Diapositiva 1 - Scuola Media di Piancavallo

La Terra racconta
La storia del nostro pianeta
La Terra, nel suo stato attuale, rappresenta la fase più recente di un
continuo processo di evoluzione, che si è svolto negli ultimi 4,5
miliardi di anni.
I continenti non sono immobili né stabili; nel corso della storia, grandi
spinte originate dall’enorme calore del suo interno hanno portato a
collisioni, unioni e separazioni di porzioni di crosta terrestre.
Questi processi continuano a trasformare la superficie del pianeta
provocando terremoti ed eruzioni vulcaniche, creando mari,
catene montuose, fosse oceaniche e arcipelaghi.
Catena alpina – sullo sfondo il Monte Rosa
Osservando un’immagine della Terra ripresa dallo spazio il contorno delle
terre emerse ci suggerisce che, un tempo, esse possano essere state unite e
che in seguito si siano separate e progressivamente allontanate o come si
dice siano ANDATE ALLA DERIVA.
Questo tipo di osservazioni, confermate da alcune prove portarono
agli inizi del Novecento, lo studioso tedesco Alfred Wegener a
proporre la teoria conosciuta con il nome di DERIVA DEI
CONTINENTI .
Questa teoria afferma che circa 200 milioni di anni fa, tutte le terre
emerse erano unite a formare un unico continente chiamato
PANGEA, circondato da un unico mare chiamato PANTHALASSA.
Successivamente, la Pangea si è divisa in due continenti: LAURASIA,
a nord comprendente gli attuali Nord America, Europa e parte
dell’Asia, e la TERRA DI GONDWANA, a sud comprendente il Sud
America, l’Africa, l’India , l’Australia e l’Antartide.
Tra questi due grossi continenti si formò un mare chiamato TETIDE.
Muovendosi molto
lentamente, i due continenti
si spostarono rispettivamente
verso nord e verso sud
frantumandosi ulteriormente
fino a raggiungere le attuali
posizioni.
Contemporaneamente allo
spostamento dei continenti,
si riduceva la superficie
marina fino a raggiungere
quella dell’attuale Oceano
Pacifico e si aprivano e si
estendevano l’Oceano
Atlantico e l’Oceano Indiano.
A sostegno della sua teoria, Wegener, osservò che sui continenti
attualmente separati e distanti tra loro si trovano resti di
organismi uguali e sono presenti rocce dello stesso tipo e
aventi al stessa età.
Questo può trovare una spiegazione nell’ipotesi che un tempo i
continenti fossero uniti e che successivamente, spostandosi,
abbiano trasportato, animali e vegetali che su di essi vivevano.
Alfred Wegener
Questa teoria non fu accettata
subito da tutti gli scienziati suoi
contemporanei, in quanto
Wegener non era riuscito a
spiegare la causa del
movimento dei continenti.
Le sue idee vennero
abbandonate fino alla
metà del XX quando
l’esplorazione dei
fondali degli oceani
ha permesso nuove ed
interessanti scoperte.
Grazie all’impiego dell’ecoscandaglio, i fondali oceanici si sono
rivelati molto vari e movimentati con profonde spaccature
chiamate FOSSE OCEANICHE, zone pianeggianti dette PIANE
ABISSALI e alte catene montuose sottomarine denominate
DORSALI OCEANICHE.
Le dorsali oceaniche sono due catene montuose parallele che si elevano fino
a 1200 metri dai fondali e sono separate da una profonda spaccatura
chiamata RIFT.
Da questa spaccatura fuoriesce il magma proveniente dal centro della terra.
Queste dorsali attraversano gli oceani come una lunga cerniera lampo, per
ben 75000 kilometri, interrotte da numerosa fratture trasversali chiamate
faglie trasformi.
Proprio lo studio sulle dorsali oceaniche ha permesso di
perfezionare e di ampliare le idee di Wegener.
Infatti, nei pressi delle dorsali le rocce sono più giovani e la
loro età aumenta a mano a mano che ci sia allontana dalla
dorsale stessa.
Lo studio dell’età delle rocce dei fondali oceanici ha permesso allo scienziato
americano HARRY HESS, all’inizio degli anni sessanta del XX secolo di formulare
la teoria del ESPANSIONE DEI FONDALI OCEANICI.
Secondo questa teoria, i fondali oceanici si espandono, accrescendosi in
corrispondenza delle dorsali oceaniche: il magma che fuoriesce dal Rift spinge
lateralmente il materiale preesistente, poi solidifica e forma nuove rocce.
Il fondo dell’oceano si allontana dalla dorsale e l’oceano si espande
drasticamente.
In questo modo si sono formati l’oceano Atlantico e l’oceano Indiano.
Curiosità
Lo studio delle
rocce dei fondali
oceanici ha fornito
anche informazioni
sul campo
magnetico
terrestre,
permettendo di fare
interessanti
scoperte.
La Terra è come un
grosso magnete e
come tutti i magneti
possiede un polo
nord e un polo sud,
uniti da invisibili
linee di forza che
formano un campo
magnetico.
I poli nord e sud magnetici non corrispondono esattamente ai
poli geografici e inoltre oscillano lievemente intorno alla loro
posizione.
Si è poi scoperto ch e i poli magnetici si sono invertiti parecchie
volte negli ultimi 70 milioni di anni, cioè il polo nord e il polo
sud si sono scambiati di posizione.
È stato possibile giungere a questa conclusione grazie alla
presenza nei fondali oceanici di fossili MAGNETICI.
Le esplorazioni dei fondali hanno permesso inoltre, di raccogliere moltissime
informazioni sul passato del nostro pianeta e di giungere alla soluzione del
problema lasciato irrisolto da Wegener: qual è la causa del movimento dei
continenti?
A questa domanda, diedero una risposta nel 1967 due scienziati Morgan e
McKenzie con la teoria della TETTONICA A ZOLLE.
Secondo questa teoria la litosfera non forma un guscio continuo, ma è fratturata in
diversi punti e quindi risulta divisa in ZOLLE, dette anche placche.
Le zolle galleggiano sulla sottostante astenosfera e sono mobili.
Le zolle, che costituiscono la crosta terrestre si spostano di appena pochi
centimetri all’anno.
Nei milioni di anni della storia della Terra, hanno percorso migliaia di chilometri
originando nuovi continenti, oceani e montagne.
Rocce nella
catena alpina
Le Alpi si sono formate 65 milioni di anni fa quando la zolla africana
entrò in collisione con la zolla euroasiatica.
La parola tettonica deriva dal greco e significa COSTRUZIONE.
Complessivamente sono state individuate una ventina di zolle.
Il confine delle zolle coincide con le aree del pianeta in cui si verificano
maggiormente i fenomeni endogeni come vulcanesimo e terremoti.
Perché le zolle si muovono?
Il mantello della Terra è composto da materiale fluido, il
magma, ad elevata temperatura in quanto proviene dal
nucleo terrestre.
Il nucleo è costituito da ferro e nichel solidi, mentre il
nucleo esterno è composto da ferro e nichel fusi.
Il mantello più interno, intorno al nucleo, è composto da
rocce parzialmente fuse.
Poiché all’interno di tutti i fluidi che vengono riscaldati si
verificano dei moti convettivi, anche all’interno del
mantello si formano dei movimenti ciclici di materiale
provocati dal calore .
All’interno del mantello si formano correnti ascendenti e
discendenti di materia.
Le prime causano la risalita del magma in
corrispondenza delle dorsali oceaniche. Durante la
risalita il magma preme sulla crosta che si frantuma.
Spostandosi poi lateralmente, il magma trascina con sé
le zolle.
Le correnti discendenti riportano materiali verso
l’astenosfera.
Due zolle confinanti possono allontanarsi, scorrere
l’una accanto all’altra in direzioni opposte, oppure
scontrarsi.
L’allontanamento delle
zolle porta alla
formazione di nuova
crosta terrestre. Infatti, il
magma che sale,
fuoriesce dalla spaccatura
del rift, solidifica e forma
rocce nuove che
costituiscono i fondali
oceanici. Attualmente la
zolla euroasiatica e quella
africana si stanno
allontanando dalle zolle
nord e sudamericana e
questo provoca
l’allargamento
dell’Oceano Atlantico.
Lo scorrimento di due zolle,
una accanto all’altra, in
direzioni opposte, avviene
lungo fratture e provocando
degli attriti causano la
frantumazione di rocce in
profondità, terremoti e risalita
di materiale fuso. Lo
scorrimento della zolla del
Pacifico accanto a quella del
nord America ha causato la
formazione della faglia di
Sant Andrea, in California,
che è stata ed è ancora sede
di disastrosi terremoti.
Lo scontro tra due zolle ha conseguenze diverse a seconda
che si scontrino due zolle oceaniche, o una zolla oceanica e
una continentale, o due zolle continentali. Si possono quindi
formare dei vulcani oppure nuove fosse o nuove catene
montuose.
Le catene alpina e himalayana sono esempi di catene
montuose formatasi dallo scontro di due zolle continentali.
È stato possibile ricostruire la storia del pianeta
Terra grazie allo studio delle rocce e dei fossili.
Esistono due metodi per risalire all’età della
Terra: la datazione relativa e la datazione
assoluta.
Con la datazione
relativa è
possibile stabilire
tra due eventi
quello più recente
e quello più
antico. Per questo
calcolo si
utilizzano i
fossili, quindi le
tracce di
organismi vissuti
nel passato e che
si sono conservati
fino ad oggi.
La datazione assoluta permette di
affermare quando un evento si è
verificato e utilizza gli isotopi
radioattivi, atomi che emettono
particelle e che si trasformano nel
tempo, secondo una velocità calcolabile.
Paleontologi e
geologi hanno così
suddiviso la vita
della Terra in
lunghissimi
intervalli di tempo,
le Ere, a loro volta
suddivise in
intervalli più brevi,
i Periodi.
Tali suddivisioni sono state fatte in base a grandi eventi biologici
e geologici che sono avvenuti nei diversi periodi.
Si tratta ovviamente di cambiamenti avvenuti in modo lento e
graduale.
BIBLIOGRAFIA
L. Leopardi, M. Gariboldi – Il libro delle scienze Terra e ambiente
– Garzanti Scuola
L. Leopardi, M. Gariboldi – Scienze base moduli 11 – 15 –
Garzanti Scuola
A. M. Mancini, G. Pellizzoli – Moduli di scienze il pianeta Terra –
Ed. La Scuola
Grande Enciclopedia per ragazzi Atlante – La Biblioteca di
Repubblica
Questa presentazione è stata realizzata da Gianluca della classe terza media
di Piancavallo