La politica economica in Economica Aperta

Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia – Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta
Capitolo XVIII.
La politica economica
in economia aperta
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia – Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta
1.1. Un aumento della domanda interna
Fig. 18.1. Gli effetti di un aumento della spesa pubblica.
Un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della
produzione e del disavanzo commerciale.
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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta
1.2. Un aumento della domanda estera
L’aumento della produzione estera, ΔY*, comporta un effetto
diretto dato dall’incremento di un certo ammontare delle
esportazioni pari a ΔX:
• per ogni dato livello della produzione, questo aumento delle
esportazioni induce un incremento della domanda di beni nazionali
pari a ΔX, per cui ZZ si sposta in ZZ’;
• dato il livello di produzione, all’aumentare delle esportazioni
anche NX si sposta di pari ammontare in NX’.
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Capitolo XVIII. La politica economia in economia aperta
1.2. Un aumento della domanda estera
Fig. 18.2. Gli effetti di un aumento della domanda estera.
Un aumento della domanda estera provoca un aumento della
produzione e un avanzo commerciale.
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1.3. Un riesame della politica fiscale
• Un aumento della domanda nazionale provoca un incremento
della produzione, ma anche un peggioramento del saldo
commerciale.
• Un aumento della domanda estera provoca un incremento della
produzione nazionale e un miglioramento del saldo commerciale.
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1.3. Un riesame della politica fiscale
I governi discutono spesso di coordinamento, anche se è difficile
raggiungere un effettivo e completo coordinamento per diverse
ragioni:
• il coordinamento potrebbe richiedere ad alcuni paesi di
intervenire più di altri, e non è detto che essi siano disposti a farlo;
• i paesi hanno un forte incentivo a promettere di aderire al
coordinamento, ma potrebbero poi rinnegare la loro promessa.
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2. Deprezzamento, bilancia commerciale e produzione
Supponiamo che il tasso di cambio reale sia dato da:
EP

P
*
Il tasso di cambio reale è uguale al tasso di cambio nominale
moltiplicato per il livello dei prezzi interni, diviso per il livello dei
prezzi esteri.
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2.1. Deprezzamento e bilancia commerciale:
la condizione di Marshall-Lerner
Ricordiamo che la definizione di esportazioni nette è:
NX  X  IM / 
Sostituendo X e IM con le loro rispettive espressioni,
otteniamo:
NX  X (Y ,  )  IM (Y ,  ) / 

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2.1. Deprezzamento e bilancia commerciale:
la condizione di Marshall-Lerner
Una riduzione di e influenza la bilancia commerciale attraverso
tre canali:
• le esportazioni X aumentano;
• le importazioni IM diminuiscono;
• il prezzo relativo dei beni esteri in termini di beni nazionali, 1/,
aumenta. Questo tende ad aumentare il valore delle importazioni.
La condizione in base alla quale un deprezzamento reale genera
un aumento delle esportazioni nette è nota come condizione di
Marshall-Lerner.
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2.2. Gli effetti di un deprezzamento
Il deprezzamento provoca una variazione della domanda, sia estera
che interna, a favore dei beni nazionali. Questo genera a sua volta un
aumento della produzione interna e un miglioramento della bilancia
commerciale.
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2.3. La combinazione di politiche fiscali e di cambio
Fig. 18.4. Come ridurre il disavanzo commerciale senza
variare la produzione.
Per ridurre il disavanzo commerciale senza variare la produzione, il
governo deve operare un deprezzamento e ridurre la spesa pubblica.
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2.3. La combinazione di politiche fiscali e di cambio
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3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J
È possibile che un deprezzamento causi un peggioramento iniziale
della bilancia commerciale:  diminuisce , ma né X né IM si aggiustano
in misura significativa, generando così una riduzione delle
esportazioni nette, X-IM/.
Successivamente, gli effetti di una variazione dei prezzi relativi, sia
delle esportazioni sia delle importazioni, si rafforzano. Le esportazioni
aumentano e le importazioni diminuiscono.
Se la condizione di Marshall-Lerner alla fine è soddisfatta, la
variazione delle esportazioni e delle importazioni diventa più forte
dell’effetto negativo sui prezzi, e l’effetto finale sarà un miglioramento
di NX.
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3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J
Fig. 18.5. La curva J.
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3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J
Fig. 18.6. Il tasso di cambio reale e il rapporto tra esportazioni nette e Pil, Stati Uniti, 1980-1990.
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3. Uno sguardo alla dinamica: la curva J
Dal punto di vista della bilancia commerciale, espressa in rapporto
al Pil, due sono i fatti evidenti:
• le variazioni del tasso di cambio reale si sono effettivamente
riflesse in movimenti paralleli delle esportazioni nette;
• tuttavia si osservano ritardi non irrilevanti nella risposta della
bilancia commerciale a variazioni del tasso di cambio reale.
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4. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale
Partendo dalla condizione di equilibrio:
Y  C  I  G  IM /   X
Sottraendo C+T da entrambi i lati e ricordando che S=Y-C-T,
otteniamo:
S  I  G  T  IM /   X
Usando la definizione di esportazioni nette e riordinando i termini,
otteniamo:
NX  S  (T  G)  I
Un avanzo commerciale corrisponde a un eccesso di risparmio
sull’investimento. Un disavanzo commerciale corrisponde, invece, a
un eccesso di investimento sul risparmio.
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4. Risparmio, investimento e disavanzo commerciale
• Un aumento dell’investimento deve riflettersi in un aumento del
risparmio privato, del risparmio pubblico o in un peggioramento
del saldo commerciale.
• Un aumento del disavanzo di bilancio deve riflettersi in un
aumento del risparmio privato, in una riduzione dell’investimento
o in un peggioramento del saldo commerciale.
• Un paese con un alto tasso di risparmio, pubblico o privato, deve
avere o un elevato tasso di investimento o un significativo avanzo
commerciale.
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5.1. Gli effetti della politica fiscale in economia aperta
Che cosa accade alle varie componenti della domanda?
• Il consumo e la spesa pubblica chiaramente aumentano, il primo
a causa dell’incremento del reddito e la seconda per ipotesi.
• Ciò che accade all’investimento è ambiguo. Da un lato la
produzione aumenta, inducendo un incremento
dell’investimento. Dall’altro, il tasso di interesse aumenta,
riducendo la spesa per investimenti.
• Le esportazioni nette dipendono dalla produzione estera, dalla
produzione nazionale e dal tasso di cambio. Le esportazioni
nette diminuiscono sia per effetto dell’apprezzamento sia a
causa dell’aumento della produzione.
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5.1. Gli effetti della politica fiscale in economia aperta
Fig. 18.8. Gli effetti di un aumento della spesa pubblica.
Un aumento della spesa pubblica provoca un aumento della produzione, un incremento del tasso di interesse
e un apprezzamento del tasso di cambio.
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5.2. Gli effetti della politica monetaria in economia aperta
Una stretta monetaria fa aumentare il tasso di interesse, rendendo i
titoli nazionali relativamente più convenienti e provocando un
apprezzamento del cambio.
Domanda e produzione si riducono sia per effetto
dell’apprezzamento sia a causa del maggior tasso di interesse.
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5.2. Gli effetti della politica monetaria in economia aperta
Fig. 18.9. Gli effetti di una stretta monetaria.
Una stretta monetaria provoca una riduzione della produzione, un incremento del tasso di
interesse e un apprezzamento del tasso di cambio.
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6.1. Le parità, le parità mobili, le bande di oscillazione
e lo Sme
All’estremo opposto dei paesi che adottano tassi di cambio flessibili, ci sono i
paesi che operano in regime di tassi di cambio fissi. Questi paesi mantengono
un tasso di cambio fisso in termini di qualche valuta estera o ancorano la loro
moneta al dollaro o a un insieme di valute estere.
In regime di cambi fissi, le oscillazioni del cambio sono rare e si definiscono
svalutazioni e rivalutazioni.
Tra i due estremi, ci sono paesi che operano in parità mobile del tasso di
cambio, cioè il tasso di deprezzamento viene predeterminato nei confronti di
una valuta estera.
Un altro tipo di accordo si ha quando i paesi mantengono i loro tassi di cambio
bilaterali all’interno di bande di oscillazione, com’è stato il Sistema monetario
europeo (Sme).
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6.2. Tassi di cambio fissi e politica monetaria
La parità dei tassi di interesse è data da:
Et
(1  it )  (1  i ) e
Et 1
*
t
Supponiamo di ancorare il tasso di cambio a qualche livello,
otterremo:
(1  i )  (1  i )  i  i
*
t
t
t
*
t
In ipotesi di tasso di cambio fisso e di perfetta mobilità dei capitali,
il tasso di interesse interno deve quindi essere uguale al tasso di
interesse estero.
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6.2. Tassi di cambio fissi e politica monetaria
Ora che i=i*, avremo:
M
 YL(i )
P
*
In un sistema di cambi fissi, la banca centrale rinuncia alla politica
monetaria come strumento di politica economica. Con un tasso di
cambio fisso, il tasso di interesse interno deve essere uguale al tasso
di interesse estero. E l’offerta di moneta deve essere aggiustata allo
scopo di mantenere il tasso di interesse a quel livello.
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6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi
Se in un sistema di cambi fissi la politica monetaria non può più
essere usata come uno strumento di politica economica, che cosa ne
è della politica fiscale?
Con tassi di cambio fissi, la politica fiscale è più efficace di quanto non
lo sia con tassi di cambio flessibili, in quanto essa richiede una politica
monetaria accomodante.
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6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi
Fig. 18.10. Gli effetti di una espansione fiscale in un sistema di tassi di cambio fisso.
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6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi
• Fissando il tasso di cambio, si rinuncia a uno strumento efficace
nella correzione degli squilibri commerciali e nel controllo del
livello di produzione aggregata.
• Ancorandosi a un dato tasso di cambio fisso, un paese rinuncia
anche al controllo del suo tasso di interesse. Inoltre deve seguire
l’andamento del tasso di interesse estero, correndo il rischio di
effetti indesiderati sulla sua attività economica.
• Nonostante il paese mantenga una piena disponibilità della
politica fiscale, un solo strumento di politica economica non
sempre è sufficiente.
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6.3. La politica fiscale con tassi di cambio fissi
Che cosa spinge allora alcuni paesi ad ancorare il tasso di cambio?
Perché 15 paesi europei – presto seguiti da altri – hanno adottato
una moneta comune?
Dobbiamo vedere che cosa succede non solo nel breve periodo, ma
anche nel medio periodo, quando il livello dei prezzi si può
aggiustare. Dobbiamo considerare anche la natura delle crisi del
tasso di cambio.
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