Judith Butler
Cleveland, 1956
•La disfatta del genere
(2004)
Milano, Meltemi, 2006
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Nasce da una famiglia ebraica di origine
europea che le ha fornito un’educazione
religiosa.
• Nella sua giovane età la Butler ha frequentato
infatti la sinagoga della sua città e i corsi di
etica e di religione che vi si tenevano.
• Questa formazione ha favorito la nascita di
quella che è stata la grande passione della
Butler: la filosofia (lettura p. 269)
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Butler si orienta già molto giovane verso una
formazione filosofica che nasce, oltre che
dalle domande e dalle riflessioni suscitate
dalla formazione religiosa, anche dall’incontro
con la tradizione analitica tipica dei paesi di
lingua inglese e con la filosofia europea
(lettura pp. 265, 270, 266).
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• L’incontro con Kiekegaard, Schopenhauer
(lettura p.267-9)
• L’incontro con Spinoza (lettura 266-7)
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• La lettura e l’utilizzo che la Butler ha fatto di
Spinoza è prossimo a quello del poststrutturalismo francese e della rifondazione
degli studi spinoziani che avviene in Francia
intorno al ’68.
• Spinoza rinasce in Francia negli anni attorno al
’68 come contesto di riferimento di alcune
risposte alla crisi dello strutturalismo.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Si definisce strutturalismo una tendenza
metodologica che, nata originariamente in
ambito linguistico (con De Saussure), si è
estesa ben presto ad altri settori
(dall'antropologia, alla critica letteraria) dando
luogo ad una specifica "atmosfera culturale",
che ha avuto come centro di irradiazione la
Francia.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Contro ogni forma di sostanzialismo, lo
strutturalismo afferma che la realtà è un sistema
di relazioni i cui termini costituenti non esistono
di per se stessi, ma solo in connessione tra loro.
• Contro l'umanismo e il coscienzialismo gli
strutturalisti difendono il primato della struttura
sull'uomo, sostenendo che l'individuo non è il
frutto delle proprie scelte e azioni, ma è il
risultato di strutture che agiscono per lo più a
livello inconscio.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Contro lo storicismo, ossia contro la visione
ottocentesca di un divenire omogeneo,
immancabilmente diretto verso il trionfo dell'uomo e
dei suoi valori, lo strutturalismo vede la storia come
un insieme discontinuo di processi eterogenei retti
da un sistema impersonale di strutture psicoantropologiche, culturali, economiche, ecc.
• Da ciò il tendenziale privilegiamento, nello studio dei
sistemi, del punto di vista sincronico rispetto a quello
diacronico.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Contro l'empirismo e il soggettivismo, lo
strutturalismo sostiene che fare scienza
significa procedere al di là dell'empirico e del
vissuto, per porsi da un punto di vista
assolutamente oggettivo.
• Da ciò il progetto di studiare l'uomo "dal di
fuori" ("come se fossi un osservatore di un
altro pianeta", scrive Claude Lévi-Strauss).
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Dopo alcuni decenni lo strutturalismo comincia a
mostrare le sue debolezze.
• Gli autori che in Francia hanno cercato di
rispondere alla sua crisi sono diversi: Deleuze,
Althusser, Lyotard, Foucault, ecc.
• In gran parte sono autori che, cresciuti
nell’ambito dello strutturalismo, ne sono stati
delusi, dando così luogo ad una operazione critica
di presa di distanza dalle sue categorie.
• Si afferma la riflessione post-strutturalista.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Uno dei post-strutturalisti più importanti è
Gilles Deleuze, il quale, nel suo intento di
contestazione e rifondazione delle categorie
dello strutturalismo, ha fatto leva sulla
filosofia di Spinoza.
• Spinoza è stato riscoperto come autore
dell’immanenza assoluta, come autore in cui
il reale non conosce sublimazione né
teleologia di sorta.
• Si è così affermata una nuova immagine di
Spinoza, come eroe dell’immanenza.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Spinoza è visto da Deleuze, e più in generale dai
post-strutturalisti, come il teorico di un’ontologia
positiva dell’immanenza che è in realtà una teoria
della costituzione dei corpi, una fenomenologia
attiva dell’incarnazione della mente, una politica
di cooperazione dei corpi e delle singolarità.
• Soggetto un’attività desiderante, tesa verso la
gioia.
• Il soggetto è da lui definito come resistenza,
ovvero come essenza amorosa e gioiosa che si
oppone e resiste all’odio e alla tristezza.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Sul piano politico Spinoza innova la concezione
del diritto naturale e rifiuta la fondazione del
diritto positivo su elementi di trascendenza.
• Con ciò noi siamo su un terreno che si oppone
radicalmente alle concezioni moderne ed
hobbesiane dello Stato assoluto. Contro lo Stato
del dominio si innalza infatti la democrazia
assoluta, una democrazia senza rappresentanza,
democrazia come espressione delle singolarità
incarnate.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Attraverso questa interpretazione di Spinoza, Deleuze ritrova
nella sua riflessione l’affermazione di un radicale piano di
immanenza, che egli utilizza dare avvio alla ricostruzione della
singolarità agente, contro lo strutturalismo e la sua tesi sul
primato delle strutture,
• Nell’esperienza post-strutturalista dell’essere le forme
dell’ontologia saranno quindi quelle configurate dal piano di
immanenza, dai suoi dispositivi, dai sui concatenamenti, dalle
sue articolazioni attive.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• La lettura che la Butler ha fatto di Spinoza è in
linea con questo rinnovamento della sua
interpretazione, a partire dall’individuazione
nel suo pensiero di un piano di immanenza
legato al primato del corpo e della sua
potenza attiva (lettura p. 267).
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• La discontinuità tra il pensiero della Butler e
quello di Spinoza, e più in generale dei poststrutturalisti come Deleuze, è da vedersi nella
sua volontà di tenere conto dell’elemento
negativo.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• La sua esigenza di tenere conto del negativo è dovuta, oltre
che alla sua esperienza esistenziale, anche all’influenza che
un altro filosofo ha avuto sulla Butler e sulla sua lettura di
Spinoza: Georg Wilhelm Friedrich Hegel, ha costituito una
fonte fondamentale e decisiva della sua riflessione.
• Con Hegel la Butler si è confrontata in modo intenso sia
durante gli studi universitari, sia in seguito, nell’ambito
degli scritti successivi.
• Il pensiero hegeliano ha costituito anche l’oggetto della sua
tesi di dottorato conseguita all’Università di Yale nel 1984
(libro recentemente tradotto in Italia con il titolo Soggetti
di desiderio, Laterza, 2009 (ed. orgi. 1987).
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• La lettura che la Butler ha fatto di Hegel è stata
influenzata dalle suggestioni mutuate da
Spinoza e dal piano ontologico di immanenza
che costituisce il centro della sua riflessione.
• Infatti, ciò che interessa alla Butler della filosofia
hegeliana è il tema del desiderio e del
riconoscimento, contenuti nel quarto capitolo
della Fenomenologia dello spirito, dedicato alle
figure del servo e del signore.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Secondo la ricostruzione della Butler, Hegel, nel quarto
capitolo della Fenomenologia, sostiene, contro la
concezione astratta dell’individualità sovrana del
contrattualismo moderno, che ogni soggetto è
dominato da un desiderio, la cui realtà dipende dal
riconoscimento sociale;
• in questa prospettiva il soggetto non viene all’esistenza
come individuo razionale padrone di se stesso, ma
resta costitutivamente caratterizzato da un
coinvolgimento con l’altro, da una dipendenza rispetto
all’alterità in cui è in gioco la sua stessa vita, il suo
stesso desiderio.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Il riconoscimento, nella Fenomenologia letta dalla
Butler, non è perciò qualcosa che ha a che fare con una
logica astratta, ma con qualcosa di immanente,
qualcosa di determinato spazio-temporalmente.
• Si tratta di una lettura di Hegel che intende emendare
l’accusa di panlogismo che in generale gli viene rivolta:
ci sono degli aspetti del suo pensiero, in particolar
modo la tematica del riconoscimento, che secondo la
Butler se ne smarcano.
• Si tratta di una lettura di Hegel che l’autrice opera
insistendo sul piano di immanenza, sulla vita, sul
desiderio, sul corpo, sull’alterità (lettura pp. 271-272).
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Nei ultimi scritti della Butler andrà verso una
prospettiva sia di conservazione dell’approccio
hegeliano sia di suo superamento, nel senso che
sempre meno l’autrice insisterà nel ritrovamento
di sé nell’altro, cioè sulla struttura speculare del
riconoscimento e sempre più invece sulla perdita
e sull’espropriazione del sé a partire dall’incontro
con l’altro; un altro inafferrabile a partire dalle
categorie del sé, un altro che non è totalmente
conoscibile.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Un’altra differenza rispetto ad Hegel è da
vedersi nell’utilizzo che la Butler fa
dell’elemento negativo e del collegato metodo
dialettico.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• La Butler utilizza il negativo come gli autori e
le autrici melanconici e marginali della
tradizione occidentale, cioè a partire da una
dialettica non a tre ma a due termini, in cui il
negativo si capovolge nell’elemento positivo.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Butler melanconica e marginale in quanto ebrea,
in quanto donna e in quanto lesbica.
• Butler non ha mai nascosto questo suo
orientamento sessuale, il quale emerge come suo
tratto distintivo anche all’interno del libro di cui ci
stiamo occupando (Lettura p. 245).
• Il negativo legato a questo sua condizione di
lesbica, che le ha provocato marginalità ed
esclusione, è stato il punto di partenza di tutto il
suo pensiero.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Riflettendo sull’esclusione derivata dalle forme di
appartenenza sessuale, quali il suo essere donna e il
suo essere lesbica, l’autrice è giunta ad articolare le sue
più importanti tesi; tesi le quali sono sorte dall’incontro
tra questa problematica, e la questione hegeliana del
riconoscimento riletta secondo il piano spinoziano
d’immanenza (lettura p. 271).
• L’oppressione causata da condizioni sessuali, e
analizzata a partire dalla problematica del desiderio di
riconoscimento, è il tema del libro Scambi di genere,
pubblicato nel 1990, che ha imposto il pensiero della
Butler a livello internazionale.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• La riflessione sulla marginalità e sull’oppressione,
sull’essere donna, sull’essere lesbica e sul desiderio di
riconoscimento ha preso corpo all’interno di un metodo
che, se ha avuto come suo punto di partenza la filosofia, si
è aperto progressivamente ad un approccio radicalmente
interdisciplinare teso a superare gli steccati tra le
discipline (lettura pp. 264-5, 266).
• La Butler si è confrontata ed è entrata in discussione con
la linguistica, con l’antropologia, in particolare con
l’indirizzo strutturalista di Lévi -Strauss, con la psicanalisi
di Freud, di Melanie Klein, di Lacan, con le teoriche
femministe.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Il metodo della Butler, da lei stessa equiparato
a quello del filosofo Walter Benjamin, può
essere concepito come un esisto della sua
marginalità esistenziale, del suo essere una
paria, che ha contribuito a mettere in
discussione le identificazioni unitarie: quelle
con le forme legittime della sessualità, in
primo luogo, ma anche con i contesti
disciplinari predeterminati .
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• L’incontro della Butler con Nietzsche (lettura
p. 269-70)
• La lettura di Nietzsche mediata dal
decostruzionismo
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
Decostruzionismo
Il termine “decostruzione” fa il suo ingresso nella storia
della filosofia occidentale con il tentativo, da parte di
Jacques Derrida, di tradurre linguisticamente e
semanticamente l’invito heideggeriano alla Destruktion
dei concetti della metafisica.
Per quanto Derrida si sottragga ad ogni tentativo di
definizione della decostruzione, possiamo dire che si
tratta di operare un confronto serrato con i testi e gli
autori della filosofia occidentale nell’intento di mettere in
luce i presupposti impliciti, i pregiudizi nascosti, le
contraddizioni latenti della cultura e del linguaggio.
Uno di questi pregiudizi è quello del soggetto come
qualcosa di sostanzialistico.
Capitolo undicesimo
L’Altro della filosofia può parlare?
• Tale strategia è tesa all'annientamento del
concetto di sistema che tutto unifica, che tutto
"identifica" (riduce ad identità), che tutto
ingloba in sé, a propria immagine, in vista di
una rivendicazione dell'Altro e della differenza
come grande impensato della tradizione
filosofica occidentale.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
Scambi di genere, 1990
(tr. It. 2004)
In questo libro, facendo leva sulla sua
esperienza di lesbica, la Butler propone una
nuova modalità di pensiero e di lettura del
reale, del corpo, della sessualità e del
linguaggio.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Questa finalità è perseguita in Scambi di genere
attraverso una riflessione sulle norme e sui processi
di normalizzazione dei corpi e delle soggettività
(lettura p. 238).
• Le norme consentono di vivere, determinando
l’organizzazione del mondo sociale e possono aiutare
anche la sua trasformazione, ma all’interno delle
norme ve se sono che agiscono stabilendo dei criteri
coercitivi di normalità che fanno violenza al corpo e
alla mente e che quando sono sfidati e non rispettati
mettono in dubbio la realtà della stessa esistenza di
chi le sfida. (lettura p. 239).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Talvolta la norma produce normalizzazione e
di conseguenza senso della condivisione e del
comune in forza dell’esclusione delle vite che
non si conformano alla norma.
• Il funzionamento della norma è cioè legato
cioè ad un processo che è al contempo di
inclusione-esclusione.
• La norma include, normalizza, producendo
l’esclusione delle vite che non rientrano nel
recinto tracciato dalla norma.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Nel libro Scambi di genere la Butler prende in
considerazione le norme che governano il corpo,
determinando il sesso al femminile o al maschile,
l’essere donna o l’essere uomo.
• In questa riflessione l’autrice arriva alla conclusione
che le norme che determinano la posizione sessuale
degli individui nella società siano tutte riconducibili alla
norma dell’eterosessualità obbligatoria, individuata
come il prodotto per eccellenza dell’ordine
fallologocentrico e patriarcale.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• La norma eterosessuale governa tutto il
discorso dell’Occidente, sino a determinare la
matrice del discorso psicanalitico, del discorso
antropologico, compresa la sua versione
strutturalista, e infine, e questo
paradossalmente, anche del discorso
femminista, quando, nella versione della
differenza sessuale, pone l’originarietà del
duale maschio-femmina (lettura 240-241).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• La differenza sessuale non è per la Butler ciò che
deriva dal dato biologico, ma è qualcosa che si
produce attraverso l’operatività della norma
dell’eterosessualità.
• La norma dell’eterosessualità stabilisce una
gerarchia maschilista che attribuisce ai maschi
eterosessuali lo statuto di identità maggioritarie e
le altre identità, quelle delle donne, dei gay, delle
lesbiche come identità dallo statuo morale
minoritario.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• La sessualità al maschile o al femminile non ciò è che
emerge da un presupposto di tipo naturalistico, ma è
qualcosa che ha un carattere sociale, storico, discorsivo.
• Essa è cioè il prodotto dell’applicazione della norma
eterosessuale e della logica binaria che articola il
maschile e il femminile pretendendo che ogni individuo vi
rientri.
• Tale logica postula la naturalità di una sessualità
organizzata attorno alla netta polarizzazione biologica e
psicologica tra maschile e femminile.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Con performatività di genere la Butler intende
la ripetizione di comportamenti stereotipati
attraverso cui i soggetti mettono in scena il
proprio genere, dando significato al proprio
sesso e acquisendo, in tal modo, un’identità
maschile o femminile (lettura p. 242).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Questa tesi poggia su una tesi più originaria
secondo la quale non si dà esperienza di un
corpo in sé, poiché l’esperienza del corpo
viene sempre ad essere mediata da un ordine
di significati che pertengono al linguaggio e
all’ordine culturale e politico (vd. Kant e, in
contrapposizione, Schopenhauer).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Per la Butler il corpo non è qualcosa di prodotto
dal linguaggio;
• Ciò che le preme non è negare la materialità del
corpo e asserire il potere performativo del
linguaggio come assoluto;
• E’ il corpo stesso che produce il linguaggio;
• Ma il linguaggio, cioè la sfera culturale,
normativa, retroagisce sul corpo istituendo le
condizioni di possibilità attraverso cui esso può
essere esperito.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Per quanto riguarda il discorso sulla
sessualità, questa prospettiva
confluisce in quella secondo cui i
‘sessi’ non sono percepiti e vissuti
come cose in sé, ma come fenomeni
prodotti storicamente come ‘generi’,
cioè come qualcosa di mutevole e
costruito.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• I corpi, le differenze sessuali vengono ad essere
nient’altro che atti recitati, ripetuti e sedimentati
sulla base di specifici codici di comportamento
trasmessi attraverso il linguaggio che, in questo,
viene ad avere un radicale potere performativo:
produce ciò che dice.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• In Scambi di genere la Butler mette in atto una
decostruzione della differenza ‘naturale’ tra il
genere femminile e quello maschile
ricercandone l’origine in un fatto sociale: la
reiterazione della norma eterosessuale, che
marca le differenze corporee tra i sessi.
• Per l’autrice non ci sono, perciò, uomini e
donne, ma solo recite obbligate dei codici
dominanti che impongono ciò che ognuno è
(lettura p. 245)
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Imponendo ciò che ognuno è, le norme discriminano tra
le identità accettate dal sistema e quelle rigettate,
perché giudicate abiette.
• In merito alle norme che governano l’appartenenza
sessuale, la discriminazione che si viene a creare è quella
tra la legittimità dell’eterosessualità e l’abiezione della
condotta omosessuale. Secondo Butler l’abietto è ciò che
viene prodotto dal sistema patriarcale con la sua
eterossessualità fallica, che in quanto norma determina il
ripudio dell’omosessualità.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Lungi dal porsi per prima, in quanto naturale, la
norma eterosessuale trae alimento proprio
dall’atto dell’esclusione con le quali rigetta le sue
trasgressione.
• Le sue trasgressioni vengono rigettate nella sfera
dell’abietto. Prima di essere un risultato
dell’espulsione, l’abietto è perciò la condizione
necessaria al costituirsi del sistema che lo
espelle.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• L’abietto che emerge dalla regola
eterosessuale, non è la donna, che diviene
invece una figura di subordinazione che viene
accolta dentro il sistema;
• l’abietto è la lesbica, è il gay.
• Quindi mentre l’identità femminile rientra
sotto il controllo del sistema, l’identità abietta
occupa il fuori del sistema e al contempo
contribuisce a stabilizzarlo, a partire da un
meccanismo di discriminazione.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• In questo suo discorso sull’abiezione e sulle
dinamiche di inclusione-esclusione previste
dalle norme, la Butler arriva a fare un discorso
sulla ‘macchina antropologica’ produttrice
dell’umano;
• La Butler vede nella norma il meccanismo
attraverso il quale viene prodotta la stessa
umanità, la quale si configura come un
meccanismo caratterizzato da una logica di
inclusione-esclusione (lettura p. 250).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Chi viene discriminato ed escluso, diventa
qualcosa di irreale, diventa cioè l’altro in
opposizione al quale si definisce l’umano,
diventa il disumano.
• Nella dialettica del riconoscimento, colui che è
escluso è oggetto di un disconoscimento che
fa si che egli diventi irreale.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• La posizione dell’escluso è più grave di quella
dell’oppresso;
• l’oppresso seppur concepito come forma inferiore di
umanità viene comunque compreso nel sistema,
viene comunque riconosciuto, anche se a partire da
forme di riconoscimento parziale;
• l’abietto è invece colui al quale viene sottratto per
intero lo statuto di umano e che per questo assume
uno statuto ontologico di irrealtà (lettura p. 254255).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Vi è dunque la necessità, come la Butler
sottolinea, di sottoporre a reinterpretazione
ogni concezione dell’umano, quell’umano che,
ad esempio è nominato dalle dichiarazioni dei
diritti umani.
• Per fare questo bisogna porsi in termini critici
rispetto alle norme che governano le nostre
esistenze, prime tra tutte le norme che
regolano l’appartenenza sessuale.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• La polemica butleriana nei confronti di
Habermas e del suo libro Fatti e norme, che
non tiene conto della dialettica inclusioneesclusione che la Butler ha individuato come il
cono d’ombra dell’operatività delle norme.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Si tratta, per quanto riguarda le norme, di una
dialettica di discriminazione che sfocia nella
violenza.
• E’ una violenza normativa che in alcuni casi
arriva a mettere in discussione la stessa
possibilità di sopravvivenza delle identità
giudicate abiette e, per questo, disumanizzate
(lettura pp. 246, 251).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Il carico di sofferenza e di dolore delle identità
rese marginali dalle norme è ben espresso dal
titolo americano del libro che stiamo
analizzando: Gender trouble.
• Come chiarito da una nota a p. 240, questo
titolo si riferisce sia alla turbolenza del genere
che caratterizza chi sta ai margini del sistema,
sia alla sofferenza e al turbamento delle loro
esistenze
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Con la sua riflessione sulla figura dell’abietto
contenuta in Scambi di genere, la Butler si
colloca in un ambito del femminismo lesbico
detto teoria queer;
• queer sta per deviante, trasgressivo (deriva dal
tedesco quer – trasversale, diagonale, obliquo,
traducibile in italiano con ‘strano’, ‘bizzarro’,
anche se il suo uso semantico equivale a
‘checca’ o ‘frocio’).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• La teoria queer
• La teoria queer mette in discussione la naturalità
dell'identità di genere, dell'identità sessuale e degli atti
sessuali di ciascun individuo, affermando che essi sono
interamente o in parte costruiti socialmente;
• Gli individui non possono perciò essere realmente
descritti usando termini generali come "eterosessuale" o
"donna".
• La teoria queer sfida pertanto la pratica comune di
dividere in compartimenti separati la descrizione di una
persona perché "entri" in una o più particolari categorie
definite.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
•
•
•
•
La teoria queer
A coniare la formula "teoria queer" fu Teresa de Lauretis,
nell'ambito di una conferenza tenutasi all'Università della
California, a Santa Cruz, nel Febbraio 1990.
Da questo momento i testi che hanno come oggetto questa
tematica si moltiplicano.
Il 1990 è anche l’anno di pubblicazione di Scambi di genere,
testo che è stato annoverato all’interno di questo filone di
studi.
Questo testo è considerato una sorta di manifesto delle queer
theories, anche se in realtà l’aggettivo queer non compare in
questo libro.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
La teoria queer
• La teoria queer si contrappone alla pratica gay e
lesbica legata alla naturalizzazione dell'omosessuale,
tesa a stabilizzare un'identità omosessuale al fine di
creare una comunità e di acquisire diritti;
• chi si denomina queer non si acconntenta di questo,
non si accontenta di rivendicare diritti;
• chi si denomina queer contesta, infatti, le immagini
delle minoranze sessuale come lobbies che chiedono
la propria assimilazione alla società esistente.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
La teoria queer
• Chi si denomina queer propone politiche
antagoniste volte alla trasformazione della
società, rimettendo al centro dell'attenzione il
problema della differenze multiple.
• L’influenza della riflessione di Foucault (e del
post-strutturalismo francese) sulla teoria
queer (e sulla riflessione della Butler).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• L'approccio critico queer ai testi e ai generi, quali che
siano, si incontra con i temi delle riflessioni su razza e
classe e del rapporto tra essere umano, animale e
macchina (dialogo questo che prende avvio
principalmente con il cyberfemminismo di Donna
Haraway).
• Nel mondo anglosassone, il volume di pubblicazioni a
tema queer cresce enormemente, accompagnato da
una crescente interdisciplinarità;
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• L’abietto, figura centrale della teoria queer e al
contempo della filosofia butleriana, oltre a
rappresentare una istanza utilizzata dal sistema per la
stabilizzazione della norma, custodisce in se anche
un grande potenziale eversivo.
• L’abietto viene a rappresentare infatti anche il punto
debole del sistema eterosessuale e il suo incubo più
pericoloso.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• La Butler nella sua strategia di contestazione
del dominio patriarcale e fallologocentrico fa
leva, prevalentemente sulla figura dell’abietto
e sulle sue potenzialità sovversive (lettura p.
248).
• Le occasioni in cui il sistema binario
eterosessuale e fallologocentrico viene
contestato e sfidato sono quelle incentrate
sulle performance delle identità queer (lettura
p. 249)
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Per la Butler il corpo queer, caratterizzato da
una forma di sessualità anomala ed
eccedente, ha il potere di trasgredire la
norma, di metterla in discussione di
rielaborarla e di trasformarla.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Il corpo nonostante la sua messa in forma da
parte del linguaggio, nonostante i fenomeni di
normalizzazione custodisce perciò, soprattutto
nelle identità rigettate e negate dalle norme,
un potere di sovversione;
• Il corpo è cioè un luogo di ribellione, di
contestazione.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• In scambi di genere Butler, nel suo discorso sull’abietto
(sul queer), fa del drag il simbolo della possibilità di
dislocare la fissità del binarismo sessuale.
• Drag queen è un termine inglese che designa attori e
cantanti che si esibiscono in abiti femminili, mettendo in
scena una femminilità esagerata nelle movenze e nel
trucco e al tempo stesso non nascondendo del tutto il
corpo maschile.
• Per estensione drag king indica attrici che recitano in
abiti maschili, fornendo una rappresentazione iperbolica
del machismo.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Per Butler la preformance del drag oltre a dislocare la fissità
dei due generi maschile e femminile ha anche il potere di
rivelare che il genere stesso è una performance, è una recita.
• Nella sua riflessione il drag rivela che l’identità sessuale
originaria in base alla quale il genere modella se stesso è
anch’essa una imitazione senza origine.
• il genere è una recita che può essere variata con
improvvisazioni che sfidano il copione dell’eterossessualità
obbligatoria.
• Il drag ai suoi occhi è un allegoria di tutto questo (lettura pp.
250-251 e 247).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Parallelamente alla crescita della sua fama, la Butler è andata
incontro, soprattutto per quanto riguarda le sue riflessioni sul
drag, anche a contestazioni e polemiche.
• Nel 1999 è stata ad esempio oggetto della feroce ironia di una
politologa e femminsta americana, Martha Nussbaum, che ha
definito la Butler la professoressa della parodia e l’ha accusata di
dare maggior valore ad atti privati e provocatori come il drag
piuttosto che a riforme giuridiche e provvedimenti legislativi in
difesa delle minoranze.
• Nussbaum ha fatto della Butler il simbolo del peggior
femminismo accademico, accusato di essere troppo astratto e
poco attento alle azioni politiche concrete.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Nel capitolo che stiamo analizzando la Butler tiene
conto di questa critica e, nel parlare del suo libro
del 1990, elabora riflessioni con le quali mostra
come il drag sia qualcosa di radicalmente politico
(lettura pp. 248 e 249).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Lontano dall’essere qualcosa di astratto, il drag è, per
la Butler, una delle strategie concrete attraverso cui si
producono legami all’interno dei quali diventa
possibile il riconoscimento che altrove non è
possibile.
• Il drag in questa prospettiva è un atto integralmente
politico (lettura p. 249).
• La butler definisce il drag come qualcosa di politico in
quanto ha a che fare con la questione stessa della
sopravvivenza di chi è escluso e reso marginale
(lettura p. 251).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
Scambi di genere: una sintesi
• La strategia teorizzata da Butler consiste nel
dinamizzare le identità attraverso combinazioni
impreviste, per destabilizzare i caratteri
eterosessuali, maschilisti, razziali e classisti del
sistema.
• Il sistema deve essere continuamente destrutturato
attraverso la proliferazione di posizionamenti
identitari, che apra lo spazio di una democrazia
radicale dove nessuna identità sia più fissa,
normativa, ed egemone.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
Scambi di genere: una sintesi
• La Butler opera una decostruzione della
soggettività la quale si mostra slabbrata,
turbolenta e inquieta, già in quello che appare
come il suo livello più fisso e determinato,
quello dell’appartenenza sessuale,
• Si tratta di una prospettiva che avvicina la
Butler al filone post-moderno, il quale ha
proceduto ad uno smantellamento del
concetto sostanzialisto di soggettività.
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• Coerentemente con questa prospettiva fatta
emergere dalla Butler nel suo libro del 1990, l’ultimo
paragrafo di questo decimo capitolo si intitola: ‘Oltre
il soggetto’;
• Si tratta di un paragrafo in cui l’autrice si confronta
con due femministe, G. Anzaldùa e G.C. Spivak,
rappresentanti del femminismo non occidentale, le
quali hanno messo a punto, anche se partendo da
premesse diverse, un’operazione di decostruzione
della soggettività vicina a quella della Butler (lettura
p. 259,260).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• L’idea butleriana di un soggetto molteplice e
frammentato proprio a partire dal terreno
della sessualità e del corpo ha fatto breccia
anche in ambiti del pensiero filosofico non
votati alla riflessione di genere (es. U.
Galimberti, I miti del nostro tempo, Feltrinelli,
2009, in part. pp. 23-43).
Capitolo decimo
La questione della trasformazione sociale
• A queste aperture nei confronti del discorso
queer, si affiancano anche molteplici chiusure,
prospettate soprattutto dai paradigmi che
fanno della differenza sessuale tra uomo e
donna il loro principio regolatore.
• Nel suo libro La disfatta del genere, la Butler
entra in una relazione di confronto-scontro
con questi diversi paradigmi.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
• Nel Capitolo Nono intitolato La fine della
differenza sessuale? la Bulter si confronta con
la teologia cattolica e con il pensiero della
differenza sessuale
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
Lettura di alcune riflessioni contenute nella “Lettera ai vescovi sulla
collaborazione tra uomo e donna” Roma, dalla Sede della
Congregazione per la Dottrina della Fede, il 31 maggio 2004, firmata da
Joseph Card. Ratzinger, in cui:
- sebbene si riconosca parità al sesso femminile rispetto a quello
maschile, si individuano una serie di ruoli ‘naturali’ e dunque
privilegiati all’interno dei quali il sesso femminile può e deve
raggiungere la sua piena umanità (maternità, affettività, relazionalità,
ecc.).
- Le forme di sessualità non coerenti con l’eterosessualità obbligatoria
vengono viste come una vera e propria minaccia rispetto all’ordine
divino.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
• L’audace tesi della butler, secondo la quale i ‘sessi’
non sono cose in sé, ma fenomeni prodotti
storicamente come ‘generi’, cioè come qualcosa di
mutevole e costruito, si incunea nel cuore più vitale
del patriarcato cattolico, incrinandone il dogma e
contribuendo a scardinare il potere sociale che ne
deriva.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
• Non è stata perciò una mera disputa terminologica
quella che, durante la conferenza delle Nazioni Unite
sulla donna che si è svolta a Pechino nel 1995, ha
portato il Vaticano a battersi per la cancellazione del
termine ‘genere’ dai documenti della piattaforma
organizzativa, denunciandolo come nome in codice
per l’omosessualità e chiedendo che venisse
sostituito dalla parola ‘sesso’, più affidabile nel
garantire la ‘naturalità’ dell’ordine eterosessuale (vd.
resoconto della Butler nel Capitolo nono, p. 213, 214,
216, 217).
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
• Il termine ‘genere’ è stato accettato dalle
Nazioni Unite ma ciò nonostante
l’omosessualità non è entrata a far parte del
linguaggio ufficiale, segno che il patriarcato, e
il suo prodotto per eccellenza
l’eterosessualità, è ancora pienamente
operante.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
• La forte ostilità del mondo cattolico nei confronti
dell’omosessualità e della proliferazione dei generi si
è tradotta, nel 2006, in un attacco diretto al pensiero
della Butler attraverso un articolo di “Avvenire”, in cui
Lucetta Scaraffia ha proceduto ad una severa critica
di La disfatta del genere.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
• Per problematizzare il rifiuto dell’omosessualità che
viene dalle gerarchie cattoliche viene utile cercare di
tracciare una breve storia dei modi attraverso cui la
chiesa si è rapportata all’omosessualità.
• Le gerarchie ecclesiastiche fino al Concilio del 1179
non consideravano l’omosessualità un problema che
meritasse una discussione.
• Fino al XII secolo la teologia trattò l’omosessualità
alla stregua della fornicazione sessuale senza
pronunciarsi con un’esplicita condanna.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
- Fu con le crociate (XIII e XIV) che cominciò nella Chiesa un
clima di intolleranza, il quale fu ulteriormente acuito con
l’inquisizione per stroncare la stregoneria.
- E’ in questo clima di intolleranza che vengono ad essere
coinvolti anche gli omosessuali.
- Il colpo di grazia rispetto alla condanna dell’omosessualità
viene dalla nascita della medicina scientifica che con il suo
sguardo puntato unicamente sull’anatomia e sugli organi
deputati alla procreazione ha stabilito che tutte le forme di
sessualità che non vanno in questo senso sono patologiche.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teologia cattolica
- Anche la psicanalisi ha seguito questo discorso
che ha rinforzato le posizioni della chiesa.
- Lo stesso nazismo che eliminava insieme agli
ebrei anche gli omosessuali cresce in questo
contesto.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. Sessuale
Lo scontro con la Chiesa cattolica provocato dalla volontà
della Butler di mettere in discussione il binarismo
sessuale maschio-femmina, è diventato anche dissidio nei
confronti della teoria femminista della differenza
sessuale, che come il Vaticano vuole preservare il duale
originario maschio-femmina (anche se a partire da
argomentazioni tese a superare la tradizione patriarcale e
le sue categorie).
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. Sessuale
La Butler nel suo discorso entra nel merito del
paradigma della differenza sessuale e, appellandosi al
pensiero di L. Irigaray, definisce la differenza sessuale
non un fatto, né un fondamento, nè una premessa su
cui costruire una teoria femminista, ma una questione
instabile e irrisolta, un problema, un momento
particolarmente denso di irrisolvibilità all’interno del
linguaggio (lettura 217 e 218).
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. Sessuale
Riflettere sulla differenza sessuale significa per
la Butler riflettere sulla relazione tra il biologico
e il culturale, significa sottoporre ad
interrogativo la differenza sessuale, significa
porre l’interrogativo sulla relazione tra il corpo e
il linguaggio, tra la fisicità e le strutture di
potere. (lettura p. 218).
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. Sessuale
- Posta questa problematizzazione della differenza
sessuale, Butler entra in dialogo con un’autrice
femminista appartenente al paradigma della differenza
sessuale: Rosi Braidotti con il suo libro Metamorfosi .
- Pur attenta alle differenze, la Braidotti in questo libro
ha formulato un concetto più deterministico e meno
problematico di differenza sessuale rispetto a quello
della Butler, assumendo, così, posizioni teoriche che
sono in disaccordo con la filosofia butleriana.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. Sessuale
- Metamorfosi si propone di far interagire le categorie
deleuziane con quelle della differenza sessuale e della
psicanalisi lacaniana, secondo una prospettiva in cui
l’elemento negativo è esorcizzato a favore
dell’affermazione di un positivo non dialettico.
- Questo è il primo punto di contrasto tra la Braidotti,
vicina in tale valorizzazione del positivo a Deleuze, e la
Butler, che, come si è visto, invece è fortemente
influenzata da Hegel e dalla questione del negativo
(lettura di p. 228).
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. Sessuale
- Così come evidenziato dalla stessa Butler, Metamorfosi è un
libro nel quale viene fornita una visione molteplice del soggetto,
come ciò che è esposto a continue metamorfosi, al di là anche
della distinzione umanistica tra uomo e animale, tra umano e
macchina, (come abbiamo visto in Donna Haravay);
- ma la Braidotti ritiene però che queste metamorfosi vengono
ad avere un valore positivo per il corpo e per il soggetto solo se
rimangono confinate entro il recinto della differenza sessuale; in
caso contrario esse giungono a sopraffare la vita del corpo e a
fargli violenza.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. sessuale
Negare la differenza sessuale significa per la
Braidotti non solo fare violenza al corpo, ma
significa anche rispecchiare l’ideologia
fallologocentrica e reinsediare forme di
supremazia maschilista (lettura p. 243).
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. Sessuale
• Partendo da queste posizioni della Braidotti ed
e polemizzando con il loro significato, la Butler
pone in dubbio che negare questa cornice
binaria, affermando un piano di molteplicità
oltre il binarismo maschile-femminile, porti
necessariamente ad una affermazione del
patriarcato e ad una negazione del femminile.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. sessuale
• Per argomentare questo suo punto di vista la Butler
entra nel merito dell’orientamento sessuale delle
lesbiche butch (le lesbiche falliche, mascoline), che
custodiscono in se stesse un desiderio mascolino, e al
contempo amano profondamente l’elemento
femminile (lettura 230, 231).
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. sessuale
• Con le lesbiche falliche ci si trova ai margini
della differenza sessuale, in una zona che la
eccede e dove il sui linguaggio e le sue
categorie non bastano più.
• Si tratta di una zona dove viene messo in
discussione il binarsimo patriarcale che
assegna alle donne il solo ruolo femminile
legato alla maternità e alla procreazione.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. sessuale
• La Butler critica la posizione della Braidotti anche a partire
dalla sua concezione performativa del linguaggio (lettura p.
231, 232).
• Se il linguaggio retroagisce sul corpo, ponendolo come
corpo sociale, dove trovare l’originarietà della differenza
sessuale, la sua determinatezza, la sua stabilità;
• in questa prospettiva la diff sess viene ad essere troppo
collusa con il linguaggio, cioè con le strutture sociali e di
potere, da farne qualcosa da utilizzarsi contro i contesti di
oppressione della società.
Capitolo nono
La fine della differenza sessuale?
Il confronto con la teoria della diff. sessuale
• Nonostante questa polemica, nelle ultime
pagine del capitolo che stiamo analizzando la
Bulter, in nome del suo ideale di democrazia e
di pluralismo, invita a non erigere barriere tra
il femminismo europeo, in gran parte
orientato a partire dalla teoria della differenza
sessuale, e il femminismo americano, più
aperto alle riflessioni che vengono dall’ambito
della teoria queer.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Il confronto-scontro della
Butler
• con l’Antropologia
strutturalista (C. Lévi Strauss)
• con la Psicanalisi (J. Lacan)
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
- La Butler ritiene che entrambi questi paradigmi
muovano dal presupposto, accolto come tale,
dell’eterosessualità obbligatoria e del binarismo della
differenza sessuale da lei individuato come il prodotto
per eccellenza dell’ordine fallologocentrico.
- Nel capitolo “Regole di genere” la critica è articolata a
partire da un discorso sulla norma che ripropone
argomentazioni già, in parte, viste nel capitolo “La
questione della trasformazione sociale”.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La norma di cui la Butler intende parlare è la norma
di genere che normalizza gli individui rispetto
all’assunzione dell’identità sessuale.
• Il genere è la norma attraverso cui il potere
regolatore istituisce le soggettività.
• Nel discorso della Butler il soggetto non è cioè
qualcosa che viene prima e che poi è normato
sessualmente: il soggetto è ciò che si genera dalla
capacità che il potere regolatore ha di regolamentare
il genere
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• In questo discorso il potere regolatore non è qualcosa di
più vasto che in certi ambiti si esprime normando il
genere, ma il potere, come afferma la Butler, è esso
stesso specificamente di genere.
• Il nomare il genere è la sua struttura fondamentale: tutte
le altre regolazioni scaturiscono da questa norma più
originaria.
• la Butler entra in polemica con Foucault accusato di non
essere stato capace nelle sue fini analisi del potere e dei
suoi meccanismi di regolazione di capire che la
regolazione è sempre in primo luogo di genere.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La norma, e nello specifico la norma di genere, è
qualcosa che, pur avendo una stretta con relazione
con le pratiche corrispondenti, non coincide con
esse, non coincide con la produzione di regole o leggi
particolari ed empiriche e con le azioni che ne
derivano;
• le norme rendono cioè intelligibili le azioni,
determinano griglie di leggibilità sociale, e al
contempo griglie di illeggibilità e di esclusione, ma
non corrispondono con le azioni e con le regole che
essa produce;
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Infatti è possibile scindere analiticamente la norma dalle
pratiche in cui è radicata poiché essa eccede gli esempi in
cui viene a incarnarsi.
• Posto ciò la Butler afferma però che la norma non
coincide con un livello di astrazione autonomo ed
indipendente dagli esempi concreti in cui si incarna, come
se fosse possibile parlare di meccanismi normalizzatori
che avvengono indipendentemente dalle leggi o dalle
regole particolari: lettura p. 76
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Butler vuole fare della norma qualcosa di
contingente, qualcosa che si delinea ad un livello
di pura immanenza dove non vi sono
trascendenze.
• Proprio tenendo fermo questo punto di vista, la
Butler entra in polemica con la concezione
relativa alla norma di genere che è stata elaborata
in ambito psicanalitico da Lacan e, in ambito
antropologico, da Lévi Strauss.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lévi-Strauss
- L'antropologo Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
è stato colui che, utilizzando il modello della
linguistica strutturale nelle indagini sulla
parentela e sui miti, ha contribuito con più forza
alla formulazione e alla diffusione di quello che
è stato chiamato il paradigma strutturalista.
- C. Lévi-Strauss, Le strutture elementari della
parentela, (1949).
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lévi-Strauss
• L' obiettivo di Le strutture elementari della parentela è di
individuare la logica sottostante a tutti i sistemi di
parentela al di là della loro varietà, ossia la struttura
invariante rispetto a cui essi sono tutti trasformazioni.
• Alla base di tutti i sistemi matrimoniali vi è, secondo LéviStrauss, la proibizione dell' incesto, la quale impedisce l'
endogamia.
• L' uso di una donna, vietato all' interno del gruppo
parentale, diventa disponibile ad altri.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lévi-Strauss
• Grazie alla proibizione dell'incesto è reso possibile lo
scambio di un bene pregiato, le donne, tra gruppi
sociali, e quindi lo stabilimento di forme di reciprocità e
di solidarietà che garantiscono la sopravvivenza del
gruppo.
• Sono queste le relazioni invarianti e necessarie in ogni
società, alla luce delle quali diventa possibile studiare le
varie forme che assumono le relazioni di parentela.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lévi-Strauss
L'antropologia strutturalista, alla pari della
psicanalisi, del marxismo e soprattutto della
linguistica, diventa in tale modo scienza capace di
cogliere le strutture profonde, universali, atemporali e necessarie, al di là della superficie
degli eventi, che è sempre ingannevole, e al di là
dell' apparente arbitrarietà degli elementi che
costituiscono ogni società.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lévi-Strauss
Della struttura logica dello spirito umano, che
Lévi-Strauss concepisce su base binaria, fa parte
il binarismo di genere maschile e femminile
analizzato e descritto a partire dal tabu
dell’incesto,
dal
dramma
edipico
e
dall’eterosessualità obbligatoria, la quale, nelle
Strutture della parentela, è descritta come una
legge universale (lettura p. 71, e 149-150).
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lévi-Strauss
Il tabu dell’incesto, l’edipo e l’eterosessualità
obbligatoria non sono, per Lévi Strauss, qualcosa che è
accaduto ad un certo punto della storia sociale
dell’uomo;
Essi strutturano, infatti, la nascita della cultura e
l’apparire dell’umano.
La differenza sessuale, l’eterosessualità obbligatoria
sono perciò, in questa prospettiva, dati invariabili della
stessa umanità, sue leggi universali (lettura pp. 74-75).
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Butler vede nella psicanalisi di Lacan il punto di
incontro tra la psicanalisi freudiana e lo strutturalismo
di Lévi-Strauss.
Quella che in Lèvi-Strauss è la sfera della cultura viene
riformulata da Lacan come dimensione del simbolico
(lettura p. 70, 72).
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
La struttura in Lacan diventa la sfera del
simbolico, cioè l’insieme di regole e di leggi
(leggi che ai suoi occhi vengono ad avere una
struttura linguistica) che nel loro carattere di
universalità precedono le forme sociali
(comprese quelle assunte dal linguaggio),
diventando una sorta di apriori: lettura p. 72.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Anche in Lacan, così come in Lévi-Strauss, le strutture
universali del simbolico stanno in una relazione
costitutiva con il tabù dell’incesto e con il dramma
dell’edipo: lettura 70.
Anche in Lacan abbiamo una teoria in cui il genere è
concepito come una legge universale incentrata
sull’universalità del binarismo maschile-femminile, che
emerge e si impone nell’ambito del complesso di Edipo.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
• Le opere più importanti di Lacan:
• Gli Scritti, Einaudi
• I Seminari, Einaudi
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Sin dall’inizio Lacan ha propugnato un ritorno a
Freud,
contro
il
suo
tradimento
e
addomesticamento soprattutto da parte della
psicanalisi americana.
Lacan si è ritenuto per tutta la vita un freudiano,
anche se è stato sconfessato dall’Associazione
psicanalitica internazionale.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Il ritorno a Freud è in primo luogo rappresentato dalla
volontà di Lacan di mettere in luce lo spossessamento
dell’io operato dalla centralità che l’inconscio viene ad
avere nella struttura psichica, questo contro tutta la
tradizione egologica della filosofia occidentale, ma
anche contro la psicanalisi americana tesa a valorizzare
l’autonomia dell’io.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- Lacan propone una sorta di ridefinizione antiumanistica del soggetto umano, negando che
l’uomo risieda nel cogito, nell’io, ed affermando
che l’uomo dimora invece prevalentemente
nell’inconscio, rispetto al quale si trova in una
condizione di radicale assoggettamento.
- Antiumanesimo strutturalista e antiumanesimo
freudiano formano in Lacan un tutt’uno.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- Questa dottrina del primato dell’inconscio, con la relativa
impostazione antiumanistica che ne deriva, si
accompagnano, in lui, alla tesi del primato dell’ordine
simbolico, ossia alla concezione secondo cui l’individuo
risulta determinato da forze impersonali ed onnipotenti
che prendono la forma di una trama di simboli e di
significati che lo costituiscono e che l’individuo non giunge
mai a dominare.
- Lo stesso livello del reale non abbiamo altro modo di
apprenderlo se non attraverso il simbolico.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Questi tratti di Lacan sono quelli che lo avvicinano
maggiormente a Lévi-Strauss e alla sua teoria dell’uomo
come effetto di strutture culturali impersonali ed anche a
Saussurre, che studiando il linguaggio, è andato alla ricerca
in esso di sue strutture universalistiche.
- La linguistica Saussuriana è stata un costante punto di
riferimento perché per Lacan l’inconscio è strutturato come
linguaggio; il compito di procedere ad una ermeneutica del
profondo dovrà rifarsi alla linguistica, ai suoi metodi, ai suoi
strumenti.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- L’inconscio parla, si esprime attraverso il linguaggio, ma
questo discorso è concepito da Lacan come discorso
dell’‘Altro’, definito così in quanto egli è altro dal soggetto
conscio.
- Infatti l’es, l’inconscio non può fare a meno di assumere
la forma di un discorso o di un messaggio che viene da
altrove, dall’impersonalità dell’inconscio.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
• Nel discorso di Lacan è il linguaggio stesso, il
quale provvede a dividere l’uomo dalla natura,
che crea l’inconscio, producendo il soggetto a
due piani attraverso l’ichspaltung (la divisione
del soggetto).
• La psicanalisi è la disciplina nata per
decodificare il linguaggio ignoto dell’inconscio.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Il linguaggio dell’inconscio trapela dalla trama e dai
disturbi del discorso conscio (sogni, lapsus, sintomi,
leggende, ecc), parla attraverso metafore (figura
attraverso si nomina un soggetto con il nome di un
altro soggetto che ha con il primo rapporti di
somiglianza: è una volpe), metonimie (nominare una
cosa con il nome di una altra che ha con essa rapporti
di contiguità: bevo un bicchiere di vino), spostamenti,
condensazioni.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Altre tematiche importanti del discorso di Lacan sono
quelle relative alla formazione del soggetto, attraverso
le fasi di sviluppo del bambino.
Vi è in primo luogo una fase definita dello specchio (tra
i sei e i 18 mesi) in cui il bambino si trova in una fase di
prematurazione biologica e di incoordinazione motoria,
in cui il corpo è percepito come in pezzi;
durante questa fase il bambino anticipa, con un
immagine visiva, la totalità del proprio corpo,
prendendo progressivamente coscienza.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- Questo processo avviene attraverso l’identificazione del
bambino con il proprio simile: la madre o un altro bambino,
oppure attraverso l’identificazione con la propria immagine
riflessa nello specchio.
- Questa fase avviene entro la dimensione di ciò che Lacan
denomina l’immaginario e che egli caratterizza come una
relazione duale di confusione tra sé e l’altro, che funge da
duplicazione fantasmatica di sé.
- E’ infatti attraverso l’immagine del simile che il soggetto, per
un meccanismo di identificazione, si rapporta a sé.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- Nello stadio dello specchio si ha dunque un abbozzo
dell’io, un primo schizzo di soggettività attraverso
l’immaginario,
attraverso
l’identificazione
con
l’immagine. Ne risulta un’io che è ancora un io ideale,
qualcosa cioè dal carattere immaginario.
- Chi si blocca in questa fase perché non riesce ad
accedere pienamente alle fasi successive, o vive in
modo incompleto le fasi successive, vive durante la sua
vita in una dialettica di finzioni, cioè in una dialettica di
identificazioni narcisistiche con immagini esteriori.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
La formazione vera e propria dell’io avviene
invece tramite il simbolico, cui si accede
attraverso la vicenda del complesso edipico, che
Lacan si struttura in tre tappe.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- Nella prima tappa il bambino è totalmente immerso
nella relazione con la madre: vuole essere tutto per lei,
cioè il completamento di ciò che le manca, mancanza,
questa, che Lacan denomina il fallo.
- Il fallo non è l’organo sessuale, ma sta a significare
l’oggetto del desiderio.
- Il bambino si identifica con l’oggetto del desiderio
della madre, permanendo in una fase di fusione non
distinta con essa.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- Ma poi abbiamo la seconda fase, in cui si
afferma l’intervento del padre che priva il
bambino dell’oggetto del suo desiderio, cioè
della madre.
- Il bambino si trova così di fronte ad un
interdetto, incontra cioè quella che Lacan
definisce la legge del padre, la quale scindendo
la diade madre-figlio, mette in atto una sorta di
castrazione simbolica del bambino.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- La terza fase è quella in cui il bambino si indentifica con il
padre; è la fase in cui il bambino accede a quello che
Lacan chiama il nome del padre, cioè alla funzione del
padre.
- Si tratta di un’entità simbolica alla quale si può accedere
anche se il figlio è allevato solo dalla madre, ma a patto
che sia la madre ad aprire il bambino a questa funzione, a
questa entità simbolica, attraverso la scissione della
fusione madre-figlio.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
• Identificandosi con il padre, il bambino cessa di essere il
fallo, cioè l’oggetto di desiderio della madre, e diventa
colui che ha il fallo, assumendo in tal modo un’identità
sessuale maschile e accettando che quando sarà adulto
potrà possedere un’altra donna come il padre possiede
sua madre.
• Ma se l’interdizione paterna non c’è o non è riconosciuta
dal bambino perché, ad esempio, la madre vi si oppone,
cioè non riconosce il padre come padre, allora il bambino
rimane identificato con il fallo e sottomesso alla madre.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Vediamo adesso la dinamica al femminile
dell’edipo, che all’inizio è uguale a quella
maschile, in quanto il desiderio di essere il fallo
per la madre, ossia il suo oggetto di desiderio, è
presente anche nella bambina, che in questa
prima fase è collocata in una dinamica
relazionale di fusione con la madre
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Uguale nella bambina è anche la fase della
castrazione in cui la legge del padre la separa
dalla madre, ma diverso è il suo epilogo, poiché
se la castrazione è vissuta positivamente, la
bambina dopo aver riconosciuto di non essere il
fallo per la madre riconosce anche di essere
quella che non ha neppure il fallo.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- E da qui, la bambina procede, nella terza fase, ad
indentificarsi non il con il padre ma con la madre, la
quale, a sua volta, è anche lei il soggetto che non ha
il fallo.
- In questo modo la bambina accetta di non avere
sulla madre lo stesso diritto di possesso del padre e
identificandosi con la madre contribuisce a deviare il
suo eros verso una identità non femminile ma
maschile.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Per il bambino e per la bambina l’edipo si
conclude con l’assunzione dell’identità sessuale,
momento questo che coincide anche con
l’ingresso nell’ordine del simbolico, cioè
nell’ordine del linguaggio e della cultura. In
questa fase il bambino/a acquista anche l’uso
del linguaggio e la categoria della propria
individualità io.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
In sintonia con gran parte della cultura contemporanea,
Lacan ripete che l’uomo si fa tale solo mediante
l’ingresso nell’ordine simbolico della lingua, della
cultura, della società e che ciò avviene tramite l’edipo e
il tabù dell’incesto.
Come Lévi-Strauss, anche Lacan vede nell’interdizione
edipica, e nell’eterossesualità obbligatoria che ne
deriva, la condizione stessa della vita sociale e
dell’ordine simbolico.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
- Eterosessualità e differenza sessuale maschile-femminile
vengono ad essere, al pari dell’edipo qualcosa di
necessario, di universale, di atemporale e non fenomeni di
un certo ordine sociale, eventualmente modificabili;
vengono ad essere le condizioni stesse dell’umanità.
- Non siamo qui nell’ordine della natura ma della cultura,
poiché qui si ha un superamento delle leggi naturali della
riproduzione; qui siamo nell’ambito del simbolico, retto e
reso possibile dall’edipo e dal tabù dell’incesto.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan
Lévi-Strauss in Le strutture della parentela ha
rinvenuto la presenza dell’edipo in tutte le
comunità umane, da quelle primitive sino a
quelle dei nostri giorni. Anche la prospettiva di
Lacan va in questa direzione
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
Si tratta di una direzione che non piace alla Butler, la
quale ritiene che considerare necessario, universale e
atemporale l’edipo significa fare del binarismo sessuale
maschio-femmina e della eterosessualità obbligatoria
una legge non riformulabile, non correggibile.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e Lèvi-Strauss
La Butler vorrebbe emendare questa legge, in
primo luogo perché nella formulazione
lacaniana della differenza sessuale il femminile
diventa oggetto di svalutazione e di
oppressione;
Il femminile viene infatti ad occupare il luogo di
una mancanza: diventa il genere che non ha il
fallo.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
- Se il fallologocentrismo mantine le donne in una
condizione di oppressione, la sua causa non può che
essere ricercata in questo meccanismo simbolico legato
all’edipo, un edipo che funziona e che si costituisce a
partire da una centralità assoluta attribuita al fallo.
- E’ vero che Lacan ribadisce che il fallo non è il pene, ma
se il fallo viene ad essere solo l’oggetto del desiderio, non
si capisce perché alla fine dell’edipo il maschio diventi
quello che ha l’oggetto del desiderio e la femmina quella
che non lo possiede.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
- In questo modo viene articolato un discorso sulla
differenza sessuale in cui, individuata un'unica unità
di misura, un unico valore: il fallo, l’uomo viene
definito come colui che possiede questo valore,
mentre la donna come colei che non lo possiede.
- In questa prospettiva la castrazione a cui allude
Lacan è qualcosa che viene a pesare interamente
sulla donna.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
- Il sesso maschile non viene castrato veramente: e vero
che gli viene sottratta la madre e gli viene negata la
possibilità di essere il fallo ma, di contro, gli viene
riconosciuta la possibilità di avere quel fallo, potente
strumento, questo, di compensazione della castrazione.
- Chi viene castrata senza rimedio e senza compensazione e
la donna alla quale viene tolto tutto: la madre e anche il
fallo.
- Tutta la vita della donna diventa un’eterna ricerca di
questo fallo, e un percepirsi come un vuoto, come il luogo
di una mancanza.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
- Quando Lacan e Lévi-Strauss elaborano la loro teoria sul
binarismo sessuale, stanno riformulando in termini teorici
della pratiche empiriche, cioè i processi educativi e di
formazione dei generi sessuali che sono all’opera nella
società fallologocentrica.
- Società nella quale le donne vivono e hanno sempre
vissuto l’esperienza di una vita da castrate, nonostante le
innumerevoli ribellioni e nonostante le due ondate del
femminismo che
hanno comunque contribuito a
scompaginare i giochi.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
Butler, figlia della seconda ondata del femminismo,
mette in discussione questi schemi di formazione del
genere che anche Lacan ha riprodotto nonostante il suo
desiderio di andare oltre la tradizione logocentrica
dell’Occidente.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
Per la Butler:
- Lacan non è riuscito ad oltrepassare il
logocentrismo perché per farlo occorreva anche
andare anche oltre il fallocentrismo.
- Lacan non ha capito che il dispositivo di
determinazione del genere è, come afferma la
stessa Butler, esso stesso di genere, cioè
espressione della supremazia maschile: lettura
p. 73-74.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Il confronto con Lacan e con Lévi-Strauss
Da qui la critica della Butler a Lacan e alla sua
psicanalisi fallologocentrica che, oltre a produrre la
subordinazione
del
femminile,
legittima
l’emarginazione e l’espulsione dall’ordine della cultura e
dell’umanità di tutte quelle forme di sessualità che
trasgrediscono la regola del binarismo sessuale
maschio-femmina: lettura p. 189-190.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La soluzione che la Butler propone per superare
questa
impasse,
consiste
nel
considerare
l’etorosessualità e l’articolazione binaria maschilefemminile non come
elementi di un ordine
simbolico-culturale, ma qualcosa che attiene alla
norma: lettura p. 71.
• Butler contrappone all’ordine simbolico culturale,
caratterizzato da uno statuto di necessità e
universalità, la norma provvista di un carattere
contingente e mutabile e riferita ad una dimensione
sociale e politica.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Se, la norma, e nello specifico quella di genere, può
apparire come qualche cosa di universale e di
atemporale, questo è solo una conseguenza della
sua citazione, della sua reiterabilità, che fa si che sia
ripetuta in una serie molto lunga di incarnazioni
pratiche.
• E’ il suo distendersi nel tempo, in modo uguale,
occupandone vaste porzioni, che dà l’idea che essa
sia universale, immutabile e necessaria.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Per legittimare questo suo discorso, la Butler
richiama il concetto di norma messo a fuoco dal
filosofo M. Foucault e dal sociologo F. Ewald, i quali
concepiscono la norma come ciò attraverso cui il
potere esercita controlli positivi sui corpi degli esseri
umani e in questo modo li normalizza facendoli
essere in un certo modo piuttosto che in un altro.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Foucault ritiene che l’operatività della norma sia
qualcosa di molto recente, risalente alla modernità,
epoca nella quale lui colloca la nascita del biopotere,
il quale ai suoi occhi è potere di controllo positivo
delle vite, dei corpi che si esercita proprio attraverso
le norme.
• Foucault ritiene che prima dell’apparire del
biopotere, il potere si esercitasse non attraverso un
controllo positivo delle vite, ma attraverso fenomeni
di regolazione negativa, espressi attraverso il sistema
giuridico, attraverso i codici legali.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Nel suo discorso la Butler, pur richiamando Foucault,
lo supera, in primo luogo perché fa vedere che anche
le leggi e sistemi regolativi presuppongono norme di
loro intelliggibilità, e che, per questo motivo, il
biopotere, cioè il potere di controllo dei corpi, è
molto più antico di quello che Foucault presuppone,
risale all’inizio della storia conosciuta e conoscibile e
si esprime, in primo luogo, nella reiterazione della
norma che rende intelligibile il genere, cioè il
binarismo sessuale e l’eterosessualità obbligatoria.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Per legittimare il proprio discorso, la Butler si appella
alle riflessioni di un altro filosofo francese, Pierre
Macheray (studioso di Foucault, Canguillelhm, ecc.)
che ha elaborato una concezione della norma a
partire dalla dimensione sociale e politica: lettura p.
79-80.
• Solo concependo la norma in questo modo è
possibile difendere l’idea di trasformazione sociale,
che è invece negata dalle teorie facenti capo
all’ordine simbolico: lettura p. 74.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Solo a partire da un prospettiva che rilegge il
simbolico come sociale è possibile teorizzare il
cambiamento
non
come
una
illusione
dell’immaginario, ma come una realtà capace di fare
presa sul reale;
• Solo tenendo ferma questa lettura è possibile
affermare che il binarismo sessuale invece di essere
l’effetto di una legge simbolica incoercibile, risulta
essere il risultato della citazione e della ripetizione
della norma che nella sua fragilità e contingenza può
essere trasformata.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• L’idea di iterabilità della norma è cruciale per
comprendere come mai le norme non agiscano in
modo deterministico e perché possono essere
risignificate.
• Dire che la norma è iterabile significa non accettare
una definizione strutturalista della norma, significa
voltare le spalle ad ogni forma di trascendenza a
favore di un piano di piena immanenza.
• Questo è l’aspetto più importante del poststrutturalismo butleriano.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• E’ solo in riferimento al carattere contingente della
norma che è possibile pensare la libertà umana,
pensare il soggetto come colui che è sì soggetto a
forme assoggettamento che lo pongono in essere,
ma che non lo è interamente, essendo capace non
solo di ripetizione ma anche di azioni nuove e
inaugurali che risignificano in senso libertario, che
aprono nuove sequenze di eventi, che pongono
nuove forme di loro intelligibilità.
• Il soggetto deve secondo la Butler assumersi la
responsabilità di vivere una vita che contesti il potere
deterministico di produzione delle vite.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Pensare a questo statuto di libertà del soggetto non
significa per la Butler ritornare alla concezione
sovrana del soggetto tipica del liberalismo classico,
che considera l’individuo come padrone di se stesso.
• La Butler ha inferto un colpo mortale a tutte quelle
teorie dei processi di soggettivazione che
misconoscono la dipendenza dell’identità e dell’io da
rappresentazioni collettive;
• Ciò esclude che i processi di soggettivazione possano
trovare il proprio punto di partenza in atti e
deliberazioni che rimandano unicamente alla
coscienza degli individui.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Il soggetto non è padrone di se stesso sia perché egli
sta in relazione con le rappresentazioni collettive che
lo istituiscono sia perché viene a dipendere dalla
relazione con gli altri soggetti intenti o a citare le
norme o a risignificarle.
• Risignificare le norme è possibile dunque non in
relazione ad un’idea di libertà assoluta del soggetto
ma nel riferimento ad una libertà che resta
comunque condizionata dai contesti normativi e
dalle relazioni con gli altri soggetti.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Si tratta di un’idea di libertà che, in quanto
risignificazione innovativa della norma, è resa
possibile attraverso processi di dis-identificazione,
capaci di contrastare le identificazioni ottenute
attraverso l’introiezione non cosciente dei dispositivi
regolatori.
• Si tratta di una libertà che si esplica attraverso
l’esperienza del disfacimento di se stessi, in primo
luogo quella della decostruzione del rigido binarismo
maschio-femmina.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Solo l’esercizio di una libertà così intesa
consente la formazione di una dimensione
dell’umano meno disponibile a concessione e
aperture ai meccanismi di esclusione che
contraddistinguono la dimensione normativa.
• Il Dis-facimento di se stessi e la collegata
azione innovativa ne sono il presupposto.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
La disidentificazione rimanda ad una prospettiva che
prende radicalmente le distanze dalle politiche fondate
sull’appartenenza ad un noi identitario.
Il soggetto butleriano è infatti anti-identitario, opaco,
espropriato da se stesso e di conseguenza anche il noi
che ne risulta;
Si tratta di un noi costituito da soggetti che, presa
distanza dalle fantasie identitarie, sono intenti a
risignificare le norme a favore dell’azione iniziale,
inaugurale, la quale devia la norma verso meccanismi
più libertari.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Si tratta di un noi fatto di soggettività che non
riconoscono più a se stesse pretese autofondative, e
che non tendono a sostituire ad una norma un'altra
norma, poiché si tratta di soggetti che accettano lo
statuto precario dell’identità, la sua fluidità.
• l punto di partenza di questo discorso della Butler è
l’identità instabile e precaria dell’escluso, del
marginale che lei utilizza come punto di partenza
della sua rifondazione del soggetto e del collegato
essere-insieme.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Obiettivo degli esclusi, dei marginali non è di tendere
ad un noi forte, ad un noi identitario (noi vittime, noi
emarginati), in vista di una lotta comune a favore
della liberazione e del riscatto.
• Fare questo per la Bulter significa infatti cadere nello
stessa trappola da cui si vuole fuggire.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• L’identità marginale deve restare tale, e da
questo suo statuto deve iniziare il percorso
verso la liberazione, attraverso un’operazione
di risignificazione positiva del negativo,
attraverso l’incontro autentico con l’alterità,
che solo le identità decentrate rispetto a se
stesse rendono possibile.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Solo le soggettività fondate sulla dis-identificazione,
in primo luogo quella che ‘disfa il genere’ (da qui il
titolo del libro La disfatta del genere), sono garanzia
che l’incontro con l’altro non avvenga a partire dalla
sua riduzione al medesimo.
• Per mantenere fede a questa missione, i soggetti
marginali e dis-identificati non devono, però, come
meccanismo compensatorio cercare di recuperare l’io
forte o andare incontro a ripiegamenti narcisistici per
fronte ai processi alterati di formazione dell’io.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
Problema:
• Utilizzare come punto di partenza di lotte di carattere
sociale gruppi frammentati piuttosto che una classe
compatta consente davvero di ottenere cambiamenti
nel sociale?
• E’ possibile adottare politiche rivendicative non più
basate sulla forza, quando sono proprio meccanismi
basati sull’esercizio della forza a determinare le
identità marginali;
• Come frantumare la forza senza ricorrere ad altra
forza?
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La psicanalisi agli occhi della Butler è restata
totalmente sorda nei confronti dell’idea di
libertà del soggetto che le identità marginali
mettono in scena attraverso le pratiche di disidentificazione.
• Rispetto alla psicanalisi, Butler ritiene che
l’antropologia sia stata più acuta al riguardo:
lettura pp. 151-152, 155-156, 158
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La psicanalisi non ha mai messo in discussione
l’universalità dell’edipo e le forme attraverso le quali
l’edipo si crea;
• Per questo motivo la psicanalisi, disciplina tesa ad
intervenire e ad emendare gli squilibri della psiche, è
essa stessa produttrice di questi squilibri nella misura
in cui insiste sull’edipo.
• Agli occhi della Butler l’edipo, nelle forme in cui è
pensato, funziona infatti come un meccanismo che
produce inesorabilmente melanconia (vd. il cap.
Dilemmi del tabù dell’incesto, pp. 191-192)
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La novità offerta dalla Butlere rispetto alle
speculazioni filosofiche e sociologiche sulla
melanconia sta nella sua capacità di legarne la
possibilità ai meccanismi di formazione
dell’identità sessale determinati dall’edipo.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Un altro filosofo famoso per la sua critica
all’edipo è Deleuze, con il suo libro del 1972,
L’anti-edipo, capitalismo e schizofrenia, scritto
a due mani con Guattari.
• Nella loro opera Deleuze e Guattari hanno
proposto una severa critica della concezione
freudiana del desiderio, concepito come
mancanza anziché come produzione sociale.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• In questa ottica, il complesso di Edipo è
considerato una elaborazione interpretativa
propria della psicoanalisi, utile per costringere la
sessualità del bambino entro il tessuto di
relazione proprio della famiglia autoritaria
borghese e tradizionale, schizofrenizzando,
attraverso l'ambivalenza edipica, il desiderio
originariamente univoco e affermativo del
bambino, che investe, già nella sua origine, tutto
il campo storico-sociale e non esclusivamente il
padre e la madre.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La critica dell'Edipo svolta dai due autori è una critica
ad una psicoanalisi che ai loro occhi ha smarrito la
dimensione sociale e della storia.
• La psicoanalisi è divenuta una storia noiosa, da nuovi
preti che ripetono le nuove litanie ad ogni
interpretazione: mamma, papà, bambino.
• La psicoanalisi non conosce altro che la famiglia
edipica, non riesce ad andare oltre la famiglia edipica.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La psicoanalisi è accusata di fare il gioco di questa
istituzione (che ormai sta inevitabilmente
raggiungendo l'esaurimento della sua funzione
storica), puntellando l'Edipo là dove invece l'Edipo
dimostra di non reggere più: nei nevrotici ma
soprattutto in coloro che, non volendone più sapere
dell'Edipo, si dirigono, senza sicurezze alcune, verso
mete più libertarie.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Rispetto a Deleuze la Butler fa un discorso che
non si limita a criticare la famiglia borghese,
ma diventa soprattutto critica del patriarcato e
e dell’eterosessualità.
• Rispetto a Deleuze la Butler sembra, inoltre,
più sobria: non vuole andare oltre l’edipo ma
vuole procedere ad una sua riformulazione
(lettura p. 158-159).
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Se l’edipo è una triangolazione del desiderio di solito
rappresentata dalla triade mamma-papa e figlio/figlia,
in una prospettiva di eterosessualità obbligatoria, è
legittimo pensare a triangolazioni del desiderio che
vadano oltre la triade eterosessuale?
• Ne sono forse un esempio le famiglie omosessuali,
dove esiste sì una triangolazione, ma dove non
individuabili ruoli precisi di madre o padre perché i
genitori sono dello stesso sesso?
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Butler affronta il tema della famiglia nel capitolo “La
parentela è già da sempre eterosessuale”.
• Si tratta di un capitolo in cui, proponendo
considerazioni critiche su Lacan e su Lévi-Strauss,
viene affrontato un discorso sulle norme di genere in
relazione a uno dei casi concreti, forse il più
importante, in cui le norme di genere si incarnano: la
famiglia e le forme di parentela a cui dà luogo.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La norma che emerge dalle leggi e dalle
pratiche con cui vengono regolamentati il
matrimonio e i legami di parentela è
naturalmente
quella
dell’eterosessualità
obbligatoria, secondo la quale un nucleo
familiare si definisce legittimo quando alla sua
origine vi è il legame di due sole persone, che
devono essere necessariamente di sesso
maschile e femminile.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Il discorso sulla parentela sembrerebbe, per così dire,
laterale non centrale rispetto alle più ampie tematiche
politiche;
• ma Butler ci mette in guardia da una simile
considerazione poiché la parentela è il luogo dove
vengono affermate le relazioni che hanno a che fare
con la nascita, la malattia, l’agonia, la morte, le
dipendenze emotive.
• Fare un discorso sulla parentela significa, perciò,
articolare un discorso che è a tutti gli effetti politico.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Si sente da ogni parte affermare che il matrimonio
non solo è, ma deve rimanere un’istituzione e un
legame eterosessuale e che anche le forme di
parentela ammesse e riconosciute devono restare
legate a questa forma di matrimonio.
• Questa presa di posizione viene surrogata dalla
convinzione che i legami matrimoniali non
eterosessuali sono dannosi per il bambino e pericolosi
per le cosiddette leggi naturali, culturali o simboliche
che siano, che si pensa sostengano l’intelligibilità
umana.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Le sfide nei confronti di questa prospettiva sono
moltissime.
• Gli studi sociologici, soprattutto di ambito americano,
hanno dimostrato che esistono e si stanno
moltiplicando forme di parentela che non si
conformano al modello della famiglia nucleare e del
matrimonio eterosessuale, ma oltrepassano le
concezioni giuridiche correnti e funzionano secondo
regole che non è ancora possibile formalizzare, cioè
secondo regole le cui norme implicite non sono
ancora chiaramente percepibili.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Vd. Carol Stack che si è occupata della parentela
urbana afro-americana mostrando come essa si sia
affermata non solo e non tanto in relazione al
matrimonio eterosessuale, ma a una rete di relazioni
tra donne che hanno inaugurato forme di parentela
autonome dai legami biologici.
• Vd gli studi antropologici che hanno dimostrato che
ci sono comunità umane non fondate sul legame
matrimoniale (lettura p. 132).
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Nonostante queste rivisitazioni critiche, il senso
comune e anche l’analisi intellettuale sono ancora in
larga parte dominati dai modelli dell’eterosessualità
obbligatoria.
• In merito la Butler menziona il pensiero di una
filosofa francese: Sylviane Agacinski che nel 1998 ha
scritto un articolo intitolato Question autour de la
filiation e che l’anno successivo, il 1999, ha
pubblicato su “Le Monde” un altro articolo intitolato
Contre l’effacement des sexes.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La Butler si rivolge in termini polemici a questa
filosofa, perché nel suo articolo pubblicato su
“Le Monde”, ella ha sferrato un attacco alla
teoria queer ritenendo che la sua diffusione su
territorio francese avrebbe comportato un
futuro ‘mostruoso’ per la Francia.
• In questo numero di Le monde figura, in prima
pagina, anche il nome della Butler come
‘indizio della mostruosità a venire’.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Nei suoi articoli la Agacinski ha ribadito che
permettere agli omosessuali di sposarsi
formare una famiglia significa andare contro
l’ordine simbolico-culturale: lettura pp. 148149.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La Butler risponde a questa ‘provocazione’
facendo vedere il dramma delle esistenze
omosessuali alle quali, attraverso la negazione
del matrimonio, viene negato l’accesso a diritti
fondamentali, legati all’istituzione
matrimoniale: lettura p. 144-145 e 139.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Lesbiche e gay devono rivendicare il diritto al
matrimonio?
• La Butler non prende le distanze radicalmente da
questa possibilità, che presuppone aspetti positivi ( il
riconoscimento di alcuni diritti fondamentali).
• Ma allo stesso tempo la Butler mette in guardia
contro questa soluzione;
• coerentemente con l’approccio queer, ci fa, infatti,
vedere le contraddizioni che necessariamente
emergono.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• I movimenti gay e lesbici che operano a favore del
matrimonio omosessuale non tengono conto che il
riconoscimento dei diritti matrimoniali da parte dello
stato agli omosessuali non può che comportare
un’intensificazione
delle
operazioni
di
normalizzazione messe a punto dallo stato.
• La Butler afferma, cioè, che lo stato, attraverso la
regolamentazione del matrimonio, diventa il mezzo
attraverso il quale il desiderio e la sessualità vengono
sanzionati,
giustificati,
conosciuti,
insediati
pubblicamente e immaginati in quanto fissi e
permanenti. Lettura p. 141.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Siamo di fronte ad una operazione di
normalizzazione, di inclusione dei soggetti e dei corpi
dentro il recinto della norma, che sicuramente crea
legittimazione e il riconoscimento pubblico, ma che,
con altrettanta certezza, crea allo stesso tempo
esclusione e creazione di soggetti illegittimi, per i
quali il riconoscimento diventa precario o addirittura
irraggiungibile: lettura p. 135.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Nel capitolo che stiamo analizzando la Butler vuole
indagare, in termini critici, le contraddizioni che sono
presenti nelle operazioni che hanno a che fare con il
desiderio di regolazione statale del sesso, della
famiglia e della parentela.
• La Butler mostra cioè come dietro questo desiderio
siano all’opera delle fantasie di onnipotenza, delle
fantasie di tipo universalistico, in cui il soggetto
desidera pervenire a forme di universalità capaci di
strapparlo alla sua particolarità (lettura 141).
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Il prezzo che viene pagato per questo desiderio di
universalità, di redenzione e di appartenenza è che la
sessualità anomala, con i suoi inceppamenti, con le
sue devianze, con la sua frammentazione, che per la
Butler abita tutti i soggetti, viene proiettata su coloro
che non possono o non vogliono entrare nel recinto
della norma, e che sono, per questo, esclusi
discriminati, e negati dal punto di vista del
conseguimento di una vita vivibile.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• Butler ritiene che il desiderio di universalità del
soggetto, garantito attraverso il ricorso alla
legittimazione statale, venga rispecchiato dai desideri
di purezza culturale e razziale che sono spesso
all’opera nei discorsi apologetici dello stato.
• La Butler ritiene che la stessa presa di posizione della
Agacinski nei confronti della riproduzione sessuale
con la sua convalida dell’istituzione matrimoniale in
senso eterosessuale, mascheri un desiderio di purezza
culturale come francese, poco disponibile a
confrontarsi con contaminazioni e differenze. Lettura
p. 142.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
• La Bulter ritiene che questo rimando tra ‘purezza’
sessuale e purezza culturale-razziale sia presente in
tutti i discorsi e in tutte le norme che legittimano il
matrimonio e la parentela eterosessuale: lettura p.
154-155, 150, 152.
• Pur partendo da una tematica che ha a che fare con la
sessualità il discorso della bulter diventa
eminentemente politico, venendo a riguardate
considerazioni più ampie, legate ai meccanismi
nazionali di formazione dell’identità culturale e alle
forme di razzismo che vi sono spesso legate. Lettura
p. 148.
Cap. II Regole di genere
Cap. V La parentela è già da sempre eterosessuale?
La soluzione a questa impasse consiste nel
contrastare la norma dell’eterosessualità e,
insieme le varie istituzioni che vi sono collegate,
a favore della affermazione di identità ibride e
con esse anche di forme di parentela, cioè di
unione, non legate al matrimonio, di unioni non
accentrate sullo stato: lettura p. 138, e 157-158.