Corso di Sociologia
prof. F. Vespasiano
SEA - a.a. 2006-2007
Corso di Sociologia-Prof. F.Vespasiano
Oggetto della sociologia
La sociologia è lo studio scientifico della società
Ma di società si occupano anche altre scienze sociali che si sono
sviluppate prima o contemporaneamente alla sociologia
In che modo allora la sociologia si differenzia dalle
altre scienze sociali?
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Tre ipotesi di risposta
Comte, Soluzione gerarchica: essendo la scienza nata per ultima ad essa è
riservato il posto più alto, essendo destinata a completare il processo
evolutivo che ha condotto la conoscenza umana ad affrontare problemi
sempre più complessi
Runciman, Soluzione residuale: rientra nel campo di studio della
sociologia tutto ciò che non è studiato da altre scienze sociali
Simmel, Soluzione analitica o formale: oggetto dell’analisi sociologica è
l’interazione sociale; in tal senso la sociologia non ha una determinazione
di campo, ma dalla complessità dei fenomeni isolerà le forme di
associazione studiandone i contenuti e le forme pure di relazione (es. la
subordinazione, la concorrenza, le coalizioni, ecc…)
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Le origini
XIX secolo, periodo della nascita della sociologia, dovuta al susseguirsi di
tre grandi rivoluzioni:
- Scientifica: lo studio dei “segreti” della natura influenza anche quello
degli esseri umani e dei loro rapporti
- Industriale: l’economia politica si annovera tra le scienze sociali; alle
categorie economiche della terra, del lavoro e del capitale corrispondono
altrettante classi sociali di proprietari terrieri, di imprenditori e di salariati,
legati tra di loro da rapporti di scambio, che avvengono sul mercato,
considerato l’elemento connettivo della società
- Francese: segna lo spartiacque tra un ordinamento politico fondato sul
potere assoluto e uno fondato sul popolo
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Le origini
La sociologia nasce per rispondere agli interrogativi della trasformazione
che la società ha vissuto fin dai tempi più remoti.
La società diventa oggetto di studio ogni volta che i suoi fondamenti sono
messi in discussione, che i suoi assetti non appaiono più stabili, quando
cambiano i rapporti tra gruppi sociali ed individui.
PADRI FONDATORI
Gran Bretagna: (Marx), Spencer
Francia: Durkheim
Germania: Tönnies, Simmel, Weber
Italia: Pareto
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Paradigmi
Paradigmi scientifici: assunti di base di natura teorica o metodologica su cui
una comunità di scienziati sviluppa un consenso accettato da tutti. Quando
ciò non avviene, si ha rivoluzione scientifica ed un nuovo paradigma è
destinato a sostituire il precedente.
In sociologia si conoscono 4 paradigmi:
- Paradigma dell’ordine
- Paradigma del conflitto
- Paradigma della struttura
- Paradigma dell’azione
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Paradigma dell’ordine
Cosa fonda l’ordine sociale? La credenza nella sacralità della tradizione
religiosa. Una volta infranta, si genera disordine, che può essere eliminato
in due modi:
- Hobbes, autorità coercitiva dello Stato
- Smith, la “mano invisibile” e il mercato
- Sociologia, i modelli organicistici
la società è vista come un
organismo in cui le parti sono connesse tra di loro da una rete di relazioni
sempre in continua evoluzione, generando nuovi funzioni e nuovi
organismi, con la conseguenza di innescare processi di differenziazione e di
divisione del lavoro
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Paradigma dell’ordine
Simmel: la divisione del lavoro, creando differenziazione, fa in modo che
ognuno svolga compiti specializzati, con la conseguente accentuazione
dell’individualizzazione. In virtù di questa diversità gli individui hanno
bisogno degli altri per soddisfare anche le loro esigenze e, quindi, devono
stabilire rapporti di interazione reciproca (solidarietà organica)
Durkheim: in quelle società dove c’è scarsa divisione del lavoro, con unità
poco differenziate, ciò che unisce gli individui è un vincolo di solidarietà,
di natura sacrale o religiosa (solidarietà meccanica)
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Paradigma dell’ordine
Tönnies: le unità organiche sono quelle rappresentate da vincoli di sangue,
di luogo, di spirito, dove gli individui si sentono uniti in modo permanente,
perché si considerano simili gli uni con gli altri.
Nella società, invece, gli individui sono isolati, oppure in tensione tra loro. I
loro rapporti sono di scambio, dove nulla si cede per nulla.
La società è una costruzione artificiale dove individui separati
perseguono solo il proprio interesse
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Paradigma del conflitto
Marx: i rapporti fondamentali in una società sono quelli che si instaurano
tra la sfera della produzione e quella della distribuzione di beni e servizi.
La lotta tra le classi è stata il fattore del mutamento sociale. Ogni sistema
sociale ha, al proprio interno, forze destinate a negarlo, distruggerlo e
superarlo.
Weber: il conflitto non si riduce alla lotta di classe, perché può nascere
anche in altre sfere diverse da quella economica, come quella politica e
quella religiosa. Il conflitto non è una situazione patologica ma la
condizione normale della società; esso genera disgregazione sociale e
creazione di nuove strutture istituzionali, che solo provvisoriamente
risultano stabili
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Paradigma del conflitto
Marx: esiste un esito finale,
dove il conflitto si placa e regna
l’armonia
Weber: non c’è un fine al corso
della storia. Il conflitto genera sia
ordine che mutamento e la società
altro non è che l’insieme delle
istituzioni e dei conflitti che si
intrecciano su piani e sfere diverse
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Paradigma della struttura
Ogni uomo nasce in un mondo preformato, assume valori, credenze, stili
di vita della società in cui viene a crescere; la struttura sociale sarà il
reticolo all’interno del quale egli si muoverà - non senza essere libero ma con una libertà confinata nei limiti consentiti dalla stessa struttura
sociale
Durkheim: la società viene prima degli individui, i fatti sociali possono
essere spiegati solo a partire da altri fatti sociali; il comportamento degli
individui è secondario rispetto alla società
È la società che spiega gli individui e non viceversa; essa è l’unità
principale di analisi e gli individui sono solo i veicoli attraverso i quali la
essa si esprime (concezione olistica)
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Paradigma dell’azione
Weber: per spiegare i fenomeni sociali bisogna ricondurli agli
atteggiamenti, credenze e comportamenti individuali. La società è solo
un’invenzione, una “etichetta”
Principi:
1) i fenomeni macroscopici devono essere ricondotti alle loro cause
microscopiche (azioni individuali)
2) per spiegare le azioni individuali è necessario tener conto delle
motivazioni degli attori
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Paradigma dell’azione
1) individualismo metodologico: non si possono imputare azioni ad entità
astratte o ad attori collettivi di cui si ipostatizza l’unità (es. agency: ente
che agisce attraverso gli individui, ma dotato di volontà e capacità di
azione indipendente dalla volontà degli individui che la esprimono)
2) in un’azione è importante capire il senso intenzionale dell’attore, che
resta un soggetto libero nelle sue scelte e nelle sue azioni, anche se
continuamente pressato e condizionato da forze esterne alla sua volontà
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Azione - Relazione - Interazione
La società è fatta di individui che si influenzano reciprocamente,
agendo “l’uno per l’altro, con l’altro e contro l’altro” - Simmel
Concetto di base della
sociologia
Azione sociale
L’attore agisce sempre e
comunque in relazione al
comportamento di altri
attori e, pertanto, orienta il
suo agire secondo le
possibilità del
fare
tralasciare
subire
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Senso: il significato intenzionale che l’attore dà al suo comportamento
Azioni intenzionali rispetto allo scopo
Azioni razionali rispetto al valore
Azioni determinate affettivamente
Azioni tradizionali
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Quando l’attenzione è posta
contemporaneamente su due o
più attori, che orientano
reciprocamente le proprie azioni
Relazione sociale
stabile e profonda
transitoria e superficiale
cooperativa
di conflitto
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Due o più persone in relazione
fra loro agiscono reagendo alle
azioni degli altri
Interazione sociale
Con essa si realizza, si riproduce
e cambia nel tempo il contenuto
di una relazione
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Gruppi sociali
Insieme di persone tra di loro in interazione con continuità
DIADE
TRIADE
In questo caso, entra
in gioco la figura del
mediatore
Se un membro decide
di uscire dal gruppo,
essa scompare
N.B. I gruppi con un numero pari di componenti presentano maggiori gradi di
disaccordo rispetto a quelli con componenti dispari, in conseguenza del fatto che
in quelli pari si possono formare sottogruppi di uguali dimensioni
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Gruppi sociali
Tipologie di non componenti di gruppi,
in base al possesso o meno dei requisiti dell’appartenenza
Candidato
all’appartenenza
Uomo marginale
Membro
potenziale
Non membro
neutrale
Indifferente nei
confronti
dell’appartenenza
Non membro
autonomo
Non membro
antagonista
Deciso a non far
parte
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Aspira a far parte
del gruppo
Gruppi sociali
Ruolo: insieme di comportamenti
Comportamento
atteso
che in un gruppo ci si aspetta da una
persona che fa parte di quel gruppo
All’interno di un gruppo il ruolo può essere
Specifico: insieme limitato e
preciso di comportamenti
Diffuso: i comportamenti attesi
sono un insieme più ampio e meno
definito
Più aumentano le dimensioni e la densità sociale (concentrazione spaziale delle persone e
volume delle loro interazioni ) tanto più elevata sarà la differenziazione dei ruoli
all’interno di un gruppo
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Gruppi sociali e ruoli
Gruppi totalitari: impegnano tutti, o
quasi, i ruoli di un individuo
Gruppi segmentali: impegnano uno o
pochi ruoli di un individuo
Gruppi primari: di piccole dimensioni,
a ruoli diffusi, molto personalizzati e con
contenuti affettivi
Gruppi secondari: di grandi
dimensioni, a ruoli specifici, molto
spersonalizzati e con relazioni più fredde
Gruppi formali: basati su uno statuto o
regolamento esplicito in vista di certi
scopi
Gruppi informali: formati in modo
spontaneo e senza che siano fissate
regole precise per il suo funzionamento
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Potere
Weber: il potere è la possibilità di ottenere obbedienza a un determinato comando.
A ogni rapporto di potere corrisponde l’interesse all’obbedienza,
quando disobbedire diventa troppo costoso
Il potere non è imposizione né violenza, ma la capacità di condizionare il
comportamento degli altri anche senza azioni dirette o comandi
Autorità: un tipo di potere (potere legittimo) che riguarda le relazioni nelle
quali sono previsti diritti di dare ordini e doveri di ubbidire
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Conflitto e sue proprietà
Quando i soggetti decidono di voler cambiare i criteri di legittimazione
dell’autorità si aprono i conflitti
Conflitto: insieme di azioni orientate dal proposito di affermare la propria
volontà contro la volontà e la resistenza degli altri
Il conflitto contribuisce a stabilire e mantenere i confini del gruppo
I gruppi che richiedono un impegno totale della personalità sono capaci di
limitare i conflitti ma se questi esplodono tendono ad essere di particolare
intensità e anche distruttivi delle relazioni di gruppo
Il conflitti con altri gruppi normalmente aumenta la coesione interna
Il conflitto può generare nuovi tipi di interazione fra gli antagonisti
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Comportamento collettivo
Ci si riferisce a un insieme di individui sottoposti a uno stesso stimolo, che reagiscono e
interagiscono tra loro, in situazioni senza sicuro riferimento a ruoli definiti e stabilizzati
Panico: di fronte a un evento in corso o annunciato, che può causare gravi
danni, la reazione collettiva spontanea si manifesta con la fuga o con
l’immobilità. L’individuo pensa solo a sé e vede l’altro come un ostacolo.
Esprime orientamenti individualistici
Pubblico: insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema,
generando opinioni e atteggiamenti diversi (in genere si discute in modo
ordinato). Esprime orientamenti dialogici
Folla: insieme di persone riunite in un luogo e che reagiscono ad uno
stimolo in modo più o meno comune (comportamenti violenti o pacifici e
gioiosi). Esprime comportamenti solidaristici
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Espressiva: sfogo di tensioni sociali e psicologiche
(balli, canti, ecc..); espressione in comune di una gioia o
di un dolore, di una credenza (riti religiosi)
FOLLA
Attiva: l’attenzione è rivolta a persone o cose definite
che diventano l’obiettivo di azioni conflittuali e a volte
violente (per esempio: una manifestazione contro un
gruppo di immigrati)
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Folla
Reazione circolare: le persone si rafforzano in un
atteggiamento ricevendo in risposta dagli altri lo stesso
stimolo
Pubblico
Interazione interpretativa: un messaggio può ricevere una
risposta con contenuti diversi; ciò crea interazioni che
possono modificare gli atteggiamenti di partenza
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Le reti
Network
analysis
tecnica che dimostra come la società sia
una rete di reti di relazioni
A maglia larga
rete
A maglia stretta
Una rete è a maglia tanto più stretta quanto più le persone che un
individuo conosce si conoscono tra di loro
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A partire dalla persona al
centro si osservano 10
contatti sui possibili 28
fra 8 persone osservate:
rete a maglia larga
Persona 5
Persona 4
Persona 6
Persona 1
Persona 8
Persona 7
Persona 2
Persona 3
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Approccio di rete
1. Si definisce Y, l’oggetto, come relazione sociale tra A e B, appartenenti a due
diverse strutture socio-culturali.
2. Si osservano i fenomeni dal punto di vista relazionale, collocandosi come un
terzo osservatore, O, che osserva sia il comportamento di A verso B, sia quello di
B verso A, sia, infine, la relazione che emerge da tali relazioni, Y, che essendo il
punto da cui si era partiti diventa oggetto di una vera e propria teoria.
O
Strutture socioculturali in cui è
inserito A
A
B
Y
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Strutture socioculturali in cui è
inserito B
Interazione e società
Nell’ambito di una società
non sempre l’esito di
un’azione dà le
conseguenze sperate
Conseguenze inattese
Effetti di composizione
Effetti previsti ma
non evitabili
Effetti indesiderati o perversi
rispetto a quelli attesi
Le conseguenze inattese non sono mai casuali
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Sistemi di
interazione
Sistemi di
interdipendenza
Conseguenze inattese
riconducibili a proprietà
derivanti dall’interazione
degli attori (piccoli gruppi)
Le azioni di ogni individuo
si riflettono su tutti gli altri
anche se non c’è una
interazione diretta (gruppi di
grandi dimensioni)
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