Judith Butler Cleveland, 1956 •La disfatta del genere (2004) Milano, Meltemi, 2006 Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Nasce da una famiglia ebraica di origine europea che le ha fornito un’educazione religiosa. • Nella sua giovane età la Butler ha frequentato infatti la sinagoga della sua città e i corsi di etica e di religione che vi si tenevano. • Questa formazione ha favorito la nascita di quella che è stata la grande passione della Butler: la filosofia (lettura p. 269) Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Butler si orienta già molto giovane verso una formazione filosofica che nasce, oltre che dalle domande e dalle riflessioni suscitate dalla formazione religiosa, anche dall’incontro con la tradizione analitica tipica dei paesi di lingua inglese e con la filosofia europea (lettura pp. 265, 270, 266). Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • L’incontro con Kiekegaard, Schopenhauer (lettura p.267-9) • L’incontro con Spinoza (lettura 266-7) Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • La lettura e l’utilizzo che la Butler ha fatto di Spinoza è prossimo a quello del poststrutturalismo francese e della rifondazione degli studi spinoziani che avviene in Francia intorno al ’68. • Spinoza rinasce in Francia negli anni attorno al ’68 come contesto di riferimento di alcune risposte alla crisi dello strutturalismo. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Si definisce strutturalismo una tendenza metodologica che, nata originariamente in ambito linguistico (con De Saussure), si è estesa ben presto ad altri settori (dall'antropologia, alla critica letteraria) dando luogo ad una specifica "atmosfera culturale", che ha avuto come centro di irradiazione la Francia. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Contro ogni forma di sostanzialismo, lo strutturalismo afferma che la realtà è un sistema di relazioni i cui termini costituenti non esistono di per se stessi, ma solo in connessione tra loro. • Contro l'umanismo e il coscienzialismo gli strutturalisti difendono il primato della struttura sull'uomo, sostenendo che l'individuo non è il frutto delle proprie scelte e azioni, ma è il risultato di strutture che agiscono per lo più a livello inconscio. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Contro lo storicismo, ossia contro la visione ottocentesca di un divenire omogeneo, immancabilmente diretto verso il trionfo dell'uomo e dei suoi valori, lo strutturalismo vede la storia come un insieme discontinuo di processi eterogenei retti da un sistema impersonale di strutture psicoantropologiche, culturali, economiche, ecc. • Da ciò il tendenziale privilegiamento, nello studio dei sistemi, del punto di vista sincronico rispetto a quello diacronico. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Contro l'empirismo e il soggettivismo, lo strutturalismo sostiene che fare scienza significa procedere al di là dell'empirico e del vissuto, per porsi da un punto di vista assolutamente oggettivo. • Da ciò il progetto di studiare l'uomo "dal di fuori" ("come se fossi un osservatore di un altro pianeta", scrive Claude Lévi-Strauss). Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Dopo alcuni decenni lo strutturalismo comincia a mostrare le sue debolezze. • Gli autori che in Francia hanno cercato di rispondere alla sua crisi sono diversi: Deleuze, Althusser, Lyotard, Foucault, ecc. • In gran parte sono autori che, cresciuti nell’ambito dello strutturalismo, ne sono stati delusi, dando così luogo ad una operazione critica di presa di distanza dalle sue categorie. • Si afferma la riflessione post-strutturalista. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Uno dei post-strutturalisti più importanti è Gilles Deleuze, il quale, nel suo intento di contestazione e rifondazione delle categorie dello strutturalismo, ha fatto leva sulla filosofia di Spinoza. • Spinoza è stato riscoperto come autore dell’immanenza assoluta, come autore in cui il reale non conosce sublimazione né teleologia di sorta. • Si è così affermata una nuova immagine di Spinoza, come eroe dell’immanenza. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Spinoza è visto da Deleuze, e più in generale dai post-strutturalisti, come il teorico di un’ontologia positiva dell’immanenza che è in realtà una teoria della costituzione dei corpi, una fenomenologia attiva dell’incarnazione della mente, una politica di cooperazione dei corpi e delle singolarità. • Soggetto un’attività desiderante, tesa verso la gioia. • Il soggetto è da lui definito come resistenza, ovvero come essenza amorosa e gioiosa che si oppone e resiste all’odio e alla tristezza. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Sul piano politico Spinoza innova la concezione del diritto naturale e rifiuta la fondazione del diritto positivo su elementi di trascendenza. • Con ciò noi siamo su un terreno che si oppone radicalmente alle concezioni moderne ed hobbesiane dello Stato assoluto. Contro lo Stato del dominio si innalza infatti la democrazia assoluta, una democrazia senza rappresentanza, democrazia come espressione delle singolarità incarnate. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Attraverso questa interpretazione di Spinoza, Deleuze ritrova nella sua riflessione l’affermazione di un radicale piano di immanenza, che egli utilizza dare avvio alla ricostruzione della singolarità agente, contro lo strutturalismo e la sua tesi sul primato delle strutture, • Nell’esperienza post-strutturalista dell’essere le forme dell’ontologia saranno quindi quelle configurate dal piano di immanenza, dai suoi dispositivi, dai sui concatenamenti, dalle sue articolazioni attive. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • La lettura che la Butler ha fatto di Spinoza è in linea con questo rinnovamento della sua interpretazione, a partire dall’individuazione nel suo pensiero di un piano di immanenza legato al primato del corpo e della sua potenza attiva (lettura p. 267). Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • La discontinuità tra il pensiero della Butler e quello di Spinoza, e più in generale dei poststrutturalisti come Deleuze, è da vedersi nella sua volontà di tenere conto dell’elemento negativo. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • La sua esigenza di tenere conto del negativo è dovuta, oltre che alla sua esperienza esistenziale, anche all’influenza che un altro filosofo ha avuto sulla Butler e sulla sua lettura di Spinoza: Georg Wilhelm Friedrich Hegel, ha costituito una fonte fondamentale e decisiva della sua riflessione. • Con Hegel la Butler si è confrontata in modo intenso sia durante gli studi universitari, sia in seguito, nell’ambito degli scritti successivi. • Il pensiero hegeliano ha costituito anche l’oggetto della sua tesi di dottorato conseguita all’Università di Yale nel 1984 (libro recentemente tradotto in Italia con il titolo Soggetti di desiderio, Laterza, 2009 (ed. orgi. 1987). Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • La lettura che la Butler ha fatto di Hegel è stata influenzata dalle suggestioni mutuate da Spinoza e dal piano ontologico di immanenza che costituisce il centro della sua riflessione. • Infatti, ciò che interessa alla Butler della filosofia hegeliana è il tema del desiderio e del riconoscimento, contenuti nel quarto capitolo della Fenomenologia dello spirito, dedicato alle figure del servo e del signore. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Secondo la ricostruzione della Butler, Hegel, nel quarto capitolo della Fenomenologia, sostiene, contro la concezione astratta dell’individualità sovrana del contrattualismo moderno, che ogni soggetto è dominato da un desiderio, la cui realtà dipende dal riconoscimento sociale; • in questa prospettiva il soggetto non viene all’esistenza come individuo razionale padrone di se stesso, ma resta costitutivamente caratterizzato da un coinvolgimento con l’altro, da una dipendenza rispetto all’alterità in cui è in gioco la sua stessa vita, il suo stesso desiderio. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Il riconoscimento, nella Fenomenologia letta dalla Butler, non è perciò qualcosa che ha a che fare con una logica astratta, ma con qualcosa di immanente, qualcosa di determinato spazio-temporalmente. • Si tratta di una lettura di Hegel che intende emendare l’accusa di panlogismo che in generale gli viene rivolta: ci sono degli aspetti del suo pensiero, in particolar modo la tematica del riconoscimento, che secondo la Butler se ne smarcano. • Si tratta di una lettura di Hegel che l’autrice opera insistendo sul piano di immanenza, sulla vita, sul desiderio, sul corpo, sull’alterità (lettura pp. 271-272). Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Nei ultimi scritti della Butler andrà verso una prospettiva sia di conservazione dell’approccio hegeliano sia di suo superamento, nel senso che sempre meno l’autrice insisterà nel ritrovamento di sé nell’altro, cioè sulla struttura speculare del riconoscimento e sempre più invece sulla perdita e sull’espropriazione del sé a partire dall’incontro con l’altro; un altro inafferrabile a partire dalle categorie del sé, un altro che non è totalmente conoscibile. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Un’altra differenza rispetto ad Hegel è da vedersi nell’utilizzo che la Butler fa dell’elemento negativo e del collegato metodo dialettico. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • La Butler utilizza il negativo come gli autori e le autrici melanconici e marginali della tradizione occidentale, cioè a partire da una dialettica non a tre ma a due termini, in cui il negativo si capovolge nell’elemento positivo. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Butler melanconica e marginale in quanto ebrea, in quanto donna e in quanto lesbica. • Butler non ha mai nascosto questo suo orientamento sessuale, il quale emerge come suo tratto distintivo anche all’interno del libro di cui ci stiamo occupando (Lettura p. 245). • Il negativo legato a questo sua condizione di lesbica, che le ha provocato marginalità ed esclusione, è stato il punto di partenza di tutto il suo pensiero. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Riflettendo sull’esclusione derivata dalle forme di appartenenza sessuale, quali il suo essere donna e il suo essere lesbica, l’autrice è giunta ad articolare le sue più importanti tesi; tesi le quali sono sorte dall’incontro tra questa problematica, e la questione hegeliana del riconoscimento riletta secondo il piano spinoziano d’immanenza (lettura p. 271). • L’oppressione causata da condizioni sessuali, e analizzata a partire dalla problematica del desiderio di riconoscimento, è il tema del libro Scambi di genere, pubblicato nel 1990, che ha imposto il pensiero della Butler a livello internazionale. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • La riflessione sulla marginalità e sull’oppressione, sull’essere donna, sull’essere lesbica e sul desiderio di riconoscimento ha preso corpo all’interno di un metodo che, se ha avuto come suo punto di partenza la filosofia, si è aperto progressivamente ad un approccio radicalmente interdisciplinare teso a superare gli steccati tra le discipline (lettura pp. 264-5, 266). • La Butler si è confrontata ed è entrata in discussione con la linguistica, con l’antropologia, in particolare con l’indirizzo strutturalista di Lévi -Strauss, con la psicanalisi di Freud, di Melanie Klein, di Lacan, con le teoriche femministe. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Il metodo della Butler, da lei stessa equiparato a quello del filosofo Walter Benjamin, può essere concepito come un esisto della sua marginalità esistenziale, del suo essere una paria, che ha contribuito a mettere in discussione le identificazioni unitarie: quelle con le forme legittime della sessualità, in primo luogo, ma anche con i contesti disciplinari predeterminati . Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • L’incontro della Butler con Nietzsche (lettura p. 269-70) • La lettura di Nietzsche mediata dal decostruzionismo Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? Decostruzionismo Il termine “decostruzione” fa il suo ingresso nella storia della filosofia occidentale con il tentativo, da parte di Jacques Derrida, di tradurre linguisticamente e semanticamente l’invito heideggeriano alla Destruktion dei concetti della metafisica. Per quanto Derrida si sottragga ad ogni tentativo di definizione della decostruzione, possiamo dire che si tratta di operare un confronto serrato con i testi e gli autori della filosofia occidentale nell’intento di mettere in luce i presupposti impliciti, i pregiudizi nascosti, le contraddizioni latenti della cultura e del linguaggio. Uno di questi pregiudizi è quello del soggetto come qualcosa di sostanzialistico. Capitolo undicesimo L’Altro della filosofia può parlare? • Tale strategia è tesa all'annientamento del concetto di sistema che tutto unifica, che tutto "identifica" (riduce ad identità), che tutto ingloba in sé, a propria immagine, in vista di una rivendicazione dell'Altro e della differenza come grande impensato della tradizione filosofica occidentale. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale Scambi di genere, 1990 (tr. It. 2004) In questo libro, facendo leva sulla sua esperienza di lesbica, la Butler propone una nuova modalità di pensiero e di lettura del reale, del corpo, della sessualità e del linguaggio. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Questa finalità è perseguita in Scambi di genere attraverso una riflessione sulle norme e sui processi di normalizzazione dei corpi e delle soggettività (lettura p. 238). • Le norme consentono di vivere, determinando l’organizzazione del mondo sociale e possono aiutare anche la sua trasformazione, ma all’interno delle norme ve se sono che agiscono stabilendo dei criteri coercitivi di normalità che fanno violenza al corpo e alla mente e che quando sono sfidati e non rispettati mettono in dubbio la realtà della stessa esistenza di chi le sfida. (lettura p. 239). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Talvolta la norma produce normalizzazione e di conseguenza senso della condivisione e del comune in forza dell’esclusione delle vite che non si conformano alla norma. • Il funzionamento della norma è cioè legato cioè ad un processo che è al contempo di inclusione-esclusione. • La norma include, normalizza, producendo l’esclusione delle vite che non rientrano nel recinto tracciato dalla norma. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Nel libro Scambi di genere la Butler prende in considerazione le norme che governano il corpo, determinando il sesso al femminile o al maschile, l’essere donna o l’essere uomo. • In questa riflessione l’autrice arriva alla conclusione che le norme che determinano la posizione sessuale degli individui nella società siano tutte riconducibili alla norma dell’eterosessualità obbligatoria, individuata come il prodotto per eccellenza dell’ordine fallologocentrico e patriarcale. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • La norma eterosessuale governa tutto il discorso dell’Occidente, sino a determinare la matrice del discorso psicanalitico, del discorso antropologico, compresa la sua versione strutturalista, e infine, e questo paradossalmente, anche del discorso femminista, quando, nella versione della differenza sessuale, pone l’originarietà del duale maschio-femmina (lettura 240-241). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • La differenza sessuale non è per la Butler ciò che deriva dal dato biologico, ma è qualcosa che si produce attraverso l’operatività della norma dell’eterosessualità. • La norma dell’eterosessualità stabilisce una gerarchia maschilista che attribuisce ai maschi eterosessuali lo statuto di identità maggioritarie e le altre identità, quelle delle donne, dei gay, delle lesbiche come identità dallo statuo morale minoritario. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • La sessualità al maschile o al femminile non ciò è che emerge da un presupposto di tipo naturalistico, ma è qualcosa che ha un carattere sociale, storico, discorsivo. • Essa è cioè il prodotto dell’applicazione della norma eterosessuale e della logica binaria che articola il maschile e il femminile pretendendo che ogni individuo vi rientri. • Tale logica postula la naturalità di una sessualità organizzata attorno alla netta polarizzazione biologica e psicologica tra maschile e femminile. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Con performatività di genere la Butler intende la ripetizione di comportamenti stereotipati attraverso cui i soggetti mettono in scena il proprio genere, dando significato al proprio sesso e acquisendo, in tal modo, un’identità maschile o femminile (lettura p. 242). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Questa tesi poggia su una tesi più originaria secondo la quale non si dà esperienza di un corpo in sé, poiché l’esperienza del corpo viene sempre ad essere mediata da un ordine di significati che pertengono al linguaggio e all’ordine culturale e politico (vd. Kant e, in contrapposizione, Schopenhauer). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Per la Butler il corpo non è qualcosa di prodotto dal linguaggio; • Ciò che le preme non è negare la materialità del corpo e asserire il potere performativo del linguaggio come assoluto; • E’ il corpo stesso che produce il linguaggio; • Ma il linguaggio, cioè la sfera culturale, normativa, retroagisce sul corpo istituendo le condizioni di possibilità attraverso cui esso può essere esperito. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Per quanto riguarda il discorso sulla sessualità, questa prospettiva confluisce in quella secondo cui i ‘sessi’ non sono percepiti e vissuti come cose in sé, ma come fenomeni prodotti storicamente come ‘generi’, cioè come qualcosa di mutevole e costruito. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • I corpi, le differenze sessuali vengono ad essere nient’altro che atti recitati, ripetuti e sedimentati sulla base di specifici codici di comportamento trasmessi attraverso il linguaggio che, in questo, viene ad avere un radicale potere performativo: produce ciò che dice. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • In Scambi di genere la Butler mette in atto una decostruzione della differenza ‘naturale’ tra il genere femminile e quello maschile ricercandone l’origine in un fatto sociale: la reiterazione della norma eterosessuale, che marca le differenze corporee tra i sessi. • Per l’autrice non ci sono, perciò, uomini e donne, ma solo recite obbligate dei codici dominanti che impongono ciò che ognuno è (lettura p. 245) Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Imponendo ciò che ognuno è, le norme discriminano tra le identità accettate dal sistema e quelle rigettate, perché giudicate abiette. • In merito alle norme che governano l’appartenenza sessuale, la discriminazione che si viene a creare è quella tra la legittimità dell’eterosessualità e l’abiezione della condotta omosessuale. Secondo Butler l’abietto è ciò che viene prodotto dal sistema patriarcale con la sua eterossessualità fallica, che in quanto norma determina il ripudio dell’omosessualità. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Lungi dal porsi per prima, in quanto naturale, la norma eterosessuale trae alimento proprio dall’atto dell’esclusione con le quali rigetta le sue trasgressione. • Le sue trasgressioni vengono rigettate nella sfera dell’abietto. Prima di essere un risultato dell’espulsione, l’abietto è perciò la condizione necessaria al costituirsi del sistema che lo espelle. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • L’abietto che emerge dalla regola eterosessuale, non è la donna, che diviene invece una figura di subordinazione che viene accolta dentro il sistema; • l’abietto è la lesbica, è il gay. • Quindi mentre l’identità femminile rientra sotto il controllo del sistema, l’identità abietta occupa il fuori del sistema e al contempo contribuisce a stabilizzarlo, a partire da un meccanismo di discriminazione. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • In questo suo discorso sull’abiezione e sulle dinamiche di inclusione-esclusione previste dalle norme, la Butler arriva a fare un discorso sulla ‘macchina antropologica’ produttrice dell’umano; • La Butler vede nella norma il meccanismo attraverso il quale viene prodotta la stessa umanità, la quale si configura come un meccanismo caratterizzato da una logica di inclusione-esclusione (lettura p. 250). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Chi viene discriminato ed escluso, diventa qualcosa di irreale, diventa cioè l’altro in opposizione al quale si definisce l’umano, diventa il disumano. • Nella dialettica del riconoscimento, colui che è escluso è oggetto di un disconoscimento che fa si che egli diventi irreale. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • La posizione dell’escluso è più grave di quella dell’oppresso; • l’oppresso seppur concepito come forma inferiore di umanità viene comunque compreso nel sistema, viene comunque riconosciuto, anche se a partire da forme di riconoscimento parziale; • l’abietto è invece colui al quale viene sottratto per intero lo statuto di umano e che per questo assume uno statuto ontologico di irrealtà (lettura p. 254255). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Vi è dunque la necessità, come la Butler sottolinea, di sottoporre a reinterpretazione ogni concezione dell’umano, quell’umano che, ad esempio è nominato dalle dichiarazioni dei diritti umani. • Per fare questo bisogna porsi in termini critici rispetto alle norme che governano le nostre esistenze, prime tra tutte le norme che regolano l’appartenenza sessuale. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • La polemica butleriana nei confronti di Habermas e del suo libro Fatti e norme, che non tiene conto della dialettica inclusioneesclusione che la Butler ha individuato come il cono d’ombra dell’operatività delle norme. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Si tratta, per quanto riguarda le norme, di una dialettica di discriminazione che sfocia nella violenza. • E’ una violenza normativa che in alcuni casi arriva a mettere in discussione la stessa possibilità di sopravvivenza delle identità giudicate abiette e, per questo, disumanizzate (lettura pp. 246, 251). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Il carico di sofferenza e di dolore delle identità rese marginali dalle norme è ben espresso dal titolo americano del libro che stiamo analizzando: Gender trouble. • Come chiarito da una nota a p. 240, questo titolo si riferisce sia alla turbolenza del genere che caratterizza chi sta ai margini del sistema, sia alla sofferenza e al turbamento delle loro esistenze Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Con la sua riflessione sulla figura dell’abietto contenuta in Scambi di genere, la Butler si colloca in un ambito del femminismo lesbico detto teoria queer; • queer sta per deviante, trasgressivo (deriva dal tedesco quer – trasversale, diagonale, obliquo, traducibile in italiano con ‘strano’, ‘bizzarro’, anche se il suo uso semantico equivale a ‘checca’ o ‘frocio’). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • La teoria queer • La teoria queer mette in discussione la naturalità dell'identità di genere, dell'identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando che essi sono interamente o in parte costruiti socialmente; • Gli individui non possono perciò essere realmente descritti usando termini generali come "eterosessuale" o "donna". • La teoria queer sfida pertanto la pratica comune di dividere in compartimenti separati la descrizione di una persona perché "entri" in una o più particolari categorie definite. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • • • • La teoria queer A coniare la formula "teoria queer" fu Teresa de Lauretis, nell'ambito di una conferenza tenutasi all'Università della California, a Santa Cruz, nel Febbraio 1990. Da questo momento i testi che hanno come oggetto questa tematica si moltiplicano. Il 1990 è anche l’anno di pubblicazione di Scambi di genere, testo che è stato annoverato all’interno di questo filone di studi. Questo testo è considerato una sorta di manifesto delle queer theories, anche se in realtà l’aggettivo queer non compare in questo libro. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale La teoria queer • La teoria queer si contrappone alla pratica gay e lesbica legata alla naturalizzazione dell'omosessuale, tesa a stabilizzare un'identità omosessuale al fine di creare una comunità e di acquisire diritti; • chi si denomina queer non si acconntenta di questo, non si accontenta di rivendicare diritti; • chi si denomina queer contesta, infatti, le immagini delle minoranze sessuale come lobbies che chiedono la propria assimilazione alla società esistente. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale La teoria queer • Chi si denomina queer propone politiche antagoniste volte alla trasformazione della società, rimettendo al centro dell'attenzione il problema della differenze multiple. • L’influenza della riflessione di Foucault (e del post-strutturalismo francese) sulla teoria queer (e sulla riflessione della Butler). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • L'approccio critico queer ai testi e ai generi, quali che siano, si incontra con i temi delle riflessioni su razza e classe e del rapporto tra essere umano, animale e macchina (dialogo questo che prende avvio principalmente con il cyberfemminismo di Donna Haraway). • Nel mondo anglosassone, il volume di pubblicazioni a tema queer cresce enormemente, accompagnato da una crescente interdisciplinarità; Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • L’abietto, figura centrale della teoria queer e al contempo della filosofia butleriana, oltre a rappresentare una istanza utilizzata dal sistema per la stabilizzazione della norma, custodisce in se anche un grande potenziale eversivo. • L’abietto viene a rappresentare infatti anche il punto debole del sistema eterosessuale e il suo incubo più pericoloso. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • La Butler nella sua strategia di contestazione del dominio patriarcale e fallologocentrico fa leva, prevalentemente sulla figura dell’abietto e sulle sue potenzialità sovversive (lettura p. 248). • Le occasioni in cui il sistema binario eterosessuale e fallologocentrico viene contestato e sfidato sono quelle incentrate sulle performance delle identità queer (lettura p. 249) Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Per la Butler il corpo queer, caratterizzato da una forma di sessualità anomala ed eccedente, ha il potere di trasgredire la norma, di metterla in discussione di rielaborarla e di trasformarla. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Il corpo nonostante la sua messa in forma da parte del linguaggio, nonostante i fenomeni di normalizzazione custodisce perciò, soprattutto nelle identità rigettate e negate dalle norme, un potere di sovversione; • Il corpo è cioè un luogo di ribellione, di contestazione. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • In scambi di genere Butler, nel suo discorso sull’abietto (sul queer), fa del drag il simbolo della possibilità di dislocare la fissità del binarismo sessuale. • Drag queen è un termine inglese che designa attori e cantanti che si esibiscono in abiti femminili, mettendo in scena una femminilità esagerata nelle movenze e nel trucco e al tempo stesso non nascondendo del tutto il corpo maschile. • Per estensione drag king indica attrici che recitano in abiti maschili, fornendo una rappresentazione iperbolica del machismo. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Per Butler la preformance del drag oltre a dislocare la fissità dei due generi maschile e femminile ha anche il potere di rivelare che il genere stesso è una performance, è una recita. • Nella sua riflessione il drag rivela che l’identità sessuale originaria in base alla quale il genere modella se stesso è anch’essa una imitazione senza origine. • il genere è una recita che può essere variata con improvvisazioni che sfidano il copione dell’eterossessualità obbligatoria. • Il drag ai suoi occhi è un allegoria di tutto questo (lettura pp. 250-251 e 247). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Parallelamente alla crescita della sua fama, la Butler è andata incontro, soprattutto per quanto riguarda le sue riflessioni sul drag, anche a contestazioni e polemiche. • Nel 1999 è stata ad esempio oggetto della feroce ironia di una politologa e femminsta americana, Martha Nussbaum, che ha definito la Butler la professoressa della parodia e l’ha accusata di dare maggior valore ad atti privati e provocatori come il drag piuttosto che a riforme giuridiche e provvedimenti legislativi in difesa delle minoranze. • Nussbaum ha fatto della Butler il simbolo del peggior femminismo accademico, accusato di essere troppo astratto e poco attento alle azioni politiche concrete. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Nel capitolo che stiamo analizzando la Butler tiene conto di questa critica e, nel parlare del suo libro del 1990, elabora riflessioni con le quali mostra come il drag sia qualcosa di radicalmente politico (lettura pp. 248 e 249). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Lontano dall’essere qualcosa di astratto, il drag è, per la Butler, una delle strategie concrete attraverso cui si producono legami all’interno dei quali diventa possibile il riconoscimento che altrove non è possibile. • Il drag in questa prospettiva è un atto integralmente politico (lettura p. 249). • La butler definisce il drag come qualcosa di politico in quanto ha a che fare con la questione stessa della sopravvivenza di chi è escluso e reso marginale (lettura p. 251). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale Scambi di genere: una sintesi • La strategia teorizzata da Butler consiste nel dinamizzare le identità attraverso combinazioni impreviste, per destabilizzare i caratteri eterosessuali, maschilisti, razziali e classisti del sistema. • Il sistema deve essere continuamente destrutturato attraverso la proliferazione di posizionamenti identitari, che apra lo spazio di una democrazia radicale dove nessuna identità sia più fissa, normativa, ed egemone. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale Scambi di genere: una sintesi • La Butler opera una decostruzione della soggettività la quale si mostra slabbrata, turbolenta e inquieta, già in quello che appare come il suo livello più fisso e determinato, quello dell’appartenenza sessuale, • Si tratta di una prospettiva che avvicina la Butler al filone post-moderno, il quale ha proceduto ad uno smantellamento del concetto sostanzialisto di soggettività. Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • Coerentemente con questa prospettiva fatta emergere dalla Butler nel suo libro del 1990, l’ultimo paragrafo di questo decimo capitolo si intitola: ‘Oltre il soggetto’; • Si tratta di un paragrafo in cui l’autrice si confronta con due femministe, G. Anzaldùa e G.C. Spivak, rappresentanti del femminismo non occidentale, le quali hanno messo a punto, anche se partendo da premesse diverse, un’operazione di decostruzione della soggettività vicina a quella della Butler (lettura p. 259,260). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • L’idea butleriana di un soggetto molteplice e frammentato proprio a partire dal terreno della sessualità e del corpo ha fatto breccia anche in ambiti del pensiero filosofico non votati alla riflessione di genere (es. U. Galimberti, I miti del nostro tempo, Feltrinelli, 2009, in part. pp. 23-43). Capitolo decimo La questione della trasformazione sociale • A queste aperture nei confronti del discorso queer, si affiancano anche molteplici chiusure, prospettate soprattutto dai paradigmi che fanno della differenza sessuale tra uomo e donna il loro principio regolatore. • Nel suo libro La disfatta del genere, la Butler entra in una relazione di confronto-scontro con questi diversi paradigmi. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? • Nel Capitolo Nono intitolato La fine della differenza sessuale? la Bulter si confronta con la teologia cattolica e con il pensiero della differenza sessuale Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica Lettura di alcune riflessioni contenute nella “Lettera ai vescovi sulla collaborazione tra uomo e donna” Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 31 maggio 2004, firmata da Joseph Card. Ratzinger, in cui: - sebbene si riconosca parità al sesso femminile rispetto a quello maschile, si individuano una serie di ruoli ‘naturali’ e dunque privilegiati all’interno dei quali il sesso femminile può e deve raggiungere la sua piena umanità (maternità, affettività, relazionalità, ecc.). - Le forme di sessualità non coerenti con l’eterosessualità obbligatoria vengono viste come una vera e propria minaccia rispetto all’ordine divino. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica • L’audace tesi della butler, secondo la quale i ‘sessi’ non sono cose in sé, ma fenomeni prodotti storicamente come ‘generi’, cioè come qualcosa di mutevole e costruito, si incunea nel cuore più vitale del patriarcato cattolico, incrinandone il dogma e contribuendo a scardinare il potere sociale che ne deriva. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica • Non è stata perciò una mera disputa terminologica quella che, durante la conferenza delle Nazioni Unite sulla donna che si è svolta a Pechino nel 1995, ha portato il Vaticano a battersi per la cancellazione del termine ‘genere’ dai documenti della piattaforma organizzativa, denunciandolo come nome in codice per l’omosessualità e chiedendo che venisse sostituito dalla parola ‘sesso’, più affidabile nel garantire la ‘naturalità’ dell’ordine eterosessuale (vd. resoconto della Butler nel Capitolo nono, p. 213, 214, 216, 217). Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica • Il termine ‘genere’ è stato accettato dalle Nazioni Unite ma ciò nonostante l’omosessualità non è entrata a far parte del linguaggio ufficiale, segno che il patriarcato, e il suo prodotto per eccellenza l’eterosessualità, è ancora pienamente operante. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica • La forte ostilità del mondo cattolico nei confronti dell’omosessualità e della proliferazione dei generi si è tradotta, nel 2006, in un attacco diretto al pensiero della Butler attraverso un articolo di “Avvenire”, in cui Lucetta Scaraffia ha proceduto ad una severa critica di La disfatta del genere. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica • Per problematizzare il rifiuto dell’omosessualità che viene dalle gerarchie cattoliche viene utile cercare di tracciare una breve storia dei modi attraverso cui la chiesa si è rapportata all’omosessualità. • Le gerarchie ecclesiastiche fino al Concilio del 1179 non consideravano l’omosessualità un problema che meritasse una discussione. • Fino al XII secolo la teologia trattò l’omosessualità alla stregua della fornicazione sessuale senza pronunciarsi con un’esplicita condanna. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica - Fu con le crociate (XIII e XIV) che cominciò nella Chiesa un clima di intolleranza, il quale fu ulteriormente acuito con l’inquisizione per stroncare la stregoneria. - E’ in questo clima di intolleranza che vengono ad essere coinvolti anche gli omosessuali. - Il colpo di grazia rispetto alla condanna dell’omosessualità viene dalla nascita della medicina scientifica che con il suo sguardo puntato unicamente sull’anatomia e sugli organi deputati alla procreazione ha stabilito che tutte le forme di sessualità che non vanno in questo senso sono patologiche. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teologia cattolica - Anche la psicanalisi ha seguito questo discorso che ha rinforzato le posizioni della chiesa. - Lo stesso nazismo che eliminava insieme agli ebrei anche gli omosessuali cresce in questo contesto. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. Sessuale Lo scontro con la Chiesa cattolica provocato dalla volontà della Butler di mettere in discussione il binarismo sessuale maschio-femmina, è diventato anche dissidio nei confronti della teoria femminista della differenza sessuale, che come il Vaticano vuole preservare il duale originario maschio-femmina (anche se a partire da argomentazioni tese a superare la tradizione patriarcale e le sue categorie). Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. Sessuale La Butler nel suo discorso entra nel merito del paradigma della differenza sessuale e, appellandosi al pensiero di L. Irigaray, definisce la differenza sessuale non un fatto, né un fondamento, nè una premessa su cui costruire una teoria femminista, ma una questione instabile e irrisolta, un problema, un momento particolarmente denso di irrisolvibilità all’interno del linguaggio (lettura 217 e 218). Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. Sessuale Riflettere sulla differenza sessuale significa per la Butler riflettere sulla relazione tra il biologico e il culturale, significa sottoporre ad interrogativo la differenza sessuale, significa porre l’interrogativo sulla relazione tra il corpo e il linguaggio, tra la fisicità e le strutture di potere. (lettura p. 218). Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. Sessuale - Posta questa problematizzazione della differenza sessuale, Butler entra in dialogo con un’autrice femminista appartenente al paradigma della differenza sessuale: Rosi Braidotti con il suo libro Metamorfosi . - Pur attenta alle differenze, la Braidotti in questo libro ha formulato un concetto più deterministico e meno problematico di differenza sessuale rispetto a quello della Butler, assumendo, così, posizioni teoriche che sono in disaccordo con la filosofia butleriana. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. Sessuale - Metamorfosi si propone di far interagire le categorie deleuziane con quelle della differenza sessuale e della psicanalisi lacaniana, secondo una prospettiva in cui l’elemento negativo è esorcizzato a favore dell’affermazione di un positivo non dialettico. - Questo è il primo punto di contrasto tra la Braidotti, vicina in tale valorizzazione del positivo a Deleuze, e la Butler, che, come si è visto, invece è fortemente influenzata da Hegel e dalla questione del negativo (lettura di p. 228). Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. Sessuale - Così come evidenziato dalla stessa Butler, Metamorfosi è un libro nel quale viene fornita una visione molteplice del soggetto, come ciò che è esposto a continue metamorfosi, al di là anche della distinzione umanistica tra uomo e animale, tra umano e macchina, (come abbiamo visto in Donna Haravay); - ma la Braidotti ritiene però che queste metamorfosi vengono ad avere un valore positivo per il corpo e per il soggetto solo se rimangono confinate entro il recinto della differenza sessuale; in caso contrario esse giungono a sopraffare la vita del corpo e a fargli violenza. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. sessuale Negare la differenza sessuale significa per la Braidotti non solo fare violenza al corpo, ma significa anche rispecchiare l’ideologia fallologocentrica e reinsediare forme di supremazia maschilista (lettura p. 243). Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. Sessuale • Partendo da queste posizioni della Braidotti ed e polemizzando con il loro significato, la Butler pone in dubbio che negare questa cornice binaria, affermando un piano di molteplicità oltre il binarismo maschile-femminile, porti necessariamente ad una affermazione del patriarcato e ad una negazione del femminile. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. sessuale • Per argomentare questo suo punto di vista la Butler entra nel merito dell’orientamento sessuale delle lesbiche butch (le lesbiche falliche, mascoline), che custodiscono in se stesse un desiderio mascolino, e al contempo amano profondamente l’elemento femminile (lettura 230, 231). Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. sessuale • Con le lesbiche falliche ci si trova ai margini della differenza sessuale, in una zona che la eccede e dove il sui linguaggio e le sue categorie non bastano più. • Si tratta di una zona dove viene messo in discussione il binarsimo patriarcale che assegna alle donne il solo ruolo femminile legato alla maternità e alla procreazione. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. sessuale • La Butler critica la posizione della Braidotti anche a partire dalla sua concezione performativa del linguaggio (lettura p. 231, 232). • Se il linguaggio retroagisce sul corpo, ponendolo come corpo sociale, dove trovare l’originarietà della differenza sessuale, la sua determinatezza, la sua stabilità; • in questa prospettiva la diff sess viene ad essere troppo collusa con il linguaggio, cioè con le strutture sociali e di potere, da farne qualcosa da utilizzarsi contro i contesti di oppressione della società. Capitolo nono La fine della differenza sessuale? Il confronto con la teoria della diff. sessuale • Nonostante questa polemica, nelle ultime pagine del capitolo che stiamo analizzando la Bulter, in nome del suo ideale di democrazia e di pluralismo, invita a non erigere barriere tra il femminismo europeo, in gran parte orientato a partire dalla teoria della differenza sessuale, e il femminismo americano, più aperto alle riflessioni che vengono dall’ambito della teoria queer. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Il confronto-scontro della Butler • con l’Antropologia strutturalista (C. Lévi Strauss) • con la Psicanalisi (J. Lacan) Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? - La Butler ritiene che entrambi questi paradigmi muovano dal presupposto, accolto come tale, dell’eterosessualità obbligatoria e del binarismo della differenza sessuale da lei individuato come il prodotto per eccellenza dell’ordine fallologocentrico. - Nel capitolo “Regole di genere” la critica è articolata a partire da un discorso sulla norma che ripropone argomentazioni già, in parte, viste nel capitolo “La questione della trasformazione sociale”. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La norma di cui la Butler intende parlare è la norma di genere che normalizza gli individui rispetto all’assunzione dell’identità sessuale. • Il genere è la norma attraverso cui il potere regolatore istituisce le soggettività. • Nel discorso della Butler il soggetto non è cioè qualcosa che viene prima e che poi è normato sessualmente: il soggetto è ciò che si genera dalla capacità che il potere regolatore ha di regolamentare il genere Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • In questo discorso il potere regolatore non è qualcosa di più vasto che in certi ambiti si esprime normando il genere, ma il potere, come afferma la Butler, è esso stesso specificamente di genere. • Il nomare il genere è la sua struttura fondamentale: tutte le altre regolazioni scaturiscono da questa norma più originaria. • la Butler entra in polemica con Foucault accusato di non essere stato capace nelle sue fini analisi del potere e dei suoi meccanismi di regolazione di capire che la regolazione è sempre in primo luogo di genere. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La norma, e nello specifico la norma di genere, è qualcosa che, pur avendo una stretta con relazione con le pratiche corrispondenti, non coincide con esse, non coincide con la produzione di regole o leggi particolari ed empiriche e con le azioni che ne derivano; • le norme rendono cioè intelligibili le azioni, determinano griglie di leggibilità sociale, e al contempo griglie di illeggibilità e di esclusione, ma non corrispondono con le azioni e con le regole che essa produce; Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Infatti è possibile scindere analiticamente la norma dalle pratiche in cui è radicata poiché essa eccede gli esempi in cui viene a incarnarsi. • Posto ciò la Butler afferma però che la norma non coincide con un livello di astrazione autonomo ed indipendente dagli esempi concreti in cui si incarna, come se fosse possibile parlare di meccanismi normalizzatori che avvengono indipendentemente dalle leggi o dalle regole particolari: lettura p. 76 Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Butler vuole fare della norma qualcosa di contingente, qualcosa che si delinea ad un livello di pura immanenza dove non vi sono trascendenze. • Proprio tenendo fermo questo punto di vista, la Butler entra in polemica con la concezione relativa alla norma di genere che è stata elaborata in ambito psicanalitico da Lacan e, in ambito antropologico, da Lévi Strauss. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lévi-Strauss - L'antropologo Claude Lévi-Strauss (1908-2009) è stato colui che, utilizzando il modello della linguistica strutturale nelle indagini sulla parentela e sui miti, ha contribuito con più forza alla formulazione e alla diffusione di quello che è stato chiamato il paradigma strutturalista. - C. Lévi-Strauss, Le strutture elementari della parentela, (1949). Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lévi-Strauss • L' obiettivo di Le strutture elementari della parentela è di individuare la logica sottostante a tutti i sistemi di parentela al di là della loro varietà, ossia la struttura invariante rispetto a cui essi sono tutti trasformazioni. • Alla base di tutti i sistemi matrimoniali vi è, secondo LéviStrauss, la proibizione dell' incesto, la quale impedisce l' endogamia. • L' uso di una donna, vietato all' interno del gruppo parentale, diventa disponibile ad altri. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lévi-Strauss • Grazie alla proibizione dell'incesto è reso possibile lo scambio di un bene pregiato, le donne, tra gruppi sociali, e quindi lo stabilimento di forme di reciprocità e di solidarietà che garantiscono la sopravvivenza del gruppo. • Sono queste le relazioni invarianti e necessarie in ogni società, alla luce delle quali diventa possibile studiare le varie forme che assumono le relazioni di parentela. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lévi-Strauss L'antropologia strutturalista, alla pari della psicanalisi, del marxismo e soprattutto della linguistica, diventa in tale modo scienza capace di cogliere le strutture profonde, universali, atemporali e necessarie, al di là della superficie degli eventi, che è sempre ingannevole, e al di là dell' apparente arbitrarietà degli elementi che costituiscono ogni società. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lévi-Strauss Della struttura logica dello spirito umano, che Lévi-Strauss concepisce su base binaria, fa parte il binarismo di genere maschile e femminile analizzato e descritto a partire dal tabu dell’incesto, dal dramma edipico e dall’eterosessualità obbligatoria, la quale, nelle Strutture della parentela, è descritta come una legge universale (lettura p. 71, e 149-150). Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lévi-Strauss Il tabu dell’incesto, l’edipo e l’eterosessualità obbligatoria non sono, per Lévi Strauss, qualcosa che è accaduto ad un certo punto della storia sociale dell’uomo; Essi strutturano, infatti, la nascita della cultura e l’apparire dell’umano. La differenza sessuale, l’eterosessualità obbligatoria sono perciò, in questa prospettiva, dati invariabili della stessa umanità, sue leggi universali (lettura pp. 74-75). Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Butler vede nella psicanalisi di Lacan il punto di incontro tra la psicanalisi freudiana e lo strutturalismo di Lévi-Strauss. Quella che in Lèvi-Strauss è la sfera della cultura viene riformulata da Lacan come dimensione del simbolico (lettura p. 70, 72). Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan La struttura in Lacan diventa la sfera del simbolico, cioè l’insieme di regole e di leggi (leggi che ai suoi occhi vengono ad avere una struttura linguistica) che nel loro carattere di universalità precedono le forme sociali (comprese quelle assunte dal linguaggio), diventando una sorta di apriori: lettura p. 72. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Anche in Lacan, così come in Lévi-Strauss, le strutture universali del simbolico stanno in una relazione costitutiva con il tabù dell’incesto e con il dramma dell’edipo: lettura 70. Anche in Lacan abbiamo una teoria in cui il genere è concepito come una legge universale incentrata sull’universalità del binarismo maschile-femminile, che emerge e si impone nell’ambito del complesso di Edipo. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan • Le opere più importanti di Lacan: • Gli Scritti, Einaudi • I Seminari, Einaudi Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Sin dall’inizio Lacan ha propugnato un ritorno a Freud, contro il suo tradimento e addomesticamento soprattutto da parte della psicanalisi americana. Lacan si è ritenuto per tutta la vita un freudiano, anche se è stato sconfessato dall’Associazione psicanalitica internazionale. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Il ritorno a Freud è in primo luogo rappresentato dalla volontà di Lacan di mettere in luce lo spossessamento dell’io operato dalla centralità che l’inconscio viene ad avere nella struttura psichica, questo contro tutta la tradizione egologica della filosofia occidentale, ma anche contro la psicanalisi americana tesa a valorizzare l’autonomia dell’io. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - Lacan propone una sorta di ridefinizione antiumanistica del soggetto umano, negando che l’uomo risieda nel cogito, nell’io, ed affermando che l’uomo dimora invece prevalentemente nell’inconscio, rispetto al quale si trova in una condizione di radicale assoggettamento. - Antiumanesimo strutturalista e antiumanesimo freudiano formano in Lacan un tutt’uno. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - Questa dottrina del primato dell’inconscio, con la relativa impostazione antiumanistica che ne deriva, si accompagnano, in lui, alla tesi del primato dell’ordine simbolico, ossia alla concezione secondo cui l’individuo risulta determinato da forze impersonali ed onnipotenti che prendono la forma di una trama di simboli e di significati che lo costituiscono e che l’individuo non giunge mai a dominare. - Lo stesso livello del reale non abbiamo altro modo di apprenderlo se non attraverso il simbolico. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Questi tratti di Lacan sono quelli che lo avvicinano maggiormente a Lévi-Strauss e alla sua teoria dell’uomo come effetto di strutture culturali impersonali ed anche a Saussurre, che studiando il linguaggio, è andato alla ricerca in esso di sue strutture universalistiche. - La linguistica Saussuriana è stata un costante punto di riferimento perché per Lacan l’inconscio è strutturato come linguaggio; il compito di procedere ad una ermeneutica del profondo dovrà rifarsi alla linguistica, ai suoi metodi, ai suoi strumenti. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - L’inconscio parla, si esprime attraverso il linguaggio, ma questo discorso è concepito da Lacan come discorso dell’‘Altro’, definito così in quanto egli è altro dal soggetto conscio. - Infatti l’es, l’inconscio non può fare a meno di assumere la forma di un discorso o di un messaggio che viene da altrove, dall’impersonalità dell’inconscio. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan • Nel discorso di Lacan è il linguaggio stesso, il quale provvede a dividere l’uomo dalla natura, che crea l’inconscio, producendo il soggetto a due piani attraverso l’ichspaltung (la divisione del soggetto). • La psicanalisi è la disciplina nata per decodificare il linguaggio ignoto dell’inconscio. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Il linguaggio dell’inconscio trapela dalla trama e dai disturbi del discorso conscio (sogni, lapsus, sintomi, leggende, ecc), parla attraverso metafore (figura attraverso si nomina un soggetto con il nome di un altro soggetto che ha con il primo rapporti di somiglianza: è una volpe), metonimie (nominare una cosa con il nome di una altra che ha con essa rapporti di contiguità: bevo un bicchiere di vino), spostamenti, condensazioni. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Altre tematiche importanti del discorso di Lacan sono quelle relative alla formazione del soggetto, attraverso le fasi di sviluppo del bambino. Vi è in primo luogo una fase definita dello specchio (tra i sei e i 18 mesi) in cui il bambino si trova in una fase di prematurazione biologica e di incoordinazione motoria, in cui il corpo è percepito come in pezzi; durante questa fase il bambino anticipa, con un immagine visiva, la totalità del proprio corpo, prendendo progressivamente coscienza. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - Questo processo avviene attraverso l’identificazione del bambino con il proprio simile: la madre o un altro bambino, oppure attraverso l’identificazione con la propria immagine riflessa nello specchio. - Questa fase avviene entro la dimensione di ciò che Lacan denomina l’immaginario e che egli caratterizza come una relazione duale di confusione tra sé e l’altro, che funge da duplicazione fantasmatica di sé. - E’ infatti attraverso l’immagine del simile che il soggetto, per un meccanismo di identificazione, si rapporta a sé. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - Nello stadio dello specchio si ha dunque un abbozzo dell’io, un primo schizzo di soggettività attraverso l’immaginario, attraverso l’identificazione con l’immagine. Ne risulta un’io che è ancora un io ideale, qualcosa cioè dal carattere immaginario. - Chi si blocca in questa fase perché non riesce ad accedere pienamente alle fasi successive, o vive in modo incompleto le fasi successive, vive durante la sua vita in una dialettica di finzioni, cioè in una dialettica di identificazioni narcisistiche con immagini esteriori. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan La formazione vera e propria dell’io avviene invece tramite il simbolico, cui si accede attraverso la vicenda del complesso edipico, che Lacan si struttura in tre tappe. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - Nella prima tappa il bambino è totalmente immerso nella relazione con la madre: vuole essere tutto per lei, cioè il completamento di ciò che le manca, mancanza, questa, che Lacan denomina il fallo. - Il fallo non è l’organo sessuale, ma sta a significare l’oggetto del desiderio. - Il bambino si identifica con l’oggetto del desiderio della madre, permanendo in una fase di fusione non distinta con essa. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - Ma poi abbiamo la seconda fase, in cui si afferma l’intervento del padre che priva il bambino dell’oggetto del suo desiderio, cioè della madre. - Il bambino si trova così di fronte ad un interdetto, incontra cioè quella che Lacan definisce la legge del padre, la quale scindendo la diade madre-figlio, mette in atto una sorta di castrazione simbolica del bambino. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - La terza fase è quella in cui il bambino si indentifica con il padre; è la fase in cui il bambino accede a quello che Lacan chiama il nome del padre, cioè alla funzione del padre. - Si tratta di un’entità simbolica alla quale si può accedere anche se il figlio è allevato solo dalla madre, ma a patto che sia la madre ad aprire il bambino a questa funzione, a questa entità simbolica, attraverso la scissione della fusione madre-figlio. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan • Identificandosi con il padre, il bambino cessa di essere il fallo, cioè l’oggetto di desiderio della madre, e diventa colui che ha il fallo, assumendo in tal modo un’identità sessuale maschile e accettando che quando sarà adulto potrà possedere un’altra donna come il padre possiede sua madre. • Ma se l’interdizione paterna non c’è o non è riconosciuta dal bambino perché, ad esempio, la madre vi si oppone, cioè non riconosce il padre come padre, allora il bambino rimane identificato con il fallo e sottomesso alla madre. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Vediamo adesso la dinamica al femminile dell’edipo, che all’inizio è uguale a quella maschile, in quanto il desiderio di essere il fallo per la madre, ossia il suo oggetto di desiderio, è presente anche nella bambina, che in questa prima fase è collocata in una dinamica relazionale di fusione con la madre Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Uguale nella bambina è anche la fase della castrazione in cui la legge del padre la separa dalla madre, ma diverso è il suo epilogo, poiché se la castrazione è vissuta positivamente, la bambina dopo aver riconosciuto di non essere il fallo per la madre riconosce anche di essere quella che non ha neppure il fallo. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - E da qui, la bambina procede, nella terza fase, ad indentificarsi non il con il padre ma con la madre, la quale, a sua volta, è anche lei il soggetto che non ha il fallo. - In questo modo la bambina accetta di non avere sulla madre lo stesso diritto di possesso del padre e identificandosi con la madre contribuisce a deviare il suo eros verso una identità non femminile ma maschile. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Per il bambino e per la bambina l’edipo si conclude con l’assunzione dell’identità sessuale, momento questo che coincide anche con l’ingresso nell’ordine del simbolico, cioè nell’ordine del linguaggio e della cultura. In questa fase il bambino/a acquista anche l’uso del linguaggio e la categoria della propria individualità io. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan In sintonia con gran parte della cultura contemporanea, Lacan ripete che l’uomo si fa tale solo mediante l’ingresso nell’ordine simbolico della lingua, della cultura, della società e che ciò avviene tramite l’edipo e il tabù dell’incesto. Come Lévi-Strauss, anche Lacan vede nell’interdizione edipica, e nell’eterossesualità obbligatoria che ne deriva, la condizione stessa della vita sociale e dell’ordine simbolico. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan - Eterosessualità e differenza sessuale maschile-femminile vengono ad essere, al pari dell’edipo qualcosa di necessario, di universale, di atemporale e non fenomeni di un certo ordine sociale, eventualmente modificabili; vengono ad essere le condizioni stesse dell’umanità. - Non siamo qui nell’ordine della natura ma della cultura, poiché qui si ha un superamento delle leggi naturali della riproduzione; qui siamo nell’ambito del simbolico, retto e reso possibile dall’edipo e dal tabù dell’incesto. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan Lévi-Strauss in Le strutture della parentela ha rinvenuto la presenza dell’edipo in tutte le comunità umane, da quelle primitive sino a quelle dei nostri giorni. Anche la prospettiva di Lacan va in questa direzione Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss Si tratta di una direzione che non piace alla Butler, la quale ritiene che considerare necessario, universale e atemporale l’edipo significa fare del binarismo sessuale maschio-femmina e della eterosessualità obbligatoria una legge non riformulabile, non correggibile. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e Lèvi-Strauss La Butler vorrebbe emendare questa legge, in primo luogo perché nella formulazione lacaniana della differenza sessuale il femminile diventa oggetto di svalutazione e di oppressione; Il femminile viene infatti ad occupare il luogo di una mancanza: diventa il genere che non ha il fallo. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss - Se il fallologocentrismo mantine le donne in una condizione di oppressione, la sua causa non può che essere ricercata in questo meccanismo simbolico legato all’edipo, un edipo che funziona e che si costituisce a partire da una centralità assoluta attribuita al fallo. - E’ vero che Lacan ribadisce che il fallo non è il pene, ma se il fallo viene ad essere solo l’oggetto del desiderio, non si capisce perché alla fine dell’edipo il maschio diventi quello che ha l’oggetto del desiderio e la femmina quella che non lo possiede. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss - In questo modo viene articolato un discorso sulla differenza sessuale in cui, individuata un'unica unità di misura, un unico valore: il fallo, l’uomo viene definito come colui che possiede questo valore, mentre la donna come colei che non lo possiede. - In questa prospettiva la castrazione a cui allude Lacan è qualcosa che viene a pesare interamente sulla donna. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss - Il sesso maschile non viene castrato veramente: e vero che gli viene sottratta la madre e gli viene negata la possibilità di essere il fallo ma, di contro, gli viene riconosciuta la possibilità di avere quel fallo, potente strumento, questo, di compensazione della castrazione. - Chi viene castrata senza rimedio e senza compensazione e la donna alla quale viene tolto tutto: la madre e anche il fallo. - Tutta la vita della donna diventa un’eterna ricerca di questo fallo, e un percepirsi come un vuoto, come il luogo di una mancanza. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss - Quando Lacan e Lévi-Strauss elaborano la loro teoria sul binarismo sessuale, stanno riformulando in termini teorici della pratiche empiriche, cioè i processi educativi e di formazione dei generi sessuali che sono all’opera nella società fallologocentrica. - Società nella quale le donne vivono e hanno sempre vissuto l’esperienza di una vita da castrate, nonostante le innumerevoli ribellioni e nonostante le due ondate del femminismo che hanno comunque contribuito a scompaginare i giochi. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss Butler, figlia della seconda ondata del femminismo, mette in discussione questi schemi di formazione del genere che anche Lacan ha riprodotto nonostante il suo desiderio di andare oltre la tradizione logocentrica dell’Occidente. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss Per la Butler: - Lacan non è riuscito ad oltrepassare il logocentrismo perché per farlo occorreva anche andare anche oltre il fallocentrismo. - Lacan non ha capito che il dispositivo di determinazione del genere è, come afferma la stessa Butler, esso stesso di genere, cioè espressione della supremazia maschile: lettura p. 73-74. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss Da qui la critica della Butler a Lacan e alla sua psicanalisi fallologocentrica che, oltre a produrre la subordinazione del femminile, legittima l’emarginazione e l’espulsione dall’ordine della cultura e dell’umanità di tutte quelle forme di sessualità che trasgrediscono la regola del binarismo sessuale maschio-femmina: lettura p. 189-190. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La soluzione che la Butler propone per superare questa impasse, consiste nel considerare l’etorosessualità e l’articolazione binaria maschilefemminile non come elementi di un ordine simbolico-culturale, ma qualcosa che attiene alla norma: lettura p. 71. • Butler contrappone all’ordine simbolico culturale, caratterizzato da uno statuto di necessità e universalità, la norma provvista di un carattere contingente e mutabile e riferita ad una dimensione sociale e politica. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Se, la norma, e nello specifico quella di genere, può apparire come qualche cosa di universale e di atemporale, questo è solo una conseguenza della sua citazione, della sua reiterabilità, che fa si che sia ripetuta in una serie molto lunga di incarnazioni pratiche. • E’ il suo distendersi nel tempo, in modo uguale, occupandone vaste porzioni, che dà l’idea che essa sia universale, immutabile e necessaria. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Per legittimare questo suo discorso, la Butler richiama il concetto di norma messo a fuoco dal filosofo M. Foucault e dal sociologo F. Ewald, i quali concepiscono la norma come ciò attraverso cui il potere esercita controlli positivi sui corpi degli esseri umani e in questo modo li normalizza facendoli essere in un certo modo piuttosto che in un altro. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Foucault ritiene che l’operatività della norma sia qualcosa di molto recente, risalente alla modernità, epoca nella quale lui colloca la nascita del biopotere, il quale ai suoi occhi è potere di controllo positivo delle vite, dei corpi che si esercita proprio attraverso le norme. • Foucault ritiene che prima dell’apparire del biopotere, il potere si esercitasse non attraverso un controllo positivo delle vite, ma attraverso fenomeni di regolazione negativa, espressi attraverso il sistema giuridico, attraverso i codici legali. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Nel suo discorso la Butler, pur richiamando Foucault, lo supera, in primo luogo perché fa vedere che anche le leggi e sistemi regolativi presuppongono norme di loro intelliggibilità, e che, per questo motivo, il biopotere, cioè il potere di controllo dei corpi, è molto più antico di quello che Foucault presuppone, risale all’inizio della storia conosciuta e conoscibile e si esprime, in primo luogo, nella reiterazione della norma che rende intelligibile il genere, cioè il binarismo sessuale e l’eterosessualità obbligatoria. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Per legittimare il proprio discorso, la Butler si appella alle riflessioni di un altro filosofo francese, Pierre Macheray (studioso di Foucault, Canguillelhm, ecc.) che ha elaborato una concezione della norma a partire dalla dimensione sociale e politica: lettura p. 79-80. • Solo concependo la norma in questo modo è possibile difendere l’idea di trasformazione sociale, che è invece negata dalle teorie facenti capo all’ordine simbolico: lettura p. 74. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Solo a partire da un prospettiva che rilegge il simbolico come sociale è possibile teorizzare il cambiamento non come una illusione dell’immaginario, ma come una realtà capace di fare presa sul reale; • Solo tenendo ferma questa lettura è possibile affermare che il binarismo sessuale invece di essere l’effetto di una legge simbolica incoercibile, risulta essere il risultato della citazione e della ripetizione della norma che nella sua fragilità e contingenza può essere trasformata. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • L’idea di iterabilità della norma è cruciale per comprendere come mai le norme non agiscano in modo deterministico e perché possono essere risignificate. • Dire che la norma è iterabile significa non accettare una definizione strutturalista della norma, significa voltare le spalle ad ogni forma di trascendenza a favore di un piano di piena immanenza. • Questo è l’aspetto più importante del poststrutturalismo butleriano. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • E’ solo in riferimento al carattere contingente della norma che è possibile pensare la libertà umana, pensare il soggetto come colui che è sì soggetto a forme assoggettamento che lo pongono in essere, ma che non lo è interamente, essendo capace non solo di ripetizione ma anche di azioni nuove e inaugurali che risignificano in senso libertario, che aprono nuove sequenze di eventi, che pongono nuove forme di loro intelligibilità. • Il soggetto deve secondo la Butler assumersi la responsabilità di vivere una vita che contesti il potere deterministico di produzione delle vite. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Pensare a questo statuto di libertà del soggetto non significa per la Butler ritornare alla concezione sovrana del soggetto tipica del liberalismo classico, che considera l’individuo come padrone di se stesso. • La Butler ha inferto un colpo mortale a tutte quelle teorie dei processi di soggettivazione che misconoscono la dipendenza dell’identità e dell’io da rappresentazioni collettive; • Ciò esclude che i processi di soggettivazione possano trovare il proprio punto di partenza in atti e deliberazioni che rimandano unicamente alla coscienza degli individui. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Il soggetto non è padrone di se stesso sia perché egli sta in relazione con le rappresentazioni collettive che lo istituiscono sia perché viene a dipendere dalla relazione con gli altri soggetti intenti o a citare le norme o a risignificarle. • Risignificare le norme è possibile dunque non in relazione ad un’idea di libertà assoluta del soggetto ma nel riferimento ad una libertà che resta comunque condizionata dai contesti normativi e dalle relazioni con gli altri soggetti. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Si tratta di un’idea di libertà che, in quanto risignificazione innovativa della norma, è resa possibile attraverso processi di dis-identificazione, capaci di contrastare le identificazioni ottenute attraverso l’introiezione non cosciente dei dispositivi regolatori. • Si tratta di una libertà che si esplica attraverso l’esperienza del disfacimento di se stessi, in primo luogo quella della decostruzione del rigido binarismo maschio-femmina. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Solo l’esercizio di una libertà così intesa consente la formazione di una dimensione dell’umano meno disponibile a concessione e aperture ai meccanismi di esclusione che contraddistinguono la dimensione normativa. • Il Dis-facimento di se stessi e la collegata azione innovativa ne sono il presupposto. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? La disidentificazione rimanda ad una prospettiva che prende radicalmente le distanze dalle politiche fondate sull’appartenenza ad un noi identitario. Il soggetto butleriano è infatti anti-identitario, opaco, espropriato da se stesso e di conseguenza anche il noi che ne risulta; Si tratta di un noi costituito da soggetti che, presa distanza dalle fantasie identitarie, sono intenti a risignificare le norme a favore dell’azione iniziale, inaugurale, la quale devia la norma verso meccanismi più libertari. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Si tratta di un noi fatto di soggettività che non riconoscono più a se stesse pretese autofondative, e che non tendono a sostituire ad una norma un'altra norma, poiché si tratta di soggetti che accettano lo statuto precario dell’identità, la sua fluidità. • l punto di partenza di questo discorso della Butler è l’identità instabile e precaria dell’escluso, del marginale che lei utilizza come punto di partenza della sua rifondazione del soggetto e del collegato essere-insieme. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Obiettivo degli esclusi, dei marginali non è di tendere ad un noi forte, ad un noi identitario (noi vittime, noi emarginati), in vista di una lotta comune a favore della liberazione e del riscatto. • Fare questo per la Bulter significa infatti cadere nello stessa trappola da cui si vuole fuggire. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • L’identità marginale deve restare tale, e da questo suo statuto deve iniziare il percorso verso la liberazione, attraverso un’operazione di risignificazione positiva del negativo, attraverso l’incontro autentico con l’alterità, che solo le identità decentrate rispetto a se stesse rendono possibile. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Solo le soggettività fondate sulla dis-identificazione, in primo luogo quella che ‘disfa il genere’ (da qui il titolo del libro La disfatta del genere), sono garanzia che l’incontro con l’altro non avvenga a partire dalla sua riduzione al medesimo. • Per mantenere fede a questa missione, i soggetti marginali e dis-identificati non devono, però, come meccanismo compensatorio cercare di recuperare l’io forte o andare incontro a ripiegamenti narcisistici per fronte ai processi alterati di formazione dell’io. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? Problema: • Utilizzare come punto di partenza di lotte di carattere sociale gruppi frammentati piuttosto che una classe compatta consente davvero di ottenere cambiamenti nel sociale? • E’ possibile adottare politiche rivendicative non più basate sulla forza, quando sono proprio meccanismi basati sull’esercizio della forza a determinare le identità marginali; • Come frantumare la forza senza ricorrere ad altra forza? Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La psicanalisi agli occhi della Butler è restata totalmente sorda nei confronti dell’idea di libertà del soggetto che le identità marginali mettono in scena attraverso le pratiche di disidentificazione. • Rispetto alla psicanalisi, Butler ritiene che l’antropologia sia stata più acuta al riguardo: lettura pp. 151-152, 155-156, 158 Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La psicanalisi non ha mai messo in discussione l’universalità dell’edipo e le forme attraverso le quali l’edipo si crea; • Per questo motivo la psicanalisi, disciplina tesa ad intervenire e ad emendare gli squilibri della psiche, è essa stessa produttrice di questi squilibri nella misura in cui insiste sull’edipo. • Agli occhi della Butler l’edipo, nelle forme in cui è pensato, funziona infatti come un meccanismo che produce inesorabilmente melanconia (vd. il cap. Dilemmi del tabù dell’incesto, pp. 191-192) Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La novità offerta dalla Butlere rispetto alle speculazioni filosofiche e sociologiche sulla melanconia sta nella sua capacità di legarne la possibilità ai meccanismi di formazione dell’identità sessale determinati dall’edipo. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Un altro filosofo famoso per la sua critica all’edipo è Deleuze, con il suo libro del 1972, L’anti-edipo, capitalismo e schizofrenia, scritto a due mani con Guattari. • Nella loro opera Deleuze e Guattari hanno proposto una severa critica della concezione freudiana del desiderio, concepito come mancanza anziché come produzione sociale. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • In questa ottica, il complesso di Edipo è considerato una elaborazione interpretativa propria della psicoanalisi, utile per costringere la sessualità del bambino entro il tessuto di relazione proprio della famiglia autoritaria borghese e tradizionale, schizofrenizzando, attraverso l'ambivalenza edipica, il desiderio originariamente univoco e affermativo del bambino, che investe, già nella sua origine, tutto il campo storico-sociale e non esclusivamente il padre e la madre. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La critica dell'Edipo svolta dai due autori è una critica ad una psicoanalisi che ai loro occhi ha smarrito la dimensione sociale e della storia. • La psicoanalisi è divenuta una storia noiosa, da nuovi preti che ripetono le nuove litanie ad ogni interpretazione: mamma, papà, bambino. • La psicoanalisi non conosce altro che la famiglia edipica, non riesce ad andare oltre la famiglia edipica. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La psicoanalisi è accusata di fare il gioco di questa istituzione (che ormai sta inevitabilmente raggiungendo l'esaurimento della sua funzione storica), puntellando l'Edipo là dove invece l'Edipo dimostra di non reggere più: nei nevrotici ma soprattutto in coloro che, non volendone più sapere dell'Edipo, si dirigono, senza sicurezze alcune, verso mete più libertarie. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Rispetto a Deleuze la Butler fa un discorso che non si limita a criticare la famiglia borghese, ma diventa soprattutto critica del patriarcato e e dell’eterosessualità. • Rispetto a Deleuze la Butler sembra, inoltre, più sobria: non vuole andare oltre l’edipo ma vuole procedere ad una sua riformulazione (lettura p. 158-159). Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Se l’edipo è una triangolazione del desiderio di solito rappresentata dalla triade mamma-papa e figlio/figlia, in una prospettiva di eterosessualità obbligatoria, è legittimo pensare a triangolazioni del desiderio che vadano oltre la triade eterosessuale? • Ne sono forse un esempio le famiglie omosessuali, dove esiste sì una triangolazione, ma dove non individuabili ruoli precisi di madre o padre perché i genitori sono dello stesso sesso? Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Butler affronta il tema della famiglia nel capitolo “La parentela è già da sempre eterosessuale”. • Si tratta di un capitolo in cui, proponendo considerazioni critiche su Lacan e su Lévi-Strauss, viene affrontato un discorso sulle norme di genere in relazione a uno dei casi concreti, forse il più importante, in cui le norme di genere si incarnano: la famiglia e le forme di parentela a cui dà luogo. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La norma che emerge dalle leggi e dalle pratiche con cui vengono regolamentati il matrimonio e i legami di parentela è naturalmente quella dell’eterosessualità obbligatoria, secondo la quale un nucleo familiare si definisce legittimo quando alla sua origine vi è il legame di due sole persone, che devono essere necessariamente di sesso maschile e femminile. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Il discorso sulla parentela sembrerebbe, per così dire, laterale non centrale rispetto alle più ampie tematiche politiche; • ma Butler ci mette in guardia da una simile considerazione poiché la parentela è il luogo dove vengono affermate le relazioni che hanno a che fare con la nascita, la malattia, l’agonia, la morte, le dipendenze emotive. • Fare un discorso sulla parentela significa, perciò, articolare un discorso che è a tutti gli effetti politico. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Si sente da ogni parte affermare che il matrimonio non solo è, ma deve rimanere un’istituzione e un legame eterosessuale e che anche le forme di parentela ammesse e riconosciute devono restare legate a questa forma di matrimonio. • Questa presa di posizione viene surrogata dalla convinzione che i legami matrimoniali non eterosessuali sono dannosi per il bambino e pericolosi per le cosiddette leggi naturali, culturali o simboliche che siano, che si pensa sostengano l’intelligibilità umana. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Le sfide nei confronti di questa prospettiva sono moltissime. • Gli studi sociologici, soprattutto di ambito americano, hanno dimostrato che esistono e si stanno moltiplicando forme di parentela che non si conformano al modello della famiglia nucleare e del matrimonio eterosessuale, ma oltrepassano le concezioni giuridiche correnti e funzionano secondo regole che non è ancora possibile formalizzare, cioè secondo regole le cui norme implicite non sono ancora chiaramente percepibili. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Vd. Carol Stack che si è occupata della parentela urbana afro-americana mostrando come essa si sia affermata non solo e non tanto in relazione al matrimonio eterosessuale, ma a una rete di relazioni tra donne che hanno inaugurato forme di parentela autonome dai legami biologici. • Vd gli studi antropologici che hanno dimostrato che ci sono comunità umane non fondate sul legame matrimoniale (lettura p. 132). Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Nonostante queste rivisitazioni critiche, il senso comune e anche l’analisi intellettuale sono ancora in larga parte dominati dai modelli dell’eterosessualità obbligatoria. • In merito la Butler menziona il pensiero di una filosofa francese: Sylviane Agacinski che nel 1998 ha scritto un articolo intitolato Question autour de la filiation e che l’anno successivo, il 1999, ha pubblicato su “Le Monde” un altro articolo intitolato Contre l’effacement des sexes. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La Butler si rivolge in termini polemici a questa filosofa, perché nel suo articolo pubblicato su “Le Monde”, ella ha sferrato un attacco alla teoria queer ritenendo che la sua diffusione su territorio francese avrebbe comportato un futuro ‘mostruoso’ per la Francia. • In questo numero di Le monde figura, in prima pagina, anche il nome della Butler come ‘indizio della mostruosità a venire’. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Nei suoi articoli la Agacinski ha ribadito che permettere agli omosessuali di sposarsi formare una famiglia significa andare contro l’ordine simbolico-culturale: lettura pp. 148149. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La Butler risponde a questa ‘provocazione’ facendo vedere il dramma delle esistenze omosessuali alle quali, attraverso la negazione del matrimonio, viene negato l’accesso a diritti fondamentali, legati all’istituzione matrimoniale: lettura p. 144-145 e 139. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Lesbiche e gay devono rivendicare il diritto al matrimonio? • La Butler non prende le distanze radicalmente da questa possibilità, che presuppone aspetti positivi ( il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali). • Ma allo stesso tempo la Butler mette in guardia contro questa soluzione; • coerentemente con l’approccio queer, ci fa, infatti, vedere le contraddizioni che necessariamente emergono. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • I movimenti gay e lesbici che operano a favore del matrimonio omosessuale non tengono conto che il riconoscimento dei diritti matrimoniali da parte dello stato agli omosessuali non può che comportare un’intensificazione delle operazioni di normalizzazione messe a punto dallo stato. • La Butler afferma, cioè, che lo stato, attraverso la regolamentazione del matrimonio, diventa il mezzo attraverso il quale il desiderio e la sessualità vengono sanzionati, giustificati, conosciuti, insediati pubblicamente e immaginati in quanto fissi e permanenti. Lettura p. 141. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Siamo di fronte ad una operazione di normalizzazione, di inclusione dei soggetti e dei corpi dentro il recinto della norma, che sicuramente crea legittimazione e il riconoscimento pubblico, ma che, con altrettanta certezza, crea allo stesso tempo esclusione e creazione di soggetti illegittimi, per i quali il riconoscimento diventa precario o addirittura irraggiungibile: lettura p. 135. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Nel capitolo che stiamo analizzando la Butler vuole indagare, in termini critici, le contraddizioni che sono presenti nelle operazioni che hanno a che fare con il desiderio di regolazione statale del sesso, della famiglia e della parentela. • La Butler mostra cioè come dietro questo desiderio siano all’opera delle fantasie di onnipotenza, delle fantasie di tipo universalistico, in cui il soggetto desidera pervenire a forme di universalità capaci di strapparlo alla sua particolarità (lettura 141). Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Il prezzo che viene pagato per questo desiderio di universalità, di redenzione e di appartenenza è che la sessualità anomala, con i suoi inceppamenti, con le sue devianze, con la sua frammentazione, che per la Butler abita tutti i soggetti, viene proiettata su coloro che non possono o non vogliono entrare nel recinto della norma, e che sono, per questo, esclusi discriminati, e negati dal punto di vista del conseguimento di una vita vivibile. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • Butler ritiene che il desiderio di universalità del soggetto, garantito attraverso il ricorso alla legittimazione statale, venga rispecchiato dai desideri di purezza culturale e razziale che sono spesso all’opera nei discorsi apologetici dello stato. • La Butler ritiene che la stessa presa di posizione della Agacinski nei confronti della riproduzione sessuale con la sua convalida dell’istituzione matrimoniale in senso eterosessuale, mascheri un desiderio di purezza culturale come francese, poco disponibile a confrontarsi con contaminazioni e differenze. Lettura p. 142. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? • La Bulter ritiene che questo rimando tra ‘purezza’ sessuale e purezza culturale-razziale sia presente in tutti i discorsi e in tutte le norme che legittimano il matrimonio e la parentela eterosessuale: lettura p. 154-155, 150, 152. • Pur partendo da una tematica che ha a che fare con la sessualità il discorso della bulter diventa eminentemente politico, venendo a riguardate considerazioni più ampie, legate ai meccanismi nazionali di formazione dell’identità culturale e alle forme di razzismo che vi sono spesso legate. Lettura p. 148. Cap. II Regole di genere Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale? La soluzione a questa impasse consiste nel contrastare la norma dell’eterosessualità e, insieme le varie istituzioni che vi sono collegate, a favore della affermazione di identità ibride e con esse anche di forme di parentela, cioè di unione, non legate al matrimonio, di unioni non accentrate sullo stato: lettura p. 138, e 157-158.