esercizi spirituali e filosofia ellenistica iv

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Esercizi spirituali e filosofia
ellenistica
Quarta parte: imparare a leggere
Cfr. P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia
antica, Einaudi, Torino, 2005, pp. 58-68
L’unità degli esercizi spirituali nelle
diverse filosofie
• Al di là delle differenze di accento, gli esercizi
spirituali nella filosofia greca hanno una unità di
fondo
nei mezzi impiegati: le tecniche dialettiche e
retoriche di persuasione, le prove di
padroneggiamento del linguaggio interiore, la
concentrazione mentale;
nel fine cercato: il miglioramento, la realizzazione di
sé, cioè il passaggio da uno stato di inquietudine
infelice ad uno stato di serena perfezione
libertà
• Tutte gli esercizi presuppongono la libertyà
della volontà cioè la possibilità di scegliere
tra stili di vita diversi e di modificare le
proprie scelte grazie alla consapevolezza di
pregi e difetti
Il nocciolo di sé
• La scelta liberà di iniziare un cammino di
conversione ad una vita più autentica connessa
all’idea che è possibile “scolpire la propria statua”,
conduce ad un ritorno all’essenziale, cioè a
ritrovare il nocciolo di sé, il sé vero, che le
preoccupazioni della vita quotidiana, le sue
chiacchiere e la sua incoscienza avevano nascosto
sotto una coltre di materiale di scarto. L’idea
dunque è quella di purificare l’anima dalle
aggiunte di superficie, dall’alienazione in cui è
caduta
La sapienza
• Ciò che si raggiunge in questa purificazione è la
sapienza, un ideale di vita perfetta, serena, quasi
divina (propriamente divina nell’epicureismo). Ma
tale ideale in realtà non è raggiungibile in toto:
l’uomo che si stacca dalla vita quotidiana e inizia
il cammino di purificazione, a causa dell’altezza
dell’ideale che persegue, è condannato a rimanere
filo-sofo, senza mai poter divenire perfettamente
sapiente.
Il filosofo
• E’ colui che si è emancipato dalle passioni
del corpo e dalle convenzioni sociali, ma se
non continua a produrre uno sforzo di
esercizio, rimane sempre a rischio di
ricadervi. E’ impossibile rimanere sempre ai
vertici della vita filosofica: essa è una
condizione che va sempre continuamente
riconquistata (semper incipe).
La filosofia
La filosofia è quella pratica degli esercizi spirituali
che permette di continuare il cammino e di
riprendersi dalle cadute nella difficile strada verso
la sapienza.
Dunque diventa impossibile capire le teorie
filosofiche dell’antichità senza tenere conto di
questo sfondo concreto e pratico che ne determina
il significato autentico. Bisogna cioè capire la
filosofia antica, e nello specifico quella ellenistica,
alla luce della prospettiva esistenziale che
sorregge l’intero edificio dogmatico
I testi antichi
• Così i testi antichi appariranno sotto una
nuova luce. Non si cercherà in essi la
coerenza teoretica e la sottigliezza
argomentativa ma un metodo per risolvere
problemi e un esempio di come questi
problemi, concretamente esistenziali,
venivano risolti all’interno delle scuole.
Aristotele
• I testi di Aristotele che più di tutti gli altri nella filosofia
greca hanno l’aspetto del trattato puramente teorico, in
realtà nascono dalle questioni dibattute all’interno della sua
scuola e mostrano come i problemi della vita e del sapere
possano essere affrontati partendo da premesse più solide e
accettabili rispetto al senso comune, e secondo un rigore
logico che rende il discorso più convincente. Ciò che conta
in essi è il metodo, un metodo nuovo di affrontare le
questioni che sfocia in un modo nuovo di atteggiarsi nei
confronti della vita
Coerenza?
Quanto prima detto è così vero che la coerenza va cercata
all’interno dei singoli testi, ma non tra testi diversi, poiché
propriamente ciascun testo nasceva da una situazione
particolare e da domande ben precise. Dunque il testo
pretendeva validità in quanto risposta a quelle domande e
non ad altre, alle quali eventualmente l’ Autore avrebbe
risposto in ulteriori trattazioni. Di qui la diversità di punti
di vista da testo a testo e la presenza di testi che trattano
argomenti molto simili (le tre etiche per esempio)
accentuando però elementi diversi a seconda della precisa
questione nata nella scuola.
Platone
• Un discorso simile vale per Platone che,
come detto presenta nei suoi dialoghi dei
modelli di esercizio spirituale dialogico, e
che vuole cercare di produrre un modello di
come vada condotto un discorso filosofico
sempre in base al livello spirituale, culturale
e alla situazione sociale dell’interlocutore
(cosa che diventerà un elemento tipico di
tutte le trattazioni filosofiche greche)
esperienza
• Se si leggono i testi filosofici con una tale
consapevolezza si potrà anche notare che essi
traevano i propri argomenti in maniera
preponderante da una concreta esperienza
esistenziale che diveniva oggetto di meditazione e
dunque di esercizio spirituale. Tutto ciò in vista di
una trasformazione delle persone, degli
interlocutori del dialogo filosofico e dei
partecipanti alla vita della scuola.
Decadenza degli esercizi spirituali
• Hadot, dopo aver sostenuto che l’impostazione
della filosofia antica è stata recepita pari pari dal
primo cristianesimo che presentava se stesso come
una “filosofia”, cioè come una scuola di vita a
carattere filosofico (così per esempio in Clemente
Alessandrino, Origene, Agostino e nel
monachesimo), giunge a stabilire che la decadenza
di questo modo di vedere la filosofia inizia con la
scolastica cristiana, nel medioevo.
La scolastica
• La scolastica distingue chiaramente
filosofia e teologia e attribuisce a
quest’ultima la funzione di produrre una
vita diversa e degna della salvezza eterna.
La filosofia viene confinata nell’ambito del
puramente teorico, nell’ambito della
speculazione razionale e coerente che lascia
poi alla teologia e alla fede i compiti e le
funzioni propriamente esistenziali
Filosofia moderna
• Tale carattere astrattamente teorico sarebbe
poi stato assunto in maniera radicale dalla
filosofia moderna che, pur abbandonando i
presupposti cristiani, ne avrebbe mantenuta
la metodologia.
Tommaso
• Tuttavia, basta leggere i trattati di etica di Tommaso per
scoprire quanto la sua filosofia abbia un legame stretto con
la vita concreta. Ma in generale nelle università il metodo
delle quaestiones rappresentava proprio un’applicazione di
quel modo di fare filosofia legato strettamente alle
domande poste dagli interlocutori in quelle comunità di
studenti e di maestri che erano le universistates medievali.
Dunque anche nella scolastica medievale si trattava di dare
risposte che aiutassero gli studenti a vivere in modo
razionale la loro fede.
Bonaventura
Anche la grande alternativa all’aristotelismo
medievale, rappresentata dal filone
platonico francescano, aveva una
concezione dialogica, “atletica” e
“tirocinante” della filosofia, come appare
molto bene da quello straordinario esempio
di esercizio spirituale che è l’ “Itinerario
della mente in Dio”
Il vero spartiacque
• Il vero spartiacque, a mio parere, è invece Cartesio, che fa
della coerenza sistematica l’ideale sommo della filosofia
(anche se nel “Discorso sul metodo” permane un aspetto
autobiografico ed esistenziale), all’interno del quale si
statuisce la radicale differenza tra pensiero (res cogitans) e
corpo (res extensa) in cui ciascuno dei due aspetti viaggia
su binari propri e incomunicabili. Di qui sorgerebbe la
definitiva teoreticizzazione della filosofia, confinata
nell’iperuranio dell’esattezza more mathematico, di contro
alla vita dominata dalle passioni.
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