detetectors and accelerators (2014-2015) - (INFN)

Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
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Introduzione
Lezione n. 01
Lezione n. 02
Lezione n. 03
Lezione n. 04
Esercitazione 01
Lezione n. 05
Lezione n. 06
Esercitazione 02
Lezione n. 07
Lezione n. 08
Esercitazione 03
Lezione n. 09
Lezione n. 10
Esercitazione 04
Lezione n. 11
Lezione n. 12
Esercitazione 05
Lezione n. 13
Lezione n. 14
Lezione n. 15
 Lezioni
 Esercitazioni
06.10.2011
07.10.2011
12.10.2011
13.10.2011
14.10.2011
19.10.2011
20.10.2011
21.10.2011
26.10.2011
27.10.2011
28.10.2011
02.11.2011
03.11.2011
04.11.2011
09.11.2011
10.11.2011
11.11.2011
16.11.2011
17.11.2011
18.11.2011
2
2
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2
2
2
2
2
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2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
Relatività Galileiana. Etere. Michelson-Morley
Relatività Ristretta. Trasf. di Lorentz. Quadrivettori
Tempo proprio. Quadrivelocità. Quadrimomento. Massa e Energia
Sezione d’urto. Rutherford Scattering. Scattering da potenziale
Teoria dello scattering. Funzione di Green
Rutherford. Energia di Legame. Spettrometro di massa. amu
Spettrometro di Massa. Stabilità. Bethe Weiszacker
Stabilità nucleare. Radioattività. Legge decadimento radioattivo
Statistica di Conteggio. Decadimento alfa
Livelli Virtuali. Fissione Spontanea. Fissione indotta
Reazione a catena. Reattore nucleare. Rallentamento di neutroni
Moderatori. Cinetica del reattore. Neutroni ritardati
Bethe-Bloch. Fluttuazioni. Range
Elettroni e fotoni. Acceleratori. Oscillazioni di fase
Moti trasversali. Focusing. Collisori. Apparati Sperimentali
30
10
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
0
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
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Introduzione
Lezione n. 01
Lezione n. 02
Lezione n. 03
Lezione n. 04
Esercitazione 01
Lezione n. 05
Lezione n. 06
Esercitazione 02
Lezione n. 07
Lezione n. 08
Esercitazione 03
Lezione n. 09
Lezione n. 10
Esercitazione 04
Lezione n. 11
Lezione n. 12
Esercitazione 05
Lezione n. 13
Lezione n. 14
Lezione n. 15
 Lezioni
 Esercitazioni
06.10.2011
07.10.2011
12.10.2011
13.10.2011
14.10.2011
19.10.2011
20.10.2011
21.10.2011
26.10.2011
27.10.2011
28.10.2011
02.11.2011
03.11.2011
04.11.2011
09.11.2011
10.11.2011
11.11.2011
16.11.2011
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Relatività Galileiana. Etere. Michelson-Morley
Relatività Ristretta. Trasf. di Lorentz. Quadrivettori
Tempo proprio. Quadrivelocità. Quadrimomento. Massa e Energia
Sezione d’urto. Rutherford Scattering. Scattering da potenziale
Teoria dello scattering. Funzione di Green
Rutherford. Energia di Legame. Spettrometro di massa. amu
Spettrometro di Massa. Stabilità. Bethe Weiszacker
Stabilità nucleare. Radioattività. Legge decadimento radioattivo
Statistica di Conteggio. Decadimento alfa
Livelli Virtuali. Fissione Spontanea. Fissione indotta
Reazione a catena. Reattore nucleare. Rallentamento di neutroni
Moderatori. Cinetica del reattore. Neutroni ritardati
Bethe-Bloch. Fluttuazioni. Range
Elettroni e fotoni. Acceleratori. Oscillazioni di fase
Moti trasversali. Focusing. Collisori. Apparati Sperimentali
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Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
1
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
prof. Francesco Ragusa
Università di Milano
Lezione n. 13
13.11.2013
anno accademico 2012-2013
Energia trasferita in collisioni con elettroni
 Una particella carica (ze) che attraversa la materia urta con gli atomi
 Può cedere energia agli atomi eccitando gli elettroni
q
b
ze
 Può cedere energia estraendo elettroni: ionizzazione
x
 Consideriamo inizialmente un problema più semplice
ze 2
1
E =
 Una particella pesante interagisce con un elettrone
4peo b2 + x 2
 Il momento trasferito dalla particella all’elettrone è
dx
dx
dpy = Fy dt = Fy
= eE y
v
v
ze 2
1
Ey =
4peo b2 + x 2
b
b2 + x 2
 Solo la componente verticale dà un contributo non nullo
 La componente orizzontale riceve contributi di segno opposto
dalle due parti simmetriche della traiettoria
 Supponiamo che l’energia trasferita all’elettrone sia molto più piccola di
quella della particella incidente
 La velocità può essere considerata costante
 Il momento trasferito totale si trova integrando
Dp =
+¥
ò- ¥
ze 2
b
dx
4peo [b2 + x 2 ]3/ 2 v
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cosq
ze 2
D py =
2peo vb
3
Perdita di energia per ionizzazione
 Passiamo all’energia trasferita al singolo elettrone
D p2
D E1 =
2m e
ze 2
D py =
2peo vb
 Il calcolo fatto è relativo a
 Un singolo elettrone ad una distanza b
 Suddividiamo il materiale in gusci cilindrici
r
 La densità di elettroni è ne = Z N A
é ze 2
D E1 = ê
êë4peo
ù2 2
ú
2 2
ú
û mev b
b
A
ze
dx
dN = ne 2pbdbdx
 Gli elettroni nel guscio sono
 L’energia trasferita agli elettroni del guscio (e quindi persa dalla particella
pesante) è
2 2
é ze
dE = D E 1dN = ê
êë4peo
ù
2
ú
n 2pbdbdx
2 2 e
ú
m
v
b
û e
 Integrando sul parametro d’impatto b (e ponendo c =1 )
dE
=
dx
bmax
òb
min
é ze 2
ê
êë4peo
é e2
ù2 4pne
ú
bdb = ê
2 2
êë4peom e
ú
û me b b
ù2 4pm e z 2ne
ú
ú
b2
û
bmax
òb
min
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
2
bmax
1
2 4p m e z n e
ln
db = re
bmin
b
b2
4
Energia trasferita in collisioni con elettroni
 Il calcolo fatto per ricavare DE era basato su
due ipotesi
 Gli elettroni sono liberi
 Si può trasferire all’elettrone una quantità
arbitraria di energia
 Con queste ipotesi l’energia trasferita è
ù2 1
ú
2 2
ú
û mev b
logDE(b)
é ze 2
D E1 = ê
êë2peo
DEmax
 Un calcolo esatto senza le ipotesi sopra indicate
conduce al risultato della figura
 Occorre tenere conto del fatto che gli
elettroni sono legati all’atomo
 Questo determina bmax
 Occorre tenere del fatto che esiste
un’energia massima trasferibile
 Questo determina bmin
 In letteratura si trovano formule che differiscono per
le scelte fatte su bmax e bmin
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
bmin
logb
bmax
5
Parametro d’impatto: limite superiore
 Discutiamo adesso i limiti di integrazione sul parametro d’impatto
 Il limite superiore dipende dall’assunzione che abbiamo
fatto di considerare gli elettroni liberi
b
 La forza esercitata sull’elettrone è schematizzabile
t =
come un impulso di durata t (ordine di grandezza)
v
b
b
 Se inoltre teniamo conto del fatto che la velocità è
t =
1 - b2
relativistica, la durata dell’impulso viene ridotta
v
 Gli elettroni non sono liberi: sono legati in orbitali atomici
 Dalla teoria perturbativa dipendente dal tempo si
1
v
può verificare che se l’elettrone è in un orbitale
n<
=
caratterizzato da una frequenza n (E = hn) perchè
t
b 1 - b2
sia possibile una transizione deve essere
 Pertanto deve essere b < bmax dove bmax è dato da
bmax =
v
n
1 - b2
 La frequenza <n> è una opportuna frequenza media
degli orbitali esterni che caratterizza il materiale
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6
Parametro d’impatto: limite inferiore
 Consideriamo adesso il limite inferiore bmin
 Possiamo stimare il limite minimo bmin come il parametro d’impatto che
corrisponde alla massima energia trasferibile
 Si può calcolare che, se una particella pesante (es. protone) di velocità
b ~ 1 (e fattore relativistico g  1) collide con un elettrone, la massima
energia trasferibile all’elettrone è data da
D E = 2m e g 2 b 2
 Abbiamo visto che la relazione fra parametro d’impatto ed energia
trasferita è
2 2
é ze
D E1 = ê
êë2peo
ù
1
ú
2 2
ú
û mev b
 Pertanto il parametro d’impatto minimo è dato da
é ze 2
ê
êë2peo
ù2
1
ú
= 2m e g 2 b 2
2
2
ú
û m e b bmin
bmin
ze 2
=
2peo
1
2m e gb 2
 Questa approssimazione (classica) risulta troppo grossolana
 Produce un valore di bmin troppo piccolo
 Non tiene conto della meccanica quantistica
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7
Perdita di energia per ionizzazione
 La formula trovata non tiene conto della natura quantistica della materia
 Tenendo conto della meccanica quantistica il limite inferiore può essere
stimato pensando che la posizione di una particella non può essere definita
meglio della sua lunghezza d’onda di De Boroglie
bmin » l =
h
p
 Sia la posizione della particella incidente che l’elettrone bersaglio hanno una
incertezza dovuta al principio di indeterminazione
 Consideriamo sia il momento dell’elettrone che quello del protone
 Nel sistema in cui l’elettrone è a riposo pp = mp gb
 Nel sistema in cui il protone è a riposo pe = me gb
 Scegliamo il bmin più grande (che corrisponde al momento più piccolo)
 Ricordando bmax
bmax
bg
=
n
bmin =
h
2m e gb
bmax
2m e g 2 b 2
2m e b 2
=
=
bmin
h n
h n (1 - b 2 )
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8
Perdita di energia per ionizzazione
 Otteniamo in definitiva
2
2
dE
bmax
2me b 2
2 4p m e z n e
2 4pm e z ne
= re
ln
= re
ln
dx
bmin
b2
b2
h n (1 - b 2 )
 Un calcolo che tiene conto più accuratamente degli effetti quantistici (e dello
dello spin) è stato fatto da Bethe, completato da Bloch con l’introduzione di I
2
dE
2 4p m e z n e
= re
dx
b2
2
é
ù
2
m
b
e
2ú
êln
b
êê I (1 - b 2 )
ú
ú
ë
û
vedi PDG 2008 pag. 217:
passage of particle throgh
matter
b
 alta velocità: gb > 1  crescita logaritmica
dE/dx (MeV cm2/g)
 I è il potenziale medio di ionizzazione (vedi diapositiva seguente)
 Le unità di misura saranno discusse in seguito
 Notiamo che dE/dx è funzione solo della velocità
100
 Ci sono due regioni
1
 bassa velocità: gb < 1  dipendenza da :
2
 La formula diverge per g b  
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10
1
0.1
1
10
100
gb
9
Perdita di energia per ionizzazione
 Il potenziale di ionizzazione dipende dalla sostanza
 Una calcolo teorico non sempre è possibile
I
 La figura mostra risultati sperimentali e calcoli teorici per b =
Z
 Per bibliografia v. PDG 2008 (C. Amsler et al. Phys. Lett. B667 p. 267)
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10
Perdita di energia per ionizzazione
 Il calcolo di Bethe e Bloch è stato completato da numerosi altri calcoli
 Per tenere conto di effetti trascurati
 Per estenderlo ad altre regioni di velocità
 Per curve e riferimenti vedi PDG 2008 pag. 267: passage of particle
throgh matter
2
dE
2 4p m e z n e
= re
dx
b2
2
é
2
m
b
d (bg )ù
e
2
êln
ú
b
êê I (1 - b 2 )
ú
2
ú
ë
û
 Nelle varie regioni
 Importanti interazioni
atomiche (legami)
 Dipendenza da 1/b2
 Risalita relativistica compensata da effetti polarizzatori (d)
 Regione dominata da radiazione
di fotoni (Bremsstrahlung)
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11
Perdita di energia per ionizzazione
2
 Studiamo altri aspetti della formula dE
2 4p m e z n e
= re
 Dipende solo dalla velocità della
dx
b2
particella
 La stessa curva può essere utilizzata per
particelle di massa diversa
 Allo stesso valore di g b corrispondono
momenti diversi: p = m g b
 Ha un minimo intorno a g b  3 - 3.5 al
variare di Z da 100 a 7
 La dipendenza da Z è contenuta in ne,
nell’argomento del logaritmo e in d
 Introduciamo il valore di ne nella formula
2
r
dE
2 4p m e z Z
= re
rNA [ ]
ne = Z N A
dx
b2 A
A
2
é
2
m
b
d (bg )ù
e
2
êln
ú
b
êê I (1 - b 2 )
ú
2
ú
ë
û
 La dipendenza della formula dal
materiale può essere resa più debole
introducendo la variabile x = xr
2
dE
2 4p m e z Z
= re
NA [ ]
2
dx
A
b
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12
Perdita di energia per ionizzazione
 L’unità di misura di x = xr è [x] = g cm-2
 Con questa unità di misura si ha una debole dipendenza dal materiale
 Un numero utile da ricordare è
dE/dx (MeV cm2/g)
dE
dx
: 1.5
min
MeV
g/ cm 2
100
10
1
0.1
1
10 100 g
b
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13
Perdita di energia per ionizzazione
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14
Ordini di grandezza per i rivelatori
 Molti rivelatori di particelle sono basati sulla misura
della ionizzazione rilasciata da una particella carica
 Calcoliamo l’energia rilasciata per
alcuni materiali usati normalmente
come rivelatori
 1 cm Ar gassoso
 1 cm scintillatore plastico
 300 mm di silicio
Materiale
Materiale
rr
Ar
1.792 g/
g/ll
1.792
Scint.
Scint.
Si
dE/dx
dx rdE/ dx
dE/
1.66
1.66
0.003
1.032
1.032 g/
g/ cm
cm33 1.936
1.936
1.998
2.33
2.33 g/
g/ cm
cm33
3.5
1.519
1.519
 Moltiplichiamo per la densità
 Moltiplicando per lo spessore si ottiene
 1 cm Ar gassoso
0.003
MeV
 1 cm scintillatore plastico 1.998
MeV
 300 mm di silicio
0.106
MeV
MeV
g/ cm 2
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MeV
cm
15
Perdita di energia “limitata”
 Il termine in inglese è “restricted energy loss”
 In molte applicazione l’energia rilasciata viene utilizzata
per creare ionizzazione che viene poi in qualche modo
rivelata e misurata
 Nei casi in cui l’energia rilasciata è molto elevata l’elettrone può ricevere tanta energia e uscire dal rivelatore
 In questi casi l’energia rilasciata e l’energia rivelata sono
diverse
 Per questo motivo si usa anche una
funzione che descrive il rilascio di
energia escludendo i trasferimenti
più energetici
 La curva ovviamente dipende dal
“taglio”
4p N A re2m e
K =
= 0.307 MeV g- 1 cm 2
A
A = 1g/ mol
dE
dx
Z 1 é1 2m e g 2 b 2T cut
b2 æ
T cut
ç
= Kz
r 2 ê ln
1
+
A b êë2
2 çè
Tmax
I2
2
T < T cut
d-rays
E
ö
d ( bg )ù
÷
ú
÷
÷
ø
2 ú
û
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16
Fluttuazioni nella ionizzazione
 La perdita di energia di una particella è un fenomeno statistico
 Le collisioni responsabili del trasferimento di energia sono casuali
 Le collisioni sono indipendenti
 La quantità di energia trasferita in ogni collisione è casuale
 Ha una sua distribuzione di probabilità
 Se considero l’energia persa da n particelle che attraversano lo stesso
spessore di materiale non tutte hanno perso la stessa energia
 Il fenomeno delle fluttuazioni è stato studiato da Landau†
 Successivamente da Vavilov
1 dN
 La distribuzione dell’energia rilasciata D in uno
= f (D, bg, x )
N
d
D
o
spessore x di materiale è data dalla funzione
 La funzione ha un picco (valore più probabile) dato da
D mp
é 2m e g 2 b 2
ù
x
= x êln
+ ln + 0.2 - b 2 - d ( bg )ú
êë
ú
I
I
û
x = 4p N A re2m e

†L.D.
Z x
r
A b2
Landau, J. Exp. Phys. (USSR) 8,p. 201 (1944)
P.V. Vavilov, Sov. Phys. JETP 5, p 749 (1957)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
17
Fluttuazioni nella ionizzazione
 La funzione che dà Dmp è simile alla funzione di Bethe –Bloch
 Come nel caso della “restricted energy loss” anche nel caso dell’energia più
probabile occorre eliminare i rilasci di energia troppo grandi
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
18
Arresto delle particelle: Range
 Abbiamo detto che la perdita di energia per
ionizzazione è funzione solo della velocità della
particella ( e del materiale)
dE
= z 2 f (b )
dx
 Possiamo invertire la formula e scrivere
dE
dx = - 2
z f (b )
 Inoltre, dal momento che
E = m g ® dE = md g
 Possiamo pertanto calcolare la distanza percorsa da una particella prima di fermarsi (Range)
calcolando l’integrale (cambiando la variabile
d’integrazione da g a gb)
R ( gb ) =
R
ò0
dx = -
 Arriviamo al risultato
R (E ) =
m
z2
0
p
m
ò
m
E
F
,Z
m
z2
(
1
d gb
f (b )
)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
19
Fluttuazioni nel Range
dE/dx (MeV cm2/g)
 Abbiamo visto che la perdita di energia per ionizzazione è un fenomeno
casuale soggetto a fluttuazioni
 Fluttuazioni di Landau
 Poichè la quantità di energia rilasciata fluttua anche lo spazio percorso prima
di arrestarsi fluttua
 Non tutte le particelle di uguale energia si arrestano dopo aver percorso
lo stesso spazio
 Si può calcolare la distribuzione dello spazio percorso
 Infine, osserviamo che man mano che la particella rallenta la sua perdita di
energia per unità di percorso aumenta
 Molta energia viene rilasciata alla fine del percorso (picco di Bragg)
100
10
1
0.1
1
10
100
gb
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
20
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
prof. Francesco Ragusa
Università di Milano
Lezione n. 14
14.11.2013
anno accademico 2012-2013
Perdita di energia per gli elettroni
 A basse energie gli elettroni perdono
energia con meccanismi simili a quelli
visti per le particelle pesanti
 Ci sono tuttavia differenze
 Si deve tenere conto dell’identità
delle particelle
 L’approssimazione che l’energia persa
sia trascurabile non è sempre adeguata
 A bassa energia la traiettoria
dell’elettrone può essere non rettilinea
2
dE
2 4p m e z n e
= re
g : 1 dx
b2
g? 1 -
dE
= re2 4pme z 2ne
dx
gb : 103 ® E : 500 MeV
é me b 2 1
1ù
êln
- ln 2 + ú
êë 2I
2
2ú
û
radiazione
ionizzazione
é me
3
1
1
1ù
êln
ú
+ ln
ln
8
+
4 1 - b2 2
16 ú
êë 2I
û
 Occorre tenere conto della radiazione già ad energie relativamente basse
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
22
Perdita di energia per radiazione (elettroni)
 Quando l’energia dell’elettrone è molto maggiore della massa a riposo ( Eme ) diventa
importante il meccanismo di perdita di
energia per radiazione
 La radiazione dipende da Z2 e da E
 La ionizzazione dipende da Z e da lnE
 Si definisce energia critica il valore Ec per il
quale la perdita per ionizzazione e quella per
radiazione sono uguali
elettrone - positrone
fotone
dE
dE
(E c )
(E c )
=
dx
dx
rad
ion
 Approssimativamente
610 MeV
Ec =
Z + 1.24
710 MeV
Ec =
Z + 0.92
solidi
gas
 I fenomeni della radiazione e della creazione
di coppie sono strettamente legati
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
23
Perdita di energia per radiazione (elettroni)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
24
Perdita di energia per radiazione (elettroni)
 L’energia irraggiata appare sotto forma di raggi X e prende il nome di
Bremsstrahlung
 Ha uno spettro continuo
 Ė la radiazione emessa dagli elettroni nei tubi a raggi X
 La distanza percorsa nel materiale dopo la quale l’energia dell’elettrone è
ridotta a 1/e del valore iniziale prende il nome di lunghezza di radiazione
Xo =
716.4A
Z (Z + 1 )ln [287 /
Z]
g cm-
2
 La perdita di energia per radiazione
si può scrivere come
-
dE
E
=
dx
Xo
 Ciò significa che l’energia dell’elettrone
varia (diminuisce) secondo la legge
E = E o exp [- x / X o ]
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25
Bremsstrahlung
 La radiazione emessa ha le seguenti caratteristiche
 A bassa energia
 L’intensità della radiazione emessa ha un massimo
in una direzione perpendicolare alla direzione
del moto dell’elettrone
 La radiazione è polarizzata: il vettore elettrico
della radiazione (onda) emessa è prevalentemente
parallelo alla velocità
 Ad alta energia
me
q:
 Il fotone è emesso in avanti
Ee
 L’angolo di emissione non dipende
dall’energia del fotone
 Il vettore elettrico è prevalentemente
perpendicolare al piano (elettrone-fotone)
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E
E
q
26
Passaggio dei fotoni nella materia
 L’interazione dei fotoni con la materia provoca sostanzialmente
3 tipi di fenomeni
 Effetto fotoelettrico
 Estrazione di elettroni legati
 Diffusione da parte degli elettroni
 Nell’ipotesi che gli elettroni siano considerati liberi
 Produzione di coppie elettrone-positrone
 Sono 3 processi molto complessi e molto diversi tra di loro
 L’importanza relativa dei 3 processi dipende sostanzialmente da
 L’energia del fotone
 Numero atomico del materiale assorbitore
 Anche nel caso dei fotoni si ha una legge di assorbimento di tipo esponenziale
N (x ) = N o exp [- mx ]
m=
r
N s
A A
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27
Effetto fotoelettrico
IN
IM
 Ci sono più soglie IL
IK
E
 Il processo è possibile solo se l’energia del
fotone è maggiore dell’energia della shell
E g > I K ,L K
 L’elettrone emesso ha un’energia
sezione d’urto (barn)
 In questo processo il fotone riesce a trasferire all’elettrone atomico una
quantità di energia sufficiente a ionizzarlo
 Ovviamente questo processo ha una soglia
 L’energia di legame degli elettroni in un
Z5
atomo complesso ha diversi valori discreti
s :
legati alla struttura a shell:
E g3.5
10
Piombo
103
102
101
100
10
105
106
Eg (eV)
107
108
Te = E g - I X
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
28
Effetto fotoelettrico
 Il valore delle energie a cui si hanno le discontinuità
(Z - s )2
è dato approssimativamente dalla relazione
E X = R hc
2
n
 Rhc = 13.605 eV è l’energia di Rydberg
 n numero quantico principale
K n = 1 s = 3
 s costante di schermo
L n = 2 s = 5
 Dipendono dalla shell
 L’orbitale lasciato vuoto dal processo viene successivamente riempito da un
elettrone più esterno con emissione di radiazione
 Radiazione di fluorescenza
 Ė anche possibile che nel processo di riempimento di un orbitale interno da un
elettrone esterno l’energia in eccesso venga emessa come energia cinetica di
un elettrone esterno espulso anch’esso
 Effetto Auger: elettroni monocromatici
 Ad esempio
 Effetto fotoelettrico su shell K
Tauger = E K - E L - E M
 Riempita da elettrone della shell L
 Emissione di un elettrone della shell M
 L’effetto fotoelettrico è trascurabile per energie maggiori di 1 MeV
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29
Scattering Compton
 Lo scattering Compton è l’interazione di un fotone con un elettrone debolmente
legato che può essere considerato libero
 Può essere visto come l’urto di un fotone
su un elettrone inizialmente a riposo
E g¢
Eg
 Ė facile verificare che
E g¢ = E g - T e =
Eg
k =
me
Eg
1 + k (1 - cos q )
sezione d’urto (barn)
q
Ee
Piombo
102
s :
101
Z
Eg
100
10-1
10-2
 L’effetto Compton è il processo dominante
102
nella regione fra 0.1 e 10 Mev
 Ad energie molto basse è importante lo scattering
Rayleigh: interazione coerente con tutto l’atomo
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10
106
Eg (eV)
108
1010
30
Produzione di coppie
q:
me
Ee
 L’energia k si suddivide fra i due elettroni
0.5 GeV
sezione d’urto (barn)
 Come abbiamo detto la produzione di coppie è molto simile alla Bremsstrahlung
 La produzione di coppie deve avvenire in presenza di un campo elettrico
intenso (ad esempio il campo elettrico di un nucleo)
 Nello spazio vuoto non è cinematicamente possibile
 La sezione d’urto cresce rapidamente appena
superata la soglia
Piombo
 Ad alta energia gli elettroni hanno un momento 102
che forma con la direzione del fotone un angolo
s : Z2
101
100
10-1
0.1 GeV
10-2
102
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10
106
Eg (eV)
108
1010
31
Assorbimento di fotoni
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
32
Dosimetria
 La perdita di energia è importante anche per i suoi effetti biologici
 La dose è la quantità di energia depositata per unità di massa
 La sua unità di misura è il Gray
1Gy = 1J kg- 1 = 6.25 ´ 1012 MeVkg-
1
 L’effetto della radiazione dipende non solo dalla quantità di energia rilasciata
ma anche dalla densità della radiazione depositata
 Si usa la dose equivalente per avere una stima migliore del danno biologico
causato dalla distruzione nelle cellule di legami chimici e molecolari
 Il rischio più importante costituito dalle mutazioni
che possono originare cancro
 L’unità di misura della dose equivalente è il Sievert (Sv)
1Sv =
å
wR ´ Gy
 Il fattore wr ha una origine empirica
 Tiene conto del rischio causato da
lunga esposizione a diversi tipi di
radiazione
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
33
Acceleratori di particelle
 Per accelerare una particella carica occorre un campo elettrico
0 KV
-
100 KV
+
-
200 KV
+
-
300 KV
+
-
400 KV
+
-
500 KV
+
-
600 KV
+
 Poco pratico:
 Per raggiungere elevate energie occorrono tensioni elevatissime
 1 milione di volt per 1 MeV
 LHC avrà energie di 7 TeV
 1 TeV = 1012 eV = 106 MeV
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
34
Acceleratori di particelle
 Si fa in modo che il potenziale acceleratore viaggi con la particella
-50 KV
-
-50
+50 KV
+
-
-50
+50 KV
KV
+
-
-50
+50 KV
KV
+
-
-50
+50 KV
KV
+
-
-50
+50 KV
KV
+
-
+50 KV
+
 Il potenziale che viaggia è un’onda elettromagnetica
 Il campo elettrico deve essere longitudinale
 La velocità dell’onda e della particella devono
essere uguali
 Cavità risonanti: immagazzinano tanta energia
( r ~ |E|2 )
 Limitato dall’emissione di elettroni dalle pareti
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
35
Acceleratori lineari
 Per costruire un acceleratore si possono disporre tante cavità
acceleratrici in serie ( Acceleratore Lineare )
e
e
 L’Acceleratore Lineare PEP II di SLAC (Stanford, California)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
36
Acceleratori Circolari
acceleratore lineare
dipoli magnetici
cavità acceleratrici
 Anello con alto vuoto ( Beam Pipe)
 Un campo magnetico perpendicolare al
disegno confina le particelle in una orbita
circolare
 Le particelle sono preaccelerate da un
acceleratore lineare (LINAC)
 Vengono iniettate nell’anello dell’acceleratore:
 Il campo magnetico viene regolato in
modo che
p = 0.3 BR
 Le particelle seguono un’orbita circolare
 Una cavità accelera le particelle ad ogni
attraversamento
 Il campo magnetico aumenta in fase con
l’aumento di energia: sincrotrone
 La cavità compensa l’energia radiata
 Essenziale per accelerare elettroni
 Per raggiungere energie molto elevate
si utilizzano molte cavità
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
37
Moto in campo magnetico
 L’equazione del moto di una particella carica in un campo magnetico è
dp
= ev´ B
dt
 In relatività ristretta la quantità di moto
si può scrivere come pc = e v/c con
 e l’energia della particella
 v la sua velocità
 L’equazione del moto diventa
dp
1 de
e dv
= 2
v+ 2
= ev´ B
dt
c dt
c dt
 Moltiplicando per v si ottiene ( v è perpendicolare a dv e a vB )
de
= 0
dt
 L’equazione del moto diventa pertanto
dv
= v ´ Wv
dt
Wv =
eB 2
c
e
 Cioè la velocità precessa con velocità
angolare Wv
 Se v è perpendicolare a B la traiettoria
della particella è una circonferenza percorsa in un tempo T = 2p/Wv
 Per trovare il raggio della circonferenza
2p R
vT
v
= v® R =
=
T
2p
Wv
ve
p
be
=
pc
R =
R
=
eB
eBc 2
 Esprimendo il momento pc in GeV, il raggio
in metri e il campo magnetico in Tesla
 Ritroviamo il risultato che il campo magnetico non fa lavoro e l’energia si
conserva
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
pc = 0.3 R B
38
Acceleratori Circolari
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
39
Cavità acceleratrici
 Consideriamo un acceleratore con una sola
cavità
 LEP: C = 26.6589 Km
 Quando una particella entra nella cavità
trova un campo elettrico longitudinale
 Il campo elettrico è un’onda elettromagnetica che viaggia con la stessa
velocità della particella
 All’interno di una cavità il campo elettrico
varia in funzione del tempo
 Ad esempio, all’ingresso della cavità
E (t ) = E o cos wot
 La frequenza di rivoluzione della particella è
frev =
1
bc
=
T
C
 La particella deve trovarsi in fase con
l’onda elettromagnetica
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
40
Traiettoria sincrona
 La condizione che la particella entri nella
cavità con la stessa fase rispetto alla RF
impone che la frequenza nella cavità sia
un multiplo della frequenza di rivoluzione
fRF = h ×frev
LEP
LHC
f r ev (KHz)
11.2455
11.2455
f R F (KHz)
352 209.060
40 000
h
31320
3564
 Il campo accelerante visto dalla particella
dipende dalla fase all’ingresso
E f = E o cos f
 L’energia guadagnata dalla particella alla
fine del suo percorso all’interno della
cavità è pertanto
D E = Eo ×L cos f
 Eo è il campo acceleratore massimo della
cavità e viene espresso in MV/m
 La traiettoria sincrona è quella che consente alla particella di entrare nella cavità sempre con la stessa fase
 Nel LEP gli elettroni sono fortemente
relativistici ( E ≈ 45 GeV, g ≈ 105 )
 Anche in LHC i protoni sono molto
relativistici ( E = 7 TeV, g  7.5  103 )
 La variazione di energia di una particella
lungo l’orbita ( DE 10-100 MeV ) non può
cambiare la velocità al punto di alterare
la fase
C
T =
bc
dT
db
= T
b
2
1 - b2
1 mc 2
- 2b
dE = db
2 1 - b2 1 - b2
dE
db
= g 2b 2
E
b
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
E = mc g =
mc 2
DT
1 DE
= - 2 2
T
b g E
41
Oscillazioni di Fase
 La fase può variare a causa della variazione del raggio dell’orbita
C
T =
bc
 Pertanto
-p
DT
DC
DR
=
=
T
C
R
 Il raggio è determinato dal campo magnetico e dal momento ( energia, E = p )
dell’elettrone
Dg
E
p
f
fs
f
p = 0.3 ×B ×R
DT
DE
=
T
E
Dp
p
 Esiste una intervallo di fasi che permette
il funzionamento stabile della macchina
 Ad esempio fs
 Una particella in anticipo rispetto fs:
 È soggetta ad un campo maggiore
 Acquista più energia
 Percorre una circonferenza maggiore
 Al giro successivo è in ritardo
 Viceversa, una particella in ritardo:
 È soggetta ad un campo minore
 Acquista meno energia
 Percorre una circonferenza minore
 Al giro successivo è in anticipo
 Le particelle pertanto oscillano intorno al
punto di stabilità fs
 La regione di stabilità è individuata nel
piano Dg - f
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
42
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
prof. Francesco Ragusa
Università di Milano
Lezione n. 15
15.11.2013
anno accademico 2012-2013
Moti trasversali
 Per descrivere il moto di una particella in
un acceleratore circolare si utilizzano le
seguenti convenzioni
 In un dipolo reale il campo non è perfettamente uniforme
l’equazione del moto
d 2x
= - K x ×x
ds 2
z
z
s
x
da
R
ds=Rda
 Oltre al moto circolare le particelle hanno dei moti trasversali
 Il campo magnetico è fornito da dipoli
magnetici
Kx =
1 ¶ Bz
BR ¶ x
Kx =
1
b x2
x
 La soluzione è simile a un moto armonico
x (s ) =
bx ex sin (y (s ) + l )
y (s ) =
ds
ò bx (s )
 Considerazioni analoghe per il moto lungo
z determinato dalla componente Bx
 I moti trasversali sono pertanto moti armonici determinati dalle disuniformità del
campo magnetico tramite le funzioni
bx(s) e by(s)
 LEP 45 m < b < 135 m
 LHC 40 m < b < 180 m
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
44
Oscillazioni di betarone
 Nella loro orbita le particelle compiono
pertanto un moto oscillatorio, le oscillazioni di betatrone
 Le oscillazioni sono governate dalle
funzioni b
ds
(s )
ò bx
y (s ) =
 L’avanzamento di fase complessivo in una
rivoluzione completa è
Dy =
ds
(s )
òÑbx
Dy
Q =
2p
 Q è detto “tune” (orizzontale o verticale) e
rappresenta il numero delle oscillazioni nel
corso di una rivoluzione completa
LEP : 60 < QH ,V < 100
 Q dipende dalle funzioni b e quindi dai
gradienti magnetici
 Può essere modificato modificando le
correnti dei magneti
 Per una macchina sia stabile occorre che
Q non sia un numero intero o razionale
 In questo caso infatti una particella
ripasserebbe con la stessa fase
attraverso inevitabili difetti magnetici
che farebbero crescere l’ampiezza delle
oscillazioni fino alla perdita del fascio
 La seguente condizione di risonanza deve
essere evitata
lQH + mQV = n
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
45
Risonanze
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
46
The LHC tune diagram
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
47
Focalizzazione
 È importante contenere l’ampiezza dei
moti trasversali: quadrupoli
z
S
B x = - K x ×z
N
B z = - K z ×x
F
F
B
N
v
v
S
 Si può ottenere una funzione focalizzante
in entrambe le direzioni utilizzando due
quadrupoli ( uno F, uno D) posti in serie e
separati da una sezione dritta vuota (O)
x
F
F = ev´ B
B
 La Forza di Lorentz che un campo di
questo tipo esercita su una particella
positiva è
 defocalizzante in direzione x
 focalizzante in direzione z
O
D
O
 La struttura FODO è detta “a Gradiente
Alternato” o “Focalizzazione Forte”
 In un quadrupolo il campo magnetico è
nullo al centro (e solo al centro)
 la traiettoria centrale è definita dai
centri dei quadrupoli
 Beam Orbit Monitors ( BOM ) sono
montati sui quadrupoli
 Una particella che non attraversa un quadrupolo al centro è soggetta ad un ulteriore campo dipolare
 Il campo dei quadrupoli contribuisce alle
funzioni b
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48
“Strong Focusing”
 La focalizzazione forte permette di ridurre l’ampiezza delle oscillazioni
trasversali di circa un fattore 100, quindi da metri a centimetri
 Le camere a vuoto e i magneti possono essere ridotti di conseguenza
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49
Energia e Campo Magnetico
 La relazione fra momento e campo magnetico è (per gli elettroni di LEP p = E)
p = 0.3 ×B ×R
 Tenendo conto delle variazioni di B lungo l’orbita
ds
p = 0.3 ×B (s ) ×
da
òÑpd a
= 0.3ò
ÑB (s )ds
 Definendo il momento medio
p º
1
2p
òÑpda
E =
p =
0.3
ÑB (s )ds
2p ò
 Il sistema magnetico di LEP (dipoli, quadrupoli, sestupoli) è conosciuto con
elevata precisione (relativa):
 Modelli per la variazione del campo nelle varie posizioni
 Durante il funzionamento dell’acceleratore vengono registrate continuamente:
 La corrente dei magneti
 La temperatura dei magneti
 Le letture delle sonde NMR
 … molto altro …
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
50
Bersaglio Fisso e Collis(ionat)ori
 Gli acceleratori vengono utilizzati con due modalità di funzionamento
 Fascio estratto: esperimenti a bersaglio fisso
 Collider: collisione di fasci
 Storicamente la modalità con fascio estratto è stata la prima a essere
utilizzata
 La differenza principale fra le due modalità è la massima energia disponibile
per produrre nuove particelle
 Fondamentale nella scoperta di nuovi fenomeni
 Vediamo qual’è l’energia minima che deve avere un protone pre produrre una
particella di massa MX
 In una collisione di un protone fascio con un nucleone bersaglio si ha
p+ N ® N + X
 Tralasciamo la conservazione di numeri quantici (carica, numero barionico,…)
 Dalla cinematica
s = ( p1 + p2 )2 = ( p3 + pX )2
 La soglia per la produzione corrisponde al valore di s per il quale nel centro di
massa della particelle 3 e della particella X esse sono a riposo
 L’energia è stata usata solo per produrre massa (zero energia cinetica)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
51
Bersaglio Fisso e Collisori
 Il valore di s corrispondente è
s = (m 3 + M X )2
 Per un esperimento a bersaglio fisso si ha
s = ( p1 + p2 )2 = m 12 + m 22 + 2m 2E 1
 L’energia minima per la produzione della massa MX è pertanto
E1 =
(m 3 + M X )2 - m 12 - m 22
2m 2
 L’energia minima per la produzione della
massa MX è pertanto
m + MX
E1 = 3
2
E1 :
Ebeam (GeV)
 Per un esperimento con fasci in collisione
si ha
s = ( p1 + p2 )2 = (E 1 + E 2 )2 = 4E 12
M X2
E1 :
2m p
MX
2
 Con i fasci in collisione, a parità di energia
del fascio, si producono masse più elevate
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
MX (GeV)
52
La luminosità
 Abbiamo visto che in un collisore due fasci di
particelle sono fatti circolare in direzione opposta
e fatti collidere in opportune regioni (punti di
intersezione) dove sono installati i rivelatori
 I fasci sono raggruppati in pacchetti (bunches):
 n1 e n2 sono il numero di particelle nei bunches
dei due fasci di area (sezione) S
 La frequenza delle collisioni dei due bunches è f
 Se s è la sezione d’urto di un dato processo,
il numero di eventi di quel processo prodotti
al secondo è
n
dN
 Si definisce
= n1f 2 s
Luminosità Integrata
dt
S
n
L = n1 f 2
S
 Si definisce Luminosità
 Si misura in cm-2s-1
 In un dato esperimento il numero
di eventi prodotti è
N =
ò dN =
ò n1f
ò L dt
 La luminosità integrata è l’inverso
di una sezione d’urto; si misura in
nb-1, pb-1…
 In un esperimento, nota la luminosità integrata la sezione d’urto è
n2
s dt = s ò L dt
S
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
s = N/
ò L dt
53
Apparati Sperimentali
 In una interazione vengono prodotte:
 Particelle cariche
 Adroni (interazione forte)
 Leptoni carichi (interazione
elettromagnetica)
 Particelle neutre
 Fotoni
 Adroni (neutroni, kaoni)
 Leptoni neutri: neutrini (invisibili)
 Funzioni del rivelatore
 Misura della quantità di moto
delle particelle cariche
 Misura dell’energia delle
particelle neutre
 Identificazione
 Elettroni,fotoni
 Adroni
 Muoni
rivelatore adroni
rivelatore muoni
B
tracciatore
rivelatore elettroni/fotoni
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54
Esempio: Interazione e+e- in ALEPH
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
55
The first ATLAS Collision
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56
ATLAS Beam Halo Event (November 2009)
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
57
Dati dai rivelatori
 Come funzionano i rivelatori:
 I rivelatori producono Mbytes di
informazioni al secondo
 Le informazioni vengono raccolte ed
elaborate da computers
 Si possono produrre “immagini
virtuali” dell’evento
 Si analizzano i dati per misurare
grandezze fisiche
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
58
Immagini virtuali
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59
Gli Esperimenti: ATLAS
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
60
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
prof. Francesco Ragusa
Università di Milano
Lezione n. 12
25.11.2010
anno accademico 2012-2013
Tracking
 Per Tracking si intende la ricostruzione della
traiettoria di particelle cariche (tracce) negli
esperimenti di fisica delle particelle elementari
 Lo scopo è misurare (lista non completa )
segno della carica
F = qv´ B
momento (campo magnetico)
v
B
p = 0.3·B·R
Identificazione delle particelle (massa);
non necessariamente lo stesso rivelatore
tagging di vita media
vertice secondario
vertice primario
p = mo g b
parametro d’impatto
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
62
Moto in campo magnetico
 Abbiamo già visto che in un campo magnetico l’energia di una particella non
cambia
d 2r
dr
mo g 2 = e ´ B
 L’equazione del moto è
dt
dt
 Untilizzando come variabile la
lunghezza l della traiettoria
dl = vdt
percorsa invece di t
 Si ottiene
d 2r
dr
m o gv 2 = e ´ B
dl
dl
d 2r
e dr
=
´ B
p dl
dl 2
 Nel caso di un campo magnetico non omogeneo
B(l) varia lungo la traiettoria
 la traiettoria r(l) si trova risolvendo
un’equazione differenziale
 Nel caso di B omogeneo
 La soluzione è un’elica
vz
B
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
vs
v
63
Spettrometri magnetici
 Molti esperimenti di fisica delle particelle elementari con acceleratori hanno
uno spettrometro magnetico per misurare il momento delle particelle cariche
 Si utilizzano prevalentemente 2 configurazioni
 campo magnetico solenoidale
 campo magnetico dipolare
 Campo dipolare
 Campo solenoidale
x
B
B
x
z
y
 Simmetria cilindrica
 Deflessione nel piano x - y (r - f)
 I rivelatori sono disposti su gusci
cilindrici (chiusi da “tappi”)
 Misura della traiettoria curva nel
piano r - f a fissati r
z
y
 Simmetria rettangolare
 Deflessione nel piano y - z
 I rivelatori sono disposti su piani
paralleli perpendicolari a z
 Misura della traiettoria curva nel
piano y - z a fissati z
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
64
Tracking Systems: ATLAS
 Pixel Detector
 3 barrels, 3+3 disks: 80106 pixels
 barrel radii: 4.7, 10.5, 13.5 cm
 pixel size 50400 mm
 srf= 6-10 mm sz = 66 mm
 SCT
 4 barrels, disks: 6.3106 strips
 barrel radii:30, 37, 44 ,51 cm
 strip pitch 80 mm
 stereo angle ~40 mr
 srf= 16 mm sz = 580mm
 TRT
 barrel: 55 cm < R < 105 cm
 36 layers of straw tubes
 srf= 170 mm
 400.000 channels
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
65
Tracking Systems: CMS
Outer
Barrel –TOBInner Barrel
–TIBInner Disks
–TID-
Pixel
End cap –
TEC-
2,4
m
 Pixel Detector
 2 barrels, 2 disks: 40106 pixels
 barrel radii: 4.1, ~10. cm
 pixel size 100150 mm
 srf= 10 mm sz = 10 mm
 Internal Silicon Strip Tracker
 4 barrels, many disks: 2106 strips
 barrel radii:
 strip pitch 80,120 mm
 srf= 20 mm sz = 20 mm
 External Silicon Strip Tracker
 6 barrels, many disks: 7106 strips
 barrel radii: max 110 cm
 strip pitch 80, 120 mm
 srf= 30 mm sz = 30 mm
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
volume 24.4 m3
66
Tracking Systems: ATLAS & CMS
ATLAS
CMS
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
67
Misura del momento
 Il momento della particella è proiettato lungo 2 direzioni
 Nel piano r - f si misura
il momento trasverso p
l
P^ = P cos l = 0.3BR
 Nel piano r - z si
misura l’angolo di dip l
r
z
l
z
 Ordini di grandezza
P^ = 1GeV
B = 2T
R = 1.67 m
P^ = 10GeV
B = 2T
R = 16.7 m
 Assumiamo una lunghezza di 1 m
s
s = R (1 - cos a )
2a
P^
r
 Sagitta e momento
 La misura della sagitta e della lunghezza della traiettoria permettono
la misura di R (e quindi di p )
R
L
2a =
R
r
P
PL
r
f
P^ = 1GeV
s = 7.4 cm
P^ = 10GeV
s = 0.74 cm
a2
L2
s » R
=
2
8R
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
68
Misura del momento
 Una volta misurato il momento trasverso e l’angolo di dip il momento totale è
P =
P^
0.3BR
=
cos l
cos l
 L’errore sul momento è
P
¶P
= ^
¶R
R
¶P
= - P^ tan l
¶l
2
2
D
R
æD P ö
æ
ö
÷
÷
çç
= çç
+ ( tan l D l )2
÷
÷
è P ø
è R ø
 Ė necessario studiare
 L’errore sul raggio misurato sul piano di curvatura r - f
 L’errore sull’angolo di dip misurato sul piano r - z
 Commento:
 In un collider adronico l’enfasi è sul momento trasverso
 I processi elementari fra i partoni non sono a riposo nel sistema di
laboratorio
 La conservazione dell’impulso per vincolare grandezze non misurate è
utilizzabile solo nel piano trasverso
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
69
Misura del momento
 Vediamo come l’errore sul momento è legato alla
precisione con cui vengono misurati le coordinate
della traiettoria (risoluzione spaziale)
 Ritornando alla sagitta
 Assumiamo di avere 3 misure: y1, y2, y3
y1
 Otteniamo
a2
L2
y + y2
s = y3 - 1
2
3
ds =
dy : dy
2
s » R
 Combinando i risultati ottenuti
L2 dp
= dy
8R p
dp
8R
= 2 dy
p
L
2
=
8R
R =
dp
dR
=
p
R
y3 s
y2
R
2
ds =
p
0.3B
L dR
: dy
8R R
dp
8p
=
dy
p
0.3BL2
2a =
2a
s = R (1 - cos a )
dp
8dy
=
p2
0.3BL2
 Aspetti salienti dell’errore sul momento
 L’errore percentuale è proporzionale al momento stesso
 È inversamente proporzionale a B
 È inversamente proporzionale a 1/L2
 È direttamente proporzionale alla risoluzione spaziale dy
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
L
R
70
Equazione dell’elica
 In forma parametrica l’elica è descritta
dalle equazioni
hs cos l
é
x (s ) = x o + R êcos F o +
R
ë
(
hs cos l
é
y (s ) = yo + R êsin F o +
R
ë
(
)
)
R (m ) =
p^ (GeV )
0.3B (T )
ù
- cos F o ú
û
PL
ù
- sin F o ú
û
l
z (s ) = zo + s sin l
B
 l è l’angolo di “dip”
 h =±1 è il senso di rotazione sull’elica
 La proiezione sul piano x-y plane è una
circonferenza
2
r
P
(x o , y o )
2
(x - xo + R cos F o ) + (y - yo + R sin F o ) = R
 xo e yo sono le coordinate a s = 0
 Fo è anche legato alla pendenza della
tangente alla circonferenza a s = 0
P^
Fo
2
R sin F o
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
R cos F o
71
Equazione dell’elica
 Per ricostruire la traiettoria si posizionano piani
di misura lungo il percorso della particella
 Usualmente si considerano le proiezioni
su due piani
 perpendicolare a B (x,y): circonferenza
linea retta
 contenente B (x,z), (y,z) or (r,z)
(x 2, y2, z 2 )
 Nel piano che contiene B (per esempio il piano
y - z) la traiettoria è una funzione periodica di z
hs cos l
é
y (s ) = yo + R êsin F o +
R
ë
y (z ) = yo
(
é
+ R êsin (F
ëê
o
+
)
ù
- sin F o ú
û
(x1, y1, z1 )
s =
z - zo
sin l
h (z - zo )
ù
- sin F o ú
ú
R t an l
û
)
 Tuttavia, per momenti elevati, ad esempio R tanl >> ( z-zo ),
assumendo per semplicità h = 1, Fo = 0
y (z ) » yo +
1
(z - zo )
t an l
y (z ) = yo + ct an l (z - zo )
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linea retta
72
The Helix Equation
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
73
Rivelatori a semiconduttore
 Si realizzano rivelatori di posizione utilizzando semiconduttori
 si utilizza silicio con tecniche di fabbricazione di circuiti integrati
 spessore tipico 300 mm
alluminio
 Un tipico esempio:
 materiale n
passivazione di SiO2
giunzione p-n
 implantazioni p
implantazione di silicio p+
 passo tipico 50 mm
 giunzione p - n
silicio di tipo n+
silicio di tipo n
 inversamente polarizzata
contatto ohmico
 regione senza cariche mobili
(depleteted region)
 Una particella carica che attraversa la regione svuotata
 produce ionizzazione
Vo
 la ionizzazione si muove sotto l’effetto del campo
elettrico e viene raccolta sugli elettrodi
+
 La posizione dell’elettrodo individua la posizione
della traiettoria
Al deposit
implantazione n+ passivazione etching
 Realizzazione dei contatti
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
74
Microstips detectors, Pixel detectors
 A seconda delle dimensioni delle implantazioni si hanno due tipi di rivelatori
 Rivelatori a microstrip
 dimensioni tipiche
 passo 50 mm
 lunghezza 5 cm
 Rivelatori a pixel
 dimensioni tipiche
 80 mm  80 mm
 entrambe le direzioni con la
stessa precisione
 50 mm  400 mm
 una direzione più con maggiore precisione
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
75
Interconnessione
 Uno dei problemi più complessi con i rivelatori a Pixels è la connessione
 collegare i singoli pixels ai canali di elaborazione elettronica
 Tecnica del Bump bondig
sensori
elettronica di lettura
bumps
chip flip
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76
Moduli
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
77
Sistema
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
78
Vecchi rivelatori
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
79
Risoluzione spaziale
 Qualè la risoluzione spaziale di un rivelatore di questo tipo ?
 Una particella che lo attraversa interessa
una strip
 la posizione della strip è xi
 Sono misurate con la stessa posizione
tutte le particelle che attraversano il
rivelatore ad una posizione compresa fra
sx =
50
» 14 mm
12
D
D
D
£ x £ xi +
xi 2
2
2 xi
D
 L’errore di misura è uniformemente distribuito
xi +
2
 Il valor medio della distribuzione è ovviamente xi
x max
1 x max
dN
x = ò
f (x )xdx =
xdx
=
x
i
dx
x min
D òx min
xi -
 La varianza della distribuzione è
s x2
=
x max
òx
f x
(
min
x- x
)(
)2
1
dx =
D
ò-
+ D2
D
2
1
D
D2
x dx =
12
2
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
xi -
D
2
xi
xi +
D
2
80
x
Migliorare la risoluzione
 La risoluzione può essere migliorata utilizzando la suddivisione della carica
 La carica rilasciata si suddivide fra due strip adiacenti
 Il rapporto con cui si suddividono dipende
dalla posizione fra le due strip
no charge sharing: 1 hits
charge sharing: 2 hit
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
81
Alcuni membri del nostro gruppo
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
82
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
prof. Francesco Ragusa
Università di Milano
Lezione n. 18
27.11.2008
anno accademico 2012-2013
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
prof. Francesco Ragusa
Università di Milano
Lezione n. 19
28.11.2008
anno accademico 2012-2013
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare
prof. Francesco Ragusa
Università di Milano
Lezione n. 20
05.12.2008
anno accademico 2012-2013
Perdita di energia per ionizzazione
 Veniamo al trattamento quantistico della perdita di energ
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
86
Interludio: velocità del centro di massa
 In relatività ristretta occorre ridefinire la velocità del centro di massa
 Consideriamo un gruppo di n particelle caratterizzate da quadrimomenti pk
 Le possiamo considerare un’unica particella caratterizzata da
P = p1 + K + pn
E = E1 + K + En
 Ricordiamo che P m =
(M g
p = p1 + K + pn
M 2 = P 2 = E 2 - p2
M gb ). Allora la particella fittizia ha velocità
E
M
 Il centro di massa si muove solidalmente con la particella fittizia.
La sua velocità è b.
 Consideriamo adesso l’urto di due particelle di cui una a riposo (sistema di
laboratorio)
 la velocità del centro di massa in questo sistema è
g cm =
E
M
=
p2 = 0
b=
p
E
b cm =
p
E
g =
=
p2 = 0
p1
E1 + m 2
E1 + m 2
(E 1 + m 2 )2 - p12
=
E1 + m 2
m 12 + m 22 + 2m 2E 1
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
87
Interludio:massimo momento trasferito
 Consideriamo adesso l’urto di una particella pesante (un protone) con una
leggera (un elettrone)
 Nel loro centro di massa le particelle hanno lo stesso momento
e si urtano frontalmente
 Il massimo momento trasferito si ha quando l’elettrone “rimbalza” indietro
 In questo sistema il momento dell’elettrone si trova con la trasformazione di
Lorentz dal laboratorio (dove l’elettrone è fermo) al centro di massa
me
 Indichiamo con g* e b* la velocità del centro di massa
<< 1
mp
g* =
E p + me
m p2 + m e2 + 2m e E p
» g
b* =
pp
» b
E p + me
 Otteniamo (v. PDG, Kinematics p. 275)
æE e* ö
çç ÷
÷=
çç * ÷
÷
÷
çè pe || ø
÷
æ g*
æ g*
öæm e ö
æ me g * ö
- g *b * ö
- g *b * ÷
Ee ö
æ
÷
÷
çç
ç
çç
÷
÷
÷
çç ÷
çç ÷
çç
÷
÷
÷
÷
=
÷
=
çç * *
ç
÷
÷
÷
÷
÷
*
* *
*
ç
*
*
p
0
ç
÷
÷
ç
ç
÷
÷
÷
e
||
è
ø
è
ø
g ø
g ÷
m
g
b
çè- g b
çè- g b
÷
ç
÷
ø
è e
ø
p*^ = p^
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
88
Interludio:massimo momento trasferito
 Abbiamo detto che il massimo momento trasferito
alla particella 2 (elettrone) si ha quando essa
ritorna indietro
p|| = m e g *b *
æE e* ö
çç ÷
÷=
çç * ÷
÷
÷
çè pe || ø
÷
æ me g * ö
÷
çç
÷
÷
çç
* *÷
÷
÷
èç- m e g b ø
 Questo nel sistema del centro di massa
 Ritorniamo nel sistema di laboratorio
 Nel sistema di laboratorio la particella 2 ha il momento che si ottiene con la
trasformazione inversa
æE e ö
çç ÷
÷=
÷
çè pe || ÷
ø
æ g*
çç
çç * *
çè g b
g *b * öæ
me g * ö
÷
÷
ç
÷
÷
çç
÷
÷=
÷
* ֍
* *÷
÷
g øè
÷çm e g b ø
÷
æm e g *2 (1 + b *2 )ö
÷
çç
÷
÷
çç
÷
*2 *
÷
çè 2m e g b
÷
ø
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
89
Interludio:massimo momento trasferito
 Pertanto la massima variazione di momento nel sistema di laboratorio è
D p = p f - pi = 2me g *2b* - 0 = 2me g *2b*
 Utilizzando i valori trovati per g* e b*
b* =
 Otteniamo
D p = 2m e
pp
E p + me
*
g =
E p + me
m p2 + m e2 + 2m e E p
pp
E p + me
m p2 + m e2 + 2m e E p
æ
m e2 - m p2
ç
= çç1 + 2
m p + m e2 + 2m e E p
è
ö
÷
÷
pp
÷
÷
ø
 Nel caso del protone che incide su un elettrone fermo (mp  me) vediamo che la
variazione di momento può essere approssimata come
1
æ
ö
÷
D p » çç1 pp
÷
me E p ÷
çç
÷
1+ 2
÷
ççè
mp mp ÷
÷
ø
 In particolare se gp = Ep/mp  1 tutto il momento può essere trasferito
all’elettrone
D p » pp
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
90
Interludio:massima energia trasferita
 Analogamente la variazione di energia del bersaglio è
D E = m e g *2 (1 + b *2 ) - m e = m e ( g *2 - 1 + g *2 b *2 )
 Dal momento che g* = (1-b*2)-1 si verifica facilmente che
g *2 - 1 = g *2b *2
 Otteniamo pertanto il risultato
D E = 2me g *2b *2
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
91
Parametro d’impatto: limite inferiore
 Ritorniamo al parametro d’impatto
 possiamo stimare il limite minimo bmin come il parametro d’impatto che
corrisponde alla massima energia trasferibile appena calcolata
D E = 2me g *2b *2
é ze 2
D E1 = ê
êë2peo
ù2 1
ú
2 2
ú
û mev b
 ponendo g*  g, b*  b e uguagliando
é ze 2
ê
êë2peo
 in conclusione
bmin
ze 2
=
2peo
ù2
1
2 2
ú
=
2
m
g
b
e
2 2
ú
m
b
b
û e min
1
2m e gb 2
ze 2
1
>
2peo 2m e g
=
z
r
g e
e2
re =
4peo m ec 2
 Vedremo che questa approssimazione (classica) risulta troppo grossolana
 produce un valore di bmin troppo piccolo
 non tiene conto della meccanica quantistica
Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Francesco Ragusa
92