La competitività del sistema
produttivo italiano: effetto
statistico o realtà economica?
Roberto Monducci
Intervento su:
“Statistiche ufficiali e analisi della competitività del
sistema delle imprese: aspetti concettuali, problemi di
misurazione, strategie di miglioramento della qualità ”
Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010
X Conferenza nazionale
di statistica. Statistica
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al servizio della società
1. Introduzione e struttura della presentazione
Il problema
• Le tendenze dell’economia italiana: crescita reale (ma non occupazionale)
nettamente inferiore, in termini reali, a quella registrata negli anni precedenti e a
quella media Uem; perdita di posizioni nella classifica di reddito pro capite.
• Coerenza del quadro degli indicatori statistici: livelli di attività (valore aggiunto;
produzione industriale); competitività di prezzo e costo; competitività esterna.
• Dubbi sulla qualità delle misurazioni: ipotesi di sottostima della crescita e della
posizione competitiva dell’Italia.
• Revisioni effettuate dall’Istat: non hanno risolto i problemi; cattive statistiche
avrebbero condotto ad una errata valutazione della posizione competitiva
dell’Italia nel contesto internazionale.
Struttura della presentazione
• analisi aggregate, settoriali e microeconomiche (valutazione della capacità
delle statistiche ufficiali di cogliere il posizionamento competitivo dell’apparato
industriale italiano e la sua evoluzione nel tempo).
• analisi dei punti di forza e di debolezza degli indicatori economici e
valutazione dell’impatto dei problemi di misurazione sulla qualità dei dati.
• linee strategiche per realizzare un ulteriore salto di qualità delle misurazioni
statistiche per l’analisi della competitività nei prossimi tre anni.
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
2.1 Le tendenze di fondo
Le difficoltà di crescita reale dell’economia italiana
• Tra il 2001 e il 2009, in un contesto di bassa crescita, il sistema economico
italiano ha creato occupazione, ma senza aumentare la produttività.
• Segnali di ripresa solo nel 2005-2007, interrotti dalla crisi globale.
• Problemi anche nella fase di ripresa: nel terzo trimestre del 2010 i livelli del Pil
risultano, rispetto al picco del primo trimestre del 2008, ancora inferiori del 5,4%
in Italia e il 4,5% in Spagna, ma di solo l’1,7-1,8% in Francia e Germania.
30
25
20
15
10
5
0
2001-2009
Input di lavoro
2001-2007
Produttività
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2008-2009
Valore aggiunto
Italia
Germania
Francia
R. Unito
Spagna
Italia
Germania
Francia
R. Unito
Spagna
Italia
Germania
Francia
-10
R. unito
-5
Spagna
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
La propensione inflazionistica strutturale del nostro apparato produttivo
• Valore aggiunto a prezzi correnti: fino al 2007 dinamica aggregata solo di poco
inferiore a quella media europea (con differenze settoriali).
70
60
50
40
30
20
10
Totale
Industria
Costruzioni
Serv.non
fin.
Serv.fin.
Italia
Uem16
Italia
Uem16
Italia
Uem16
Italia
Uem16
Italia
Uem16
Italia
0
Uem16
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P.A.
•Dinamica di prezzi e costi più sostenuta rispetto all’insieme dell’Uem e, in
particolare, di Germania e Francia  elevata dinamica dei deflatori del VA.
• Propensione inflazionistica superiore anche per i prezzi all’export (2002-2009:
Italia +6,9%, Francia +2,1%, Germania +3,8%.
• Più accentuata dinamica dei prezzi relativi: in Italia il cambiamento strutturale è
stato il più contenuto tra le grandi economie Uem se misurato sul valore
aggiunto in volume e in input di lavoro, ma non a prezzi correnti.
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
I differenziali cumulati di inflazione al consumo (2000-2010):
• Differenziali di crescita positivi per l’inflazione italiana.
• Differenziale ampio per i servizi e per la gran parte delle tipologie di prodotto.
Indici armonizzati dei prezzi al consumo in Italia Germania e Area Euro (indici a ottobre 2010 in
base 2000=100, indice generale e aggregati selezionati)
160
150
140
Comunicazione
130
120
110
Beni
Indici
Energia
Istruzione
Salute
Finanziari
Assicurativi
Ricreativi
Affitti
personali
Abbiigliamento
e calzature
Alimentari
Industraiali
non energetici
80
Servizi
90
Beni
100
Generale
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Servizi
Aumento differenziale
Germania
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Italia
Riduzione differenziale
UEM 16
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aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
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Le dinamiche retributive nel lungo periodo
• Su un orizzonte temporale ampio (1992-2009) i salari orari in Italia (nominali,
ma depurati dai differenziali di prezzo ) hanno perso terreno rispetto a Francia,
Germania e USA.
• Industria manifatturiera: i salari tedeschi sono i più elevati; in Italia erano più
bassi già a inizio periodo, e la perdita di terreno è particolarmente vistosa.
Retribuzioni lorde per ora lavorata in Italia, Germania, Francia, Spagna e Usa, in dollari a parità di
potere d’acquisto, per industria manifatturiera e complesso dell’economia – 1992-2009)
Dollari PPA
Totale economia
35
n.indice
IT 1992=100
210
Dollari PPA
Manifattura
40
n.indice
IT 1992=100
250
225
36
180
30
200
32
150
25
28
175
24
150
20
125
16
1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008
100
120
20
15
1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008
Francia
Germania
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90
Italia
Spagna
Stati Uniti
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aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
La compressione dei profitti
• 2000-2007:
- andamento complessivamente decrescente della quota dei profitti lordi sul
valore aggiunto (dal 29,4% al 26,7%).
- aumento della profittabilità relativa dell’industria in senso stretto e delle
costruzioni e peggioramento di quella dei servizi.
I problemi di competitività esterna
• Commercio estero di beni: la quota di mercato italiana scende dal 3,7% del
2000 al 3,6% del 2007, al 3,3% del 2009.
• Calo tendenziale anche per la quota dell’Italia sulle sole esportazioni generate
dall’area Uem (12,5% nel 2000; 12% nel 2007; 11,4% nel 2009).
• Calo tendenziale per la quota sulle esportazioni dell’insieme di Italia,
Germania, Francia e Spagna (19,4% nel 200; 19% nel 2007; 18,2% nel 2009).
• Nel corso del 2010 l’Italia perde quote di mercato proprio nei mercati in forte
ripresa (Germania e Cina in particolare).
• Peggioramento del saldo: attivo fino al 2003 e successivamente in deficit.
• Conferma di uno strutturale surplus al netto dell’energia (in termini
normalizzati pari ad oltre il 6% dell’interscambio nella media del decennio).
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aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
Perdurante debolezza nell’economia della conoscenza
• Il Sistema paese sta recuperando il ritardo nella creazione di capitale umano,
ma il suo utilizzo è relativamente scarso, e la capacità di competere sul terreno
dell’innovazione e della ricerca limitata.
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
Queste tendenze aggregate risultano confermate anche dopo diverse
innovazioni metodologiche e di fonti utilizzate che hanno portato a revisioni
ripetute dei dati Istat:
• valori medi unitari del commercio estero,
• stime dell’offerta di contabilità nazionale,
• ribasamento di tutti gli indici congiunturali sui livelli di attività,
• ampliamento del set di indicatori (es.: prezzi all’export).
Ipotesi “interpretativa”
Il rallentamento della crescita reale nello scorso decennio è riconducibile a:
• cambiamento del contesto competitivo globale dalla metà degli anni novanta;
• persistenza di una struttura dimensionale “anomala” nel contesto europeo;
• cambiamento delle regole di funzionamento del mercato del lavoro;
Il sistema si è progressivamente adattato alle nuove condizioni, ma secondo un
“gioco a somma zero”, in cui la crescita passa per un elevato assorbimento di
lavoro (poco qualificato e a basso salario) ed un aumento della frammentazione
produttiva, con un incremento dell’eterogeneità interna al sistema delle imprese
ed un’intensificazione dei loro processi di selezione.
A metà del decennio ripresa della crescita e della competitività, frutto dei
processi di adattamento degli anni precedenti e della continua accelerazione
del commercio mondiale, interrotta bruscamente dalla crisi globale.
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
2.2 L’impatto delle eterogeneità interne al sistema delle imprese:
un gioco a somma zero?
• Focus sul settore industriale, maggiormente esposto alle pressioni competitive
globali ma anche alle opportunità offerte dalla globalizzazione.
• Progressivo “zoom” dalle tendenze macro a quelle settoriali-dimensionali e di
mercato fino ai comportamenti individuali delle imprese.
Aspetti dimensionali: l’anomalia italiana e la competitività delle imprese
nel contesto europeo
• Il settore manifatturiero italiano conta poco più di 500 mila imprese, molte più
che negli altri paesi europei.
• Presenza rilevante di microimprese (con meno di 10 addetti), solo in misura
limitata spiegata dalla specializzazione produttiva del nostro Paese.
• Elevata numerosità anche per piccole e medie imprese.
• Peso molto limitato delle grandi imprese.
• Struttura dimensionale “anomala” nel panorama europeo.
• Elevati differenziali dimensionali di costo del lavoro e produttività.
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
Livello e struttura degli addetti alle imprese manifatturiere per classe dimensionale e paese
composizione
% add. e add.medi
addetti totali (000)
100
8000
90
7000
250+
50_249
80
6000
70
20_49
5000
60
50
4000
40
10_19
3000
1_9
30
2000
20
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Slovacchia
Romania
Finlandia
Danimarca
Germania
Bulgaria
Austria
Svezia
Belgio
Regno Unito
Rep. Ceca
Francia
Ungheria
Polonia
Paesi Bassi
Spagna
Portogallo
Italia
0
UE27
10
Grecia
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1000
Add.Tot.
(sc.dx)
0
add.medi
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
Perform ance produttiva dell'Italia rispetto ai quattro principali paesi europei
(Anno 2001)
1.2
1.1
1.0
0.9
0.8
0.7
micro
Produttività
piccole
medie
grandi
totale-micro
Costo del lavoro per dipendente
totale
Redditività lorda
Perform ance produttiva dell'Italia rispetto ai quattro principali paesi europei
(Anno 2007)
1.2
1.1
1.0
0.9
0.8
0.7
micro
Produttività
piccole
medie
grandi
totale-micro
Costo del lavoro per dipendente
Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010
totale
Redditività lorda
• 2001- 2007: aumenta il peso
sul valore aggiunto delle piccole
e medie imprese; cala quello
delle micro e delle grandi.
• Aumenta il peso dei settori ad
economie di scala e di quelli ad
offerta specializzata.
• 2001-2007: ampliamento del
gap di produttività del lavoro tra
Italia e media dei quattro grandi
paesi europei (dal -20,1% al 22%).
• Al netto delle microimprese: da
-13,2% a -14,2%.
• Miglioramento della posizione
delle piccole e delle medie
imprese.
• Nel 2007 differenziali positivi di
produttività per l’Italia per le
medie imprese (50-249 addetti)
e sostanziale allineamento per le
piccole imprese (10-49 addetti).
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
Aspetti di mercato: la performance delle imprese esportatrici e la
ricomposizione dell’export manifatturiero
• 2001-2007: aumento del valore aggiunto nominale del 19% per le imprese
manifatturiere esportatrici (+8% per quelle non esportatrici).
• Nonostante questa performance relativa, il sistema delle imprese esportatrici
italiane ha subito una perdita di competitività sui mercati internazionali.
• Ma, ricomposizioni dell’export:
1. Forte perdita di quota di mercato (dal 16,1% al 13,1%) per poco meno di
200 settori (su circa 1.200) nei quali l’Italia era leader nel 2000.
2. Crescita dell’export in linea con la domanda mondiale per circa 500 settori.
Quota di mercato bassa ma aumento del loro peso sull’export italiano (dal
34,2% al 50,5% (meccanica, mezzi di trasporto e prodotti in metallo).
L’internazionalizzazione delle imprese
• Sviluppo delle attività realizzate all’estero dalle imprese a controllo italiano.
• 2007: grado di esposizione estera del sistema industriale italiano pari all’1,3%
in termini di imprese, al 16,3% in termini di addetti, al 13,2% in termini di
fatturato e al 15% per quanto riguarda la proxy del valore aggiunto (fatturato
meno acquisti di beni e servizi).
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
Aspetti microeconomici: efficienza delle PMI e spinte alla crescita
• L’analisi dei percorsi delle singole imprese contribuisce a spiegare le tendenze
aggregate viste in precedenza.
• Analisi panel delle PMI: classificazione delle imprese manifatturiere in base ad
una stima della TFP e valutazione della crescita (occupazione e export).
• Le differenze tra le imprese più efficienti e quelle meno efficienti riguardano, in
tutte le diverse fasi cicliche, soprattutto la crescita dimensionale e delle vendite
all’estero, più che la dinamica della produttività del lavoro.
Dinamica delle PMI manifatture per classe di efficienza tecnica - Anni 2001-2009 (valori mediani)
Dinamiche di periodo
Variazioni percentuali 2007/2001
Addetti dipendenti
Valore aggiunto per addetto
Esportazioni
Variazioni percentuali 2005/2001
Addetti dipendenti
Valore aggiunto per addetto
Esportazioni
Variazioni percentuali 2007/2005
Addetti dipendenti
Valore aggiunto per addetto
Esportazioni
Variazioni percentuali 2009/2007
Addetti dipendenti
Esportazioni
Livello di efficienza delle imprese
MedioMedioBassa
b assa
alta
Alta
Totale
-1,3
14,7
-21,1
3,7
17,0
11,4
7,0
18,8
37,6
11,4
20,2
65,0
6,0
17,8
30,6
0,0
4,7
-19,9
2,3
6,1
-0,4
4,2
7,0
13,4
6,9
8,1
29,2
3,6
6,6
9,9
0,0
9,4
-4,4
0,0
10,6
8,0
0,0
11,6
17,3
3,3
11,7
24,4
0,0
10,9
15,2
-14,0
-38,3
-8,8
-32,6
-5,9
-30,7
-2,7
-24,2
-7,1
-29,6
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
La crescita dimensionale delle PMI è fortemente legata alle loro condizioni di
efficienza tecnica, misurata dalla TFP.
Variazione mediana dell’occupazione dei percentili delle imprese ordinate in base allo spread di
efficienza (TFP) - Anni 2001-2008
25
150
20
100
15
10
50
5
0
0
-5
-50
-10
-15
-100
-20
-25
-150
0
10
20
30
40
50
P e rc e nt ile
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60
70
80
90
100
Spread di efficienza (TFP)
Variazione occupazione
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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze
aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi
individuali delle imprese
La crescita dimensionale delle PMI è fortemente legata alle loro condizioni di
efficienza tecnica, misurata dalla TFP.
Variazione mediana dell’export per addetto dei percentili delle imprese ordinate in base allo spread
di efficienza (TFP) - Anni 2001-2008
80
150
60
100
40
50
20
0
0
-50
Spread di efficienza (TFP)
Variazione export per addetto
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-20
-100
-40
-60
-150
0
10
20
30
40
50
P e rc e nt ile
Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010
60
70
80
90
100
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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
Le analisi fin qui presentate hanno mostrato una buona capacità degli indicatori
statistici di rappresentare con coerenza le dinamiche competitive dell’apparato
produttivo italiano nel contesto internazionale.
3.1 Struttura ed evoluzione del sistema delle statistiche economiche
• Consolidamento e l’evoluzione delle statistiche di base, congiunturali e
strutturali (ad esempio, flussi commerciali, output, prezzi, struttura delle imprese)
• Ampliamento della copertura delle statistiche a fenomeni fortemente esposti al
cambiamento (es.: imprese a controllo estero).
• Evoluzione delle stime di contabilità nazionale.
• Le caratteristiche strutturali del nostro sistema produttivo determinano oneri
statistici relativamente superiori a quelli di paesi con una maggiore
concentrazione di aziende nelle classi dimensionali medie e grandi.
3.2 Qualità degli indicatori e problemi di misurazione
Aspetti critici di misurazione delle unità
• Il modello di riferimento concettuale sotteso all’impianto delle statistiche sul
sistema produttivo è l’impresa intesa come entità autonoma a livello decisionale,
ed autonoma a livello produttivo;
• approccio che semplifica la rilevazione statistica ma si rivela però sempre
meno coerente con la realtà economica.
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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
Per le unità complesse,
• centro decisionale non necessariamente a livello di impresa; presenza di
modelli organizzativi più complessi, sia di tipo gerarchico (gruppi e imprese
multinazionali) che di coordinamento e collaborazione (network ecc.);
• le imprese sempre di più entità relazionali: problemi di adeguatezza del
modello fordista (misura solo i fattori delle interni alle imprese) ed esigenza di
cambiamento di prospettiva (reti di subfornitura, trasferimento tecnologico, ecc.);
• crescente difficoltà delle imprese di accountability delle variabili (sistemi
informativi interni gestiti al livello di gruppo nazionale o multinazionale);
• per i conti nazionali, difficoltà legate alla misurazione dei flussi economici
interni a fronte della natura globale dei flussi economici sottostanti.
Per le imprese di minori dimensioni,
• area grigia tra lavoro autonomo e impresa;
• problemi di misurazione dei risultati economici.
Problemi di effettiva comparabilità europea delle metodologie
• Nonostante la continua spinta verso l’armonizzazione, persistono ancora, in
diverse aree statistiche, differenziazioni tra i diversi paesi per quanto riguarda la
costruzione degli indicatori economici.
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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
Problemi specifici del sistema delle statistiche economiche in Italia
• Ritardi nel completamento delle statistiche sul sistema dei prezzi e sui livelli di
attività nel settore dei servizi.
• Elevati tassi di non risposta alle indagini statistiche sulle imprese.
• Polverizzazione del sistema produttivo (4,5 milioni di imprese) rispetto agli altri
paesi europei.
• Elevato peso dell’economia sommersa.
In questo quadro,
• è ragionevole supporre che i segnali che provengono dalle diverse misurazioni
possano essere affetti, rispetto agli altri paesi europei, da un “downward bias”
rilevante e generalizzato alle diverse aree statistiche?
• le revisioni dei dati che l’Istat ha introdotto negli ultimi anni possono aver
determinato una sostanziale modifica della posizione competitiva dell’Italia in
termini di risultati economici e tendenze dell’apparato produttivo?
La risposta è negativa, ma va rilevata l’esistenza di alcuni problemi di
misurazione che interessano tutte le principali aree delle statistiche sull’apparato
produttivo:
• statistiche su struttura, dimensione e risultati economici delle imprese;
• indicatori congiunturali dei livelli di attività industriale;
• stime dell’offerta di contabilità nazionale.
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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
Le statistiche Istat su struttura e dimensione delle imprese
• Rilevante numerosità delle imprese industriali e dei servizi (circa 4,5 milioni,
con oltre 17 milioni di addetti); presenza di 2,6 milioni di imprese con un solo
addetto. Elevata presenza di imprese piccolissime anche nel settore industriale.
• Un’inclusione non corretta nei registri statistici da parte dell’Istat di milioni di
unità configurabili come lavoro autonomo più che impresa porterebbe una
distorsione al ribasso della produttività del lavoro del sistema delle imprese e
sfavorirebbe l’Italia nel confronto con paesi che adottano regole più restrittive.
• Verifica: non si rileva una particolare propensione inclusiva da parte dell’Istat.
• Al di là della presenza di imprese individuali, l’Italia esprime un’elevata
propensione imprenditoriale ed un’elevata frammentazione produttiva.
• Un’elevata numerosità di imprese in Italia è confermata anche se si escludono
le microimprese: nella manifattura, per le piccole imprese (con 10-49 addetti) si
rileva una presenza nettamente più consistente rispetto agli altri paesi (76 mila
unità contro le 58 mila della Germania, le 40 mila della Spagna e le 33 mila della
Francia).
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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
Le statistiche Istat sui risultati economici delle imprese
• Sistema polverizzato: costruzione di grandi e complessi campioni di unità
produttive in grado di cogliere le eterogeneità presenti nel sistema delle imprese,
soprattutto di piccolissime dimensioni.
• A ottobre 2010: revisione (al ribasso) delle stime sul valore aggiunto delle
imprese di più piccole dimensioni per i dati 2008.
• Verifica di una distorsione dovuta alle mancate risposte alle indagini
campionarie sui conti economici delle imprese: profilo economico delle unità di
piccole dimensioni non rispondenti all’indagine significativamente diverso da
quello delle unità rispondenti
• Recente disponibilità di ampie basi di dati amministrativi (Studi di settore e dai
fiscali)  cambiamento di metodologia: impiego integrato di dati d’indagine e
dati amministrativi  superamento del problema.
• La revisione dei dati sul valore aggiunto delle imprese minori ha condotto ad un
abbassamento della loro produttività del lavoro, amplificando il gap rispetto alle
unità di dimensioni più elevate.
Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010
X Conferenza nazionale
di statistica. Statistica
2.0: vivere l'innovazione
al servizio della società
3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
Gli indici Istat della produzione industriale
• 2009: ribasamento al 2005 degli indici in tutti i paesi europei.
• Italia: l’indice in base 2000 aveva subito una perdita di rappresentatività, con
una significativa tendenza alla sottostima della crescita.
• Correzione al rialzo della crescita di circa un punto percentuale per il 2006,
oltre 2 punti per il 2007 e un’ulteriore punto nel 2008 (il picco ciclico viene ora
individuato chiaramente nel primo trimestre di quell’anno).
• Distorsioni sistematiche?
• Un quarto della revisione al rialzo determinato dall’aggiornamento della
struttura di ponderazione settoriale.
• Impatto al rialzo dell’aumento del peso delle misurazioni della produzione
tramite l’uso delle ore lavorate come proxy dell’output e del valore aggiunto.
• Forte impatto al rialzo dell’ampio processo di rinnovo del paniere di prodotti
utilizzato per la misurazione della produzione.
• Ciò potrebbe indicare un’accelerazione delle modifiche di comportamento delle
imprese industriali, che si adeguano rapidamente alle variazioni del mercato.
• Valutazione di ipotesi di passaggio a indici concatenati annualmente.
• Il fatturato deflazionato può fornire ulteriori indicazioni congiunturali.
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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
Le stime Istat del valore aggiunto di contabilità nazionale
• Aggiornamenti nei dati di base, disponibilità di nuovi indicatori di base o loro
eventuali revisioni, innovazioni nei metodi di calcolo della contabilità nazionale ->
revisioni successive -> rialzo della crescita e della produttività.
• Le revisioni hanno amplificato la ripresa economica nella fase pre-crisi,
confermando i segnali provenienti da altri indicatori dei livelli di attività (export).
• Critiche: tendenza alla sottostima della crescita reale, soprattutto dell’industria,
per problemi di misurazione dell’economia sommersa e per l’uso di indicatori
non appropriati per la deflazione degli aggregati dell’offerta.
Crescita dell’economia sommersa più lenta di quella regolare
• Le stime del sommerso: forchetta di stime, da un minimo del 16,3% ad un
massimo del 17,5% del Pil, nel 2008 (rispettivamente 18,5% e 19,7%, nel 2001).
• Le attività irregolari si concentrano nelle imprese minori.
• I valori pro-capite di fatturato, valore aggiunto e costi vengono corretti per tener
conto sottodichiarazione del fatturato e/o sovradichiarazione dei costi.
• Ulteriori interventi: bilanciamento dei costi a livello macro e bilanciamento finale
domanda-offerta.
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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di
misurazione e coerenza del sistema statistico
• 2001-2003: crescita più lenta dell’economia irregolare per un minor contributo
del lavoro irregolare (riduzione del tasso di irregolarità da 13,8% a 11,6%).
• 2004-2008: crescita più lenta dell’economia irregolare per una maggiore
compliance fiscale, in parte compensata da un recupero del lavoro irregolare.
• Di conseguenza: tra il 2001 e il 2008 l’aumento del valore aggiunto nominale
(+25,5%) è stato più lento di quello misurato per l’economia regolare (+29,3%).
I problemi di deflazione degli aggregati
• Costruzione dei deflatori delle esportazioni e delle importazioni di beni: uso dei i
valori medi unitari del commercio con l’estero, vista la mancanza di indici dei
prezzi all’import (quelli all’export sono pubblicati solo da due anni).
• Simulazioni: non emergono impatti significativi di un eventuale cambiamento
delle procedure di deflazione, passando all’uso di indici di prezzo (effettivi o
stimati), sul tasso di crescita del prodotto interno lordo in termini reali.
• La modifica delle ragioni di scambio derivante dal cambiamento di fonti
potrebbe produrre un rialzo limitato della dinamica del valore aggiunto
manifatturiero, mentre per i servizi si stima un effetto opposto.
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4. Strategie per il miglioramento della qualità dell’informazione
statistica sul sistema produttivo
Lo scenario innovativo delle statistiche sul sistema produttivo in Italia
Approccio europeo: superamento della frammentazione delle fonti e dei metodi:
ridefinizione delle basi normative e delle metodologie.
Il piano di miglioramento delle statistiche in Italia:
Statistiche su struttura e performance delle unità produttive
• salto tecnologico e organizzativo nell’acquisizione dei dati d’impresa (Xbrl;
portale delle imprese; uso massivo di dati amministrativi ) e contestuale
ristrutturazione delle indagini di base;
• nuova generazione di informazioni statistiche a disposizione degli utilizzatori: - costruzione di un frame multidimensionale di stime economiche di base ad
un elevatissimo livello di dettaglio settoriale e dimensionale);
- convergenza delle stime per tema (conti economici, commercio estero,
R&S, innovazione, internazionalizzazione ecc.) in un unico frame;
• accelerazione dello sviluppo delle statistiche sulle imprese multinazionali;
• Censimento dell’Industria e dei Servizi: verrà effettuato nel 2012 e consentirà di
definire il benchmark al 2011, che sarà quindi l’anno “base” per nuovo sistema;
• Riorganizzazione delle statistiche sulle aziende agricole a seguito del
Censimento del 2010.
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4. Strategie per il miglioramento della qualità dell’informazione
statistica sul sistema produttivo
Statistiche congiunturali:
• costruzione di indici mensili dei prezzi dei beni industriali importati;
• allargamento della copertura settoriale degli indici trimestrali dei prezzi alla
produzione (transazioni business to business) dei servizi;
• completamento del set di indicatori del fatturato dei servizi;
• nuovi indicatori sul commercio estero per impresa;
• gennaio 2011: cambiamento radicale delle statistiche sui prezzi al consumo:
nuova base degli indici; nuovo schema di classificazione dei prodotti e aumento
significativo del dettaglio degli indici di prezzo a disposizione degli utilizzatori;
innovazioni tecnologiche e organizzative nella raccolta dei dati.
Conti nazionali:
• fine settembre 2011: pubblicazione di una revisione delle serie dei conti;
• adozione della nuova classificazione delle attività economiche Nace rev.2,
prevista dal Regolamento del Consiglio e del Parlamento europeo n.1983/2006;
• revisione straordinaria dei dati di contabilità nazionale: le nuove stime di
benchmark per il 2008 incorporeranno i miglioramenti intervenuti nella qualità e
nella quantità delle fonti e diversi miglioramenti metodologici.
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4. Strategie per il miglioramento della qualità dell’informazione
statistica sul sistema produttivo
• Ampliamento del dettaglio settoriale e del numero di prodotti considerati nello
schema supply and use utilizzato per la costruzione dell’equilibrio tra risorse e
impieghi;
• nuovo sistema di elaborazione dei microdati delle indagini strutturali sulle
imprese, introduzione di nuove fonti informative (come gli Studi di settore),
revisione del metodo adottato per individuare e rettificare la sottodichiarazione
volontaria del valore aggiunto da parte delle imprese;
• recepimento delle nuove serie di Bilancia dei Pagamenti, che verranno
ricostruite dalla Banca d’Italia;
• adozione degli indici prezzi all’esportazione per la deflazione delle esportazioni
di beni e la contestuale stima di indici di “prezzo” all’importazione mediante l’uso
congiunto delle fonti statistiche disponibili;
• entro il 2011 verrà completata la ricostruzione delle serie storiche annuali e
trimestrali fino al 1990, e ricalcolate le serie dei conti per settore istituzionale;
all’inizio del 2012 disponibili anche le prime nuove stime dei conti regionali.
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5. Alcune considerazioni conclusive
• Il complesso delle misurazioni statistiche ufficiali presenta un quadro evolutivo
dell’apparato produttivo italiano coerente nei suoi diversi aspetti.
• Alcuni elementi emergono con chiarezza dall’esame della fase pre-crisi: la
debolezza della crescita macroeconomica, l’intensità occupazionale elevata della
dinamica produttiva italiana nel contesto europeo, un’elevata e persistente
propensione inflazionistica, il ruolo positivo delle piccole e medie imprese
industriali e le difficoltà delle micro e delle grandi imprese, la crisi e la ripresa
della competitività esterna, la debolezza nell’economia della conoscenza.
• L’uscita dalla crisi sembra riproporre problemi di crescita e di competitività che
sembravano essersi attenuati nella fase immediatamente precedente.
• I problemi di misurazione, che pure interessano alcune aree tematiche, non
sembrano tali da modificare sostanzialmente la valutazione complessiva sul
posizionamento competitivo dell’apparato produttivo italiano.
• D’altra parte, molte delle trasformazioni di questi anni sono di fatto “invisibili”
alle statistica poiché coinvolgono l’organizzazione e le relazioni tra le imprese.
• Le strategie definite in sede europea e nazionale porteranno nei prossimi anni
ad una nuova generazione di statistiche strutturali, con forti caratteristiche di
multidimensionalità, ad un aumento della copertura e della qualità degli indicatori
congiunturali, ad un’evoluzione delle misurazioni di contabilità nazionale.
Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010