Istituzioni di linguistica a.a.2009/2010 Federica Da Milano L’acquisizione dell’italiano L2 • Apprendimento spontaneo • Il momento migliore per insegnare una determinata struttura è quello che precede di poco lo stadio previsto dalla sequenza acquisizionale naturale • Modello funzionale: la funzione guida e determina, almeno in parte, la forma L’acquisizione dell’italiano L2 • Pragmatic mode --> syntactic mode (Givón) • Basic variety (Klein/Perdue): distinzioni morfologiche assenti, attivi principi organizzativi di ordine semantico e pragmatico • Ordine naturale: principio iconico Il nome Morfologia del nome in italiano - parte del discorso prototipicamente dotata di funzione referenziale - Testa del SN - Italiano (e altre lingue romanze): numero e genere - determinatezza Il genere Livello lessicale: maschile e femminile • criteri semantici: - con i nomi di esseri umani e di alcuni animati il genere corrisponde al sesso del referente (es. il pianista, la pianista; il toro, la mucca, ecc.) - Certi campi semantici sono associati a uno dei due generi (es. mesi, monti, fiumi masch.; frutti, città, Stati femm.) Il genere • Criteri morfologici: - l’appartenenza a una certa classe flessiva può configurare l’appartenenza a un genere (es. il libro, la carta, ecc.) - Certi suffissi masch. o femm. assegnano al derivato il corrispondente genere (es. un donnone, ecc.) - Criteri (mor)fonologici: alcune terminazioni possono fungere da indizi di genere (m. che finiscono in consonante: lo scanner, il bar; femm. i nomi astratti in -tù, -tà: la libertà, ecc.) Il genere “Ma…come? Una tazza? Un bicchiere? Un piatto? Una scodella? La tavola è femminile e il letto maschile? Quando si tratta di animali e di esseri umani, posso capire. Un gatto non è una gatta, un ragazzo non è una ragazza, è evidente. Ma gli oggetti, le cose senza vita? È logico suddividerli in maschile e femminile?Perché questo o quell’aggeggio appartengono al genere femminile, e questo o quell’altro al genere maschile? Chi lo decide? Secondo quale criterio?” (Wei Wei, La ragazza che leggeva il francese) Il numero Non è determinato dal lessico (tranne nel caso dei pluralia tantum: le nozze, i pantaloni, ecc.), ma ha valore referenziale Nomi collettivi: usati al singolare, corrispondono a un’entità collettiva composta da più individui: es. la gente Nomi massa: indicano sostanze o materiali non numerabili (es. il sale, la farina, ecc.) La definitezza Non ha motivazione lessicale né grammaticale, ma rimanda a fattori pragmatici e testuali o enciclopedici Difficoltà per l’apprendente - relativa arbitrarietà dell’assegnazione di genere ai nomi in it. - Scarsa salienza percettiva delle desinenze di genere e numero e degli articoli - Carattere flessivo-fusivo dell’it. (es. bell-e femm. e pl.) - Omonimia tra morfi:es. -e (grande, belle) - Differenze rispetto alla L1 L’acquisizione del genere - forme, in parte dovute ad interferenze, prive di finale vocalica: pers. pròblem ‘problema’, ted.cos ‘cosa’, cin.giorn ‘giorno’ - Sovraestensioni della terminazione -a: filma ‘film’, gusta ‘gusto’, cin. specchia ‘specchio’, ingl.sogna ‘sogno’ - Sovraestensioni della terminazione -o: zuppo ‘zuppa’, un passeggiato ‘una passeggiata’, bicchiero ‘bicchiere’ L’acquisizione del genere - sovraestensione di -e (soprattutto persianofoni) o vocali centralizzate : salse ‘salsa’, salade ‘insalata’ - Ipercaratterizzazione del genere: ingl. problemo ‘problema’, fr. moglia ‘moglie’, giapp. mio collego ‘mio collega’ - Interferenza da L1: piazzo (ted. Platz m.) Errori: pers. (69%), ingl. (60%), ted. (51%), fr. (37%) L’acquisizione del genere Regola di base per l’assegnazione del genere a un nome italiano: Nome in -o > masch.; nome in -a > femm. Criteri di assegnazione del genere nelle interlingue: C. (mor)fonologici > c. semantici > c. di morfologia derivazionale L’acquisizione del genere Mezzi per la derivazione di genere in italiano: es.operaia, avvocatessa, scrittrice; padre/madre, la donna medico; il/la fiorista Pers. Papà/mamma; donna re; signora, amica; leona, marita; dottoressa, artistessa Eteronimia e mezzi less. > -a > -essa > pseudodiminutivi > conversione > -trice Flessione nominale di numero in italiano L2 Meno marcata: Universale 36: se una lingua ha la categoria del genere, ha sempre la categoria del numero (Greenberg) Pers. Tutti persone, tutti giorni; giapp. tanti personi Due settimana, due amica, tre o quattro mese Per riassumere… - fase pragmatica: la scelta della terminazione del nome e dei suoi target non obbedisce a regole morfologiche precise, essendo l’attenzione dell’apprendente concentrata sul lessico e sull’organizzazione dell’informazione; anche fase fonologica (finale -a) Per riassumere… - fase lessicale: compaiono alcune marche di numero e definitezza, di tipo lessicale, senza attenzione alla flessione dei nomi e dei loro target - Fase proto-morfologica: l’uso delle terminazioni dell’ambito nominale diventa meno casuale - Fase morfosintattica: le categorie del numero e del genere del nome si riflettono sui vari suoi target Per riassumere… Accordo di genere e numero: Pronome tonico di 3a sing. > art. det. (>) art. indet. > agg. attributivo > agg. predicativo (>) part. passato (Chini) Il verbo Nucleo della predicazione Dal punto di vista semantico: ‘azione’ - verbi durativi/non-durativi - Verbi telici/non-telici Telici durativi --> risultativi (costruire una casa) Telici non durativi --> trasformativi (trovare) Il verbo Morfologia del verbo italiano Peculiarità: - fenomeni di suppletivismo - Verbi ‘complessi’ (Simone) i) Clitico ci (esserci, starci) ii) forme clitiche -la, -sela, -sene (farcela, prendersela, andarsene) iii) avverbio o prep. di movimento (andar su, fare fuori) Il verbo Categorie di tempo, modo, aspetto, diatesi Codificazione del tempo: Presente (coincidenza e simultaneità di un evento rispetto al momento dell’enunciazione) Passato (eventi precedenti il momento dell’enunciazione) Futuro (riferimento ad avvenimenti futuri) Il verbo “In cinese i verbi sono, nel loro monosillabismo e mel loro valore ideografico, come tutti gli altri segni: invariabili e indeclinabili. Si impiegano sempre all’infinito. Per indicare che l’azione accade ora? Per situarla nel passato lontano o nel futuro più vicino? Niente di più semplice: si aggiunge un avverbio o un’espressione avverbiale, come ora, una volta, ieri, domani, l’anno scorso, l’estate prossima, poco fa, più tardi,eccetera” (Wei Wei, La ragazza che leggeva il francese) Il verbo Codificazione del modo: Indicativo (modo non marcato, certezza su quanto asserito) Congiuntivo e condizionale: modalità non fattuale o controfattuale Imperativo (ordini, esortazioni) Codificazione di aspetto: Imperfettivo/perfettivo Il verbo Codificazione di persona, numero e genere Diatesi: attiva/passiva Socio e pragmalinguistica del verbo italiano I tempi del modo indicativo sono i più frequenti e il loro uso tende a sovraestendersi Imperfetto: tende ad assumere valori modali (volevo quel vestito; se me lo dicevi prima, ti aiutavo) Passato prossimo: estensione a discapito del passato remoto Futuro: valori modali epistemici (chissà se sarà ritornato) o deontici (sarò rapidissimo) Crisi del congiuntivo L’acquisizione del sistema verbale italiano Varietà iniziali: la temporalità è codificata, in parte, a mezzi discorsivi e lessicali - mantenimento del riferimento temporale instaurato nel discorso dall’interlocutore - Riproduzione iconica nella narrazione della sequenza degli eventi - Elementi lessicali L’acquisizione del sistema verbale italiano Presente (e infinito) > (ausiliare) participio passato > imperfetto > futuro > condizionale > congiuntivo Aspetto > tempo > modo La morfologia delle forme verbali - sovraestensione: es. infinito - Elaborazione autonoma di forme (es. prenduto - Formazioni analitiche (era si chiama, avevo credo, siamo partenza