Università di Napoli Federico II° Rischi connessi all’organizzazione Anno Accademico 2015- dott.ing.Di Domenico Giuseppe Rischi connessi all’organizzazione sono individuabili all’interno della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra l’operatore e l’organizzazione del lavoro in cui è inserito. Il rapporto in parola è peraltro immerso in un " quadro" di compatibilità ed interazioni che è di tipo oltre che ergonomico anche psicologico ed organizzativo Rischi connessi all’organizzazione Possono essere dovuti a: Organizzazione del lavoro Fattori psicologici Fattori ergonomici Condizioni di lavoro difficili Rischi connessi all’organizzazione del lavoro Sono correlabili a: Carico di lavoro Turnazione (lavoro notturno) Scarsa o mancata informazione e formazione Fattori Psicologici Sono correlabili allo stress definibile come: “la risposta non specifica dell’organismo davanti a qualsiasi sollecitazione si presenti, innestando una normale reazione di adattamento che può arrivare ad essere patologica in situazioni estreme”. A questo l’organismo risponde con: - un adattamento del comportamento; - un’ attivazione integrata del sistema psiconeuro-endocrino-immunologico. Fattori Psicologici Tali risposte rappresentano un sistema di difesa per proteggere la nostra biologia stimolando l’organismo a lottare o fuggire davanti ad una situazione di stress, così da assumere un atteggiamento adatto a: risolvere tale situazione momentaneamente; definitivamente o evitare le possibili conseguenze negative di fronte alla difficoltà della soluzione; sviluppare degli adattamenti che permettano una sopravvivenza rispetto alle limitazioni imposte, qualora esista una chiara impossibilità a risolvere tale situazione di stress. Fattori Psicologici Pertanto le tre caratteristiche implicite dello stress sono: il binomio stimolo-risposta; uno sforzo di adattamento; un alto consumo energetico. Fattori Psicologici I disturbi comportamentali ed emozionali danno luogo ad una vasta gamma di disordini: Fattori Psicologici Tra i disturbi psicofisiologici si elencano quelli più importanti e che si riscontrano con maggiore frequenza: Fattori Psicologici: Sindrome del burn out e stress E’ una progressiva perdita di idealismo, energia e scopi, vissuta da operatori sociali, professionali e non, come risultato delle condizioni in cui lavorano. Vi può essere una condizione di stress soggettiva: come quella legata alle motivazioni ed alle immagini ideali dell’operatore. O una condizione di stress oggettiva: come quella legata alle condizioni materiali di lavoro, alle ambiguità di ruolo, alle strutture di relazione. Fattori Psicologici: Sindrome del burn out e stress E’ considerato una sindrome per l’insieme dei sintomi che lo contraddistinguono, viene riscontrato soprattutto tra gli operatori che lavorano a stretto contatto con situazioni di sofferenza. E’ definito anche: una sindrome da esaurimento emotivo, da spersonalizzazione e riduzione delle capacità personali che può presentarsi in soggetti che per professione si occupano della gente”. Fattori Psicologici: Sindrome del burn out e stress E’ considerato una sindrome per l’insieme dei sintomi che lo contraddistinguono, viene riscontrato soprattutto tra gli operatori che lavorano a stretto contatto con situazioni di sofferenza. E’ definito anche: una reazione alla tensione emotiva cronica creata dal contatto continuo con altri esseri umani, in particolare quando essi hanno problemi o motivi di sofferenza. Fattori Psicologici: Stress e mobbing Dall’inglese to mob: attaccare, accerchiare, il mobbing è stato studiato soprattutto nei paesi del Nord Europa, in particolare in Svezia e Norvegia. Nell’ambito dell’Unione Europea è abbastanza frequente definirlo come : “un comportamento ripetuto, immotivato, rivolto contro un dipendente o un gruppo di dipendenti, tale da creare un rischio per la sicurezza e la salute”, intesa sia in senso fisico che mentale. Fattori Psicologici: Stress e mobbing Dall’inglese to mob: attaccare, accerchiare, il mobbing è stato studiato soprattutto nei paesi del Nord Europa, in particolare in Svezia e Norvegia. In Italia, anche per le implicazioni medico-legali e legali che il fenomeno può comportare, c’è la tendenza a valutare la intenzionalità di chi lo attua e si preferisce definirlo come: una condizione di violenza psicologica, intenzionale e sistematica, perpetrata in ambiente di lavoro per almeno sei mesi, con l’obiettivo di espellere il soggetto dal processo o dal mondo del lavoro. Fattori Psicologici: Stress e mobbing Si distinguono due tipi di mobbing: mobbing emozionale. Si scatena tra singole persone, più frequentemente tra capo e collaboratore (bossing), ma anche tra colleghi (mobbing orizzontale); mobbing strategico. È attuato intenzionalmente dall’impresa. Fattori Psicologici: Stress e mobbing Le principali azioni mobbizzanti: Fattori Psicologici: Stress e mobbing Effetti: Fattori Psicologici: Stress e ‘sindrome Corridoio’ Vengono annullati i filtri che gestivano le singolarità del quotidiano lavorativo e di quello privato. Si crea un ‘corridoio’ senza soluzione di continuità tra gli stimoli propri dell’ambiente di lavoro e quelli della vita familiare o privata che sia. Fattori Psicologici: Stress e ‘sindrome Corridoio’ Può accadere che la famiglia generi e/o amplifichi le tensioni fisiche, emotive e comportamentali restituendole nel contesto lavorativo, in un ciclo autogenerante; accade così che di fronte a normali stimoli lavorativi la soggettività individuale risulti già ipersensibilizzata e pronta a generare scompensi biologici e comportamentali. Fattori Psicologici: Stress e ‘sindrome Corridoio’ Viceversa che le tensioni lavorative vengano trasportate nella vita privata, non strutturata a compensarle, e quando tali tensioni assumono carattere di cronicità e di eccesso possono provocare rotture comunicative e quindi incomprensioni, frustrazioni, solitudine ed aggressività che, senza incontrare ostacoli, migrano poi nella fucina dell’ambiente lavorativo. Fattori Psicologici: Stress e ‘sindrome Corridoio’ Si evidenziano sintomi quali: In un lavoratore stressato le potenzialità di sviluppare tali situazioni morbose ed infortuni sono alte, con una ricaduta sulla produttività, sulla spesa sociale e sanitaria, sull’equilibrio organizzativo dell’azienda, sulla sicurezza del personale e sull’immagine interna ed esterna dell’azienda. Fattori Ergonomici Ergonomia: termine derivante dal greco “ergon”, lavoro, azione, e “nomos”, legge, governo. disciplina che persegue la progettazione di prodotti, ambienti e servizi rispondenti alle necessità dell’utente, migliorando la sicurezza, la salute, il comfort, il benessere e la prestazione umana. Fattori Ergonomici Ergonomia: termine derivante dal greco “ergon”, lavoro, azione, e “nomos”, legge, governo. Si tratta di una scienza interdisciplinare che riguarda l’ingegneria, l’anatomia, la biologia, la FISIOLOGIA, la PSICOLOGIA, la BIOMECCANICA, la sociologia, ecc. L’ergonomia fin dalle origini si contrappone in modo critico all’ORGANIZZAZIONE scientifica del lavoro (vedi TAYLORISMO) affermando che non è l’uomo che si deve adattare al lavoro, ma il lavoro deve essere organizzato in modo da rispettare le esigenze e i bisogni dell’uomo. Fattori Ergonomici Ergonomia della postazione lavorativa: interazione uomo-macchina (misure antropometriche), interazione col software, Ergonomia ambientale: raggiungimento del confort (microclima, rumore, illuminazione, etc.) Ergonomia di processo: valutazione ed analisi di tutti i momenti del processo lavorativo e produttivo, mirando all’ottimizzazione delle operazioni svolte dagli operatori in tutte le fasi dello svolgimento del lavoro. Fattori Ergonomici Il D.Lgs 81/08 richiede la valutazione dell’ergonomia del posto di lavoro, inoltre affronta due tipologie di rischio aventi valenze ergonomiche: Esposizione a Movimentazione Manuale dei Carichi: titolo VI del D.Lgs. 81/08. Esposizione a Videoterminali (VDT): titolo VII del D.Lgs.81/08 Videoterminali - definizioni Videoterminale [VDT]: uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato. Esposto a VDT: il lavoratore che utilizza un'attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali. Videoterminali - definizioni Posto di lavoro: l'insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro sistema di immissione dati, ovvero software per l'interfaccia uomo-macchina, gli accessori opzionali, le apparecchiature connesse, comprendenti l'unità a dischi, il telefono, il modem, la stampante, il supporto per i documenti, la sedia, il piano di lavoro, nonché l'ambiente di lavoro immediatamente circostante. Videoterminali - sintomi Sintomi Oftamologici Sintomi Ortopedici Videoterminali – sintomi Oftamologici disturbo oftalmologico derivante dall’uso improprio di apparecchiature munite di videoterminali sono lacrimazione, bruciore e secchezza degli occhi, ipersensibilità alla luce, cefalea, campo visivo annebbiato o sdoppiato, stanchezza alla lettura, senso di abbagliamento l’operatore può lavorare in condizioni ambientali non favorevoli sia esterne (eccesso o insufficienza di illuminazione naturale od artificiale, riflessi provenienti da superfici non opache, scarsa risoluzione dei caratteri sul video) che interne (fumo di tabacco, aria troppo secca, presenza di sostanze rilasciate dai rivestimenti degli arredi, impianto di condizionamento poco efficiente). Videoterminali – sintomi Ortopedici Se la posizione di lavoro non é corretta possono insorgere disturbi a carico del sistema osseo, muscolare e tendineo (i più frequenti sono senso di peso, fastidio, intorpidimento, rigidità o addirittura dolore al collo, schiena, spalle, braccia e mani). Videoterminali Videoterminali Caratteristiche attrezzature: delle - Monitor, - Tastiera, - Piano di lavoro, - Sedile di lavoro. Videoterminali Sedile di lavoro. Videoterminali Monitor. Videoterminali Caratteristiche ambientali: - Riflessi da illuminazione, - Circolazione Aria, - Rumore, - Radiazioni (non ionizzanti). Movimentazione Manuale dei Carichi le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l'altro rischi di lesioni dorso-lombari. Movimentazione Manuale dei Carichi Azione di compressione sul disco intervertebrale Movimentazione Manuale dei Carichi Forze e pressioni sviluppate sul rachide Movimentazione Manuale dei Carichi Forze e pressioni sviluppate sul rachide Movimentazione Manuale dei Carichi Per sollevare con le braccia un peso di 10 Kg a tronco verticale con le ginocchia flesse (come ad esempio un bambino), la forza di controtrazione che si esercita a livello dei muscoli paraspinali è di circa 141 Kg. Tale forza si trasmette, per effetto della posizione asimmetrica della colonna rispetto al peso da sollevare, al nucleo del disco corrispondente, con un carico assiale di 282 Kg. Movimentazione Manuale dei Carichi Se il peso di 10 Kg viene sollevato con il tronco flesso in avanti e con le ginocchia estese, il carico diventerà di 250 Kg a livello dei muscoli e di 700 Kg a livello del disco. Se il peso di 10 Kg viene sollevato a braccia estese davanti al tronco i carichi diverranno di 363 Kg a livello dei muscoli e di ben 1200 Kg a livello del disco. Movimentazione Manuale dei Carichi Il carico di rottura del nucleo discale varia fra i 450 e 800 Kg a seconda che si tratti di soggetti anziani o più giovani. Movimentazione Manuale dei Carichi Indicazioni ergonomiche fondamentali il peso da movimentare va tenuto il più possibile vicino al corpo, poiché il carico applicato al disco intervertebrale dipende dalla distanza del peso dal corpo. Movimentazione Manuale dei Carichi Indicazioni ergonomiche fondamentali il peso va movimentato a schiena eretta, flettendo le ginocchia e non la colonna vertebrale Movimentazione Manuale dei Carichi Indicazioni ergonomiche fondamentali abbassare il baricentro e allargare la base di appoggio per una maggiore stabilità Movimentazione Manuale dei Carichi Indicazioni ergonomiche fondamentali nel riporre in alto un oggetto evitare di inarcare troppo la schiena; usare uno sgabello o una scaletta Movimentazione Manuale dei Carichi Indicazioni ergonomiche fondamentali Nel lavorare in basso evitare di piegare la schiena, ma piegare le ginocchia, eventualmente appoggiarne una Movimentazione Manuale dei Carichi Indicazioni ergonomiche fondamentali la postura dell’operatore deve essere comoda e non innaturale o costretta Movimentazione Manuale dei Carichi Indicazioni ergonomiche fondamentali è preferibile, ove possibile, suddividere il carico in due pesi bilanciati Movimentazione Manuale dei Carichi Criterio NIOSH Movimentazione Manuale dei Pazienti Prende in considerazione: I pazienti totalmente non collaboranti (tetraplegici, in stato di incoscienza, etc) I pazienti collaboranti (emiplegici, etc) Movimentazione Manuale dei Pazienti Prende in considerazione varie condizioni operative: posizionamento nel letto trasferimento letto/carrozzina trasferimento letto/barella trasferimento carrozzina/W.C./carrozzina sollevamento del paziente da terra Movimentazione Manuale dei Pazienti Trasferimento del paziente verso la testiera del letto senza traversa con presa crociata Movimentazione Manuale dei Pazienti Trasferimento del paziente barella-letto Movimentazione Manuale dei Pazienti Trasferimento del paziente barella-letto con sollevapazienti Movimentazione Manuale dei Pazienti Trasferimento del paziente barella-lettino con roller