Lez4 Oscilloscopio

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Lezione 4: l’OSCILLOSCOPIO
25/06/2017
III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
Altucci - a.a. 2011-2012
1
L’oscilloscopio visualizza l'andamento di un segnale elettrico
nel tempo: dato un certo segnale di tensione in ingresso,
consente misure qualitative e quantitative di: differenza di
potenziale e di intervalli di tempo (es. periodo di oscillazione
del segnale in ingresso).
Esempi di segnali elettrici:
• Elettrocardiogramma
• Elettroencefalogramma
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2
In alcuni casi il segnale elettrico riprodotto è proporzionale
alla grandezza di interesse, per esempio:
• il segnale sonoro prodotto dal cuore che viene convertito
tramite un microfono, in un segnale elettrico;
• misura della T o della P arteriosa, tradotti da opportuni
trasduttori.
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3
OSCILLOSCOPI ANALOGICI E DIGITALI (I)
Questi strumenti di misura elettronici si possono dividere in due gruppi
principali: Analogici e Digitali. Per capire meglio la differenza tra i due è
come se paragonassimo il giradischi tradizionale, che è un apparecchio
analogico, con il più recente Compact Disc (apparecchio audio digitale). Gli
oscilloscopi analogici lavorano applicando direttamente una tensione da
misurare ad un raggio elettronico che si muove sullo schermo. La tensione
deflette il raggio in senso verticale, in proporzione alla sua ampiezza,
fornendo
una
rappresentazione
immediata
della
forma
d'onda.
L'oscilloscopio digitale campiona la forma d'onda e utilizza un convertitore
analogico-digitale (A/D) per trasformare la tensione da misurare in
informazioni digitali, informazioni che vengono successivamente utilizzate
per ricostruire la forma d'onda sullo schermo
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4
OSCILLOSCOPI ANALOGICI E DIGITALI (II)
Entrambi i tipi presentano vantaggi e svantaggi. Gli oscilloscopi analogici
sono preferibili quando si utilizzano in prevalenza segnali ripetitivi ed è
prioritario visualizzare variazioni veloci del segnale d'ingresso in tempo
reale. Gli oscilloscopi digitali vengono impiegati quando è necessaria
l'analisi di segnali non ripetitivi o aventi frequenza molto elevata, oppure
ancora quando i segnali presentano variazioni molto lente o quando bisogna
catturare singoli eventi. Per offrire un maggiore campo di applicazioni sono
nati negli ultimi anni dei modelli ibridi analogico/digitali che racchiudono
entrambe le soluzioni in un unico strumento.
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L’OSCILLOSCOPIO ANALOGICO
Cannone
elettronico:
emette elettroni
collimati.
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Placche di
deflessione
perpendicolari
tra loro
Tubo catodico (CRT =
Catode Ray Tube), costituito
da un’ampolla di vetro entro
la quale è stato fatto il vuoto
spinto.
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Schema oscilloscopio
analogico
Cannone elettronico
catodo
riscaldatore
secondo anodo
primo anodo
schermo
griglia di
controllo
griglia
acceleratrice
sistema di
focalizzazione
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Placchette di
deflessione
orizzontale
Placchette di
deflessione
verticale
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catodo
schermo
Catodo:
• cilindretto cavo di nickel, coperto esternamente da una vernice in
grado di emettere elettroni se riscaldato,
• al suo interno c’è un vermiglione di tungsteno, alimentato diventa
incandescente.
Il cilindretto, riscaldato indirettamente dal vermiglione, emette
elettroni.
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griglia
acceleratrice
secondo anodo
primo anodo
schermo
sistema di
focalizzazione
Sistema di focalizzazione:
Gli elettroni, uscendo sotto forma di fascio da un foro, vengono
focalizzati da un sistema di due o tre lenti elettro-statiche,
determinando un puntino luminoso sullo schermo fluorescente dove
si trova l’anodo.
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Cannone elettronico
Griglia di
controllo
Griglia
acceleratrice
Primo anodo
Secondo anodo
Catodo
+
V
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Gli elettroni vengono emessi dal catodo caldo (T ~ 1000 °C) per effetto
termoionico.
In condizione di regime una nuvola elettronica insiste sul catodo
(equilibrio dinamico).
Variando la tensione della griglia di controllo è possibile modificare
l’intensità del fascio di elettroni estratto.
Griglia di
controllo
Griglia
acceleratrice
VCON<VC
VACC>VC
nuvola
elettronica
fascio
convergente
catodo
fascio
divergente
VC
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Cannone elettronico
Il successivo sistema di elettrodi ha la funzione di lente elettrostatica: produce sullo
schermo l’immagine del “crossover” (analogia con ottica geometrica).
Lo schermo è a grande distanza dal sistema di elettrodi, quindi possiamo considerare il
pennello elettronico in uscita ben collimato.
Tensione regolabile
per la messa a fuoco del fascio
Vf < VACC
VACC
VACC
traiettoria
diverge
diverge
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di Fisica Applicata - Carlo
convergeIII Modulo
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converge
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Velocità degli elettroni
1
me v 2  eVacc
2
Vacc  2000 V
v  3  10 7 m / s
Velocità quasi relativistica, c/10
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Placchette di
deflessione
orizzontale
Placchette di
deflessione
verticale
schermo
Placchette di deflessione:
Due coppie di placchette perpendicolari tra loro.
Le placchette verticali servono a deflettere il fascio di elettroni
orizzontalmente.
Le placchette orizzontali servono a deflettere il fascio di elettroni
verticalmente.
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DEFLESSIONE DEL FASCIO DI ELETTRONI
CASO 1: ddp tra le placche nulla
• Campo elettrico tra le placche nullo
• Gli elettroni proseguono indisturbati in linea retta
E nullo
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•Quando il pennello elettronico arriva sullo schermo, attratto dal potenziale
positivo dell’anodo, colpisce una superficie interna coperta di sostanze
fluorescenti, le quali, emettono luce che appare all’esterno del tubo.
•Se il pennello elettronico è stato ben focalizzato, al centro dello schermo si
determina un puntino luminoso, detto spot.
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DEFLESSIONE ORIZZONTALE DEL FASCIO DI ELETTRONI
CASO 2: ddp tra le placche non nulla
Quando fra le due placche verticali si applica una ddp costante, il fascio
elettronico viene deflesso orizzontalmente verso la placca a potenziale
più elevato.
La deflessione visualizzata sullo schermo è proporzionale alla ddp tra le
placche.
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17
Il puntino luminoso si muove verso destra a velocità costante fino a
raggiungere l’estremo dello schermo.
Ritorna poi rapidamente nel punto di partenza e inizia una nuova
scansione.
La deflessione visualizzata sullo schermo è proporzionale alla ddp tra le
placche.
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Applicando una rampa di tensione (dente di sega) alle placche deflettrici,
il punto luminoso farà una scansione ripetuta dello schermo.
La velocità di scansione del punto luminoso è proporzionale alla ddp tra
le placche.
La velocità con cui si muove il punto luminoso sull’asse x proporzionale
al periodo del segnale di rampa, questo significa che il tempo con cui in
punto luminoso percorre l’asse x corrisponde al periodo del segnale.
V
rampa
1° quadro
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2° quadro
3° quadro
4° quadro
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t
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ASSE X : BASE DEI TEMPI
Per questo motivo, l’asse x è detto ASSE DEI TEMPI.
Per questo asse esiste un selettore che imposta la base temporale
ossia quanto tempo vale una divisione.
Ognuna di queste “passate” si chiama scansione.
10 ms
100 ms
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Se ad esempio lo imposto a
10 ms/Div vuole dire che il tempo
impiegato a tracciare tutto l'asse X,
dura 0,1 secondi
(10 ms per 10 divisioni = 100 ms).
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DEFLESSIONE VERTICALE
Fra le placche orizzontali, viene posto il segnale Vout da studiare.
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Il pennello è attratto dalla placca orizzontale a potenziale positivo e respinto
da quella a potenziale negativo e devia dalla traiettoria rettilinea andando
verso l’alto.
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DEFLESSIONE VERTICALE DEL FASCIO DI ELETTRONI
• Placche conduttrici piane e parallele (ddp tra le placche non nulla)
• Gli elettroni vengono deviati, fuori dalle armature procedono in linea
retta ma con una nuova direzione
++++++++++++
E uniforme
– – – – – – – – – –
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In base al II principio della dinamica, la carica subisce un’accelerazione data da:
Fx

a x  m  0

e

a  Fy  qE y  eDV
 y me
me
dme
 Fx  me a x

 Fy  me a y


F  ma
vy
vf
vx
DV
q
vi
vx
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l/2
IIIl 
Modulo
2 cm di Fisica Applicata - Carlo
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d  1 cm
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Scomponendo la velocità lungo x ed y si ha:
vy
vx

senq
 tgq
cosq
v y  a y t


l
v x 
t

l
t
vx
sostituendo si ha:
ay l
a yl
l eDV
tgq 


 2  2
vx
vx
vx vx vx
v x me d
vy
a yt
vy
vx
DV
q
vi
vx
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vf
l/2
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l  2 cm
d  1 cm
25
ay l
a yl
l eDV
tgq 


 2  2
vx
vx
vx vx vx
v x me d
vy
a yt
e quindi:
Diretta proporzionalità tra
deflessione verticale misurabile sullo schermo
e ddp ai capi dello strumento
h  L  tgq  DV
h
q
Esempio:
h  1 cm
corrisponde a
DV  50 V
L  40 cm
distanza tra
centro placche e schermo
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schermo
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Per visualizzare correttamente il segnale variabile in ingresso occorre che
questo non vari sensibilmente nel tempo che l’elettrone impiega per
attraversare le placche deflettrici (altrimenti viene visualizzata una tensione
media).
l
t
vx
l  2cm
0.02
9
t
s

0
.
7

10
s
7
3 10
Questo pone un limite alla massima frequenza del segnale visualizzabile dallo strumento:
  1/ t  100  200MHz
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Deflessione verticale
Segnale sinusoidale visualizzato sullo schermo: deflessione verticale
proporzionale al segnale di ingresso
Il puntino luminoso si muove di moto armonico
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ASSE Y : Tensione V
Esiste almeno un canale di entrata per il segnale di tensione V da
visualizzare.
Questo segnale passa attraverso un amplificatore a guadagno
regolabile tramite un apposito selettore che imposta il valore in Y di
ogni divisione.
2V
16 V
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Se, per esempio, lo imposto a
2 V/Div significa che la massima
ampiezza visualizzabile del
segnale in entrata diventa di
16V (2V per 8 divisioni),
anzi rispetto allo zero centrale
III Modulo di Fisica Applicata
- Carlo
29
sono
8V
positivi
ed
8V
negativi.
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COMBINAZIONE DEI DUE MOTI
Supponiamo che siano attivi:
• Sulle placche verticali il segnale a dente di sega
(riferimento temporale),
• Sulle placche orizzontali un segnale sinuisoidale.
Si avrà che il segnale sull’oscilloscopio sarà una combinazione
dei due segnali:
• Un moto uniforme sull’asse x,
• Un moto armonico (cioè periodico) sull’asse y.
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Combinazione dei due moti
La combinazione delle due deflessioni permette di visualizzare l’andamento
del segnale in funzione del tempo e di misurare il periodo del segnale.
T
Vp
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Il circuito di trigger
Per fare in modo che il segnale venga visualizzato sempre in fase
con se stesso, è necessario utilizzare un segnale detto di “trigger”.
Segnale
periodico
in ingresso
Segnale visualizzato in uscita
con trigger disattivato
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Inizio della scansione in corrispondenza dell’attraversamento di una tensione
di soglia impostabile dall’utente, grazie ad un comparatore.
Segnale periodico in ingresso
Soglia
Segnale visualizzato in uscita
con trigger attivato
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La scansione successiva inizia solo quando il segnale attraversa la tensione
di soglia.
V
segnale da
studiare
segnale di
soglia del
trigger
rampa
1° quadro
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attesa
2° quadro
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La scansione deve iniziare in coincidenza con il segnale da
monitorare.
In pratica con queste regolazioni definiamo che l'evento di trigger
(l'inizio della scansione) avviene quando il segnale di entrata
attraversa il livello di trigger in una delle due possibili maniere, in
salita per il fronte positivo oppure in discesa per quello negativo.
Grazie a questo sistema succede che, per segnali ripetuti
costantemente nel tempo, un nuovo evento di trigger si ripeta
identico al precedente e quindi una nuova scansione ridisegna
esattamente la stessa forma della precedente.
In questa situazione si dice che il trigger sia agganciato al
segnale, o che il segnale sia triggerato. Ad ogni modo si riesce
ad avere una figura stabile sullo schermo. In mancanza di questa
condizione invece si vede la forma d'onda del segnale entrante
che scorre sull'asse X.
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III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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Dunque, in mancanza di trigger ecco cosa si vede:
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COME SI PRESENTA
Lo schermo ha una griglia graduata solitamente con 8
divisioni verticali e 10 orizzontali.
Ogni quadretto ha 5 ulteriori suddivisioni per ogni asse,
utili ad eseguire misurazioni migliori.
Controlli dello schermo:
INTENS–intensità della traccia
FOCUS–messa a fuoco traccia
TR (trace rotation): regolazione
per rendere perfettamente
orizzontale la traccia
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III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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display
controllo del
segnale verticale
(input)
controllo del
segnale orizzontale
controllo
del trigger
controllo del
display
trigger
esterno
input
esterno
Segnale
orizzontale
esterno
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L’OSCILLOSCOPIO DIGITALE
possiede, oltre alla sezione specificata sopra per l'oscilloscopio analogico,
un sistema addizionale di processo dei dati che permette di
immagazzinare e visualizzare il segnale.
I modelli più recenti sono costituiti da memorie di tipo digitale (RAM) le
quali possono essere inserite anche in strumenti normali che presentino la
capacità di escludere od inserire il sistema di memorizzazione tramite
opportuni commutatori. Il segnale in ingresso viene così campionato.
NON C’E’ PIU’ BISOGNO DI UN CRT!! Dopo la campionatura il segnale
subisce una conversione analogica/digitale (A/D), ed è importante
sottolineare che la velocità di tale operazione determina la bontà di
risoluzione dello strumento. Il segnale viene quindi convertito in una parola
binaria e successivamente memorizzato nella memoria RAM. Da questa lo
si preleva quando si desidera analizzarlo e lo si invia in un circuito di
riconversione digitale/analogico (D/A) e da qui all'asse Y dell'oscilloscopio.
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SCHEMA DELL’OSCILLOSCOPIO DIGITALE
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CAMPIONAMENTO O SAMPLING (I)
Il convertitore analogico-digitale del sistema di acquisizione
dati campiona il segnale a intervalli di tempo determinati e
converte il segnale in tensione continua in una serie di valori
digitali chiamati punti di campionamento. Nella sezione
orizzontale un segnale di clock determina quando il
convertitore A/D prende un campione. La velocità di questo
clock viene chiamata velocità di campionamento e viene
indicata in campioni al secondo.
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CAMPIONAMENTO O SAMPLING (II)
I valori digitali campionati vengono immagazzinati in una
memoria come punti del segnale. L'insieme del numero di
punti del segnale costituirà un "pacchetto" che verrà
utilizzato per riconstruire il segnale sullo schermo. La
sezione di trigger determina l'inizio e la fine del "pacchetto"
di punti utilizzati per rappresentare il segnale. La sezione di
visualizzazione riceve il "pacchetto" di punti, una traccia
immagazzinata nella memoria, per rappresentare il segnale
nello schermo dello strumento.
A seconda delle capacità dell'oscilloscopio è possibile
sviluppare processi addizionali sui punti campionati. Ad
esempio molti oscilloscopi digitali dell'ultima generazione
dispongono della funzione di pre-trigger per osservare cosa
avviene prima della partenza del sincronismo.
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III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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Digital Phosphor Oscillospoes (DPO technology)
E’ una tecnologia che permette di unire le caratterisctiche
degli oscilloscopi analogici a quelle dei digitali e viene
utilizzata negli oscilloscopi di ultima generazione. Così si
ovvia ad alcuni inconvenienti degli oscilloscopi digitali puri
quali gli impulsi nani, generati da rumore, e problemi relativi
a forme d’onda esotiche che non vengono campionate
bene. Vengono mostrate sul monitor, dotato di una scheda
video molto veloce, più di 50000 forme d’onda al sec. In tal
modo le forme d’onda sono svrapposte le une alle altre e
risultano intensificate quelle che ricorrono più
frequentemente, anche se si vedono pure le anomalie e le
forme d’onda meno frequenti. Il tempo di persistenza sul
monitor può essere scelto tra 0 e . Ciò permette di
determinare quanto spesso ricorra un’anomalia.
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Esempio di forma d’onda vista con DPO
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III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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44
La
caratteristica
essenziale
dell’oscilloscopio è quella di
visualizzare l’andamento nel tempo dei segnali elettrici, ma poiché è
possibile convertire in grandezze elettriche la maggior parte delle
grandezze fisiche, come, ad esempio la temperatura, la velocità
dell’aria, la pressione, l’umidità ecc., si può, di fatto rappresentare
visivamente qualunque grandezza fisica dopo un’opportuna conversione
nel segnale elettrico corrispondente.
Questa conversione è effettuata da specifici trasduttori.
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III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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Un po’
di esempi
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III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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ELETTROFISIOLOGIA OCULARE
Cos’è?
È una disciplina diagnostica che utilizza test non invasivi per
studiare i fenomeni elettrici associati a processi fisiologici come la
visione e l’attività cerebrale. Esplorando la funzionalità delle
strutture visive e le eventuali patologie, è per l’occhio ciò che
l’elettroencefalogramma
rappresenta per il cervello o
l’elettrocardiogramma per il cuore.
A cosa serve?
Lo studio elettrofisiologico valuta diverse funzioni visive
avvalendosi di esami specifici. È molto utile per differenziare
l’origine delle patologie visive: è possibile, con questo esame,
individuare difetti della retina, delle vie ottiche o del cervello. La
principale applicazione clinica è rappresentata dall’identificazione
delle malattie del nervo ottico e dalla localizzazione di eventuali
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III Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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alterazioni..
Altucci - a.a. 2011-2012
Gli esami che vengono effettuati sono: elettroculogramma
(EOG), elettroretinogramma (ERG), potenziali evocati visivi
(PEV) e l’elettroretinogramma da pattern (PERG). Per
l’esecuzione di questi esami, viene utilizzato l’oscilloscopio.
EOG
L’elettroculogramma (EOG) è un esame elettrofisiologico che
viene eseguito per valutare la funzionalità dell’epitelio pigmentato
retinico (ossia il primo dei dieci strati che formano la retina). Viene
eseguito in 40 minuti circa. Si ricorre all’applicazione di elettrodi
cutanei che registrano l’attività elettrica dell’epitelio pigmentato
retinico come effetto dei movimenti oculari provocati da una mira
luminosa (che si accende e si spegne da un lato all’altro del
campo visivo). In questo modo vengono misurate le variazioni del
potenziale elettrico corneo-retinico (ossia della cornea e della
retina): passando da condizioni di illuminazione a quelle di
oscurità
la retina vieneIIIstimolata
di più o di meno e, dunque,
la
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Modulo di Fisica Applicata - Carlo
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- a.a. 2011-2012
sua attività bioelettrica puòAltucci
essere
monitorata.
ERG
L’elettroretinogramma (ERG) è un esame elettrofisiologico con
cui si misura l’attività della retina dopo la stimolazione con flash
luminosi. Viene eseguito dopo dilatazione delle pupille e ha una
durata indicativa di 40 minuti; ma bisogna rimanere in un luogo
buio almeno 20 minuti affinché le cellule retiniche si adattino a
una condizione di bassissima luminosità. Si utilizzano elettrodi
posti sulla cute e sulla superficie dell’occhio dopo aver instillato un
collirio anestetico locale. Gli elettrodi registrano l’attività elettrica
della retina in seguito alla percezione di flash di diversa frequenza
e intensità.
L’esame permette al medico di valutare se il difetto è nei coni
(fotorecettori retinici che permettono la visione centrale a colori),
nei bastoncelli (fotorecettori attivi specialmente ai margini del
campo visivo e a bassi livelli di luminosità) oppure nelle cellule di
Müller (che hanno funzioni nutritive per la retina) nonché nelle
cellule
bipolari (che connettono
i coni
e- Carlo
i bastoncelli con le cellule
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III Modulo di Fisica
Applicata
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Altucci - a.a. 2011-2012
ganglionari che formano il nervo
ottico).
PEV e PERG
I due esami vengono eseguiti contemporaneamente e hanno una
durata di circa 30 minuti. Vengono applicati degli elettrodi cutanei
e corneali.
Con i potenziali evocati visivi (PEV) e l’elettroretinogramma da
pattern si effettua una registrazione computerizzata dell’attività
elettrica nella corteccia cerebrale. La retina viene stimolata con
flash luminosi che possono essere piccoli e multifocali o un solo
flash grande (a tutto campo). Viene registrata l’attività elettrica
delle cellule ganglionari retiniche e delle vie ottiche indotta da
stimoli visivi quali una scacchiera, delle barre verticali bianche e
nere e flash luminosi.
Con questo esame si possono, quindi, studiare i difetti presenti
nel tratto nervoso che va dalla retina al cervello.
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Digressione esadecimale …
Il sistema numerico esadecimale (spesso abbreviato
come esa o hex) è un sistema numerico posizionale in
base 16, cioè che utilizza 16 simboli invece dei 10
del sistema numerico decimale tradizionale. Per
l'esadecimale si usano in genere simboli da 0 a 9 per
le prime dieci cifre, e poi le lettere da A a F per le
successive sei cifre, per un totale di 16 simboli.
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Ecco una tabella che confronta le rappresentazioni
esadecimali, decimali, ottali e binarie dei numeri fino a 15
0hex
1hex
2hex
3hex
= 0dec
= 1dec
= 2dec
= 3dec
= 0oct
= 1oct
= 2oct
= 3oct
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
1
0
1
0
1
4hex
5hex
6hex
7hex
= 4dec
= 5dec
= 6dec
= 7dec
= 4oct
= 5oct
= 6oct
= 7oct
0
0
0
0
1
1
1
1
0
0
1
1
0
1
0
1
8hex
9hex
= 8dec
= 9dec
= 10oct
= 11oct
1
1
0
0
0
0
0
1
Ahex
= 10dec
= 12oct
1
0
1
0
Bhex
= 11dec
= 13oct
1
0
1
1
Chex
= 12dec
= 14oct
1
1
0
0
Dhex
= 13dec
= 15oct
1
1
0
1
Ehex
= 14dec
= 16oct
1
1
1
0
Fhex
= 15dec
= 17oct
1
1
1
1
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Ecco una tabella che confronta le
rappresentazioni esadecimali,
decimali, ottali e binarie dei numeri
fino a 15.
Perciò il numero decimale 79, la
cui rappresentazione binaria è
0100 1111, può essere scritto
come 4F in esadecimale.
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Conversione esadecimale – decimale e viceversa
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