Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Scienze Politiche e

Giorgio Giraudi
1958 – 1978: SUCCESSO, CRISI,
ALLARGAMENTO E RILANCIO
Lezione n.
Parole chiave:
Inserire testo
Corso di Laurea:
Inserire testo
Insegnamento:
Inserire testo
A.A. 2012-2013
L'Europa tra sviluppo e crisi (1958 - 1986)
Il Trattato CEE entrò in vigore il primo gennaio 1958 e negli anni immediatamente successivi si
assistette ad uno sviluppo rapido dell'unione doganale.
Il successo dell'iniziativa fu così evidente che il Regno Unito, che nel 1957 aveva dato vita al
progetto parallelo e concorrente dell'EFTA, già nel 1961 doveva considerare fallito questo
tentativo e chiedere l'ammissione alla Comunità economica europea (CEE).
Tuttavia non tutto procedeva in maniera semplice e spedita. In particolare la Francia, che nel
1958 era divenuta una Repubblica semipresidenziale guidata dal generale nazionalista Charles
de Gaulle, aveva accettato la costruzione dell'unione doganale a patto che venisse
contemporaneamente definita una politica agricola europea.
Nel 1959 iniziò quindi il negoziato sulla politica agricola europea, negoziato che si rivelò molto
aspro e si protrasse fino al 1962. La nascente politica agricola comune si sarebbe basata su
prezzi di produzione garantiti, nessun limite alla quantità di produzione, barriere doganali
elevate per le importazioni e sovvenzioni per l'export.
Verso la ‘crisi della sedia vuota’
Già nel 1960 de Gaulle aveva mostrato la propria
insofferenza verso il modo di funzionare della CEE
attraverso la proposta del cd. Piano Fouchet.
Al generale francese appariva indispensabile che
l'ambito europeo fosse rivolto primariamente alla
creazione di una politica estera comune che potesse
mettere in dubbio la supremazia della NATO in materia
di difesa comune.
Inoltre de Gaulle riteneva assolutamente indispensabile
che il processo di integrazione fosse controllato sempre
e pienamente dagli stati nazionali.
Date queste premesse era inevitabile che si verificasse
prima o poi uno scontro con il Presidente della
Commissione dell'epoca, Walter Hallstein, convinto
federalista europeo e sostenitore della NATO.
Charles De Gaulle, 1890-1970
La prima crisi europea tra interessi e visioni dell'Europa unita
Nel maggio del 1962 le trattative relative al Piano
Fouchet si interruppero definitivamente poiché gli altri
partner europei consideravano ormai chiusa la partita
dell'ordine bipolare mondiale e ritenevano velleitarie le
aspirazioni francesi a favore di uno spazio autonomo di
azione da parte delle Comunità europee nello scenario
globale.
Il fallimento dell'iniziativa francese e la prospettiva di
una ingerenza crescente da parte della Comunità
Atlantica sul vecchio continente inquietavano de Gaulle
che adesso temeva che l'entrata del Regno Unito nella
CEE avrebbe finito per generare le condizioni affinché
l'intera Comunità europea venisse risucchiata entro
l'orbita della Comunità Atlantica.
A queste preoccupazioni di natura geo-politica se se
aggiungevano altre molto più specifiche. Da una parte
infatti il negoziato sulla politica agricola si era riaperto
soprattutto sul fronte del finanziamento e della gestione
economica della stessa. Dall'altra Walter Hallstein,
convinto federalista e sostenitore della Comunità
Atlantica, rivendicava alla Commissione europea un
ruolo di vero e proprio governo della CEE e si
autodefiniva 'il Primo Ministro d'Europa'.
Walter Hallstein, 1901-1982
La crisi della sedia vuota
l casus belli tra de Gaulle e la Comunità fu fornito dal
confronto sul budget comunitario e sul finanziamento
della politica agricola comune del 1965.
In quell'occasione la Commissione guidata da Hallstein
cercò di assumere il controllo delle finanze comunitarie
sapendo che lo stesso Trattato CEE prevedeva che il
ricorso all'unanimità in Consiglio sarebbe venuto meno
nel 1966 a favore della regola della maggioranza
qualificata.
Rispetto al finanziamento della politica agricola, la
Commissione propose che le spese per l'agricoltura
fossero sostenute direttamente dalla CEE tramite la
creazione di imposte doganali e tariffe comunitarie.
Queste tasse sarebbe fluite direttamente alla
Commissione che sarebbe stata incaricata di produrre
una proposta di budget da sottoporre al voto
dell'Assemblea.
Tutto questo era inaccettabile da parte di un governo
francese fortemente nazionalista e molto interessato a
mantenere un pieno controllo della politica agricola.
Nel giugno del 1965 la Francia ritirò quindi la sua
delegazione dalla Comunità lasciandosi dietro la
celeberrima 'sedia vuota'.
Il primo ministro belga Paul-Henri Spaak dietro le
sedie vuote della delegazione francese. La Francia,
che si era opposta al progetto di rafforzamento dei
poteri del Parlamento europeo, boicotta così i lavori
del Consiglio dopo il 30 giugno 1965
Il Compromesso di Lussemburgo
Con la fuoruscita della Francia dalla Comunità, le istituzioni comunitarie furono paralizzate.
Il 9 settembre 1965 si iniziò a temere addirittura un abbandono definitivo del progetto
europeo da parte del francesi quando de Gaulle tuonò contro una Comunità “governata da
un qualche organo tecnocratico di anziani, senza stato e irresponsabili” (Gilbert 2002: 55),
tuttavia quando nel dicembre 1965 de Gaulle fu rieletto ma con una maggioranza risicata
iniziarono a aprirsi degli spiragli per un'intesa che puntualmente arrivò nel gennaio del
1966 con il cosiddetto 'Compromesso di Lussemburgo'.
In sostanza i governi dell'epoca si accordarono affinché nei casi nei quali uno stato membro
avesse addotto ragioni relative a rilevanti interessi nazionali la discussione in Consiglio
dovesse continuare fino al raggiungimento di una posizione unanime.
In pratica era una riaffermazione del diritto di veto in capo ad ogni singolo stato.
A queste condizioni la Francia rientrò nella Comunità e oppose nuovamente il veto, nel
1967, all'entrata del Regno Unito nelle Comunità europee.
Il primo allargamento e il nuovo ordine monetario mondiale
Nel 1969 de Gaulle, già duramente contestato dai
movimenti socio-politici del 1968, perse un importante
referendum popolare sulla riforma del Senato francese.
A fronte della sconfitta de Gaulle si dimise da capo del
governo e fu sostituito da Georges Pompidou. Il cambio
di governo in Francia propiziò il primo allargamento
della CEE. Nel 1973, infatti, essa veniva allargata a
Danimarca, Irlanda e Regno Unito.
Che il processo di integrazione avesse ritrovato un
certo slancio lo testimoniava anche la decisione presa
dai nove paesi a Parigi nel 1972 di impegnarsi in un
cammino comune che doveva avere come finalità
l'introduzione di un'Unione economica e monetaria
entro il 1980.
Il fronte monetario, infatti era la grande novità degli
anni '70 poiché nel 1971 Richard Nixon aveva deciso di
interrompere la convertibilità in oro del dollaro
americano per favorirne una svalutazione competitiva
sui mercati mondiali in funzione di riduzione del deficit.
Questa decisione metteva fine all'ordine economico
creato con la Conferenza di Bretton Woods e creava le
condizioni per una instabilità monetaria mondiale
Il 'serpente monetario'
Il serpente monetario nasce per cercare di garantire la stabilità monetaria della CEE.
Tale stabilità era necessaria per almeno due motivi:
1) oscillazioni troppo grandi delle monete degli stati membri avrebbero segmentato il
mercato unico aprendo la strada a svalutazioni competitive che avrebbero potuto
disintegrare l'Europa unita;
2) il finanziamento comune della politica agricola e delle istituzioni comunitarie poteva
avvenire solo in un clima di stabilità monetaria sufficiente a preservare gli accordi
politici che erano stati presi al momento di creare istituzioni e politiche comunitarie.
Con l'istituzione, nel 1972, del serpente monetario venne costituito un sistema di
cooperazione tra banche centrali nazionali tali da mantenere i limiti di oscillazione
delle monete che facevano parte dello stesso serpente entro una banda di oscillazione del
2,25% attorno la parità monetaria delle stesse valute.
Il margine di oscillazione rispetto al dollaro era del 4,5% e contemporaneamente veniva
istituito un Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria che doveva limitare le situazioni di
debito o credito delle banche centrali impegnate nel 'serpente'.
La morte del serpente
'
Per quanto rivoluzionaria, l'esperienza del serpente era però destinata a durare poco.
Il primo shock petrolifero, infatti, gettò l'Europa in una situazione di alta inflazione e bassa
crescita generando oscillazioni dei prezzi e delle monete tale che diverse divise nazionali
uscirono quasi subito anche se temporaneamente dalle bande di oscillazione previste dal
serpente.
L'impatto della crisi fu differenziato provocando fiammate inflazionistiche nel Regno Unito,
in Francia e in Italia decisamente più marcate che in Germania. Inoltre il buon andamento
dell'economia tedesca unito alla solidità delle finanze pubbliche provocò una rivalutazione
continua del marco rispetto al dollaro.
La divisa tedesca dal 1971 al 1978 passò da 4,20 a 1,76 marchi per dollaro. Per molti
partner era un ritmo insostenibile e già nel 1972 Regno Unito e Irlanda uscirono dal
serpente, seguiti dall’Italia nel 1973 e dalla Francia nel 1974.
Solo il marco tedesco, il franco belga, la corona danese e il fiorino olandese rimasero nel
serpente fino al 1978, anno in cui il serpente fu sostituito dal Sistema monetario europeo
(SME).
Alcune riflessioni attorno al serpente
Per molti aspetti la creazione del serpente monetario fu una innovazione di portata
storica.
Da una parte questa esperienza segnò l'inizio di una politica monetaria comune e
rese tangibile la volontà dei nove stati membri di procedere oltre lungo la strada
dell'integrazione comune.
Allo stesso tempo l'istituzione del Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria può
essere visto come un antesignano della Banca Centrale Europea e quindi di parte
fondamentale dell‘Unione economica e monetaria (UEM).
Dall'altra parte però il precoce fallimento dello stesso dimostra anche chiaramente
che le situazioni economiche all'interno della Comunità erano molto differenziate,
che le politiche pubbliche economiche e finanziarie portate avanti dagli stati membri
non erano coordinate e che nel momento in cui i costi della politica comunitaria
superavano i benefici in termini di interessi nazionali i governi erano pronti a
ripudiare l'accordo comune ,minando alla base la credibilità delle stesse politiche
comunitarie.