Lezioni di biochimica 2 Lezione 8 Regolazione del metabolismo 3 © Zanichelli editore, 2014 Anabolismo e catabolismo sono tra loro interdipendenti Attraverso il catabolismo, la cellula ricava energia e precursori per le reazioni anaboliche. La co-regolazione di catabolismo ed anabolismo ha il compito di mantenere nell'organismo vivente la corretta disponibilità di precursori e la giusta quantità di prodotti di sintesi, in base ai suoi fabbisogni energetici. Questa situazione di equilibrio è detta omeostasi e serve a mantenere costanti le funzioni dell'organismo e le caratteristiche chimico-fisiche dell'ambiente interno. © Zanichelli editore, 2014 4 Le vie metaboliche seguono il principio di massima economia La velocità del catabolismo e dell'anabolismo è determinata non dalla disponibilità dei substrati ma dalle effettive esigenze dell'organismo, attimo per attimo. Il catabolismo è sensibile alla necessità di energia (ATP), mentre l'anabolismo sintetizza le biomolecole in rapporto alla loro richiesta. Si parla di principio della massima economia, che evita sia l'eccessivo accumulo di sostanze che la loro carenza. © Zanichelli editore, 2014 5 Regolazione delle vie metaboliche Una singola via metabolica è regolata a tre livelli: • velocità delle reazioni enzimatiche (controllo del pH e dei substrati/cofattori); • regolazione degli enzimi attraverso l'inibizione da feedback: il prodotto di reazione inibisce la reazione stessa; • regolazione a livello genico della produzione degli enzimi (trascrizione/traduzione/degradazione). Infatti, la velocità di una via metabolica dipende dalla concentrazione degli enzimi necessari, che a sua volta è una funzione dell'equilibrio tra la velocità della loro sintesi e degradazione. © Zanichelli editore, 2014 6 La regolazione dell'omeostasi avviene a diversi livelli L'omeostasi implica la regolazione di più vie metaboliche contemporaneamente e il mantenimento dell'omeostasi si esplica anch’esso a diversi livelli: • livello cellulare, attraverso la regolazione del metabolismo della singola cellula; • livello di tessuto/organo, attraverso la regolazione coordinata del metabolismo di popolazioni cellulari • livello di organismo, attraverso la regolazione del metabolismo dei diversi organi in risposta alle condizioni complessive dell'intero organismo. © Zanichelli editore, 2014 7 I circuiti regolatori hanno una struttura simile La regolazione del metabolismo, a qualsiasi livello, avviene attraverso circuiti di regolazione detti a feedback (o retroazione) che si compongono fondamentalmente di tre elementi: • un sensore in grado di rilevare la variazione di uno specifico parametro chimico fisico; • un regolatore, in grado di ricevere lo stimolo dal sensore e modulare l'intensità della risposta; • un effettore, in grado di fare variare la grandezza del parametro rilevato. © Zanichelli editore, 2014 8 Circuiti regolatori: il controllo della temperatura corporea La variazione di una qualsiasi grandezza (per esempio, la temperatura) è rilevata da un sensore, trasmessa a un regolatore che, dopo averla integrata, invia una risposta a un effettore che riporta la grandezza ai valori normali. © Zanichelli editore, 2014 9 Circuiti regolatori: il controllo della glicemia Le cellule α e β del pancreas endocrino sono i sensori delle variazioni glicemiche. Esse agiscono anche da regolatori liberando, rispettivamente, gli ormoni glucagone e insulina che esercitano la loro azione sull’effettore, il fegato. Quest’ultimo a sua volta risponde variando il proprio metabolismo in modo da ripristinare il corretto valore della glicemia. © Zanichelli editore, 2014 10 La struttura modulare dei circuiti li rende sensibili (I) La stessa struttura modulare si ritrova nei circuiti a livello cellulare (ad es. nella risposta all' insulina mediata da recettori), o a livello d'organo (ad es. regolazione glicemia o temperatura). Il vantaggio di questa organizzazione risiede nella ottimizzazione della sensibilità, flessibilità e velocità della risposta. © Zanichelli editore, 2014 11 La struttura modulare dei circuiti li rende sensibili (II) Il sistema di sensori è in grado di percepire variazioni anche minime del parametro che controlla, garantendo elevata sensibilità. Il sistema di modulazione consente di calibrare la risposta in termini di ampiezza (ad esempio evitando di indurre una risposta eccessiva), garantendo così flessibilità. Il sistema effettore, invece, è caratterizzato da una elevata rapidità, garantendo così la velocità della risposta. © Zanichelli editore, 2014 12 I sistemi di regolazione agiscono attraverso stimoli opposti La regolazione richiede molecole effettrici sia positive che negative. Per esempio, la regolazione della glicemia si basa sull'induzione di due ormoni ad attività antagonistica: • l'insulina, che promuove l'assorbimento e il catabolismo del glucosio (azione ipoglicemizzante); • il glucagone, che promuove la liberazione di glucosio nel sangue (azione iperglicemizzante). Grazie all'equilibrio tra i livelli di questi due ormoni, la glicemia è mantenuta costante. © Zanichelli editore, 2014 13 Un esempio di regolazione: l'insulina (I) L'aumento del glucosio nel sangue viene rilevato dalle cellule b del pancreas che rilasciano insulina. L'insulina si lega a recettori presenti sulle cellule di diversi organi e induce una cascata di reazioni che portano alla diminuzione della concentrazione del glucosio nel sangue. Il pancreas contiene mediamente 10 mg di insulina e ne rilascia 1-2 mg al giorno. © Zanichelli editore, 2014 14 Un esempio di regolazione: l'insulina (II) L'insulina ha un'emivita molto breve nel sangue (3-4 minuti) ed una elevata affinità per i recettori (ogni cellula ha 10 recettori per micron2 e basta che 100 di essi vengano attivati per scatenare la risposta), consentendo quindi un dosaggio molto sensibile della risposta ipoglicemizzante. © Zanichelli editore, 2014 15 Un esempio di regolazione: l'insulina (III) © Zanichelli editore, 2014 16 Un esempio di regolazione: il glucagone (I) Il glucosio viene continuamente consumato dall'organismo. Le cellule a del pancreas sono sensibili alla diminuzione del glucosio e rilasciano l'ormone glucagone, che si lega a recettori presenti sulle cellule del fegato e adipose. Promuove il rilascio del glucosio dal fegato e la demolizione dei grassi nelle cellule adipose, svolgendo un'azione iperglicemizzante. © Zanichelli editore, 2014 17 Un esempio di regolazione: il glucagone (II) © Zanichelli editore, 2014 18 Integrazione dei segnali di regolazione (I) Il mantenimento dell'omeostasi di un organismo implica la capacità delle cellule di comunicare tra di loro e di rispondere all'azione delle molecole effettrici (ad es. gli ormoni glucagone e insulina). Questa capacità si esplica a livello molecolare, grazie alla presenza di particolari complessi proteici, i recettori, presenti alla superficie delle cellule. © Zanichelli editore, 2014 19 Integrazione dei segnali di regolazione (II) Esistono recettori specifici per migliaia di molecole effettrici. Ad esempio la risposta immunitaria o quella infiammatoria sono modulate da piccole proteine dette chemochine e citochine. Molti aspetti del metabolismo (dalla glicemia, alla crescita, alla fertilità) sono regolati da macromolecole (lipidiche o proteiche) dette ormoni.Tutti questi mediatori vengono rilasciati nel circolo sanguigno e sono in grado di agire su specifiche cellule bersaglio che presentano gli opportuni recettori. © Zanichelli editore, 2014 20 I recettori fanno parte di circuiti regolatori cellulari I recettori sono i sensori di circuiti di regolazione cellulare di tipo modulare. Gerarchicamente al di sotto di essi ci sono delle proteine modulatrici in grado di trasmettere il segnale a proteine effettrici, solitamente fattori che modulano l'attività o promuovono la sintesi di specifiche proteine. Quindi, i circuiti regolativi a livello molecolare nella cellula ricapitolano, nella loro logica generale, quelli operanti a livello dell'organismo. © Zanichelli editore, 2014 21 Il circuiti dell'insulina e del glucagone (I) I recettori dell'insulina e del glucagone hanno una porzione esposta alla superficie esterna della cellula e una porzione rivolta all'interno della cellula (citoplasmatica). La porzione esterna contiene la tasca di legame per l'ormone. La porzione interna è in grado di attivare specifici enzimi che causano una cascata di segnali che determina l'attivazione o inattivazione di specifiche proteine o geni. © Zanichelli editore, 2014 22 Il circuiti dell'insulina e del glucagone (II) Il legame dell'insulina al recettore attiva un dominio intracitoplasmatico tirosin-chinasico, in grado di trasferire un gruppo fosfato dall'ATP ad un residuo di tirosina di una proteina substrato. Le proteine fosforilate funzionano da modulatori e trasduttori del segnale e attivano una proteina fosfatasi, in grado di rimuovere i gruppi fosfati presenti su serine e treonine di altre proteine. Queste proteine defosforilate, modificano la loro attività enzimatica. © Zanichelli editore, 2014 23 Il circuiti dell'insulina e del glucagone (III) In particolare la glicogeno sintasi si attiva, promuovendo la sintesi di glicogeno e la glicogeno fosforilasi si inattiva, inibendo la demolizione del glicogeno. L’azione dell’insulina © Zanichelli editore, 2014 24 Il circuiti dell'insulina e del glucagone (III) Il legame del glucagone al recettore stimola l'attività dell'enzima adenilato ciclasi, che trasforma ATP in un importante molecola messaggera l'AMP ciclico (cAMP). Il cAMP attiva la proteina chinasi A , che utilizza ATP per fosforilare residui di serina e treonina di enzimi bersaglio. In particolare, a seguito di fosforilazione la glicogeno fosforilasi si attiva, stimolando il rilascio del glucosio contenuto nel glicogeno, mentre la glicogeno sintasi si inattiva, inibendo la sintesi di glicogeno. © Zanichelli editore, 2014 25 Il circuiti dell'insulina e del glucagone (IV) L’azione del glucagone © Zanichelli editore, 2014 26 La fosforilazione è un interrutore molecolare generale L'aggiunta o la rimozione di gruppi fosfato a livello di residui di serina, treonina o tirosina è un meccanismo che interviene nel regolare pressoché tutti i circuiti a livello molecolare. Così come il circuito della glicemia si basa sull'azione antagonista di insulina e glucagone, il circuito della fosforilazione si basa sull'azione antagonista di chinasi e fosforilasi. La presenza o assenza dei gruppi fosfato è in grado di modulare l'attività enzimatica sia in senso inibente che attivante. © Zanichelli editore, 2014 27 Il metabolismo è differenziato Il metabolismo dipende dall'espressione dell'informazione genetica delle cellule. Tutte le cellule dell'organismo contengono l'intera informazione genetica dell'organismo e quindi potenzialmente potrebbero esprimere qualsiasi via metabolica. Tuttavia, durante lo sviluppo dell'organismo, le cellule si differenziano in tipi diversi (circa 200 tipi nel corpo umano) e danno origine a tessuti e organi con differenti caratteristiche metaboliche. Quindi, nel corpo umano, le diverse vie metaboliche sono presenti in modo differenziato nei diversi organi. © Zanichelli editore, 2014 28 Differenti richieste metaboliche È possibile rendersi conto della diversità dei metabolismi confrontando la quantità relativa (%) di ossigeno consumato dai vari organi a riposo. © Zanichelli editore, 2014 Organo Riposo Cuore 10% Muscolo scheletrico 30% Fegato/Stomaco/Pancre as/Intestino 25% Cervello 20% Reni 7% Altri 8% 29 Il metabolismo dei globuli rossi I globuli rossi o eritrociti sono cellule prive di nucleo e mitocondri e ricche di emoglobina. Hanno un metabolismo molto ridotto, effettuando la glicolisi fino al piruvato e di seguito la fermentazione anaerobia a lattato, che viene rilasciato nel sangue. L'emoglobina contiene il gruppo eme coordinato allo ione Fe2+. Il mantenimento dello stato di ossidazione del ferro richiede la presenza di potere riducente sotto forma di NADPH + H+, che viene prodotto a partire dal glucosio-6-P nella via dei pentoso fosfati. © Zanichelli editore, 2014 30 I globuli rossi • Queste cellule sono prive di mitocondri e pertanto non possono svolgere il metabolismo ossidativo. • Il metabolismo glicidico si limita alla glicolisi in condizioni anaerobie e alla via del pentoso fosfato, da cui viene tratta l’energia necessaria alla cellula. © Zanichelli editore, 2014 • Il NADPH + H+ prodotto dalla via del pentoso fosfato serve da agente riducente per mantenere nello stato Fe2+ l’eme dell’emoglobina. Il metabolismo dei muscoli (I) Il muscolo scheletrico utilizza circa il 30% dell'ossigeno totale a riposo, ma fino al 90% durante lo sforzo intenso. I muscoli sono ricchi di mitocondri e hanno elevato metabolismo ossidativo. A riposo o durante sforzi di bassa intensità il 90% dell'energia deriva dalla demolizione degli acidi grassi e il 10% dalla glicolisi e successiva ossidazione nel ciclo di Krebs. © Zanichelli editore, 2014 32 Il metabolismo dei muscoli (II) In condizioni di sforzo intenso, la glicolisi diventa dominante, a partire dalla demolizione del glicogeno muscolare (che costituisce circa l'1% del peso del muscolo). L'apporto di ossigeno diventa insufficiente per ossidare completamente il glucosio e quindi si ha fermentazione anaerobia da piruvato a lattato. Il rilascio del lattato causa l'acidosi lattica. © Zanichelli editore, 2014 33 Le cellule muscolari • Il metabolismo glicidico nelle cellule muscolari si può svolgere in condizioni aerobie e anaerobie a seconda dell’intensità e della durata dello sforzo fisico. • In condizioni aerobie, le molecole di glucosio sono ossidate completamente a CO2, mentre se l’ossigeno è insufficiente prendono la via della fermentazione lattica. L’accumulo di lattato provoca il dolore muscolare. © Zanichelli editore, 2014 • Le cellule muscolari hanno la possibilità di accumulare riserve sotto forma di glicogeno. Il metabolismo delle cellule adipose Il tessuto adiposo è secondo solo al fegato per l'importante ruolo di mantenimento nel sangue dei livelli delle molecole fonti di energia. Le cellule adipose sono costituite fino al 90% da gocce di trigliceridi. Il tessuto adiposo utilizza sia il glucosio nella glicolisi + ciclo di Krebs, che gli acidi grassi per ottenere energia, l’acetil-CoA e il glicerolo-3 P, per la biosintesi dei trigliceridi. Il potere riducente (NADPH+H+) viene ricavato dalla via dei pentoso fosfati. Le cellule adipose sono tra i principali bersagli dell'insulina e del glucagone. © Zanichelli editore, 2014 35 Le cellule adipose • Nelle cellule adipose la glicolisi è particolarmente attiva. • In questo caso però il fine ultimo della via non consiste nell’approvvigionamento energetico, bensì nella produzione di molecole necessarie alla biosintesi degli acidi grassi e dei trigliceridi. © Zanichelli editore, 2014 Il metabolismo del fegato (I) Dopo l'assorbimento intestinale, la maggior parte delle sostanze ingerite passano direttamente al fegato, che rappresenta l'organo dotato di maggiore flessibilità metabolica. Le cellule del fegato (epatociti) sono in grado di adattare il loro metabolismo alla composizione della dieta. Per esempio passando da una dieta iperproteica ad una iperglucidica, si nota la riduzione dell'espressione degli enzimi del catabolismo degli aminoacidi e l'aumento di quelli deputati al catabolismo dei carboidrati. Questi cambiamenti avvengono rapidamente (pochi giorni o addirittura ore). © Zanichelli editore, 2014 37 Il metabolismo del fegato (II) Circa due terzi del glucosio che arriva al fegato è convertito dalla esochinasi in glucoso-6-P, un precursore di diverse vie metaboliche: • può essere riconvertito a glucosio dalla glucoso-6fosfatasi; • può essere precursore del glicogeno (glicogeno sintasi); • può entrare nella glicolisi oppure generare il glucoronato, importante per la detossificazione. • Il fegato inoltre opera la gluconeogenesi. © Zanichelli editore, 2014 38 Il metabolismo del fegato (III) Il fegato è in grado di catabolizzare gli aminoacidi per formare piruvato e intermedi del ciclo di Krebs, oppure per formare prodotti speciali come le porfirine o le purine. Anche gli acidi grassi sono catabolizzati dal fegato e ossidati completamente oppure convertiti in corpi chetonici o usati per la sintesi di colesterolo e steroidi. © Zanichelli editore, 2014 39 Il metabolismo del fegato (IV) Il fegato recupera costantemente il lattato rilasciato dagli eritrociti, che viene riconvertito a piruvato. Inoltre, il fegato collabora con il muscolo scheletrico durante lo sforzo muscolare intenso, recuperando il lattato prodotto dalla glicolisi anaerobia e utilizzandolo per riformare glucosio attraverso la gluconeogenesi, che viene liberato nel sangue per sostenere il lavoro muscolare. © Zanichelli editore, 2014 40 Il metabolismo del fegato (IV) Questa collaborazione tra fegato e muscolo per regolare i livelli di glucosio in relazione allo sforzo muscolare è detta ciclo di Cori, dal nome dei biochimici Carl e Gerty Cori che lo hanno descritto. I coniugi Cori hanno anche scoperto le tappe della glicogenosintesi, vincendo il Nobel per la medicina nel 1947 (Gerty fu la prima donna a ricevere il Nobel per la medicina). © Zanichelli editore, 2014 Carl e Gerty Cori 41 Le cellule del fegato • Sono le cellule che mostrano le maggiori potenzialità metaboliche. • Sono in grado di svolgere la glicolisi per produrre energia e per generare precursori dell’anabolismo lipidico; a tale scopo utilizzano anche la via del pentoso fosfato. • Hanno la capacità di immagazzinare glicogeno da utilizzare come riserva di glucosio nei periodi di digiuno. © Zanichelli editore, 2014 • Recuperano dal sangue il lattato prodotto dagli eritrociti e dalle cellule muscolari per generare glucosio mediante la gluconeogenesi. Il metabolismo del cervello Il cervello normalmente dipende esclusivamente dal glucosio come fonte di energia. Esso consuma il 20% dell'ossigeno totale consumato dal corpo umano e necessita di 120g di glucosio al giorno, quindi dipende in maniera critica dai livelli di glucosio. Una grave ipoglicemia (< 20 mg/dL) può causare il coma e la morte. L'energia ricavata da glicolisi+ciclo di Krebs è usata per mantenere il potenziale di membrana necessario alla trasmissione neuronale (grazie alla ATPasi Na+/K+) e alla biosintesi delle proteine. In caso di digiuno prolungato, il cervello può adattarsi a usare i corpi chetonici derivati dalla demolizione degli acidi grassi. © Zanichelli editore, 2014 43 I neuroni • I neuroni svolgono soltanto un metabolismo di tipo ossidativo in condizioni aerobie. • Il cervello consuma 120 g di glucosio al giorno. • Il fabbisogno energetico di queste cellule è soddisfatto mediante l’ossidazione completa del glucosio a CO2 attraverso la glicolisi, la decarbossilazione ossidativa del piruvato e il ciclo dell’acido citrico. © Zanichelli editore, 2014 • I neuroni necessitano di un apporto continuo di glucosio e O2, anche se in condizioni di digiuno si adattano a utilizzare i corpi chetonici derivati dalla demolizione dei grassi, in modo da preservare le proteine.