Giddens, Fondamenti di sociologia, Il Mulino, 2006
Capitolo II. Cultura e società
CULTURA E SOCIETÀ
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Capitolo II. Cultura e società
La cultura è l’insieme dei modi di vita dei membri di una
società o di gruppi all’interno della società.
Essa include, ad esempio, l’abbigliamento, le consuetudini
matrimoniali, la vita familiare, le forme di produzione, le
convinzioni religiose, l’uso del tempo libero.
La società è un insieme di individui legati da relazioni
strutturate sulla base di una cultura comune.
Tra cultura e società esistono forti interrelazioni, l’esistenza
dell’una è strettamente correlata all’esistenza dell’altra.
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La cultura non si riferisce a caratteri ereditati, ma
appresi nel corso del processo di socializzazione.
I caratteri culturali, condivisi dai membri di una società,
sono alla base della cooperazione e della comunicazione.
Una cultura comprende:
- aspetti materiali: artefatti prodotti da una società;
- aspetti immateriali: linguaggio, valori e norme.
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I valori sono le idee che definiscono ciò che è considerato
importante, degno e desiderabili in una cultura, e che
guidano gli essere umani nella loro interazione con
l’ambiente sociale.
Le norme sono regole di comportamento che riflettono o
incarnano i valori di una cultura.
Valori e norme variano:
- nel tempo;
- nello spazio.
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Le società possono essere distinte in:
monoculturali
(culturalmente omogenee)
multiculturali
(culturalmente composite)
All’interno di una società è possibile individuare diverse:
- subculture: segmenti di popolazione appartenenti a una
società più ampia e distinguibili sulla base di parametri
culturali (es. hacker, naturisti, hippy ecc.).
- controculture: gruppi che, respingendo i valori e le norme
prevalenti in una data società, elaborano e diffondono valori
alternativi a quelli della cultura dominante.
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Ogni società, o gruppo sociale, sviluppa una propria cultura.
Lo shock culturale è il disorientamento che si prova quando
si entra in contatto con una cultura diversa dalla propria a
causa della perdita dei punti di riferimento familiari che ci
aiutano a comprendere il mondo circostante.
L’appartenenza a una cultura può indurre gli esseri umani a
considerare le altre culture inferiori o comunque distanti.
In sociologia bisogna, quindi, evitare l’etnocentrismo: la
tendenza a giudicare le altre culture confrontandole con la
propria, generalmente ritenuta ‘superiore’.
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In sociologia è importante il relativismo culturale:
lo studio di una cultura sulla base di significati e di
valori che le sono propri.
Ma
il relativismo culturale presenta anche un’insidia:
tende a considerare ugualmente legittimi tutti i costumi
e i comportamenti.
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La socializzazione è il processo attraverso cui il bambino,
o un qualunque nuovo membro (es. immigrato),
apprende valori, norme e stili di vita della società di cui
entra a far parte.
Alcune caratteristiche della socializzazione:
- è un processo attraverso cui il bambino inerme diventa
gradualmente una persona consapevole di se stessa;
- non è una sorta di “programmazione culturale”;
- collega l’una all’altra le diverse generazioni;
- è un processo che dura quanto la vita stessa.
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I sociologici distinguono fra:
socializzazione
primaria
socializzazione
secondaria
avviene durante l’infanzia ed è il
periodo di più intenso
apprendimento culturale
comincia dopo l’infanzia per
continuare fino alla
maturità e oltre
I principali agenti della socializzazione sono:
- la famiglia;
- la scuola;
- il gruppo dei pari;
- le organizzazioni;
- i media;
- il lavoro.
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Attraverso il processo di socializzazione gli individui
imparano a conoscere i ruoli sociali.
Un ruolo sociale è l’insieme dei comportamenti
socialmente definiti che ci aspettiamo da chi ricopre
un determinato status o posizione sociale.
Lo status può essere:
- ascritto: assegnato sulla base di fattori biologici;
- acquisito: ottenuto attraverso una prestazione.
In ogni società ci sono master status, cioè status che
hanno priorità su tutti gli altri e determinano la
posizione sociale complessiva di una persona.
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In sociologia l’identità può essere:
sociale
individuale
Si riferisce alle caratteristiche
attribuite dagli altri a un
individuo ed è plurima e
cumulativa.
Si riferisce al processo di
sviluppo personale attraverso
il quale elaboriamo il senso
della nostra unicità.
Oggi noi creiamo e ricreiamo continuamente la nostra
identità, perché i modelli tradizionali sono diventati meno
importanti e abbiamo sempre più possibilità di prendere
autonomamente delle decisioni.
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Ogni società è influenzata dal livello di “cultura materiale”
che le è propria.
Per comprendere ciò, può essere utile analizzare le forme di
società succedutesi fino all’affermazione dell’industrialismo
moderno:
-
società
società
società
società
di cacciatori-raccoglitori;
pastorali e agricole;
tradizionali;
industrializzate.
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Le società di cacciatori-raccoglitori si procurano il
sostentamento con la caccia, la pesca e la raccolta di
piante commestibili spontanee.
Esse si caratterizzano per:
- piccole dimensioni;
- basso grado di disuguaglianza;
- scarso interesse per la ricchezza materiale;
- attenzione ai valori religiosi e alle attività rituali;
- differenze di rango limitate all’età e al sesso;
- cooperazione fra gli individui e scarsa competizione;
- ridotta bellicosità.
Oggi solo lo 0,001% di tutta la popolazione si mantiene
in vita principalmente con la caccia e la raccolta.
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Le società pastorali nascono circa 20.000 anni fa.
I componenti di queste società si procurano il sostentamento
prevalentemente allevando animali domestici.
Le società pastorali si caratterizzano per:
- nomadismo;
- allevamento del bestiame;
- modesto accumulo di proprietà materiali;
- maggiore differenziazione rispetto alle società precedenti.
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Le società agricole nascono, come quelle pastorali, circa
20.000 anni fa. I componenti di questa società si procurano il
sostentamento prevalentemente coltivando appezzamenti di
terreno.
Nella fase iniziale praticano soprattutto l’orticoltura (società
orticole) e in un secondo momento passano all’agricoltura
vera e propria.
Le società agricole si caratterizzano per:
- stanzialità su un territorio;
- approvvigionamento più sicuro di cibo;
- dimensioni più ampie rispetto alle società precedenti.
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Le società tradizionali nascono a partire dal 6.000 a.C.
Esse si caratterizzano per:
- dimensioni ancora più ampie rispetto alle società precedenti;
- sviluppo urbano;
- disuguaglianze di ricchezza e potere pronunciate;
- governo da parte di re o imperatori;
- uso della scrittura;
- sviluppo tecnologico rudimentale;
- sviluppo di scienze e arti.
Per quest’ultimo motivo queste società sono state definite
anche civiltà.
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Le società che hanno dominato la storia fino a due secoli fa
sono state distrutte dall’industrializzazione
avvento della produzione meccanizzata e alimentata da
risorse energetiche inanimate, come il vapore e l’elettricità.
Le società industrializzate si caratterizzano per:
- lavoro prevalentemente extra-agricolo;
- urbanizzazione;
- stato nazionale.
Lo stato-nazione ha confini ben definiti ed emana leggi
vincolanti per tutti coloro che vivono al loro interno; esso
coniuga sviluppo economico, coesione politica e potenza
militare.
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Il colonialismo è un fenomeno sviluppatosi fra il XVII e il XX
secolo => creazione di colonie da parte dei paesi occidentali
in molte aree precedentemente occupate da società
tradizionali ricorrendo, se necessario, alla superiore potenza
militare.
Il colonialismo rimodellò la mappa sociale e culturale del
globo.
Gli studiosi hanno suddiviso il globo in:
- Primo mondo;
- Secondo mondo;
- Terzo mondo.
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Le società del Primo mondo (Europa, Nord America,
Australia, Nuova Zelanda, Giappone) sono quelle
industrializzate e sono caratterizzate da:
- economie di mercato;
- sistemi politici multipartitici.
Le società del Secondo mondo (Urss ed Europa orientale)
sono scomparse con la fine della guerra fredda ed erano
caratterizzate da:
- economie pianificate;
- ruolo limitato della proprietà privata e della competizione;
- sistemi politici a partito unico.
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Le società del Terzo mondo sono quelle dei paesi in via di sviluppo
e molte di queste aree hanno subìto il dominio coloniale (Asia,
Africa, Sud America).
Questi paesi sono caratterizzati da:
- stati nazionali;
- concentrazione della popolazione in aree rurali;
- recente avvio dello sviluppo urbano;
- prodotti agricoli destinati soprattutto al mercato mondiale e non
al consumo locale;
- generale arretratezza rispetto ai paesi industrializzati.
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Negli ultimi 30 anni, alcuni paesi del Terzo mondo hanno
intrapreso un processo di crescita economica sensazionale e
perciò sono detti paesi di nuova industrializzazione
(Singapore, Taiwan, Hong Kong, Messico, Brasile ecc.).
In una prima fase questi processi hanno interessato paesi di
piccole dimensioni, più di recente anche grandi paesi asiatici
come la Cina, l’India, l’Indonesia.
Lo sviluppo dei paesi di nuova industrializzazione sta
alterando la tradizionale distinzione fra “Nord” e “Sud”, fra
Primo e Terzo mondo.
I processi di globalizzazione stanno producendo una
redistribuzione molto complessa della ricchezza, del potere e
della conoscenza.
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I principali tipi di fattori che hanno costantemente
influenzato il mutamento sociale sono:
- i fattori ambientali: condizioni climatiche, condizioni fisiche
(fertilità dei terreni, facilità di trasporto);
- i fattori politici: esistenza di istituzioni politiche autonome,
potenza militare;
- i fattori culturali: religione, sistemi di comunicazione,
leadership.
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Ma perché negli ultimi due secoli il mutamento sociale ha
subìto una straordinaria accelerazione?
I principali fattori implicati sono:
- fattori economici: espansione della produzione,
accumulazione della ricchezza, evoluzione delle tecnologie
produttive;
- fattori politici: competizione tra le nazioni, ruolo
economico dello stato, guerra moderna;
- fattori culturali: sviluppo scientifico, secolarizzazione e
nuovi ideali (autorealizzazione, libertà, uguaglianza,
partecipazione democratica).
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