•
•
•
•
Il bambino ha vaste possibilità di
sviluppo: plasticità del neonato.
Assoluta dipendenza dalla “madre”.
La “madre” risponde ai suoi bisogni >
fiducia nell’ambiente, nella vita.
La “madre” non risponde ai suoi
bisogni > sfiducia.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:
I meccanismi
•
•
•
•
Affettività.
Reciprocità del rapporto adultobambino (carattere di interazione del
processo)
Determinazione e gerarchia dei
modelli di comportamento trasmessi.
MANCATA SOCIALIZZAZIONE > morte
fisica o spirituale delle persone.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:
Interiorizzazione dei modelli di comportamento
•
•
•
Modello del MECCANISMO
PREMIO/PUNIZIONE > INADEGUATO
MODELLO DI INTERAZIONE (G. H.
MEAD) > astrazione graduale da parte
del bambino delle disposizioni ricevute
e dei ruoli: il meccanismo del gioco.
Le due fasi dell’ASSUNZIONE DEL
RUOLO DELL’ALTRO e dell’ALTRO
GENERALIZZATO
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:
Le quattro fasi della costruzione dell’identità
•
•
•
•
Distinzione fra il Sé e il mondo esterno
(tutto è ora “madre”).
Distinzione fra la “madre” e gli “altri”,
cui si attribuiscono caratteristiche
specifiche.
Tipizzazione di genere (4 anni).
Assunzione di nuovi ruoli (i giochi).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:
Le componenti analitiche della costruzione dell’identità
•
IDENTIFICAZIONE > sentirsi simile o
uguale rispetto ad altri (famiglia,
gruppo, casta, nazione, ecc.) >NOI,
senso di appartenenza.
• INDIVIDUAZIONE > distinguere fra sé
e gli altri per propri tratti fisici e
morali, per la propria biografia > la
diversità individuale o di gruppo.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:
I campi della variazione del processo
•
IL TEMPO
•
LO SPAZIO
•
IL GENERE
•
LA CLASSE SOCIALE DEI GENITORI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
“Pratiche messe in atto dalla società per
consentire agli individui di svolgere ruoli
adulti”.
• Ruolo  aspettative di comportamento
 posizione sociale (status)
• OGGI: ogni individuo ha molte posizioni
sociali = molti ruoli = crescita delle
pratiche di socializzazione secondaria.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Role set e socializzazione ininterrotta
•
•
•
•
Ruoli: familiari / lavorativi / politici /
leasure.
Role set  insieme di ruoli che
ognuno di noi svolge.
Il role set si modifica continuamente
per ogni individuo.
La socializzazione secondaria si arresta
solo con la morte.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Caratteri
•
•
•
L’apprendimento di nuovi modelli si
fonda su ciò che si è già appreso.
Quando il nuovo entra in conflitto col
vecchio, viene rigettato oppure
rimpiazza il vecchio.
Con l’accumularsi di conoscenze,
l’attore sociale diventa egli stesso
agente della socializzazione.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Gli agenti della socializzazione
•
•
LA SCUOLA  ruoli specifici; principi di
autorità impersonale, prestazione,
cooperazione e competizione;
meccanismo mezzi-fini (tipico delle classi
medie).
IL GRUPPO DEI PARI  rapporti di
potere simmetrici; ruoli non
gerarchizzati; contenuto: continuum
solidarietà – competizione.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Gli agenti della socializzazione
•
•
•
•
IL LAVORO  l’organizzazione, la
“professionalità”
LA POLITICA  il punto di vista,
l’appartenenza
LA RELIGIONE  le credenze,
l’organizzazione
I MASS MEDIA  l’agenda-setting, la
trasmissione delle informazioni e del
sapere.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
I conflitti di socializzazione
•
•
•
•
Ogni agente di socializzazione ha la
propria ratio, che spesso confligge
con quella/e di altri agenti
SCUOLA / FAMIGLIA
SCUOLA / RELIGIONE
SCUOLA / LAVORO / FAMIGLIA
TUTTI / MASS MEDIA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE E CLASSI
SOCIALI
CLASSE OPERAIA E CETI MEDI
Diversi valori educativi = diverse pratiche
educative
• Genitori di classe media  PREMI >
PUNIZIONI autonomia, autocontrollo,
repressione interiorizzata.
• Genitori di classe lavoratricePUNIZIONI
> PREMI conformità esteriore,
obbedienza, deferenza.
Ricerche di M. Khon e L. Pearlin
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIALIZZAZIONE E CLASSI SOCIALI
Il differimento delle gratificazioni nei ceti medi
• Non ha patrimoni: solo un capitale
culturale da trasmettere
• Obiettivo: tenere i figli almeno allo
stesso livello di prestigio sociale dei
genitori.
• Mezzi: sacrificarsi oggi per
raggiungere il successo domani.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
LA DEVIANZA
• “Atto o comportamento che violi una norma
sociale e che quindi vada incontro ad una
sanzione”
• NESSUN ATTO È DEVIANTE IN SE
• UN ATTO È DEVIANTE SULLA BASE
DELL’ATTRIBUZIONE DI QUEL
SIGNIFICATO ALL’INTERNO DI UN
SISTEMA SITUATO DI INTERAZIONE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELATIVITÀ DELLA
DEVIANZA
• UN ATTO È DEVIANTE SOLO IN UN
CONTESTO DATO
• Relatività TEMPORALE e SPAZIALE
• ATTI CONSIDERATI DEVIANTI IN
MOLTE SOCIETÀ SOLO SE
RIVOLTE VERSO MEMBRI DEL
PROPRIO GRUPPO (NON TUTTE):
incesto, furto, violenza, omicidio.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
STUDIO DELLA DEVIANZA:
Le difficoltà principali
• Nelle statistiche giudiziarie sono presenti
solo i reati ufficiali, denunciati.
• Numero oscuro dei reati: alto per reati
sessuali, taccheggio, scippo ecc.
• Un atto deviante diventa reato se scoperto o
denunciato.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TEORIA DELLA SUBCULTURA
Edwin H. Sutherland
• Socializzazione alle norme devianti che
dominano in comunità devianti rispetto alle
norme della società.
• Socializzazione a norme, valori,
atteggiamenti e forme di legittimazione
delle norme devianti.
• Socializzazione alle competenze necessarie
per commettere atti devianti.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TEORIA DELLA SUBCULTURA
Edwin H. Sutherland
• Apprendimento delle norme criminali in
piccoli gruppi: motivazioni e tecniche.
• Il comportamento deviante è conforme alle
aspettative dell’ambiente significativo.
• Esempi: mafia, cultura barbaricina della
balentia, gang giovanili, delitti dei ricchi e
dei potenti (inquinamento, corruzione, ecc.).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO
(Labeling theory)
• La devianza come frutto dell’interazione fra chi
viola le norme e chi applica le sanzioni e definisce
le identità devianti.
• I devianti e i conformi hanno gli stessi bisogni e
gli stessi valori;
• Solo chi viene scoperto diventa un deviante;
• Il marchio di deviante identifica un ruolo sociale
che retroagisce su tutta la vita di chi viene
etichettato, definendone l’identità.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO
La costruzione sociale dell’identità deviante
• DEVIANZA PRIMARIA: Ogni atto deviante cui
venga attribuito un significato marginale e che non
venga scoperto.
• DEVIANZA SECONDARIA: Atto deviante
sanzionato: fase dell’etichettamento del colpevole
come deviante.
L’etichettato riorganizza la propria identità come
deviante, frequenterà altri devianti e svilupperà
una carriera deviante.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO
Le aspettative sociali
• SONO ETICHETTATE PIU’ FACILMENTE
alcune categorie sociali specifiche (NON
SEMPRE LE STESSE):
• Gruppi sociali, classi d’età, gruppi etnici, generi,
abitanti di alcuni quartieri, gruppi socioprofessionali.
• CHI ETICHETTA? Giornalisti, Assistenti sociali,
Forze dell’ordine, Addetti alla sicurezza,
Sociologi, Criminologi, Psicologi, Bidelli,
Portieri,
ECCETERA
A. Mongili,
Sociologia,
Materiale didattico non divulgabile
2002-03
IL SUICIDIO
E. Durkheim, Le suicide, 1897
• PREDOMINIO DELLA FORZA DELLA
SOCIETÀ SULL’INDIVIDUO
• LA COSCIENZA È CIECA RISPETTO ALLE
CAUSE SOCIALI
• CAUSA SOCIALE: ANOMIA
• TIPI DI SUICIDIO: EGOISTICO, ANOMICO E,
NELLE SOCIETÀ PREMODERNE,
ALTRUISTICO
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
ALCUNE INDICAZIONI
BIBLIOGRAFICHE
• Michel Foucault, Sorvegliare e punire,
Einaudi, Torino 1976.
• Mario Morcellini / Passaggio al futuro.
Formazione e socializzazione tra vecchi e
nuovi media / FrancoAngeli, Milano 1997.
• Salvatore Palidda / Polizia postmoderna.
Etnografia del nuovo controllo sociale /
Feltrinelli, Milano 2000
A. Mongili, Sociologia,
Materiale didattico non divulgabile
•2002-03
Marzio Barbagli,
L’occasione e l’uomo
RELIGIONE
• DEFINIZIONE: credenza o insieme di credenze
relative a una realtà ultrasensibile,
ultraterrena o sovrannaturale.
• DEFINIZIONE: “Une religion est un système
solidaire de croyances et de pratiques relatives
à des choses sacrées, c'est-à-dire séparées,
interdites, croyances et pratiques qui unissent
en une même communauté morale, appelée
Eglise, tous ceux qui y adhèrent ». (E.
Durkheim, Les formes élémentaires de la vie
religieuse, 1912)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELIGIONE
• DEFINIZIONE: « […] una religione è: 1) un
sistema di simboli che opera ( o funziona) 2)
stabilendo profondi, diffusi e durevoli stati
d’animo e motivazioni negli uomini per mezzo
della 3) formulazione di concetti di un ordine
generale dell’esistenza e del 4) rivestimento di
questi concetti con un’aura di concretezza tale
che 5) gli stati d’animo e le motivazione
sembrano assolutamente realistici » (C.
Geertz, Interpretazione di culture, 1973).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELIGIONE
Sacro e profano
•
•
•
•
CREDENZA: giudizio su una realtà  che organizza, classifica
la realtà.
La classificazione principale per il pensiero religioso riguarda
l’opposizione fra SACRO e PROFANO.
ATTRAVERSO la classificazione della realtà in SACRO e PROFANO si
genera un ordine nel modo di vedere la realtà, che si sovrappone alla
realtà stessa facendola apparire veramente così come viene descritta.
LE COSE SACRE: “. Les choses sacrées sont celles que les interdits
protègent et isolent ; les choses profanes, celles auxquelles ces
interdits s'appliquent et qui doivent rester à distance des premières.
Les croyances religieuses sont des représentations qui expriment la
nature des choses sacrées et les rapports qu'elles soutiennent soit les
unes avec les autres, soit avec les choses profanes. Enfin, les rites sont
des règles de conduite qui prescrivent comment l'homme doit se
comporter avec les choses sacrées » (Durkheim, op. cit.).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELIGIONE
Sacro e profano
• RAPPORTO SACRO/PROFANO:
differenzia fra di loro le religioni e tutte
le religioni rispetto alla magia.
• LA REALTÀ e la sua categorializzazione
come sacra o profana: il pensiero
religioso è il fondamento
dell’intellettualizzazione del mondo.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
Religione e magia
• La Religione  sottomissione del
profano alle esigenze del sacro.
Esistenza della comunità unita dai riti.
• La Magia  sottomissione del sacro alle
esigenze del profano. Riti individuali e
non comunitari
• In tutte le religioni esistono dei
caratteri magici.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
L’ESPERIENZA RELIGIOSA
• La sacralizzazione di ciò che è bene e di
ciò che è male genera un ordine morale
condiviso, e dunque le civiltà.
• La limitatezza dell’esperienza umana
genera la concettualizzazione
dell’illimitato.
• L’esperienza del caso e dell’insensato
genera la concettualizzazione
dell’ordine e del senso trascendente
delle cose .
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE
•
•
•
•
•
•
RAGGIO D’INFLUENZA
TIPO DI CREDENZE FONDAMENTALI
GRADO DI ETEROGENEITÀ FRA
UMANO E DIVINO
TIPO DI PROMESSA O PREMIO
RISERVATI AI FEDELI
METODICHE DI COMPORTAMENTO
CHE CONDUCONO ALLA ‘SALVEZZA’
FORME ORGANIZZATIVE.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RAGGIO D’INFLUENZA
•
CULTI LOCALI (animismo e
totemismo).
•
RELIGIONI UNIVERSALI
(ebraismo, cristianesimo, islām,
buddhismo, induismo,
confucianesimo)
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TIPO DI CREDENZE
FONDAMENTALI
•
•
•
•
RELIGIONI “PRIMITIVE”  spiriti,
energie sacre.
RELIGIONI TEOCENTRICHE  una o
più divinità (mono- o politeismo).
RELIGIONI COSMOCENTRICHE 
sfera armonica del Cosmo
contrapposta al disordine terreno.
RELIGIONI ETICHE  ideali etici e
norme di comportamento che guidano
la vita terrena in armonia con il Cielo.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TIPO DI CREDENZE
FONDAMENTALI
•
RELIGIONI “PRIMITIVE” : Animismo,
Totemismo, Shintoismo.
•
RELIGIONI TEOCENTRICHE MONOTEISTE:
Cristianesimo (Cattolici, Ortodossi,
Protestanti riformati e evangelici, Cristiani
d’oriente), Ebraismo, Islām (Sunniti e Sciiti);
POLITEISTE: Induismo, Mazdeismo o
Zoroastrismo, Giainismo, Sikhismo, religioni
dell’Antichità classica (“paganesimo”).
•
RELIGIONI COSMOCENTRICHE: Buddhismo
(Grande Veicolo, Piccolo Veicolo, B. del Loto),
Taoismo.
•A. Mongili,
RELIGIONI
ETICHE:
Confucianesimo.
Sociologia,
Materiale didattico
non divulgabile
2002-03
ETEROGENEITÀ FRA
UMANO E DIVINO
•
•
Eterogeneità maggiore  la sfera del Sacro è
inconoscibile, indifferente all’umano,
totalmente trascendente.
(minore eterogeneità) Culti locali 
Religioni politeiste  Monoteismi 
Religioni cosmocentriche  (maggiore
eterogeneità).
Fra le religioni monoteiste è il Cristianesimo, e al suo
interno il Protestantesimo riformato (Calvinismo),
ad avere il grado più alto di eterogeneità.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TIPO DI PROMESSA
•
•
Raggiungimento di uno stato di
pienezza e felicità in questa vita
(bodhisattva o nirvana) o in vite
successive (samsara): Buddhismo,
Induismo.
Riscatto delle pene e delle sofferenze
della vita in un aldilà (RELIGIONI DI
REDENZIONE): Ebraismo,
Cristianesimo, Islām.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
METODICHE DI COMPORTAMENTO
CHE CONDUCONO ALLA ‘SALVEZZA’
COMPORTAMENTI
DETERMINATI
DALLA
RELIGIONE
MISTICISMO
(Svuotare il proprio io
per far posto a Dio o ad altre
figure o energie sacre)
ASCETISMO
(Fare del proprio io uno
strumento di Dio o di altre
figure o energie sacre).
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Extramondano Intramondano
Eremita, stilita, i grandi
mistici del Cristianesimo
Ortodosso, Santa Teresa
d’Avila, S. Giovanni della
Croce…
Letterato confuciano
(mandarino), guaritore,
santo taumaturgo.
Monaco benedettino (ora et
labora ma fuori dal mondo),
altre figure religiose che
lavorano per il mondo ma
fisicamente se ne astraggono.
Imprenditore calvinista,
Preti impegnati nel
sociale, Don Bosco ecc.
Materiale didattico non divulgabile
FORME ORGANIZZATIVE
FORME PRINCIPALI:
• CHIESA  organizzazione complessa su cui si
è trasferito il carisma del fondatore;
funzionari; i seguaci sono membri dalla
nascita; identificazione; associazione.
• SETTA  gruppo carismatico (Capo-affiliati);
assertori di ‘verità’; i seguaci si sono
convertiti, sono ‘rinati’; individuazione;
distanza sociale.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
FORME ORGANIZZATIVE
FORME DI PASSAGGIO:
• CULTO  pre-setta (Leader-Accoliti);
esperienza individuale o di gruppo non
ancora tradotta in organizzazione
esclusiva.
• CONFESSIONE setta “raffreddata”; il
carisma tende ad istituzionalizzarsi
nell’organizzazione.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELIGIONE E
DISUGUAGLIANZA SOCIALE
L’uomo felice raramente si accontenta del
semplice fatto di possedere la propria
felicità. Egli ha anche bisogno di aver
diritto a tale felicità (…). E vuole anche
essere autorizzato a credere che i meno
fortunati… ricevano parimenti ciò che
loro spetta.
Max Weber
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELIGIONE E DISUGUAGLIANZA
SOCIALE
LE RELIGIONI TRADIZIONALI
• STIGMATIZZAZIONE DEL SOFFERENTE
• ESCLUSIONE DAI RITI
• EGLI ERA LA VITTIMA, IL CAPRO
ESPIATORIO
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
RELIGIONE E DISUGUAGLIANZA
SOCIALE
LE RELIGIONI DI REDENZIONE
• PROMESSA DI SALVEZZA DALLA
SOFFERENZA, DALLE DISGRAZIE,
DALLA MORTE (LA kènosis DI CRISTO)
• RISCATTO DALLA SOFFERENZA
SPIRITUALE PIÙ CHE MATERIALE
• LA MORTE RIGUARDA ANCHE I RICCHI
E I POTENTI
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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SECOLARIZZAZIONE
• ORIGINE NELLA TRADIZIONE
RELIGIOSA EBRAICO-CRISTIANA
• DEMAGIZZAZIONE DEL MONDO E
DISINCANTO DAL MONDO
• RIFORMA GREGORIANA DELLA CHIESA
• SVILUPPO DEL PENSIERO SCIENTIFICO
• SEPARAZIONE STATO/CHIESA
• SAZIETÀ DELL’OCCIDENTE
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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SECOLARIZZAZIONE
• DIMINUISCE LA PARTECIPAZIONE AI RITI
COLLETTIVI
• DIMINUISCE LA PARTECIPAZIONE AI RITI
DOMESTICI
• SECOLARIZZAZIONE DEL TEMPO E DELLO
SPAZIO
• RELIGIONE COME SFERA SPECIALIZZATA DI
PRODUZIONE DI SENSO: RELIGIONE
INDIVIDUALIZZATA
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE INTERPRETAZIONI
SOCIOLOGICHE
KARL MARX
• RELIGIONE COME FALSA COSCIENZA E
IDEOLOGIA
• OPPIO DEI POPOLI
• CUORE DI UN MONDO SENZA CUORE
• SECOLARIZZAZIONE COME
SVELAMENTO
A. Mongili, Sociologia,
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LE INTERPRETAZIONI
SOCIOLOGICHE
ÉMILE DURKHEIM
• LES FORMES ÉLÉMENTAIRES DE LA
VIE RELIGIEUSE (1912)
•
•
•
Una definizione sociologica di religione
caratterizzata da:
SACRO E PROFANO
FEDE E RITO
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
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LE INTERPRETAZIONI
SOCIOLOGICHE
ÉMILE DURKHEIM
• LES FORMES ÉLÉMENTAIRES DE LA VIE
RELIGIEUSE (1912)
• “Una religione è un sistema solidale di
credenze e di pratiche relative a cose sacre,
ovvero separate, vietate, credenze e pratiche
che uniscono in una medesima comunità
morale, chiamata chiesa, tutti coloro che vi
aderiscono”, p. 65.
A. Mongili, Sociologia,
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LE INTERPRETAZIONI
SOCIOLOGICHE
MAX WEBER
• LA RELIGIONE COME FATTORE DI
MUTAMENTO.
• LA PROFEZIA COME FATTORE DI ROTTURA
(sta scritto, ma io vi dico…)
• LE NUOVE RELIGIONI COME VEICOLO DI
ASPIRAZIONI E DI INTERESSI IDEALI E
MATERIALI DI NUOVI CETI EMERGENTI.
A. Mongili, Sociologia,
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STRATIFICAZIONE SOCIALE:
Definizione
“Sistema di disuguaglianze strutturali di
una società”.
• “strutturali” : permanenti, non effimere.
• Distribuzione diseguale di beni materiali
e simbolici fra gruppi sociali.
• Relazioni diseguali di potere fra i gruppi
sociali (chi comanda, chi obbedisce).
A. Mongili, Sociologia,
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Che cos’è uno strato sociale?
UN INSIEME DI INDIVIDUI CHE GODONO
DELLA STESSA QUANTITÀ DI:
• Risorse materiali (ricchezze);
• Risorse simboliche (onore sociale,
prestigio, purezza rituale,
“considerazione”);
• Potere (occupano la stessa posizione
nei rapporti di potere).
A. Mongili, Sociologia,
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
SCHIAVITÙ
Proprietà di una persona da parte di
un’altra. Gli schiavi sono stati
considerati, nella quasi totalità dei casi,
una specie sub-umana.
• Sistema di massima disuguaglianza.
• Sistema regolato giuridicamente (la
schiavitù è legittima).
A. Mongili, Sociologia,
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
LE CASTE IN INDIA
Sistema di gruppi sociali contrassegnati
dalla esclusività sociale che si pongono
in gerarchia in termini di purezza rituale
• ESCLUSIVITÀ SOCIALE: (a) si entra solo per
nascita (b) endogamia, ipergamia (c)
connubio e commensalità ristrette ai membri
della casta d’appartenenza (d) la casta
determina il mestiere dei membri
A. Mongili, Sociologia,
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
I quattro VARNA dell’Induismo
•
•
•
•
•
•
– BRAHAMANI: SACERDOTI E INTELLETTUALI
KŚATRIYA: ARISTOCRATICI GUERRIERI.
VAIŚYA: CONTADINI, PASTORI,
COMMERCIANTI.
ŚUDRA: SERVITORI, DOMESTICI, ARTIGIANI.
FUORI CASTA: INTOCCABILI (PARIA, HARIJAN)
SITEMA YATI: moltiplicazione delle caste.
Caste: professionali, territoriali, etniche o tribali.
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
Legittimazione religiosa delle caste
• Dottrina indù del samsara: la infinita
reincarnazione delle anime in diversi
avatar, sulla base dell’osservanza dei
rituali della casta di appartenenza.
• Dottrina indù del karman o della
ricompensa: si occupa una posizione nel
sistema delle caste sulla base del
comportamento nelle vite precedenti.
A. Mongili, Sociologia,
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
I CETI
Sistema di gruppi sociali chiusi fra di loro
diseguali in base al diverso onore
sociale connesso a uno stile di vita.
•
•
•
•
Appartenenza per nascita.
Diritti e privilegi di ceto.
Esclusività e chiusura sociale.
Stile di vita particolare.
A. Mongili, Sociologia,
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
SISTEMI DI CETO: L’ANCIEN RÉGIME
“è solo la nascita, indipendentemente
dalla ricchezza, a classificare gli uomini”
(A. de Tocqueville)
• Importanza degli status ascritti.
• Disuguaglianze di fatto e di diritto.
• L’appartenenza ai ceti conferisce
prestigio ma impone obblighi in termini
di stili di vita.
A. Mongili, Sociologia,
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:
LE CLASSI SOCIALI
Gruppi sociali con le stesse possibilità di vita in
termini economici (ricchezza), disuguali per le
diverse possibilità economiche ma uguali di
fronte alla legge.
• I tipo di classificazione: la fonte del
reddito (rendita, profitto, salario).
• II tipo di classificazione: relazione di
lavoro e situazione di mercato.
A. Mongili, Sociologia,
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria delle classi in Marx
• Fondamento dei sistemi di classe: il rapporto
fra le forze produttive e i rapporti di
produzione configura i modi di produzione
(mdp antico, mdp feudale, mdp capitalistico)
• Si appartiene a una classe sociale se si è
proprietari o meno dei mezzi di produzione.
• La classe in sé si differenzia dalla classe per
sé sulla base della coscienza di classe.
A. Mongili, Sociologia,
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber
• La disuguaglianza sociale si manifesta in tre
ambiti diversi (sovrapposti o distinti):
• ECONOMIA (nel mercato)  classi sociali: il bene
distribuito in modo diseguale è la RICCHEZZA.
• CULTURA (nella società)  ceti sociali: il bene
distribuito in modo diseguale è l’ONORE SOCIALE.
• POLITICA (nei rapporti di potere)  partiti
(distribuito in modo diseguale è il POTERE)
A. Mongili, Sociologia,
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber: le classi
• La situazione di mercato fonda l’appartenenza
e il conflitto di classe.
• Mercato del lavoro: acquisto e vendita della
forza lavoro (operai; imprenditori).
• Mercato delle merci: consumatori, venditori. È
il mercato tipico dell’era feudale.
• Mercato del credito: debitori, creditori. È il
mercato prevalente nell’Antichità classica.
A. Mongili, Sociologia,
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber: le classi
Tipi di classi sociali prevalenti a seconda del periodo storico e del tipo di economia:
Privilegiate in
senso positivo
Privilegiate in
senso negativo
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Classi possidenti
Redditieri
che
traggono i loro redditi
da schiavi, miniere,
impianti di lavoro,
navi.
Classi acquisitive
Imprenditori
(agricoltura,
industria,
commercio),
professionisti
(avvocati, medici).
Classi medie, piccole proprietà, titoli di
studio
minori,
piccole
competenze
professionali (artigiani, contadini, piccoli
burocrati).
Coloro
che
non Lavoratori.
dispongono di nulla.
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE
La teoria di Max Weber: i ceti
• Situazione di ceto: destino di un gruppo
di uomini, condizionato da una comune
valutazione sociale del proprio onore,
comune a tutti i membri del gruppo.
• ONORE DI CETO: implica una
particolare condotta di vita; limita i
rapporti sociali (connubium e
commensalità).
A. Mongili, Sociologia,
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LE CLASSI SOCIALI IN ITALIA
(Sylos Labini: fonte del reddito)
• Borghesia: proprietari di fondi (rendita); imprenditori
(profitto); grandi managers (redditi misti).
• Piccola borghesia autonoma: coldiretti, artigiani,
commercianti (redditi misti).
• Classe media impiegatizia: funzionari e impiegati
pubblici e privati (stipendi).
• Classe operaia: braccianti e salariati fissi in
agricoltura, operai (salari).
• Sottoproletariato: disoccupati di lungo periodo, senza
lavoro abituali, vagabondi.
A. Mongili, Sociologia,
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LE CLASSI SOCIALI IN GRAN BRETAGNA
(Goldthorpe: relazioni di lavoro e situazione di mercato)
•
I CLASSE: Alto reddito, autorità, autonomia lavorativa, sicurezza del
lavoro (imprenditori, professionisti, grandi manager).
•
II CLASSE: reddito e autonomia minori, sicurezza del lavoro
(imprenditori, professionisti, manager).
•
III CLASSE: redditi medi, danno e ricevono ordini, sicurezza del lavoro:
relativa (impiegati di medio e alto livello).
•
IV CLASSE: autonomia lavorativa, redditi e sicurezza del lavoro variabili
(artigiani, commercianti, coldiretti)
•
V CLASSE: reddito e sicurezza del lavoro discreti, danno ma soprattutto
ricevono ordini (tecnici e supervisori dei lavoratori manuali).
•
VI CLASSE: redditi medio-bassi, ricevono ordini (operai specializzati).
•
VII CLASSE: operai non qualificati.
A. Mongili, Sociologia,
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Materiale didattico non divulgabile
LE CLASSI SOCIALI OGGI
• MUTAMENTI: nel numero, tipo, composizione interna,
confini e rapporti fra e all’interno delle classi.
• CAUSE: sviluppo e declino dei settori economici con
l’industrializzazione e in seguito la terziarizzazione.
• LA DISUGUAGLIANZA: diminuisce nel XVIII secolo,
aumenta nel XIX, diminuisce nel XX sino agli anni ‘60:
da allora riprende ad aumentare per: ampliamento
dei differenziali retributivi; aumento del tasso di
attività delle donne; aumento dei divorzi.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
GERHARD LENSKI
La teoria della ricchezza e del potere
• La disuguaglianza sociale cresce:
• Al crescere del surplus economico;
• Con l’aumento della concentrazione del potere
politico.
A. Mongili, Sociologia,
2002-03
Materiale didattico non divulgabile
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